2012
Le feste
sono comunione e servizio...

Carissimi amici di Zogno,
il tempo Natalizio ci riempie della gioia dell’incontro con Colui che ha accettato di diventare come noi per comunicarci l’amore del Padre... Abbiamo provato, in questo periodo, a vivere da credenti? Abbiamo veramente dato spazio a Dio nella nostra vita o ci siamo preoccupati solo di trovare il divertimento e la gioia legata alle cose? Dobbiamo sempre riuscire a collegare le scelte con la fede e tutto sarà nuovo, vero, vivibile e bello. Abbiamo inaugurato nella Chiesa del Carmine nuovo la mostra di pittura intitolata “Non abbiate paura” per accompagnare i colloqui che hanno Giovanni Paolo II come faro che illumina ed aiuta a prendere sul serio e a vivere gioiosamente “senza paura” la nostra fede in questo mondo troppo preoccupato delle cose e poco attento alle persone. Proviamo la partecipazione e il servizio. Viviamo intensamente l’essere fratelli e figli dello stesso Padre e saremo sempre più attenti ai bisogni e riterremo il servizio il mezzo migliore per dire il nostro credo nell’esistenza quotidiana. I temi dei colloqui riguardano la scuola e il lavoro, i giovani, la famiglia, la sofferenza per aiutarci a possedere la visione del credente nelle realtà di ogni giorno. La fede è da vivere e conduce direttamente alla vita comune che è servizio. S. Giovanni Bosco ci aiuterà a metterci a disposizione gli uni degli altri e a vivere da fratelli in oratorio e in famiglia. Usciamo dal nostro guscio e comunichiamo ai fratelli la gioia di essere battezzati, la gioia di sapere che il Dio di Gesù è nostro Padre e ci viene incontro (Natale) e dona la sua vita (Pasqua) perché noi la accogliamo e condividiamo. Occorre che impariamo a vivere la liturgia dentro la storia e allora celebreremo davvero l’esserci di Dio per ogni uomo, ogni giorno.
E VOI BAMBINI?
Come avete passato il Natale? Spero che in ogni casa il piccolo “Gesù Bambino” sia nato e sia stato accolto nel modo migliore. Tra pochi giorni nel vostro presepe si aggiungeranno tre personaggi molto importanti!! Sono i Magi. Mi raccomando non chiamateli maghi perché si offendono!! Dovete sapere che il Vangelo quando è stato tradotto in lingua greca la parola mago significava uno che studia le stelle. Figuratevi se questi sapienti non sapevano guardare le costellazioni e distinguere la stella del Natale, chi sa dove sarebbero andati a finire. E invece? Arrivarono a Betlemme, adorarono il nato Bambino e gli fecero i più bei regali. Obietterete che l’oro era certamente un bel dono, se pensiamo quanto costa un solo grammo. E anche l’incenso, non male come valore! Ma la mirra... Dovete sapere che la mirra era un simbolo di qualcosa ben più grande. Con essa, che era profumatissima, si ungevano i re. Gesù è il re dei re. Capito quante ne sapevano questi... Re magi, anzi questi saggi dell’Oriente? Per l’incenso vi risparmio spiegazioni. Se siete chierichetti conoscerete bene l’uso dell’incenso nelle funzioni in chiesa. I tre saggi non potevano offrire di meglio al Messia, Figlio di Dio e Salvatore. Era come dire: “Tu sei il Signore, Tu sei il Re. Noi ti riconosciamo e ti diciamo grazie a nome di tutti gli uomini della terra. Sii il benvenuto tra noi”. A proposito, sapete come è finita la storia? Non se ne sa granché. Però, se andate a Colonia, in Germania, fate una capatina alla bella cattedrale (c’è stato anche il nostro Papa Benedetto XVI). Chi trovate? Naturalmente, i re magi, o meglio la loro tomba. E vi dico che ogni anno a Natale e nella festa della Epifania una grande folla si reca a portare un fiore ai tre viaggiatori che portarono a Gesù i più bei doni.
Carissimi ragazzi, fate anche voi come quei sapienti; cercate di portare grandi doni a Colui che è appena nato per tutti noi; portategli amore, gioia e serenità.
Buona Natale e Buon Anno a tutti!!
Angelo prete
il tempo Natalizio ci riempie della gioia dell’incontro con Colui che ha accettato di diventare come noi per comunicarci l’amore del Padre... Abbiamo provato, in questo periodo, a vivere da credenti? Abbiamo veramente dato spazio a Dio nella nostra vita o ci siamo preoccupati solo di trovare il divertimento e la gioia legata alle cose? Dobbiamo sempre riuscire a collegare le scelte con la fede e tutto sarà nuovo, vero, vivibile e bello. Abbiamo inaugurato nella Chiesa del Carmine nuovo la mostra di pittura intitolata “Non abbiate paura” per accompagnare i colloqui che hanno Giovanni Paolo II come faro che illumina ed aiuta a prendere sul serio e a vivere gioiosamente “senza paura” la nostra fede in questo mondo troppo preoccupato delle cose e poco attento alle persone. Proviamo la partecipazione e il servizio. Viviamo intensamente l’essere fratelli e figli dello stesso Padre e saremo sempre più attenti ai bisogni e riterremo il servizio il mezzo migliore per dire il nostro credo nell’esistenza quotidiana. I temi dei colloqui riguardano la scuola e il lavoro, i giovani, la famiglia, la sofferenza per aiutarci a possedere la visione del credente nelle realtà di ogni giorno. La fede è da vivere e conduce direttamente alla vita comune che è servizio. S. Giovanni Bosco ci aiuterà a metterci a disposizione gli uni degli altri e a vivere da fratelli in oratorio e in famiglia. Usciamo dal nostro guscio e comunichiamo ai fratelli la gioia di essere battezzati, la gioia di sapere che il Dio di Gesù è nostro Padre e ci viene incontro (Natale) e dona la sua vita (Pasqua) perché noi la accogliamo e condividiamo. Occorre che impariamo a vivere la liturgia dentro la storia e allora celebreremo davvero l’esserci di Dio per ogni uomo, ogni giorno.
E VOI BAMBINI?
Come avete passato il Natale? Spero che in ogni casa il piccolo “Gesù Bambino” sia nato e sia stato accolto nel modo migliore. Tra pochi giorni nel vostro presepe si aggiungeranno tre personaggi molto importanti!! Sono i Magi. Mi raccomando non chiamateli maghi perché si offendono!! Dovete sapere che il Vangelo quando è stato tradotto in lingua greca la parola mago significava uno che studia le stelle. Figuratevi se questi sapienti non sapevano guardare le costellazioni e distinguere la stella del Natale, chi sa dove sarebbero andati a finire. E invece? Arrivarono a Betlemme, adorarono il nato Bambino e gli fecero i più bei regali. Obietterete che l’oro era certamente un bel dono, se pensiamo quanto costa un solo grammo. E anche l’incenso, non male come valore! Ma la mirra... Dovete sapere che la mirra era un simbolo di qualcosa ben più grande. Con essa, che era profumatissima, si ungevano i re. Gesù è il re dei re. Capito quante ne sapevano questi... Re magi, anzi questi saggi dell’Oriente? Per l’incenso vi risparmio spiegazioni. Se siete chierichetti conoscerete bene l’uso dell’incenso nelle funzioni in chiesa. I tre saggi non potevano offrire di meglio al Messia, Figlio di Dio e Salvatore. Era come dire: “Tu sei il Signore, Tu sei il Re. Noi ti riconosciamo e ti diciamo grazie a nome di tutti gli uomini della terra. Sii il benvenuto tra noi”. A proposito, sapete come è finita la storia? Non se ne sa granché. Però, se andate a Colonia, in Germania, fate una capatina alla bella cattedrale (c’è stato anche il nostro Papa Benedetto XVI). Chi trovate? Naturalmente, i re magi, o meglio la loro tomba. E vi dico che ogni anno a Natale e nella festa della Epifania una grande folla si reca a portare un fiore ai tre viaggiatori che portarono a Gesù i più bei doni.
Carissimi ragazzi, fate anche voi come quei sapienti; cercate di portare grandi doni a Colui che è appena nato per tutti noi; portategli amore, gioia e serenità.
Buona Natale e Buon Anno a tutti!!
Angelo prete
La sfida educativa si gioca sul dovere del servizio
Carissimi amici di Zogno,
all’inizio del mese di febbraio ci sentiamo in obbligo di parlare di sfida educativa legata alla festa di S. Giovanni Bosco, a cui è dedicato il nostro oratorio, e alle feste che ci hanno aiutato a celebrare questo grande educatore. Si litiga tanto sulla capacità o meno dei nostri genitori di dire sì e no ai propri figli, ci si accapiglia sul fatto che i nostri ragazzi, adolescenti e giovani faticano a diventare grandi e a prendere in mano la loro vita seria- mente, ci si arrabbia, io mi arrabbio molto per quello che chiamo “accontentarsi” nelle scelte educative nel nostro oratorio: spesso ci si accontenta di averli lì i giovani e gli adolescenti sentendosi in dovere di accontentarli un po’ in tutto pur che ci stiano...
La sfida educativa, secondo me invece, si gioca sul dovere del ser- vizio: quello dei genitori e degli educatori nei confronti dei ragazzi e adolescenti, che pian piano comprendono e scelgono di diventare a loro volta capaci di servizio verso gli altri.
Quando uno si può considerare grande?
Quando è capace di pensare prima agli altri, di far del bene e ama davvero.
Solo così ci si può considerare grandi.
E questo discorso riguarda: la sfera affettiva per diventare capaci di amare; la sfera elettiva, per diventare capaci di costruire e di scegliere, di legarsi seriamente a una persona o a un ideale; e la sfera del lavoro e dell’impegno in società, riguardo alla capacità di met- tersi al servizio della comunità.
Cari genitori credete che siano all’altezza i vostri ragazzi?
Io credo proprio di sì: quello che conta è che sappiano dirsi e dire a tutti noi che cosa vale, che cosa conta davvero nella vita e allora si appassioneranno e si impegneranno ancor di più.
Ragazzi, mi rivolgo a voi, fate vedere a tutti quanto valete, non sedetevi e non fatevi criticare, fate uscire il vostro carattere e cercate di ascoltare, imparare e dialogare con chi si mette a disposizione (il don, i catechisti, i prof); non smettete di credere.
Verso la fine di febbraio inizieremo la Quaresima; proviamo a farlo con questo stile di scelta e di impegno e capiremo che vale la pena mettersi seriamente in cammino.
Auguri
Angelo prete
all’inizio del mese di febbraio ci sentiamo in obbligo di parlare di sfida educativa legata alla festa di S. Giovanni Bosco, a cui è dedicato il nostro oratorio, e alle feste che ci hanno aiutato a celebrare questo grande educatore. Si litiga tanto sulla capacità o meno dei nostri genitori di dire sì e no ai propri figli, ci si accapiglia sul fatto che i nostri ragazzi, adolescenti e giovani faticano a diventare grandi e a prendere in mano la loro vita seria- mente, ci si arrabbia, io mi arrabbio molto per quello che chiamo “accontentarsi” nelle scelte educative nel nostro oratorio: spesso ci si accontenta di averli lì i giovani e gli adolescenti sentendosi in dovere di accontentarli un po’ in tutto pur che ci stiano...
La sfida educativa, secondo me invece, si gioca sul dovere del ser- vizio: quello dei genitori e degli educatori nei confronti dei ragazzi e adolescenti, che pian piano comprendono e scelgono di diventare a loro volta capaci di servizio verso gli altri.
Quando uno si può considerare grande?
Quando è capace di pensare prima agli altri, di far del bene e ama davvero.
Solo così ci si può considerare grandi.
E questo discorso riguarda: la sfera affettiva per diventare capaci di amare; la sfera elettiva, per diventare capaci di costruire e di scegliere, di legarsi seriamente a una persona o a un ideale; e la sfera del lavoro e dell’impegno in società, riguardo alla capacità di met- tersi al servizio della comunità.
Cari genitori credete che siano all’altezza i vostri ragazzi?
Io credo proprio di sì: quello che conta è che sappiano dirsi e dire a tutti noi che cosa vale, che cosa conta davvero nella vita e allora si appassioneranno e si impegneranno ancor di più.
Ragazzi, mi rivolgo a voi, fate vedere a tutti quanto valete, non sedetevi e non fatevi criticare, fate uscire il vostro carattere e cercate di ascoltare, imparare e dialogare con chi si mette a disposizione (il don, i catechisti, i prof); non smettete di credere.
Verso la fine di febbraio inizieremo la Quaresima; proviamo a farlo con questo stile di scelta e di impegno e capiremo che vale la pena mettersi seriamente in cammino.
Auguri
Angelo prete
Impariamo il senso della Chiesa come comunità di servizio
Carissimi amici di Zogno,
siamo in Quaresima, rivolti decisamente verso la Pasqua, ma il tempo ci sfugge e ci travolge così velocemente che rischiamo di perdere di vista il centro del nostro esistere. Le domande che sempre devono ricorrere nella mente di ognuno, ma soprattutto in quella di chi guida una comunità sono: “Che senso ha vivere questa giornata, questa celebrazione, dare peso a questa
iniziativa?”. E: “Dove sto andando con i miei fratelli?”.
Non vi siete mai chiesti se stiamo camminando insieme?
Se qualcuno si ritiene abbandonato a se stesso?
Oppure siamo così presi da tante cose che quello che succede capita, lo prendiamo così come viene e non ci tocca più di tanto?
Mi sembra che stiamo vivendo molto sfilacciati, pensando ognuno a se stesso, senza un filo conduttore chiaro in mente e nel cuore...
Vivere la Quaresima ci porterà alla Pasqua, al centro della nostra fede: la Risurrezione di Cristo e quindi la chiamata di Dio per ognuno di noi.
Cosa possiamo fare per realizzare il progetto del Signore?
Vi invito a non accontentarvi, ma a mettervi sempre in ricerca, a fare un serio esame di coscienza per individuare gli errori compiuti fino adesso per non ripeterli in avvenire.
Come viviamo la nostra fede? Cosa doniamo ai nostri bambini, ragazzi, adolescenti, giovani? A che posto è il Signore? Ci accontentiamo di una messa più o meno vissuta, più o meno partecipata? Ci mettiamo davvero in gioco di fronte alla scelta che Gesù compie: “Ora andiamo a Gerusalemme e là il Figlio dell’uomo sarà consegnato...?”. È Lui che si consegna, che si dona. E continua: “Chi vuol essere il primo tra voi si faccia l’ultimo, il servo di tutti!”. Che Quaresima vogliamo vivere quest’anno?
Ai ragazzi viene offerto il cammino che ha come centro il pane, con temi che riguardano la vita famigliare e comunitaria; la conversione, l’accogliere il dono e ringraziare, l’offrire un dono, diventare dono nel servizio, il mangiare insieme come realtà che fa vivere la comunione. Proviamo tutti insieme a viverlo con i ragazzi e, forse, impareremo il senso della Chiesa come comunità di servizio.
Buon cammino verso la Pasqua
Angelo prete
siamo in Quaresima, rivolti decisamente verso la Pasqua, ma il tempo ci sfugge e ci travolge così velocemente che rischiamo di perdere di vista il centro del nostro esistere. Le domande che sempre devono ricorrere nella mente di ognuno, ma soprattutto in quella di chi guida una comunità sono: “Che senso ha vivere questa giornata, questa celebrazione, dare peso a questa
iniziativa?”. E: “Dove sto andando con i miei fratelli?”.
Non vi siete mai chiesti se stiamo camminando insieme?
Se qualcuno si ritiene abbandonato a se stesso?
Oppure siamo così presi da tante cose che quello che succede capita, lo prendiamo così come viene e non ci tocca più di tanto?
Mi sembra che stiamo vivendo molto sfilacciati, pensando ognuno a se stesso, senza un filo conduttore chiaro in mente e nel cuore...
Vivere la Quaresima ci porterà alla Pasqua, al centro della nostra fede: la Risurrezione di Cristo e quindi la chiamata di Dio per ognuno di noi.
Cosa possiamo fare per realizzare il progetto del Signore?
Vi invito a non accontentarvi, ma a mettervi sempre in ricerca, a fare un serio esame di coscienza per individuare gli errori compiuti fino adesso per non ripeterli in avvenire.
Come viviamo la nostra fede? Cosa doniamo ai nostri bambini, ragazzi, adolescenti, giovani? A che posto è il Signore? Ci accontentiamo di una messa più o meno vissuta, più o meno partecipata? Ci mettiamo davvero in gioco di fronte alla scelta che Gesù compie: “Ora andiamo a Gerusalemme e là il Figlio dell’uomo sarà consegnato...?”. È Lui che si consegna, che si dona. E continua: “Chi vuol essere il primo tra voi si faccia l’ultimo, il servo di tutti!”. Che Quaresima vogliamo vivere quest’anno?
Ai ragazzi viene offerto il cammino che ha come centro il pane, con temi che riguardano la vita famigliare e comunitaria; la conversione, l’accogliere il dono e ringraziare, l’offrire un dono, diventare dono nel servizio, il mangiare insieme come realtà che fa vivere la comunione. Proviamo tutti insieme a viverlo con i ragazzi e, forse, impareremo il senso della Chiesa come comunità di servizio.
Buon cammino verso la Pasqua
Angelo prete
C’è bisogno di conversione
Carissimi amici,
siamo giunti alla Pasqua, alla scelta di Dio di donarci, metterci nelle mani, consegnarci, il Figlio suo per farsi mettere in croce per la nostra salvezza. Ancora una volta ci siamo soffermati a contemplare chi sa amare davvero, lo abbiamo imparato: “Solo chi muore a se stesso, solo chi dona sa amare!”. Quante volte abbiamo meditato e approfondito questa verità senza crederci davvero, seguendo con insistenza gli insegna- menti del nostro mondo che continua a martellarci la verità dell’avere più che dell’essere, del comandare più che del servire. E pensiamo di conoscere Gesù, crediamo di credere nel Dio di Gesù, nel Dio crocifisso e risorto, e invece ci accorgiamo che, spesso, lo sostituiamo con la nostra idea di vita, con le nostre convinzioni.
Carissimi c’è bisogno di conversione.
“Sbagli don - mi sento dire - dovevi parlare di conversione all’ini- zio della Quaresima; adesso che è finita dovresti parlarci della gioia dell’essere cristiani, della luce della Pasqua, del nutrirci di Cristo, dell’alleluia”!!
Ma noi, conosciamo veramente Gesù?
Davvero viviamo di Lui, lo comunichiamo nelle nostre famiglie, negli incontri al catechismo, nelle celebrazioni, nello stare insieme? Andiamo a portarlo in missione, lo adoriamo nelle celebrazioni? Mi sto accorgendo che quello che ci porta alla Chiesa è più l’abitudine che la convinzione, che manca davvero la ricerca sincera di conoscere Gesù, di incontrarlo, di lasciarci riempire della sua presenza, per imparare a pensare come Lui, a vivere come Lui, a scegliere di metterci a servizio gli uni degli altri come Lui. Mi sto accorgendo che la Pasqua è solo una festa, una giornata particolare preceduta da alcuni riti che sfuggono alla nostra vera partecipazione, alla nostra volontà di comprensione non perché troppo difficili, ma perché troppo impegnativi, perché ci mettono nel cuore il dubbio di aver sbagliato strada e di aver davvero bisogno di convertire il nostro cuore...
Buona Pasqua
Angelo prete
siamo giunti alla Pasqua, alla scelta di Dio di donarci, metterci nelle mani, consegnarci, il Figlio suo per farsi mettere in croce per la nostra salvezza. Ancora una volta ci siamo soffermati a contemplare chi sa amare davvero, lo abbiamo imparato: “Solo chi muore a se stesso, solo chi dona sa amare!”. Quante volte abbiamo meditato e approfondito questa verità senza crederci davvero, seguendo con insistenza gli insegna- menti del nostro mondo che continua a martellarci la verità dell’avere più che dell’essere, del comandare più che del servire. E pensiamo di conoscere Gesù, crediamo di credere nel Dio di Gesù, nel Dio crocifisso e risorto, e invece ci accorgiamo che, spesso, lo sostituiamo con la nostra idea di vita, con le nostre convinzioni.
Carissimi c’è bisogno di conversione.
“Sbagli don - mi sento dire - dovevi parlare di conversione all’ini- zio della Quaresima; adesso che è finita dovresti parlarci della gioia dell’essere cristiani, della luce della Pasqua, del nutrirci di Cristo, dell’alleluia”!!
Ma noi, conosciamo veramente Gesù?
Davvero viviamo di Lui, lo comunichiamo nelle nostre famiglie, negli incontri al catechismo, nelle celebrazioni, nello stare insieme? Andiamo a portarlo in missione, lo adoriamo nelle celebrazioni? Mi sto accorgendo che quello che ci porta alla Chiesa è più l’abitudine che la convinzione, che manca davvero la ricerca sincera di conoscere Gesù, di incontrarlo, di lasciarci riempire della sua presenza, per imparare a pensare come Lui, a vivere come Lui, a scegliere di metterci a servizio gli uni degli altri come Lui. Mi sto accorgendo che la Pasqua è solo una festa, una giornata particolare preceduta da alcuni riti che sfuggono alla nostra vera partecipazione, alla nostra volontà di comprensione non perché troppo difficili, ma perché troppo impegnativi, perché ci mettono nel cuore il dubbio di aver sbagliato strada e di aver davvero bisogno di convertire il nostro cuore...
Buona Pasqua
Angelo prete
Maggio, il mese di Maria la Madre di Gesù
Il mese di maggio, mese di Maria la Madre di Gesù, della preghiera del S. Rosario, della benedizione delle nostre famiglie ci richiama il fatto di essere battezzati, salvati, redenti e rinnovati.
Abbiamo tanti motivi per gioire insieme in questo mese: celebreremo i sacramenti dell’iniziazione cristiana. I ragazzi della seconda elementare hanno sperimentato il perdono del Signore nell’ultima domenica di Aprile, il 20 maggio i ragazzi della terza elementare incontreranno Gesù nell’Eucaristia, il 27 i ragazzi della prima media riceveranno il sacramento della Cresima, il 13 maggio gli adolescenti di terza media si presenteranno alla comunità per dire con forza che la Cresima è stata una loro scelta e la confermano ora. Quante famiglie sono coinvolte in questo cammino, coinvolte per tutto l’anno catechistico, quante occasioni per tutti noi di approfondire, rivedere, fissare nel cuore le nostre scelte e accorgerci sempre di più di essere amati dal Signore!
S. Ireneo scrive: “Il tralcio della vite, piantato in terra, porta frutto a suo tempo, e il grano di frumento caduto nella terra, e in esso dissolto, risorge moltiplicato per virtù dello Spirito di Dio, che abbraccia ogni cosa. Tutto questo poi dalla sapienza è messo a disposizione dell’uomo, e, ricevendo la parola di Dio, diventa Eucaristia, cioè corpo e sangue di Cristo”.
Carissimi, c’è bisogno di mettersi in relazione feconda con il Padre, di parlare con il Figlio, accettare la lezione dello Spirito per immedesimarci nella Pentecoste della Chiesa che si mette ogni giorno in cammino ascoltando i bisogni dell’uomo per mettersi a servizio.
Proviamo a lasciarci accompagnare da Maria nell’ascolto del Figlio e della sua Parola, perché diventi la luce che dà senso al nostro camminare, che ci aiuta a ridipingere le nostre giornate con i colori della fede, dell’incontro, dell’amore di Dio per noi e per i fratelli.
Facciamo tesoro del fatto di essere Comunità di credenti, di avere un tesoro di fede e di tradizioni da comunicare: non stanchiamoci mai a comunicarla soprattutto con l’esempio.
La celebrazione dei sacramenti sia una gioia che non si esaurisce nella giornata, ma che dà sapore a tutta la vita, lo stesso sapore di Cristo.
In questo mese vivremo anche le messe nelle contrade per la benedizione delle famiglie, troviamo il tempo di parteciparvi proprio per ricordarci il senso comunitario del nostro vivere.
Auguri
Angelo prete
Abbiamo tanti motivi per gioire insieme in questo mese: celebreremo i sacramenti dell’iniziazione cristiana. I ragazzi della seconda elementare hanno sperimentato il perdono del Signore nell’ultima domenica di Aprile, il 20 maggio i ragazzi della terza elementare incontreranno Gesù nell’Eucaristia, il 27 i ragazzi della prima media riceveranno il sacramento della Cresima, il 13 maggio gli adolescenti di terza media si presenteranno alla comunità per dire con forza che la Cresima è stata una loro scelta e la confermano ora. Quante famiglie sono coinvolte in questo cammino, coinvolte per tutto l’anno catechistico, quante occasioni per tutti noi di approfondire, rivedere, fissare nel cuore le nostre scelte e accorgerci sempre di più di essere amati dal Signore!
S. Ireneo scrive: “Il tralcio della vite, piantato in terra, porta frutto a suo tempo, e il grano di frumento caduto nella terra, e in esso dissolto, risorge moltiplicato per virtù dello Spirito di Dio, che abbraccia ogni cosa. Tutto questo poi dalla sapienza è messo a disposizione dell’uomo, e, ricevendo la parola di Dio, diventa Eucaristia, cioè corpo e sangue di Cristo”.
Carissimi, c’è bisogno di mettersi in relazione feconda con il Padre, di parlare con il Figlio, accettare la lezione dello Spirito per immedesimarci nella Pentecoste della Chiesa che si mette ogni giorno in cammino ascoltando i bisogni dell’uomo per mettersi a servizio.
Proviamo a lasciarci accompagnare da Maria nell’ascolto del Figlio e della sua Parola, perché diventi la luce che dà senso al nostro camminare, che ci aiuta a ridipingere le nostre giornate con i colori della fede, dell’incontro, dell’amore di Dio per noi e per i fratelli.
Facciamo tesoro del fatto di essere Comunità di credenti, di avere un tesoro di fede e di tradizioni da comunicare: non stanchiamoci mai a comunicarla soprattutto con l’esempio.
La celebrazione dei sacramenti sia una gioia che non si esaurisce nella giornata, ma che dà sapore a tutta la vita, lo stesso sapore di Cristo.
In questo mese vivremo anche le messe nelle contrade per la benedizione delle famiglie, troviamo il tempo di parteciparvi proprio per ricordarci il senso comunitario del nostro vivere.
Auguri
Angelo prete
Giugno, mese
di bilanci e resoconti..
Carissimi,
giugno mese di bilanci, resoconti... questo anno pastorale sta per finire, ora
la nostra mente sta pensando alle ferie, al meritato riposo... si mette via tutto quanto si è racimolato nell’anno e lo si chiude in un cassetto pensando che per un po’ non verrà più usato. Mi raccomando: Gesù non va messo via, anzi, cerchiamo di portarcelo sempre con noi... Lui non va in ferie, Lui per noi c’è sempre!
In quest’anno trascorso abbiamo cercato di tener fede ai nostri numerosi impegni comunitari. Agli impegni spirituali personali, ognuno spero abbia agito secondo coscienza. Purtroppo devo farvi osservare che occorre essere più attivi in certi settori e la partecipazione dovrebbe essere più unanime. Ho notato una scarsa partecipazione agli incontri dei genitori ai Sacramenti, appuntamenti a mio parere, molto importanti che aiutano a far crescere e aiutare a far crescere i propri figli. L’impegno nostro, per l’iniziazione cristiana dei nostri ragazzi è notevole, ma ogni sforzo, voi capite, sarebbe vano senza la collaborazione di voi genitori. Come ho sempre detto e non mi stancherò mai di ripeterlo, siete voi genitori i primi catechisti dei vostri figli. Il catechismo non è una delega ad altri ma solo un’apertura alle dimensioni più vaste della comunità parrocchiale per una catechesi più specifica, profonda e sistematica, affidata a catechisti che sono mamme e papà come voi appassionati di LUI che si impegnano con fede e dedizione a far da tramite tra i ragazzi e la comunità. Quello che desidererei per l’anno prossimo è potervi vedere più numerosi, capire e decidere insieme come impostare i nostri appuntamenti... sono disponibile ad accogliere vostri suggerimenti e perché no, anche vostre critiche, perché possono aiutare a crescere spiritualmente come comunità unita. Ci conto. Ogni nostra attività ha avuto come fine la Parola di Dio e come scopo la maturità personale e comunitaria. Punto centrale degli interventi è stata la liturgia. La domenica è il giorno più importante di ogni celebrazione liturgica; essa non è solo precetto della Chiesa ma il primo giorno della settimana in cui si celebra il mistero della salvezza e il ricevere Lui dentro di noi. Quando ero bambino, legare la messa alla mensa pareva quasi una profanazione. Allora, alla messa “si assisteva”. Non veniva naturale intendere la messa come quel sacramento che ti permetteva di “mangiare”. L’andare ad “ascoltare la messa” era visto come un oneroso atto di obbedienza; una devozione preziosa e feconda, certo, ma il tuo “nutrimento” spesso andava trovato altrove. Ora con il “tempo dell’evoluzione”, la vostra presenza scarseggia e tante volte noto un’assemblea non molto attenta e partecipe.
Proviamo, insieme a vivere questo tempo così difficile, come tempo utile per unirci di più e credere in ciò che il Signore ci ha donato... la sua morte e risurrezione!! Cerchiamo di essere più attivi e attenti al prossimo, a chi ci è accanto e sempre insieme tentiamo di vivere la S. Messa comunicando ai figli come è bello incontrare il Signore; solo così i ragazzi si possono appassionare, vedendo i propri genitori convinti e sicuri.
Buone vacanze a tutti!! E a voi ragazzi auguro un buon CRE!! Sia un’occasione per vivere questo tempo di gioco e di divertimento nel modo più sereno e gioioso e a voi ANIMATORI una benedizione speciale: siate vigili e attenti ma soprattutto responsabili dei bambini che vi verranno affidati!!
Auguri
Angelo prete
giugno mese di bilanci, resoconti... questo anno pastorale sta per finire, ora
la nostra mente sta pensando alle ferie, al meritato riposo... si mette via tutto quanto si è racimolato nell’anno e lo si chiude in un cassetto pensando che per un po’ non verrà più usato. Mi raccomando: Gesù non va messo via, anzi, cerchiamo di portarcelo sempre con noi... Lui non va in ferie, Lui per noi c’è sempre!
In quest’anno trascorso abbiamo cercato di tener fede ai nostri numerosi impegni comunitari. Agli impegni spirituali personali, ognuno spero abbia agito secondo coscienza. Purtroppo devo farvi osservare che occorre essere più attivi in certi settori e la partecipazione dovrebbe essere più unanime. Ho notato una scarsa partecipazione agli incontri dei genitori ai Sacramenti, appuntamenti a mio parere, molto importanti che aiutano a far crescere e aiutare a far crescere i propri figli. L’impegno nostro, per l’iniziazione cristiana dei nostri ragazzi è notevole, ma ogni sforzo, voi capite, sarebbe vano senza la collaborazione di voi genitori. Come ho sempre detto e non mi stancherò mai di ripeterlo, siete voi genitori i primi catechisti dei vostri figli. Il catechismo non è una delega ad altri ma solo un’apertura alle dimensioni più vaste della comunità parrocchiale per una catechesi più specifica, profonda e sistematica, affidata a catechisti che sono mamme e papà come voi appassionati di LUI che si impegnano con fede e dedizione a far da tramite tra i ragazzi e la comunità. Quello che desidererei per l’anno prossimo è potervi vedere più numerosi, capire e decidere insieme come impostare i nostri appuntamenti... sono disponibile ad accogliere vostri suggerimenti e perché no, anche vostre critiche, perché possono aiutare a crescere spiritualmente come comunità unita. Ci conto. Ogni nostra attività ha avuto come fine la Parola di Dio e come scopo la maturità personale e comunitaria. Punto centrale degli interventi è stata la liturgia. La domenica è il giorno più importante di ogni celebrazione liturgica; essa non è solo precetto della Chiesa ma il primo giorno della settimana in cui si celebra il mistero della salvezza e il ricevere Lui dentro di noi. Quando ero bambino, legare la messa alla mensa pareva quasi una profanazione. Allora, alla messa “si assisteva”. Non veniva naturale intendere la messa come quel sacramento che ti permetteva di “mangiare”. L’andare ad “ascoltare la messa” era visto come un oneroso atto di obbedienza; una devozione preziosa e feconda, certo, ma il tuo “nutrimento” spesso andava trovato altrove. Ora con il “tempo dell’evoluzione”, la vostra presenza scarseggia e tante volte noto un’assemblea non molto attenta e partecipe.
Proviamo, insieme a vivere questo tempo così difficile, come tempo utile per unirci di più e credere in ciò che il Signore ci ha donato... la sua morte e risurrezione!! Cerchiamo di essere più attivi e attenti al prossimo, a chi ci è accanto e sempre insieme tentiamo di vivere la S. Messa comunicando ai figli come è bello incontrare il Signore; solo così i ragazzi si possono appassionare, vedendo i propri genitori convinti e sicuri.
Buone vacanze a tutti!! E a voi ragazzi auguro un buon CRE!! Sia un’occasione per vivere questo tempo di gioco e di divertimento nel modo più sereno e gioioso e a voi ANIMATORI una benedizione speciale: siate vigili e attenti ma soprattutto responsabili dei bambini che vi verranno affidati!!
Auguri
Angelo prete
Che bello giocare insieme! Che bello stare insieme...
Ricordi di un tempo...
Quando noi sacerdoti ci troviamo a pranzo da me il mercoledì, dopo un momento di preghiera, si chiacchiera e ci si confronta... da un po’ di tempo il tema che rende tristi i nostri cuori è lo scarso impegno dei ragazzi in oratorio nel portare avanti un servizio... abbiamo costatato che i ragazzi preferiscono altri divertimenti che, purtroppo, li allontanano da un luogo una volta gremito e colorato...
Certo, se ora si entra in oratorio i bimbi/ragazzi ci sono e anche tantissimi... ma dura solo per un mese e poi durante l’anno diminuiscono!! E ti chiedi: l’oratorio è come un mese fa... è aperto e funzionante! Si sa, non c’è l’attività, la gita, il lavoretto che ti propongono durante il CRE ma il campo, il bar, il calcetto e quant’altro ci sono, il don è li per accogliere, parlare e condividere con loro questi momenti di crescita?! Ma ragazzi... bimbi dove siete?!! L’altro giorno fuori di casa una persona di una certa età chiacchierando mi dice: “Quando ieri ho assistito all’arrivo di quella numerosa truppa vociante e festosa che, scarrozzata dai pullman, s’è riversata in oratorio per l’inizio CRE, mi si è risvegliata la sopita nostalgia del tempo in cui anch’io frequentavo l’oratorio. Allora si chiamava COLONIA ESTIVA. Erano tempi diversi quelli d’allora e l’oratorio era diviso: le ragazze da una parte, noi maschietti dall’altra. Erano altri tempi, ma anche se i sacerdoti erano altri, non erano diversi per umiltà, carità cristiana, intuito psicologico di quelli che operano adesso. Giocavano con noi, il pallone era di cuoio e ai piedi si avevano scarpe poco adeguate per un materiale del genere, ma non ci facevamo caso, pur di giocare si faceva questo e altro... “Ol me nèut - continua - non va al CRE, non si riesce a smuoverlo da casa e durante l’anno facciamo fatica a mandarlo persino a catechismo!! Me ‘l so mia, che cosa hanno i ragazzi d’oggi nella testa... Io appena potevo, finito di aiutare il mio papà nei campi, scappavo giù in oratorio e fino a sera non tornavo a casa. Alla domenica si andava a Messa, a dottrina nel pomeriggio e poi via si scendeva in oratorio a tirare quattro calci a quel pallone tanto pesante!! Oppure se la mamma ci dava qualche soldo si andava al cinema... che bei tep!!” Che bei tempi, dice questo nonno... ricordi che nessuno può cancellare. Ricordi che i nostri ragazzi devono prendere ad esempio. Ricordate carissimi che il CRE (e non solo) è una grande opportunità. È un momento di aggregazione, tra bimbi, ragazzi, adolescenti e adulti... un miscuglio di tante età diverse che cercano di capire, aiutare e fare imparare, che insieme crescano una comunità cristiana che sa donare del suo. |
“Chi diventa grande impara a restituire alla comunità quello che la comunità gli ha donato quando cresceva”... sono le parole di don Belotti. Di questo ha bisogno una comunità cristiana: essere restitutiva, crescere unita e forte, aiutare a migliorare nel dono e nel servizio, accorgendosi sempre più delle persone che si spendono per noi e mettendo in ognuno il desiderio di imitarle e donare quello che si è per il bene comune. Altrimenti la comunità resta scritta sui libri, ma non nella vita e arrivando alla festa del nostro patrono San Lorenzo rischiamo di non capire perché ha dato la vita e perché possiamo anche noi fare altrettanto.
Auguri a tutti. Angelo prete |
La vita come dono, come servizio, come amore...
Il nostro santo Patrono ne è un esempio
Carissimi,
da pochi giorni è iniziata la Sagra di san Lorenzo. Il nostro patrono di origini aragonensi ci invita ad essere come lui, santo della carità, del servizio e del dono di sé. Lui offre tutto questo al suo popolo; il suo “compito” è di distribuire i beni della Chiesa a chi ne ha bisogno. Quando l’imperatore gli chiese di consegnargli le ricchezze della Chiesa, lui si presentò con tutti i suoi poveri e malati dicendo: “Ecco questi sono i nostri tesori: sono tesori eterni, non vengono mai meno, anzi crescono sempre più”. Insomma, lui dà alla sua vita un grande significato...
E noi che significato diamo alla nostra vita? Molti sono convinti, purtroppo, che non abbia un senso, che sia un ammasso di istanti, di giorni, di decenni che si affiancano gli uni agli altri casualmente sino a quando giunge la morte: un salto nel nulla. Altri, però, riescono a scorgere qualcosa di più, riescono a guardare oltre: oltre la realtà materiale, oltre alla monotonia quotidiana, oltre l’esistenza terrena. Per costoro, la vita è un dono. Un dono che ci è stato dato e che, in quanto tale, siamo tenuti a renderlo un dono anche per gli altri. Il vero cristiano deve essere capace di donarsi, di regalare e di accogliere. Ma il significato della vita cristiana non si esaurisce qui. È anche servizio: servizio nei confronti degli altri, di chi ha bisogno. Tanti decidono di affrontare viaggi lunghi e faticosi per raggiunge le migliaia di persone del Terzo Mondo che costantemente muoiono di fame, di sete, per un semplice raffreddore o per una banale febbre. Tanti, invece, si mettono al servizio nei luoghi che frequentano quotidianamente... c’è sempre qualcuno che chiede aiuto e che aspetta di essere rincuorato... A volte, però, è più semplice dare 100 € in beneficienza piuttosto che andare a trovare un nostro parente anziano che sta male, è più comodo adottare un bambino, piuttosto che aiutare un’anziana a portare in cima alle scale la borsa della spesa. Ebbene la nostra vita come servizio è proprio non voler strafare, evitare l’inutile scenografia, la pura esibizione e partire dai piccoli gesti che riusciamo a fare quotidianamente.
Ovviamente la carità, il volontariato e simili impegni sono lodevoli ed importantissimi, ma hanno un senso solo se inseriti in una vita cristiana che è servizio anche nella dimensione domestica e che non si limita ad esserlo solo per qualche ora alla settimana. Dobbiamo essere come il giovane Lorenzo che spende ogni attimo della sua vita per far conoscere Gesù, lui lo riconosce come centro del suo esistere, non si accontenta di vivere per sè la propria fede, ma la comunica, la condivide e la dona a chi ne ha bisogno. Chiediamo a lui e al Signore di essere credenti veri e di aiutarci a rafforzare ancor di più la nostra fede.
P.S.: Quest’anno il nostro Santo Padre Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede. Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Sarà un’occasione propizia perché tutti i fedeli comprendano più profondamente che il fondamento della fede cristiana è Gesù Cristo e che bisogna rimanere in Lui.
Buona festa patronale a tutti!!
Angelo prete
da pochi giorni è iniziata la Sagra di san Lorenzo. Il nostro patrono di origini aragonensi ci invita ad essere come lui, santo della carità, del servizio e del dono di sé. Lui offre tutto questo al suo popolo; il suo “compito” è di distribuire i beni della Chiesa a chi ne ha bisogno. Quando l’imperatore gli chiese di consegnargli le ricchezze della Chiesa, lui si presentò con tutti i suoi poveri e malati dicendo: “Ecco questi sono i nostri tesori: sono tesori eterni, non vengono mai meno, anzi crescono sempre più”. Insomma, lui dà alla sua vita un grande significato...
E noi che significato diamo alla nostra vita? Molti sono convinti, purtroppo, che non abbia un senso, che sia un ammasso di istanti, di giorni, di decenni che si affiancano gli uni agli altri casualmente sino a quando giunge la morte: un salto nel nulla. Altri, però, riescono a scorgere qualcosa di più, riescono a guardare oltre: oltre la realtà materiale, oltre alla monotonia quotidiana, oltre l’esistenza terrena. Per costoro, la vita è un dono. Un dono che ci è stato dato e che, in quanto tale, siamo tenuti a renderlo un dono anche per gli altri. Il vero cristiano deve essere capace di donarsi, di regalare e di accogliere. Ma il significato della vita cristiana non si esaurisce qui. È anche servizio: servizio nei confronti degli altri, di chi ha bisogno. Tanti decidono di affrontare viaggi lunghi e faticosi per raggiunge le migliaia di persone del Terzo Mondo che costantemente muoiono di fame, di sete, per un semplice raffreddore o per una banale febbre. Tanti, invece, si mettono al servizio nei luoghi che frequentano quotidianamente... c’è sempre qualcuno che chiede aiuto e che aspetta di essere rincuorato... A volte, però, è più semplice dare 100 € in beneficienza piuttosto che andare a trovare un nostro parente anziano che sta male, è più comodo adottare un bambino, piuttosto che aiutare un’anziana a portare in cima alle scale la borsa della spesa. Ebbene la nostra vita come servizio è proprio non voler strafare, evitare l’inutile scenografia, la pura esibizione e partire dai piccoli gesti che riusciamo a fare quotidianamente.
Ovviamente la carità, il volontariato e simili impegni sono lodevoli ed importantissimi, ma hanno un senso solo se inseriti in una vita cristiana che è servizio anche nella dimensione domestica e che non si limita ad esserlo solo per qualche ora alla settimana. Dobbiamo essere come il giovane Lorenzo che spende ogni attimo della sua vita per far conoscere Gesù, lui lo riconosce come centro del suo esistere, non si accontenta di vivere per sè la propria fede, ma la comunica, la condivide e la dona a chi ne ha bisogno. Chiediamo a lui e al Signore di essere credenti veri e di aiutarci a rafforzare ancor di più la nostra fede.
P.S.: Quest’anno il nostro Santo Padre Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede. Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Sarà un’occasione propizia perché tutti i fedeli comprendano più profondamente che il fondamento della fede cristiana è Gesù Cristo e che bisogna rimanere in Lui.
Buona festa patronale a tutti!!
Angelo prete
ANNO DELLA FEDE...
La fraternità cristiana
Carissimi,
ci prepariamo con gioia a riprendere il cammino del nuovo anno pastorale, gli incontri, le catechesi, le liturgie. La pausa estiva ci ha permesso di riposarci un po’ dal ritmo quotidiano che abitualmente si vive da settembre a giugno. Si riprende a incontrarci come fratelli e sorelle nel- la fede, dai più giovani agli adulti, per rinsaldare il cammino cristiano evitando un vissuto di fede superficiale. Si presenteranno nuove sfide da cui saremo interpellati, ma abbiamo anche la certezza che il Signore guida i nostri passi e ci attende in ogni realtà per rivelarci il suo volto e aprirci a nuovi impegni. La nostra società poco attenta e piuttosto distaccata dalla fede cristiana, ci fa sentire bene la fatica di vincere le ostilità del mondo che ci circonda.
Cari fratelli, l’invito rivolto a tutti, a conoscere di più Gesù, ascoltando la sua Parola con l’aiuto della catechesi, è il primo atto educativo della Chiesa che accompagna la crescita del cristiano dall’infanzia all’età adulta.
Nella nostra comunità parrocchiale non mancano le occasioni di incontri di catechesi. Non mancano i gruppi che in diversi modi vogliono camminare e vivere alla luce del Vangelo. Non temete... avvicinatevi, partecipate, vivete e scoprite la vera gioia!
(Chi fosse interessato ad avere il calendario parrocchiale con tutti gli appuntamenti lo comunichi al sacrista Giorgio).
Come ogni anno, la Diocesi di Bergamo propone un tema per riflettere e camminare insieme dal titolo: “La fraternità nella comunità cristiana”. Perché questo tema? Cita la lettera del Vescovo Mons. Francesco Beschi presentata all’assemblea diocesana venerdì 14 settembre:
Il Sinodo diocesano ha indicato la Parrocchia come una “comunità fraterna” (n. 72), “una comunità di amore fraterno” (n. 272): questa descrizione delinea il volto della comunità parrocchiale e nello stesso tempo prospetta un ‘esigenza da perseguire. È questa esigenza, il motivo della scelta del tema di quest’anno: le nostre parrocchie e la nostra Chiesa diocesana crescano nella fraternità e diventino più consapevoli che questa caratteristica è decisiva per essere veramente discepoli del Signore Risorto e collaboratori della sua Missione. È questa la strada da percorrere per rinnovare la vita delle nostre comunità, per incarnare maggiormente la nostra fedeltà al Vangelo, per alimentare lo slancio missionario, per favorire le forme di collaborazione a tutti i livelli. In particolare, è in questa prospettiva che si collocano la riflessione e l’attuazione delle Unità pastorali avviate dal Sinodo diocesano. La scelta di questo tema s’intreccia fortemente con l’indizione dell’Anno della Fede da parte del Santo Padre, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e del ventesimo anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. [...]
[...] La fraternità secondo il Vangelo è missionaria, nel senso che la missione della Chiesa scaturisce da una diffusa e profonda coscienza ed esperienza comunitaria. Ascoltando la testimonianza degli Atti degli Apo- stoli, ci rendiamo conto che l’annuncio del Vangelo e la trasmissione della fede nascono proprio in un in- tenso contesto comunitario; nello stesso tempo, possiamo costatare che la missione, così come lo Spirito del Signore la promuove, porta abbondanti e significativi frutti di fraternità. Né va dimenticato o sottova- lutato che destinatari e protagonisti privilegiati dell’annuncio e dell’esercizio della fraternità nelle prime comunità sono spesso i poveri. Non per nulla i termini e gli atteggiamenti che indicano fraternità, ricorrono con grande frequenza proprio nel libro degli Atti. Alla fine della lettera il Vescovo pone delle domande, che possono far riflettere... Come stiamo vivendo la fraternità secondo il Vangelo nella nostra parrocchia, tra le parrocchie, tra le di- verse comunità ecclesiali e nelle relazioni con ogni persona che costituisce il mondo in cui viviamo? Quali tentazioni diffuse dobbiamo superare? Quali percorsi seguire nel contesto contemporaneo? Proviamo a metterci il nostro gusto, la passione delle cose vere, dell’incontro tra fratelli, impegnandoci a realizzare il progetto che il Signore ha messo nel cuore di tutti.
A tutti auguro un “Buon Cammino” di fede insieme.
Angelo prete
ci prepariamo con gioia a riprendere il cammino del nuovo anno pastorale, gli incontri, le catechesi, le liturgie. La pausa estiva ci ha permesso di riposarci un po’ dal ritmo quotidiano che abitualmente si vive da settembre a giugno. Si riprende a incontrarci come fratelli e sorelle nel- la fede, dai più giovani agli adulti, per rinsaldare il cammino cristiano evitando un vissuto di fede superficiale. Si presenteranno nuove sfide da cui saremo interpellati, ma abbiamo anche la certezza che il Signore guida i nostri passi e ci attende in ogni realtà per rivelarci il suo volto e aprirci a nuovi impegni. La nostra società poco attenta e piuttosto distaccata dalla fede cristiana, ci fa sentire bene la fatica di vincere le ostilità del mondo che ci circonda.
Cari fratelli, l’invito rivolto a tutti, a conoscere di più Gesù, ascoltando la sua Parola con l’aiuto della catechesi, è il primo atto educativo della Chiesa che accompagna la crescita del cristiano dall’infanzia all’età adulta.
Nella nostra comunità parrocchiale non mancano le occasioni di incontri di catechesi. Non mancano i gruppi che in diversi modi vogliono camminare e vivere alla luce del Vangelo. Non temete... avvicinatevi, partecipate, vivete e scoprite la vera gioia!
(Chi fosse interessato ad avere il calendario parrocchiale con tutti gli appuntamenti lo comunichi al sacrista Giorgio).
Come ogni anno, la Diocesi di Bergamo propone un tema per riflettere e camminare insieme dal titolo: “La fraternità nella comunità cristiana”. Perché questo tema? Cita la lettera del Vescovo Mons. Francesco Beschi presentata all’assemblea diocesana venerdì 14 settembre:
Il Sinodo diocesano ha indicato la Parrocchia come una “comunità fraterna” (n. 72), “una comunità di amore fraterno” (n. 272): questa descrizione delinea il volto della comunità parrocchiale e nello stesso tempo prospetta un ‘esigenza da perseguire. È questa esigenza, il motivo della scelta del tema di quest’anno: le nostre parrocchie e la nostra Chiesa diocesana crescano nella fraternità e diventino più consapevoli che questa caratteristica è decisiva per essere veramente discepoli del Signore Risorto e collaboratori della sua Missione. È questa la strada da percorrere per rinnovare la vita delle nostre comunità, per incarnare maggiormente la nostra fedeltà al Vangelo, per alimentare lo slancio missionario, per favorire le forme di collaborazione a tutti i livelli. In particolare, è in questa prospettiva che si collocano la riflessione e l’attuazione delle Unità pastorali avviate dal Sinodo diocesano. La scelta di questo tema s’intreccia fortemente con l’indizione dell’Anno della Fede da parte del Santo Padre, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e del ventesimo anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. [...]
[...] La fraternità secondo il Vangelo è missionaria, nel senso che la missione della Chiesa scaturisce da una diffusa e profonda coscienza ed esperienza comunitaria. Ascoltando la testimonianza degli Atti degli Apo- stoli, ci rendiamo conto che l’annuncio del Vangelo e la trasmissione della fede nascono proprio in un in- tenso contesto comunitario; nello stesso tempo, possiamo costatare che la missione, così come lo Spirito del Signore la promuove, porta abbondanti e significativi frutti di fraternità. Né va dimenticato o sottova- lutato che destinatari e protagonisti privilegiati dell’annuncio e dell’esercizio della fraternità nelle prime comunità sono spesso i poveri. Non per nulla i termini e gli atteggiamenti che indicano fraternità, ricorrono con grande frequenza proprio nel libro degli Atti. Alla fine della lettera il Vescovo pone delle domande, che possono far riflettere... Come stiamo vivendo la fraternità secondo il Vangelo nella nostra parrocchia, tra le parrocchie, tra le di- verse comunità ecclesiali e nelle relazioni con ogni persona che costituisce il mondo in cui viviamo? Quali tentazioni diffuse dobbiamo superare? Quali percorsi seguire nel contesto contemporaneo? Proviamo a metterci il nostro gusto, la passione delle cose vere, dell’incontro tra fratelli, impegnandoci a realizzare il progetto che il Signore ha messo nel cuore di tutti.
A tutti auguro un “Buon Cammino” di fede insieme.
Angelo prete
Proviamo a riprendere in mano la nostra fede
Carissimi,
è importante che partiamo in questo nostro dialogo mensile dal 50° dell’apertura del Concilio Vaticano secondo ricordando Giovanni XXIII, la sua figura, le sue parole, il suo coraggio, la sua fede...
È importante per noi credenti in Cristo Gesù Figlio di Dio, ringraziare il Signore dei grandi doni che ci sono stati riversati nei cuori e nella vita dall’esperienza di quel periodo così lontano nel tempo, ma anche così vicino nei frutti abbondanti.
Stiamo molto attenti a non ridurre i frutti del Concilio ai cambiamenti nel modo di celebrare la liturgia (dal latino all’italiano, all’altare rivolto al popolo) perché tutto parte dal senso di Chiesa che è “Popolo di Dio in cammino”, tutto ci orienta al nostro essere chiamati a vivere la santità dei figli salvati e redenti dal sangue di Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza. Proviamo a riprendere in mano la nostra fede, proviamo a porci le domande fondamentali del nostro vivere da battezzati e ci accorgeremo che spesso abbiamo sostituito o stiamo sostituendo le nostre convinzioni cristiane derivanti dalla fede, con le scelte pagane derivanti dal modo di essere di questo mondo, che in modo sibillino continua a martellarci per “liberarci” dalle costrizioni della “legge divina”. Credere non è inserirsi in un contesto di legge, ma di amore, accorgerci di essere amati da Dio a tal punto che dona la sua vita, perché noi tutti possediamo la sua stessa vita... Tutto parte da lì. E se ci mettiamo in ascolto della parola di Dio ci rendiamo sorprendentemente conto che è Lui che si dona sempre per primo e non smette mai di donarsi e di spendersi per la nostra salvezza. Giovanni XXIII comprese le difficoltà del vivere la fede e chiese a tutti i credenti di impegnarsi a trovare il modo nuovo di viverla e soprattutto di comunicarla al mondo. Giovanni Paolo II, il frutto più luminoso del Concilio Vaticano II, ci ha aiutato a mettere sempre al centro della nostra ricerca l’uomo, la sua libertà, la sua grandezza, la sua santità...
E noi? Comprendiamo quali sono i ruoli della Chiesa nel mondo contemporaneo? Sappiamo vivere le scelte fondamentali di comunicazione della fede nelle nostre famiglie e in tutta la comunità? Ci arrabbiamo quando i sacerdoti sottolineano la fondamentale esperienza dei genitori nella comunicazione della fede? Sono le famiglie i luoghi primi e privilegiati dell’incontro con il Signore: e le nostre famiglie sono all’altezza di questo compito? Un pensiero, ora, per il tempo liturgico che stiamo attraversando. Viviamo un’attenzione speciale a tutti i Santi, ai nostri defunti, a tutti quelli che ci hanno preceduto nella fede e dormono il sonno della pace. Facciamo tesoro di questo incontro e impariamo a vivere ogni giorno mettendo sempre al centro la memoria e la presenza di Cristo salvatore di tutti gli uomini.
Auguri
Angelo prete
è importante che partiamo in questo nostro dialogo mensile dal 50° dell’apertura del Concilio Vaticano secondo ricordando Giovanni XXIII, la sua figura, le sue parole, il suo coraggio, la sua fede...
È importante per noi credenti in Cristo Gesù Figlio di Dio, ringraziare il Signore dei grandi doni che ci sono stati riversati nei cuori e nella vita dall’esperienza di quel periodo così lontano nel tempo, ma anche così vicino nei frutti abbondanti.
Stiamo molto attenti a non ridurre i frutti del Concilio ai cambiamenti nel modo di celebrare la liturgia (dal latino all’italiano, all’altare rivolto al popolo) perché tutto parte dal senso di Chiesa che è “Popolo di Dio in cammino”, tutto ci orienta al nostro essere chiamati a vivere la santità dei figli salvati e redenti dal sangue di Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza. Proviamo a riprendere in mano la nostra fede, proviamo a porci le domande fondamentali del nostro vivere da battezzati e ci accorgeremo che spesso abbiamo sostituito o stiamo sostituendo le nostre convinzioni cristiane derivanti dalla fede, con le scelte pagane derivanti dal modo di essere di questo mondo, che in modo sibillino continua a martellarci per “liberarci” dalle costrizioni della “legge divina”. Credere non è inserirsi in un contesto di legge, ma di amore, accorgerci di essere amati da Dio a tal punto che dona la sua vita, perché noi tutti possediamo la sua stessa vita... Tutto parte da lì. E se ci mettiamo in ascolto della parola di Dio ci rendiamo sorprendentemente conto che è Lui che si dona sempre per primo e non smette mai di donarsi e di spendersi per la nostra salvezza. Giovanni XXIII comprese le difficoltà del vivere la fede e chiese a tutti i credenti di impegnarsi a trovare il modo nuovo di viverla e soprattutto di comunicarla al mondo. Giovanni Paolo II, il frutto più luminoso del Concilio Vaticano II, ci ha aiutato a mettere sempre al centro della nostra ricerca l’uomo, la sua libertà, la sua grandezza, la sua santità...
E noi? Comprendiamo quali sono i ruoli della Chiesa nel mondo contemporaneo? Sappiamo vivere le scelte fondamentali di comunicazione della fede nelle nostre famiglie e in tutta la comunità? Ci arrabbiamo quando i sacerdoti sottolineano la fondamentale esperienza dei genitori nella comunicazione della fede? Sono le famiglie i luoghi primi e privilegiati dell’incontro con il Signore: e le nostre famiglie sono all’altezza di questo compito? Un pensiero, ora, per il tempo liturgico che stiamo attraversando. Viviamo un’attenzione speciale a tutti i Santi, ai nostri defunti, a tutti quelli che ci hanno preceduto nella fede e dormono il sonno della pace. Facciamo tesoro di questo incontro e impariamo a vivere ogni giorno mettendo sempre al centro la memoria e la presenza di Cristo salvatore di tutti gli uomini.
Auguri
Angelo prete
L’Avvento, ricordo e incontro con Cristo già venuto e che sempre viene

Carissimi,
siamo entrati nel tempo d’Avvento. San Gregorio Magno - Papa dal 590 al 604 - introdusse a Roma, dall’Oriente, uno spazio di preparazione al Santo Natale che, inizialmente, oscillava dalle quattro alle otto settimane.
La liturgia d’Avvento, come sappiamo, propone le due venute di Cristo; la prima compiutasi duemila anni fa, nella carne, la seconda, invece, è tuttora innanzi a noi, alla Chiesa, al mondo. L’Avvento, che è ricordo e incontro col Cristo «già» venuto e che «sempre» viene, si caratterizza per l’attesa e la vigilanza; attesa e vigilanza sono occasioni per riscoprire l’essenziale della vita, quindi opportunità di conversione e costituiscono un tempo adatto per incontrare il Signore.
L’Avvento, però, non è solo attesa del compimento di un’azione divina, quanto attesa di una persona. Le parole dell’angelo ai pastori, la notte di Betlemme, sono chiare: «Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Luca 2, 10-12). Quel Bambino adagiato in una mangiatoia mi porta indietro nel tempo, quando in casa si attendeva con impazienza il momento di fare il presepe. Ai nostri tempi era un presepe povero, ma desiderato e vissuto. Ora si fa fatica a trovarlo nelle case, si è persa questa bella iniziativa e mi domando il perché!?! Capisco che l’impegno richiesto per quest’ultimo sia senza dubbio faticoso, ma una casa che per Natale non ha il suo presepio, anche se piccolo e semplice, resta sempre, a mio avviso, priva di quel qualcosa che renderebbe la festa più sentita e partecipata, da credenti. Nell’ultimo incontro del Consiglio Pastorale Parrocchiale si è deciso di fare il presepe tradizionale anche in Chiesa Parrocchiale. Il presepe (per i pochi che non lo sanno) si deve alla volontà di San Francesco d’Assisi di far rivivere, in uno scenario naturale, la nascita di Gesù Bambino. L’idea era venuta al Santo d’Assisi nel Natale del 1222. A quei tempi le rappresentazioni sacre non potevano tenersi in chiesa. Il Papa gli permise di celebrare una messa all’aperto. Fu così che, la notte della Vigilia di Natale del 1223, a Greccio, in Umbria, San Francesco allestì il primo presepe vivente della storia. I contadini del paese accorsero nella grotta, i frati con le fiaccole illuminavano il paesaggio notturno e all’interno della grotta fu posta una greppia riempita di paglia con accanto il bue e l’asinello... L’asinello, simbolo di pazienza e dedizione e obbedienza... e a me così caro! Molti di coloro che hanno avuto occasione di entrare in casa parrocchiale, avranno visto quasi in ogni stanza, un’infinità di asinelli che da anni colleziono. Ho cominciato quando ero a Somendenna a chiedere ad ogni mio parrocchiano che andava in ferie, di spedirmi una cartolina con un asino per soggetto; da lì poi, insieme a una montagna di cartoline, iniziarono ad arrivare asini in tutte le versioni, compresi peluche di ogni tipo... Ad oggi ho raccolto (grazie anche a tanti di voi che conoscono la mia passione) più di ottocento asinelli! A quelli che mi chiedono il perché di questa passione, dico sempre che l’asino è stato partecipe degli avvenimenti più importanti della vita di Gesù: entra in scena ancor prima che Lui nasca, portando in groppa Maria quando ella va a far visita alla cugina Elisabetta... Se poi pensate alla sua nascita, quando Giuseppe non aveva trovato nessun albergo libero e un pastore aveva offerto alla coppia una mangiatoia, faceva molto freddo e quando Maria diede alla luce Gesù, l’asinello era lì pronto a riscaldare con il suo fiato quella piccola creatura appena nata... Quando i magi andarono in visita a Gesù, uno dei servi cacciò fuori l’asinello per far entrare quei re che portavano oro, incenso e mirra, ma Giuseppe lo riportò vicino, perché il suo calore, per suo figlio, era più importante di quelle ricchezze... La fuga da Betlemme verso l’Egitto, quando re Erode aveva saputo e dava la caccia a questo Re e quel lungo cammino reso meno faticoso per Maria e Gesù grazie all’asinello che li trasportava sulla sua schiena... L’entrata a Gerusalemme con Gesù acclamato dalla folla: “Osanna! Gloria a Dio! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”: l’asinello vestito a festa e Gesù seduto su di lui, mentre tanti bambini accorrevano verso di loro agitando nelle mani rami di palme... e la gente li imitava... di lì a poco si sarebbe festeggiata la Pasqua!!! Insomma, l’asinello è stato vicino a Gesù per gran parte della sua vita e ha visto tutto quello che noi abbiamo letto nei racconti del Vangelo... provo un po’ di invidia nei suoi confronti perché lui era lì, lui c’era, e ha potuto constatare la bellezza di quei fatti che ci riguardano.
Io voglio assomigliargli. Questo è il mio compito ed è il compito di tutti i credenti.
Auguri, Buon Natale a tutti!
Angelo prete
siamo entrati nel tempo d’Avvento. San Gregorio Magno - Papa dal 590 al 604 - introdusse a Roma, dall’Oriente, uno spazio di preparazione al Santo Natale che, inizialmente, oscillava dalle quattro alle otto settimane.
La liturgia d’Avvento, come sappiamo, propone le due venute di Cristo; la prima compiutasi duemila anni fa, nella carne, la seconda, invece, è tuttora innanzi a noi, alla Chiesa, al mondo. L’Avvento, che è ricordo e incontro col Cristo «già» venuto e che «sempre» viene, si caratterizza per l’attesa e la vigilanza; attesa e vigilanza sono occasioni per riscoprire l’essenziale della vita, quindi opportunità di conversione e costituiscono un tempo adatto per incontrare il Signore.
L’Avvento, però, non è solo attesa del compimento di un’azione divina, quanto attesa di una persona. Le parole dell’angelo ai pastori, la notte di Betlemme, sono chiare: «Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Luca 2, 10-12). Quel Bambino adagiato in una mangiatoia mi porta indietro nel tempo, quando in casa si attendeva con impazienza il momento di fare il presepe. Ai nostri tempi era un presepe povero, ma desiderato e vissuto. Ora si fa fatica a trovarlo nelle case, si è persa questa bella iniziativa e mi domando il perché!?! Capisco che l’impegno richiesto per quest’ultimo sia senza dubbio faticoso, ma una casa che per Natale non ha il suo presepio, anche se piccolo e semplice, resta sempre, a mio avviso, priva di quel qualcosa che renderebbe la festa più sentita e partecipata, da credenti. Nell’ultimo incontro del Consiglio Pastorale Parrocchiale si è deciso di fare il presepe tradizionale anche in Chiesa Parrocchiale. Il presepe (per i pochi che non lo sanno) si deve alla volontà di San Francesco d’Assisi di far rivivere, in uno scenario naturale, la nascita di Gesù Bambino. L’idea era venuta al Santo d’Assisi nel Natale del 1222. A quei tempi le rappresentazioni sacre non potevano tenersi in chiesa. Il Papa gli permise di celebrare una messa all’aperto. Fu così che, la notte della Vigilia di Natale del 1223, a Greccio, in Umbria, San Francesco allestì il primo presepe vivente della storia. I contadini del paese accorsero nella grotta, i frati con le fiaccole illuminavano il paesaggio notturno e all’interno della grotta fu posta una greppia riempita di paglia con accanto il bue e l’asinello... L’asinello, simbolo di pazienza e dedizione e obbedienza... e a me così caro! Molti di coloro che hanno avuto occasione di entrare in casa parrocchiale, avranno visto quasi in ogni stanza, un’infinità di asinelli che da anni colleziono. Ho cominciato quando ero a Somendenna a chiedere ad ogni mio parrocchiano che andava in ferie, di spedirmi una cartolina con un asino per soggetto; da lì poi, insieme a una montagna di cartoline, iniziarono ad arrivare asini in tutte le versioni, compresi peluche di ogni tipo... Ad oggi ho raccolto (grazie anche a tanti di voi che conoscono la mia passione) più di ottocento asinelli! A quelli che mi chiedono il perché di questa passione, dico sempre che l’asino è stato partecipe degli avvenimenti più importanti della vita di Gesù: entra in scena ancor prima che Lui nasca, portando in groppa Maria quando ella va a far visita alla cugina Elisabetta... Se poi pensate alla sua nascita, quando Giuseppe non aveva trovato nessun albergo libero e un pastore aveva offerto alla coppia una mangiatoia, faceva molto freddo e quando Maria diede alla luce Gesù, l’asinello era lì pronto a riscaldare con il suo fiato quella piccola creatura appena nata... Quando i magi andarono in visita a Gesù, uno dei servi cacciò fuori l’asinello per far entrare quei re che portavano oro, incenso e mirra, ma Giuseppe lo riportò vicino, perché il suo calore, per suo figlio, era più importante di quelle ricchezze... La fuga da Betlemme verso l’Egitto, quando re Erode aveva saputo e dava la caccia a questo Re e quel lungo cammino reso meno faticoso per Maria e Gesù grazie all’asinello che li trasportava sulla sua schiena... L’entrata a Gerusalemme con Gesù acclamato dalla folla: “Osanna! Gloria a Dio! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”: l’asinello vestito a festa e Gesù seduto su di lui, mentre tanti bambini accorrevano verso di loro agitando nelle mani rami di palme... e la gente li imitava... di lì a poco si sarebbe festeggiata la Pasqua!!! Insomma, l’asinello è stato vicino a Gesù per gran parte della sua vita e ha visto tutto quello che noi abbiamo letto nei racconti del Vangelo... provo un po’ di invidia nei suoi confronti perché lui era lì, lui c’era, e ha potuto constatare la bellezza di quei fatti che ci riguardano.
Io voglio assomigliargli. Questo è il mio compito ed è il compito di tutti i credenti.
Auguri, Buon Natale a tutti!
Angelo prete