SANT’ANTONIO ABATE
a Piazza Martina
Il 17 gennaio: festa di S. Antonio Abate a Piazza Martina oltre il Ponte Vecchio di Zogno, sull'antica strada comunale di Poscante, a fianco della sorgente che forma il ruscelletto che scorre verso il Brembo. Piazza Martina ha tutto l'aspetto di un insediamento medievale a chiusura della valle di Poscante, in posizione nordica ma strategica per cui poteva essere considerata la porta d'accesso all'antica via che si dirigeva verso Bergamo salendo da Poscante attraverso il Colle del Monte di Nese. La chiesa sorge isolata tra boschi e prati a circa dieci minuti di mulattiera dal centro abitato. E circondata da sagrato in terra battuta, racchiuso da parapetto in pietra. Ha un'entrata principale sormontata da finestra semicircolare e un'entrata laterale e secondaria. L'interno è a pianta ottagonale coperta da tazza a spicchi. I lati maggiori sono dotati di sfondati ad arco, quelli minori di nicchioni. Sul lato ad est, sopra la porta laterale, è collocata la cantoria in cui era presente un organo seicentesco malandato, prezioso cimelio, attualmente restaurato e conservato presso il Museo di S. Lorenzo in Zogno. Nel nicchione a sinistra del presbiterio è posto un mobile a due piani per uso confessionale sotto, a pulpito sopra, a cui si accede dal campanile, opera dei nostri scultori Marina. Il presbiterio, sopraelevato di tre gradini, in marmo bianco, è a pianta quadrata coperta da tazza semisferica. L'altare a stucco e leggermente staccato dalla parete di fondo in cui è ricavata la nicchia contenente la statua trecentesca di S. Antonio Abate in legno dipinto, raffigurato in abiti abbaziali seduto con mitria e pastorale. Dal lato sinistro del presbiterio si accede al campanile che è a modo di torre in pietra a vista dotato di un concerto di cinque campane. Dal lato destro del presbiterio ci si immette nella sagrestia con volta a quattro spicchi e finestra. L'arredamento è costituito da banchi in noce, poltrona con due sedie laterali scolpite in noce, una cassapanca con armadio, pancone e inginocchiatoio in noce alquanto intagliati, crocifisso in legno antico, reliquiario a urna in legno scolpito e dorato seicentesco, leggio in legno scolpito e dorato, ora scomparso, croce a stile in bronzo tornito con base pure in bronzo, cartegloria in ottone settecentesche, quattro portapalme in legno scolpito e dorato in tondo barocco, due portapalme in peltro antico, secchiello in bronzo tornito, turibolo in rame argentato barocco, due piatti in ceramica con ricetto di cui uno con motivi architettonici, otto candelabri in rame sbalzato e argentato, dieci candelabri in bronzo tornito del Cinquecento, due lampade d'ottone di cui una sbalzata a bacelli argentata e l'altra tornita seicentesca, due calici di cui uno in bronzo tornito e l'altro in argento sbalzato (ora al Museo di S. Lorenzo), pisside seicentesca in bronzo cesellato con coppa d'argento, tre tele a olio settecentesche: S. Giovanni, S. Giuseppe, Madonna col Bambino un po’ sciupati. Camice con pizzo Milano/Venezia e tovaglia con pizzo ricamato su tulle, due pianete in broccatello e due in lampasso antico, ecc. A S. Antonio si celebra pure la festa delle SS. Reliquie il venerdì subito dopo la prima domenica di maggio. La chiesa di Piazza Manina venne ridotta, su disegno di Pietro Cortinovis, nel 1840 circa, in stile neoclassico, mentre precedentemente era su base romanica. Infatti le linee del presbiterio sembrano riconfermare l'antica struttura manomessa, così come è avvenuto purtroppo anche per le parrocchiali di Zogno prima e di Poscante poi, con tante altre chiese (vedi Endenna, Somendenna, Ponteranica, ecc.) della nostra diocesi. L'avvicendamento di Piazza Martina e della sua Chiesa lo ritroviamo sintetizzato in un duplice decreto vescovile. Il primo del Vescovo Gaetano Camillo Guindani del 10 febbraio 1882, n° 363 e l'altro del Vescovo Giacomo Maria Conte Radini Tedeschi del 17 dicembre 1912, in cui viene richiamato anche il primo. Eccone la trascrizione: «Giacomo Maria Conte Radini Tedeschi, prelato domestico di Sua Santità per la Grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica Vescovo di Bergamo. Con Decreto Vescovile 10 febbraio 1882, n° 363, il Nostro Antecessore di V. M. Mons. Guineani dismembrava le contrade di Piazza Martina della Corna e del Ponte di Zogno dalla parrocchia di Poscante e le univa a quella di S. Lorenzo di Zogno. In detto decreto si dichiarava che mentre per esso le predette contrade venivano assoggettate alla chiesa parrocchiale di Zogno con tutti i diritti e pertinenze parrocchiali, si faceva però eccezione per l'Oratorio di S. Antonio posto nella contrada di Piazza Manina, per il quale si dichiarava che, nulla innovando per allora, veniva riservato il diritto al Vescovo di prendere quelle determinazioni in seguito che fossero giudicate convenienti. Ora ci sembra venuto il tempo opportuno di stabilire appunto a riguardo di detto Oratorio quanto meglio condurrà al decoro del medesimo, disponendo che esso sia sottoposto alla giurisdizione di quel parroco da cui dipende la contrada ove l'Oratorio trovasi eretto. Quindi, fatte mature considerazioni, e sentiti i RR.. Parroci di Poscante e di Zogno, col presente Nostro Atto di Ordinaria Autorità, e in quanto occorra con le facoltà delegate dalla Apostolica Sede ai Vescovi massime durante la Visita Pastorale, Dichiariamo e Decretiamo che da ora innanzi l'anzidetto Oratorio pubblico di S.Antonio della contrada di Piazza Martina debba ritenersi, e sia sottratto alla giurisdizione del Parroco pro tempore di Poscante e sottoposto alla esclusiva giurisdizione parrocchiale del Prevosto pro tempore di Zogno, salvo il dovere di versare alla Fabbriceria di Poscante quanto la medesima ha dovuto sborsare alla ditta Monzini per il saldo delle campane di detto Oratorio e cioè una somma di circa L. 336,50 e fermo l'obbligo alla Fabbriceria stessa di Poscante di restituire all'Oratorio di Piazza Manina quegli arredi e paramenti sacri che essa tiene in custodia, e che sono di pertinenza dell'anzidetto Oratorio, e dei quali il Rev. Parroco di Poscante ha dato l'elenco alla nostra Curia con lettera 15 dicembre corr..
Dato a Bergamo, Curia Vesc.
17 Dicembre 1912 Giacomo Maria Vescovo.
Le campane Monzini di S. Antonio Abate sono state requisite durante il tempo di guerra, nel 1940 e sostituite nel 1953 con le seguenti campane della ditta Colbacchini di Padova (in MI acuto):
- MI, di peso kg. 100; FA diesis, di peso kg.66; SOL diesis, di peso 49, LA diesis, di peso kg 43; SI diesis, di peso kg. 32.
Parla il Parroco di Poscante (Don Giovanni Ruggeri 1892-1918).
Dal Libro Cronicon della Parrocchia di Poscante... si trova scritto quanto segue a riguardo dell'Oratorio di Piazza Martina. «Questa Chiesa parrocchiale (di Poscante) ha pure un Oratorio nella Contrada di Piazza Martina. Questa contrada che fu sempre affezionata alla sua Parrocchia tanto che il sagrista era abitante di là, la maestra Ruggeri continuò per moltissimi anni a venire a fare scuola fin qua e tutti erano immancabili alle sacre funzioni ed erano i primi ad arrivare ed erano anche i più larghi nelle elemosine, negli anni 1881-82-83, aizzati non saprei bene da chi, cominciarono a tediarsi della Parrocchia di S.Giovanni Battista, e ad amoreggiare con Zogno. Frattanto però non facevano chiasso. Avevano da finire di pagare le grosse spese incontrate nella restaurazione della chiesina, campanile e cinque campanine. Il Parroco di allora Don Bartolomeo Imberti affezionato a Piazza Martina non lasciò nulla di intentato perchè la chiesuola si riformasse per bene e le campane si collocassero sulla torre. E vi riuscì. E col concorso di tutta la sua popolazione aveva quasi tutto pagato. Col dire - col concorso di tutta la sua popolazione – non voglio dire che la contrada di Piazza Martina non si sia sobbarcata a sacrifici; questo, no. Ma la contrada di Piazza Martina non avrebbe potuto sopperire a tanta spesa se anche la Parrocchia di S.Giovanni Battista non avesse concorso e con denaro e con lavoro. Si trattava di fare cosa grata al Signore in onore di S.Antonio, e premeva tenersi buono questo santo, e nessuno badò a spese e sacrifici. Delle spese adunque di parecchie migliaia di lire non rimaneva che un residuo di 300 lire da pagarsi alla ditta Monzini di Bergamo tornitrice delle campane. Per questo gli abitanti di Piazza Martina si videro a buon punto e cominciarono ad agitarsi per unirsi alla Parrocchia di Zogno. Il Parroco Vicario Foraneo che reggeva allora quella insigne Chiesa di Zogno era il M. R. Bonometti Don Giovanni, allora pieno di vita, che morì il 7 settembre 1910 e che gli si fecero solenni funerali il 10 col concorso di tutta la popolazione di Zogno e si può dire di tutta la Vicaria. Il Bonometti era uomo di grande cuore e di ardente zelo per la gloria di Dio e salute delle anime. Per lui bastava vedesse occasione di fare cosa buona, o gli si parlasse di fare cosa buona, che, senza indugio e credendo che tutti si rivolgessero con quella sincerità e schiettezza che era tutta sua propria, subito l'apprendeva e con slancio e franchezza cercava di condurla a termine. Vide la contrada di Piazza Martina lontana dalla sua parrocchiale: sentì le voci di quella contrada; e detto fatto, fa pratica per averla unita a Zogno e tanto disse e tanto fece e tanto fece dire e tanto fece fare che il vescovo Guindani apprezzando la rettitudine del parroco di Zogno, accoglieva i reclami degli abitanti di Piazza Martina, e non curando le più giuste osservazioni del parroco Imberti, sotto la cui giurisdizione era la contrada di Piazza Martina, con decreto in data 10 febbraio 1882, staccava detta contrada dalla Parrocchia di S. Giovanni Battista in
Poscante e la aggiungeva alla Parrocchia di S. Lorenzo in Zogno. Il Parroco Imberti dapprima si oppose pregando che si facesse le cose più con calma e si cercasse prima di accomodare le cose col civile. Ma poi essendogli stato riferito che non prestando egli il suo acconsentimento al distacco sarebbe venuto meno all'obbedienza dovuta al Superiore e si sarebbe reso responsabile del male della contrada egli, delicato anzi meticoloso di coscienza, non si oppose più oltre ed appose la sua firma al decreto. Gli abitanti della contrada, quantunque non tutti, ne menavano vanto e scherzavano canzonando coloro che loro raccomandavano calma e dicevano che col treno delle lumache non si giunge mai a termine di nulla. Ma ben presto si dovettero persuadere che molte volte, e la loro era una di quelle, il treno che arriva a termine è proprio quello delle lumache. Quei di Poscante nulla ebbero a ridire sul decreto che staccava Piazza Martina dalla loro Parrocchia e la aggiungeva a Zogno. Ma essi non trovarono equo che la chiesuola dedicata a S.Antonio Abate con tutti gli annessi e connessi, da loro restaurata, abbellita ecc., andasse in mani straniere: epperò se ne appellarono al Vescovo il quale trovò giuste le loro ragioni e con altro decreto stabilì che a riguardo della chiesuola non si rinnovava nulla e che però restava di nuovo e comproprietà e come uso alla Parrocchia di S. Giovanni Battista. In seguito alcune famiglie del Ponte non vollero adattarsi ad andare a Zogno e ne avvenne che un bambino si lasciò senza battesimo per parecchio tempo, e si dovette battezzare clandestinamente. Ma frattanto nessuno era ancora passato all'eternità. Ma venne anche la morte a trovarli. E per le anime restava tutto a posto e se ne andavano subito senza permessi e tasse al loro destino. Il guaio era per i poveri corpi, guaio che ancor dava e che forse non si risolverà neanche mai. Quei di Poscante non li volevano ne li vogliono più nella loro chiesa. Vi hanno rinunciato e stiano fuori. Quei di Zogno li riceverebbero, ma passando per il territorio forestiero dovevano andare soggetti a una tassa. Nessuno era al caso di pagarla. Epperò si seguitò fino al 1905 a fare a Zogno il funerale senza cadavere, poscia fare il trasporto del cadavere nel cimitero di Poscante. Nel 1905 si ottenne di portare il cadavere nella chiesa di Zogno senza pagar tasse e poi seppellirlo a Poscante come si fa anche adesso. Questo è uno sconcio. Si facevano pratiche per togliere questo sconcio, si provò ad andar per tutte le vie, ma sempre inutilmente. Forse se si viaggiava col treno delle lumache le cose non si troverebbero a questo punto. Fo voti che i due comuni di Zogno e di Poscante, dimenticando ogni offesa ed ogni animosità, si accordino, e vedano di togliere cristianamente questa distanza anticomunitaria. E quei di Piazza Martina si umilino e capiscano almeno adesso che talvolta è bene viaggiare anche sul treno lumaca. Gli abitanti di Piazza Martina vistisi così bloccati non vollero più adoperarsi ad estinguere quel tot residuo di debito delle campane. Ed avevano ragione. Lo scrivente interpellato e chiamato nel 1891 in proposito, a nome della fabbriceria di Pescante, si assunse di pagare questo debito come di fatti lo pagò in L. 300 a saldo di tutto, ma con questo patto che si restituissero alla fabbriceria di Poscante gli arredi sacri di spettanza dell'Oratorio che si trovavano presso la famiglia Ruggeri detta Frer, e che venendo con nuovo decreto la chiesuola ossia l'Oratorio decretato annesso alla contrada di Piazza Martina e della stessa contrada e per proprietà e per uso, detta contrada si obbligassero a sborsare la somma di L. 300 quante furono sborsate da questa fabbriceria per saldo Monzini. In questo caso poi la fabbriceria di Poscante è in obbligo di restituire tutti gli arredi sacri di pertinenza di detto Oratorio, che coll'uso non furono consumati. Oltre gli arredi sacri che si trovano anche attualmente negli arredi di detto Oratorio, venne consegnato a questa fabbriceria dalla Curia di Bergamo nel 1892 (i Ruggeri Frer non vollero subire l'umiliazione di consegnare essi gli arredi che tenevano in custodia alla fabbriceria di Poscante direttamente ma li portarono in Curia) i seguenti che enumero a scanso di equivoci e di malintesi:
a) sei cotte di tela fina;
b) una pianeta bianca bella che però nell'occasione della visita pastorale fu rifatta e riformata; questa, al completo con cassettone per riporla;
e) un calice d'argento con patena non d'argento;
d) un reliquiario d'argento colla reliquia di S.Antonio.
Lo scrivente fa testimonianza di quanto sopra e perché molto vide coi propri occhi e sentì con le proprie orecchie, e perché ciò che non vide ne sentì con le proprie orecchie, conobbe per mezzo di chi vide e sentì, e perché molto risulta da documenti esistenti nell'archivio parrocchiale. In questo Oratorio si fanno due feste: una il 17 gennaio in onore di S.Antonio Abate; un'altra il venerdì dopo la prima domenica di maggio in onore delle SS. Reliquie. Questa festa a dire dei vecchi si è resa famosa per la sfida che in essa si faceva al fucile e al falcetto. In simile questione una volta si ebbero tre morti. Vuolsi che per questa disfida quella piazzetta si chiamasse Marte onde Piazza Martina. Gli abitanti di Piazza Martina prima del distacco godevano assai buona fama. La famiglia dei Ruggeri Frer si distingueva sopra tutte le altre ad avere del Patriarcale. Dopo il distacco hanno subito una metamorfosi rincresciosa, ed anche la famiglia Ruggeri ha perduto del suo Patriarcale. La rappresentanza che mandano in Consiglio si è fatta poco onore ed anche al presente è in perfetta liquidazione. I capricci portano sempre a cattivo punto. Un certo Pacchiana di Tremarzano lasciò una pezza di terra nelle vicinanze di Piazza Martina perché dal provento della stessa si celebrassero Messe in detto Oratorio.
La festa si celebra
il 17 gennaio
Dato a Bergamo, Curia Vesc.
17 Dicembre 1912 Giacomo Maria Vescovo.
Le campane Monzini di S. Antonio Abate sono state requisite durante il tempo di guerra, nel 1940 e sostituite nel 1953 con le seguenti campane della ditta Colbacchini di Padova (in MI acuto):
- MI, di peso kg. 100; FA diesis, di peso kg.66; SOL diesis, di peso 49, LA diesis, di peso kg 43; SI diesis, di peso kg. 32.
Parla il Parroco di Poscante (Don Giovanni Ruggeri 1892-1918).
Dal Libro Cronicon della Parrocchia di Poscante... si trova scritto quanto segue a riguardo dell'Oratorio di Piazza Martina. «Questa Chiesa parrocchiale (di Poscante) ha pure un Oratorio nella Contrada di Piazza Martina. Questa contrada che fu sempre affezionata alla sua Parrocchia tanto che il sagrista era abitante di là, la maestra Ruggeri continuò per moltissimi anni a venire a fare scuola fin qua e tutti erano immancabili alle sacre funzioni ed erano i primi ad arrivare ed erano anche i più larghi nelle elemosine, negli anni 1881-82-83, aizzati non saprei bene da chi, cominciarono a tediarsi della Parrocchia di S.Giovanni Battista, e ad amoreggiare con Zogno. Frattanto però non facevano chiasso. Avevano da finire di pagare le grosse spese incontrate nella restaurazione della chiesina, campanile e cinque campanine. Il Parroco di allora Don Bartolomeo Imberti affezionato a Piazza Martina non lasciò nulla di intentato perchè la chiesuola si riformasse per bene e le campane si collocassero sulla torre. E vi riuscì. E col concorso di tutta la sua popolazione aveva quasi tutto pagato. Col dire - col concorso di tutta la sua popolazione – non voglio dire che la contrada di Piazza Martina non si sia sobbarcata a sacrifici; questo, no. Ma la contrada di Piazza Martina non avrebbe potuto sopperire a tanta spesa se anche la Parrocchia di S.Giovanni Battista non avesse concorso e con denaro e con lavoro. Si trattava di fare cosa grata al Signore in onore di S.Antonio, e premeva tenersi buono questo santo, e nessuno badò a spese e sacrifici. Delle spese adunque di parecchie migliaia di lire non rimaneva che un residuo di 300 lire da pagarsi alla ditta Monzini di Bergamo tornitrice delle campane. Per questo gli abitanti di Piazza Martina si videro a buon punto e cominciarono ad agitarsi per unirsi alla Parrocchia di Zogno. Il Parroco Vicario Foraneo che reggeva allora quella insigne Chiesa di Zogno era il M. R. Bonometti Don Giovanni, allora pieno di vita, che morì il 7 settembre 1910 e che gli si fecero solenni funerali il 10 col concorso di tutta la popolazione di Zogno e si può dire di tutta la Vicaria. Il Bonometti era uomo di grande cuore e di ardente zelo per la gloria di Dio e salute delle anime. Per lui bastava vedesse occasione di fare cosa buona, o gli si parlasse di fare cosa buona, che, senza indugio e credendo che tutti si rivolgessero con quella sincerità e schiettezza che era tutta sua propria, subito l'apprendeva e con slancio e franchezza cercava di condurla a termine. Vide la contrada di Piazza Martina lontana dalla sua parrocchiale: sentì le voci di quella contrada; e detto fatto, fa pratica per averla unita a Zogno e tanto disse e tanto fece e tanto fece dire e tanto fece fare che il vescovo Guindani apprezzando la rettitudine del parroco di Zogno, accoglieva i reclami degli abitanti di Piazza Martina, e non curando le più giuste osservazioni del parroco Imberti, sotto la cui giurisdizione era la contrada di Piazza Martina, con decreto in data 10 febbraio 1882, staccava detta contrada dalla Parrocchia di S. Giovanni Battista in
Poscante e la aggiungeva alla Parrocchia di S. Lorenzo in Zogno. Il Parroco Imberti dapprima si oppose pregando che si facesse le cose più con calma e si cercasse prima di accomodare le cose col civile. Ma poi essendogli stato riferito che non prestando egli il suo acconsentimento al distacco sarebbe venuto meno all'obbedienza dovuta al Superiore e si sarebbe reso responsabile del male della contrada egli, delicato anzi meticoloso di coscienza, non si oppose più oltre ed appose la sua firma al decreto. Gli abitanti della contrada, quantunque non tutti, ne menavano vanto e scherzavano canzonando coloro che loro raccomandavano calma e dicevano che col treno delle lumache non si giunge mai a termine di nulla. Ma ben presto si dovettero persuadere che molte volte, e la loro era una di quelle, il treno che arriva a termine è proprio quello delle lumache. Quei di Poscante nulla ebbero a ridire sul decreto che staccava Piazza Martina dalla loro Parrocchia e la aggiungeva a Zogno. Ma essi non trovarono equo che la chiesuola dedicata a S.Antonio Abate con tutti gli annessi e connessi, da loro restaurata, abbellita ecc., andasse in mani straniere: epperò se ne appellarono al Vescovo il quale trovò giuste le loro ragioni e con altro decreto stabilì che a riguardo della chiesuola non si rinnovava nulla e che però restava di nuovo e comproprietà e come uso alla Parrocchia di S. Giovanni Battista. In seguito alcune famiglie del Ponte non vollero adattarsi ad andare a Zogno e ne avvenne che un bambino si lasciò senza battesimo per parecchio tempo, e si dovette battezzare clandestinamente. Ma frattanto nessuno era ancora passato all'eternità. Ma venne anche la morte a trovarli. E per le anime restava tutto a posto e se ne andavano subito senza permessi e tasse al loro destino. Il guaio era per i poveri corpi, guaio che ancor dava e che forse non si risolverà neanche mai. Quei di Poscante non li volevano ne li vogliono più nella loro chiesa. Vi hanno rinunciato e stiano fuori. Quei di Zogno li riceverebbero, ma passando per il territorio forestiero dovevano andare soggetti a una tassa. Nessuno era al caso di pagarla. Epperò si seguitò fino al 1905 a fare a Zogno il funerale senza cadavere, poscia fare il trasporto del cadavere nel cimitero di Poscante. Nel 1905 si ottenne di portare il cadavere nella chiesa di Zogno senza pagar tasse e poi seppellirlo a Poscante come si fa anche adesso. Questo è uno sconcio. Si facevano pratiche per togliere questo sconcio, si provò ad andar per tutte le vie, ma sempre inutilmente. Forse se si viaggiava col treno delle lumache le cose non si troverebbero a questo punto. Fo voti che i due comuni di Zogno e di Poscante, dimenticando ogni offesa ed ogni animosità, si accordino, e vedano di togliere cristianamente questa distanza anticomunitaria. E quei di Piazza Martina si umilino e capiscano almeno adesso che talvolta è bene viaggiare anche sul treno lumaca. Gli abitanti di Piazza Martina vistisi così bloccati non vollero più adoperarsi ad estinguere quel tot residuo di debito delle campane. Ed avevano ragione. Lo scrivente interpellato e chiamato nel 1891 in proposito, a nome della fabbriceria di Pescante, si assunse di pagare questo debito come di fatti lo pagò in L. 300 a saldo di tutto, ma con questo patto che si restituissero alla fabbriceria di Poscante gli arredi sacri di spettanza dell'Oratorio che si trovavano presso la famiglia Ruggeri detta Frer, e che venendo con nuovo decreto la chiesuola ossia l'Oratorio decretato annesso alla contrada di Piazza Martina e della stessa contrada e per proprietà e per uso, detta contrada si obbligassero a sborsare la somma di L. 300 quante furono sborsate da questa fabbriceria per saldo Monzini. In questo caso poi la fabbriceria di Poscante è in obbligo di restituire tutti gli arredi sacri di pertinenza di detto Oratorio, che coll'uso non furono consumati. Oltre gli arredi sacri che si trovano anche attualmente negli arredi di detto Oratorio, venne consegnato a questa fabbriceria dalla Curia di Bergamo nel 1892 (i Ruggeri Frer non vollero subire l'umiliazione di consegnare essi gli arredi che tenevano in custodia alla fabbriceria di Poscante direttamente ma li portarono in Curia) i seguenti che enumero a scanso di equivoci e di malintesi:
a) sei cotte di tela fina;
b) una pianeta bianca bella che però nell'occasione della visita pastorale fu rifatta e riformata; questa, al completo con cassettone per riporla;
e) un calice d'argento con patena non d'argento;
d) un reliquiario d'argento colla reliquia di S.Antonio.
Lo scrivente fa testimonianza di quanto sopra e perché molto vide coi propri occhi e sentì con le proprie orecchie, e perché ciò che non vide ne sentì con le proprie orecchie, conobbe per mezzo di chi vide e sentì, e perché molto risulta da documenti esistenti nell'archivio parrocchiale. In questo Oratorio si fanno due feste: una il 17 gennaio in onore di S.Antonio Abate; un'altra il venerdì dopo la prima domenica di maggio in onore delle SS. Reliquie. Questa festa a dire dei vecchi si è resa famosa per la sfida che in essa si faceva al fucile e al falcetto. In simile questione una volta si ebbero tre morti. Vuolsi che per questa disfida quella piazzetta si chiamasse Marte onde Piazza Martina. Gli abitanti di Piazza Martina prima del distacco godevano assai buona fama. La famiglia dei Ruggeri Frer si distingueva sopra tutte le altre ad avere del Patriarcale. Dopo il distacco hanno subito una metamorfosi rincresciosa, ed anche la famiglia Ruggeri ha perduto del suo Patriarcale. La rappresentanza che mandano in Consiglio si è fatta poco onore ed anche al presente è in perfetta liquidazione. I capricci portano sempre a cattivo punto. Un certo Pacchiana di Tremarzano lasciò una pezza di terra nelle vicinanze di Piazza Martina perché dal provento della stessa si celebrassero Messe in detto Oratorio.
La festa si celebra
il 17 gennaio