2020
Dicembre: Avvento,
attesa della venuta di Gesù!
Carissimi amici, ricomincia l’anno liturgico senza sparare mortaretti e senza baccano... Il problema è che noi, di questi tempi, se non facciamo un po’ di rumore non ci accorgiamo di quello che viviamo!!! E allora? Sarebbe meglio sparare mortaretti per salutare l’anno C e cominciare l’anno A? Vedo i vostri volti che si domandano: “Ma cosa sta raccontando don Angelo? Ha voglia solo di stupirci? Il prossimo anno è il 2020: cosa sarà a o b o c? Voi sapete che dal Concilio Vaticano II si è deciso di organizzare l’anno liturgico in tre stadi: nell’anno A si legge preferibilmente il Vangelo di Matteo, nell’anno B quello di Marco e nell’anno C quello di Luca. Ma ci servono queste notizie? Oppure siamo qui per domandarci: Vale la pena aspettare il Signore? Vale la pena mettersi di nuovo in cammino per comprendere il senso vero e profondo del nostro vivere quotidiano se legato al Signore o distaccato da Lui? Secondo me vale davvero la pena e occorre che ci domandiamo cosa fare per aspettare Lui, il Bambino che viene al mondo a dirci il Padre, a donarci la sua vita, a insegnarci ad amare. Ma oggi vale soprattutto la pena metterci in cammino vero verso il Signore, domandandoci in quale Dio crediamo? Quello che ci ha comunicato Gesù o quello che ci inventiamo noi? Ecco cosa è il tempo liturgico con cui cominciamo il nuovo anno: AVVENTO che vuol dire VENUTA. E quando qualcuno deve arrivare occorre attenderlo, aspettarlo, preparare il necessario per accoglierlo. Che cosa è necessario, indispensabile per accogliere Gesù? Per vivere bene il Natale del Signore? Fratelli come sarà il nostro dicembre e il nostro gennaio? Al centro dei discorsi con i bimbi, i giovani, i nonni chi starà: troveremo il tempo e le occasioni per riflettere seriamente sul nostro modo di incontrare il Signore? Per questo c’è l’Avvento. Forza e coraggio incamminiamoci decisamente verso il Natale di Gesù in modo nuovo per aprire davvero il nostro cuore e la nostra mente al suo annuncio: “Il regno di Dio è qui: convertitevi e credete al Vangelo”. Diventeremo anche noi buona notizia per i fratelli e per tutta la comunità.
Auguri
Angelo prete
Auguri
Angelo prete
CRISTIANO...
Chi sei? Come vivi?
Se, trovandoci in assemblea, qualcuno ci rivolgesse questa domanda, cosa risponderemmo? Sappiamo che cosa significa credere in Gesù, figlio di Dio? Sappiamo cosa significa essere battezzati? Ci accontentiamo di rispondere che l’impegno del cristiano è quello di andare a messa, pregare ogni tanto e poi tutto prosegue secondo le abitudini? Trovandoci a decidere il tema di questo numero del notiziario dell’Unità Pastorale, ci siamo detti di riflettere sul vuoto culturale di questo nostro tempo, sul tema dell’incapacità di prendere sul serio le scelte della fede. Agli inizi della Chiesa, i primi cristiani, quando incontravano gente che desiderava conoscere la Chiesa e la Fede in Cristo Gesù li indirizzava alle famiglie cristiane dicendo: “Vivete con loro, imparerete cosa significa credere”. Se arrivasse qualcuno nelle nostre famiglie quali sono gli esempi che riceverebbe? Dagli adulti, dai giovani e dai ragazzi? Basterebbe dire loro: “Comportatevi come ci comportiamo noi e imparerete a vivere da cristiani”? Che rischio!!!! Devo dirvi, amici miei, che bisogna riprendere in mano l’approfondimento della nostra fede. Abbiamo il coraggio di domandarci quali sono gli esempi che i nostri ragazzi ricevono nelle nostre famiglie... Carissimi, in questo periodo che ci porta dalla festa di San Giovanni Bosco all’inizio della Quaresima, tentiamo di mettere a fuoco le scelte principali e di dare, ognuno personalmente e in comunione nelle famiglie, le risposte giuste a queste domande: cosa vuol dire essere famiglie cristiane? Come devono essere e vivere i giovani e i ragazzi che credono davvero in Gesù Cristo? E dopo aver dato le risposte, sperando di trovare questa risposta, proviamo a mettere in pratica ciò che abbiamo evidenziato.
Buon cammino
Angelo prete
Buon cammino
Angelo prete
Tempo di… SALVEZZA?
Quante volte mi sono seduto davanti al computer con l’intenzione di scrivervi qualcosa, ma non sono riuscito a mettere nero su bianco cose che potessero aiutarci a guardare al futuro con occhi di speranza... e mi sono fermato, non ho scritto nulla. Ora, dopo aver vissuto una Pasqua mai sperimentata, dopo aver riletto e approfondito l’annuncio degli angeli a Maria Maddalena: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? È risorto, non è qui”! dopo esserci accompagnati con gli stessi dubbi dei due di Emmaus, ci ritroviamo ancora lontani, ma vicini a chiederci: “Cosa vuole il Signore da noi, oggi? Qual è il suo progetto? E quale è la nostra risposta?” Stiamo sentendo tante parole e rischiamo di non aver chiaro quello che sta succedendo e quello verso cui stiamo andando. Troppi dicono tante cose, ma nessuno ha la risposta definitiva, vera, comprovata. Tutte supposizioni. Da dove è venuta questa malattia? Tante ipotesi, ma nessuna risposta certa. Quando ne usciremo? Anche qui la stessa cosa. E allora? Su chi dobbiamo fondare la nostra ricerca, il nostro futuro? Credo che la risposta più vera e profonda ci venga proprio dal grande valore che il Signore da alla nostra vita. Certo tanti di noi di fronte alla morte di un loro congiunto si sono chiesti perché, perché proprio lui o lei e in questo modo? Dov’è Dio? Quanta incertezza e quanta sfiducia scorre nelle nostre vene! Abbiamo proprio bisogno di ripetere insieme le parole del credo come abbiamo fatto tante volte salutando al cimitero i nostri fratelli defunti. Abbiamo bisogno di fondare il nostro futuro su di Lui e di chiedergli di essere all’altezza dell’annuncio della risurrezione. E nel tempo che verrà, che sarà colmo di celebrazioni per i nostri fratelli defunti, avremo continuamente, tutti, l’occasione di approfondire e rendere più sentita la nostra fede in Colui che da senso al nostro esistere. Vi ho detto quello che sento e spero di essere stato semplice... Mi sento ancora di dirvi: Coraggio e forza, il Signore ci vuole bene e ci da una mano.
Angelo prete
Angelo prete
INSIEME
Carissimi tutti, se ripenso agli anni trascorsi nell’apostolato in quel di Foresto, Arcene, Somendenna e Miragolo, Alzano Sopra e Zogno mi vengono in mente tanti volti, tante persone, tante realtà condivise, tante gioie e, ahimè, anche tante sofferenze... Insomma una vita trascorsa insieme. Ecco, è proprio questa caratteristica che accomuna tutte le esperienze sacerdotali e tutte le persone. INSIEME. Mi sono reso conto in questo mio viaggio sacerdotale, che da soli non si arriva da nessuna parte, che solo collaborando si diventa capaci di fare co- munità, di fare Chiesa. E prima di tutto, insieme con Gesù, con la sua Parola e il suo Pane che nutre, si costruisce una realtà che dura per sempre (anche quando non ci saremo più). Insieme con le famiglie, i nonni, i volontari, i catechisti, i sacerdoti, le suore... insieme si costruisce una realtà che tocca il cuore e realizza il progetto del Signore. Dobbiamo tutti essere capaci di metterci in gioco. Solo se si è insieme. Ecco: credo che la lezione più bella e più duratura per me di questi cin- quant’anni di vita sacerdotale sia proprio il riconoscere i tanti, tantissimi doni ricevuti da tutti quelli che ho incontrato, le risposte che sono riuscito ad esprimere a chi ho conosciuto, al bene che il Signore ha permesso che passasse anche attraverso di me. Ringrazio di cuore il Signore... Ringrazio di cuore tutti voi per aver condiviso con me un pezzo di strada e per voler continuare a condividerlo. Grazie
Angelo prete
Angelo prete
Fate quello che vi dirà
Carissimi, siamo all’inizio di un nuovo anno pastorale a cui ci ha condotto questo tempo di fatiche e difficoltà, di dolore... e dobbiamo imparare a leggere i fatti sempre più aiutati dalla Parola di Dio. Nelle ultime domeniche l’insistenza del Vangelo era molto sulla fede: è quella che da senso al nostro vivere, al nostro ritrovarci, al pregare, al celebrare, al vivere in famiglia, all’amore che ci unisce. Solo se approfondiamo la nostra risposta di fede, solo se la alimentiamo continuamente incontrando e nutrendoci di Gesù, solo così avremo la forza di guardare al di là delle difficoltà e del buio e sapremo comunicare la presenza di Lui che sempre salva e perdona tutti. Una preoccupazione mi sento di dirvi: nelle nostre famiglie si prega? Le nostre famiglie vivono l’eucarestia settimanale? Abbiamo fame di Gesù? Vivremo nel mese di ottobre l’inizio della catechesi aiutati dalle feste della Madonna del Santo Rosario. Maria continua a dirci e spero risuonino continuamente nel nostro cuore queste sue parole: “Fate quello che vi dirà”. Lo dice ai servi nelle nozze di Cana, ma continua a ripeterlo ad ognuno di noi: “Fate quello che vi dice Gesù”. Da qui partiamo e qui ci ritroviamo tutti a rispondere sinceramente: “Non ho tempo di ascoltare Gesù, quante cose che devo fare... non riesco...!!!! Non riesco a mettere al centro il discorso di fede! Come devo fare?”. Affidati. Riprenderò la catechesi degli adulti centrata sulla Parola di Dio della domenica successiva... Ci prepareremo all’ascolto e chiederemo al Signore di aprirci cuore e mente all’incontro con Lui. Santa Maria aiutaci e prega per noi. Augurissimi
Angelo prete
Angelo prete
IL NOSTRO VESCOVO CI SCRIVE…
Riflessioni sulla lettera pastorale del nostro vescovo Francesco
Il Vescovo Francesco ci scrive all’inizio di questo nuovo anno pastorale invitandoci prima di tutto a rileggere con molta diligenza e attenzione i fatti accaduti.
Il vissuto da non sprecare: un enorme patrimonio. E aggiunge una frase di Papa Francesco: “Perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi”.
Il vescovo legge poi gli avvenimenti di quest’anno valorizzando tutto quello che è servito comunque a farci sentire uniti, anche se distanti fisicamente; e parla del soffio dello Spirito.
Abbiamo una missione da compiere che non si ferma solo al catechismo o alla celebrazione della messa, ma è una missione legata a tutto il tempo e a tutte le realtà che ci circondano. E dobbiamo essere attenti alla gratitudine, all’umiltà, vivendo la misericordia di Dio nei nostri confronti e nei confronti di tutti i fratelli che incontriamo. Dobbiamo sempre lasciar trasparire il volto del Padre nel nostro agire.
L’icona biblica
“Ragazzo, dico a te, alzati”: la vedova di Nain riceve di nuovo il figlio vivo da Gesù.
Di fronte al dolore e alla morte Gesù interviene e ridona la vita.
E’ Gesù la Parola viva, è Lui che cambia la nostra vita, che ci ridona sempre nuova vita.
Proviamo a metterci in accoglienza e in ricerca della sua presenza e della sua Parola.
Alcuni criteri
Nulla possiamo dare per scontato.
Il Cardinale Mendoca scrive: “Il nostro vero problema è la vita sonnambula che conduciamo, la pura meccanicità della nostra esistenza. Per esempio: diamo per scontata la prossimità, invece è sempre una costruzione, è sempre una scoperta. La famiglia, la vita, il dono di sé la fragilità… Penso che oggi sia importante correre il rischio di dare un senso nuovo a vecchie parole”.
La cura dello stile
Dobbiamo ritrovare nelle nostre scelte lo stile evangelico, sempre.
Tra le caratteristiche il vescovo sottolinea l’essenzialità e la sobrietà, la gioia, frutto della fede; la cura delle relazioni con particolare attenzione alle persone più provate”.
La necessaria conversione
Perché il cammino della Parola continui, occorre che nelle comunità cristiane si attui una decisa scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che l’autopreservazione”.
Servire la vita dove la vita accade
Mi convinco sempre di più che il servizio della chiesa è quello di alimentare la speranza delle donne e degli uomini a partire dalla sorgente pasquale, raggiungendo le esperienze umane fondamentali: nascere, morire, amare e lavorare, gioire e soffrire, educare e scegliere.
Il tempo è superiore allo spazio
Si tratta di dare forma al tempo e non subirla: come fare? Alimentandone il senso, gustando e non consumando il tempo, connotandolo di gratuità, rallentando il passo, liberandolo dalla gabbia della programmazione. Viviamo i nostri giorni lasciandoli plasmare dalla speranza.
Preghiera e carità
Preghiera e carità indissolubili: mani giunte per la preghiera che si aprono al dono.
La comunione eucaristica, spirituale e fraterna.
Viviamo la comunione eucaristica che ci aiuta a vivere sempre più intensamente la comunione con tutti i fratelli.
A livello parrocchiale
In questa parte il Vescovo ci invita a fare in ogni ambito pastorale, catechistico e formativo le scelte secondo il cuore di Dio.
Il vissuto da non sprecare: un enorme patrimonio. E aggiunge una frase di Papa Francesco: “Perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi”.
Il vescovo legge poi gli avvenimenti di quest’anno valorizzando tutto quello che è servito comunque a farci sentire uniti, anche se distanti fisicamente; e parla del soffio dello Spirito.
Abbiamo una missione da compiere che non si ferma solo al catechismo o alla celebrazione della messa, ma è una missione legata a tutto il tempo e a tutte le realtà che ci circondano. E dobbiamo essere attenti alla gratitudine, all’umiltà, vivendo la misericordia di Dio nei nostri confronti e nei confronti di tutti i fratelli che incontriamo. Dobbiamo sempre lasciar trasparire il volto del Padre nel nostro agire.
L’icona biblica
“Ragazzo, dico a te, alzati”: la vedova di Nain riceve di nuovo il figlio vivo da Gesù.
Di fronte al dolore e alla morte Gesù interviene e ridona la vita.
E’ Gesù la Parola viva, è Lui che cambia la nostra vita, che ci ridona sempre nuova vita.
Proviamo a metterci in accoglienza e in ricerca della sua presenza e della sua Parola.
Alcuni criteri
Nulla possiamo dare per scontato.
Il Cardinale Mendoca scrive: “Il nostro vero problema è la vita sonnambula che conduciamo, la pura meccanicità della nostra esistenza. Per esempio: diamo per scontata la prossimità, invece è sempre una costruzione, è sempre una scoperta. La famiglia, la vita, il dono di sé la fragilità… Penso che oggi sia importante correre il rischio di dare un senso nuovo a vecchie parole”.
La cura dello stile
Dobbiamo ritrovare nelle nostre scelte lo stile evangelico, sempre.
Tra le caratteristiche il vescovo sottolinea l’essenzialità e la sobrietà, la gioia, frutto della fede; la cura delle relazioni con particolare attenzione alle persone più provate”.
La necessaria conversione
Perché il cammino della Parola continui, occorre che nelle comunità cristiane si attui una decisa scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che l’autopreservazione”.
Servire la vita dove la vita accade
Mi convinco sempre di più che il servizio della chiesa è quello di alimentare la speranza delle donne e degli uomini a partire dalla sorgente pasquale, raggiungendo le esperienze umane fondamentali: nascere, morire, amare e lavorare, gioire e soffrire, educare e scegliere.
Il tempo è superiore allo spazio
Si tratta di dare forma al tempo e non subirla: come fare? Alimentandone il senso, gustando e non consumando il tempo, connotandolo di gratuità, rallentando il passo, liberandolo dalla gabbia della programmazione. Viviamo i nostri giorni lasciandoli plasmare dalla speranza.
Preghiera e carità
Preghiera e carità indissolubili: mani giunte per la preghiera che si aprono al dono.
La comunione eucaristica, spirituale e fraterna.
Viviamo la comunione eucaristica che ci aiuta a vivere sempre più intensamente la comunione con tutti i fratelli.
A livello parrocchiale
In questa parte il Vescovo ci invita a fare in ogni ambito pastorale, catechistico e formativo le scelte secondo il cuore di Dio.
San Lorenzo 2020
Lunedì 10 agosto abbiamo celebrato la festa patronale di San Lorenzo M. in modo del tutto particolare! A causa, o forse grazie alle restrizioni Covid-19, il nostro Oratorio e i suoi spazi grandi, ariosi e luminosi, si sono prestati a far da cornice alla festa per i 45 anni di sacerdozio di don Giacomo Rota, al quale abbiamo espresso, durante la S. Messa all’aperto, il nostro grazie e la nostra riconoscenza per la sua testimonianza e vicinanza, umana e spirituale.
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