1977
CATECHESI: LA CHIESA CATTOLICA SI INTERROGA
Il Sinodo dei Vescovi (riunione dei Vescovi rappresentanti degli episcopati nazionali con il Papa) che si aprirà a Roma il 30 settembre ha per tema: «la catechesi nel nostro tempo» con particolare riferimento alla catechesi delle nuove generazioni. Nell’introduzione al documento preparatorio al suddetto Sinodo si dice «fin dalle origini, la Chiesa si è sempre preoccupata non solo di predicare e di suscitare la fede, ma anche di guidare costantemente i credenti a quella maturità che si misura sulla pienezza di Cristo. I cristiani, infatti nascono a vita nuova mediante la conversione al vangelo e mediante il battesimo; nella Chiesa, poi, ogni giorno essi sono chiamati dallo Spirito del Signore risorto a conoscere la grandezza della loro vocazione, per crescere nella carità e per dare ragione al mondo della loro speranza. La loro esistenza, cioè, è un itinerario che comporta l’ascolto permanente e sempre più pieno di ciò che lo Spirito di Cristo dice, fa e comanda di fare, per la pace fra gli uomini a gloria di Dio Padre. È questo ascolto costante e sempre attento della Parola di Dio nella Chiesa, che sorregge i credenti nelle quotidiane situazioni della vita e li abilita all’esercizio della fede, della carità e della speranza». La catechesi non la si deve intendere quindi come un «imparare qualcosa da piccoli» e poi vivere di rendita, ma come una ricerca continua della volontà di Dio su noi cristiani di oggi, sulle nostre situazioni concrete». Nel documento citato sopra si dice infatti: «Nel nostro tempo, più che mai, è necessaria una catechesi che segua i cristiani lungo tutta la loro esistenza, con riguardo alla loro concreta situazione di fede. Per questo, negli ultimi decenni é cresciuta nella Chiesa la consapevolezza che tutti i cristiani hanno sempre bisogno di un continuo ascolto della Parola di Dio, che consenta a ciascuno di conoscere la fede in modo adeguato alle proprie esigenze spirituali e alle proprie responsabilità.
Un po’ ovunque, ad esempio, c’è:
- il problema dei cristiani battezzati, ma non praticanti o non credenti;
- il problema dei cristiani praticanti, ma scarsamente capaci di dare la loro testimonianza nella vita;
- il problema dei cristiani assai impegnati sul piano sociale e politico, che non danno il sufficiente risalto a una chiara vita di fede e di preghiera.
C’è poi la crescente necessità di aiutare i giovani, gli sposi e i genitori, gli operai, chi vive nel mondo rurale, coloro che per varie ragioni sono emarginati o privi di libertà, coloro che hanno determinate responsabilità sul piano sociale o educativo a vivere con maggiore competenza la loro specifica situazione di uomini e di cristiani. Ci sono le attese degli anziani, posti sempre più in crisi nella società contemporanea. E c’è, in tutta la sua delicatezza e complessità, il problema degli andicappati. Come risulta dall’esperienza in atto, non si tratta solo della necessità di una catechesi che, comunque, raggiunga tutti. Si tratta anche di interrogarsi sul modo di favorire una catechesi che sostenga in ciascuno una esperienza di fede intimamente connessa e sostenuta dai sacramenti e sempre aperta a un coerente impegno di vita». Anche solo da questi pochi accenni si vede come la Chiesa oggi vuol prendere sul serio questo momento della catechesi: il Papa e i vescovi lo fanno oggetto del loro studio e delle loro ricerche. Questo sta a dirci come non sia tutto chiaro e pacifico. E allora se siamo invitati anche noi nella nostra comunità ad approfondire questo problema non dobbiamo sentirci fuori posto: è il cammino di tutta la Chiesa e quindi deve essere anche nostro. Perciò anche l’esperienza di catechesi che proponiamo qui nella nostra comunità dobbiamo accompagnarla con più fiducia e disponibilità. Non è che si voglia complicare le cose ad ogni costo: soltanto si vuole ridare in questo momento il suo vero significato. Se cercheremo perciò di «darci una mano» l’un l’altro, di cercare la volontà di Dio, non i nostri comodi; di vedere il bene che si fa, non solo gli sbagli; di ascoltarci int profondità; non solo quello che vogliamo che gli altri dicono; se faremo tutto questo, il nostro cammino sarà nel nome del Signore e ci ritroveremo una comunità che è divenuta popolo di Dio. Del resto lo stesso Paolo VI così si esprimeva nella «Evangeli! nuntiandi n. 77»: «La forza dell’evangelizzazione risulterà molto diminuita se coloro che annunziano il vangelo sono divisi tra di loro da tante specie di rottura. Non starebbe forse qui uno dei grandi malesseri dell’evangelizzazione oggi? Infatti se il vangelo che proclamiamo appare lacerato da discussioni dottrinali, da polarizzazioni ideologiche o da condanne reciproche tra cristiani in balia delle loro diverse teorie sul Cristo e sulla Chiesa, e anche la causa delle loro diverse concezioni sulla società e le istituzioni umane, come potrebbero coloro a cui è rivolta la nostra predicazione non sentirsene turbati, disorientati, se non addirittura scandalizzati? Il testamento spirituale del Signore ci dice che l’unità tra i suoi seguaci non è soltanto la prova che noi siamo suoi, ma anche che Egli è l’inviato del Padre, criterio di credibilità dei cristiani e del Cristo medesimo. In quanto evangelizzatori noi dobbiamo offrire ai fedeli di Cristo l’immagine non di uomini divisi e preparati da litigi che non edificano affatto, ma di persone mature nella fede, capaci di ritrovarsi insieme al di sopra delle tensioni concrete, grazie alla ricerca comune, sincera e disinteressata della verità. Si, la sorte dell'evangelizzazione è certamente legata alla testimonianza di unità data dalla Chiesa. È questo un motivo di responsabilità, ma anche di conforto».
don Giancarlo Bresciani
Un po’ ovunque, ad esempio, c’è:
- il problema dei cristiani battezzati, ma non praticanti o non credenti;
- il problema dei cristiani praticanti, ma scarsamente capaci di dare la loro testimonianza nella vita;
- il problema dei cristiani assai impegnati sul piano sociale e politico, che non danno il sufficiente risalto a una chiara vita di fede e di preghiera.
C’è poi la crescente necessità di aiutare i giovani, gli sposi e i genitori, gli operai, chi vive nel mondo rurale, coloro che per varie ragioni sono emarginati o privi di libertà, coloro che hanno determinate responsabilità sul piano sociale o educativo a vivere con maggiore competenza la loro specifica situazione di uomini e di cristiani. Ci sono le attese degli anziani, posti sempre più in crisi nella società contemporanea. E c’è, in tutta la sua delicatezza e complessità, il problema degli andicappati. Come risulta dall’esperienza in atto, non si tratta solo della necessità di una catechesi che, comunque, raggiunga tutti. Si tratta anche di interrogarsi sul modo di favorire una catechesi che sostenga in ciascuno una esperienza di fede intimamente connessa e sostenuta dai sacramenti e sempre aperta a un coerente impegno di vita». Anche solo da questi pochi accenni si vede come la Chiesa oggi vuol prendere sul serio questo momento della catechesi: il Papa e i vescovi lo fanno oggetto del loro studio e delle loro ricerche. Questo sta a dirci come non sia tutto chiaro e pacifico. E allora se siamo invitati anche noi nella nostra comunità ad approfondire questo problema non dobbiamo sentirci fuori posto: è il cammino di tutta la Chiesa e quindi deve essere anche nostro. Perciò anche l’esperienza di catechesi che proponiamo qui nella nostra comunità dobbiamo accompagnarla con più fiducia e disponibilità. Non è che si voglia complicare le cose ad ogni costo: soltanto si vuole ridare in questo momento il suo vero significato. Se cercheremo perciò di «darci una mano» l’un l’altro, di cercare la volontà di Dio, non i nostri comodi; di vedere il bene che si fa, non solo gli sbagli; di ascoltarci int profondità; non solo quello che vogliamo che gli altri dicono; se faremo tutto questo, il nostro cammino sarà nel nome del Signore e ci ritroveremo una comunità che è divenuta popolo di Dio. Del resto lo stesso Paolo VI così si esprimeva nella «Evangeli! nuntiandi n. 77»: «La forza dell’evangelizzazione risulterà molto diminuita se coloro che annunziano il vangelo sono divisi tra di loro da tante specie di rottura. Non starebbe forse qui uno dei grandi malesseri dell’evangelizzazione oggi? Infatti se il vangelo che proclamiamo appare lacerato da discussioni dottrinali, da polarizzazioni ideologiche o da condanne reciproche tra cristiani in balia delle loro diverse teorie sul Cristo e sulla Chiesa, e anche la causa delle loro diverse concezioni sulla società e le istituzioni umane, come potrebbero coloro a cui è rivolta la nostra predicazione non sentirsene turbati, disorientati, se non addirittura scandalizzati? Il testamento spirituale del Signore ci dice che l’unità tra i suoi seguaci non è soltanto la prova che noi siamo suoi, ma anche che Egli è l’inviato del Padre, criterio di credibilità dei cristiani e del Cristo medesimo. In quanto evangelizzatori noi dobbiamo offrire ai fedeli di Cristo l’immagine non di uomini divisi e preparati da litigi che non edificano affatto, ma di persone mature nella fede, capaci di ritrovarsi insieme al di sopra delle tensioni concrete, grazie alla ricerca comune, sincera e disinteressata della verità. Si, la sorte dell'evangelizzazione è certamente legata alla testimonianza di unità data dalla Chiesa. È questo un motivo di responsabilità, ma anche di conforto».
don Giancarlo Bresciani
LA COLONIA DELL’ORATORIO
Dopo trent’anni circa che l’Oratorio ha gestito una certa organizzazione del tempo libero estivo dei ragazzi, quest’anno si è passati alla gestione comunale. Perchè è avvenuto questo passaggio?
1. É importante che la comunità civile si assuma in proprio il problema del tempo libero dei ragazzi per creare anche tutte quelle strutture che sono richieste;
2. Nelle cinque esperienze precedenti di colonia il problema si andava sempre più ingrossando:
- sia per il numero dei ragazzi (lo scorso anno furono 180);
- sia per la qualità della presenza richiesta, perchè fosse un vero servizio per la crescita dei ragazzi.
Vista in questa prospettiva la colonia è un impegno molto forte, che per essere realizzato a fondo esige molte energie e competenze e il nostro Oratorio di energie ne ha molto poche. Per questo, negli anni precedenti si era cercato di coinvolgere il più possibile la nostra comunità: perchè fosse un problema vissuto da tutti. Questo non si è realizzato: non so se per il mio modo di fare o per la mentalità in cui siamo intrisi. Visto poi il clima non sereno che ha circondato la Scuola Media quest’anno e, considerato che in colonia i rischi potevano essere maggiori, perchè si è costretti a improvvisare persone e programmi, io ho rinunciato a gestire in prima persona la colonia. Questo però non voleva impedire che si potesse continuare nella gestione parrocchiale, se qualcuno voleva continuare, visto che all'Ora-torio si fanno anche tante altre cose senza informarmi. Comunque per me è importante che quest'anno la colonia sia stata gestita dall’Amministrazione comunale, perchè ormai è diventata un fatto comunale. Ho l’impressione però che questo passaggio molti non l'abbiano capito e ciò ha impedito di vederlo come un momento sereno e importante. Naturalmente questo fatto della gestione comunale non impedisce che nei prossimi anni, pur essendoci questa proposta comunale, l’Oratorio possa fare altre proposte, non certo in concorrenza, ma complementari o più specifiche nell’ambito ecclesiale, quali campi-scuola ecc... In coscienza posso dire di aver agito per il bene dei ragazzi, perchè mi sono sempre preoccupato che il tempo vissuto in colonia fosse un momento di crescita per tutti, ragazzi e animatori. Ho sempre insistito perchè i ragazzi fossero accettati non come numeri o bambolotti, ma come persone. Questa è anche la mia visione cristiana della colonia, che non si limita a celebrare una S. Messa all’inizio o alla fine, ma a creare una struttura di servizio autentico alle persone presenti. Se c’è un vizio di fondo in quello che si è fatto è che non è stato un problema maturato a livello di tutta la nostra comunità cristiana: ma questo è il vero vizio di fondo che intacca tutto quello che si fa nella nostra comunità, non penso perciò che dipenda solo da me.
don Giancarlo Bresciani
La colonia estiva 1977 dei ragazzi si é chiusa Giovedì 28, al Rifugio Madonna delle Nevi. La celebrazione della santa Messa avvenuta in un clima di spontanea e sentita partecipazione improntata alla riconoscenza e al ringraziamento per tutti i benefici ricevuti da Dio soprattutto attraverso l'opera premurosa dei nostri cari genitori, amici, benefattori... Purtroppo la giornata piovosa ha impedito ai ragazzi di godere quello svago che la montagna offre di solito col bel tempo. Venerdì 29, giochi, rinfresco e premiazione all'Oratorio. La partecipazione è stata numerosa: si è registrata infatti la presenza di 119 ragazzi. L’assistenza è stata buona e varia sia all’Oratorio che nei Rifugi di montagna dove a gruppi e in diversi luoghi i ragazzi sono stati accompagnati e assistiti con impegno da persone con la partecipazione di 39 familiari e genitori. Un particolare ringraziamento al C.A.I., al M° Finazzi per la prestazione gratuita, alla Sportiva Zognese e Atletica Zogno, e a Suor Maria Redenta del Divino Amore
1. É importante che la comunità civile si assuma in proprio il problema del tempo libero dei ragazzi per creare anche tutte quelle strutture che sono richieste;
2. Nelle cinque esperienze precedenti di colonia il problema si andava sempre più ingrossando:
- sia per il numero dei ragazzi (lo scorso anno furono 180);
- sia per la qualità della presenza richiesta, perchè fosse un vero servizio per la crescita dei ragazzi.
Vista in questa prospettiva la colonia è un impegno molto forte, che per essere realizzato a fondo esige molte energie e competenze e il nostro Oratorio di energie ne ha molto poche. Per questo, negli anni precedenti si era cercato di coinvolgere il più possibile la nostra comunità: perchè fosse un problema vissuto da tutti. Questo non si è realizzato: non so se per il mio modo di fare o per la mentalità in cui siamo intrisi. Visto poi il clima non sereno che ha circondato la Scuola Media quest’anno e, considerato che in colonia i rischi potevano essere maggiori, perchè si è costretti a improvvisare persone e programmi, io ho rinunciato a gestire in prima persona la colonia. Questo però non voleva impedire che si potesse continuare nella gestione parrocchiale, se qualcuno voleva continuare, visto che all'Ora-torio si fanno anche tante altre cose senza informarmi. Comunque per me è importante che quest'anno la colonia sia stata gestita dall’Amministrazione comunale, perchè ormai è diventata un fatto comunale. Ho l’impressione però che questo passaggio molti non l'abbiano capito e ciò ha impedito di vederlo come un momento sereno e importante. Naturalmente questo fatto della gestione comunale non impedisce che nei prossimi anni, pur essendoci questa proposta comunale, l’Oratorio possa fare altre proposte, non certo in concorrenza, ma complementari o più specifiche nell’ambito ecclesiale, quali campi-scuola ecc... In coscienza posso dire di aver agito per il bene dei ragazzi, perchè mi sono sempre preoccupato che il tempo vissuto in colonia fosse un momento di crescita per tutti, ragazzi e animatori. Ho sempre insistito perchè i ragazzi fossero accettati non come numeri o bambolotti, ma come persone. Questa è anche la mia visione cristiana della colonia, che non si limita a celebrare una S. Messa all’inizio o alla fine, ma a creare una struttura di servizio autentico alle persone presenti. Se c’è un vizio di fondo in quello che si è fatto è che non è stato un problema maturato a livello di tutta la nostra comunità cristiana: ma questo è il vero vizio di fondo che intacca tutto quello che si fa nella nostra comunità, non penso perciò che dipenda solo da me.
don Giancarlo Bresciani
La colonia estiva 1977 dei ragazzi si é chiusa Giovedì 28, al Rifugio Madonna delle Nevi. La celebrazione della santa Messa avvenuta in un clima di spontanea e sentita partecipazione improntata alla riconoscenza e al ringraziamento per tutti i benefici ricevuti da Dio soprattutto attraverso l'opera premurosa dei nostri cari genitori, amici, benefattori... Purtroppo la giornata piovosa ha impedito ai ragazzi di godere quello svago che la montagna offre di solito col bel tempo. Venerdì 29, giochi, rinfresco e premiazione all'Oratorio. La partecipazione è stata numerosa: si è registrata infatti la presenza di 119 ragazzi. L’assistenza è stata buona e varia sia all’Oratorio che nei Rifugi di montagna dove a gruppi e in diversi luoghi i ragazzi sono stati accompagnati e assistiti con impegno da persone con la partecipazione di 39 familiari e genitori. Un particolare ringraziamento al C.A.I., al M° Finazzi per la prestazione gratuita, alla Sportiva Zognese e Atletica Zogno, e a Suor Maria Redenta del Divino Amore