CAMMINO SINODALE NOSTRA UNITA' PASTORALE
VERBALE DELL'INCONTRO DEL 9 FEBBRAIO 2023
Papa Francesco ha chiesto a tutta la Chiesa di intraprendere un cammino che ci porterà a celebrare il Sinodo, che non sarà solo un evento da celebrare, ma uno stile da assumere per imparare a camminare insieme ed essere sempre più credibili e fedeli al Vangelo del Signore Gesù e all’uomo d’oggi. Accogliendo questo invito, anche la nostra Equipe Pastorale si è messa in cammino e, negli ultimi mesi, ha incontrato alcuni gruppi che operano nell’Unità Pastorale. In quattro serate sono state ascoltate circa 80 persone infatti, la prima fase del cammino sinodale (2022-2023) è detta NARRATIVA perché è dedicata ad un lavoro di condivisione rispetto ad un documento elaborato dalla CEI intitolato: I cantieri di Betania.
Oltre alla condivisione reciproca, i gruppi hanno elaborato anche una breve sintesi (che nel testo viene messa in corsivo) da inviare al Vescovo come contributo sinodale. Di seguito una breve sintesi di ciò che è emerso nei vari incontri:
Al PRIMO INCONTRO (14/11/2022) hanno partecipato tutti i membri dell’Equipe pastorale e alcuni membri dei consigli per gli affari economici delle nostre Parrocchie.
Abbiamo lavorato sul Cantiere dell’autorità e della condivisione della responsabilità e ci siamo raccontati esperienze di condivisione e corresponsabilità, evidenziando i luoghi in cui è stato più facile esprimere queste partecipazione.
È emerso che molti sono i luoghi o i momenti in cui ci si sente corresponsabili del cammino delle proprie Comunità: le celebrazioni; i Consigli per gli affari economici, in cui si mettono le proprie competenze professionali al servizio della Chiesa, l’Equipe Pastorale, dove si decidono i diversi passi da compiere; la catechesi, in cui si cerca di testimoniare la propria fede ai giovani; le feste, in cui tantissime persone si danno da fare come in una grande famiglia; l’oratorio e i vari gruppi che si prendono cura con impegno dei più poveri, perché il bene possa essere fatto bene.
Il servizio che ciascuno offre è fondamentale e, pur sapendo che nelle nostre Comunità sono necessarie tutte quelle persone che ricoprono ruoli decisionali, sappiamo che anche i servizi più umili sono essenziali per il buon funzionamento delle nostre Comunità. Ciascun dona quello che può e le nostre comunità funzionano grazie al lavoro di tutti.
Perciò, quello che riteniamo importante dire a noi stessi e alla Chiesa è: la Chiesa è nostra ed è importante continuare a camminare insieme, permettendo a tutti di mettersi in gioco secondo le proprie competenze ed attitudini, abbandonare ogni sorta di giudizio e di chiusura e imparare a vivere con più leggerezza le nostre relazioni perché tutti siamo discepoli dell’unico Maestro. Dobbiamo quindi impegnarci sempre di più nel dialogo e nell’aiuto reciproco perché nessuno si senta solo, ma tutti comprendano di essere CHIAMATI perché AMATI.
Nel SECONDO INCONTRO (14/12/2022 ) sono stati sentiti alcuni rappresentanti dei gruppi che, nella nostra comunità, si occupano della vita e del benessere degli altri, soprattutto delle persone più fragili. Eravamo infatti chiamati a lavorare sul Cantiere della strada e del villaggio.
Operando tutti a stretto contatto con le povertà, abbiamo compreso che è facile sostenere i bisogni materiali dei fratelli (grazie anche alla generosità della gente dei nostri paesi). Più difficile invece è risolvere i loro bisogni più profondi: il bisogno di ascolto, la mancanza di lavoro, i problemi legati alle separazioni o alla lontananza dal paese di origine, le povertà culturali o valoriali, il bisogno di amicizia e di relazioni. Questo si rileva anche nelle famiglie che, sempre più oberate da impegni, fanno fatica ad accompagnare i figli nel loro cammino e spesso delegano alla scuola, alle società sportive o all’oratorio la loro formazione. In questo modo si perde però il valore del ‘crescere insieme’ e si diventa più superficiali nei rapporti. Questo determina, soprattutto nelle giovani generazioni, una grande fragilità emotiva a cui non sempre noi adulti riusciamo a dare una risposta. Dobbiamo imparare perciò a guardare l’altro con carità, andare a cercarlo quando ha paura di uscire allo scoperto, saperlo comprendere ed aiutare. È necessario portare alla luce le fragilità, dar voce alle minoranze, creare reti di relazione in cui tutti possano trovare sostegno, combattere anche per coloro che non possono farlo, imparare ad ascoltare perché, dietro ad ogni voce, c’è una persona che ha bisogno di sentirsi amata. Bisogna tornare ad assaporare il fresco linguaggio del FARE (come è stato nel periodo del COVID, in cui moltissime persone si sono date da fare per portare aiuto a chi ne aveva bisogno).
Pensiamo che la Chiesa, che già fa molto per i poveri e per coloro che si sentono soli, debba diventare sempre più attenta a far emergere i disagi ed i bisogni delle persone, senza però trasformare la propria identità. La Chiesa non è una ONLUS, è una Comunità raccolta attorno al suo Signore ed è Lui il CENTRO della vita e della missione di ogni Cristiano che, ogni giorno, dovrebbe testimoniare con le parole e con le azioni la bellezza di un incontro, capace di trasformare il cuore.
Al TERZO INCONTRO (18/01/2023 ) hanno partecipato tutti coloro che, per il loro ministero o il loro servizio, hanno una particolare ‘intimità’ con l’ascolto della Parola di Dio e con la formazione spirituale dei fratelli : catechisti, membri del Gruppo liturgico, Ministri dell’Eucarestia, animatrici della casa di riposo e alcune consacrate. Abbiamo condiviso le nostre esperienze rispetto al Cantiere delle diaconie e della formazione spirituale e tutti i partecipanti sono stati concordi nell’affermare che, ogni azione o servizio, si fonda sullo stare con il Signore attraverso l’ascolto e la meditazione della sua Parola.È questa intimità che rende meno faticoso ogni lavoro, che dona un senso ad ogni azione e che ci accompagna anche quando il cammino diventa più complicato e doloroso. La dimensione dell’ascolto e quella del servizio sono infatti due facce della stessa medaglia e fanno parte della nostra vita; il nostro compito è quello di raggiungere un equilibrio fra queste due esperienze in modo che l’ascolto sia il cuore del servizio ed il servizio l’espressione dell’ascolto. Solo così il servizio che ciascuno compie, può assumere un grande valore e diventare il luogo in cui si può sperimentare la presenza ‘viva’ del Signore. Possiamo infatti essere strumenti nelle sue mani portando allegria agli anziani e strappando loro un sorriso, prestando la propria voce al Signore nella proclamazione della Sua Parola, cantando con passione durante la liturgia o preparando con cura l’altare, suonando l’organo in chiesa o animando la messa.
Nessuno deve pensare di non essere adatto, perché il Signore può fare grandi cose attraverso di noi. È lo Spirito che ci muove e, anche quando la nostra fede vacilla, Dio continua a fidarsi di noi e ad usarci per il bene nostro e dei nostri fratelli. Ecco perché la Chiesa dovrebbe continuare a tener aperte le sue porte e permettere a ciascuno di testimoniare in modo concreto l’Amore di un Padre che aspetta tutti, perché tutti possano trovare la loro strada verso la felicità.
Per il QUARTO INCONTRO (09/02/2023) sono state invitate alcune famiglie delle nostre comunità, in particolar modo quelle aperte ad esperienze di servizio o di accoglienza e si è cercato di riflettere rispetto al Cantiere dell’ospitalità e della casa. Abbiamo condiviso le nostre esperienze rispetto ai luoghi nella Chiesa dove ci si sente maggiormente a casa e quasi tutti sono del parere che ci si sente a casa quando si riescono a vivere delle relazioni autentiche, quando ci si sente chiamare per nome, quando si condividono progetti (es. l’accoglienza ), quando si prega o si lavora insieme, quando si incontrano fratelli che soffrono o ci si prende cura dei più piccoli, quando ci si dona con il cuore. È allora la Chiesa diventa come una famiglia, un luogo in cui non ci si sente solo ‘di dover fare qualcosa’, ma dove si capisce di ‘essere amati per quello che si è’ e si sperimenta la bellezza del volersi bene.
Casa è infatti il luogo dove ci si vuole bene e ci si sostiene e la nostra Chiesa, in questo senso, è una vera casa. La Chiesa è il luogo privilegiato dove poter incontrare Gesù sacramentalmente, ma anche l’oratorio, la parrocchia, la strada e la piazza, possono diventare luoghi dove incontrare il Signore attraverso l’incontro con i fratelli. È proprio in questi posti che, vivendo esperienze significative di ‘comunione’ possiamo ‘dire’ Gesù Cristo molto più che con tante parole e riscoprire la fraternità, come una delle occasioni che ci vengono offerte per vivere bene, anche i momenti più dolorosi. Diventa perciò importante trovare il modo per ‘agganciare’ sempre più persone, così da offrire a tutti la possibilità di vivere queste belle esperienze.
Betty
Oltre alla condivisione reciproca, i gruppi hanno elaborato anche una breve sintesi (che nel testo viene messa in corsivo) da inviare al Vescovo come contributo sinodale. Di seguito una breve sintesi di ciò che è emerso nei vari incontri:
Al PRIMO INCONTRO (14/11/2022) hanno partecipato tutti i membri dell’Equipe pastorale e alcuni membri dei consigli per gli affari economici delle nostre Parrocchie.
Abbiamo lavorato sul Cantiere dell’autorità e della condivisione della responsabilità e ci siamo raccontati esperienze di condivisione e corresponsabilità, evidenziando i luoghi in cui è stato più facile esprimere queste partecipazione.
È emerso che molti sono i luoghi o i momenti in cui ci si sente corresponsabili del cammino delle proprie Comunità: le celebrazioni; i Consigli per gli affari economici, in cui si mettono le proprie competenze professionali al servizio della Chiesa, l’Equipe Pastorale, dove si decidono i diversi passi da compiere; la catechesi, in cui si cerca di testimoniare la propria fede ai giovani; le feste, in cui tantissime persone si danno da fare come in una grande famiglia; l’oratorio e i vari gruppi che si prendono cura con impegno dei più poveri, perché il bene possa essere fatto bene.
Il servizio che ciascuno offre è fondamentale e, pur sapendo che nelle nostre Comunità sono necessarie tutte quelle persone che ricoprono ruoli decisionali, sappiamo che anche i servizi più umili sono essenziali per il buon funzionamento delle nostre Comunità. Ciascun dona quello che può e le nostre comunità funzionano grazie al lavoro di tutti.
Perciò, quello che riteniamo importante dire a noi stessi e alla Chiesa è: la Chiesa è nostra ed è importante continuare a camminare insieme, permettendo a tutti di mettersi in gioco secondo le proprie competenze ed attitudini, abbandonare ogni sorta di giudizio e di chiusura e imparare a vivere con più leggerezza le nostre relazioni perché tutti siamo discepoli dell’unico Maestro. Dobbiamo quindi impegnarci sempre di più nel dialogo e nell’aiuto reciproco perché nessuno si senta solo, ma tutti comprendano di essere CHIAMATI perché AMATI.
Nel SECONDO INCONTRO (14/12/2022 ) sono stati sentiti alcuni rappresentanti dei gruppi che, nella nostra comunità, si occupano della vita e del benessere degli altri, soprattutto delle persone più fragili. Eravamo infatti chiamati a lavorare sul Cantiere della strada e del villaggio.
Operando tutti a stretto contatto con le povertà, abbiamo compreso che è facile sostenere i bisogni materiali dei fratelli (grazie anche alla generosità della gente dei nostri paesi). Più difficile invece è risolvere i loro bisogni più profondi: il bisogno di ascolto, la mancanza di lavoro, i problemi legati alle separazioni o alla lontananza dal paese di origine, le povertà culturali o valoriali, il bisogno di amicizia e di relazioni. Questo si rileva anche nelle famiglie che, sempre più oberate da impegni, fanno fatica ad accompagnare i figli nel loro cammino e spesso delegano alla scuola, alle società sportive o all’oratorio la loro formazione. In questo modo si perde però il valore del ‘crescere insieme’ e si diventa più superficiali nei rapporti. Questo determina, soprattutto nelle giovani generazioni, una grande fragilità emotiva a cui non sempre noi adulti riusciamo a dare una risposta. Dobbiamo imparare perciò a guardare l’altro con carità, andare a cercarlo quando ha paura di uscire allo scoperto, saperlo comprendere ed aiutare. È necessario portare alla luce le fragilità, dar voce alle minoranze, creare reti di relazione in cui tutti possano trovare sostegno, combattere anche per coloro che non possono farlo, imparare ad ascoltare perché, dietro ad ogni voce, c’è una persona che ha bisogno di sentirsi amata. Bisogna tornare ad assaporare il fresco linguaggio del FARE (come è stato nel periodo del COVID, in cui moltissime persone si sono date da fare per portare aiuto a chi ne aveva bisogno).
Pensiamo che la Chiesa, che già fa molto per i poveri e per coloro che si sentono soli, debba diventare sempre più attenta a far emergere i disagi ed i bisogni delle persone, senza però trasformare la propria identità. La Chiesa non è una ONLUS, è una Comunità raccolta attorno al suo Signore ed è Lui il CENTRO della vita e della missione di ogni Cristiano che, ogni giorno, dovrebbe testimoniare con le parole e con le azioni la bellezza di un incontro, capace di trasformare il cuore.
Al TERZO INCONTRO (18/01/2023 ) hanno partecipato tutti coloro che, per il loro ministero o il loro servizio, hanno una particolare ‘intimità’ con l’ascolto della Parola di Dio e con la formazione spirituale dei fratelli : catechisti, membri del Gruppo liturgico, Ministri dell’Eucarestia, animatrici della casa di riposo e alcune consacrate. Abbiamo condiviso le nostre esperienze rispetto al Cantiere delle diaconie e della formazione spirituale e tutti i partecipanti sono stati concordi nell’affermare che, ogni azione o servizio, si fonda sullo stare con il Signore attraverso l’ascolto e la meditazione della sua Parola.È questa intimità che rende meno faticoso ogni lavoro, che dona un senso ad ogni azione e che ci accompagna anche quando il cammino diventa più complicato e doloroso. La dimensione dell’ascolto e quella del servizio sono infatti due facce della stessa medaglia e fanno parte della nostra vita; il nostro compito è quello di raggiungere un equilibrio fra queste due esperienze in modo che l’ascolto sia il cuore del servizio ed il servizio l’espressione dell’ascolto. Solo così il servizio che ciascuno compie, può assumere un grande valore e diventare il luogo in cui si può sperimentare la presenza ‘viva’ del Signore. Possiamo infatti essere strumenti nelle sue mani portando allegria agli anziani e strappando loro un sorriso, prestando la propria voce al Signore nella proclamazione della Sua Parola, cantando con passione durante la liturgia o preparando con cura l’altare, suonando l’organo in chiesa o animando la messa.
Nessuno deve pensare di non essere adatto, perché il Signore può fare grandi cose attraverso di noi. È lo Spirito che ci muove e, anche quando la nostra fede vacilla, Dio continua a fidarsi di noi e ad usarci per il bene nostro e dei nostri fratelli. Ecco perché la Chiesa dovrebbe continuare a tener aperte le sue porte e permettere a ciascuno di testimoniare in modo concreto l’Amore di un Padre che aspetta tutti, perché tutti possano trovare la loro strada verso la felicità.
Per il QUARTO INCONTRO (09/02/2023) sono state invitate alcune famiglie delle nostre comunità, in particolar modo quelle aperte ad esperienze di servizio o di accoglienza e si è cercato di riflettere rispetto al Cantiere dell’ospitalità e della casa. Abbiamo condiviso le nostre esperienze rispetto ai luoghi nella Chiesa dove ci si sente maggiormente a casa e quasi tutti sono del parere che ci si sente a casa quando si riescono a vivere delle relazioni autentiche, quando ci si sente chiamare per nome, quando si condividono progetti (es. l’accoglienza ), quando si prega o si lavora insieme, quando si incontrano fratelli che soffrono o ci si prende cura dei più piccoli, quando ci si dona con il cuore. È allora la Chiesa diventa come una famiglia, un luogo in cui non ci si sente solo ‘di dover fare qualcosa’, ma dove si capisce di ‘essere amati per quello che si è’ e si sperimenta la bellezza del volersi bene.
Casa è infatti il luogo dove ci si vuole bene e ci si sostiene e la nostra Chiesa, in questo senso, è una vera casa. La Chiesa è il luogo privilegiato dove poter incontrare Gesù sacramentalmente, ma anche l’oratorio, la parrocchia, la strada e la piazza, possono diventare luoghi dove incontrare il Signore attraverso l’incontro con i fratelli. È proprio in questi posti che, vivendo esperienze significative di ‘comunione’ possiamo ‘dire’ Gesù Cristo molto più che con tante parole e riscoprire la fraternità, come una delle occasioni che ci vengono offerte per vivere bene, anche i momenti più dolorosi. Diventa perciò importante trovare il modo per ‘agganciare’ sempre più persone, così da offrire a tutti la possibilità di vivere queste belle esperienze.
Betty
CAMMINO SINODALE NOSTRA UNITA' PASTORALE
VERBALE DELL'INCONTRO DEL 29 MAGGIO 2023
Lunedì 29 maggio, presso l’Auditorium della Casa del Giovane, alla presenza del Vescovo Francesco si è tenuta la serata di restituzione diocesana a conclusione della fase narrativa (2021-2023) del Cammino sinodale della Chiesa, a cui anche alcuni membri della nostra Equipe pastorale hanno partecipato.
Uno degli elementi maggiormente apprezzato del cammino di questo ultimo anno pastorale, dedicato all’ASCOLTO e al RACCONTO della vita delle persone, delle comunità e dei territori, è stato il METODO di lavoro in cui ciascuno ha potuto prendere la parola, a partire dalla propria esperienza e ha avuto così la possibilità di dare un contributo alla riflessione che la Chiesa intera ha in atto.
Da tutto questo impegno è stato rielaborato, a livello regionale, uno strumento di lavoro utilizzato nell’Assemblea dei Vescovi ( a cui hanno preso parte anche alcuni laici, consacrati, presbiteri e membri del Comitato Nazionale del Cammino Sinodale) svoltasi a Roma nei giorni 24-25 maggio, da cui è scaturita una riflessione sulle piste che verranno consegnate alle varie Diocesi, per discernere ciò che lo Spirito chiede oggi alla sua Chiesa.
Ed entriamo quindi nella seconda fase di questo cammino, detta FASE SAPIENZIALE (2023-2024) in cui saremo tutti chiamati ad un DISCERNIMENTO COMUNITARIO che, partendo da un ascolto interiore personale, ci porterà a cogliere ciò che lo Spirito Santo desidera oggi per la sua Chiesa. Un nuovo cammino che si fonda sempre sull’ASCOLTO, ma anche sulla PREGHIERA e sulla FEDE, intesa come FIDUCIA in Dio e nei fratelli che ci vivono vicini, perché: “Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il rumore” (Gv. 3,8).
Tutti siamo destinatari della sua Parola. Dobbiamo solo metterci in ascolto.
Betty
Uno degli elementi maggiormente apprezzato del cammino di questo ultimo anno pastorale, dedicato all’ASCOLTO e al RACCONTO della vita delle persone, delle comunità e dei territori, è stato il METODO di lavoro in cui ciascuno ha potuto prendere la parola, a partire dalla propria esperienza e ha avuto così la possibilità di dare un contributo alla riflessione che la Chiesa intera ha in atto.
Da tutto questo impegno è stato rielaborato, a livello regionale, uno strumento di lavoro utilizzato nell’Assemblea dei Vescovi ( a cui hanno preso parte anche alcuni laici, consacrati, presbiteri e membri del Comitato Nazionale del Cammino Sinodale) svoltasi a Roma nei giorni 24-25 maggio, da cui è scaturita una riflessione sulle piste che verranno consegnate alle varie Diocesi, per discernere ciò che lo Spirito chiede oggi alla sua Chiesa.
Ed entriamo quindi nella seconda fase di questo cammino, detta FASE SAPIENZIALE (2023-2024) in cui saremo tutti chiamati ad un DISCERNIMENTO COMUNITARIO che, partendo da un ascolto interiore personale, ci porterà a cogliere ciò che lo Spirito Santo desidera oggi per la sua Chiesa. Un nuovo cammino che si fonda sempre sull’ASCOLTO, ma anche sulla PREGHIERA e sulla FEDE, intesa come FIDUCIA in Dio e nei fratelli che ci vivono vicini, perché: “Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il rumore” (Gv. 3,8).
Tutti siamo destinatari della sua Parola. Dobbiamo solo metterci in ascolto.
Betty
CAMMINO SINODALE: FASE SAPIENZIALE
SULLA STRADA
Come i due discepoli di Emmaus, anche noi abbiamo bisogno di riascoltare la Parola e rinvigorire l’intimità con il Maestro nello spezzare il pane. Anche noi dobbiamo dare un nuovo slancio al nostro cammino personale e a quello della Chiesa, nella consapevolezza che il Signore cammina sempre accanto a noi, anche quando non siamo capaci di riconoscerlo.
L’icona di Emmaus, che il nostro Vescovo ha scelto per noi, e la riflessione sulla Strada, dicono bene come dovrebbe essere il Cammino sinodale, che quest’anno si avvia verso la sua seconda fase. Un cammino che, come una sorta di celebrazione eucaristica itinerante, conduce le nostre Comunità da uno stato di isolamento alla comunione fraterna, fino ad arrivare alla scoperta di sé nel riconoscimento dell’Altro da sé.
Ma andiamo per gradi:
- Nel primo biennio (2021-2023) il Cammino sinodale ci ha visti impegnati nella fase narrativa, culminata lo scorso anno con i quattro cantieri di Betania. Questa fase ci ha aiutati a metterci in ascolto, a dare spazio a scambi di esperienze e di narrazioni ed è riuscita a far emergere ciò che è essenziale per le nostre Comunità o per lo meno, quello che ci è sembrato essere più importante. - Quest’anno inizierà invece la fase sapienziale (2023-2024), che potrebbe essere definita come ‘fase di approfondimento’. In essa, infatti, alla luce dello Spirito saremo chiamati ad approfondire ciò che è emerso nella fase precedente, in vista della fase conclusiva.
Come dicono le LINEE GUIDA del Sinodo:
“La fase sapienziale ha il compito di individuare delle scelte possibili (…) attraverso un discernimento operativo, indirizzato alla conversione personale e comunitaria dei discepoli di Gesù. Per far questo dovremo lasciarci ispirare dallo stile del Maestro: dal suo modo di incontrare le persone, di camminare con loro, di accompagnarle e di prendersene cura. In una parola: di fare SINODO.
Sì!... perché il Sinodo non deve essere considerato solamente come un cammino che siamo chiamati a percorrere, ma è un nuovo STILE DI ESSERE CHIESA, una Chiesa aperta all’ascolto dei fratelli e all’accoglienza di ciò che lo Spirito suggerisce. I temi sui quali dovremo fare discernimento, sono stati decisi a livello nazionale in base a quanto emerso dalla fase narrativa e vengono definiti come COSTELLAZIONI.
Sono 5 macro temi:
Buon Cammino Sinodale a tutti
Betty
Come i due discepoli di Emmaus, anche noi abbiamo bisogno di riascoltare la Parola e rinvigorire l’intimità con il Maestro nello spezzare il pane. Anche noi dobbiamo dare un nuovo slancio al nostro cammino personale e a quello della Chiesa, nella consapevolezza che il Signore cammina sempre accanto a noi, anche quando non siamo capaci di riconoscerlo.
L’icona di Emmaus, che il nostro Vescovo ha scelto per noi, e la riflessione sulla Strada, dicono bene come dovrebbe essere il Cammino sinodale, che quest’anno si avvia verso la sua seconda fase. Un cammino che, come una sorta di celebrazione eucaristica itinerante, conduce le nostre Comunità da uno stato di isolamento alla comunione fraterna, fino ad arrivare alla scoperta di sé nel riconoscimento dell’Altro da sé.
Ma andiamo per gradi:
- Nel primo biennio (2021-2023) il Cammino sinodale ci ha visti impegnati nella fase narrativa, culminata lo scorso anno con i quattro cantieri di Betania. Questa fase ci ha aiutati a metterci in ascolto, a dare spazio a scambi di esperienze e di narrazioni ed è riuscita a far emergere ciò che è essenziale per le nostre Comunità o per lo meno, quello che ci è sembrato essere più importante. - Quest’anno inizierà invece la fase sapienziale (2023-2024), che potrebbe essere definita come ‘fase di approfondimento’. In essa, infatti, alla luce dello Spirito saremo chiamati ad approfondire ciò che è emerso nella fase precedente, in vista della fase conclusiva.
Come dicono le LINEE GUIDA del Sinodo:
“La fase sapienziale ha il compito di individuare delle scelte possibili (…) attraverso un discernimento operativo, indirizzato alla conversione personale e comunitaria dei discepoli di Gesù. Per far questo dovremo lasciarci ispirare dallo stile del Maestro: dal suo modo di incontrare le persone, di camminare con loro, di accompagnarle e di prendersene cura. In una parola: di fare SINODO.
Sì!... perché il Sinodo non deve essere considerato solamente come un cammino che siamo chiamati a percorrere, ma è un nuovo STILE DI ESSERE CHIESA, una Chiesa aperta all’ascolto dei fratelli e all’accoglienza di ciò che lo Spirito suggerisce. I temi sui quali dovremo fare discernimento, sono stati decisi a livello nazionale in base a quanto emerso dalla fase narrativa e vengono definiti come COSTELLAZIONI.
Sono 5 macro temi:
- - la missione secondo uno stile di prossimimità
- - il linguaggio e la comunicazione
- - la formazione alla fede e alla vita
- - la sinodalità permanente e la corresponsabilità
- - il cambiamento delle strutture
- LEGAMI: relazioni e famiglie nella Comunità cristiana, in cui dovremo cercare di discernere come valorizzare la presenza delle famiglie nelle nostre Comunità.
- SPIRITUALITA’: cura della vita spirituale e della liturgia nella Comunità cristiana, perché è emerso che abbiamo bisogno di valorizzare la preghiera, di mettere mano allo stile celebrativo e di capire come migliorare la formazione alla vita spirituale dei nostri giovani.
- PRETI: il prete nella comunità cristiana, che ci interroga su come rendere sostenibile l’essere prete oggi e come rendere bella questa presenza, agli occhi di chi lo guarda.
- RESPONSABILITA’: partecipazione nella Comunità cristiana . Ci si domanderà se è possibile rendere più stabili alcuni stili e alcuni metodi sinodali all’interno delle nostre comunità. se sì…come?
- INTERAZIONI: la Parrocchia, ma non solo la parrocchia, una frase che potremmo trasformare in: la parrocchia, ma non solo la MIA Parrocchia. Come pensare la parrocchia all’interno della Chiesa?
Buon Cammino Sinodale a tutti
Betty