1978
LA CATECHESI VISTA E SCOPERTA A TRENTO
Tempo di estate e di vacanze: anche noi cinque che ci troviamo alla Villa S. Ignazio in Trento ci possiamo ritenere in vacanza, perchè totalmente lontani dalla «routine» quotidiana di Zogno. Che la nostra vacanza sia particolare incominciamo a scoprirlo subito il lunedì mattino quando ci troviamo in una suggestiva chiesetta a pregare. Siamo circa quaranta persone (preti - religiosi - religiose e laici), provenienti da diverse località d’Italia. Il tema che trattiamo qui è naturalmente la catechesi, quella catechesi che anche per la nostra comunità è lungi da l’essere un problema risolto. Oggi è solo il terzo giorno del nostro lavoro e alcune cose sono già emerse:
1) tutti ci riteniamo cristiani, cerchiamo però di evitare di andare in crisi, di coinvolgersi fino in fondo;
2) circa la famiglia si è sottolineato:
-la sua crisi di fede;
- l’esigenza dei genitori della catechesi dei loro figli, come cosa da farsi;
- lo scarso interesse dei genitori a quel che il catechista propone al figlio;
- la convinzione dell'inutilità del dialogo e della partecipazione all’impostazione del lavoro da fare.
3) circa i catechisti si è sottolineata la scarsa preparazione.
Il catechista qui ci viene presentato come una persona chiamata a portare in modo più esplicito il messaggio cristiano. Dentro di lui deve sentire tutto il peso e la responsabilità di avere a disposizione uno dei tanti momenti che costituiscono la crescita nella fede dei ragazzi. Noi a Zogno siamo circa sessanta catechisti, un gruppo di persone che da sole formano già una comunità: dovrebbe essere visibile il nostro modo diverso di fare e di vedere le cose; gli altri dovrebbero dire di noi: «guardate quelli come si vogliono bene». Qui a Trento ci siamo convinti ancora di più che la preparazione e la formazione dei catechisti è fonda-mentale per la catechesi parrocchiale. E con questo non si intende parlare solo di preparazione dottrinale, ma di un cammino di fede, che ci chiama continuamente a conversione. Il catechista deve sperimentare, vivere personalmente quanto annuncia ai ragazzi. E allora, visto che si propone ai ragazzi come primario un cammino di fede da compiere con il loro gruppo, anche noi adulti e catechisti dovremmo poter vivere questa esperienza di gruppo come fondamentale. Ci auguriamo di poterci mettere in questo cammino superando tutti gli ostacoli ancora presenti: senza questo la nostra catechesi sarebbe una contro testimonianza.
Anna, Elisa, Lidia, Mario e don Giancarlo Bresciani
1) tutti ci riteniamo cristiani, cerchiamo però di evitare di andare in crisi, di coinvolgersi fino in fondo;
2) circa la famiglia si è sottolineato:
-la sua crisi di fede;
- l’esigenza dei genitori della catechesi dei loro figli, come cosa da farsi;
- lo scarso interesse dei genitori a quel che il catechista propone al figlio;
- la convinzione dell'inutilità del dialogo e della partecipazione all’impostazione del lavoro da fare.
3) circa i catechisti si è sottolineata la scarsa preparazione.
Il catechista qui ci viene presentato come una persona chiamata a portare in modo più esplicito il messaggio cristiano. Dentro di lui deve sentire tutto il peso e la responsabilità di avere a disposizione uno dei tanti momenti che costituiscono la crescita nella fede dei ragazzi. Noi a Zogno siamo circa sessanta catechisti, un gruppo di persone che da sole formano già una comunità: dovrebbe essere visibile il nostro modo diverso di fare e di vedere le cose; gli altri dovrebbero dire di noi: «guardate quelli come si vogliono bene». Qui a Trento ci siamo convinti ancora di più che la preparazione e la formazione dei catechisti è fonda-mentale per la catechesi parrocchiale. E con questo non si intende parlare solo di preparazione dottrinale, ma di un cammino di fede, che ci chiama continuamente a conversione. Il catechista deve sperimentare, vivere personalmente quanto annuncia ai ragazzi. E allora, visto che si propone ai ragazzi come primario un cammino di fede da compiere con il loro gruppo, anche noi adulti e catechisti dovremmo poter vivere questa esperienza di gruppo come fondamentale. Ci auguriamo di poterci mettere in questo cammino superando tutti gli ostacoli ancora presenti: senza questo la nostra catechesi sarebbe una contro testimonianza.
Anna, Elisa, Lidia, Mario e don Giancarlo Bresciani