2015
Quaresima, tempo della decisione e del diventare grandi..
“Che bello, siamo in quaresima”... mi scappa da dire e guardandomi attorno mi sembra di vedere facce meravigliate, non in accordo con la mia esclamazione, come se pensassero: “Ma la quaresima è il tempo più difficile e impegnativo, che richiede durezza con se stessi”. È vero, non è facile da spiegare, ma mi sento di dirvi che ritengo la quaresima come il tempo necessario per diventare grandi: pronti ai doni ricevuti e impiegati per gli altri e rivolti decisamente all’impegno di riconoscerci salvati e portatori di salvezza. Ci prepariamo a non sentire il peso delle scelte che ci portano verso l’alto, a vivere gioiosamente e volti verso il bene e a buttar fuori casa il male, a prendere sul serio tutte le occasioni di generosità, di passione, di servizio per imparare ad aprire sempre di più gli occhi del cuore verso chi ci è accanto e ha bisogno di noi. Certo, le scelte che Gesù realizza non sono facili e Lui vuole che gli assomigliamo mentre noi non siamo assolutamente all’altezza del compito come gli apostoli che scappano di fronte alla croce, al seguire Cristo, all’assomigliare a Lui. Eppure sono stati alla sua scuola, hanno visto quello che sapeva fare, come vinceva ogni giorno il male dentro le persone, come aiutava tutti ad incontrare il Padre!
Ma la paura fa scappare.
Proviamo a domandarci: a chi assomigliamo noi dei dodici? Chi ci guida nel nostro cammino? Quale esempio ci sentiamo di mettere davanti a noi? Quello di Pilato, di Pietro, di Giuda, del Cireneo, della Veronica, di Maria, di Giovanni? Questo ci aiuterà ad approfondire la nostra scelta cristiana e a metterci la nostra convinzione nel dire Cristo ai fratelli ogni giorno. Preghiamo per coloro che si sentono allontanati e persi. Non dimenticate mai di pregare soprattutto in famiglia: insegniamo ai nostri bimbi e ragazzi e giovani a pregare ogni giorno. Prendiamo spunto dal foglio settimanale di preghiera per le famiglie: la quaresima quest’anno sia veramente il tempo dell’incontro con il Signore, per imparare tutti a scegliere secondo il suo cuore.
Buon cammino verso la Pasqua.
Angelo prete
Ma la paura fa scappare.
Proviamo a domandarci: a chi assomigliamo noi dei dodici? Chi ci guida nel nostro cammino? Quale esempio ci sentiamo di mettere davanti a noi? Quello di Pilato, di Pietro, di Giuda, del Cireneo, della Veronica, di Maria, di Giovanni? Questo ci aiuterà ad approfondire la nostra scelta cristiana e a metterci la nostra convinzione nel dire Cristo ai fratelli ogni giorno. Preghiamo per coloro che si sentono allontanati e persi. Non dimenticate mai di pregare soprattutto in famiglia: insegniamo ai nostri bimbi e ragazzi e giovani a pregare ogni giorno. Prendiamo spunto dal foglio settimanale di preghiera per le famiglie: la quaresima quest’anno sia veramente il tempo dell’incontro con il Signore, per imparare tutti a scegliere secondo il suo cuore.
Buon cammino verso la Pasqua.
Angelo prete
Vogliamo vedere Gesù...
Carissimi amici di Zogno,
lasciamoci condurre da questa domanda espressa da “alcuni greci” – dice il vangelo di Giovanni -, cioè da gente che viene da lontano anche se per la sua fede è abbastanza vicina. Signore, noi ti vogliamo conoscere, ma siamo tentati di seguire gli esempi che ci vengono continuamente proposti da questo nostro tempo più dedito al divertimento che alla quaresima... Sembra che ci si dimentichi spesso del tuo amore, del dono di grazia che sgorga dalla tua morte e risurrezione, dal fatto di essere battezzati e salvati da te.
Come mai, Signore, ce ne dimentichiamo così spesso?
Preferiamo le tenebre alla luce e ci vantiamo di essere tuoi amici solo quando abbiamo bisogno di chiederti qualcosa, ma per il resto ce ne dimentichiamo volentieri; assomigliamo più al Pietro che non si riconosce tuo amico di fronte alla serva del sommo sacerdote, che ai greci che cercano di incontrarti per conoscerti e riconoscerti come Figlio del Padre e Salvatore del mondo. Vivere la Pasqua è incontrare la tua luce di Risorto, è permettere a te di brillare nella nostra quotidianità per condurci al bene verso tutti i fratelli. Vivere di te è riconoscerti partecipe della nostra vita, delle nostre ricerche, dei nostri progetti per condurci alla salvezza e alla santità, alla gioia di comunicare il bene che riceviamo continuamente dal tuo amore. Impegniamoci amici miei, in questo tempo pasquale a incontrare il Signore: tantissime sono le occasioni di celebrazioni comunitarie dei sacramenti dell’iniziazione cristiana in cui i nostri ragazzi ci aiutano a riconoscerci affamati di Dio, del suo perdono, del suo pane e del suo Spirito. Permettiamo al Signore di abitare nel nostro cuore e riusciremo a mettere Lui al centro della nostra ricerca per regalarlo sempre di più attraverso le azioni di grazie che riempiono il nostro cammino.
Sappiamo aiutare a vivere nella gioia e nella consapevolezza di essere amati dal Signore i sacramenti della prima confessione, della prima comunione: camminare con i ragazzi di seconda e terza elementare è un grande dono per i genitori, per i catechisti e per noi sacerdoti e mi piacerebbe che tutta la comunità si sentisse gioiosamente responsabile di questi doni immensi. Osserviamo come celebriamo: impariamo a celebrare sempre con gioia per incontrare e vivere la stessa gioia del Signore che si dona.
I ragazzi della Cresima e della professione di fede sono già più grandi e hanno bisogno di maggior attenzione, di più intensità di dono da parte di tutta la comunità: sentiamoci di metterci il meglio di noi.
Grazie e Buon Tempo Pasquale
Angelo prete
lasciamoci condurre da questa domanda espressa da “alcuni greci” – dice il vangelo di Giovanni -, cioè da gente che viene da lontano anche se per la sua fede è abbastanza vicina. Signore, noi ti vogliamo conoscere, ma siamo tentati di seguire gli esempi che ci vengono continuamente proposti da questo nostro tempo più dedito al divertimento che alla quaresima... Sembra che ci si dimentichi spesso del tuo amore, del dono di grazia che sgorga dalla tua morte e risurrezione, dal fatto di essere battezzati e salvati da te.
Come mai, Signore, ce ne dimentichiamo così spesso?
Preferiamo le tenebre alla luce e ci vantiamo di essere tuoi amici solo quando abbiamo bisogno di chiederti qualcosa, ma per il resto ce ne dimentichiamo volentieri; assomigliamo più al Pietro che non si riconosce tuo amico di fronte alla serva del sommo sacerdote, che ai greci che cercano di incontrarti per conoscerti e riconoscerti come Figlio del Padre e Salvatore del mondo. Vivere la Pasqua è incontrare la tua luce di Risorto, è permettere a te di brillare nella nostra quotidianità per condurci al bene verso tutti i fratelli. Vivere di te è riconoscerti partecipe della nostra vita, delle nostre ricerche, dei nostri progetti per condurci alla salvezza e alla santità, alla gioia di comunicare il bene che riceviamo continuamente dal tuo amore. Impegniamoci amici miei, in questo tempo pasquale a incontrare il Signore: tantissime sono le occasioni di celebrazioni comunitarie dei sacramenti dell’iniziazione cristiana in cui i nostri ragazzi ci aiutano a riconoscerci affamati di Dio, del suo perdono, del suo pane e del suo Spirito. Permettiamo al Signore di abitare nel nostro cuore e riusciremo a mettere Lui al centro della nostra ricerca per regalarlo sempre di più attraverso le azioni di grazie che riempiono il nostro cammino.
Sappiamo aiutare a vivere nella gioia e nella consapevolezza di essere amati dal Signore i sacramenti della prima confessione, della prima comunione: camminare con i ragazzi di seconda e terza elementare è un grande dono per i genitori, per i catechisti e per noi sacerdoti e mi piacerebbe che tutta la comunità si sentisse gioiosamente responsabile di questi doni immensi. Osserviamo come celebriamo: impariamo a celebrare sempre con gioia per incontrare e vivere la stessa gioia del Signore che si dona.
I ragazzi della Cresima e della professione di fede sono già più grandi e hanno bisogno di maggior attenzione, di più intensità di dono da parte di tutta la comunità: sentiamoci di metterci il meglio di noi.
Grazie e Buon Tempo Pasquale
Angelo prete
Che bello incontrare il Signore
Carissimi amici!
Che bello incontrare il Signore, fare la sua conoscenza, riconoscerlo partecipe della nostra storia e aiutare altri ad incontrarlo. È il mio unico compito e lo vivo con voi con riconoscenza al Signore per avermi aiutato sempre a dirvi il Signore. È quello che ho cercato di trasmettere a tutti i genitori che hanno accompagnato anche quest’anno i loro figli a vivere i sacramenti dell’iniziazione cristiana. È una gioia inimmaginabile stare accanto ai figli che scoprono di avere un Padre che perdona con amore sempre quando glielo chiediamo, che è sempre disposto a nutrire la nostra fame di bellezza, di amore, di gioia, di fraternità, di vita, che si mette accanto a noi per accompagnarci nelle scelte quotidiane illuminando la nostra ricerca e aiutandoci a dare sempre risposte di vita e di felicità. Come è andata quest’anno la scoperta della bellezza di stare con il Signore Gesù? Come siete riusciti voi genitori a far scoprire il volto buono e misericordioso di Dio ai vostri figli? Come pensate di continuare in questa ricerca e in questa gioia? Vi accorgerete anche che, se i sacramenti si vivono in questo modo tutto cambia, tutto; anche il male che c’è dentro di noi, anche la nostra incapacità di perdonare e di aiutare chi ci sta vicino: tutto cambia di senso e di valore. Se Dio abita in noi vogliamo sempre incontrare gli altri come fratelli, vogliamo sempre vivere il dono e il bene con tutti, metterci a disposizione di chi ha bisogno, aiutare chi soffre, essere onesti e giusti e trovare il tempo di fare qualcosa per la comunità. È con questo spirito di gioia che dobbiamo incamminarci verso gli impegni che aspettano: il CRE con i suoi appuntamenti, le feste della comunità nelle varie cappelle e la festa del nostro patrono. Pensiamo di metterci il meglio di noi per vivere e imparare la comunità.
Auguri a tutti
Angelo prete
Che bello incontrare il Signore, fare la sua conoscenza, riconoscerlo partecipe della nostra storia e aiutare altri ad incontrarlo. È il mio unico compito e lo vivo con voi con riconoscenza al Signore per avermi aiutato sempre a dirvi il Signore. È quello che ho cercato di trasmettere a tutti i genitori che hanno accompagnato anche quest’anno i loro figli a vivere i sacramenti dell’iniziazione cristiana. È una gioia inimmaginabile stare accanto ai figli che scoprono di avere un Padre che perdona con amore sempre quando glielo chiediamo, che è sempre disposto a nutrire la nostra fame di bellezza, di amore, di gioia, di fraternità, di vita, che si mette accanto a noi per accompagnarci nelle scelte quotidiane illuminando la nostra ricerca e aiutandoci a dare sempre risposte di vita e di felicità. Come è andata quest’anno la scoperta della bellezza di stare con il Signore Gesù? Come siete riusciti voi genitori a far scoprire il volto buono e misericordioso di Dio ai vostri figli? Come pensate di continuare in questa ricerca e in questa gioia? Vi accorgerete anche che, se i sacramenti si vivono in questo modo tutto cambia, tutto; anche il male che c’è dentro di noi, anche la nostra incapacità di perdonare e di aiutare chi ci sta vicino: tutto cambia di senso e di valore. Se Dio abita in noi vogliamo sempre incontrare gli altri come fratelli, vogliamo sempre vivere il dono e il bene con tutti, metterci a disposizione di chi ha bisogno, aiutare chi soffre, essere onesti e giusti e trovare il tempo di fare qualcosa per la comunità. È con questo spirito di gioia che dobbiamo incamminarci verso gli impegni che aspettano: il CRE con i suoi appuntamenti, le feste della comunità nelle varie cappelle e la festa del nostro patrono. Pensiamo di metterci il meglio di noi per vivere e imparare la comunità.
Auguri a tutti
Angelo prete
San Lorenzo ci aiuti a crescere insieme nella passione della Parola e del Pane che è Gesù
Carissimi,
ancora siamo invitati a imparare dal patrono San Lorenzo a seguire Gesù. Marco, l’evangelista, ci racconta che Gesù invia i suoi apostoli a due a due a preparare il cuore e la mente delle persone all’incontro con Lui, e quando tornano stanchi e affaticati li tiene presso di sé e li invita a riposare un po’. Ecco voglio invitarvi a vivere la festa del patrono come l’occasione del recupero della propria identità, del proprio stato di credenti in Cristo che vivono in una comunità parrocchiale. Non siamo credenti singoli, soli; non dobbiamo rispondere al Signore solo del nostro battesimo, del nostro dire Lui da soli, ma del nostro rispondere comunitario. Quanto è bello fare comunità! Quanto è positivo quando si vedono le comunità gioiose, capaci di vivere il dono e il servizio reciproco proprio nel nome del Signore, capaci della gioia dell’incontro, pronte a dire ogni giorno il bene che ricevono dal Signore. E quanto è brutto incontrare comunità che lo sono solo sulla carta in cui vivono persone che non si aiutano, non si rispettano, non si vogliono bene e rischiano di non far incontrare il Signore neanche a quelli che lo cercano.
Che comunità siamo noi?
Viviamo sempre gioiosamente l’incontro con il Signore e lo comunichiamo agli altri? Siamo capaci di accorgerci dell’esempio di San Lorenzo che si mette a servizio dei poveri e della parola di Dio? Solo se sapremo dare una risposta soddisfacente a queste domande potremo vivere bene la festa della comunità.
In questi ultimi anni la comunità si è allargata, sta orientandosi verso l’unità pastorale. Come sarà il nostro futuro? Come lo stiamo preparando? Ci stiamo attrezzando per essere accoglienti per le novità che le nuove sfide ci presentano? San Lorenzo ci aiuti a vivere intensamente il nostro battesimo ogni giorno per comunicarlo alle giovani generazioni e per crescere insieme nella passione della Parola e del Pane che è Gesù.
Auguri
Angelo prete
ancora siamo invitati a imparare dal patrono San Lorenzo a seguire Gesù. Marco, l’evangelista, ci racconta che Gesù invia i suoi apostoli a due a due a preparare il cuore e la mente delle persone all’incontro con Lui, e quando tornano stanchi e affaticati li tiene presso di sé e li invita a riposare un po’. Ecco voglio invitarvi a vivere la festa del patrono come l’occasione del recupero della propria identità, del proprio stato di credenti in Cristo che vivono in una comunità parrocchiale. Non siamo credenti singoli, soli; non dobbiamo rispondere al Signore solo del nostro battesimo, del nostro dire Lui da soli, ma del nostro rispondere comunitario. Quanto è bello fare comunità! Quanto è positivo quando si vedono le comunità gioiose, capaci di vivere il dono e il servizio reciproco proprio nel nome del Signore, capaci della gioia dell’incontro, pronte a dire ogni giorno il bene che ricevono dal Signore. E quanto è brutto incontrare comunità che lo sono solo sulla carta in cui vivono persone che non si aiutano, non si rispettano, non si vogliono bene e rischiano di non far incontrare il Signore neanche a quelli che lo cercano.
Che comunità siamo noi?
Viviamo sempre gioiosamente l’incontro con il Signore e lo comunichiamo agli altri? Siamo capaci di accorgerci dell’esempio di San Lorenzo che si mette a servizio dei poveri e della parola di Dio? Solo se sapremo dare una risposta soddisfacente a queste domande potremo vivere bene la festa della comunità.
In questi ultimi anni la comunità si è allargata, sta orientandosi verso l’unità pastorale. Come sarà il nostro futuro? Come lo stiamo preparando? Ci stiamo attrezzando per essere accoglienti per le novità che le nuove sfide ci presentano? San Lorenzo ci aiuti a vivere intensamente il nostro battesimo ogni giorno per comunicarlo alle giovani generazioni e per crescere insieme nella passione della Parola e del Pane che è Gesù.
Auguri
Angelo prete
Donne e uomini capaci di carità...
Cosa ci dice il nostro Vescovo per il nuovo anno pastorale? Che celebrare l’Eucaristia (spero ricordiate il tema dell’anno appena trascorso) non è fare delle cose abitudinarie, ripetitive, che non lasciano nessun segno nel cuore e nella vita, ma vuol dire incontrare il Cristo, nutrirci di Lui per imparare a scegliere come Lui, non come ci dicono i nostri interessi o le nostre idee o le nostre paure.
Capaci di carità! Cosa significa oggi?
Vedere Cristo che abita nei fratelli. In quali fratelli? Prima i nostri e poi i loro? Siamo tutti fratelli, senza distinzione di colore di razza, di popolo e di lingua. Se siamo cristiani dobbiamo imparare a riconoscerci chiamati ad accogliere e a incontrare tutti. Senza distinguere.
Difficile? Certo, molto difficile. Ma essere cristiani non è un passatempo, come essere padri e madri, e figli, come vivere i sacramenti della riconciliazione, dell’eucaristia, del matrimonio, dell’ordine. È l’impegno per tutti: vivere e comunicare la propria fede nel Cristo morto e risorto.
Il Papa a Cuba ha detto con insistenza che “non si servono le ideologie, ma le persone”, che la rivoluzione più vera la compie chi crede davvero in Gesù Cristo e vive la sua fede ogni giorno, nel quotidiano impegno di stare accanto a chi soffre, a chi è solo (quanto bel servizio di volontariato nelle nostre case di riposo, quanto impegno gioioso nell’oratorio, nella Chiesa, sentendoci comunità viva)!
L’icona scelta dal Vescovo Francesco per questo nuovo anno pastorale è il buon sa- maritano, colui, cioè, che non passa oltre di fronte al fratello in difficoltà, che non guarda da un’altra parte o trova motivi ideologici per non andare incontro, ma si mette subito a servizio senza chiedersi chi sia colui che è in difficoltà.
Stiamo attenti fratelli: troppi ragionamenti dettati dalla paura ci portano lontano da Cristo e dai fratelli: troppe abitudini sbagliate ci obbligano a scelte senza cuore e senza bene regalato insistendo a tener stretta per noi la nostra vita, senza regalarla votandola al disastro e al fallimento.
Proviamo a lasciarci coinvolgere e non ci accontenteremo più di quello che abbiamo fatto, ma ci metteremo di nuovo a correre per servire i fratelli.
Auguri
Angelo prete
Capaci di carità! Cosa significa oggi?
Vedere Cristo che abita nei fratelli. In quali fratelli? Prima i nostri e poi i loro? Siamo tutti fratelli, senza distinzione di colore di razza, di popolo e di lingua. Se siamo cristiani dobbiamo imparare a riconoscerci chiamati ad accogliere e a incontrare tutti. Senza distinguere.
Difficile? Certo, molto difficile. Ma essere cristiani non è un passatempo, come essere padri e madri, e figli, come vivere i sacramenti della riconciliazione, dell’eucaristia, del matrimonio, dell’ordine. È l’impegno per tutti: vivere e comunicare la propria fede nel Cristo morto e risorto.
Il Papa a Cuba ha detto con insistenza che “non si servono le ideologie, ma le persone”, che la rivoluzione più vera la compie chi crede davvero in Gesù Cristo e vive la sua fede ogni giorno, nel quotidiano impegno di stare accanto a chi soffre, a chi è solo (quanto bel servizio di volontariato nelle nostre case di riposo, quanto impegno gioioso nell’oratorio, nella Chiesa, sentendoci comunità viva)!
L’icona scelta dal Vescovo Francesco per questo nuovo anno pastorale è il buon sa- maritano, colui, cioè, che non passa oltre di fronte al fratello in difficoltà, che non guarda da un’altra parte o trova motivi ideologici per non andare incontro, ma si mette subito a servizio senza chiedersi chi sia colui che è in difficoltà.
Stiamo attenti fratelli: troppi ragionamenti dettati dalla paura ci portano lontano da Cristo e dai fratelli: troppe abitudini sbagliate ci obbligano a scelte senza cuore e senza bene regalato insistendo a tener stretta per noi la nostra vita, senza regalarla votandola al disastro e al fallimento.
Proviamo a lasciarci coinvolgere e non ci accontenteremo più di quello che abbiamo fatto, ma ci metteremo di nuovo a correre per servire i fratelli.
Auguri
Angelo prete
Avvento, luogo dell’attesa di Colui che viene nella povertà
Carissimi,
abbiamo cominciato il nuovo anno pastorale e ci volgiamo al nuovo anno liturgico: l’avvento è alle porte e ci aiuterà a volgere il cuore e la vita alla venuta di Cristo Salvatore e alle scelte di Dio per la nostra esistenza. Ci siamo sentiti coinvolti, spero tutti, all’idea dell’anno della Misericordia e la nostra Chiesa Parrocchiale è stata scelta come chiesa vicariale del Giubileo che si apre il 29 novembre in Africa e, da noi, con una concelebrazione solenne il 20 dicembre alle diciotto. Che cosa significa vivere il Giubileo se non convincerci di avere un Dio di gran cuore, sempre disposto al perdono? E quindi di accostarci a Lui per farci cambiare il cuore e la mente ed essere più immersi nella sua carità come nel suo perdono. Perdonati impareremo a perdonare, amati impareremo ad amare.
Nel recente Consiglio Pastorale interparrocchiale che si è tenuto il 4 novembre, ho presentato l’introduzione della lettera pastorale del Vescovo intitolata “Donne e uomini capaci di carità”. In questa introduzione il nostro vescovo ci indica dei passaggi per arrivare alla conversione e ci indica quattro stili che devono cambiare in noi.
Il primo è il passaggio dalla durezza alla tenerezza del cuore.
Nella Bibbia e nelle parole di Gesù troviamo con frequenza la denuncia della durezza del cuore. Una durezza, dice il vescovo, che ostacola ogni apertura all’amore di Dio e a quello del prossimo. La durezza del cuore si nutre delle mie inesorabili ragioni, delle ragioni della legge, di solito a danno di chi è debole e povero. La durezza del cuore diventa il carcere della Parola di Dio e non la buona terra nella quale può fiorire e fruttificare.
D’altra parte la tenerezza non è una specie di ammorbidente, ma consiste essenzialmente nella comprensione di ogni persona nella sua interezza.
Ho trascritto qui alcune parole della lettera del vescovo per aiutarci, in questo inizio di anno liturgico, ad approfondire il primo dei passaggi verso la tenerezza del cuore. Che il Signore, che attendiamo e invochiamo rinasca nel nostro cuore, lo trovi tenero e disponibile.
Stiamo vivendo anche una cambiamento forte negli orari delle celebrazioni eucaristiche do-menicali e voglio dirvi alcune mie riflessioni.
Ho visto e noto tanta fatica ad accettare lo spostamento della messa prefestiva delle diciotto al Carmine: addirittura ho sentito gente che non va più a messa per questo. Mi sento di dire che si potrebbe anche solo provare prima di dire certe cose. Qualcuno fa osservare che man- cano i parcheggi e non è andato neanche a controllare... Vi dico che di parcheggi ce ne sono a sufficienza. Inviterei i restii a provare per questo mese e mezzo e poi ci ritroveremo a metà gennaio all’assemblea, per tirare le conclusioni.
Per quanto riguarda la Casa di Riposo ci sono un po’ di problemi logistici, ma sembra che stiano organizzandosi per il meglio.
Mi sembra che la scelta di unificare le due messe domenicali delle ore 7 e 7.30, in clausura, soprattutto ringraziando le suore del monastero della loro disponibilità a vivere la celebrazio- ne “dall’alto”, sia molto positiva e vada incontro alle esigenze di tante persone che preferi- scono il primo orario. Un invito caloroso e fraterno: troviamo, tutti, il tempo di vivere la Mes- sa domenicale, troviamo la gioia dell’incontro con il Signore e con i fratelli... e riusciremo a vivere e ragionare da credenti.
L’avvento sia il luogo dell’attesa di Colui che viene nella povertà e ci invita alla salvezza, sempre...
Auguri
Angelo prete
abbiamo cominciato il nuovo anno pastorale e ci volgiamo al nuovo anno liturgico: l’avvento è alle porte e ci aiuterà a volgere il cuore e la vita alla venuta di Cristo Salvatore e alle scelte di Dio per la nostra esistenza. Ci siamo sentiti coinvolti, spero tutti, all’idea dell’anno della Misericordia e la nostra Chiesa Parrocchiale è stata scelta come chiesa vicariale del Giubileo che si apre il 29 novembre in Africa e, da noi, con una concelebrazione solenne il 20 dicembre alle diciotto. Che cosa significa vivere il Giubileo se non convincerci di avere un Dio di gran cuore, sempre disposto al perdono? E quindi di accostarci a Lui per farci cambiare il cuore e la mente ed essere più immersi nella sua carità come nel suo perdono. Perdonati impareremo a perdonare, amati impareremo ad amare.
Nel recente Consiglio Pastorale interparrocchiale che si è tenuto il 4 novembre, ho presentato l’introduzione della lettera pastorale del Vescovo intitolata “Donne e uomini capaci di carità”. In questa introduzione il nostro vescovo ci indica dei passaggi per arrivare alla conversione e ci indica quattro stili che devono cambiare in noi.
Il primo è il passaggio dalla durezza alla tenerezza del cuore.
Nella Bibbia e nelle parole di Gesù troviamo con frequenza la denuncia della durezza del cuore. Una durezza, dice il vescovo, che ostacola ogni apertura all’amore di Dio e a quello del prossimo. La durezza del cuore si nutre delle mie inesorabili ragioni, delle ragioni della legge, di solito a danno di chi è debole e povero. La durezza del cuore diventa il carcere della Parola di Dio e non la buona terra nella quale può fiorire e fruttificare.
D’altra parte la tenerezza non è una specie di ammorbidente, ma consiste essenzialmente nella comprensione di ogni persona nella sua interezza.
Ho trascritto qui alcune parole della lettera del vescovo per aiutarci, in questo inizio di anno liturgico, ad approfondire il primo dei passaggi verso la tenerezza del cuore. Che il Signore, che attendiamo e invochiamo rinasca nel nostro cuore, lo trovi tenero e disponibile.
Stiamo vivendo anche una cambiamento forte negli orari delle celebrazioni eucaristiche do-menicali e voglio dirvi alcune mie riflessioni.
Ho visto e noto tanta fatica ad accettare lo spostamento della messa prefestiva delle diciotto al Carmine: addirittura ho sentito gente che non va più a messa per questo. Mi sento di dire che si potrebbe anche solo provare prima di dire certe cose. Qualcuno fa osservare che man- cano i parcheggi e non è andato neanche a controllare... Vi dico che di parcheggi ce ne sono a sufficienza. Inviterei i restii a provare per questo mese e mezzo e poi ci ritroveremo a metà gennaio all’assemblea, per tirare le conclusioni.
Per quanto riguarda la Casa di Riposo ci sono un po’ di problemi logistici, ma sembra che stiano organizzandosi per il meglio.
Mi sembra che la scelta di unificare le due messe domenicali delle ore 7 e 7.30, in clausura, soprattutto ringraziando le suore del monastero della loro disponibilità a vivere la celebrazio- ne “dall’alto”, sia molto positiva e vada incontro alle esigenze di tante persone che preferi- scono il primo orario. Un invito caloroso e fraterno: troviamo, tutti, il tempo di vivere la Mes- sa domenicale, troviamo la gioia dell’incontro con il Signore e con i fratelli... e riusciremo a vivere e ragionare da credenti.
L’avvento sia il luogo dell’attesa di Colui che viene nella povertà e ci invita alla salvezza, sempre...
Auguri
Angelo prete