1976
Sempre a proposito della promozione umana
La promozione umana esige che la nostra vita sia tutta definita e qualificata da scelte pratiche di fedeltà a Dio e al Prossimo suggerite dall'amore.
La fedeltà di Dio all'uomo si ripropone in tutti gli istanti della Rivelazione ripercuotendosi in tutte le parole dei sacri testi quale esempio classico della nostra fedeltà umana a noi stessi. Dio ama sempre! Ciò è conforme alla sua natura divina. Ci ama da Padre anche quando diventiamo figli traviati e peccatori.
Noi non siamo mai dei castigati da parte di Dio, per quanto dipende da Lui! Lo siamo purtroppo a volte per ciò che dipende da noi, perché non ci amiamo.
Il «figlio della perdizione» non nasce mai dall'amore di Dio, bensì dall'egoismo nostro. Dio non ha preferenza di persone (Atti: 1 0,4 e ss.), perché le preferisce tutte in maniera che ogni sua creatura, anche la più traviata, può affermare con Andrej Sinjavskij: «Dio mi preferisce»! S. Paolo spalanca gli orizzonti della nostra visione limitata di Chiesa affermando che Dio non guarda se siamo circoncisi o incirconcisi e non guarda neppure alle nostre opere di giustizia, guarda bensì al suo amore (carità).
Poiché in Gesù Cristo non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità" (Cal. 2 e 5). Pertanto la misura base su cui deve poggiare tutta la nostra impresa per la promozione umana è l'uomo, ogni uomo e tutto l'uomo; e la grande legge fondamentale posta a guida di tutto il nostro agire è l'amore!
Non è quindi la condizione sociale, o il colore della pelle, o l'uso e il costume che conta, bensì il fatto di essere un uomo amato che ama! La pelle di uno vale la pelle dell'altro; anzi: vale la pelle di Dio che ha fatto ogni uomo a sua immagine e somiglianza! (Gen. 1/22).
Troppe e incredibili discriminazioni abbiamo fatto e stiamo facendo in nome di Dio, persino, della giustizia a scapito dell'uomo e dell'amore, l'unica legge che assomma in sé tutte le altre, frustrando ogni possibilità per l'uomo di affermarsi secondo quella dimensione personale e sociale che il Creatore ha voluto per noi. Ma è giunto il tempo in cui ormai l'uomo si rìscopre in questa sua dimensione umana per conto suo facendo esplodere dalla base come sua esigenza profonda la solidarietà universale, sia pure, a volte, in maniera brutale e incontrollata, e, purtroppo spesso, anche strumentalizzata da correnti mafiose o di colore!
Non è forse questo il segno straordinario e caratteristico del nostro tempo: le masse insorgono per rivendicare dalla base ciò che è sempre stato rinnegato dal vertice, dagli uomini di potere! Anche se un po' turbolenta, questa speriamo sia senz'altro la pentecoste del duemila che segna l'inizio di una nuova era della società che si sradica dalle sovrastrutture dì istituzionalismi alienanti per radicarsi pienamente nei valori umani. Ma se l'uomo non si riscopre come Dio l'ha fatto e con l'amore che Dio gli vuole, oggi corre il rischio di eliminarsi con le proprie mani!
don Giulio Gabanelli
La fedeltà di Dio all'uomo si ripropone in tutti gli istanti della Rivelazione ripercuotendosi in tutte le parole dei sacri testi quale esempio classico della nostra fedeltà umana a noi stessi. Dio ama sempre! Ciò è conforme alla sua natura divina. Ci ama da Padre anche quando diventiamo figli traviati e peccatori.
Noi non siamo mai dei castigati da parte di Dio, per quanto dipende da Lui! Lo siamo purtroppo a volte per ciò che dipende da noi, perché non ci amiamo.
Il «figlio della perdizione» non nasce mai dall'amore di Dio, bensì dall'egoismo nostro. Dio non ha preferenza di persone (Atti: 1 0,4 e ss.), perché le preferisce tutte in maniera che ogni sua creatura, anche la più traviata, può affermare con Andrej Sinjavskij: «Dio mi preferisce»! S. Paolo spalanca gli orizzonti della nostra visione limitata di Chiesa affermando che Dio non guarda se siamo circoncisi o incirconcisi e non guarda neppure alle nostre opere di giustizia, guarda bensì al suo amore (carità).
Poiché in Gesù Cristo non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità" (Cal. 2 e 5). Pertanto la misura base su cui deve poggiare tutta la nostra impresa per la promozione umana è l'uomo, ogni uomo e tutto l'uomo; e la grande legge fondamentale posta a guida di tutto il nostro agire è l'amore!
Non è quindi la condizione sociale, o il colore della pelle, o l'uso e il costume che conta, bensì il fatto di essere un uomo amato che ama! La pelle di uno vale la pelle dell'altro; anzi: vale la pelle di Dio che ha fatto ogni uomo a sua immagine e somiglianza! (Gen. 1/22).
Troppe e incredibili discriminazioni abbiamo fatto e stiamo facendo in nome di Dio, persino, della giustizia a scapito dell'uomo e dell'amore, l'unica legge che assomma in sé tutte le altre, frustrando ogni possibilità per l'uomo di affermarsi secondo quella dimensione personale e sociale che il Creatore ha voluto per noi. Ma è giunto il tempo in cui ormai l'uomo si rìscopre in questa sua dimensione umana per conto suo facendo esplodere dalla base come sua esigenza profonda la solidarietà universale, sia pure, a volte, in maniera brutale e incontrollata, e, purtroppo spesso, anche strumentalizzata da correnti mafiose o di colore!
Non è forse questo il segno straordinario e caratteristico del nostro tempo: le masse insorgono per rivendicare dalla base ciò che è sempre stato rinnegato dal vertice, dagli uomini di potere! Anche se un po' turbolenta, questa speriamo sia senz'altro la pentecoste del duemila che segna l'inizio di una nuova era della società che si sradica dalle sovrastrutture dì istituzionalismi alienanti per radicarsi pienamente nei valori umani. Ma se l'uomo non si riscopre come Dio l'ha fatto e con l'amore che Dio gli vuole, oggi corre il rischio di eliminarsi con le proprie mani!
don Giulio Gabanelli
PASQUA 1976
Carissimi,
perchè sia sempre pasqua al nostro paese dobbiamo accettarci e condividerci reciprocamente con una grande amicizia nella morte a risurrezione di Gesù Cristo celebrandolo frequentemente anche nella Eucarestia come espressione della nostra fratellanza. Ciò significa riconoscersi e accettarsi come chiesa, come popolo di Dio che cammina insieme, nella luce della realizzazione delle promesse, definendo e qualificando la propria vita con scelte pratiche di fedeltà a Dio e ai fratelli. Rifiutandoci tra noi, rifiutiamo la chiesa! A volte infatti mentre la chiesa accetta i peccatori, è fatta di peccatori, i peccatori non accettano la chiesa e non la riconoscono in sè stessi. Ciò significa che ci rifiutiamo come fratelli, che si riscoprono peccatori, bisognosi di conversione! Oggi i cristiani hanno scoperto che la chiesa, loro madre, è peccatrice; sono scandalizzati di lei e pertanto la rifiutano!
Purtroppo con questo rifiuto i cristiani, figli di questa madre ("castameretrice" a detta di S. Ambrogio), rifiutano se stessi!
La chiesa si troverà sempre in balia dei potenti se noi l'abbandoneremo nelle loro mani! Sarà comunque sempre madre di peccatori e madre nostra, anche se rinnegata, perchè Dio l'ha voluta così e perchè noi le apparteniamo come tralci di una stessa vite.
Neppure la chiesa deve scandalizzarsi dei suoi figli quando le si ribellano come il figliol-prodigo perchè il dramma dell'uomo è inserito pienamente nella storia stessa della chiesa costituendone le pagine più affascinanti in cui trionfa sempre la misericordia divina.
S. Agostino afferma che Dio ci preferisce peccatori umili (:come il pubblicano), per possederci, piuttosto che giusti superbi (: come il fariseo) per rifiutarci! La vita della chiesa è sempre una esperienza di peccato e di perdono! Per appartenerle bisogna essere peccatori ma fiduciosi.
"Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, Dio che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa." (cfr. 1 Gr. 1,8)
È così che la "Risurrezione" di Cristo diventa la nostra realtà quotidiana, cioè il nostro grande passaggio dalla schiavitù del peccato alla libertà di figli di Dio! È un passaggio comunque che dobbiamo fare personalmente e comunitariamente nello stesso tempo. Pasqua è pertanto la più grande e autentica promozione umana perchè, realizzata in "Cristo-Chiesa", è la più valida nella vita presente ed è l'unica valida per la vita futura!
don Giulio
perchè sia sempre pasqua al nostro paese dobbiamo accettarci e condividerci reciprocamente con una grande amicizia nella morte a risurrezione di Gesù Cristo celebrandolo frequentemente anche nella Eucarestia come espressione della nostra fratellanza. Ciò significa riconoscersi e accettarsi come chiesa, come popolo di Dio che cammina insieme, nella luce della realizzazione delle promesse, definendo e qualificando la propria vita con scelte pratiche di fedeltà a Dio e ai fratelli. Rifiutandoci tra noi, rifiutiamo la chiesa! A volte infatti mentre la chiesa accetta i peccatori, è fatta di peccatori, i peccatori non accettano la chiesa e non la riconoscono in sè stessi. Ciò significa che ci rifiutiamo come fratelli, che si riscoprono peccatori, bisognosi di conversione! Oggi i cristiani hanno scoperto che la chiesa, loro madre, è peccatrice; sono scandalizzati di lei e pertanto la rifiutano!
Purtroppo con questo rifiuto i cristiani, figli di questa madre ("castameretrice" a detta di S. Ambrogio), rifiutano se stessi!
La chiesa si troverà sempre in balia dei potenti se noi l'abbandoneremo nelle loro mani! Sarà comunque sempre madre di peccatori e madre nostra, anche se rinnegata, perchè Dio l'ha voluta così e perchè noi le apparteniamo come tralci di una stessa vite.
Neppure la chiesa deve scandalizzarsi dei suoi figli quando le si ribellano come il figliol-prodigo perchè il dramma dell'uomo è inserito pienamente nella storia stessa della chiesa costituendone le pagine più affascinanti in cui trionfa sempre la misericordia divina.
S. Agostino afferma che Dio ci preferisce peccatori umili (:come il pubblicano), per possederci, piuttosto che giusti superbi (: come il fariseo) per rifiutarci! La vita della chiesa è sempre una esperienza di peccato e di perdono! Per appartenerle bisogna essere peccatori ma fiduciosi.
"Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, Dio che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa." (cfr. 1 Gr. 1,8)
È così che la "Risurrezione" di Cristo diventa la nostra realtà quotidiana, cioè il nostro grande passaggio dalla schiavitù del peccato alla libertà di figli di Dio! È un passaggio comunque che dobbiamo fare personalmente e comunitariamente nello stesso tempo. Pasqua è pertanto la più grande e autentica promozione umana perchè, realizzata in "Cristo-Chiesa", è la più valida nella vita presente ed è l'unica valida per la vita futura!
don Giulio
Notizie in breve
1° - Presso la Casa di Riposo il 10 aprile 1976, come nello scorso anno, si è inaugurato il banco di vendita dei lavori della terza età realizzati durante l'inverno dagli anziani ospiti della Casa medesima. Sono tante opere egregiamente confezionate che suscitano la meraviglia dei visitatori e degli acquirenti. Il ricavato dalla vendita viene ripartito tra gli anziani medesimi.
2° - Il 31 maggio 1976 ricorre il 10° anniversario della consacrazione del Santuario Maria S.ma Regina del Carmine in Via Locatelli. Per la circostanza si installa sul campanile un nuovo concerto di otto campane in "Fa Maggiore", sempre della ditta Capanni di Reggio Emilia, che illustreremo dettagliatamente nel prossimo notiziario.
3° - Le "Prime Sante Comunioni" le celebreremo il 17 Giugno, Solennità del Corpus Domini, a chiusura della S.te Ouarantore, alla Messa delle ore 9,30. Nel pomeriggio di detta solennità celebreremo come di solito la processione col Sant.mo Sacramento e con la partecipazione dei neocomunicati.
4° - Le "Sante Cresime" verranno amministrate da S. Ecc. Arcivescovo Mons. Clemente Gaddi, nostro Vescovo di Bergamo, il 20 Giugno 1976, ancora alla Messa delle ore 9,30. Saremo ben felici d'incontrarci col Pastore della diocesi di cui la nostra parrocchia fa parte. Quel giorno per noi sarà una autentica "Pentecoste" in cui la nostra piccola chiesa locale sarà pervasa dallo Spirito Santo che scende a rinnovare in noi i suoi doni.
5° - I Fidanzati in prossimità di celebrare le loro nozze, secondo le recenti disposizioni, prima di decidere la data del matrimonio, devono accordarsi tempestivamente col parroco per una adeguata preparazione che richiede almeno tre incontri: uno per l'esame della fede perchè il matrimonio per i battezzati è sacramento, l'altro per l'esame giuridico canonico-civile perchè si tratta di matrimonio concordatario celebrato in chiesa ma con tutti gli effetti civili come si suoi dire, e il terzo per la preparazione liturgica alla Messa di matrimonio che deve coinvolgere tutti parenti e invitati ma soprattutto i nubendi che esprimono, col loro amore, l'amore di Cristo col quale ama la sua chiesa e la rigenera sempre a nuova vita ...
6° - Nei mesi di Febbraio-Marzo da appositi incaricati è stato effettuato il censimento degli anziani per l'assistenza a domicilio secondo la legge regionale. Intanto l'iniziativa è stata affidata aIl'ECA. In seguito si vedrà di coinvolgere gruppi di volontariato da mettere a disposizione degli addetti sociali e sanitari. Il centro naturale per questa delicata missione per noi è il Ricovero, ma attrezzato di sala-fisioterapica, d'infermeria e pronto-soccorso per tutte le eventuali necessità. Sono stati censiti n° 429 anziani nati antecedentemente al 1907. Sono stati schedati tutti i pensionati; per ciascuno si manterrà aggiornata una scheda personale per una eventuale assistenza.
2° - Il 31 maggio 1976 ricorre il 10° anniversario della consacrazione del Santuario Maria S.ma Regina del Carmine in Via Locatelli. Per la circostanza si installa sul campanile un nuovo concerto di otto campane in "Fa Maggiore", sempre della ditta Capanni di Reggio Emilia, che illustreremo dettagliatamente nel prossimo notiziario.
3° - Le "Prime Sante Comunioni" le celebreremo il 17 Giugno, Solennità del Corpus Domini, a chiusura della S.te Ouarantore, alla Messa delle ore 9,30. Nel pomeriggio di detta solennità celebreremo come di solito la processione col Sant.mo Sacramento e con la partecipazione dei neocomunicati.
4° - Le "Sante Cresime" verranno amministrate da S. Ecc. Arcivescovo Mons. Clemente Gaddi, nostro Vescovo di Bergamo, il 20 Giugno 1976, ancora alla Messa delle ore 9,30. Saremo ben felici d'incontrarci col Pastore della diocesi di cui la nostra parrocchia fa parte. Quel giorno per noi sarà una autentica "Pentecoste" in cui la nostra piccola chiesa locale sarà pervasa dallo Spirito Santo che scende a rinnovare in noi i suoi doni.
5° - I Fidanzati in prossimità di celebrare le loro nozze, secondo le recenti disposizioni, prima di decidere la data del matrimonio, devono accordarsi tempestivamente col parroco per una adeguata preparazione che richiede almeno tre incontri: uno per l'esame della fede perchè il matrimonio per i battezzati è sacramento, l'altro per l'esame giuridico canonico-civile perchè si tratta di matrimonio concordatario celebrato in chiesa ma con tutti gli effetti civili come si suoi dire, e il terzo per la preparazione liturgica alla Messa di matrimonio che deve coinvolgere tutti parenti e invitati ma soprattutto i nubendi che esprimono, col loro amore, l'amore di Cristo col quale ama la sua chiesa e la rigenera sempre a nuova vita ...
6° - Nei mesi di Febbraio-Marzo da appositi incaricati è stato effettuato il censimento degli anziani per l'assistenza a domicilio secondo la legge regionale. Intanto l'iniziativa è stata affidata aIl'ECA. In seguito si vedrà di coinvolgere gruppi di volontariato da mettere a disposizione degli addetti sociali e sanitari. Il centro naturale per questa delicata missione per noi è il Ricovero, ma attrezzato di sala-fisioterapica, d'infermeria e pronto-soccorso per tutte le eventuali necessità. Sono stati censiti n° 429 anziani nati antecedentemente al 1907. Sono stati schedati tutti i pensionati; per ciascuno si manterrà aggiornata una scheda personale per una eventuale assistenza.
La Catechesi per gli adulti del Mercoledì
È un autentico corso permanente di teologia, in cui si avvicendano illustri relatori, destinato ai catechisti in particolare: (sacerdoti e religiose, tutti, e laici impegnati nella catechesi) e a tutta la popolazione in generale: (fidanzati che si preparano al matrimonio, gruppi ecclesiali, genitori che sentono il dovere di essere i catechisti naturali e al primo posto per i propri figli nelle proprie famiglie, cristiani che vogliono mantenere viva la propria fede per sè e vogliono mettersi in grado di poterne dare una chiara testimonianza nel mondo in cui vivono e lavorano, ecc.).
La V.a Zona Pastorale della Valle Brembana
- il 15/2/1976 ha diffuso un documento sulla crisi del lavoro in Valle Brembana che doveva servire da traccia per un lavoro di gruppo in ogni singola parrocchia in seno al consiglio pastorale parrocchiale o a gruppi ecclesiali interessati al dibattito. Il risultato doveva essere portato come contributo all'assemblea del 25/2/1976 tenuta presso il Cinema Trieste in Zogno, aperta a tutta la comunità cristiana della V.a Zona Pastorale, per un dibattito sui problemi del lavoro in Valle Brembana.
- L'assemblea del 25, più che la partecipazione delle singole parrocchie, ha visto la presenza numerosa di rappresentanti degli operai interessati al problema. Molti sono stati gli interventi che hanno messo a fuoco la situazione nostra particolare del momento con serietà e compostezza rivelando maturità e impegno. Hanno tutti comunque dimostrato di ritenere urgente ed efficace un'opera animatrice cristiana della V.a Zona Pastorale per lo studio, e l'informazione almeno, nei nostri ambienti "parrocchia" sui problemi del lavoro. L'assemblea si è conclusa, più che con l'approvazione del documento, che non è stato possibile prendere in esame integralmente, colle seguenti decisioni:
I° - Nella prima domenica di quaresima promuovere colletta in tutte le chiese della V.a Zona Pastorale a favore degli operai delle fabbriche in crisi in Valle Brembana. In tale domenica, 7 marzo, nella nostra parrocchia infatti, compiendo un alto gesto di solidarietà con tutti gli operai, abbiamo raccolto mezzo milione di lire e abbiamo pregato insieme per questo scopo.
II° - Promuovere un gruppo di animatori della pastorale del lavoro per studiarne i problemi e informarne la popolazione delle parrocchie attraverso riunioni, circolari e stampa.
III° - Indire assemblee a livello zonaIe periodicamente e in caso di necessità per verifiche e studio, con l'intervento di persone qualificate, sui diversi aspetti del mondo del lavoro: industria, agricoltura, emigrazione, turismo, ecc.
IV° - Portare la voce di questi nostri interventi nel prossimo convegno diocesano "Evangelizzazione e Promozione umana" per investirne tutta la diocesi e attirarne la più viva attenzione e solidarietà.
- L'assemblea del 25, più che la partecipazione delle singole parrocchie, ha visto la presenza numerosa di rappresentanti degli operai interessati al problema. Molti sono stati gli interventi che hanno messo a fuoco la situazione nostra particolare del momento con serietà e compostezza rivelando maturità e impegno. Hanno tutti comunque dimostrato di ritenere urgente ed efficace un'opera animatrice cristiana della V.a Zona Pastorale per lo studio, e l'informazione almeno, nei nostri ambienti "parrocchia" sui problemi del lavoro. L'assemblea si è conclusa, più che con l'approvazione del documento, che non è stato possibile prendere in esame integralmente, colle seguenti decisioni:
I° - Nella prima domenica di quaresima promuovere colletta in tutte le chiese della V.a Zona Pastorale a favore degli operai delle fabbriche in crisi in Valle Brembana. In tale domenica, 7 marzo, nella nostra parrocchia infatti, compiendo un alto gesto di solidarietà con tutti gli operai, abbiamo raccolto mezzo milione di lire e abbiamo pregato insieme per questo scopo.
II° - Promuovere un gruppo di animatori della pastorale del lavoro per studiarne i problemi e informarne la popolazione delle parrocchie attraverso riunioni, circolari e stampa.
III° - Indire assemblee a livello zonaIe periodicamente e in caso di necessità per verifiche e studio, con l'intervento di persone qualificate, sui diversi aspetti del mondo del lavoro: industria, agricoltura, emigrazione, turismo, ecc.
IV° - Portare la voce di questi nostri interventi nel prossimo convegno diocesano "Evangelizzazione e Promozione umana" per investirne tutta la diocesi e attirarne la più viva attenzione e solidarietà.
A proposito della promozione umana
Si è svolto a Bergamo, presso il Seminario Vescovile il 22, il 23 e il 27 maggio scorso, il grande convegno diocesano su «Evangelizzazione e Promozione umana». Ci siamo preparati con tanti incontri e discorsi a livello parrocchiale e zonale senza riuscire a coinvolgere tuttavia i laici. Difatti i nostri rappresentanti al convegno sono stati esclusivamente i sacerdoti e le suore. Purtroppo da noi si continua a pensare che la chiesa deve essere fatta sempre e appena di preti e di monache con qualchedun'altro eventualmente che non avesse nulla da fare. Da questo convegno è riemerso che la Chiesa di Bergamo non ha affrontato molti rischi per aggiornarsi alla dottrina del Concilio Vaticano II; è rimasta piuttosto su posizioni conservatoristiche e di difesa dei privilegi, acquisiti nei tempi, fraintesi magari come se fossero la grande e insostituibile causa della salvezza delle anime. La parrocchia sembra che regga ancora nonostante profonde crisi di sonnolenza e di autenticità, crisi cioè di fede. Dal dogmaticismo rigido si sta passando a un pluratismo di metodi e di pensiero -che insorge tuttavia per lo più ai margini della parrocchia stessa sotto i più svariati aspetti religiosi, sociali e politici soprattutto col pullulare di gruppi cosi detti di base ritenuti spesso di serio pericolo per l'unità dei fedeli e per la saldezza della fede. Anche. nella nostra "Chiesa Locale» si è rivelato un atteggiamento di profondo dualismo, se non proprio d'insanabile divisione, tra un modo di concepire la maniera di essere Chiesa, secondo cioè le istituzioni tradizionali, e l'altro modo che si butta a capofitto in una nuova dimensione più comunitaria di fede, fatta di persone e al di là di tutte le strutture ritenute alineanti e poco idonee per qualsiasi promozione umana. Se c'è un serio pericolo da evitare in questa situazione cristiana di grave crisi, resa manifesta in questo convegno è, proprio quello che ciascuno rimanga arroccato sulle proprie posizioni di difesa senza riuscire a sbloccarsi per avviare un fraterno dialogo che nonostante tutto sembra ancora possibile. L'idea di un ovile sicuro da una parte, magari col solo pastore o con pochi privilegiati rinchiusi dentro, non è certo una visione di Chiesa lusinghiera per i nostri tempi, mentre un gregge disperso senza pastore dall'altra potrebbe divenire una realtà ancora più triste. Questo è il tempo in cui bisogna avere il coraggio delle riforme autentiche al punto di saper rischiare di perdere anche le nostre pie e sacre istituzioni pur di salvare l'uomo con tutti i suoi grandi valori naturali e cristiani. La nostra non può mai essere una scelta di rifiuto del fratello perchè equivarrebbe al rifiuto stesso di Dio! Pertanto chiediamo alla Chiesa di non rinunciare mai ai suoi figli anche se prodighi, tantomeno ai figli prodighi ancora non sono!!
31 maggio 1976
Per il decennio della consacrazione del Santuario del Carmine dedicato a "Maria Santissima Regina» è ritornato tra noi Don Sandro Recanati. Ha celebrato per i vivi e per i morti e ha tenuto il discorso di circostanza; ha inoltre collaudato e benedetto il nuovo concerto di campane in Fa magg. eseguito in numero di otto dalla Ditta «Capanni» di Castelnuovo nei Monti (Reggio Emilia), la stessa che ha realizzato il grosso concerto della nostra parrocchiale. Il nuovo santuario è stato voluto come esigenza di un risveglio della vita pastorale in quel rione della parrocchia e si è inserito nel contesto di un programma d'impegno cristiano che coinvolge tutti i fedeli. Don Sandro ci ha fatto rivivere vivacemente, quasi in maniera filmata, i primi dieci anni di storia del santuario in cui lui si è trovato ad operare da protagonista con Mons. Giuseppe Speranza che ha voluto, preparato e realizzato questa opera insigne per amore alla Vergine «Madre e Regina» e per il bene delle anime. Non ha dimenticato nessuno nè dei vivi nè dei morti. Nella celebrazione liturgica abbiamo vissuto momenti toccanti di ricordi assai commoventi sia nelle parole di Don Sandro e sia anche nella preghiera dei fedeli in cui tutti i benefattori e le persone care menzionate sono riapparse in mezzo a noi per rivivere insieme fatti e speranze che incidono nella vita di questa nostra comunità. Il nuovo concerto di campane installato sul campanile della chiesa «Santuario di Maria S.ma Regina» al Carmine, fuso dalla Ditta Capanni di Castelnuovo nei Monti (Reggio Emilia) benedetto e collaudato da Don Sandro Recanati il 31/5/1976, decimo anniversario della consacrazione della chiesa fatta dal nostro Arciv. Mons. Clemente Gaddi, è risultato di otto campane in tonalità «Fa Maggiore», del peso complessivo di ventisei quintali, imo sotto ogni aspetto. Così è stato riconosciuto anche da M° Mons. Giuseppe Pedemonti che lo ha collaudato, presso la Ditta Pagani, prima del trasporto a Zogno. È un gridio festoso che completa l'opera monumentale veramente insigne del Santuario. La gente ha manifestato il più vivo entusiasmo. Ecco le singole diciture che figurano sulle campane:
1° Fa - «Tu Ecclesiae/Mater et Regina/perduc nost ad Regnum coelorumù/Virgo Maria». «Tu della Chiesa Madre e Regina, quldacl., al regno dei cieli, o Vergine Maria». 2° Sol - «Sanctus Micael Arcangelus/Sua Ope/ex aedibus nostris insidias diaboli/repellat». «S. Michele Arcangelo con la sua intercessione allontani dalle nostre case le insidie del demonio». 3° La - «Sancte Gabriel Arcangele/te deprecantesi ad Verbum Dei perficiendum/adiuva nos». «O S. Gabriele Arcangelo, aiuta noi, che ti invochiamo, a realizzare la Parola di Dio». 4° Si bem. - «Sancte Raphaeli Arcangeloluti/caritatem in omnes homines/quotidie edeuqeet». «A S. Raffaele Arcangelo perchè ogni giorno accresca in noi la carità verso il prossimo». 5° Do - «Angelus Dei qui nobis custos/datus est/in cursu vitae/suo auxilio edsit». «L'Angelo del Signore che ci è stato affidato come custode ci assista con la sua protezione nel cammino della vita». 6° Re - «Regina Montis Carmeli, ora pro nobis». «Regina del monte Carmelo, prega per noi». 7° Mi - «Regina pacis, ora pro nobis». «Regina della pace, prega per noi». 8° Fa - «Regina Mater divini Amoris, ora pro nobis». «Maria, Regina e Madre del divino Amore, prega per noi». Quest'ultima campana è stata voluta in riconoscenza alle Suore del Divino Amore che hanno accettato di venire tra noi a svolgere la loro preziosa opera di apostolato e in particolare a diffondere la nuova, per noi, devozione alla Vergine Madre del Divino Amore, venerata in Roma, loro protettrice. d. g. |
Sempre a proposito della promozione umana.
«La famiglia»
Dopo aver affermato la necessità che la nostra vita sia tutta definita e qualificata da scelte pratiche di fedeltà a Dio e al prossimo suggerite dall'amore, consideriamo l'ambiente in cui queste nostre scelte si devono realizzare, cioè la società, o meglio la comunità in cui si vive. La prima cosa da considerare è senz'altro la famiglia poichè è la «comunità cellula» originale in cui l'uomo attinge con la vita la sua personalità e la promuove socialmente.
L'uomo è innanzitutto «l'essere sociale" chiamato per vocazione naturale e cristiana a realizzarsi comunitariamente e universalmente proiettandosi verso tutta la società umana, e coinvolgendo tutti i valori della vita.
Abbisogna pertanto di fare subito una esperienza autentica di comunità in cui trovi già in germe l'esemplare ideale della grande comunità che è chiamato a promuovere in un clima schiettamente umano e cristiano. Soltanto la famiglia è capace di svolgere questa missione in maniera insostituibile proprio perchè, fondata nell'amore, costituisce la fonte inesauribile di tutti i valori della vita a cui la società può attingere senza limiti per la realizzazione del proprio progetto di civiltà.
Naturalmente alla famiglia, date queste premesse, bisogna riconoscere il suo ruolo autentico e insostituibile garantendole tutto lo spazio necessario alla sua crescita. In altre parole occorre avere la famiglia a tempo pieno e con mezzi almeno sufficienti perchè possa manifestare pienamente la sua creatività!
La famiglia è come la conoscenza della società e ne è il valore fondamentale che la definisce. Non è la società, come se fosse una realtà precostituita o immaginaria, che qualifica la famiglia o l'individuo in primo luogo; bensì sono gli individui e le famiglie che qualificano la società che costituiscono esprimendola nella somma dei medesimi che la con pongono.
Oggi si dice che la famiglia è in crisi. È vero, perchè è condizionata da tutte le parti! La famiglia oggi si può considerare come un animale in cattività, privata dal suo ambiente naturale in cui è destinata a crescere. I pollai non sono fatti per le aquile e i vasi esposti al balcone per i faggi e per le querce!
I senza famiglia, per qualsiasi motivo lo siano, sappiamo come crescono! L'esperienza ci dice che anche la famiglia più disgraziata o mal combinata è preferibile al miglior istituto che si possa avere, proprio perchè l'uomo è fatto per la famiglia prima che per qualsiasi altra società.
Basta quindi coi surrogati della famiglia, con le speculazioni incredibili consumate ai suoi danni, con le strumentalizzazioni volute espressivamente per sovvertirla e discreditarla.
Dobbiamo finalmente capire che è la famiglia la grande ed unica istruzione che non si può asservire a nessun'altra mentre tutte le altre indistintamente devono porsi al suo servizio!
don Giulio Gabanelli
L'uomo è innanzitutto «l'essere sociale" chiamato per vocazione naturale e cristiana a realizzarsi comunitariamente e universalmente proiettandosi verso tutta la società umana, e coinvolgendo tutti i valori della vita.
Abbisogna pertanto di fare subito una esperienza autentica di comunità in cui trovi già in germe l'esemplare ideale della grande comunità che è chiamato a promuovere in un clima schiettamente umano e cristiano. Soltanto la famiglia è capace di svolgere questa missione in maniera insostituibile proprio perchè, fondata nell'amore, costituisce la fonte inesauribile di tutti i valori della vita a cui la società può attingere senza limiti per la realizzazione del proprio progetto di civiltà.
Naturalmente alla famiglia, date queste premesse, bisogna riconoscere il suo ruolo autentico e insostituibile garantendole tutto lo spazio necessario alla sua crescita. In altre parole occorre avere la famiglia a tempo pieno e con mezzi almeno sufficienti perchè possa manifestare pienamente la sua creatività!
La famiglia è come la conoscenza della società e ne è il valore fondamentale che la definisce. Non è la società, come se fosse una realtà precostituita o immaginaria, che qualifica la famiglia o l'individuo in primo luogo; bensì sono gli individui e le famiglie che qualificano la società che costituiscono esprimendola nella somma dei medesimi che la con pongono.
Oggi si dice che la famiglia è in crisi. È vero, perchè è condizionata da tutte le parti! La famiglia oggi si può considerare come un animale in cattività, privata dal suo ambiente naturale in cui è destinata a crescere. I pollai non sono fatti per le aquile e i vasi esposti al balcone per i faggi e per le querce!
I senza famiglia, per qualsiasi motivo lo siano, sappiamo come crescono! L'esperienza ci dice che anche la famiglia più disgraziata o mal combinata è preferibile al miglior istituto che si possa avere, proprio perchè l'uomo è fatto per la famiglia prima che per qualsiasi altra società.
Basta quindi coi surrogati della famiglia, con le speculazioni incredibili consumate ai suoi danni, con le strumentalizzazioni volute espressivamente per sovvertirla e discreditarla.
Dobbiamo finalmente capire che è la famiglia la grande ed unica istruzione che non si può asservire a nessun'altra mentre tutte le altre indistintamente devono porsi al suo servizio!
don Giulio Gabanelli
Il nostro Vescovo Mons. Clemente Gaddi
Celebra i 50 anni di sacerdozio
MONS. TEODORO DOLCI
In Te, Domine, speravi…
(Dal Breviario) In Memoria di Mons. Teodoro Dolci n. 17/4/1896 -Zogno- m. 5/9/1976 Si distinse come cittadino amando la patria e combattendo eroicamente in guerra (1915-1918) da ufficiale; - come sacerdote servendo la Chiesa: - per 25 anni insegnante nel Seminario diocesano di Bergamo; - per 35 anni coadiutore e I° parroco di S. Tomaso de Calvi in città; - per 5 anni sofferente nel suo ritiro di Zogno in attesa di andare a ricevere da Dio la ricompensa meritata. Col rimpianto lascia esempio mirabile di fedeltà e di obbedienza: alla Chiesa, di povertà e di bontà a tutti. Requiem. |
Giunge inaspettata la notizia della morte di Mons. Teodoro Dolci deceduto improvvisamente nella serata di domenica 5 Settembre. Anche se di età non più giovane, ottanta anni compiuti, anche se minorato in questi ultimi anni per una infermità che gli rendeva difficile il muoversi, tuttavia il suo fisico robusto e la sua piena lucidità di mente non lasciavano prevedere una morte così vicina. Mons. Dolci era nato a Zogno da una numerosa famiglia che ha dato alla Chiesa di Bergamo ben tre degnissimi sacerdoti - don Tullio insegnante in seminario e presidente diocesano della Federazione Oratori, don Achille direttore spirituale nel Collegio di Celana e il Nostro - e due sorelle associate a istituti secolari. Don Teodoro fece onoratamente gli studi nel Seminario diocesano e la teologia nel Seminario Romano ottenendovi la laurea in teologia. Chiamato alle armi nel periodo bellico partecipò a tutta la campagna 1915-18: promosso ufficiale di Fanteria, comandante di una Compagnia Mitraglieri, gravemente ferito sul fronte dell'Isonzo, decorato di croce di guerra, portò in corpo per tutta la vita una pallottola incapsulata vicino al cuore. Ordinato sacerdote a Roma nel 1922 fu nell'anno seguente destinato quale vicerettore all'Istituto Dante Alighieri; fu poi insegnante di matematica, fisica e storia dell'arte in Seminario dal 1927 al 1962 attendendo contemporaneamente alla cura di anime in S. Caterina, a Petosino, a S. Martino in Borgo Canale e da ultimo a S. Tomaso de' Calvi dove fu coadiutore e Parroco per 35 anni dal 1936 al 1971. In questa data per raggiunti limiti di età e per le non buone condizioni di salute lasciava la parrocchia con grande rincrescimento suo e dei suoi parrocchiani e si ritirava nella nativa Zogno ospite della Pia Opera Charitas dove trovò attenzioni e cordialità che gli alleviarono alquanto la forzata inazione. Mons. Dolci ha speso il meglio della sua non comune capacità e delle sue energie nell’insegnamento in Seminario, nello studio delle opere d’arte – fu per molti anni membro e presidente del Consiglio Diocesano per l’arte sacra – e nella cura delle anime. Del suo lungo insegnamento in Seminario hanno beneficiato i tanti sacerdoti che sono stati alla sua scuola e ne ritrovano il perfetto possesso della materia, l’impegno e la passione con cui assolveva il suo compito, l’esigenza di pari impegno da parte degli alunni. Uguale se non maggiore attaccamento e passione metteva nell’attendere alle cose dell’arte sacra per la quale aveva gusto, intuito e conoscenza tutta particolare. Ma il campo in cui Mons. Dolci esplicò in tutta la loro efficienza le sue doti sacerdotali e pastorali fu quello della cura delle anime, Sacerdote pio, zelante, generoso con gli altri quanto era schivo e modesto con se stesso il prevosto Dolci viveva per la sua chiesa e per la sua gente profondendo per loro tempo, denaro - quel poco che aveva - studio, lavoro, prodigandosi al di là delle sue stesse possibilità fisiche, contento di dare e traendo col suo esempio gli altri a dare con uguale generosità. È davvero sorprendente quello che Mons. Dolci ha saputo realizzare nei suoi 35 anni di ministero in una parrocchia ancora sul nascere, formata sul principio da poco più di duemila persone, in gran parte operai e orticoltori, ricchi soltanto come lui di fede e di generosità. Aveva trovato una chiesa nuova non del tutto finita e disadorna. Ponendosi coraggiosamente al lavoro egli seppe in breve tempo realizzare le finiture della sua chiesa arricchendola di un altare monumentale e di altre opere d'arte e provvedendo al suo arredamento, innalzò il nuovo campanile fornendolo di un buon concerto di campane, costruì le nuove sacristie, rimise a nuovo la scuola materna, preparò il terreno per le opere della gioventù. Una cosa sola lasciò angusta e sprovvista di ogni conforto: la sua casa; vi avrebbe pensato, diceva, quando avrebbe finito tutte le altre opere: ma quel momento non venne mai. Mons. Teodoro Dolci, uomo di poche parole e dai modi piuttosto sbrigativi, poteva sembrare poco comunicativo. Era invece aperto e cordiale, fedelissimo alla amicizia, vir sine dolo uomo incapace di fingere, spesso assorto nelle sue intime contemplazioni di arte e di scienza, ma non per questo meno impegnato nei suoi doveri pastorali nè meno attento ai problemi della Chiesa e ai bisogni della sua gente. Affatto schivo di complimenti e di formalità potè sembrare talvolta distaccato o assente ma aveva un cuore d'oro e profondeva sugli altri, più coi fatti che con le parole, le ricchezze del suo animo sacerdotale. In questi ultimi anni di forzata inazione egli che era stato tanto attivo e operoso riempì la sua solitudine con lo studio e la preghiera. Sereno nella prova, forte nella sofferenza, costante nella sopportazione era unicamente preoccupato di non essere di troppo peso agli altri, grato a chi lo visitava o comunque dimostrava di ricordarsi di lui. E così la sua anima ricca di meriti e affinata dalla sofferenza è andata, certo non impreparata, incontro al suo Signore che aveva sempre fedelmente e gioiosamente servito.
d. Cesare Patelli
d. Cesare Patelli
Mons. Teodoro Dolci nel suo romitaggio di Zogno, durato ben cinque lunghi anni, cioè dalla rinuncia alla Parrocchia di San Tomaso in città, emessa puntualmente allo scadere dei 75 anni, sino alla morte avvenuta a 80 anni di età, si è sempre considerato come un pastore in esilio volontario, ma senza mai rinunciare al suo gregge, per il quale ha voluto immolarsi pienamente e generosamente come prima nell'attività così poi nella sofferenza, nella preghiera e nella silenziosa attesa della morte. Si è sempre mantenuto in un atteggiamento di grande fiducia e profonda riconoscenza a Dio e ai Superiori per essere stato guidato provvidenzialmente a Zogno a concludere la sua vita. «Qui - diceva - non mi manca proprio nulla di ciò che avrei potuto trovare altrove; e, inoltre, ho trovato tutto ciò che non avrei potuto trovare altrove, come ad esempio: il mio ambiente nativo con la mia gente, i sacerdoti amici e premurosi, le suore attentissime a tutte le mie necessità, tanti amici, soprattutto anziani, che ogni giorno trasformano la mia anticamera come una cattedrale per la celebrazione della santa Messa che ho la fortuna di poter celebrare, sia pure restando seduto quando non mi sento di stare in piedi, e in cui posso continuare a rivolgere la mia parola di sacerdote a questi cari fedeli coi quali pure prego e canto, magari stonatamente, ma gioiosamente insieme, La sua casa era diventata meta di pellegrinaggi da parte di sacerdoti in cerca di consigli saggi, di giovani appassionati d'arte, di amici e coetanei per rievocare insieme i fatti della propria giovinezza. Erano fatti di guerra, di paese, di chiesa rivissuti con tanti contorni di bei ricordi. Purtroppo per lui la vita non poteva più essere fatta che di ricordi tanti, ma di una sola speranza, di fare in fretta a levarsi dai piedi di tanta gente che gli voleva comunque un mondo di bene, ma che lui non avrebbe mai voluto disturbare. Temeva infatti di essere di troppo peso,' di occupare un appartamento che altri più bisognosi di lui avrebbero potuto occupare. Il giorno della sua morte, prima di essere trasferito all'ospedale per un estremo tentativo di prolungargli la vita, disse: «Lasciate mi morire qui; penso che farò alla svelta; vi lascerò finalmente liberi perchè avete già fatto troppo per me!» Aveva già da alcuni anni rinunciato anche alle cose più care che aveva, distribuendole tra amici e parenti, o destinandole a istituzioni varie come i libri e i quadri. Il suo ricordo insistente sino alla morte fu innanzitutto la sua parrocchia, poi il Seminario, i Superiori dal Papa al suo Vescovo, che ricordò esplicitamente nel testamento spirituale. Credette sempre più fermamente man mano crescevano le sue sofferenze e rinunce. Benedisse la morte tanto attesa, come la sua liberatrice nel grande desiderio di ricongiungersi a Dio che aveva sempre lodato e temuto ma soprattutto amato,
d. g.
d. g.
I funerali di Mons. Dolci
La parrocchia di S. Tommaso de' Calvi ha commemorato cristianamente il suo primo Prevosto, Mons. Dolci, con la celebrazione di Sante Messe, sempre assai frequentate, nei giorni 6 e 7, con una solenne liturgia funebre la sera di martedì 7 settembre. A Zogno, dove Mons. Dolci è deceduto e dove è stato tumulato nella tomba di famiglia, la celebrazione è stata particolarmente solenne. Presenti l'Arcivescovo Mons. Gaddi, il Vescovo Mons. Scola che ha presieduto la celebrazione eucaristica concelebrata da una ventina di sacerdoti: Il Prevosto di Zogno, il Parroco di San Tommaso, Mons. Paqnoni presidente dell'Ufficio diocesano di arte sacra, Parroci e sacerdoti amici dello stesso scomparso. Erano altresì presenti i congiunti, una folta rappresentanza di Zogno con autorità e una numerosissima rappresentanza dei parrocchiani di S. Tommaso. Il rito, composto e solenne, si è svolto tra la commossa partecipazione dei presenti. Al Vangelo Mons. Patelli prendendo lo spunto dalle letture bibliche ha ricordato le preclari doti umane cristiane e sacerdotali del defunto: la sua lealtà, il disinteresse, la disponibilità, l'altruismo generoso che lo portava a pensare agli altri prima che pensare a sè, la assoluta rettitudine, l'attaccamento alla sua chiesa e alla sua gente. Mons. Arcivescovo, prima di impartire l’assoluzione al tumulo, ha letto un breve testamento spirituale quale Mons. Dolci professava la sua fede e attaccamento alla Chiesa, la devozione e l'ubbidienza al Papa e al suo Vescovo; e ricordava, l'Arcivescovo quando Mons. Dolci decise di lasciare la parrocchia molti dei suoi fedeli si rivolsero a lui venuto in parrocchia per la visita pastorale per dirgli tutto il rincrescimento per la partenza dell'amato pastore: segno eloquente di quanta stima e di quanto affetto Mons. Dolci fosse circondato nella sua parrocchia. Un continuo pellegrinaggio di amici ed estimatori dell'Estinto aveva visitato nei giorni dopo il decesso la salma di Mons. Dolci esposta in una camera ardente presso l'Opera Pia Charitas. Impossibilitati a intervenire i Vescovi Mons. Morstabilini e Mons. Foresti, come pure Mons. Farina e altri amici avevano inviato telegrammi di condoglianza.
Testimonianza di un laico
Non ci sono più ma sono vicini a noi
Ebbi modo di conoscere due care persone che hanno lasciato in me un grande ricordo, persone che Iddio ha chiamato a Se nello spazio di pochi giorni: Monsignor Teodoro Dolci e Madre suor Maria Chiara ed é a loro che dedico questi miei pensieri. Conobbi Monsignor Dolci personalmente attraverso un'ospite della Casa di riposo: la signorina Maria. Una mattina, uscita per la spesa la incontrai. Dopo le solite frasi convenevoli mi disse: "stia assieme un po' con me sono tanto agitata, non mi lasci sola, la prego rimanga". Me lo disse con un tono tanto accorato che nonostante fosse tardi rimasi. Non si può negare un po' della nostra compagnia a chi non ha nessuno. Ma lei voleva andare a Messa da Monsignore e così la segui. Monsignore celebrava la S. Messa nel suo appartamento dato le sue condizioni di salute. Rimasi male nel vedere che fatica faceva nel fare pochi passi per arrivare al tavolo che serviva da altare. Ma come iniziava a celebrare la S. Messa il suo volto cambiava aspetto, era sereno, disteso. Spiegava le letture, il S. Vangelo in modo così semplice ma chiaro, tanto da non rendersi conto del tempo che passava. Pregava per tutti, per la Patria ma soprattutto per i giovani. Diceva: "Preghiamo per i giovani perché sono il nostro domani - e coloro che fanno del male non condanniamoli, non aspetta a noi a giudicarli, ma preghiamo perché il Signore illumini e faccia capire loro il male che fanno". Aveva viva devozione, a Maria S.S. e quando al termine della S. Messa le flebili voci dei pochi presenti intonavano l'inno (Nome dolcissimo nome d'amore) anche lui si univa al coro e diceva "Preghiamo la Madonna che ci protegga e ci tenga tutti sotto il Suo manto". Passano i giorni; nonostante la salute lo abbandoni celebra la S. Messa ma con tanta fatica che personalmente cercava di non dimostrare agli altri. Ricordo con esattezza. Un qiovedì, tre giorni prima di morire, appena accompagnato in camera sua mi disse: "Sento che mi avvicino sempre di più alla morte". C'era presente mia figlia. Scesa in strada mi disse: "Mamma hai sentito cosa ha detto Monsignore? - e continuò - Fa tanta fatica ad andare a celebrare la Messa che sembra vada al Calvario". Aveva ragione. Queste parole dette da una bambina mi fecero meditare su tante cose. Quante cose avevo imparato in quei mesi. Riceveva volentieri e nella conversazione dava consigli sia per la famiglia e anche spirituali. Ebbene quanto ho appreso, difficilmente dimenticherò, tre cercherò di farne tesoro per vivere e farlo conoscere agli altri. Avrei tante cose da dire in merito, ma mi limiterò a dire: "Il tuo Spirito e il tuo ricordo non si ferma solo tra gli ospiti della Casa di Riposo, ma su tutta Zogno, s tutti coloro che ti conobbero e che tu con la tua persona e la tua fede hai saputo amare”.
Testimonianza di un laico
Non ci sono più ma sono vicini a noi
Ebbi modo di conoscere due care persone che hanno lasciato in me un grande ricordo, persone che Iddio ha chiamato a Se nello spazio di pochi giorni: Monsignor Teodoro Dolci e Madre suor Maria Chiara ed é a loro che dedico questi miei pensieri. Conobbi Monsignor Dolci personalmente attraverso un'ospite della Casa di riposo: la signorina Maria. Una mattina, uscita per la spesa la incontrai. Dopo le solite frasi convenevoli mi disse: "stia assieme un po' con me sono tanto agitata, non mi lasci sola, la prego rimanga". Me lo disse con un tono tanto accorato che nonostante fosse tardi rimasi. Non si può negare un po' della nostra compagnia a chi non ha nessuno. Ma lei voleva andare a Messa da Monsignore e così la segui. Monsignore celebrava la S. Messa nel suo appartamento dato le sue condizioni di salute. Rimasi male nel vedere che fatica faceva nel fare pochi passi per arrivare al tavolo che serviva da altare. Ma come iniziava a celebrare la S. Messa il suo volto cambiava aspetto, era sereno, disteso. Spiegava le letture, il S. Vangelo in modo così semplice ma chiaro, tanto da non rendersi conto del tempo che passava. Pregava per tutti, per la Patria ma soprattutto per i giovani. Diceva: "Preghiamo per i giovani perché sono il nostro domani - e coloro che fanno del male non condanniamoli, non aspetta a noi a giudicarli, ma preghiamo perché il Signore illumini e faccia capire loro il male che fanno". Aveva viva devozione, a Maria S.S. e quando al termine della S. Messa le flebili voci dei pochi presenti intonavano l'inno (Nome dolcissimo nome d'amore) anche lui si univa al coro e diceva "Preghiamo la Madonna che ci protegga e ci tenga tutti sotto il Suo manto". Passano i giorni; nonostante la salute lo abbandoni celebra la S. Messa ma con tanta fatica che personalmente cercava di non dimostrare agli altri. Ricordo con esattezza. Un qiovedì, tre giorni prima di morire, appena accompagnato in camera sua mi disse: "Sento che mi avvicino sempre di più alla morte". C'era presente mia figlia. Scesa in strada mi disse: "Mamma hai sentito cosa ha detto Monsignore? - e continuò - Fa tanta fatica ad andare a celebrare la Messa che sembra vada al Calvario". Aveva ragione. Queste parole dette da una bambina mi fecero meditare su tante cose. Quante cose avevo imparato in quei mesi. Riceveva volentieri e nella conversazione dava consigli sia per la famiglia e anche spirituali. Ebbene quanto ho appreso, difficilmente dimenticherò, tre cercherò di farne tesoro per vivere e farlo conoscere agli altri. Avrei tante cose da dire in merito, ma mi limiterò a dire: "Il tuo Spirito e il tuo ricordo non si ferma solo tra gli ospiti della Casa di Riposo, ma su tutta Zogno, s tutti coloro che ti conobbero e che tu con la tua persona e la tua fede hai saputo amare”.
Memoria di Suor Maria Chiara
(al secolo Wilma Virginia Mazzocchetti)
- nata a Città S. Angelo (Peseara) il 7/12/1931, al civile il 12/12/1931
- da vent'anni Figlia della Madonna del Divino Amore, - da due anni Superiora dell'Asilo Cavagnis in Zogno, cioè dal 20/10/1974, - morta tra noi il 25/9/1976 a soli 44 anni, colpita da grave trombosi al cervello, causa forse ipertensione, manifestatasi inizialmente con emiplegia sinistra, il 16/9/1976, sul Monte di Zogno, salita per la festa annuale di S. Cipriano. - ricoverata urgentemente all'Ospedale Maggiore di Bergamo, qualsiasi cura si è manifestata inefficace, vi decedeva dopo otto giorni di degenza con grande rimpianto di tutti, - se ne sono celebrati solenni funerali in Zogno il 27/9/1976 con la partecipazione straordinaria di grande folla che ha pianto e pregato attorno alla cara estinta, - la venerata salma, proseguita per Roma, ha ricevuto anche nel Santuario del Divino Amore solenni onoranze il 29/9/1976. - Resterà per sempre nel ricordo affettuoso di tutti «la impareggiabile e indimenticabile Superiora di Zogno». |
Discorso tenuto durante i solenni funerali
Del 27/9/1976
Invitato a dire di Suor Chiara, non posso che dirvi come l'ho conosciuta io, ora che ci ha lasciati in maniera così insolita e sbrigativa a soli 44 anni, ora che la riscopriamo come una grande benedizione del Signore, una grazia straordinaria che dobbiamo valorizzare per il bene nostro e della nostra comunità! La conobbi sette anni orsono nel convegno provinciale di tutte le religiose nel quale lei fu capogruppo della Valbrembana e fu la prima a salire sul palcoscenico del teatro dell'Istituto Palazzolo in Bergamo e dare la relazione del lavoro svolto dal suo gruppo sul tema "La religiosa e la carità". Si manifestò entusiasta della sintesi che io proposi per un aggiornamento al Concilio Vaticano II°; "La religiosa deve essere innanzitutto una primizia umana impegnata a divenire una primizia cristiana!" L'ho rivista dopo cinque anni, nel 1974, quando il 20 ottobre venne ad aprire la casa di Zogno in qualità di Superiora dell'Asilo Cavagnis. La trovai cambiata! La giovialità e l'entusiasmo zampillanti di prima non c'erano più, ma c'era in compenso qualcosa di maturato sotto sotto nella sofferenza e nell'esperienza di una persona amica che ha camminato molto bruciando le tappe della virtù e della santità. Non vidi più in lei come la Vergine Annunziata che corre in aiuto alla cugina Elisabetta, bensì come la Vergine Madre che stava per avviarsi col suo Gesù sulla via del Calvario. "Stabat et tecebat!”., La sua presenza, piuttosto silenziosa, rara in una donna, era un atteggiamento di adorazione alla Volontà di Dio abbracciata e perseguita con sofferenza e con gioia. Ho ammirato in lei, in questi suoi due ultimi anni passati insieme a Zogno, che quanto aveva dichiarato a parole, prima, ora è diventata la sua realtà: "Una autentica primizia umana e cristiana!"
Primizia umana: L'istituzione, intesa come mezzo e non come fine a se stessa, non era riuscita ad avere il sopravvento su di lei, o a trasformarla sia pure come un codice perfetto ma da riporre nell'archivio storico di un museo. Ha conservato la sua dimensione umana per nulla mortificata, bensì arricchita, da una meravigliosa dimensione cristiana: nel mentre è rimasta capace di amare e di essere amata umanamente è diventata capace di amare e di essere amata cristianamente. È l'universalità della Chiesa Madre che si ripercuote nella vita dei suoi figli devoti.
Primizia cristiana: Per la grande fede che ha avuto e che ha valorizzata nel suo voto di obbedienza, virtù che sa cogliere nel con' testo dei segni dei tempi la soluzione pratica migliore dei problemi della vita con scelte qualificate di attualità e le promuove in maniera familiare e comunitaria perchè tutti insieme, ciascuno al proprio posto, si sentano parte viva e insostituibile nella realizzazione del "Regno di Dio".
Per la grande speranza che ha nutrito e valorizzata nel voto di povertà, virtù che ci aiuta a sfruttare pienamente tutte le risorse della terra per il "Regno dei Cieli" senza lasciare inoperosi i talenti che Dio ci ha dato, di cui dovremo rendergli conto. La ricchezza di Suor Chiara fu soprattutto la sua povertà che la portò a ritrovare risorse inesauribili per il bene da compiere, per cui tutto le fu possibile con questa sua disponibilità!
Per la carità che l'ha contraddistinta valorizzata nel suo voto di castità, virtù propria di chi sa amare di più! Il suo ultimo messaggio dal suo letto di morte alle sue Suore fu: "Andate a trovare gli ammalati; interessatevi degli ammalati!" Non intese la carità in sostituzione della giustizia, bensì come fedeltà piena a Dio e ai fratelli mantenendosi a disposizione perchè tutti potessero attingere alla fonte della sua vita da consacrata incidendo nella sua viva pelle. Ciò che non costa niente non vale niente! t la calamita dei nostri tempi per le generazioni nuove che rifiutano anche le cose più sacre, come le persone più care, perchè non le hanno pagate con la propria pelle per cui le buttano via come ingombro per la propria vita! Abbiamo sconfinato dalla psicologia del cristianesimo in cui c'è la presenza di un Dio che si incarna per sacrificare la vita per gli uomini; ma la proposta di Dio "La sua vita per noi" esige una sola ed unica risposta valida "La nostra vita per Lui!"
Piacque pertanto quella sintesi "La religiosa primizia umana e cristiana" e la realizzò in sè. Ebbe un'idea assai dinamica di Chiesa in cui portò la propria presenza di Vergine "Qui Stabat, ma nella maniera più fattiva! Fu infatti a Zogno per la casa e per la parrocchia, a Bracca per i ritiri e i seminaristi, a Piacenza e a Roma per la Congregazione, a Pescara per la mamma malaticcia e per la famiglia, a Bologna per un parente stretto, degente ... Alla mia osservazione "Mi sembra una chiesa troppo pellegrinante la sua!" Rispose: "Vedrà che presto mi acquieto per sempre!" Forse si sentiva stanca. Giovedì 16 salì sul Monte di Zogno, sfidando il temporale imminente, per la festa di S. Cipriano. Amava incontrarsi e stare con la gente. Prima della Messa la presentai all'ultranovantenne Carlo Rinaldi venuto lui pure, dalla Foppa Alta, per la Messa sfidando il temporale. Quel vecchietto sovraccarico di spirito umoristico le disse parlando delle suore dei suoi tempi "Ah, erano belle le mie suore!" Suor Chiara con un filo di voce rapito dall’aria vibrante del temporale, replicò quasi per definirsi inconsciamente con le proprie suore: "Anche noi siamo belle!". Il vecchietto raccolse l'affermazione e approvando, mentre si avviava verso la soglia della chieseruola, andava ripetendo: "Si, si: anche voi siete belle!”. Don Terenzi, il fondatore, qui ha fatto segno, e con lui dal cielo, anche noi tutti ammiriamo in Suor Chiara successo lusinghiero assai del "Divino Amore!" Ecco l'albero meraviglioso che noi tutti volevamo mantenere in vita e su cui si è schiantata mortalmente la folgore di quel nero temporale! Ora tuttavia comprendiamo che le vie del Signore non sono le vie degli uomini e che Dio ci premia alla sua maniera restituendoci in Suor Chiara un esempio luminoso di primizia umana e cristiana da imitare. Non chiediamo pertanto a Dio ciò che ci ha donato già in maniera e in misura così generosa; valorizziamo la benedizione che ci ha elargito in Suor Chiara perchè pure noi abbiamo a divenire come lei "Primizia umana e cristiana" per la gloria di Dio e la salvezza degli uomini, Così sia!
don Giulio
Primizia umana: L'istituzione, intesa come mezzo e non come fine a se stessa, non era riuscita ad avere il sopravvento su di lei, o a trasformarla sia pure come un codice perfetto ma da riporre nell'archivio storico di un museo. Ha conservato la sua dimensione umana per nulla mortificata, bensì arricchita, da una meravigliosa dimensione cristiana: nel mentre è rimasta capace di amare e di essere amata umanamente è diventata capace di amare e di essere amata cristianamente. È l'universalità della Chiesa Madre che si ripercuote nella vita dei suoi figli devoti.
Primizia cristiana: Per la grande fede che ha avuto e che ha valorizzata nel suo voto di obbedienza, virtù che sa cogliere nel con' testo dei segni dei tempi la soluzione pratica migliore dei problemi della vita con scelte qualificate di attualità e le promuove in maniera familiare e comunitaria perchè tutti insieme, ciascuno al proprio posto, si sentano parte viva e insostituibile nella realizzazione del "Regno di Dio".
Per la grande speranza che ha nutrito e valorizzata nel voto di povertà, virtù che ci aiuta a sfruttare pienamente tutte le risorse della terra per il "Regno dei Cieli" senza lasciare inoperosi i talenti che Dio ci ha dato, di cui dovremo rendergli conto. La ricchezza di Suor Chiara fu soprattutto la sua povertà che la portò a ritrovare risorse inesauribili per il bene da compiere, per cui tutto le fu possibile con questa sua disponibilità!
Per la carità che l'ha contraddistinta valorizzata nel suo voto di castità, virtù propria di chi sa amare di più! Il suo ultimo messaggio dal suo letto di morte alle sue Suore fu: "Andate a trovare gli ammalati; interessatevi degli ammalati!" Non intese la carità in sostituzione della giustizia, bensì come fedeltà piena a Dio e ai fratelli mantenendosi a disposizione perchè tutti potessero attingere alla fonte della sua vita da consacrata incidendo nella sua viva pelle. Ciò che non costa niente non vale niente! t la calamita dei nostri tempi per le generazioni nuove che rifiutano anche le cose più sacre, come le persone più care, perchè non le hanno pagate con la propria pelle per cui le buttano via come ingombro per la propria vita! Abbiamo sconfinato dalla psicologia del cristianesimo in cui c'è la presenza di un Dio che si incarna per sacrificare la vita per gli uomini; ma la proposta di Dio "La sua vita per noi" esige una sola ed unica risposta valida "La nostra vita per Lui!"
Piacque pertanto quella sintesi "La religiosa primizia umana e cristiana" e la realizzò in sè. Ebbe un'idea assai dinamica di Chiesa in cui portò la propria presenza di Vergine "Qui Stabat, ma nella maniera più fattiva! Fu infatti a Zogno per la casa e per la parrocchia, a Bracca per i ritiri e i seminaristi, a Piacenza e a Roma per la Congregazione, a Pescara per la mamma malaticcia e per la famiglia, a Bologna per un parente stretto, degente ... Alla mia osservazione "Mi sembra una chiesa troppo pellegrinante la sua!" Rispose: "Vedrà che presto mi acquieto per sempre!" Forse si sentiva stanca. Giovedì 16 salì sul Monte di Zogno, sfidando il temporale imminente, per la festa di S. Cipriano. Amava incontrarsi e stare con la gente. Prima della Messa la presentai all'ultranovantenne Carlo Rinaldi venuto lui pure, dalla Foppa Alta, per la Messa sfidando il temporale. Quel vecchietto sovraccarico di spirito umoristico le disse parlando delle suore dei suoi tempi "Ah, erano belle le mie suore!" Suor Chiara con un filo di voce rapito dall’aria vibrante del temporale, replicò quasi per definirsi inconsciamente con le proprie suore: "Anche noi siamo belle!". Il vecchietto raccolse l'affermazione e approvando, mentre si avviava verso la soglia della chieseruola, andava ripetendo: "Si, si: anche voi siete belle!”. Don Terenzi, il fondatore, qui ha fatto segno, e con lui dal cielo, anche noi tutti ammiriamo in Suor Chiara successo lusinghiero assai del "Divino Amore!" Ecco l'albero meraviglioso che noi tutti volevamo mantenere in vita e su cui si è schiantata mortalmente la folgore di quel nero temporale! Ora tuttavia comprendiamo che le vie del Signore non sono le vie degli uomini e che Dio ci premia alla sua maniera restituendoci in Suor Chiara un esempio luminoso di primizia umana e cristiana da imitare. Non chiediamo pertanto a Dio ciò che ci ha donato già in maniera e in misura così generosa; valorizziamo la benedizione che ci ha elargito in Suor Chiara perchè pure noi abbiamo a divenire come lei "Primizia umana e cristiana" per la gloria di Dio e la salvezza degli uomini, Così sia!
don Giulio
A madre Suor Maria Chiara
Erano giunte a Zogno da poco più di un mese le Suore della Madonna del Divino Amore. La loro presenza portava a Zogno una nota di gioia, di speranza. Avevamo di nuovo le suore nel nostro paese. Ma personalmente di Suor Maria Chiara avrei tante cose da dire che non basterebbe questo giornale per elencarle. Mi accolse con tutta la famiglia nel momento della paura, della disperazione per l'incendio scoppiato vicino a casa mia. I carabinieri ci avevano mandati fuori casa e il capo dei vigili non voleva lasciarci entrare per paura che qualche parete crollasse. Madre Chiara ci diede ospitalità, ci fece sedere allo stesso tavolo e rimasi meravigliata di tanto conforto e coraggio che sapeva infondere nei nostri animi impauriti. La nostra conoscenza aumentava di giorno in giorno, unica ricompensa in cambio di tanta generosità ricevuta. Quando in giardino coi bambini dell'asilo o con le bambine del lavoro mi scorgeva sul terrazzo con la mano mi salutava e a me questo faceva molto piacere. Un giorno mi ospitò a Bracca. Vi erano i seminaristi di Roma accompagnati da O, Giuliano, ma erano fuori per una gita. Mi fece visitare tutti i locali. Vidi allineati letti ben fatti, ordine dappertutto. Biancheria da lavare, stirare, quanto da fare povere suore! In un momento di quiete le dissi: "Madre, lei è stanca! Glielo si legge in faccia, si riposi un po'." Mi rispose: "Non c'è tempo per la stanchezza! Bisogna preparare la cena dei panini perchè i Seminaristi torneranno stanchi e affamati. Questa risposta è stata una lezione per me. Vedere con quanto amore e pazienza preparava tutto per tutti. Era a Bracca ma la vedevo spesso anche a Zogno. Aveva disposto le cose in modo così perfetto da far sì che a Zogno ci fosse sempre la presenza di qualche suora. Premurose tutte le nostre suore verso le persone anziane, con la loro presenza al capezzale degli ammalati. Alla popolazione di Zogno hanno fatto dono della festa della famiglia con una recita tenuta al cinema Trieste. Avevano riaperto la scuola di lavoro per tenere unite le bambine, corsi di cucito e tante altre iniziative. In Chiesa era suo desiderio che si recitassero al mattino "Le Lodi" e poi diceva: "Anche il canto è la preghiera, sarebbe così bello che la comunità tutta vi partecipasse. Operate per il bene di tutti. Se avete il superfluo ricordatevi anche di chi non ha il necessario, di chi ha bisogno del vostro aiuto morale e materiale. Era una anima troppo buona e Gesù l'ha voluta con Se. Dopo una giornata laboriosa sei salita sul Monte anche in mezzo al temporale, in punta di piedi, senza far rumore te ne sei andata. Non ti vedrò più per le vie del paese quando col tuo sorriso mi salutavi dicendomi: "Ave Maria!" ; non udrò più la tua voce chiamarmi davanti al mio cancello. Ma ti vedrò sotto un'altra luce, la luce dolce e amorosa di una madre che opera tutto per il bene di una famiglia senza fine. Ora che sei vicina alla Madonna del Divino Amore ti chiedo un€! grazia, non solo per me ma per tutti noi pellegrini sulla terra: la grazia di vivere del tuo esempio; la grazia di saper vivere la tua grande fede.
Natalina Cortinovis
La madre Generale delle Figlie della Madonna del Divino Amore ringrazia vivamente il Parroco Don Giulio Gabanelli, i membri del comune di Zogno, la Comunità Parrocchiale, e quanti hanno partecipato con profonda comprensione ed affetto al dolore che ha colpito la Congregazione per l'immatura scomparsa dalla terra della carissima Suor Maria Chiara Mazzocchetti.
Natalina Cortinovis
La madre Generale delle Figlie della Madonna del Divino Amore ringrazia vivamente il Parroco Don Giulio Gabanelli, i membri del comune di Zogno, la Comunità Parrocchiale, e quanti hanno partecipato con profonda comprensione ed affetto al dolore che ha colpito la Congregazione per l'immatura scomparsa dalla terra della carissima Suor Maria Chiara Mazzocchetti.