1984
LA PASTORALE DELL'INCONTRO
Come scelta parrocchiale, a chiusura dell'Anno Santo che combacia con la celebrazione della santa Pasqua, chiedo di far posto nel nostro impegno cristiano alla pastorale dell'incontro. Questo buon proposito ci aiuterà senz'altro ad aggredire il nostro irriducibile individualismo che ci blocca sul piano dell'egoismo e ci impedisce di sentirei comunità parrocchiale viva impegnata gioiosamente alla condivisione e alla crescita. La parrocchia, definita comunità di fede, non potrà mai affermarsi nella sua identità senza promuoversi come luogo privilegiato d'incontro con Dio e coi fratelli. Il piano pastorale "Comunione e Comunità" proposto dalla CEI in questi tempi è andato a fondo come i gnocchi in una pentola incustodita, ma è indispensabile ricuperarlo per riproporlo nella maniera più adeguata. Non esiste altra strada, tranne quella della pastorale dell'incontro, che sia capace di guidare la parrocchia alla conquista della sua autentica dimensione comunitaria. Senza incontrarsi diventa assurda la sopravvivenza di qualsiasi comunità, mentre per noi, nell'ambito ecclesiale, senza incontrarci coi fratelli, non è possibile neppure metterei in comunione con Dio. ''Dove sarete uniti in due o in più nel mio nome, io sarò in mezzo a voi ... " (Mt 18,19). La chiesa è la comunità degli scambi in cui nessuno è tanto povero da non potere dare nulla, e nessuno è tanto ricco da non poter ricevere niente anche dal più povero. Merce di scambio sono la condivisione e la testimonianza della parola di Dio, dei sacramenti e della carità. La parola di Dio è affidata all'ascolto e alla testimonianza di tutti i fedeli che ne traducono il messaggio con la propria presenza di fede sotto la guida dei pastori per formare insieme il popolo di Dio, cioè la chiesa. I sacramenti sono i segni della presenza di Dio che si dona a chi si riunisce nella carità formando il corpo mistico di Cristo generatore di santità e di vita divina che ci affratella tutti nella comunione dei santi.
Momenti privilegiati d'incontro sono: - nell'ambito della parrocchia: la messa, la catechesi, i sacramenti e la vita di gruppo impegnato per l’animazione della pastorale nei suoi vari aspetti: - nell’ambito della famiglia, piccola chiesa domestica: la preghiera, la catechesi e il dialogo col sacerdote e con gli operatori impegnati nella pastorale familiare. È indispensabile programmare la propria presenza personale da mettere a disposizione della comunità di fede. Non è possibile delegare ad altri il fatto di nascere, di mangiare, di vestire, di vivere e di morire, così nella vita umana e altrettanto anche nella vita cristiana. La presenza del cristiano è carismatica, cioè sotto la guida dello Spirito Santo, anima della Chiesa, che ci unisce tutti in Gesù Cristo. La parrocchia che non si realizza così, è morta. Colgo ben volentieri l'occasione per augurare a tutti di gran cuore la Buona Pasqua. don Giulio |
“PROGETTO UOMO"
La Parrocchia di Zogno pensa già da tempo a un “progetto uomo" soprattutto col servizio che presta alla comunità brembana con la sua Casa di Riposo "Opera Pia Caritas - Mons. G. Speranza". L’intestazione dell'Opera Pia esprime chiaramente lo scopo per cui è sorta: dare cioè accoglienza agli anziani privi di assistenza in nome della pietà e della carità, vale a dire per amore di Gesù Cristo. L'assistenza ai tempi scaturiva come esigenza cristiana dell'individuo e della comunità dei fedeli relegando la giustizia e i diritti dell'uomo in quanto tale al difuori della sfera religiosa come se la fede non fosse capace di esprimersi per il verso umano secondo il diritto di natura. I movimenti politici intanto matureranno, sia pure lentamente, una legislazione che si ispirerà ai principi universali naturali di rispetto alla persona e di promozione indistintamente per tutti evitando ogni privilegio, offensivo alla dignità umana per se stessa, riferendo ci almeno al senso letterale della legge senza escludere le buone intenzioni dei promotori. Ci troviamo così di fronte a una proposta più logica di assistenza che non viene concessa ovviamente come un privilegio nel nome di Gesù Cristo per chi la vuole abbracciare come vocazione nel mondo della sofferenza là dove è negata e ignorata perchè non obbliga per giustizia ma viene abbandonata a un eventuale volontariato di carattere religioso. Con la nuova situazione che si è creata sotto la spinta che potremmo considerare di carattere laico, la pietà e la carità cristiane acquistano, contrariamente a quanto potrebbe sembrare a prima vista, un valore incomparabilmente più grande perchè di arricchimento qualora non si riducano ad atteggiamenti snobistici che tornerebbero nuovamente a umiliare le persone. Il problema rimane comunque tuttora da risolvere! La soluzione sarà nella misura e nella forma più adeguate alla necessità e ai diritti dell'uomo se vi ricorreranno tutte le componenti sociali e religiose e il proprio insostituibile contributo dine e generosità condividendosi reciprocamente. "La stessa vecchiaia è una malattia" - ipsa seorbus - afferma il proverbio latino. La vecchiaia anzi è una malattia peggiore delle altre perchè in ogni caso è inguaribile e ti sbatte ogni giorno più inesorabilmente tra gli incurabili.
Neppure Gesù Cristo ha operato un solo miracolo, tra i tanti, a favore dell'anziano per ringiovanirlo neanche di un solo giorno, anche se poi è intervenuto a rivendicargli il diritto sacrosanto all'assistenza da parte dei figli (Mt 15,5). Una forte maggioranza degli anziani intanto rimane tuttora priva di assistenza per mancanza di personale disponibile nell'ambito domiciliare sprovvisto magari anche di ambienti idonei indispensabili per cui spesso la casa di riposo diventa una soluzione necessaria anche se non è certo l'ideale. Al problema anziani dobbiamo aggiungere il problema non certo meno grave dell'assistenza psichiatrica che interessa addirittura una folla di persone senza dimenticare inoltre anche il problema handicappati che per i non più giovani, cioè di età non scolare, e per i più gravi, cioè non socializzabili, non presenta certo facili soluzioni. Di proporzioni non meno gravi è il problema drogati. La Parrocchia di Zogno, di fronte a questa panoramica sconcertante, non è rimasta allafinestra a guardare e a denunciare ifatti ma si è preoccupata di fare tempestivamente la scelta della disponibilità e della collaborazione con gli enti pubblici mettendo a disposizione personale e attrezzature proprie per l'assistenza generica e anche specializzata che in forza della recente legislazione fa riferimento al Comune e all'USSL, per noi qui, brembana. La convenzione tra il Comune di Zogno e l'Opera Pia Caritas ha già superato l'anno di prova. Ci si è trovati infatti per una verifica che ha messo in risalto la mancanza ancora quasi totale di animazione della popolazione interna al Ricovero. Il servizio civile promosso allo scopo, pur avendo dato sempre ottimi risultati, è sproporzionato alle necessità. Si riduce infatti alla presenza di un solo operatore frequentemente impegnato anche altrove per animazioni richieste dalla Caritas diocesana da cui dipende. La convenzione tra USSL e Opera Pia Caritas per quanto concerne il funzionamento della Sala Fisioterapica sta offrendo risultati assai lusinghieri sia per il servizio fisioterapico agli interni che hanno la precedenza e sia agli esterni divenuti numerosi. La presenza del CIM al Ricovero conta circa un decennio, attualmente con la presenza di operatori specializzati, medici e infermieri, che estendono l'assistenza a tutto il territorio brembano alternandosi tre giorni per settimana a Zogno e due a S. Giovanni Bianco. Rimane tuttavia l'esigenza di un centro residenziale per cure temporanee che fortunatamente si trova già nell'impegno di mia progettazione realizzabile in tempi brevi col finanziamento della Regione. Tutto ciò che sinora si è fatto e quanto ancora sarà possibile fare non risolverà certo l'aspetto più importante dei problemi se non sarà accompagnato dalla buona volontà, dei responsabili e operatori diretti e indiretti, di costituire soprattutto delle presenze umanizzanti e cristianizzanti sotto tutti gli aspetti.
don Giulio Gabanelli
Neppure Gesù Cristo ha operato un solo miracolo, tra i tanti, a favore dell'anziano per ringiovanirlo neanche di un solo giorno, anche se poi è intervenuto a rivendicargli il diritto sacrosanto all'assistenza da parte dei figli (Mt 15,5). Una forte maggioranza degli anziani intanto rimane tuttora priva di assistenza per mancanza di personale disponibile nell'ambito domiciliare sprovvisto magari anche di ambienti idonei indispensabili per cui spesso la casa di riposo diventa una soluzione necessaria anche se non è certo l'ideale. Al problema anziani dobbiamo aggiungere il problema non certo meno grave dell'assistenza psichiatrica che interessa addirittura una folla di persone senza dimenticare inoltre anche il problema handicappati che per i non più giovani, cioè di età non scolare, e per i più gravi, cioè non socializzabili, non presenta certo facili soluzioni. Di proporzioni non meno gravi è il problema drogati. La Parrocchia di Zogno, di fronte a questa panoramica sconcertante, non è rimasta allafinestra a guardare e a denunciare ifatti ma si è preoccupata di fare tempestivamente la scelta della disponibilità e della collaborazione con gli enti pubblici mettendo a disposizione personale e attrezzature proprie per l'assistenza generica e anche specializzata che in forza della recente legislazione fa riferimento al Comune e all'USSL, per noi qui, brembana. La convenzione tra il Comune di Zogno e l'Opera Pia Caritas ha già superato l'anno di prova. Ci si è trovati infatti per una verifica che ha messo in risalto la mancanza ancora quasi totale di animazione della popolazione interna al Ricovero. Il servizio civile promosso allo scopo, pur avendo dato sempre ottimi risultati, è sproporzionato alle necessità. Si riduce infatti alla presenza di un solo operatore frequentemente impegnato anche altrove per animazioni richieste dalla Caritas diocesana da cui dipende. La convenzione tra USSL e Opera Pia Caritas per quanto concerne il funzionamento della Sala Fisioterapica sta offrendo risultati assai lusinghieri sia per il servizio fisioterapico agli interni che hanno la precedenza e sia agli esterni divenuti numerosi. La presenza del CIM al Ricovero conta circa un decennio, attualmente con la presenza di operatori specializzati, medici e infermieri, che estendono l'assistenza a tutto il territorio brembano alternandosi tre giorni per settimana a Zogno e due a S. Giovanni Bianco. Rimane tuttavia l'esigenza di un centro residenziale per cure temporanee che fortunatamente si trova già nell'impegno di mia progettazione realizzabile in tempi brevi col finanziamento della Regione. Tutto ciò che sinora si è fatto e quanto ancora sarà possibile fare non risolverà certo l'aspetto più importante dei problemi se non sarà accompagnato dalla buona volontà, dei responsabili e operatori diretti e indiretti, di costituire soprattutto delle presenze umanizzanti e cristianizzanti sotto tutti gli aspetti.
don Giulio Gabanelli
LA FESTA PATRONALE
DI S. LORENZO M. del 10 AGOSTO
La solennità patronale di S. Lorenza M. deve costituire un momento importante di verifica per la nostra comunità zognese. Il Santo ritorna ogni anno con la sua straordinaria testimonianza giovanile di fede e di carità nel servire Dio e i fratelli bisognosi culminante con la prova suprema del martirio. La comunità di Zogno da oltre un millennio, cioè da sempre, ha fatto la scelta di S. Lorenzo come esemplare della propria vita cristiana per cui è diventata la Comunità di fede di S. Lorenzo. È una scelta che i nostri padri hanno fatto anche per noi e di cui dobbiamo sentirei profondamente onorati e vivamente riconoscenti. Sarebbe tanto bello se tornassimo a esprimere, come nei tempi passati, la paternità di S. Lorenzo imponendone il nome ai bambini in occasione del battesimo con cui si entra a far parte con pieno diritto e dovere di questa nostra parrocchia. Basterebbe imporlo almeno come secondo nome così come costumano le suore che con la professione religiosa assumono tutte indistintamente il nome di Maria accanto al proprio nome di battesimo. Noi tutti comunque con la scelta del battesimo nella Chiesa di S. Lorenzo ci siamo impegnati a viverne la spiritualità destinata a costituire la caratteristica medesima per cui questa nostra comunità si differenzia da tutte le altre. Ammesse le suesposte premesse dovrebbero conseguentemente scomparire tra di noi le divisioni, gli odii, i rancori, le vendette, le ingiustizie, il malcostume, l'indifferenza religiosa causa di una spaventosa ignoranza e dell'abbandono della pratica cristiana intesa come nostra presenza di promozione di questa comunità laurenziana. Abbiamo abbracciato anche noi, purtroppo, con tutti gli altri, il permissivismo più sfacciato che condiziona la nostra libertà. Le nostre scelte non sono più ispirate dalla fede e dalla carità per cui ci siamo abbandonati al costume più scostumato dei materialisti. Noi cristiani ci possiamo definire come coloro che più di tutti non credono a Dio e si lasciano determinare nell'agire più che dalle idee dagli interessi materiali e dal piacere per cui non siamo più una autentica testimonianza di amore nè per Dio né per i fratelli. Quando i figli tornano alla casa del padre, per far festa, devono disporre i propri animi alla mitezza e alla bontà se vogliono rendersi capaci di sedere in pace e con gioia alla stessa mensa per contarsi e riconoscersi una sola famiglia in cui tutti si sentono impegnati a onorarsi reciprocamente. Con questi e simili sentimenti celebriamo la festa patronale che ci riunisce, anche ai nostri emigrati che tornano, come diletta comunità nella piena condivisione umana e cristiana.
Vostro aff.mo don Giulio
Vostro aff.mo don Giulio
PIANO PASTORALE 1984-85
DOCUMENTO C.E.I.: PARLANO I PASTORI DELLA CHIESA
La 23ma assemblea CEI (7-11 maggio 1984) ha fatto pubblicare una nota intitolata “Il Giorno del Signore", apparsa su Avvenire del 22/7, da leggere nel contesto del Piano Pastorale "Eucarestia, Comunione e Comunità" su cui siamo chiamati a riflettere e a operare. Con questa nota “Il giorno del Signore” i vescovi affrontano il problema della santificazione della festa. Affermano infatti che la festa nasce dalla concorrenza di due fattori: un evento importante da vivere e il bisogno di ritrovarsi per celebrarlo gioiosamente insieme. Tale è anche la domenica del cristiano. La domenica trae origine dalla Risurrezione del Signore, evento tanto decisivo da esigerne la celebrazione settimanale. Astenersi dal lavoro e dalla fatica, deporre la tristezza delle cure quotidiane, oltre che condizione indispensabile per partecipare alla festa insieme, diventa l'affermazione del trionfo della vita e del primato della gioia: “Il giorno di domenica siate sempre lieti, perchè colui che si rattrista in giorno di domenica, fa peccato!" (Didascalia degli Apostoli, 20,11).
La domenica è il giorno del Signore: "Questo è il giorno che ha fatto il Signore; rallegriamoci ed esultiamo!" (Ps. 117,24). È il giorno in cui Dio secondo la S. Scrittura ha creato la luce, creatura primogenita, immagine e figura della Luce di Cristo Risorto nello stesso giorno che diventa la Pasqua del cristiano, giorno in cui la vita ha vinto la morte per tutti e ci ha liberato dalle conseguenze del peccato.
Una comunità riunita nella fede e nella carità è il primo sacramento della presenza del Signore in mezzo ai suoi, nel segno umile ma vero del convenire in unum" (1Cor 11,20), nel ritrovarsi cioè in molti nell'unità di "un cuor solo e un'anima sola" (Atti, 4,32) quale corpo misterioso di Cristo che è la Chiesa. L'assemblea cristiana deve pertanto sapersi esprimere quale segno sacramentale della presenza di Cristo nel mondo; accogliendosi gioiosamente, pregando comunitariamente insieme aiutandosi reciprocamente con trasporto caritatevole e generoso. La domenica è il giorno dell'Eucarestia. Già dalla sua prima origine la chiesa solennizzò il giorno del Signore con la celebrazione dell'Eucarestia "frazione del pane" (Atti 20,11) e con opere di carità e di assistenza (1Cor 16,2). Da sempre la Chiesa ha santificato il giorno del Signore con la celebrazione del memoriale del suo sacrificio nel quale sono intimamente unite: la proclamazione della parola, la frazione del pane e la diaconia della carità perpetuando così la presenza del Risorto nel suo triplice dono: la Parola, il Sacramento e il Servizio. I fedeli devono pertanto sentirsi impegnati a promuoversi come comunità sacramento alla maniera della famiglia in cui nessuno è forestiero o estraneo ma tutti si ritrovano nella condivisione piena del reciproco amore. Questo ritrovarsi esige quindi una preparazione e una maturazione che anticipa e segue poi la celebrazione liturgica per cui la celebrazione del giorno del Signore diventa la grande necessità dei fedeli cristiani: “Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore” (I 45 martiri di Abiténe). La Messa serve a promuovere la comunità di fede e non solo per adempiere un precetto, come il pranzo la famiglia che non si promuoverebbe se ciascuno mangiasse per conto proprio e andasse a mangiare con estranei.
dg
La domenica è il giorno del Signore: "Questo è il giorno che ha fatto il Signore; rallegriamoci ed esultiamo!" (Ps. 117,24). È il giorno in cui Dio secondo la S. Scrittura ha creato la luce, creatura primogenita, immagine e figura della Luce di Cristo Risorto nello stesso giorno che diventa la Pasqua del cristiano, giorno in cui la vita ha vinto la morte per tutti e ci ha liberato dalle conseguenze del peccato.
Una comunità riunita nella fede e nella carità è il primo sacramento della presenza del Signore in mezzo ai suoi, nel segno umile ma vero del convenire in unum" (1Cor 11,20), nel ritrovarsi cioè in molti nell'unità di "un cuor solo e un'anima sola" (Atti, 4,32) quale corpo misterioso di Cristo che è la Chiesa. L'assemblea cristiana deve pertanto sapersi esprimere quale segno sacramentale della presenza di Cristo nel mondo; accogliendosi gioiosamente, pregando comunitariamente insieme aiutandosi reciprocamente con trasporto caritatevole e generoso. La domenica è il giorno dell'Eucarestia. Già dalla sua prima origine la chiesa solennizzò il giorno del Signore con la celebrazione dell'Eucarestia "frazione del pane" (Atti 20,11) e con opere di carità e di assistenza (1Cor 16,2). Da sempre la Chiesa ha santificato il giorno del Signore con la celebrazione del memoriale del suo sacrificio nel quale sono intimamente unite: la proclamazione della parola, la frazione del pane e la diaconia della carità perpetuando così la presenza del Risorto nel suo triplice dono: la Parola, il Sacramento e il Servizio. I fedeli devono pertanto sentirsi impegnati a promuoversi come comunità sacramento alla maniera della famiglia in cui nessuno è forestiero o estraneo ma tutti si ritrovano nella condivisione piena del reciproco amore. Questo ritrovarsi esige quindi una preparazione e una maturazione che anticipa e segue poi la celebrazione liturgica per cui la celebrazione del giorno del Signore diventa la grande necessità dei fedeli cristiani: “Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore” (I 45 martiri di Abiténe). La Messa serve a promuovere la comunità di fede e non solo per adempiere un precetto, come il pranzo la famiglia che non si promuoverebbe se ciascuno mangiasse per conto proprio e andasse a mangiare con estranei.
dg
SEMPRE A PROPOSITO DEL PIANO PASTORALE 1984-1985
I nostri vescovi ci propongono un tema specifico e pratico di lavoro: "Riconciliazione Cristiana o fondamentale che deve regolare i nostri rapporti con Dio e coi fratelli. È sempre tempo di riconciliazione la vita dei cristiani. Esistono tuttavia tempi e luoghi privilegiati per la ostra riconciliazione e tra questi va collocato al . o posto "il giorno del Signore" che è gia stato oggetto di riflessione nel numero precedente del notiziario parrocchiale. La riconciliazione cristiana deve attraversare tutta la nostra esperienza di fede nell'arco di tutta la nostra esistenza terrena ma in modo particolare deve scandire i nostri gesti liturgici nelle celebrazioni domenicali quando siamo riuniti a pregare, ad ascoltare e a testimoniare insieme la Parola di Dio come Chiesa che si rende contemporanea e si realizza nella comunione di fede e di carità in Gesù Cristo. La riconciliazione è la virtù che crea in noi la disponibilità interiore alla pace ma che esige anche di essere evidenziata dal sacramento celebrato soprattutto comunitariamente per porre il segno che non è soltanto una persona che si converte ma è tutto il popolo di Dio. La domenica è innanzitutto la festa del perdono capace di coinvolgere i fedeli nei confronti di Dio e dei fratelli. La santa Messa poi, in particolare, offre spazi itali alla nostra riconciliazione che dobbiamo preoccuparci di riempire con slancio gioioso commisurandoci con la misericordia divina che viene celebrata efficacemente soltanto a condizione che l'abbiamo a condividere reciprocamente anche fra di noi. I due momenti più salienti li troviamo all'inizio della Messa quando ci si confessa delle nostre colpe a Dio e ai fratelli e immediatamente prima di condividere il pane eucaristico quando ci si scambia un segno di pace per evidenziare la nostra incondizionata disponibilità interiore alla condivisione. È il momento di guardarci negli occhi perchè da quelle finestre dell'anima spalancate ci si possa reciprocamente scandagliare nel mondo interiore della nostra vita, Il giorno del Signore non si esaurisce tuttavia on le celebrazioni liturgiche ma si estende agli incontri a livello di famiglia coi nostri cari per condividere insieme il banchetto domenicale espressione di ogni ricchezza dell'amore; si estende a livello di comunità, vedi l'incontro sul sagrato con la gente, per i nostri momenti di svago con gli amici e soprattutto di incontro coi malati e con le persone anziane, sole e emarginate alle quali dobbiamo dedicare gioiosamente parte del nostro tempo libero per stare insieme, per assisterli e per confortarle, per poterei doverosamente riconciliare con loro. Il giorno di festa non è più giorno del Signore se non siamo capaci di farlo diventare anche il giorno dei fratelli. Penso di poter attingere da questa riflessione le migliori disposizioni richieste per poterei scambiare sinceramente i più affettuosi auguri di Buon Natale e di Buon Anno.
Aff.mo don Giulio
Aff.mo don Giulio