1972
GIOVENTÚ ZOGNESE
Da alcune settimane, un gruppo di giovani si ritrova, tutti i martedì sera, per trattare di 'vari problemi che sono in diretto rapporto con la vita stessa dei giovani. In questo gruppo ci si è resi conto della assoluta mancanza di coesione esistente fra i giovani, e sì è proposto con questa iniziativa un modo per avvicinare il più possibile coetanei che vivono allo stesso modo e nello stesso ambiente, ma che, purtroppo, non si «conoscono». Quella che poteva sembrare una iniziativa sterile e poco efficiente, è stata resa positiva proprio dall’intervento di quei giovani che nessuno a Zogno avrebbe mai giudicato disposti a partecipare e a collaborare. Già dalle prime battute sono apparsi chiari gli intendimenti e gli interessi di questi problemi più scottanti e vicini alla vita loro e dei giovani in generale. Si tratta, ad esempio (usiamo il presente indicativo, in quanto i temi sono tuttora in discussione), il problema del ragazzo che termina gli studi medi inferiori e comincia un’attività lavorativa; egli dà ad ogni iniziativa avulsa da tutto ciò che è il suo lavoro un’interpretazione che lo riporta a quelle forme, a quegli schemi propri della scuola appena abbandonata. Si paria dell’azione svolta dalla famiglia che non permette al ragazzo una libera scelta, bensì sceglie per lui. Durante il dialogo che si svolge per gruppi, la critica tocca quelle istituzioni religiose che continuano a imbottire i cristiani di formule e quelle istituzioni sociali che non permettono una maturazione e 'a formazione di una personalità libera e aperta. La scuola stessa contribuisce, in non breve misura, ad orientare sempre di più il ragazzo verso quegli interessi che per la loro natura stessa non possono in alcun modo dar fastidio a chi «detiene il potere». In particolare, la impossibilità a compiere una scelta tocca pure chi intraprende gli studi superiori; per di più si nota che, quando questi studi sono terminati, manca al giovane diplomato lo spazio utile e per esercitare la sua vera professione e per inserirsi attivamente nella vita del nostro paese. Il discorso sulla religione, viene ribaltato sull’uomo e viene inteso come scelta personale responsabile che può portare al giovane quella possibilità di liberazione cui l’uomo tende ad arrivare. Ricordiamo, ancora una volta, che quest’iniziativa può essere positiva per tutti e che chiunque voglia esprimere il suo punto di vista ad un giovane come lui, può partecipare ai dibattiti che si tengono tutti i martedì sera, alle 8,30 presso i lo-cola attigui sottostanti il cinema Trieste.
Angelo - Fabio
Angelo - Fabio
LA QUARESIMA DEI NOSTRI RAGAZZI
La Quaresima è sempre un momento di particolare conversione al Signore. La conversione è sempre causata dalla Parola di Dio accolta dall’uomo. Per questo ci siamo proposti di aiutare i nostri ragazzi ad ascoltare attivamente la Parola di Dio e non subirla, perchè è una Parola che salva l’uomo nella misura in cui l’uomo 1’accoglie con responsabilità. A questo scopo al posto della Messa del giovedì, avremo incontri di preghiera e di comune riflessione sulla Parola di Dio:
- al martedì ore 16,30 per i ragazzi di quarta e quinta elementare;
- al giovedì ore 16,30 per i ragazzi di seconda e terza media.
- al martedì ore 16,30 per i ragazzi di quarta e quinta elementare;
- al giovedì ore 16,30 per i ragazzi di seconda e terza media.
PREPARAZIONE ALLA S. MESSA DI PRIMA COMUNIONE
Stiamo preparando i ragazzi di terza elementare: non è però che sia obbligatorio per tutti i ragazzi di terza fare la prima Comunione. Se alcuni genitori volessero aspettare il prossimo anno sono liberissimi di farlo: non si deve guardare tanto all’età quanto alla vita del ragazzo e questa la conoscono meglio di tutti i genitori.
• In quaresima vi saranno incontri di preghiera ogni settimana:
— le prime tre settimane ogni singolo gruppo col suo catechista;
— le ultime tre settimane tutti insieme possibilmente anche con le loro mamme o papà al giovedì ore 15 in Chiesa parrocchiale.
• Per i genitori vi è un incontro mensile.
• In quaresima vi saranno incontri di preghiera ogni settimana:
— le prime tre settimane ogni singolo gruppo col suo catechista;
— le ultime tre settimane tutti insieme possibilmente anche con le loro mamme o papà al giovedì ore 15 in Chiesa parrocchiale.
• Per i genitori vi è un incontro mensile.
CHI DEVE EDUCARE ALLA FEDE?
Domenica scorsa, mentre si aspettava di andare in Chiesa per il solito incontro domenicale di preghiera dei ragazzi, chiesi a un ragazzo di terza elementare se aveva visto qualche suo compagno di scuola ed egli mi rispose: «Che me ne frega dei miei compagni!». Da notare che la catechesi che facciamo ai ragazzi di terza elementare si propone di aiutare il ragazzo a scoprire tutte le cose e le persone come dono di Dio. La risposta di questo ragazzo mi ha convinto ancora una volta di più che per riuscire ed educare alla fede non basta:
- aggiornarsi sui metodi,
- il lavoro dei catechisti,
- l’impegno di alcuni genitori.
L’educazione mira sempre a una forma concreta di vita. La nostra educazione oggi invece si ferma alla teoria: si insegna a un modo e si vive a un altro. Per questo non riusciamo a educare. Riusciremo a educare quando i ragazzi vedranno vivere dagli adulti quegli ideali che vengono loro proposti in teoria. Oggi comprendiamo sempre più che una persona singola non può essere educatore: soltanto una comunità può educare. Questo dovrebbe essere il nostro urgente intento: rendere la nostra comunità una comunità educativa, dove tutti si assumono con onestà le loro responsabilità. Ogni persona dovrebbe convincersi di essere un educatore e ogni cristiano di essere un catechista, cioè, responsabile della Parola di Dio. La Parola di Dio non è monopolio dei preti, ma è una ricchezza di tutta la comunità cristiana.
don Giancarlo Bresciani
- aggiornarsi sui metodi,
- il lavoro dei catechisti,
- l’impegno di alcuni genitori.
L’educazione mira sempre a una forma concreta di vita. La nostra educazione oggi invece si ferma alla teoria: si insegna a un modo e si vive a un altro. Per questo non riusciamo a educare. Riusciremo a educare quando i ragazzi vedranno vivere dagli adulti quegli ideali che vengono loro proposti in teoria. Oggi comprendiamo sempre più che una persona singola non può essere educatore: soltanto una comunità può educare. Questo dovrebbe essere il nostro urgente intento: rendere la nostra comunità una comunità educativa, dove tutti si assumono con onestà le loro responsabilità. Ogni persona dovrebbe convincersi di essere un educatore e ogni cristiano di essere un catechista, cioè, responsabile della Parola di Dio. La Parola di Dio non è monopolio dei preti, ma è una ricchezza di tutta la comunità cristiana.
don Giancarlo Bresciani
LA VITA DEI NOSTRI GIOVANI SI CHIAMA CONVERSIONE
In questi primi mesi della mia permanenza a Zogno ho avuto modo di incontrarmi con parecchi giovani. Ho notato nella maggioranza di essi una certa diffidenza verso i preti, la Chiesa, i cristiani. È un fatto questo che non ci deve lasciare nella indifferenza o nella rassegnazione. Se c’è questa allergia verso la Chiesa vuol dire che ci sono motivi che l’hanno provocata. E se crediamo veramente al Vangelo non possiamo nemmeno spiegare questo fatto addossando la colpa ai giovani, perchè il Cristo ci fa capire che se non riusciamo a dire niente con la nostra vita vuol dire che siamo «sale insipido», che «a null’altro serve che a essere gettato via e calpestato dagli uomini» (Mt. 5, 13). Il sentirci «calpestati», cioè rifiutati non dovrebbe lasciarci tranquilli: il cristiano dovrebbe essere « sale e luce» : « così risplenda 'a vostra luce davanti agli uomini, perchè vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli » (Mt. 5, 16). La nostra vita dovrebbe provocare religiosità, invece provoca ateismo. Il Concilio Vaticano II elenca tra le cause dell’ateismo un certo tipo di vita cristiana: «Nella genesi dell’ateismo possono contribuire non poco i credenti, in quanto per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione fallace della dottrina, o anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione » (G.S. n. 19). Questo fatto non può non sconvolgerci e interrogarci; prima di pretendere che i nostri giovani si convertano al nostro cristianesimo, cerchiamo di convertici noi a Cristo. I nostri Vescovi italiani nel documento base sulla catechesi affermano: «Cristo può essere accolto se presentato come evento salvifico presente nelle vicende quotidiane degli uomini » ( D.B. n. 55). Se i nostri giovani rifiutano il nostro cristianesimo, perchè disincarnato dai loro problemi, dai problemi della società, penso che si possa dire che il loro atteggiamento è un atteggiamento profetico, perchè ci fa capire che per il passato abbiamo ridotto il cristianesimo a un problema di anime, non di persone. Se riusciremo a fare capire ai nostri giovani che il cristianesimo è una autentica liberazione dell’uomo, i nostri giovani accetteranno con gioia questo cristianesimo.
don Giancarlo Bresciani
don Giancarlo Bresciani
PREPARAZIONE ALLA CRESIMA
• Si è già iniziata la catechesi apposita con due incontri settimanali.
• Ogni ultima domenica del mese (27 febbraio, 26 marzo, 30 aprile) si tiene un ritiro all’asilo dalle ore 9 alle ore 12 per tutti i cresimandi con i loro catechisti.
• Ogni primo giovedì del mese alle ore 15 si tiene la riunione dei genitori.
• Ogni ultima domenica del mese (27 febbraio, 26 marzo, 30 aprile) si tiene un ritiro all’asilo dalle ore 9 alle ore 12 per tutti i cresimandi con i loro catechisti.
• Ogni primo giovedì del mese alle ore 15 si tiene la riunione dei genitori.
CINEFORUM PER I RAGAZZI DELLE MEDIE
Per aiutare i ragazzi a leggere e criticare i film abbiamo programmato una proiezione mensile con la relativa discussione.
Ecco i film:
Giovani Leoni - 12 febbraio.
Cappello pieno di pioggia - 11 marzo.
Innamorati in bleu jeans - 15 aprile.
Incompreso - 13 maggio.
La dura legge - 3 giugno.
Ecco i film:
Giovani Leoni - 12 febbraio.
Cappello pieno di pioggia - 11 marzo.
Innamorati in bleu jeans - 15 aprile.
Incompreso - 13 maggio.
La dura legge - 3 giugno.
PROGRAMMA PER LA PRIMA COMUNIONE
- Si continua la solita catechesi settimanale.
- Ogni giovedì di maggio alle ore 16: incontro di preghiera in Chiesa. Per quelli del Carmine al lunedì ore 16,30.
- Sabato 27 maggio ore 16: celebrazione penitenziale per tutti i comunicandi (compresi quelli del Carmine) con i loro genitori.
- Martedì 30 e mercoledì 31 maggio: ore 16: incontro di preghiera.
- Per i genitori: incontro mensile al l’Oratorio il giovedì 18 maggio ore 15; incontro mensile ai Carmine il martedì 16 maggio ore 15.
N.B. - In questi giorni verrà distribuito un opuscolo molto importante per la immediata preparazione dei ragazzi e dei genitori a questo avvenimento.
- Ogni giovedì di maggio alle ore 16: incontro di preghiera in Chiesa. Per quelli del Carmine al lunedì ore 16,30.
- Sabato 27 maggio ore 16: celebrazione penitenziale per tutti i comunicandi (compresi quelli del Carmine) con i loro genitori.
- Martedì 30 e mercoledì 31 maggio: ore 16: incontro di preghiera.
- Per i genitori: incontro mensile al l’Oratorio il giovedì 18 maggio ore 15; incontro mensile ai Carmine il martedì 16 maggio ore 15.
N.B. - In questi giorni verrà distribuito un opuscolo molto importante per la immediata preparazione dei ragazzi e dei genitori a questo avvenimento.
ESPERIENZE PASTORALI - Incontri con i genitori
La Prima Comunione e la Cresima mi ha offerto l’occasione di incontrare mensilmente le mamme dei ragazzi e in questi ultimi giorni ho visitato anche le famiglie dei ragazzi della Cresima. Questi incontri ci hanno dato la possibilità di conoscerci e di incominciare a scambiarci le nostre difficoltà, i nostri problemi nella educazione dei ragazzi e anche della nostra maturazione personale. Non abbiamo trovato delle formulette magiche o prefabbricate, ma ci siamo convinti che oggi da soli non possiamo più educare. Ci si è manifestata l’esigenza di continuare a trovarci, per aiutarci gli uni gli altri, per uscire dalla nostra isola. Ci si sta convincendo che i singoli genitori non possono limitarsi a pensare ai loro figli, ma darsi da fare anche per creare nella società di oggi un ambiente adatto di educazione. L’opera educatrice dei genitori oggi per essere completa esige che i genitori si interessino attivamente anche della società, per renderla un ambiente che educa, non che distrugge. Questa dovrebbe essere una convinzione fondamentale dei genitori cristiani. Si diceva proprio nell’ultimo ritiro dei ragazzi della Cresima con i loro genitori che in virtù del sacramento della Cresima il cristiano si impegna e riceve la forza per lavorare per la comunità, per gli altri : si impegna a scoprire la sua specifica vocazione per mettersi a servizio dei fratelli. Queste sono alcune riflessioni che ci siamo scambiati in questi incontri e ho avuto l’impressione che i nostri genitori sentano l’urgenza di continuare a incontrarsi. Se riusciremo a camminare su questa strada sono convinto che arriveremo a creare quella comunità che oggi continuiamo a sognare.
don Giancarlo Bresciani
don Giancarlo Bresciani
LA PREPARAZIONE ALLA CRESIMA
Quest’anno la preparazione dei ragazzi alla Cresima si è svolta in una forma un po’ diversa da quella tradizionale. I ragazzi sono stati divisi in gruppi di dodici circa, e anziché imparare semplicemente tutto ciò che c’era da apprendere sul sacramento della Cresima, hanno riflettuto sul valore dei Sacramenti, perchè abbandonassero quella mentalità, cosi connaturata, che i Sacramenti sono delle tradizioni a scadenza fissa, che si accettano «perchè è sempre stato così». La catechesi si è svolta con questo schema:
1) lo Spirito di Dio agisce negli uomini e nel mondo;
2) lo Spirito di Dio fa di ogni uomo un cristiano;
3) tramite lo Spirito, Gesù è divenuto uno di noi e, dopo la su r ascensione, continua la sua opera con i Sacramenti;
4) per opera dello Spirito, si edifica la Chiesa di Cristo, con l’intervento e il lavoro personale di ogni cristiano.
Ogni mese di lavoro si è chiuso con una mattinata di ritiro presso l’asilo. All’ultimo di questi ritiri hanno partecipato anche i genitori dei cresimandi al fine di iniziare un dialogo e con i ragazzi e con i catechisti. Una delle preoccupazioni principali è stata infatti quella di lavorare in accordo con le famiglie, al fine di portare avanti lo stesso tipo di discorso. Quella mattina il discorso. Quella mattina il discorso è stato effettivamente iniziato e noi ci auguriamo che, tramite altri incontri, possa continuare, perchè il cammino da fare è ancora molto. Il modo di fare catechesi di quest’anno ci ha infatti aiutato a capire che non basta più insegnare verità astratte, ma bisogna mettere il ragazzo in condizione di vivere quel messaggio che gli viene proposto. E qui abbiamo provato la nostra più grande crisi: non siamo riusciti a dare ai ragazzi il loro posto nella comunità, così come la Cresima esige, perchè ancora una vita di comunità, non esiste a livello di adulti. Per questo non riteniamo esaurito il nostro compito nei confronti di questi ragazzi e delle loro famiglie.
I catechisti
Alcune costatazioni:
1) Esiste ancora un grande vuoto tra coloro che sono direttamente impegnati nella catechesi e le famiglie.
2) Esiste ancora in tanti il pregiudizio che chi fa catechesi è un « bigotto » o quasi, perciò non si rassegnano a entrare in questo gruppo, perchè non vogliono essere classificati.
3) Esiste ancora in tanti genitori la convinzione che la catechesi sia compito specifico dei preti, suore e catechisti e quindi nella eduzione alla fede dei figli pensano di poter agire per delega : la loro educazione religiosa spesse volte si ferma solo a mandare i figli ai sacramenti.
4) Si pensa ancora che la catechesi consista nell’ imparare qualche preghiera, qualche formula a memoria.
5) Si pensa ancora che la catechesi ci parli di un Dio astratto, al di fuori della nostra vita quotidiana.
6) Si pensa ancora che la catechesi sia un fatto di ragazzi: per gli adulti non serve più.
Queste costatazioni ci fanno capire come sia necessario superare tutte queste barriere create dalle diverse mentalità esistenti nella nostra comunità. Ecco perchè quest’anno ci impegneremo innanzi tutto a togliere un po' quell’anonimato che ancora esiste. Incominceremo a parlarci per conoscerci e capirci. Verremo nelle vostre case senza pretese di essere maestri, ma con la volontà di diventare amici. Fare catechesi in una comunità vuol dire interrogare quella comunità nella sua vita quotidiana alla Iute della PAROLA di DIO. Per interrogare, mettere in discussione:questa nostra vita quotidiana la dobbiamo conoscere. Per questo riteniamo importante la scelta che vogliamo realizzare quest’anno. Prima di ogni catechesi specifica ai ragazzi verremo nelle vostre case con il gruppo di ragazzi di cui fa parte vostro figlio e parleremo con voi per conoscere la vostra famiglia. Forse sentiremo un po’ di disagio iniziale, però pensiamo che ne valga la pena di accettare anche questo sacrificio. Pensiamo che tutti i genitori accoglieranno volentieri in casa il gruppo di ragazzi di cui fa parte anche il loro figlio. Cercheremo di ridurre i componenti dei gruppi a 7 o 8 ragazzi in modo che ci possano stare in qualsiasi casa e soprattutto si possa tenere un costante dialogo con le famiglie interessate. Facendo questo lavoro non ci sembra di essere fuori strada: ci sembra il cammino indicato dai nostri Vescovi italiani nel documento-base sulla catechesi. Così infatti è detto in quel documento: «Chiunque voglia fare all’uomo d’oggi un discorso efficace su Dio deve muovere dai problemi umani e tenerli sempre presenti nell’esporre il messaggio. E’ questa, del resto, esigenza intrinseca per ogni discorso cristiano su Dio. Il Dio della Rivelazione, infatti, è il” Dio con noi ”, il Dio che chiama, che salva e dà senso alla nostra vita; e la sua parola è destinata a irrompere nella storia, per rivelare a ogni uomo la sua vera vocazione e dargli modo di realizzarla». Infine ricordiamo che se ci fosse qualche genitore o giovane disponibile ad aiutarci in questo lavoro lo attendiamo con gioia. Se poi a qualche genitore, pur non potendo impegnarsi in questo lavoro, interessasse il discorso che stiamo facendo, gli ricordiamo che noi ci troviamo tutti i lunedì sera all’Oratorio alle ore 20,30.
don Giancarlo Bresciani e i catechisti
1) lo Spirito di Dio agisce negli uomini e nel mondo;
2) lo Spirito di Dio fa di ogni uomo un cristiano;
3) tramite lo Spirito, Gesù è divenuto uno di noi e, dopo la su r ascensione, continua la sua opera con i Sacramenti;
4) per opera dello Spirito, si edifica la Chiesa di Cristo, con l’intervento e il lavoro personale di ogni cristiano.
Ogni mese di lavoro si è chiuso con una mattinata di ritiro presso l’asilo. All’ultimo di questi ritiri hanno partecipato anche i genitori dei cresimandi al fine di iniziare un dialogo e con i ragazzi e con i catechisti. Una delle preoccupazioni principali è stata infatti quella di lavorare in accordo con le famiglie, al fine di portare avanti lo stesso tipo di discorso. Quella mattina il discorso. Quella mattina il discorso è stato effettivamente iniziato e noi ci auguriamo che, tramite altri incontri, possa continuare, perchè il cammino da fare è ancora molto. Il modo di fare catechesi di quest’anno ci ha infatti aiutato a capire che non basta più insegnare verità astratte, ma bisogna mettere il ragazzo in condizione di vivere quel messaggio che gli viene proposto. E qui abbiamo provato la nostra più grande crisi: non siamo riusciti a dare ai ragazzi il loro posto nella comunità, così come la Cresima esige, perchè ancora una vita di comunità, non esiste a livello di adulti. Per questo non riteniamo esaurito il nostro compito nei confronti di questi ragazzi e delle loro famiglie.
I catechisti
Alcune costatazioni:
1) Esiste ancora un grande vuoto tra coloro che sono direttamente impegnati nella catechesi e le famiglie.
2) Esiste ancora in tanti il pregiudizio che chi fa catechesi è un « bigotto » o quasi, perciò non si rassegnano a entrare in questo gruppo, perchè non vogliono essere classificati.
3) Esiste ancora in tanti genitori la convinzione che la catechesi sia compito specifico dei preti, suore e catechisti e quindi nella eduzione alla fede dei figli pensano di poter agire per delega : la loro educazione religiosa spesse volte si ferma solo a mandare i figli ai sacramenti.
4) Si pensa ancora che la catechesi consista nell’ imparare qualche preghiera, qualche formula a memoria.
5) Si pensa ancora che la catechesi ci parli di un Dio astratto, al di fuori della nostra vita quotidiana.
6) Si pensa ancora che la catechesi sia un fatto di ragazzi: per gli adulti non serve più.
Queste costatazioni ci fanno capire come sia necessario superare tutte queste barriere create dalle diverse mentalità esistenti nella nostra comunità. Ecco perchè quest’anno ci impegneremo innanzi tutto a togliere un po' quell’anonimato che ancora esiste. Incominceremo a parlarci per conoscerci e capirci. Verremo nelle vostre case senza pretese di essere maestri, ma con la volontà di diventare amici. Fare catechesi in una comunità vuol dire interrogare quella comunità nella sua vita quotidiana alla Iute della PAROLA di DIO. Per interrogare, mettere in discussione:questa nostra vita quotidiana la dobbiamo conoscere. Per questo riteniamo importante la scelta che vogliamo realizzare quest’anno. Prima di ogni catechesi specifica ai ragazzi verremo nelle vostre case con il gruppo di ragazzi di cui fa parte vostro figlio e parleremo con voi per conoscere la vostra famiglia. Forse sentiremo un po’ di disagio iniziale, però pensiamo che ne valga la pena di accettare anche questo sacrificio. Pensiamo che tutti i genitori accoglieranno volentieri in casa il gruppo di ragazzi di cui fa parte anche il loro figlio. Cercheremo di ridurre i componenti dei gruppi a 7 o 8 ragazzi in modo che ci possano stare in qualsiasi casa e soprattutto si possa tenere un costante dialogo con le famiglie interessate. Facendo questo lavoro non ci sembra di essere fuori strada: ci sembra il cammino indicato dai nostri Vescovi italiani nel documento-base sulla catechesi. Così infatti è detto in quel documento: «Chiunque voglia fare all’uomo d’oggi un discorso efficace su Dio deve muovere dai problemi umani e tenerli sempre presenti nell’esporre il messaggio. E’ questa, del resto, esigenza intrinseca per ogni discorso cristiano su Dio. Il Dio della Rivelazione, infatti, è il” Dio con noi ”, il Dio che chiama, che salva e dà senso alla nostra vita; e la sua parola è destinata a irrompere nella storia, per rivelare a ogni uomo la sua vera vocazione e dargli modo di realizzarla». Infine ricordiamo che se ci fosse qualche genitore o giovane disponibile ad aiutarci in questo lavoro lo attendiamo con gioia. Se poi a qualche genitore, pur non potendo impegnarsi in questo lavoro, interessasse il discorso che stiamo facendo, gli ricordiamo che noi ci troviamo tutti i lunedì sera all’Oratorio alle ore 20,30.
don Giancarlo Bresciani e i catechisti
PER I RAGAZZI CHE HANNO FATTO LA PRIMA COMUNIONE QUEST’ANNO
si ricorda che:
- martedì 19 settembre alle ore 15 presso l’Oratorio ci sarà un incontro per le loro mamme;
- giovedì 21 settembre alle ore 15 presso la Chiesa del Carmine si ripeterà lo stesso incontro per coloro che abitano in quella zona;
- sabato 30 settembre alle ore 16 nella chiesa parrocchiale si terrà una celebrazione penitenziale comunitaria.
- giovedì 21 settembre alle ore 15 presso la Chiesa del Carmine si ripeterà lo stesso incontro per coloro che abitano in quella zona;
- sabato 30 settembre alle ore 16 nella chiesa parrocchiale si terrà una celebrazione penitenziale comunitaria.
LA COLONIA ESTIVA ALL’ORATORIO - impressioni di un responsabile di gruppo
Sono un giovane che insieme a p una ventina di altre (persone si è impegnato nella colonia estiva dei ragazzi. Essendo stata per me una esperienza alquanto interessante, mi sento in dovere di fare una revisione di tutto il lavoro fatto, per vedere fino a che punto siamo riusciti a realizzare quello che ci eravamo proposti. Nelle riunioni fatte prima dell’inizio della attività con i ragazzi, ci si era convinti della necessità di chiarire i nostri rapporti con loro. Eravamo tutti del parere che i ragazzi non potevano più essere considerati come oggetti, o come botti da riempire fino all’orlo di concetti e di mentalità moralistiche, per lo più campate per aria, dietro le quali non c’è una realtà di vita veramente sentita e vissuta. Troppe volte infatti seppure in buona fede si cade in questo errore, senza vedere nei ragazzi delle persone con una loro problematica, con i loro interessi e con le proprie esigenze. A questo è dovuto in gran parte il fatto che molte volte, i nostri ragazzi ci si presentano insipidi, asciutti, non in grado di parlare, di esprimere un loro parere e quindi privi di una loro personalità. Da qui sorgeva la necessità di entrare nella vita del ragazzo per scoprire le sue esigenze, per dare una spiegazione a certi suoi modi di agire e a certe situazioni di cui il ragazzo si trova schiavo. Così son partito con l’unica preoccupazione di diventare amico dei ragazzi per entrare nella loro vita, vivere insieme a loro. Purtroppo oggi devo dire con amarezza di non esserci riuscito e le cause sono molte, prima fra tutte io. Insieme abbiamo affrontato e discusso i problemi più importanti e scottanti della loro vita in famiglia, a scuola e nel paese. Da queste discussioni sono uscite cose, a mio parere, molto interessanti, che ci han fatto capire quanto ognuno di noi vivesse ancora la sua vita da solo trovandosi con gli altri solo per nécessità di gioco, di studio, di lavoro. Nonostante ciò abbiamo finito per lasciarci trasportare dall’interesse di queste discussioni e ci siamo trovati a parlare di cose troppo grandi e abbiamo finito per dimenticare noi. Siamo cosi caduti nell’errore di sempre, dando estrema importanza all’argomento che si trattava, dimenticandoci delle persone che ci stavano attorno. Di conseguenza ci siamo trovati nelle stesse condizioni che avevamo costatato alcuni giorni prima: ognuno restava ancora un individuo chiuso in se stesso con i propri problemi e con i propri complessi. Alla fine avevamo in mano un lavoro valido qualitativamente, ma che a noi diceva poco, perchè non vissuto insieme. Pur essendo stati insieme per un mese ognuno di noi era ancora lo stesso di prima, perchè il nostro stare insieme non era riuscito a farci diventare amici e conoscere le persone che si stavano accanto. A questo punto verrebbe spontanea li conclusione che la nostra è stata una esperienza negativa, ma io non sono del parere. Ho ancora impressa l’ultima riunione che abbiam fatto per rivedere i momenti passati insieme nella quale gli stessi ragazzi mi han fatto notare il madornale errore commesso. Essi stessi si erano resi conto della necessità di conoscere e di entrare in contatto con gli altri per realizzare se stessi. Per me questa è stata una grande conquista che abbiam fatto insieme e che è servita, oltre ai ragazzi, anche a me, aiutandomi a superare un periodo di crisi in cui ero entrato. Certo tutto sarebbe stato inutile se ci fermassimo qui, ora che abbiamo le basi per iniziare il lavoro vero e proprio. In conclusione non posso dire di essere soddisfatto, ma posso bensì affermare di essere fiducioso in un immediato futuro.
Ettore
Ettore
IMPRESSIONI DI TRE RAGAZZI
Quest’anno la colonia estiva è stata impostata in modo diverso da tutte le precedenti edizioni, di conseguenza si sono incontrate per la prima volta difficoltà che abbiamo stentato a superare. Ora, finita questa colonia, si cerca un po’ di tirare le somme e di vedere come è andata: se l’abbiamo trovata migliore degli altri anni o se siamo rimasti delusi, se si sono raggiunti gli scopi che ci eravamo prefissi o se invece abbiamo fallito. Prima di verificare tutto questo vorremmo portarvi a conoscenza ielle importanti innovazioni appor-tate quest’anno; la più importante riguarda lo scopo di questa colonia. Mentre gli altri anni il puro divertimento era alla base della colonia e farci divertire durante l’estate l’unico suo scopo, quest’anno si è creato di darle un significato difeso e più profondo. Dato che i ragazzi troppo spesso non conoscono a fondo i propri compagni di gioco, si è pensato di adoperare il tempo che la colonia metteva a disposizione per far si che noi ci conoscessimo meglio, che ci rendessimo conto di avere vicino delle persone che hanno cuore e una personalità. Per far questo siamo stati divisi in gruppi di coetanei in modo che non ci trovassimo di fronte persone che non conoscevamo, ma davanti a persone i le quali avevamo più possibilità n incontrarci. Tutto questo è stato fitto per aiutarci a costruire una vera amicizia. Altra novità è la partecipazione delle ragazze. Finora la colonia era sotto l’incontrastata proprietà del cosiddetto «sesso forte». Naturalmente le suddette innovazioni hanno diversi problemi tra i quali la difficoltà dei ragazzi a comunicare fra loro e la difficoltà delle ragazze a inserirsi nell’ambiente; problemi che però non hanno trovato un’immediata soluzione e che quindi hanno generato del disagio. Per non stare troppo sulle generali vi illustriamo un po’ l’andamento del nostro gruppo formato da ragazzi di seconda e terza media. Avevamo pensato che la discussione avrebbe potuto aiutarci a conoscere meglio noi stessi e gli altri, riuscendo così a diventare più amici; senonchè ci accorgemmo che 17 ragazzi erano troppi perchè tutti potessero parlare e si potesse trovare un clima adatto a far parlare tutti anche i più timidi e introversi. Infatti nelle discussioni che si fecero i primi giorni solo pochi parlarono e si affermarono: normalmente quelli che avevano più facilità di parola, mentre rimasero esclusi molti altri; forse perchè più timidi o forse perchè non ancora abituati a comunicare con gli altri. Costatate queste difficoltà, decidemmo di dividerci ulteriormente in tre gruppi che avevano il compito di trattare i problemi di Zogno e delle frazioni vicine. Dopo questa suddivisione dei ragazzi e del lavoro tutto cominciò ad andare a rotoli e solo alla fine scoprimmo cos’era stato a rovinare tutto. Nonostante i nostri buoni propositi ci eravamo di nuovo lasciati prendere la mano dal nostro egoismo, dalla nostra voglia di prevalere sugli altri e un’altra volta voluto annullare l’altrui personalità. A far riemergere questi meschini sentimenti era stato il nostro lavoro, quel lavoro, che ci doveva avvicinare, che ci doveva offrire lo spunto per far partire la nostra amicizia, rovinò tutto. Quelli che erano prevalsi nella discussione che avevamo fatto all’inizio si appassionarono al lavoro pretendendo che anche gli altri partecipassero con lo stesso loro entusiasmo al lavoro, ma ciò non avvenne. Ci si preoccupò più del lavoro che di quei compagni che non partecipavano, rinunciando così all’ideale d’amicizia propostoci. Cosi si è andati avanti sino alla fine della colonia, mentre il muro dell’incomprensione saliva e ci divideva. Nel frattempo anche le ragazze facevano sorgere dei problemi: essendo la prima volta che partecipavano, accadeva che qualcuna restava sempre nell’ombra, mentre qualcun’altra veniva sopravvalutata e posta troppo in alto. Dopo questo fatto non è difficile capire quanto sia urgente che i ragazzi mettano da parte il loro egoismo per accorgersi che intorno a loro si muovono delle persone e quanto serva una maggiore conoscenza tra ragazzi affinchè non succeda quello che è successo in colonia. Abbiamo costruito un quadro piuttosto pessimista e negativo per quanto riguarda la colonia estiva d: quest’anno, non per questo dobbiamo dimenticarne gli aspetti positivi. Prima di tutto il ragazzo si è trovato in mezzo a tanti altri ragazzi e questo gli 'ha dato la possibilità di annullare un po’ il suo egoismo. In questa colonia, poi, le ragazze che vi hanno preso parte hanno cominciato a rompere il ghiaccio con i propri coetanei: cosa abbastanza importante. Quindi qualcosa si è fatto, anche se non nelle misure previste. D’altronde le difficoltà per un’impresa del genere a Zogno erano molteplici e complesse, di conseguenza gli errori che quest’anno si sono commessi ci serviranno in futuro. Noi lo speriamo vivamente anche perchè, nonostante tutto, ci è piaciuto molto partecipare alla colonia di quest’anno. Del resto, se siamo in grado di fare questa analisi è perchè l’abbiamo maturata insieme al termine della colonia e questo è per noi un fatto molto positivo.
Angelo - Franca - Fulvio
IMPRESSIONI DI DON GIANCARLO
I ragazzi partecipanti furono 128, suddivisi in 11 gruppi. Ogni gruppo, pur tenendo presenti iniziative comuni, doveva costruirsi la propria giornata. L’analisi fatta da Ettore e dai tre ragazzi mi porta a concludere che la colonia di quest’anno è stata un momento umano molto interessante. Io devo dire qui il mio grazie alle persone che hanno collaborato. La loro presenza generosa e gratuita è degna di ammirazione da parte di tutti noi : il dare un mese di vacanza ai ragazzi anziché goderselo egoisticamente da soli penso che sia un fatto che merita la nostra attenzione. Qualche volta queste persone mi hanno sentito brontolare per gli aspetti negativi, anche sopra ricordati, ma ciò non toglie che possa essere contento di questa esperienza, che mi ha dato la possibilità di approfondire la mia fiducia nell’uomo. Ho inoltre potuto costatare come i ragazzi sentano l’esigenza di trovarsi e di parlarsi e che accanto a loro ci siano anche persone adulte, che si interessino del loro mondo. Mi auguro che tutte queste scoperte ci diano la possibilità di continuare su questo cammino.
Per quei Giovani o Adulti che non hanno la Licenza Media e intendono ottenerla, si ricorda che all’Oratorio si sta organizzando una scuola serale per questo scopo.
Per informazioni rivolgersi al maestro Finazzi Giampietro, Piazza Italia - a Locateli Giorgio, Via 24 Maggio - a don Giancarlo, Oratorio.
Angelo - Franca - Fulvio
IMPRESSIONI DI DON GIANCARLO
I ragazzi partecipanti furono 128, suddivisi in 11 gruppi. Ogni gruppo, pur tenendo presenti iniziative comuni, doveva costruirsi la propria giornata. L’analisi fatta da Ettore e dai tre ragazzi mi porta a concludere che la colonia di quest’anno è stata un momento umano molto interessante. Io devo dire qui il mio grazie alle persone che hanno collaborato. La loro presenza generosa e gratuita è degna di ammirazione da parte di tutti noi : il dare un mese di vacanza ai ragazzi anziché goderselo egoisticamente da soli penso che sia un fatto che merita la nostra attenzione. Qualche volta queste persone mi hanno sentito brontolare per gli aspetti negativi, anche sopra ricordati, ma ciò non toglie che possa essere contento di questa esperienza, che mi ha dato la possibilità di approfondire la mia fiducia nell’uomo. Ho inoltre potuto costatare come i ragazzi sentano l’esigenza di trovarsi e di parlarsi e che accanto a loro ci siano anche persone adulte, che si interessino del loro mondo. Mi auguro che tutte queste scoperte ci diano la possibilità di continuare su questo cammino.
Per quei Giovani o Adulti che non hanno la Licenza Media e intendono ottenerla, si ricorda che all’Oratorio si sta organizzando una scuola serale per questo scopo.
Per informazioni rivolgersi al maestro Finazzi Giampietro, Piazza Italia - a Locateli Giorgio, Via 24 Maggio - a don Giancarlo, Oratorio.
LA CATECHESI AI RAGAZZI
Stiamo avviando in questi giorni la catechesi ai ragazzi. E’ una catechesi che si svolge a piccoli gruppi, che avranno come loro normale luogo di ritrovo le case dei ragazzi componenti il gruppo. Tale catechesi è fatta per i ragazzi dalla seconda elementare alla terza media. Quest’anno resta perciò esclusa la prima elementare. La catechesi familiare, così impostata, verrà attuata in modo particolare per le elementari e la prima media. Per la seconda e terza media si discuterà con i ragazzi e con i genitori la utilità di questo esperimento, in quanto in questa età i ragazzi stanno un po’ uscendo dall’ambiente familiare. Molti genitori si vanno chiedendo il perchè di tale «moda nuova». Il perchè è molto semplice: vogliamo dare alla famiglia ancora il suo ruolo di protagonista nella educazione alla fede dei figli. Il tentativo di quest’anno vuol essere un inizio per arrivare alla meta suddetta. Vogliamo incominciare a creare la base di una comunità cristiana, togliendo quell’anonimato che ancora esiste tra noi. Non ci si conosce, non ci si vuol bene, ci si ignora, spesse volte ci si conosce solo per criticarsi. Questo stile di vita viene assunto anche dagli stessi ragazzi, nonostante tutti i nostri catechismi. Vogliamo incominciare a parlarci, a conoscerci per togliere tutte quelle barriere e pregiudizi che ci separano ancora. Una cinquantina di persone si sta impegnando per questo lavoro. È un lavoro che richiederà sacrificio e impegno da parte di tutti noi: genitori e catechisti. Incominciamo però con speranza, perchè crediamo che è il Signore che ci salva e ci rende comunità: a noi basta creare le condizioni di disponibilità e di ascolto. Facciamo in modo che le nostre paure non abbiano ancora a bloccarci, a chiuderci. La catechesi è sempre un momento di grazia, di conversione. E questa convinzione, che viene dalla nostra fede dovrebbe darci la forza di superare tutti i disagi che incontreremo. Non ci dovrebbe essere confronto tra un pavimento pulito e un incontro con delle persone, almeno per un credente. Comunque non è che pretendiamo di fare grandi cose: soltanto ci interessa scoprire e fare la volontà di Dio, così come ci si manifesta nella nostra storia di uomini credenti qui a Zogno.
don Giancarlo Bresciani e i catechisti
don Giancarlo Bresciani e i catechisti
LA FAMIGLIA PROTAGONISTA DELLA EDUCAZIONE ALLA FEDE
Qualcuno si va chiedendo in questi mesi se sia solo originalità della Parrocchia di Zogno la catechesi familiare o se sia una precisa volontà della Chiesa dei nostri tempi. In queste pagine ho citato più volte il pensiero dei Vescovi italiani espresso nel documento sulla catechesi circa le responsabilità della famiglia nella educazione alla fede. Questa però non sembra essere solo la volontà della Chiesa italiana, ma di tutta la Chiesa: ce ne danno conferma i nuovi riti del Battesimo, della Cresima e del Matrimonio. Mi riferisco qui ad alcuni momenti della celebrazione del Battesimo. Nel rito di introduzione il sacerdote si rivolge così ai genitori: «Cari genitori, chiedendo il Battesimo per il vostro figlio, voi vi impegnate a educarlo nella fede, perché, nella osservanza dei comandamenti, impari ad amare Dio e il prossimo, come Cristo ci ha insegnato. Siete consapevoli di questa responsabilità? » (n. 38). Introducendo poi la professione di fede il sacerdote si rivolge ai genitori cosi: «...A voi il compito di educarlo nella fede, perché la vita divina che riceve in dono sia preservata dal peccato e cresca di giorno in giorno...» (n. 64). Al n. 5 della introduzione al rito si sottolinea la necessità di una presenza attiva dei genitori nel preparare e nel vivere questo sacramento. Anzi si dice anche l’aver dato il Battesimo ai figli impegna i genitori a prepararli alla Cresima e all’Eucaristia: «Dopo la celebrazione del Battesimo, i genitori, riconoscenti a Dio e fedeli all’Impegno assunto, sono tenuti a guidare il bambino alla conoscenza di Dio, di cui è divenuto figlio adottivo, e prepararlo a ricevere la Confermazione e a partecipare all’Eucaristia. Il parroco li aiuterà in questo compito con la sua azione pastorale». Da qui risulta chiara l’idea che il sacerdote, o chi per lui, è solo collaboratore dei genitori: non può sostituirsi. I primi e insostituibili educatori alla fede sono i genitori. Ed è proprio per raggiungere questo intento che abbiamo iniziato la catechesi nelle famiglie: per poter un giorno avere le famiglie come soggetti attivi della educazione alla fede. Attuando perciò l’iniziativa della catechesi in famiglia siamo sicuri di agire nella piena volontà della Chiesa.
don Giancarlo Bresciani
don Giancarlo Bresciani
“GRAZIE,, ai genitori per la loro comprensione, ospitalità, collaborazione
Da qualche tempo la catechesi ai ragazzi si fa presso le famiglie. Se dobbiamo essere sinceri, noi catechisti abbiamo dato inizio a questa esperienza con grande trepidazione, consapevoli delle difficoltà di vario genere che sarebbero emerse. Abbiamo affrontato, nonostante tutto questa nuova situazione perché sentivamo il bisogno di lavorare insieme, lavorare insieme con i genitori. Ci siamo chiesti che cosa significhi fare catechesi ai ragazzi e ci siamo resi conto che non è un insegnamento, ma è un’esperienza di vita, è guidare i ragazzi a entrare come membri attivi e responsabili nella comunità cristiana. Ma quale idea di comunità possiamo prospettare loro, se ognuno agisce per conto proprio, indipendente da tutti gli altri? Come far capire al ragazze che deve vedere nell’altro un fratello, un compagno c; viaggio, se noi per primi camminiamo separati dagli un: agli altri? Questo è il motivo fondamentale che ci ha guidati a rivedere le nostre posizioni isolazionistiche, ad aprirci agli altri. A questo medesimo risultato ci ha portato anche un’altra considerazione. Ci è sembrato che lavorare insieme possa essere utile non solo al fine di sentirci più vicini gli uni agli altri, ma anche per adottare una linea comune di lavoro. Durante uno degli incontri svoltisi presso l’Asilo l’anno passato, mentre si preparavano i ragazzi alla Cresima, proprio i ragazzi ebbero a dire di sentirsi un po’ disorientati, perché a casa sentivano un discorso e l’educazione veniva portata avanti secondo un certo stile, a scuola avveniva diversamente e al catechismo in un altro modo ancora E in effetti proprio questa è la situazione attuale: le istituzioni educative (famiglia-Chiesa-scuola) operano separatamente, senza conoscersi, senza intendersi, senza aver adottato un piano di lavoro comune, nell’erronea convinzione che il loro campo d’azione sia diverso: quello del comportamento alla famiglia, quello intellettuale alla scuola, quello religioso alla Chiesa. Come se l’educazione fosse una cosa che si può dividere in compartimenti staccati, come se la personalità del ragazzo fosse un insieme di settori e non un fatto unico. Anche per questo: per dare coerenza all’opera educativa, cerchiamo la vicinanza con i genitori, che sono i principali attori nell’educazione dei loro figli. Durante i colloqui avuti con i genitori, abbiamo potuto capire che anch’essi guardavano a quest’esperienza della catechesi familiare con un po’ di sgomento, prefigurandosi le molte difficoltà di ordine pratico e organizzativo che essa comportava. Comunque il catechismo presso le famiglie è cominciato, e dobbiamo dire che è incominciato positivamente: le famiglie ci hanno accolto bene, e hanno manifestato interesse per questa forma di collaborazione. Alcune mamme hanno detto chiaramente di ritenere utile la loro partecipazione alla riunione catechistica dei ragazzi, perché permette innanzitutto una revisione personale del loro modo di essere. E questo è molto importante. C: auguriamo dunque che questo tipo di lavoro possa proficuamente continuare. E mentre ci facciamo questo augurio vogliamo dire ai genitori il nostro grazie per la comprensione, l’ospitalità e la collaborazione che ci danno. Davvero ci ha dato tanto coraggio la disponibilità d: tante mamme, che ci hanno accolto in casa con tanta cordialità. La più bella catechesi ai ragazzi la stanno facendo proprio queste famiglie, aprendo con amicizia le loro case. Pensiamo che sia un modo questo per rendere vere le parole di Gesù: «dove due o più sono riuniti nel mi: io sono con loro».
M. L. Z.
M. L. Z.
E I GIOVANI?
Da un po’ di tempo si sta discutendo con un gruppo I di giovani, sulle eventuali proposte da fare ai giovani che I sentono l’esigenza di dare un senso alla propria vita. Ancora non abbiamo fatto proposte concrete, perché vogliamo renderci conto delle difficoltà incontrate lo scorso I anno, che ci hanno portato a sospendere tutto. Dall’esperienza vissuta lo scorso anno, abbiamo capito I di dover essere più chiari nelle proposte; per questo le pro-I poste che vogliamo fare le vogliamo mettere su di una base I cristiana chiara. Le proposte che stanno emergendo sono due:
1) Creare un gruppo di studenti che prenda il via dalla riflessione sulla vita di scuola che oggi si sta vivendo. Dovrebbe essere un’occasione per verificare in una prospettiva cristiana la propria presenza nella scuola. Creare un gruppo di giovani che lavorano, per verificare le loro esperienze di lavoro in una prospettiva cristiana.
2) Fare un gruppo unico di studenti e di operai, che dovrebbero prendere come punto di partenza i risultati dell’inchiesta fatta quest’anno.
I gruppi dovrebbero essere per i giovani oltre i 16 anni. Il primo incontro è fissato per sabato 13 gennaio 1973 alle ore 20. In questo incontro discuteremo insieme le proposte.
1) Creare un gruppo di studenti che prenda il via dalla riflessione sulla vita di scuola che oggi si sta vivendo. Dovrebbe essere un’occasione per verificare in una prospettiva cristiana la propria presenza nella scuola. Creare un gruppo di giovani che lavorano, per verificare le loro esperienze di lavoro in una prospettiva cristiana.
2) Fare un gruppo unico di studenti e di operai, che dovrebbero prendere come punto di partenza i risultati dell’inchiesta fatta quest’anno.
I gruppi dovrebbero essere per i giovani oltre i 16 anni. Il primo incontro è fissato per sabato 13 gennaio 1973 alle ore 20. In questo incontro discuteremo insieme le proposte.