2011
Carissimi Zognesi..
In quanto cristiani siamo chiamati a testimoniare la gioia.
Mi pare una nostra prerogativa il vivere la gioia della presenza di Dio tra noi, il suo farsi uomo ci aiuta a vedere la vita con occhi pieni di speranza che sanno guardare al futuro fiduciosi e gioiosi. Qualcuno mi potrebbe dire: “E le preoccupazioni? Le malattie? Come si fa a esprimere la gioia in questo mondo così difficile e impegnativo?”. Ho constatato che ognuno nasce con un capitale di energie, entusiasmo, slancio ecc, che, finchè va tutto bene rimane pressochè intatto, ma quando iniziano le avversità (prove, malattie, incomprensioni, ecc.), queste inevitabilmente intaccano e riducono questo capitale iniziale fino ad esaurirlo in certi casi. La fatica del vivere poi non è per tutti uguale: c’è chi è più provato, chi meno, chi è fortunato a cui va tutto bene e chi no.
Allora che fare in questi casi?
Dobbiamo attingere la gioia, non dalle realtà contingenti, ma da una fonte superiore che è dentro di noi e che non ci verrà mai a mancare: la gioia di Dio donata nei nostri cuori. Ecco come dobbiamo immagazzinare la gioia del Dio che si fa vicino, che ci dice il suo amore nel modo più vero e più semplice: divenendo come noi e ripetendoci che il Padre ci ama a tal punto da essere disposto a dare la vita e morire in croce per noi. Vi accorgerete come il Natale ci rimanda immediatamente alla Pasqua: Cristo nasce per morire, per donarsi, per esprimerci con chiarezza la scelta del Padre per amore di tutti i suoi figli. Ecco perché dobbiamo esprimere la gioia! Perchè Dio continua a volerci bene, si volge a noi sempre con il suo volto sorridente e gioioso come quello di un bambino che volge il suo sguardo alla sua mamma e al suo papà, che gli sorridono e lo rassicurano. Seguiamo l’esempio dei pastori e dei magi che hanno seguito gli aiuti che Dio ha man- dato sul loro cammino e sono andati ad incontrare il Signore. Anche a noi Dio manda i suoi messaggi, la sua luce brilla nel cuore di ognuno: sta a noi lasciarci riempire di Lui per incontrarlo e vivere di Lui. Il mese di gennaio è un mese speciale quest’anno. Dopo la festa del Battesimo di Gesù che conclude il tempo Natalizio ci volgiamo spediti alla festa del nostro oratorio e del suo patrono S. Giovanni Bosco. Invito in modo particolare tutti i genitori e a tutta la comunità a incontrarsi con don Giuseppe Belotti: segnatevi bene le date perchè sarà occasione di revisione del nostro metodo educativo sia delle famiglie che dell’oratorio per poter vivere al meglio come famiglia di Dio in cammino.
Auguri
Angelo prete
Mi pare una nostra prerogativa il vivere la gioia della presenza di Dio tra noi, il suo farsi uomo ci aiuta a vedere la vita con occhi pieni di speranza che sanno guardare al futuro fiduciosi e gioiosi. Qualcuno mi potrebbe dire: “E le preoccupazioni? Le malattie? Come si fa a esprimere la gioia in questo mondo così difficile e impegnativo?”. Ho constatato che ognuno nasce con un capitale di energie, entusiasmo, slancio ecc, che, finchè va tutto bene rimane pressochè intatto, ma quando iniziano le avversità (prove, malattie, incomprensioni, ecc.), queste inevitabilmente intaccano e riducono questo capitale iniziale fino ad esaurirlo in certi casi. La fatica del vivere poi non è per tutti uguale: c’è chi è più provato, chi meno, chi è fortunato a cui va tutto bene e chi no.
Allora che fare in questi casi?
Dobbiamo attingere la gioia, non dalle realtà contingenti, ma da una fonte superiore che è dentro di noi e che non ci verrà mai a mancare: la gioia di Dio donata nei nostri cuori. Ecco come dobbiamo immagazzinare la gioia del Dio che si fa vicino, che ci dice il suo amore nel modo più vero e più semplice: divenendo come noi e ripetendoci che il Padre ci ama a tal punto da essere disposto a dare la vita e morire in croce per noi. Vi accorgerete come il Natale ci rimanda immediatamente alla Pasqua: Cristo nasce per morire, per donarsi, per esprimerci con chiarezza la scelta del Padre per amore di tutti i suoi figli. Ecco perché dobbiamo esprimere la gioia! Perchè Dio continua a volerci bene, si volge a noi sempre con il suo volto sorridente e gioioso come quello di un bambino che volge il suo sguardo alla sua mamma e al suo papà, che gli sorridono e lo rassicurano. Seguiamo l’esempio dei pastori e dei magi che hanno seguito gli aiuti che Dio ha man- dato sul loro cammino e sono andati ad incontrare il Signore. Anche a noi Dio manda i suoi messaggi, la sua luce brilla nel cuore di ognuno: sta a noi lasciarci riempire di Lui per incontrarlo e vivere di Lui. Il mese di gennaio è un mese speciale quest’anno. Dopo la festa del Battesimo di Gesù che conclude il tempo Natalizio ci volgiamo spediti alla festa del nostro oratorio e del suo patrono S. Giovanni Bosco. Invito in modo particolare tutti i genitori e a tutta la comunità a incontrarsi con don Giuseppe Belotti: segnatevi bene le date perchè sarà occasione di revisione del nostro metodo educativo sia delle famiglie che dell’oratorio per poter vivere al meglio come famiglia di Dio in cammino.
Auguri
Angelo prete
Carissimi parrocchiani
Voglio tentare di chiarire qualche dubbio e qualche critica che alcuni di voi mi hanno comunicato in questi giorni, e che mi hanno portato a riflettere e a scrivere questi miei personali pensieri, resi personali da una cultura e da un educazione dei miei tempi, ma che in fin dei conti credo ancor oggi validi e significativi. A chi mi poneva quei dubbi, lì su due piedi, ho risposto che forse non ero la persona adatta a soddisfare quegli interrogativi, dato che il tema principale era l’Oratorio e che forse dovevano rivolgersi al mio curato, poi però essendo stato anch’io curato ho tentato di dare una risposta ma non ben percepita dalla persona che avevo di fronte dato che l’ho vista ancora perplessa e non molto soddisfatta di ciò che le avevo detto. Tornato a casa, mi sono messo a riflettere e a scrivere ciò che per me (ma penso per tutti i credenti) significhi l’Oratorio:
L’Oratorio è una missione, da portare avanti con umiltà e tenacia, avendo come mira fondamentale la crescita umana e cristiana di quanti vi accedono. L’Oratorio è una missione aperta nel continente giovanile, ma è un luogo che non deve essere chiuso a coloro che vi vogliono far parte. Tutti hanno il diritto di entrarci!
L’Oratorio non deve essere solo un luogo di divertimento, ma anche un luogo dove si insegnano i principali valori: - valori umani: educazione, famiglia, servizio, affabilità, rispetto, accoglienza, onestà, perdono, pace, tolleranza, ecc. - valori cristiani: conoscenza di Gesù, amore alla Chiesa, preghiera, vita sacramentale, integrazione nella vita vicariale e diocesana, ecc.
Il progetto educativo dell’Oratorio deve lavorare su tutti questi aspetti, mettendo in cima alla scala dei valori quelli cristiani. I valori umani ricevono la loro perfezione dall’annuncio di Gesù, reso oggi vivo dall’annuncio della Chiesa, e vengono pertanto trasmessi facendo riferimento primario al Vangelo. Le attività pratiche (gioco, manualità, musica, danza, film, ecc.), offrono divertimento, e devono esserci, ma integrate all’interno del progetto educativo.
Tutto questo sotto la stretta “sorveglianza” del curato, dell’educatore e dell’animatore.
Il curato sta in ascolto dello Spirito, perché crede che è Lui il regista dell’azione educativa. Ne ascolta la voce, e si sforza di creare le condizioni adatte perché lo stesso Spirito agisca nelle persone a lui affidate. Vive in prima persona l’impegno della preghiera quotidiana e della Eucaristia della domenica, delle quali fa le strutture portanti della propria vita e le fonti a cui attinge per il proprio servizio spirituale. Ha scelto il servizio pastorale come risposta ad una chiamata del Signore al servizio della crescita dei propri fratelli.
L’educatore è innanzitutto un testimone: di Cristo, dal quale si sente amato e che ama; della fede che ha accolto con cuore di bambino e che comunica; della Chiesa che ama e della quale si sente parte attiva. Ha cura della propria fede può proporre un cammino di crescita alle persone che gli sono affidate perché si mette egli stesso in cammino di formazione.
L’animatore-adolescente vive alcune fasi principali del servizio educativo, con l’aiuto degli educatori, impara a dedicarsi agli altri, e a verificare le sue capacità ad un servizio educativo più maturo e stabile. Sa mantenere il controllo di se stesso, e gestisce le situazioni difficili con uno stile di attenzione alle persone. Tante belle parole, mi direte voi, che ai giorni nostri possono essere o non essere percepite, possono volare via senza che nessuno se ne accorga, senza capire ciò che significano e valgono. È vero, purtroppo, i fatti e ciò che la nostra società ci mette sempre davanti agli occhi, porta a cancellare tutti quei principi che ci portano a Lui, unico e vero modello di vita. Quello che posso dire a voi carissimi, è di continuare a credere in quello che l’Oratorio-Parrocchia è, non fermatevi a situazioni o avvenimenti che si possono creare, non ascoltate la gente in piazza o meglio ascoltatela e poi, se pensate ne valga la pena, rispondete che certe volte è meglio stare zitti se non si è certi di ciò che si dice e che per avere una risposta o cancellare dubbi e critiche è sempre meglio rivolgersi a coloro che vengono tirati in ballo. Non abbiate paure e timori nel relazionare con me, (anche se alcune volte sembro burbero e distaccato!!) e anche con don Samuele, sono sicuro che certe situazioni e certe male lingue si possono ricredere.
Le situazioni e gli avvenimenti di una Parrocchia e di un Oratorio non sono messe li così per caso, ma studiate ed elaborate per tentare di far vivere al meglio una comunità cristiana. Non sempre ciò che si fa è ben visto da tutti, ma credetemi certe scelte, certi tentativi, si fanno solo ed esclusivamente per tenere ben saldi quei principi e quei valori che una realtà come la nostra si propone da sempre.
Sempre a vostra disposizione, con l’aiuto del Signore un abbraccio a tutti.
Angelo prete
Il 19 gennaio si sono tenute le elezioni del rappresentante vicariale al consiglio presbiterale diocesano. E’ stato eletto don Cesare Micheletti parroco di Brembilla. Questa elezione lo condurrà per scelta del Vescovo ad essere il nostro nuovo Vicario.
Auguro a lui un buon cammino e assicuro la collaborazione di tutti noi.
L’Oratorio è una missione, da portare avanti con umiltà e tenacia, avendo come mira fondamentale la crescita umana e cristiana di quanti vi accedono. L’Oratorio è una missione aperta nel continente giovanile, ma è un luogo che non deve essere chiuso a coloro che vi vogliono far parte. Tutti hanno il diritto di entrarci!
L’Oratorio non deve essere solo un luogo di divertimento, ma anche un luogo dove si insegnano i principali valori: - valori umani: educazione, famiglia, servizio, affabilità, rispetto, accoglienza, onestà, perdono, pace, tolleranza, ecc. - valori cristiani: conoscenza di Gesù, amore alla Chiesa, preghiera, vita sacramentale, integrazione nella vita vicariale e diocesana, ecc.
Il progetto educativo dell’Oratorio deve lavorare su tutti questi aspetti, mettendo in cima alla scala dei valori quelli cristiani. I valori umani ricevono la loro perfezione dall’annuncio di Gesù, reso oggi vivo dall’annuncio della Chiesa, e vengono pertanto trasmessi facendo riferimento primario al Vangelo. Le attività pratiche (gioco, manualità, musica, danza, film, ecc.), offrono divertimento, e devono esserci, ma integrate all’interno del progetto educativo.
Tutto questo sotto la stretta “sorveglianza” del curato, dell’educatore e dell’animatore.
Il curato sta in ascolto dello Spirito, perché crede che è Lui il regista dell’azione educativa. Ne ascolta la voce, e si sforza di creare le condizioni adatte perché lo stesso Spirito agisca nelle persone a lui affidate. Vive in prima persona l’impegno della preghiera quotidiana e della Eucaristia della domenica, delle quali fa le strutture portanti della propria vita e le fonti a cui attinge per il proprio servizio spirituale. Ha scelto il servizio pastorale come risposta ad una chiamata del Signore al servizio della crescita dei propri fratelli.
L’educatore è innanzitutto un testimone: di Cristo, dal quale si sente amato e che ama; della fede che ha accolto con cuore di bambino e che comunica; della Chiesa che ama e della quale si sente parte attiva. Ha cura della propria fede può proporre un cammino di crescita alle persone che gli sono affidate perché si mette egli stesso in cammino di formazione.
L’animatore-adolescente vive alcune fasi principali del servizio educativo, con l’aiuto degli educatori, impara a dedicarsi agli altri, e a verificare le sue capacità ad un servizio educativo più maturo e stabile. Sa mantenere il controllo di se stesso, e gestisce le situazioni difficili con uno stile di attenzione alle persone. Tante belle parole, mi direte voi, che ai giorni nostri possono essere o non essere percepite, possono volare via senza che nessuno se ne accorga, senza capire ciò che significano e valgono. È vero, purtroppo, i fatti e ciò che la nostra società ci mette sempre davanti agli occhi, porta a cancellare tutti quei principi che ci portano a Lui, unico e vero modello di vita. Quello che posso dire a voi carissimi, è di continuare a credere in quello che l’Oratorio-Parrocchia è, non fermatevi a situazioni o avvenimenti che si possono creare, non ascoltate la gente in piazza o meglio ascoltatela e poi, se pensate ne valga la pena, rispondete che certe volte è meglio stare zitti se non si è certi di ciò che si dice e che per avere una risposta o cancellare dubbi e critiche è sempre meglio rivolgersi a coloro che vengono tirati in ballo. Non abbiate paure e timori nel relazionare con me, (anche se alcune volte sembro burbero e distaccato!!) e anche con don Samuele, sono sicuro che certe situazioni e certe male lingue si possono ricredere.
Le situazioni e gli avvenimenti di una Parrocchia e di un Oratorio non sono messe li così per caso, ma studiate ed elaborate per tentare di far vivere al meglio una comunità cristiana. Non sempre ciò che si fa è ben visto da tutti, ma credetemi certe scelte, certi tentativi, si fanno solo ed esclusivamente per tenere ben saldi quei principi e quei valori che una realtà come la nostra si propone da sempre.
Sempre a vostra disposizione, con l’aiuto del Signore un abbraccio a tutti.
Angelo prete
Il 19 gennaio si sono tenute le elezioni del rappresentante vicariale al consiglio presbiterale diocesano. E’ stato eletto don Cesare Micheletti parroco di Brembilla. Questa elezione lo condurrà per scelta del Vescovo ad essere il nostro nuovo Vicario.
Auguro a lui un buon cammino e assicuro la collaborazione di tutti noi.
Tempo di grazia, gioia e misericordia
Con il rito dell’imposizione delle ceneri ci immergiamo in un nuovo tempo di grazia: la Quaresima. L’austerità di questo tempo si propone di farci riscoprire la gioia vera e la misericordia senza fine del Padre.
All’inizio di questa Quaresima, ho pensato di proporre alla vostra attenzione, un semplice invito, sforzandomi di sensibilizzare ciascuno di voi ad accostarsi con fiducia alla Misericordia del Signore per riscoprire e ricevere la pienezza della gioia e della grazia Battesimale, dono del Risorto all’umanità intera.
I tempi che viviamo, purtroppo, ci allontanano dalla Misericordia di Dio e ci guidano verso un’etica fondata su egoismo ed egocentrismo, così che l’uomo si vede sempre più schiacciato dalle tenebre. Abbiamo perso il senso del peccato: idee e costumi ci astraggono totalmente da Dio, ci concentrano nel culto del fare e del produrre e ci travolgono nell’ebbrezza del consumo e del piacere, senza la preoccupazione di “perdere la propria anima”. Possiamo costruire un mondo senza Dio, ma questo mondo finirà per ritorcersi contro di noi!
E per noi che partecipiamo alla vita della Comunità? Forse non è così? Eppure, se esaminiamo bene le nostre coscienze ed il modo in cui affrontiamo la quotidianità, ci accorgiamo che la Parola di Dio, ascoltata e solennemente celebrata nelle nostre Liturgie “tanto perfette”, finisce per scorrerci ad- dosso senza minimamente sfiorarci e penetrare nel cuore. Per questo, il dono della “Comunione” di cui tanto parliamo, ma che poco o per niente affatto ci impegniamo a costruire, resta solo un modo di presentarsi. Tuttavia, il Signore Dio, non smette di amarci e di venire incontro a noi; egli, come il Padre misericordioso della Parabola corre incontro a noi, figli prodighi, ci accoglie, ci abbraccia e fa festa ogni volta che riusciamo a “rientrare in noi stessi” per capire che “da soli” non possiamo far nulla: restiamo soltanto prigionieri delle tenebre!
La frenesia del quotidiano, purtroppo, ci distrae dal profondo senso del nostro vivere, in quanto le cose “da fare” sono sempre un’infinità: corriamo tutto il giorno a destra e a sinistra, non abbiamo mai qualche minuto per respirare... non abbiamo il tempo di pensare! Spesso ci ritroviamo ad essere come “macchine”, capaci solo di “fare”, non di “essere”! Mi viene da pensare all’episodio di Marta e Maria: Marta tutta presa dalle cose da “fare” e Maria, invece, seduta ai piedi di Gesù per ascoltarlo. Ed ecco subito l’ammonimento di Gesù: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose...»! Noi, come Marta, siamo abituati a preoccuparci delle cose! Dobbiamo, invece, limitarci ad occupar- ci, imparando a metterci sempre nelle mani del Padre, il quale non può che volere il nostro bene.
In questo tempo di grazia, torniamo al Signore!
Abbandoniamo le “cose del mondo”, ricordando che noi non siamo “del mondo”. Facciamo tesoro, invece, della nostra vera identità, quella di battezzati e confermati nello Spirito: «Voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo».
In questo tempo favorevole, non esitiamo a lasciare tutto per seguire Gesù nel deserto, dove possiamo ascoltare la Sua Voce che parla al nostro cuore, dove possiamo capire ciò che veramente è essenziale nel cammino della nostra vita, in modo da non cadere ancora nella schiavitù. Riconosciamo la nostra piccolezza, lasciamoci guarire da Cristo, buon samaritano, con l’olio della consolazione ed il vino della speranza.
Con tutto il cuore, auguro a ciascuno di voi che questa Quaresima sia davvero occasione per gustare la gioia del Perdono e dell’Amore senza limiti di Dio, perché è questa l’unica strada che può condurci alla Pasqua e farci riscoprire la dimensione Battesimale, sorgente inesauribile di santità!
Buona Quaresima di gioia!
Angelo prete
All’inizio di questa Quaresima, ho pensato di proporre alla vostra attenzione, un semplice invito, sforzandomi di sensibilizzare ciascuno di voi ad accostarsi con fiducia alla Misericordia del Signore per riscoprire e ricevere la pienezza della gioia e della grazia Battesimale, dono del Risorto all’umanità intera.
I tempi che viviamo, purtroppo, ci allontanano dalla Misericordia di Dio e ci guidano verso un’etica fondata su egoismo ed egocentrismo, così che l’uomo si vede sempre più schiacciato dalle tenebre. Abbiamo perso il senso del peccato: idee e costumi ci astraggono totalmente da Dio, ci concentrano nel culto del fare e del produrre e ci travolgono nell’ebbrezza del consumo e del piacere, senza la preoccupazione di “perdere la propria anima”. Possiamo costruire un mondo senza Dio, ma questo mondo finirà per ritorcersi contro di noi!
E per noi che partecipiamo alla vita della Comunità? Forse non è così? Eppure, se esaminiamo bene le nostre coscienze ed il modo in cui affrontiamo la quotidianità, ci accorgiamo che la Parola di Dio, ascoltata e solennemente celebrata nelle nostre Liturgie “tanto perfette”, finisce per scorrerci ad- dosso senza minimamente sfiorarci e penetrare nel cuore. Per questo, il dono della “Comunione” di cui tanto parliamo, ma che poco o per niente affatto ci impegniamo a costruire, resta solo un modo di presentarsi. Tuttavia, il Signore Dio, non smette di amarci e di venire incontro a noi; egli, come il Padre misericordioso della Parabola corre incontro a noi, figli prodighi, ci accoglie, ci abbraccia e fa festa ogni volta che riusciamo a “rientrare in noi stessi” per capire che “da soli” non possiamo far nulla: restiamo soltanto prigionieri delle tenebre!
La frenesia del quotidiano, purtroppo, ci distrae dal profondo senso del nostro vivere, in quanto le cose “da fare” sono sempre un’infinità: corriamo tutto il giorno a destra e a sinistra, non abbiamo mai qualche minuto per respirare... non abbiamo il tempo di pensare! Spesso ci ritroviamo ad essere come “macchine”, capaci solo di “fare”, non di “essere”! Mi viene da pensare all’episodio di Marta e Maria: Marta tutta presa dalle cose da “fare” e Maria, invece, seduta ai piedi di Gesù per ascoltarlo. Ed ecco subito l’ammonimento di Gesù: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose...»! Noi, come Marta, siamo abituati a preoccuparci delle cose! Dobbiamo, invece, limitarci ad occupar- ci, imparando a metterci sempre nelle mani del Padre, il quale non può che volere il nostro bene.
In questo tempo di grazia, torniamo al Signore!
Abbandoniamo le “cose del mondo”, ricordando che noi non siamo “del mondo”. Facciamo tesoro, invece, della nostra vera identità, quella di battezzati e confermati nello Spirito: «Voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo».
In questo tempo favorevole, non esitiamo a lasciare tutto per seguire Gesù nel deserto, dove possiamo ascoltare la Sua Voce che parla al nostro cuore, dove possiamo capire ciò che veramente è essenziale nel cammino della nostra vita, in modo da non cadere ancora nella schiavitù. Riconosciamo la nostra piccolezza, lasciamoci guarire da Cristo, buon samaritano, con l’olio della consolazione ed il vino della speranza.
Con tutto il cuore, auguro a ciascuno di voi che questa Quaresima sia davvero occasione per gustare la gioia del Perdono e dell’Amore senza limiti di Dio, perché è questa l’unica strada che può condurci alla Pasqua e farci riscoprire la dimensione Battesimale, sorgente inesauribile di santità!
Buona Quaresima di gioia!
Angelo prete
Carissimi Zognesi
Con la gioia della salvezza regalata, con la forza dell’amore ricevuto ci volgiamo al celebrare, al vivere... nella famiglia e nella comunità la fede frutto della morte e resurrezione di Cristo. E come facciamo a vivere quello che celebriamo se non portando nel cuore l’incontro, il sorriso, la gioia del Dio che si spende, si “fa fuori” perché ognuno dei credenti abbia la sua stessa vita e l’abbia in abbondanza.
In questo mese entriamo nelle ultime settimane della quaresima e siamo condotti alla Pasqua. Vi invito a viverla: non accontentatevi di lasciar passare i giorni, di andare a qualche celebrazione rincorrendo le tradizioni. Non accontentiamoci.
Il tentatore che abbiamo ascoltato all’inizio della quaresima proporre a Gesù di accontentarsi, di usare il suo potere per essere applaudito, di usare il Padre per la sua sicurezza, di far finta di credere, questo tentatore è sul nostro sentiero, ci dice continuamente di non badarci, di lasciar perdere che la messa non serve, la preghiera è solo dei deboli e degli anziani e i bambini, che da adulti non serve andare (vivere è meglio) la messa, che anche Dio si accontenta di questi tempi...
Quali sono le scelte che stiamo vivendo nelle nostre famiglie?
Che cammino stiamo vivendo verso la Pasqua?
Quante occasioni ci offre la liturgia! Via Crucis in chiesa, per le vie del paese, catechesi degli adulti, messa animata dagli adolescenti alla domenica sera (sapessero il servizio che rendono alla comunità e che ricevono dalla comunità!!!), laboratorio liturgico per i più piccoli e i loro genitori, mostra del compianto di Vittorio Bellini...
E noi dove siamo? Dappertutto tranne che a riflettere e a ricevere i doni del nostro Signore.
I ragazzi si avvicinano alla celebrazione dei sacramenti. E i genitori come li accompagnano? Come si sentono responsabili, attivamente, con proposte di vita?
Buona Pasqua amici miei.
Che la risurrezione di Gesù risvegli il nostro cristianesimo e ci incammini verso la comunione con Dio e con i fratelli.
Angelo prete
In questo mese entriamo nelle ultime settimane della quaresima e siamo condotti alla Pasqua. Vi invito a viverla: non accontentatevi di lasciar passare i giorni, di andare a qualche celebrazione rincorrendo le tradizioni. Non accontentiamoci.
Il tentatore che abbiamo ascoltato all’inizio della quaresima proporre a Gesù di accontentarsi, di usare il suo potere per essere applaudito, di usare il Padre per la sua sicurezza, di far finta di credere, questo tentatore è sul nostro sentiero, ci dice continuamente di non badarci, di lasciar perdere che la messa non serve, la preghiera è solo dei deboli e degli anziani e i bambini, che da adulti non serve andare (vivere è meglio) la messa, che anche Dio si accontenta di questi tempi...
Quali sono le scelte che stiamo vivendo nelle nostre famiglie?
Che cammino stiamo vivendo verso la Pasqua?
Quante occasioni ci offre la liturgia! Via Crucis in chiesa, per le vie del paese, catechesi degli adulti, messa animata dagli adolescenti alla domenica sera (sapessero il servizio che rendono alla comunità e che ricevono dalla comunità!!!), laboratorio liturgico per i più piccoli e i loro genitori, mostra del compianto di Vittorio Bellini...
E noi dove siamo? Dappertutto tranne che a riflettere e a ricevere i doni del nostro Signore.
I ragazzi si avvicinano alla celebrazione dei sacramenti. E i genitori come li accompagnano? Come si sentono responsabili, attivamente, con proposte di vita?
Buona Pasqua amici miei.
Che la risurrezione di Gesù risvegli il nostro cristianesimo e ci incammini verso la comunione con Dio e con i fratelli.
Angelo prete
Carissimi amici della Comunità di S. Lorenzo martire in Zogno
La morte e la risurrezione di Gesù celebrate nella Pasqua ci immergono nella vita della Chiesa-Comunità (Comunità di credenti in Cristo=Chiesa) e ci donano il senso del vivere! Vale la pena essere al mondo solo se comprendiamo da chi veniamo, da chi cammina con noi, da chi ci ha donato quello che siamo e a chi siamo messi in mano. Durante la quaresima, appena terminata, abbiamo vissuto insieme il cammino della strada della croce nelle vie del paese con meditazioni sulla vita di famiglia. Chi ha partecipato ha commentato che sono state un aiuto alla comprensione del modo di essere famiglia oggi, da credenti. È bello riuscire, ancora oggi, a farsi accompagnare da Colui che ha camminato sulle strade del nostro mondo con la croce sulle spalle e si è fatto mettere in croce per ognuno di noi. È bello trovare tempo, ancora oggi, per celebrare le grandi cose che Dio ci ha comunicato con la sua vita in mezzo e a noi e continua a comunicarci con la Chiesa. È bello sapere che la Chiesa, cioè noi, nasce dalla morte e dalla risurrezione di Cristo. Vivendo i ritiri dei genitori dei ragazzi che si stanno preparando ai sacramenti della Prima Confessione e della Prima Comunione ho cercato di far comprendere soprattutto questo: che la Chiesa, cioè i battezzati, quindi genitori e bimbi e tutti noi, nasce dalla morte e risurrezione di Cristo e che la Messa domenicale per il credente è come il respiro per ogni persona: se manca si è morti. È da qui che tutto comincia ed è qui che noi riceviamo vita. Aiutiamo i nostri ragazzi a vivere i sacramenti nel modo migliore e cerchiamo anche noi adulti di partecipare ogni domenica alla Pasqua del Signore.
Un’attenzione speciale per i ragazzi di prima media che vivranno il sacramento della conferma del Battesimo. Ora sono maturi per dire personalmente quello che i genitori si sono impegnati, a nome loro, ad esprimere il giorno del loro Battesimo. È una maturità, la loro, in continua evoluzione, che ha bisogno di esempi da parte degli adulti e viene aiutata, stimolata e rafforzata dalla nostra partecipazione responsabile alla vita della comunità.
Nel mese di Maggio, mese di Maria, mese delle celebrazioni più coinvolgenti per tante famiglie, facciamo tesoro di quanto il Signore ci ha regalato e facciamone dono a chi incontriamo.
Proviamo e ritroviamo la gioia del celebrare insieme.
Auguri
Angelo prete
Un’attenzione speciale per i ragazzi di prima media che vivranno il sacramento della conferma del Battesimo. Ora sono maturi per dire personalmente quello che i genitori si sono impegnati, a nome loro, ad esprimere il giorno del loro Battesimo. È una maturità, la loro, in continua evoluzione, che ha bisogno di esempi da parte degli adulti e viene aiutata, stimolata e rafforzata dalla nostra partecipazione responsabile alla vita della comunità.
Nel mese di Maggio, mese di Maria, mese delle celebrazioni più coinvolgenti per tante famiglie, facciamo tesoro di quanto il Signore ci ha regalato e facciamone dono a chi incontriamo.
Proviamo e ritroviamo la gioia del celebrare insieme.
Auguri
Angelo prete
Carissimi Zognesi...
Ci ritroviamo nel tempo del raccolto e preghiamo il Signore che i frutti nati quest’anno, conducano la nostra comunità a un tempo di gioia, serenità e opere di be- ne. Abbiamo vissuto intensamente il mese di Maggio pregando Maria vivendo i sacramenti dell’iniziazione cristiana, con i bambini di seconda (prima confessione) e terza (prima comunione) elementare; con i ragazzi di prima media (cresima) e con gli adolescenti di terza media (professione di fede). Maria ci ha aiutato e ci ha condotto a Gesù, il Figlio e ci ha insegnato che cosa deve fare una comunità che vuol crescere nella fede:
- Fare spazio a Gesù nella Parola.
- Nutrirsi spesso di Lui, Pane di vita.
- Vivere nel quotidiano la carità vicendevole.
Solo così riusciremo a passare indenni attraverso le vicende liete e tristi della nostra vita, riusciremo, anzi, a dare il giusto significato al nostro cercare, al lottare contro il male che ci riempie il cuore.
Ho visto genitori contenti delle celebrazioni (anche se, per alcuni, la loro preparazione si è rivelata scarsa, data la limitata partecipazione alle riunioni...). A questi voglio dire: Cari genitori il cammino cristiano vostro e dei vostri ragazzi va seguito sempre: occorre trovare tempo per prepararsi a momenti così particolari, sono convinto che se si vuole, il tempo lo si trova... Stiamo attenti alle priorità e domandiamoci che cosa conta davvero per i nostri ragazzi perché diventino capaci di scegliere il bene e di viverlo nel mondo di oggi! Mettiamoci tutto il tempo necessario e talvolta anche più del necessario per stare loro ac- canto e per essere di esempio.
Lodevole il lavoro dei catechisti, ma senza la famiglia presente e attiva si rischia di seminare e poi non veder crescere quello che si è seminato. Oggi le contromisure e le controproposte sono molto allettanti e molto facili.
Il mese di giugno è il mese delle vacanze, tra pochi giorni le scuole chiudono i battenti e si mettono via i diari, i libri, i quaderni, ecc... per un po’ chi pensa più alla scuola?!? Giusto! Un po’ di relax mentale ci vuole!! Mi raccomando, però, non chiudete la mente a LUI... LUI non impegna molto, non chiede verifiche o chissà che... chiede soltanto qualche momento per sta- re con voi, con la preghiera quotidiana e la S. Messa della domenica!! Non mancate... mi rac- comando! LUI vi aspetta sempre a braccia aperte, pronto ad ascoltarvi ogni volta vogliate!! Tutto questo è rivolto anche a voi cari genitori... anzi... soprattutto a voi.
I vostri figli vi prendono come esempio e quindi vedono e imparano da voi!! Fate in modo di rispettare l’appuntamento domenicale ovunque voi siate! Ci conto! Il Signore vi protegga e vi guidi, sempre, nella gioia familiare. A voi ragazzi, auguro un buon fine anno scolastico, che gli esami vadano per il meglio e inoltre, auguro un buon CRE... che sia un momento di vera aggregazione e non solo tempo di gioco e svago! Sappiate cogliere questo prezioso tempo in modo intelligente, non sprecate questa occasione di nuovi incontri, di nuove amicizie, di curiose attività ludiche e sportive... che sia un mese pieno di scoperte e di generosa attenzione alle persone che si danno da fare, che donano se stesse per tutti.
A coloro che si mettono a disposizione, a servizio per il CRE auguro un mese ricco di frutti, di gioia nell’animare e nell’esercitare il mistero del dono.
Sia anche occasione per far emergere il “vero” talento che c’è in ognuno di voi!! Ricordatevi che il tempo speso per i ragazzi non è mai tempo sprecato se siete voi i primi a crederci!! Buone vacanze a tutti!!
Il Signore vi sia sempre accanto.
Angelo prete
- Fare spazio a Gesù nella Parola.
- Nutrirsi spesso di Lui, Pane di vita.
- Vivere nel quotidiano la carità vicendevole.
Solo così riusciremo a passare indenni attraverso le vicende liete e tristi della nostra vita, riusciremo, anzi, a dare il giusto significato al nostro cercare, al lottare contro il male che ci riempie il cuore.
Ho visto genitori contenti delle celebrazioni (anche se, per alcuni, la loro preparazione si è rivelata scarsa, data la limitata partecipazione alle riunioni...). A questi voglio dire: Cari genitori il cammino cristiano vostro e dei vostri ragazzi va seguito sempre: occorre trovare tempo per prepararsi a momenti così particolari, sono convinto che se si vuole, il tempo lo si trova... Stiamo attenti alle priorità e domandiamoci che cosa conta davvero per i nostri ragazzi perché diventino capaci di scegliere il bene e di viverlo nel mondo di oggi! Mettiamoci tutto il tempo necessario e talvolta anche più del necessario per stare loro ac- canto e per essere di esempio.
Lodevole il lavoro dei catechisti, ma senza la famiglia presente e attiva si rischia di seminare e poi non veder crescere quello che si è seminato. Oggi le contromisure e le controproposte sono molto allettanti e molto facili.
Il mese di giugno è il mese delle vacanze, tra pochi giorni le scuole chiudono i battenti e si mettono via i diari, i libri, i quaderni, ecc... per un po’ chi pensa più alla scuola?!? Giusto! Un po’ di relax mentale ci vuole!! Mi raccomando, però, non chiudete la mente a LUI... LUI non impegna molto, non chiede verifiche o chissà che... chiede soltanto qualche momento per sta- re con voi, con la preghiera quotidiana e la S. Messa della domenica!! Non mancate... mi rac- comando! LUI vi aspetta sempre a braccia aperte, pronto ad ascoltarvi ogni volta vogliate!! Tutto questo è rivolto anche a voi cari genitori... anzi... soprattutto a voi.
I vostri figli vi prendono come esempio e quindi vedono e imparano da voi!! Fate in modo di rispettare l’appuntamento domenicale ovunque voi siate! Ci conto! Il Signore vi protegga e vi guidi, sempre, nella gioia familiare. A voi ragazzi, auguro un buon fine anno scolastico, che gli esami vadano per il meglio e inoltre, auguro un buon CRE... che sia un momento di vera aggregazione e non solo tempo di gioco e svago! Sappiate cogliere questo prezioso tempo in modo intelligente, non sprecate questa occasione di nuovi incontri, di nuove amicizie, di curiose attività ludiche e sportive... che sia un mese pieno di scoperte e di generosa attenzione alle persone che si danno da fare, che donano se stesse per tutti.
A coloro che si mettono a disposizione, a servizio per il CRE auguro un mese ricco di frutti, di gioia nell’animare e nell’esercitare il mistero del dono.
Sia anche occasione per far emergere il “vero” talento che c’è in ognuno di voi!! Ricordatevi che il tempo speso per i ragazzi non è mai tempo sprecato se siete voi i primi a crederci!! Buone vacanze a tutti!!
Il Signore vi sia sempre accanto.
Angelo prete
Educare...
Il futuro del nostro paese dipende dai nostri bambini, adolescenti e giovani. Non possiamo non essere rapidi per la formazione delle nuove generazioni, per la loro capacità di orientarsi nella vita e di discernere il bene dal male, per la loro salute non soltanto fisica ma anche morale.
Nello sforzo di educare, quanti crediamo in Gesù Cristo, abbiamo la certezza che Dio non ci abbandona, che il suo amore ci raggiunge là dove siamo e così come siamo, con le nostre miserie e debolezze, per offrirci una nuova possibilità di bene. Educare non è mai stato facile, ma oggi sembra diventare sempre più difficile. Si parla di una grande emergenza educativa, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita. Viene spontaneo incolpare le nuove generazioni, come se i bambini che na- scono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato. Dobbiamo dunque dare la colpa agli adulti di oggi, che non sarebbero più capaci di educare? Ne siamo tentati. Certamente, gli educatori sono soggetti alla tentazione di rinunciare al loro compito educativo. Ed è da chiedersi, prima ancora, se gli educatori comprendono o meno quale sia il loro ruolo di educatori, la missione, IL SERVIZIO ad essi affidata.
Papa Benedetto XVI
Perché spendere il proprio tempo al servizio degli altri?
Perché ci crediamo; perché si ha voglia di esprimersi; perché dà più un sorriso di un anziano so- lo al mondo che si va a trovare, che un’ora in una sala giochi; perché è bello vedere la gioia dei bimbi... È quanto dicono coloro che regalano qualche ora del loro tempo al prossimo, e quelle persone che la pensano così, sono più soddisfatte di coloro che li guardano come dei “diversi”... No... non è vero! Vi posso garantire che non sono dei diversi, anzi, regalare tempo al prossimo è un dono “speciale” e loro sono veramente speciali, perché credono in quello che fanno.
Chi si mette a disposizione dell’oratorio, della Parrocchia, spende con gioia le sue energie e dona affetto a chi soffre, senza aver bisogno di un diploma o di qualche tecnica particolare per svolgere questo ruolo. Per mettersi a servizio degli altri basta essere se stessi e crederci vera- mente, qualsiasi incarico si abbia.
In questo periodo di CRE è bello vedere tanti bimbi che giocano, saltano e ridono in compagnia di mamme, papà e ragazzi che animano insieme a loro questi giorni d’estate...
Naturalmente, non sempre va come si vorrebbe, o perché un bimbo non vuole giocare, o perché litiga con un compagno, oppure la propria squadra non riesce a vincere... ecco che si vedono i musi lunghi... i sorrisi al contrario... qualche lacrimuccia... lì veramente l’animatore si mette in gioco, deve essere capace di far capire che non sempre si può vincere, che i giochi non sono vere e proprie gare, che se il lavoretto non è perfetto non fa niente, è bello comunque perché ci si è messo cuore, mente e mani...
Il servizio dell’animatore è... esserci per loro... per i ragazzi.
Guai, se non fosse così... guai se si sceglie di fare l’animatore solo perché si va in gita gratis, si sta fuori di casa, e si fa quello che si vuole... No! se si pensa a questo è meglio togliersi subito, non continuare... non servirebbe a nulla, anzi sarebbe diseducativo per i ragazzi e per quegli animatori che veramente ci credono...
Non voglio nemmeno pensarci che esistano animatori-educatori così... Anzi, a tutti voi, voglio dire grazie per il servizio prezioso, grazie per il grande aiuto che offrite a don Samuele, ai ragazzi e a tutta la comunità... alla sera prima di coricarmi prego il Signore che vi guidi e vi protegga in questo meraviglioso momento che stiamo vivendo...
Auguri buon cammino
Angelo prete
Nello sforzo di educare, quanti crediamo in Gesù Cristo, abbiamo la certezza che Dio non ci abbandona, che il suo amore ci raggiunge là dove siamo e così come siamo, con le nostre miserie e debolezze, per offrirci una nuova possibilità di bene. Educare non è mai stato facile, ma oggi sembra diventare sempre più difficile. Si parla di una grande emergenza educativa, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita. Viene spontaneo incolpare le nuove generazioni, come se i bambini che na- scono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato. Dobbiamo dunque dare la colpa agli adulti di oggi, che non sarebbero più capaci di educare? Ne siamo tentati. Certamente, gli educatori sono soggetti alla tentazione di rinunciare al loro compito educativo. Ed è da chiedersi, prima ancora, se gli educatori comprendono o meno quale sia il loro ruolo di educatori, la missione, IL SERVIZIO ad essi affidata.
Papa Benedetto XVI
Perché spendere il proprio tempo al servizio degli altri?
Perché ci crediamo; perché si ha voglia di esprimersi; perché dà più un sorriso di un anziano so- lo al mondo che si va a trovare, che un’ora in una sala giochi; perché è bello vedere la gioia dei bimbi... È quanto dicono coloro che regalano qualche ora del loro tempo al prossimo, e quelle persone che la pensano così, sono più soddisfatte di coloro che li guardano come dei “diversi”... No... non è vero! Vi posso garantire che non sono dei diversi, anzi, regalare tempo al prossimo è un dono “speciale” e loro sono veramente speciali, perché credono in quello che fanno.
Chi si mette a disposizione dell’oratorio, della Parrocchia, spende con gioia le sue energie e dona affetto a chi soffre, senza aver bisogno di un diploma o di qualche tecnica particolare per svolgere questo ruolo. Per mettersi a servizio degli altri basta essere se stessi e crederci vera- mente, qualsiasi incarico si abbia.
In questo periodo di CRE è bello vedere tanti bimbi che giocano, saltano e ridono in compagnia di mamme, papà e ragazzi che animano insieme a loro questi giorni d’estate...
Naturalmente, non sempre va come si vorrebbe, o perché un bimbo non vuole giocare, o perché litiga con un compagno, oppure la propria squadra non riesce a vincere... ecco che si vedono i musi lunghi... i sorrisi al contrario... qualche lacrimuccia... lì veramente l’animatore si mette in gioco, deve essere capace di far capire che non sempre si può vincere, che i giochi non sono vere e proprie gare, che se il lavoretto non è perfetto non fa niente, è bello comunque perché ci si è messo cuore, mente e mani...
Il servizio dell’animatore è... esserci per loro... per i ragazzi.
Guai, se non fosse così... guai se si sceglie di fare l’animatore solo perché si va in gita gratis, si sta fuori di casa, e si fa quello che si vuole... No! se si pensa a questo è meglio togliersi subito, non continuare... non servirebbe a nulla, anzi sarebbe diseducativo per i ragazzi e per quegli animatori che veramente ci credono...
Non voglio nemmeno pensarci che esistano animatori-educatori così... Anzi, a tutti voi, voglio dire grazie per il servizio prezioso, grazie per il grande aiuto che offrite a don Samuele, ai ragazzi e a tutta la comunità... alla sera prima di coricarmi prego il Signore che vi guidi e vi protegga in questo meraviglioso momento che stiamo vivendo...
Auguri buon cammino
Angelo prete
San Lorenzo ci guarda e ci indica il cammino
Carissimi amici,
quest’anno sono andato molto vicino alla statua di S. Lorenzo che sta sul nostro campanile (ci sono stupendi strumenti che portano in alto molto facilmente e velocemente); ero curioso di vedere come si stava, come era e soprattutto come Lui vedeva noi sua comunità da lassù. La bellezza, la visione del nostro paese e la pace che si può percepire da lassù lascia a bocca aperta. S. Lorenzo mi suggeriva che per vedere bene dentro ognuno di noi bisogna lasciare spazio alla Parola che Dio abbondantemente semina!
Quanto è facile parlare, così tanto per dire, ma quanto è difficile essere seme, entrare nella vita, sprofondare nel cuore per far emergere e crescere il meglio che Dio ha seminato!
Quante parole vuote! Quanti discorsi sconclusionati! Quanti fanno finta di ascoltare! S. Lorenzo dall’alto del suo donarsi a Cristo - ha nella mano destra la palma e nella sinistra tiene la graticola segno e strumento del suo martirio - ci ricorda che vale la pena spendersi, donarsi; che si conclude di più, si hanno risultati più eclatanti!
Invece noi siamo convinti che bisogna pensare a noi stessi, essere egoisti, chiudersi nel proprio guscio.
Iniziamo la nostra sagra con la santa messa di martedì 26 luglio e la sera del 29 vivremo il grande concerto-celebrazione in onore di Giovanni Paolo II. Potremmo essere tentati di essere semplicemente orgogliosi pensando che a Zogno succedono proprio cose di impatto nazionale... Non è questo che ci interessa.
Il discorso della prima giornata della sagra di quest’anno legata a questo concerto ci ricorda che anche oggi si può essere grandi parlando di Gesù, portando in tutto il mondo l’invito a credere, a fidarsi del Signore, a essere Chiesa. Non è solo perché Giovanni Paolo II era simpatico ai giovani che alla sua morte si sono mossi in milioni solo per vedere le sue spoglie mortali (si potevano vedere in televisione più comodamente e magari anche più da vicino), ma perché il messaggio del: “Non abbiate paura. Aprite, spalancate le porte a Cristo!” con cui il Papa ha aperto il suo pontificato risuonano ancora nella nostra esistenza e ci aiutano ad essere credenti oggi.
Penso che il collegamento con S. Lorenzo sia logico nel nostro credere.
Bisogna, anche oggi, avere il coraggio di credere, di vivere la comunità, di dare alla comunità il meglio di noi.
Buona festa della comunità.
Angelo prete
quest’anno sono andato molto vicino alla statua di S. Lorenzo che sta sul nostro campanile (ci sono stupendi strumenti che portano in alto molto facilmente e velocemente); ero curioso di vedere come si stava, come era e soprattutto come Lui vedeva noi sua comunità da lassù. La bellezza, la visione del nostro paese e la pace che si può percepire da lassù lascia a bocca aperta. S. Lorenzo mi suggeriva che per vedere bene dentro ognuno di noi bisogna lasciare spazio alla Parola che Dio abbondantemente semina!
Quanto è facile parlare, così tanto per dire, ma quanto è difficile essere seme, entrare nella vita, sprofondare nel cuore per far emergere e crescere il meglio che Dio ha seminato!
Quante parole vuote! Quanti discorsi sconclusionati! Quanti fanno finta di ascoltare! S. Lorenzo dall’alto del suo donarsi a Cristo - ha nella mano destra la palma e nella sinistra tiene la graticola segno e strumento del suo martirio - ci ricorda che vale la pena spendersi, donarsi; che si conclude di più, si hanno risultati più eclatanti!
Invece noi siamo convinti che bisogna pensare a noi stessi, essere egoisti, chiudersi nel proprio guscio.
Iniziamo la nostra sagra con la santa messa di martedì 26 luglio e la sera del 29 vivremo il grande concerto-celebrazione in onore di Giovanni Paolo II. Potremmo essere tentati di essere semplicemente orgogliosi pensando che a Zogno succedono proprio cose di impatto nazionale... Non è questo che ci interessa.
Il discorso della prima giornata della sagra di quest’anno legata a questo concerto ci ricorda che anche oggi si può essere grandi parlando di Gesù, portando in tutto il mondo l’invito a credere, a fidarsi del Signore, a essere Chiesa. Non è solo perché Giovanni Paolo II era simpatico ai giovani che alla sua morte si sono mossi in milioni solo per vedere le sue spoglie mortali (si potevano vedere in televisione più comodamente e magari anche più da vicino), ma perché il messaggio del: “Non abbiate paura. Aprite, spalancate le porte a Cristo!” con cui il Papa ha aperto il suo pontificato risuonano ancora nella nostra esistenza e ci aiutano ad essere credenti oggi.
Penso che il collegamento con S. Lorenzo sia logico nel nostro credere.
Bisogna, anche oggi, avere il coraggio di credere, di vivere la comunità, di dare alla comunità il meglio di noi.
Buona festa della comunità.
Angelo prete
Carissimi amici di Zogno...
Nel nuovo anno il nostro vescovo ci affida un programma pastorale che si intitola “La famiglia, il lavoro e la festa”. Sono le tre parole del tema del VII Incontro mondiale delle Famiglie che si terrà a Milano nel 2012. Formano un trinomio che parte dalla famiglia per aprirla al mondo: il lavoro e la festa sono modi con cui la famiglia abita lo “spazio” sociale e vive il “tempo” umano. Il tema mette in rapporto la coppia di uomo e donna con i suoi stili di vita: il modo di vivere le relazioni (la famiglia), di abitare il mondo (lavoro) e di umanizzare il tempo (festa).
“Dopo aver messo al centro (nei piani pastorali precedenti) l’attenzione alla formazione di una nuova famiglia, alla cura dei primi anni di matrimonio, all’evento della nascita dei figli, ora ci proiettiamo all’esterno della famiglia, riconoscendo che questa piccola originaria comunità gioca un ruolo decisivo per il bene di ogni singola persona e per tutta l’umanità”... questo scrive il nostro vescovo nell’introduzione al piano pastorale diocesano di quest’anno.
Cosa dice questa proposta alla nostra comunità?
Come fare a coinvolgere i credenti in questo cammino?
Sono le domande che mi sto ponendo da un po’ di tempo perché la rappresentanza del Consiglio Pastorale Parrocchiale è risicata, poche persone se la sentono di mettersi in gioco per il bene comune, c’è il continuo rischio di chiudersi e di fare gruppetto.
Mi domando: “Ma tutta la comunità dove è? Ci sono ancora un po’ di persone che credono nel Signore a Zogno e che vogliono condividerlo con gli altri vivendo la Parrocchia?” C’è il gruppo dei catechisti, il gruppo dei volontari per la casa di riposo, per il servizio ai ragazzi, chi segue lo sport, c’è la Caritas, c’è il Centro di Primo Ascolto, c’è tutto un movimento di gente che si affatica e lavora per gli altri... Bello!
Ma la famiglia dove è? Ci sono sì presenze grandi, di valore in tutte le discipline, ma da credenti tutti noi che risposte stiamo mettendo in campo nelle difficili situazioni odierne?
Proviamo tutti insieme a domandarci: “Cosa possiamo fare noi quest’anno come comunità nell’ambito della famiglia, del lavoro e della festa?”.
Buon anno nuovo...
Angelo prete
“Dopo aver messo al centro (nei piani pastorali precedenti) l’attenzione alla formazione di una nuova famiglia, alla cura dei primi anni di matrimonio, all’evento della nascita dei figli, ora ci proiettiamo all’esterno della famiglia, riconoscendo che questa piccola originaria comunità gioca un ruolo decisivo per il bene di ogni singola persona e per tutta l’umanità”... questo scrive il nostro vescovo nell’introduzione al piano pastorale diocesano di quest’anno.
Cosa dice questa proposta alla nostra comunità?
Come fare a coinvolgere i credenti in questo cammino?
Sono le domande che mi sto ponendo da un po’ di tempo perché la rappresentanza del Consiglio Pastorale Parrocchiale è risicata, poche persone se la sentono di mettersi in gioco per il bene comune, c’è il continuo rischio di chiudersi e di fare gruppetto.
Mi domando: “Ma tutta la comunità dove è? Ci sono ancora un po’ di persone che credono nel Signore a Zogno e che vogliono condividerlo con gli altri vivendo la Parrocchia?” C’è il gruppo dei catechisti, il gruppo dei volontari per la casa di riposo, per il servizio ai ragazzi, chi segue lo sport, c’è la Caritas, c’è il Centro di Primo Ascolto, c’è tutto un movimento di gente che si affatica e lavora per gli altri... Bello!
Ma la famiglia dove è? Ci sono sì presenze grandi, di valore in tutte le discipline, ma da credenti tutti noi che risposte stiamo mettendo in campo nelle difficili situazioni odierne?
Proviamo tutti insieme a domandarci: “Cosa possiamo fare noi quest’anno come comunità nell’ambito della famiglia, del lavoro e della festa?”.
Buon anno nuovo...
Angelo prete
Fratelli, che bello credere!!! Che fatica credere!!!
Carissimi,
la liturgia ci aiuta a vivere i nostri impegni come figli del Padre e fratelli tra noi... E con grande insistenza siamo accompagnati a realizzare i nostri progetti non soltanto come persone che si relazionano tra loro, ma come chi sa da chi viene e dove va. Il cristiano infatti è colui che sa da chi viene, conosce e riconosce di essere frutto dell’amore del Padre e vive le realtà di questa terra camminando verso la sua meta che è Dio. Sempre celebrando le lodi del Signore e vivendo la comunità ci accorgiamo di aver bisogno di Dio e dei fratelli, anche se siamo convinti di valere e di essere capaci di grandi cose senza Dio.
Fratelli, che bello credere!!!
Che fatica credere!!!
Qualcuno di fronte a queste due esclamazioni così vere e così “distanti” potrebbe chiedersi: “Ma vale la pena sforzarsi di conoscere il Signore? Di incontrarlo? Di vivere di Lui e per Lui? Di tentare di costruire delle famiglie in cui ci si vuole davvero bene, ci si perdona, ci si aiuta e accoglie? Non è meglio seguire l’onda del tempo che non ci fa dare più significato a questi valori?”.
“Ama e fa ciò che vuoi”, dice S. Agostino.
Amici miei è l’amore che ci interpella, ci salva, ci dà calore e gioia, ci rende “come Dio”... solo l’amore! Niente altro.
I nostri fratelli che ci hanno preceduto nella fede ci richiamano a ciò che conta per sem- pre, non solo per qualche tempo, ora o giorno. La vita e la morte ci accompagnano continuamente, ci interpellano e ci interrogano ogni giorno, ci aiutano a rientrare in noi stessi e a ritrovare la gioia del credere. Non scappiamo di fronte alle nostre responsabilità e accompagniamo i nostri fratelli nel loro faticoso volgere al bene, alla gioia, alla vita terrena ed eterna.
La festa dei Santi e la Commemorazione dei defunti aprono il mese di novembre, lo illuminano e scaldano il cuore di tutti noi nella memoria dei fratelli e delle sorelle che so- no andati alla Casa del Padre. Cerchiamo di vivere questi momenti con gioia sapendo che i nostri cari sono nelle mani di Dio. Aiutiamo i nostra ragazzi, adolescenti e giovani a credere fino in fondo consapevoli che il passaggio dalla vita terrena a quella eterna sarà gioia e non dolore. Al termine di questo mese, invece, saremo invitati a cominciare il nuovo anno liturgico e scopriremo anche con l’aiuto delle catechesi vicariali chi vogliamo attendere nel Na- tale del Signore.
Per noi di Zogno ci sarà un’occasione specialissima che ci aprirà all’Avvento: l’incontro con il direttore della Sala Stampa Vaticana durante il pontificato di Papa Giovanni Paolo II: Joaquìm Navarro Valls. Speriamo di essere aiutati a scoprire il senso cristiano della vita, della sofferenza e del dolore nella gioia della fede.
Auguri
Angelo prete
la liturgia ci aiuta a vivere i nostri impegni come figli del Padre e fratelli tra noi... E con grande insistenza siamo accompagnati a realizzare i nostri progetti non soltanto come persone che si relazionano tra loro, ma come chi sa da chi viene e dove va. Il cristiano infatti è colui che sa da chi viene, conosce e riconosce di essere frutto dell’amore del Padre e vive le realtà di questa terra camminando verso la sua meta che è Dio. Sempre celebrando le lodi del Signore e vivendo la comunità ci accorgiamo di aver bisogno di Dio e dei fratelli, anche se siamo convinti di valere e di essere capaci di grandi cose senza Dio.
Fratelli, che bello credere!!!
Che fatica credere!!!
Qualcuno di fronte a queste due esclamazioni così vere e così “distanti” potrebbe chiedersi: “Ma vale la pena sforzarsi di conoscere il Signore? Di incontrarlo? Di vivere di Lui e per Lui? Di tentare di costruire delle famiglie in cui ci si vuole davvero bene, ci si perdona, ci si aiuta e accoglie? Non è meglio seguire l’onda del tempo che non ci fa dare più significato a questi valori?”.
“Ama e fa ciò che vuoi”, dice S. Agostino.
Amici miei è l’amore che ci interpella, ci salva, ci dà calore e gioia, ci rende “come Dio”... solo l’amore! Niente altro.
I nostri fratelli che ci hanno preceduto nella fede ci richiamano a ciò che conta per sem- pre, non solo per qualche tempo, ora o giorno. La vita e la morte ci accompagnano continuamente, ci interpellano e ci interrogano ogni giorno, ci aiutano a rientrare in noi stessi e a ritrovare la gioia del credere. Non scappiamo di fronte alle nostre responsabilità e accompagniamo i nostri fratelli nel loro faticoso volgere al bene, alla gioia, alla vita terrena ed eterna.
La festa dei Santi e la Commemorazione dei defunti aprono il mese di novembre, lo illuminano e scaldano il cuore di tutti noi nella memoria dei fratelli e delle sorelle che so- no andati alla Casa del Padre. Cerchiamo di vivere questi momenti con gioia sapendo che i nostri cari sono nelle mani di Dio. Aiutiamo i nostra ragazzi, adolescenti e giovani a credere fino in fondo consapevoli che il passaggio dalla vita terrena a quella eterna sarà gioia e non dolore. Al termine di questo mese, invece, saremo invitati a cominciare il nuovo anno liturgico e scopriremo anche con l’aiuto delle catechesi vicariali chi vogliamo attendere nel Na- tale del Signore.
Per noi di Zogno ci sarà un’occasione specialissima che ci aprirà all’Avvento: l’incontro con il direttore della Sala Stampa Vaticana durante il pontificato di Papa Giovanni Paolo II: Joaquìm Navarro Valls. Speriamo di essere aiutati a scoprire il senso cristiano della vita, della sofferenza e del dolore nella gioia della fede.
Auguri
Angelo prete
Aspettiamo Dio!
Carissimi amici di Zogno,
siamo qui per darci un mese di sveglia interiore, per far nascere (ancora e ancora) Dio in noi.
È già nato, ovvio, altrimenti non stareste leggendo queste parole anarchiche di vangelo.
È già nato, ovvio, se avete deciso di ribellarvi ad una fede esteriore e tiepida.
È già nato, ovvio, se avete deciso di mettervi a cercare Dio.
Quello che possiamo fare è stare svegli, non lasciarci travolgere dalla follia quotidiana della vita, ribellarci al pensiero dominante per vivere la nostra interiorità come dei cercatori di Dio.
Inizia il tempo della resistenza, dell’interiorità, della preghiera, della speranza.
Se Dio diventa uomo, ancora non si è stancato di noi.
Se Dio diventa uomo, allora l’uomo può imparare da Lui a diventare tutto uomo.
Se Dio diventa uomo, la vita merita Dio, e deve essere splendida, se solo la capissimo! Dai, facciamolo bene questa volta, seguiamo sul serio la provocazione della Parola. Aspettiamo Dio.
(così scrive un sacerdote valdostano ai suoi parrocchiani).
Faccio mie queste parole perché le ritengo veramente adatte al clima che stiamo vivendo in questi anni. Si rischia di far finta di aspettare la nascita del Signore, perché la nostra mente e il nostro cuore sono continuamente occupati da tante cose da fare, da cercare e da desiderare. Così nella nostra vita non c’è più posto per GESÙ CRISTO che nasce per noi. Se non viviamo la ricerca di Colui che rinasce per tutti noi, il Natale allora è solo per i regali, per il pranzo speciale, per l’allegria, le luci, le vendite e le compere. Non va bene così!
Amici miei tre incontri speciali ci aiuteranno a riflettere, a volgere decisamente lo sguardo alla Luce e non essere falsi nell’augurare Buon Natale a chi incontriamo.
Vi aspetto tutti martedì 29 in Chiesa Parrocchiale alle ore 20.45 con don Ezio Bolis sul tema: “La fonte di ogni paternità e maternità e Gesù ritrovato nel tempio”;
martedì 6 dicembre con don Lorenzo Flori il quale tratterà il tema: “La fraternità negata e Caino e Abele”;
martedì 13 dicembre sempre con don Lorenzo Flori sul tema: “La fraternità ritrovata e Giuseppe e i suoi fratelli”.
Ascoltare la Parola (è Gesù la Buona Notizia) è un rischio. Non è emozione o sensazione. È responsabilità e inquietudine. Non si legge per passare il tempo. Ti ritrovi con qualcosa dentro che ti “disturba”, ti afferra e ti guarisce da tutte le paure.
Proviamo a lasciarci guidare da questo tempo liturgico così veloce, così ricco di annuncio e di speranza per chiederci in chi crediamo davvero, su chi fondiamo il nostro amore reciproco, le nostre famiglie, la capacità di dono e di servizio che rinfranca il cammino dei nostri gruppi, il volontariato così gioioso e continuo nella casa di riposo, nell’oratorio, nei gruppi di servizio agli anziani e ai diversamente abili. Proviamo a domandarci se Maria la Madre di tutti che accoglie e ci aiuta ad accogliere davvero chi è nel bisogno, ci apre il cuore alla gioia dell’incontro e del bene regalato ai fratelli. Lasciamo che Gesù trovi spazio nella nostra vita e allora avremo il tempo da dedicare a chi soffre ogni giorno.
Buon Avvento e Buon Natale a tutti
Angelo prete
siamo qui per darci un mese di sveglia interiore, per far nascere (ancora e ancora) Dio in noi.
È già nato, ovvio, altrimenti non stareste leggendo queste parole anarchiche di vangelo.
È già nato, ovvio, se avete deciso di ribellarvi ad una fede esteriore e tiepida.
È già nato, ovvio, se avete deciso di mettervi a cercare Dio.
Quello che possiamo fare è stare svegli, non lasciarci travolgere dalla follia quotidiana della vita, ribellarci al pensiero dominante per vivere la nostra interiorità come dei cercatori di Dio.
Inizia il tempo della resistenza, dell’interiorità, della preghiera, della speranza.
Se Dio diventa uomo, ancora non si è stancato di noi.
Se Dio diventa uomo, allora l’uomo può imparare da Lui a diventare tutto uomo.
Se Dio diventa uomo, la vita merita Dio, e deve essere splendida, se solo la capissimo! Dai, facciamolo bene questa volta, seguiamo sul serio la provocazione della Parola. Aspettiamo Dio.
(così scrive un sacerdote valdostano ai suoi parrocchiani).
Faccio mie queste parole perché le ritengo veramente adatte al clima che stiamo vivendo in questi anni. Si rischia di far finta di aspettare la nascita del Signore, perché la nostra mente e il nostro cuore sono continuamente occupati da tante cose da fare, da cercare e da desiderare. Così nella nostra vita non c’è più posto per GESÙ CRISTO che nasce per noi. Se non viviamo la ricerca di Colui che rinasce per tutti noi, il Natale allora è solo per i regali, per il pranzo speciale, per l’allegria, le luci, le vendite e le compere. Non va bene così!
Amici miei tre incontri speciali ci aiuteranno a riflettere, a volgere decisamente lo sguardo alla Luce e non essere falsi nell’augurare Buon Natale a chi incontriamo.
Vi aspetto tutti martedì 29 in Chiesa Parrocchiale alle ore 20.45 con don Ezio Bolis sul tema: “La fonte di ogni paternità e maternità e Gesù ritrovato nel tempio”;
martedì 6 dicembre con don Lorenzo Flori il quale tratterà il tema: “La fraternità negata e Caino e Abele”;
martedì 13 dicembre sempre con don Lorenzo Flori sul tema: “La fraternità ritrovata e Giuseppe e i suoi fratelli”.
Ascoltare la Parola (è Gesù la Buona Notizia) è un rischio. Non è emozione o sensazione. È responsabilità e inquietudine. Non si legge per passare il tempo. Ti ritrovi con qualcosa dentro che ti “disturba”, ti afferra e ti guarisce da tutte le paure.
Proviamo a lasciarci guidare da questo tempo liturgico così veloce, così ricco di annuncio e di speranza per chiederci in chi crediamo davvero, su chi fondiamo il nostro amore reciproco, le nostre famiglie, la capacità di dono e di servizio che rinfranca il cammino dei nostri gruppi, il volontariato così gioioso e continuo nella casa di riposo, nell’oratorio, nei gruppi di servizio agli anziani e ai diversamente abili. Proviamo a domandarci se Maria la Madre di tutti che accoglie e ci aiuta ad accogliere davvero chi è nel bisogno, ci apre il cuore alla gioia dell’incontro e del bene regalato ai fratelli. Lasciamo che Gesù trovi spazio nella nostra vita e allora avremo il tempo da dedicare a chi soffre ogni giorno.
Buon Avvento e Buon Natale a tutti
Angelo prete