Verbale Consiglio Pastorale Vicariale del 14 gennaio 2015
In data 14 gennaio, alle ore 20.30, il consiglio pastorale vicariale si riunisce presso l’oratorio di Zogno. Dopo il consueto momento di preghiera e riflessione, don Cesare, vicario locale, prende la parola ed espone un breve riassunto delle iniziative avviate nell’ultimo periodo riguardanti la predisposizione delle future due unità pastorali del vicariato e conclude affermando che ora si attendono alcune direttive dall’alto per gli sviluppi successivi. Viene quindi introdotto il tema della vita consacrata, a cui papa Francesco ha voluto dedicare il corrente anno liturgico. Essa costituisce purtroppo una realtà ancora poco conosciuta e viene quindi sottolineata l’importanza di una maggiore informazione riguardante le molteplici esperienze di vita consacrata presenti nel territorio bergamasco. Probabilmente in occasione della prossima riunione, vi sarà la restituzione dei dati emersi dal questionario precedentemente compilato sulla vita consacrata. Sarà interessante per comprendere meglio le modalità con cui essa viene attualmente percepita. Don Cesare fornisce quindi alcune cifre riguardanti la situazione odierna della presenza di realtà di vita consacrata in territorio bergamasco: 10 monasteri con 143 monache di clausura Benedettine, Francescane, Carmelitane Scalze (presenti a Cividino dal 2012), Clarisse, Domenicane. Dal 2000 esiste anche l’Ordo Virginum, un’esperienza di vita consacrata le cui aderenti vivono la loro quotidianità seguendo alcune regole di vita e vengono assistite da un padre spirituale. Al momento tale ordine comprende otto donne consacrate e due in formazione. Gli istituti secolari presenti sulla nostra provincia sono 13 e comprendono 135 persone. Per quanto riguarda le realtà di vita consacrata maschile, essa comprende 25 comunità per un totale di 218 religiosi. Tali istituti svolgono principalmente i seguenti servizi: gestione delle scuole e collaborazione con parrocchie, strutture di accoglienza e ospedali. Le suore sono 1872 suddivise in 153 comunità. Tale numero apparentemente alto richiede tuttavia alcune precisazioni: le suore di età inferiore ai 50 anni sono solo 76, mentre le ultraottantenni sono 897. Un dato positivo riguarda invece le suore provenienti dai paesi extracomunitari (al momento 51) le quali sono in aumento. Pur costatando la molteplice presenza di tali ordini religiosi, viene rilevata una generale tendenza alla diminuzione delle adesioni ad essi. Il successivo dibattito si concentra soprattutto attorno alla figura della suora, il cui ruolo preminente nel passato era identificato con il “fare” e quindi con i vari servizi che essa svolgeva. Tale percezione, pur evidenziando il notevole servizio svolto dalla suora, ne offuscava la vocazione consacrata e il conseguente ruolo religioso. Al giorno d’oggi la presenza meno intensa di tale figura porta a chiedersi nuovamente quale sia il suo ruolo effettivo all’interno della comunità. Si auspica che durante l’anno vengano programmati un paio di incontri a livello vicariale in cui vi sia la presentazione di almeno alcune delle varie realtà consacrate presenti sul territorio bergamasco. Don Cesare informa i presenti del fatto che il consiglio pastorale diocesano ha compiuto delle riflessioni riguardanti la vita consacrata, le quali nei prossimi mesi verranno sintetizzate dal vescovo in una lettera che verrà inviata alle varie comunità. Il consiglio vicariale approfondisce la riflessione sulla vita consacrata leggendo le domande precedentemente predisposte: cosa può offrire la presenza dei consacrati a Dio sul nostro territorio? La loro presenza è utile? Perché? In che misura e in quale modo possono aiutarci a percorrere la via verso Gesù? Cosa può dare il nostro territorio ai consacrati che vivono in esso? Cosa possiamo fare per loro? Viene innanzitutto affrontata la questione riguardante la differenza fra la consacrazioni derivate dai sacramenti del battesimo (che accomuna tutti i cristiani) e del matrimonio, e quelle compiute nei confronti delle suore e dei consacrati. Don Cesare provvede quindi alla lettura della definizione della vita consacrata riportata sul Catechismo della chiesa cattolica in modo da poter agevolare il dibatto: “stato di vita riconosciuta dalla Chiesa... i consacrati si dedicano totalmente a Dio... tale consacrazione si distingue per la pratica dei consigli evangelici povertà, castità e obbedienza”. Nel successivo dibattito si rivelano molto illuminanti gli interventi di suor Eugenia, la cui esperienza permette di dare delle concrete definizioni della vita consacrata: scelta di donarsi a tempo pieno per altri trattenendo poco o niente per sé; non avere un riferimento relazionale diretto e aderire a un progetto che Dio ha deciso per noi; scelta di non appartenersi, ma di accettare di “essere mandati”; andare alla radice; dare tutto; trasmettere l’entusiasmo della vita; sapersi “fare da parte” una volta che il servizio svolto è terminato. Viene citata anche una frase di San Francesco: io non voglio possedere nulla, perché crea la superbia e mi impedisce la strada della santificazione. Dal dibattito emerge inoltre il fatto che al giorno d’oggi la chiesa è chiamata a confrontarsi con un contesto socio-culturale in cui qualunque scelta di vita definitiva (non solo quella consacrata) diventa particolarmente impegnativa. L’aumento del numero delle coppie che scelgono un rapporto di convivenza invece che matrimoniale ne costituisce un esempio. A maggior ragione i membri del consiglio ritengono fondamentale il chiedersi innanzitutto in cosa consista la vita consacrata, in quanto nel contesto attuale la scelta di un’esistenza definitiva incentrata sul dono di sé appare imprigionante e nociva per la libertà personale. La vita consacrata inoltre non costituisce una fuga dal mondo, ma una scelta di dono totale di amore. In proposito risulta molto rilevante l’intervento di suor Eugenia la quale propone una visione parallela delle due scelte di vita consacrata e matrimoniale, in quanto esse, pur essendo vissute in modi diversi, si caratterizzano per un atteggiamento di dono totale di se stessi. Emerge quindi l’importanza di una scelta definitiva, dove non si sia disposti a giocare meno di tutto! Un articolo pubblicato recentemente sull’Eco di Bergamo riportava il fatto che gli stessi giovani, pur sembrando così ideologicamente distanti dalle esperienze di vita consacrata, si confrontano quotidianamente su un blog con delle suore di clausura, chiedendo loro pareri e consigli su varie questioni e rimanendone stupefatti per la saggezza e l’esperienza di vita che esse trasmettono, nonostante il loro stato di lontananza dal mondo. Da tale informazione emergono quindi alcune considerazioni sulle scelta di una vita di clausura. Innanzitutto la preghiera quale fonte di saggezza del cuore e l’importanza della stessa per la società (molto spesso sminuita) e per la persona: il silenzio ti restituisce il vero centro della tua vita, non ti fa scappare dal mondo, ma ti aiuta a rientrare in esso con nuova forza e gioia. Viene inoltre ribadita la necessità di convergere intorno a un centro che è Cristo. la vita dei martiri costituisce un esempio significativo di ciò: il fuoco del martirio è passato attraverso quella dedizione in cui Cristo è tutto e la permanente validità della vita consacrata costituisce la permanente attualità del cristianesimo, ossia l’essere di Cristo. L’attuale diminuzione degli aderenti alla vita consacrata può essere vista come periodo di crisi, o al contrario come possibilità di riscoperta del centro, di colui che ha acceso quella fiaccola. Risulta allora fondamentale porsi la seguente domanda: la vita consacrata cosa riconsegna sul nostro essere e appartenere a Cristo? Appare in ogni caso innegabile che la figura della suora, per quanto sia in diminuzione, mantenga sempre un grande fascino: molti membri del consiglio esprimono tutta la loro personale ammirazione maturata grazie alle rispettive esperienze positive avute con ogni religiosa. D’altro canto emerge anche il rammarico per il fatto che molti giovani di oggi effettivamente non hanno modo di entrare contatto con la figura della suora. Don Cesare esprime il suo apprezzamento per lo spessore degli interventi della serata ribadendo il fatto che il dibattito è ben lontano dalla sua conclusione. Egli provvede quindi ad informare il consiglio delle prossime iniziative che si svolgeranno in ambito vicariale:
• Il 30 gennaio a Zogno ci sarà una testimonianza di don Chino Pezzoli, essendo la tossicodipendenza un problema che si sta molto diffondendo a in val Brembana.
• Domenica 8 febbraio si celebrerà la giornata del seminario. Per la prima volta tale giornata non vedrà l’intervento di seminaristi.
Non essendoci altri punti all’ordine del giorno don Cesare conclude la riunione ricordando che il prossimo consiglio si terrà il 5 di marzo.
Pierluigi Rota
• Il 30 gennaio a Zogno ci sarà una testimonianza di don Chino Pezzoli, essendo la tossicodipendenza un problema che si sta molto diffondendo a in val Brembana.
• Domenica 8 febbraio si celebrerà la giornata del seminario. Per la prima volta tale giornata non vedrà l’intervento di seminaristi.
Non essendoci altri punti all’ordine del giorno don Cesare conclude la riunione ricordando che il prossimo consiglio si terrà il 5 di marzo.
Pierluigi Rota
Verbale Consiglio Pastorale Vicariale del 4 marzo 2015
In data 4 marzo il consiglio vicariale si riunisce alle ore 20.30 presso l’oratorio di Zogno. Dopo il consueto momento di preghiera e di riflessione, don Cesare, vicario, cede immediatamente la parola a suorGemma (segretaria dell’USMI),la quale provvede a fornire ai presenti una sintesi generale di quanto emerso dai questionari riguardanti la vita consacrata, compilati nei mesi scorsi.
Tale esposizione viene preceduta da una brevissima riflessione riguardante le tre parole chiave dell’anno dedicato alla vita consacrata (30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016): Vangelo (regola, meditazione e stile di vita della persona consacrata), profezia (il dovere del consacrato è anticipare e rendere conoscibile, seppur in modo imperfetto, la vita secondo Cristo) e speranza (vita consacrata quale attestazione e fiducia in una promessa).
Suor Gemma rivela inoltre che la rilettura di quanto emerso dai questionari le ha permesso di recuperare il senso della sua vita consacrata, in quanto la quotidianità e gli impegni non devono distrarre dall’obiettivo ultimo del suo percorso.
In generale è stata rilevata una buona accoglienza da parte dei sacerdoti contattati per la somministrazione dei questionari.
I dati elaborati provengono da 8 consigli vicariali e 18 consigli pastorali per un totale di 520 questionari somministrati (295 maschi, 206 donne). Questi ultimi si sono ripartiti fra seguenti fasce d’età: fra i 18 e i 25 anni (15 questionari), fra i 26 e i 40 (70), fra i 41 e i 60 (172), oltre i 61 anni (224). 139 questionari non hanno riportato alcuna fascia d’età.
La religiosa provvede quindi a riportare i dati di seguito esposti (vengono riportate le domande e le risposte più frequenti).
· Fra gli intervistati, ben 443 (circa l’85%) conoscono delle persone consacrate native della loro stessa parrocchia.
· Gli aspetti di tali figure che vengono maggiormente ammirati sono: semplicità, disponibilità, ascolto, laboriosità, il donarsi senza aspettarsi un ricambio o un grazie, il modo speciale di rapportarsi con gli altri, lo stile di vita pervaso dall’amore di Colui che li ha chiamati, pacatezza, sapienza, intuizione dei bisogni, la bellezza di vita”.
· I ricordi e messaggi positivi scaturiti da incontri con persone consacrate consistono in: pace, serenità, gioia, entusiasmo, fiducia, coraggio e “adultità” della fede.
· Cosa invece non hai gradito? Senso di superiorità, incoerenza, rigidità, distacco dal reale, chiusura nell’istituto, difficoltà all’interno della vita di comunità. Circa 200 schede (40%) non hanno risposto nulla.
· Il consacrato è segno di che cosa? Primato di Dio, richiamo dei beni futuri, Vangelo, vicinanza di Dio.
· Cosa mi aspetto da un consacrato? Tutte le risposte gravitano attorno a due poli: da un lato il lasciar trasparire la presenza di Dio nel proprio vivere quotidiano (gioia e bellezza di incontrare Dio, sguardo di fiducia di Dio su ogni persona e in qualunque situazione, capacità di leggere la storia con gli occhi di Dio) e dall’altro un coerente e concreto stile di vita evangelica (rettitudine, prossimità, libertà interiore, umiltà, sobrietà, speranza).
· Una comunità religiosa in parrocchia comporta? Un richiamo visibile e concreto per tutti a dare un orientamento verticalizzante alla propria vita; il segno di una vita schiettamente fraterna; un valore aggiunto nella pastorale parrocchiale, collaborando alle varie iniziative, condividendone le linee e mettendosi disponibili verso i fedeli per un confronto e un conforto.
· Che ricchezza avere laici consacrati nel mondo? Segno di santità e gratuità, annuncio e contagio di Vangelo, testimonianza dell’azione dello Spirito e presenza del Regno, essenzialità, presenza nelle periferie esistenziali. Per alcuni rimane un’esistenza parziale in quanto non conosciuta o non percepita dalla comunità (certe forme di consacrazione non sono conosciute).
· Ha ancora senso oggi il triplice voto di povertà-obbedienza-castità? Si, se vissuto in pienezza (95%), no (5%). 100 intervistati non hanno risposto. Comunque un 10% esprime delle perplessità sulle validità e necessità oggi di questi voti:“Se la vita è fondata sull’amore cristiano, i voti non sono necessari: infatti ama e fa ciò che vuoi!”; “Perplessità sulla necessità della castità”; “E’ necessaria una rilettura e una diversa presentazione di questi voti, alla luce della attuale cultura!”.
· Cosa pensi di chi si consacra nella verginità? Scelta coraggiosa e profetica, primato di Dio, dono a favore di tutti .Il 5% però la pensa diversamente perché la ritiene una scelta difficile da capire considerando le tendenze della natura umana e il clima creato dalla cultura attuale, ma anche perché, per capire meglio le dinamiche della quotidianità, è necessario avere famiglia. 56 non risposte.
· Qual è la tua reazione verso un giovane che decide la vita di consacrazione? Ammirazione, stupore, gioia, commozione, incoraggiamento e sostegno, preghiera e accompagnamento. Anche i più giovani hanno riconosciuto la preziosità di questa esperienza. Una minoranza afferma di non comprendere tale scelta.
· Hai mai pensato di consacrati? 40% si, 44% no, 16% non ha risposto.
· Hai mai proposto a qualcuno la scelta? 49% no, 50% si. (I sacerdoti 87% si, 13% no).
· Ci sono occasioni di preghiera per le vocazioni nelle parrocchie? 64% si, no 16%, il 20% non ha risposto.
· Hai parlato della vita consacrata? 54% si, (nei sacerdoti il 98%, nei catechisti l’83%).
La lettura dei questionari rileva quindi un complessivo apprezzamento della figura del consacrato. Tuttavia, vista la presenza di numerose domande senza risposta, emerge il dubbio che il tempo concesso per la compilazione dei questionari fosse un po’ esiguo.
Il consiglio inizia quindi ad ipotizzare alcune proposte da sottoporre alle comunità finalizzate ad una migliore conoscenza delle realtà di vita consacrata presenti sul territorio (viene inoltre esposta l’esperienza della comunità di Poscante presso la quale è stata fatta una formazione sulla storia di alcuni consacrati del paese).
Riguardo agli incontri di preghiera per le vocazioni emerge l’impressione che molto spesso essi vedano una scarsa partecipazione e che vengano delegati a poche persone. Tale situazione sembra avere una triplice motivazione: la pigrizia, la perplessità verso l’efficacia dell’iniziativa e soprattutto la fatica culturale di vedere la vita come risposta a una chiamata.
Anche l’aridità vocazionale impone alle realtà consacrate un’opera di profonda riflessione che porti a superare quel senso di “superiorità” che i membri delle stesse talvolta manifestano. Si rileva comunque il fatto che le proposte educative delle realtà consacrate vengono ancora piuttosto apprezzate.
Suor Eugenia afferma l’importanza del “farsi vedere” e non del “piangersi addosso” riflettendo sul fatto che probabilmente la figura della suora si è troppo persa in un ruolo professionale, perdendo tuttavia quello pastorale. Riemerge inoltre il fatto che al giorno d’oggi la possibilità di contatti con tale figura è divenuta molto più rara; viene quindi auspicata una maggior possibilità di incontri significativi da attuarsi per esempio durante le catechesi.
In proposito, don Cesare informa i membri del consiglio che durante la veglia di preghiera per i giovani del 29 marzo vi sarà proprio la testimonianza di tre figure consacrate: un piccolo passo per portare a una maggiore conoscenza le nuove generazioni.
Il vicario provvede inoltre ad elencare le iniziative che si terranno nei prossimi mesi:
· La catechesi vicariale tenuta da don Gusmini sul tema dell’Eucarestia. Essa si comporrà di tre incontri tenuti presso la parrocchia di Brembilla alle ore 20.30. Le date degli incontri saranno rispettivamente 11, 18 e 25 marzo;
· Le confessioni a Romacolo in occasione del mercoledi santo alle ore 20.30;
· Il 13 maggio il consiglio presbiterale e vicariale si riuniranno. Per l’occasione si auspica la definizione di direttive più specifiche per il futuro delle nostre unità pastorali;
· 1 giugno si terrà pellegrinaggio diocesano a Torino con il vescovo per l’ostensione della Sacra Sindone. Possibilità di estendere questa esperienza al vicariato, entro la fine di aprile;
· Il vescovo, da ottobre di quest’anno incontrerà le realtà caritative diocesane. La prossima lettera pastorale sarà infatti incentrata sul tema della carità. La stesura della stessa terrà conto anche dellerisposte ai questionari invitati alle varie parrocchie.
Emerge infine una certa perplessità per il fatto che quest’anno il carnevale si sia tenuto in occasione della prima domenica di quaresima. Don Samuele risponde che purtroppo, non essendoci altre alternative, essa rappresentava l’unica data disponibile e che l’alternativa di annullare la manifestazione avrebbe urtato coloro che avevano partecipato all’organizzazione dell’evento.
Non essendoci altri argomenti di dibattito la riunione si chiude alle ore 22.30.
Pierluigi Rota
Tale esposizione viene preceduta da una brevissima riflessione riguardante le tre parole chiave dell’anno dedicato alla vita consacrata (30 novembre 2014 - 2 febbraio 2016): Vangelo (regola, meditazione e stile di vita della persona consacrata), profezia (il dovere del consacrato è anticipare e rendere conoscibile, seppur in modo imperfetto, la vita secondo Cristo) e speranza (vita consacrata quale attestazione e fiducia in una promessa).
Suor Gemma rivela inoltre che la rilettura di quanto emerso dai questionari le ha permesso di recuperare il senso della sua vita consacrata, in quanto la quotidianità e gli impegni non devono distrarre dall’obiettivo ultimo del suo percorso.
In generale è stata rilevata una buona accoglienza da parte dei sacerdoti contattati per la somministrazione dei questionari.
I dati elaborati provengono da 8 consigli vicariali e 18 consigli pastorali per un totale di 520 questionari somministrati (295 maschi, 206 donne). Questi ultimi si sono ripartiti fra seguenti fasce d’età: fra i 18 e i 25 anni (15 questionari), fra i 26 e i 40 (70), fra i 41 e i 60 (172), oltre i 61 anni (224). 139 questionari non hanno riportato alcuna fascia d’età.
La religiosa provvede quindi a riportare i dati di seguito esposti (vengono riportate le domande e le risposte più frequenti).
· Fra gli intervistati, ben 443 (circa l’85%) conoscono delle persone consacrate native della loro stessa parrocchia.
· Gli aspetti di tali figure che vengono maggiormente ammirati sono: semplicità, disponibilità, ascolto, laboriosità, il donarsi senza aspettarsi un ricambio o un grazie, il modo speciale di rapportarsi con gli altri, lo stile di vita pervaso dall’amore di Colui che li ha chiamati, pacatezza, sapienza, intuizione dei bisogni, la bellezza di vita”.
· I ricordi e messaggi positivi scaturiti da incontri con persone consacrate consistono in: pace, serenità, gioia, entusiasmo, fiducia, coraggio e “adultità” della fede.
· Cosa invece non hai gradito? Senso di superiorità, incoerenza, rigidità, distacco dal reale, chiusura nell’istituto, difficoltà all’interno della vita di comunità. Circa 200 schede (40%) non hanno risposto nulla.
· Il consacrato è segno di che cosa? Primato di Dio, richiamo dei beni futuri, Vangelo, vicinanza di Dio.
· Cosa mi aspetto da un consacrato? Tutte le risposte gravitano attorno a due poli: da un lato il lasciar trasparire la presenza di Dio nel proprio vivere quotidiano (gioia e bellezza di incontrare Dio, sguardo di fiducia di Dio su ogni persona e in qualunque situazione, capacità di leggere la storia con gli occhi di Dio) e dall’altro un coerente e concreto stile di vita evangelica (rettitudine, prossimità, libertà interiore, umiltà, sobrietà, speranza).
· Una comunità religiosa in parrocchia comporta? Un richiamo visibile e concreto per tutti a dare un orientamento verticalizzante alla propria vita; il segno di una vita schiettamente fraterna; un valore aggiunto nella pastorale parrocchiale, collaborando alle varie iniziative, condividendone le linee e mettendosi disponibili verso i fedeli per un confronto e un conforto.
· Che ricchezza avere laici consacrati nel mondo? Segno di santità e gratuità, annuncio e contagio di Vangelo, testimonianza dell’azione dello Spirito e presenza del Regno, essenzialità, presenza nelle periferie esistenziali. Per alcuni rimane un’esistenza parziale in quanto non conosciuta o non percepita dalla comunità (certe forme di consacrazione non sono conosciute).
· Ha ancora senso oggi il triplice voto di povertà-obbedienza-castità? Si, se vissuto in pienezza (95%), no (5%). 100 intervistati non hanno risposto. Comunque un 10% esprime delle perplessità sulle validità e necessità oggi di questi voti:“Se la vita è fondata sull’amore cristiano, i voti non sono necessari: infatti ama e fa ciò che vuoi!”; “Perplessità sulla necessità della castità”; “E’ necessaria una rilettura e una diversa presentazione di questi voti, alla luce della attuale cultura!”.
· Cosa pensi di chi si consacra nella verginità? Scelta coraggiosa e profetica, primato di Dio, dono a favore di tutti .Il 5% però la pensa diversamente perché la ritiene una scelta difficile da capire considerando le tendenze della natura umana e il clima creato dalla cultura attuale, ma anche perché, per capire meglio le dinamiche della quotidianità, è necessario avere famiglia. 56 non risposte.
· Qual è la tua reazione verso un giovane che decide la vita di consacrazione? Ammirazione, stupore, gioia, commozione, incoraggiamento e sostegno, preghiera e accompagnamento. Anche i più giovani hanno riconosciuto la preziosità di questa esperienza. Una minoranza afferma di non comprendere tale scelta.
· Hai mai pensato di consacrati? 40% si, 44% no, 16% non ha risposto.
· Hai mai proposto a qualcuno la scelta? 49% no, 50% si. (I sacerdoti 87% si, 13% no).
· Ci sono occasioni di preghiera per le vocazioni nelle parrocchie? 64% si, no 16%, il 20% non ha risposto.
· Hai parlato della vita consacrata? 54% si, (nei sacerdoti il 98%, nei catechisti l’83%).
La lettura dei questionari rileva quindi un complessivo apprezzamento della figura del consacrato. Tuttavia, vista la presenza di numerose domande senza risposta, emerge il dubbio che il tempo concesso per la compilazione dei questionari fosse un po’ esiguo.
Il consiglio inizia quindi ad ipotizzare alcune proposte da sottoporre alle comunità finalizzate ad una migliore conoscenza delle realtà di vita consacrata presenti sul territorio (viene inoltre esposta l’esperienza della comunità di Poscante presso la quale è stata fatta una formazione sulla storia di alcuni consacrati del paese).
Riguardo agli incontri di preghiera per le vocazioni emerge l’impressione che molto spesso essi vedano una scarsa partecipazione e che vengano delegati a poche persone. Tale situazione sembra avere una triplice motivazione: la pigrizia, la perplessità verso l’efficacia dell’iniziativa e soprattutto la fatica culturale di vedere la vita come risposta a una chiamata.
Anche l’aridità vocazionale impone alle realtà consacrate un’opera di profonda riflessione che porti a superare quel senso di “superiorità” che i membri delle stesse talvolta manifestano. Si rileva comunque il fatto che le proposte educative delle realtà consacrate vengono ancora piuttosto apprezzate.
Suor Eugenia afferma l’importanza del “farsi vedere” e non del “piangersi addosso” riflettendo sul fatto che probabilmente la figura della suora si è troppo persa in un ruolo professionale, perdendo tuttavia quello pastorale. Riemerge inoltre il fatto che al giorno d’oggi la possibilità di contatti con tale figura è divenuta molto più rara; viene quindi auspicata una maggior possibilità di incontri significativi da attuarsi per esempio durante le catechesi.
In proposito, don Cesare informa i membri del consiglio che durante la veglia di preghiera per i giovani del 29 marzo vi sarà proprio la testimonianza di tre figure consacrate: un piccolo passo per portare a una maggiore conoscenza le nuove generazioni.
Il vicario provvede inoltre ad elencare le iniziative che si terranno nei prossimi mesi:
· La catechesi vicariale tenuta da don Gusmini sul tema dell’Eucarestia. Essa si comporrà di tre incontri tenuti presso la parrocchia di Brembilla alle ore 20.30. Le date degli incontri saranno rispettivamente 11, 18 e 25 marzo;
· Le confessioni a Romacolo in occasione del mercoledi santo alle ore 20.30;
· Il 13 maggio il consiglio presbiterale e vicariale si riuniranno. Per l’occasione si auspica la definizione di direttive più specifiche per il futuro delle nostre unità pastorali;
· 1 giugno si terrà pellegrinaggio diocesano a Torino con il vescovo per l’ostensione della Sacra Sindone. Possibilità di estendere questa esperienza al vicariato, entro la fine di aprile;
· Il vescovo, da ottobre di quest’anno incontrerà le realtà caritative diocesane. La prossima lettera pastorale sarà infatti incentrata sul tema della carità. La stesura della stessa terrà conto anche dellerisposte ai questionari invitati alle varie parrocchie.
Emerge infine una certa perplessità per il fatto che quest’anno il carnevale si sia tenuto in occasione della prima domenica di quaresima. Don Samuele risponde che purtroppo, non essendoci altre alternative, essa rappresentava l’unica data disponibile e che l’alternativa di annullare la manifestazione avrebbe urtato coloro che avevano partecipato all’organizzazione dell’evento.
Non essendoci altri argomenti di dibattito la riunione si chiude alle ore 22.30.
Pierluigi Rota
Verbale del Consiglio Presbiterale e Pastorale Vicariale del 27 maggio 2015
Mercoledì 27 maggio 2015 alle ore 21.00, presso la consueta sede dell’oratorio di Zogno, si è tenuto l’ultimo incontro annuale del Consiglio Pastorale Vicariale. Dopo la preghiera introduttiva, centrata sul passo del vangelo di Marco del giorno (Mc 10, 32-45) e, ne consegue, sull’atteggiamento che i cristiani sono chiamati a tenere fra loro; e lo spazio aperto alle riflessioni personali, che si è concretato in un silenzio in cui ciascuno ha cercato di specchiarsi nella Parola; don Cesare Micheletti ha introdotto i vari punti all’orine del giorno. Aprendo la discussione. Come di seguito.
1) Elezione del rappresentante del vicariato nel Consiglio Pastorale Diocesano. Data l’ormai imminente scadenza del quinquennio e, quindi, la necessità di rinnovare i membri del nuovo Consiglio Pastorale Diocesano, don Cesare ha raccolto la disponibilità dei presenti relativamente all’incarico di cui sopra. Tre persone si sono rese disponibili: Milesi Jacopo, Pesenti Alessandro (membro uscente) e Rota Pierluigi. Dopo una breve illustrazione da parte del membro uscente relativamente all’esperienza vissuta e al ruolo che lo ha investito negli ultimi cinque anni, i presenti sono stati chiamati a votare. Questi i risultati dello spoglio: Rota Pierluigi 13 voti, Pesenti Alessandro 7 voti, Milesi Jacopo 5 voti. Pierluigi, dopo aver ringraziato tutti della fiducia, sarà quindi il nostro nuovo rappresentante nel Consiglio Diocesano a partire dal nuovo anno pastorale.
2) Sviluppi relativi alla costituzione delle Unità Pastorali sul nostro territorio. Don Cesare ha anzitutto aggiornato i presenti circa gli avvicendamenti dei sacerdoti delle parrocchie del nostro Vicariato: dalla nomina di don Dario, ora vicario parrocchiale di Brembilla e Sant’Antonio, alle parrocchie di Poscante e Stabello alla prossima dipartita di don Giorgio, parroco di Somendenna, Miragolo San Marco e Miragolo San Salvatore, assegnate a don Mario, già parroco di Endenna; dalla nomina di don Cesare stesso quale amministratore della parrocchia di Gerosa alla nomina di don Gianluca quale coadiuvante festivo di Brembilla e Sant’Antonio e, in corso d’opera, dell’Unità Pastorale di Val Brembilla che raggrupperà le parrocchie di Brembilla, Gerosa, Laxolo e Sant’Antonio (l’iter inizierà a settembre). Successivamente, ha enucleato gli sviluppi relativi alla collaborazione di fatto fra le parrocchie di Zogno, Grumello e Ambria/Spino nella prospettiva della costituzione, anche qui, di una Unità Pastorale che dovrebbe poter raggruppare buona parte (in prospettiva, magari, tutte) le parrocchie che gravitano intorno a Zogno. L’avvicendamento e la riduzione dei sacerdoti chiama ogni parrocchie e, in essa, ogni suo membro, ad aprirsi alla condivisione. Nel segno dell’unità. E a fare scelte concrete. Ormai mature dopo gli anni trascorsi a riflettere intorno a questa eventualità. Ormai prossima. Il vicario locale invita quindi a una collaborazione ancora più forte e profonda di quella già consolidata negli anni trascorsi e lo fa anche attraverso la lettura di un articolo di Mons. Alberto Carrara (“La Chiesa cambia. Deve cambiare”: cambiamenti faticosi e necessari; cambiamenti in profondità; se non cambia tutta la Chiesa non cambia niente). Aprendo poi il dibattito fra i presenti. Emergono certamente ancora dubbi e perplessità su quanto le nostre parrocchie siano pronte a fare questo passo (necessario, data la riduzione dei sacerdoti, ma, anche – anzi: soprattutto – un’occasione per migliorare il volto delle parrocchie stesse e per fare della nostra chiesa una chiesa “in uscita”, per rubare le parole a Papa Francesco): tutti però, alla fine, si è d’accordo che si tratta ormai di una prospettiva che in alcuni casi è addirittura obbligata, in altri auspicabile, in altri ancora da pensare; e, soprattutto, che sarà il cammino, insieme, a renderci più pronti, consapevoli ed anche entusiasti per questa nuova avventura che si apre. Che chiama le nostre parrocchie ad aprirsi e mettersi in cammino.
3) Individuazione di un settore in cui concretare le riflessioni e il lavoro dei prossimi Consigli Vicariali. I presenti, invitati da don Cesare a fare delle proposte di riflessione concreta, propongono le seguenti piste (che, anche in relazione al fatto che una non esclude l’altra, verranno poi successivamente vagliate e definite in sede successiva): la questione degli extracomunitari e dei rifugiati, che ormai riguarda da vicino anche la nostra valle; la carità (in ottemperanza della visita del Vescovo a novembre del prossimo anno); la missionarietà delle parrocchie: una serata da dedicare al Convegno Nazionale di Firenze; la questione relativa all’impegno politico dei cristiani (il cristiano deve interessarsi – e, se sì come? – di politica?); la possibilità di fare del consiglio Vicariale un’occasione di condivisione (e, al limite, sdrammatizzazione, nel dialogo) della vita parrocchiale e della fatica quotidiana, magari aprendo una finestra ad hoc ogni incontro. I presenti convengono che il nucleo centrale del lavoro non potrà che porre al centro la carità.
4) Varie ed eventuali. Don Cesare rilancia la proposta di organizzare un’occasione di incontro fra le consacrate che abitano il nostro territorio e le parrocchie. Si è pensato alla data del 2 febbraio, magari invitando una consacrata nelle parrocchie, ma la questione si definirà meglio nel corso delle prossime settimane. Si ricorda, inoltre, la chiusura dell’anno pastorale attraverso il tradizionale pellegrinaggio al Santuario della Foppa. Don Samuele, infine, ricorda ai presenti il lavoro della commissione catechisti, centrato sulla preparazione di percorsi catechistici condivisi relativi all’iniziazione cristiana.
La seduta è tolta, previa preghiera condivisa, intorno alle ore 23.00.
Alessandro Pesenti
1) Elezione del rappresentante del vicariato nel Consiglio Pastorale Diocesano. Data l’ormai imminente scadenza del quinquennio e, quindi, la necessità di rinnovare i membri del nuovo Consiglio Pastorale Diocesano, don Cesare ha raccolto la disponibilità dei presenti relativamente all’incarico di cui sopra. Tre persone si sono rese disponibili: Milesi Jacopo, Pesenti Alessandro (membro uscente) e Rota Pierluigi. Dopo una breve illustrazione da parte del membro uscente relativamente all’esperienza vissuta e al ruolo che lo ha investito negli ultimi cinque anni, i presenti sono stati chiamati a votare. Questi i risultati dello spoglio: Rota Pierluigi 13 voti, Pesenti Alessandro 7 voti, Milesi Jacopo 5 voti. Pierluigi, dopo aver ringraziato tutti della fiducia, sarà quindi il nostro nuovo rappresentante nel Consiglio Diocesano a partire dal nuovo anno pastorale.
2) Sviluppi relativi alla costituzione delle Unità Pastorali sul nostro territorio. Don Cesare ha anzitutto aggiornato i presenti circa gli avvicendamenti dei sacerdoti delle parrocchie del nostro Vicariato: dalla nomina di don Dario, ora vicario parrocchiale di Brembilla e Sant’Antonio, alle parrocchie di Poscante e Stabello alla prossima dipartita di don Giorgio, parroco di Somendenna, Miragolo San Marco e Miragolo San Salvatore, assegnate a don Mario, già parroco di Endenna; dalla nomina di don Cesare stesso quale amministratore della parrocchia di Gerosa alla nomina di don Gianluca quale coadiuvante festivo di Brembilla e Sant’Antonio e, in corso d’opera, dell’Unità Pastorale di Val Brembilla che raggrupperà le parrocchie di Brembilla, Gerosa, Laxolo e Sant’Antonio (l’iter inizierà a settembre). Successivamente, ha enucleato gli sviluppi relativi alla collaborazione di fatto fra le parrocchie di Zogno, Grumello e Ambria/Spino nella prospettiva della costituzione, anche qui, di una Unità Pastorale che dovrebbe poter raggruppare buona parte (in prospettiva, magari, tutte) le parrocchie che gravitano intorno a Zogno. L’avvicendamento e la riduzione dei sacerdoti chiama ogni parrocchie e, in essa, ogni suo membro, ad aprirsi alla condivisione. Nel segno dell’unità. E a fare scelte concrete. Ormai mature dopo gli anni trascorsi a riflettere intorno a questa eventualità. Ormai prossima. Il vicario locale invita quindi a una collaborazione ancora più forte e profonda di quella già consolidata negli anni trascorsi e lo fa anche attraverso la lettura di un articolo di Mons. Alberto Carrara (“La Chiesa cambia. Deve cambiare”: cambiamenti faticosi e necessari; cambiamenti in profondità; se non cambia tutta la Chiesa non cambia niente). Aprendo poi il dibattito fra i presenti. Emergono certamente ancora dubbi e perplessità su quanto le nostre parrocchie siano pronte a fare questo passo (necessario, data la riduzione dei sacerdoti, ma, anche – anzi: soprattutto – un’occasione per migliorare il volto delle parrocchie stesse e per fare della nostra chiesa una chiesa “in uscita”, per rubare le parole a Papa Francesco): tutti però, alla fine, si è d’accordo che si tratta ormai di una prospettiva che in alcuni casi è addirittura obbligata, in altri auspicabile, in altri ancora da pensare; e, soprattutto, che sarà il cammino, insieme, a renderci più pronti, consapevoli ed anche entusiasti per questa nuova avventura che si apre. Che chiama le nostre parrocchie ad aprirsi e mettersi in cammino.
3) Individuazione di un settore in cui concretare le riflessioni e il lavoro dei prossimi Consigli Vicariali. I presenti, invitati da don Cesare a fare delle proposte di riflessione concreta, propongono le seguenti piste (che, anche in relazione al fatto che una non esclude l’altra, verranno poi successivamente vagliate e definite in sede successiva): la questione degli extracomunitari e dei rifugiati, che ormai riguarda da vicino anche la nostra valle; la carità (in ottemperanza della visita del Vescovo a novembre del prossimo anno); la missionarietà delle parrocchie: una serata da dedicare al Convegno Nazionale di Firenze; la questione relativa all’impegno politico dei cristiani (il cristiano deve interessarsi – e, se sì come? – di politica?); la possibilità di fare del consiglio Vicariale un’occasione di condivisione (e, al limite, sdrammatizzazione, nel dialogo) della vita parrocchiale e della fatica quotidiana, magari aprendo una finestra ad hoc ogni incontro. I presenti convengono che il nucleo centrale del lavoro non potrà che porre al centro la carità.
4) Varie ed eventuali. Don Cesare rilancia la proposta di organizzare un’occasione di incontro fra le consacrate che abitano il nostro territorio e le parrocchie. Si è pensato alla data del 2 febbraio, magari invitando una consacrata nelle parrocchie, ma la questione si definirà meglio nel corso delle prossime settimane. Si ricorda, inoltre, la chiusura dell’anno pastorale attraverso il tradizionale pellegrinaggio al Santuario della Foppa. Don Samuele, infine, ricorda ai presenti il lavoro della commissione catechisti, centrato sulla preparazione di percorsi catechistici condivisi relativi all’iniziazione cristiana.
La seduta è tolta, previa preghiera condivisa, intorno alle ore 23.00.
Alessandro Pesenti
Verbale Consiglio Pastorale Vicariale del 21 ottobre 2015
Mercoledì 21 ottobre 2015 alle ore 20.30, presso la consueta sede dell’oratorio di Zogno, si è tenuta, come da calendario, la seduta del Consiglio Pastorale Vicariale. La preghiera introduttiva, tenuto conto dell’ordine del giorno e della volontà di centrare l’anno che viene sul tema della carità, è stata centrata sulla lettura del (e la riflessione intorno al) Vangelo del Buon Samaritano (Lc 10, 25-37). Molti gli interventi che la suggestione del testo ha stimolato. Dalla consapevolezza che il viaggio della vita è un viaggio segnato dagli incontri che facciamo, che ci chiamano a essere donne e uomini capaci di carità, alla riflessione sul nostro essere-casa (accoglienza, disponibilità) suggerita dalla figura dell’albergatore, che accolse in casa sua il viandante e il samaritano pur non conoscendo nulla di loro; dalla paura che muove chi è chiamato ad accogliere, specie se si tiene conto di come gli altri (chi accogliamo, chi ci vede accogliere) giudichino (spesso male) le nostre intenzioni, alla tendenza a ripararsi dietro giustificazioni di fronte alle occasioni che la vita propone (al modo del dottore della legge che prima mette alla prova Gesù e, poi, si trincera dietro alla legge); dal ricordo di don Giuseppe Ferrari, di cui ricorre l’undicesimo anniversario di morte, che ha incarnato nella sua vita la figura del buon samaritano e dell’albergatore, alla necessità di dare una direzione al nostro viaggio non solo con gli occhi, ma anche con la mente e col cuore (e con la concretezza di un gesto quale i due denari offerti dal samaritano). L’ordine del giorno, illustrato dal Vicario Locale don Cesare Micheletti, prevedeva, anzitutto, l’illustrazione della lettera pastorale del vescovo, “Donne e uomini capaci di carità”. Un lavoro propedeutico all’impegno di quest’anno, centrato sul tema della carità e, in particolare, sul tentativo di dare un apporto concreto, nel segno della carità, alla vita delle nostre comunità. Presente, a questo pro, don Gianbattista Boffi, dell’Ufficio Missionario Diocesano, che ha sintetizzato i punti fondamentali e lo spirito che pervade il testo del vescovo Francesco, al di là, ben al di là di un semplice invito a rafforzare l’istituto della Caritas, ma un invito ad ogni cristiano (uomo e donna) ad aprire le porte del proprio cuore all’amore. Poiché, propriamente, “cristiano” non è altro che “colui che ama”. Dello stesso amore di Cristo. L’orizzonte, quindi, è quello di porre la persona al centro (lo stesso che vivificherà il convegno ecclesiale di Firenze). La persona che ama e la persona da amare. Al di là di derive professionalistiche, quelle che nelle nostre comunità rischiano di ridurre la persona al ruolo che svolge: la persona nella sua unità e integrità. Una persona chiamata ad essere trasfigurata (questo, forse, il verbo principale della lettera, che corrisponde anche all’azione cui il vescovo invita ognuno di noi) dalla fede che professa. Poiché la fede, se autentica, trasfigura la vita. E dà modo alla carità di assumere una centralità diversa, che non si riduce al gesto di carità sic et simpliciter, ma è lo spirito che pervade ogni attimo della nostra vita (quotidiana, liturgica, catechetica). Come? Attraverso la luce del discernimento. Del mettersi in ascolto di... E, poi, del vedere (i segni dei tempi), giudicare (nel “Tesoro” della Chiesa), agire (il cammino della comunità) e, infine, celebrare (che in sé tutto racchiude e tutto sintetizza). L’intervento di don Giambattista, evidentemente, si è poi aperto a quelli dei vari membri del Consiglio. Queste, in sintesi, le riflessioni emerse: - che bello che la Chiesa, nelle figure che la rappresentano (il Papa, il Vescovo), ponga al centro l’uomo, con i suoi tratti distintivi (ciò che lo fanno creatura bella agli occhi di Dio) e le sue debolezze! Si tratta di un tema che fu caro anche a Papa Giovanni XXIII, che spesso aveva sottolineato come ad essere perseguito debba essere non il peccatore (l’uomo), ma il peccato. - La via della carità, l’amore che pervade, quale spirito, l’esistenza, è la via maestra che ogni cristiano dovrebbe seguire, l’anima di ogni suo agire, pensare ed essere, nonostante le fatiche e le paure che, spesso, caratterizzano (e paralizzano) ognuno di noi. - La lettera del Vescovo rappresenta una sorta di provocazione; una sveglia, perché qualcosa in noi (o di noi), forse, si è addormentato. - Il modello di don Giuseppe Ferrari, che vedeva Dio in ogni persona, potrebbe essere un modello significativo da seguire, sulla via di Gesù. - Certe scelte (coerenti e coraggiose, ma, spesso, ritenute lontane dai tempi) della Chiesa e, non ultimo, i recenti scandali, sembrano essere percepiti come un freno all’impegno politico dei cristiani. Ma se l’amore pervade, quale spirito, la vita del cristiano, la paura deve poter essere accompagnata dalla fiducia in Dio e nell’altro. E dalla consapevolezza che, spesso, ciò che si dice non corrisponde a ciò che di fatto si fa. - L’esigenza di allargare i gesti di carità estendendoli oltre le situazioni di emergenza, anche solo facendo della voce “carità” una voce significativa e preminente dei bilanci parrocchiali. - La fiducia in Colui che sa fare (trasfigurare il) nostro piccolo contributo (al modo di un piccolo granellino) in un grande segno d’amore. Al termine della discussione don Cesare ha poi enucleato i due ulteriori punti all’ordine del giorno: - Illustrazione e consegna del calendario vicariale, non prima di aver portato al corrente i presenti degli ultimi movimenti in ordine alle parrocchie del nostro territorio (l’assegnazione di Poscante e Stabello a don Dario e la relativa dipartita di don Guglielmo e don Liduino; l’inizio - 31 agosto - dell’anno di preparazione all’istituzione dell’Unità Pastorale di Val Brembilla; la temporanea sospensione - in attesa di direttive specifiche - della possibile istituzione di un Unità Pastorale fra le parrocchie di Zogno, Ambria-Spino e Grumello). - La raccolta di alcuni consigli per la redazione dell’ordine del giorno della prossima seduta (si è pensato, in attesa di proposte provenienti dai vari Consigli parrocchiali, di aprire all’eventuale riutilizzazione della casa di Spino e della possibilità di accogliere a pranzo o a cena - o di organizzare un pranzo o una cena - con gli immigrati ospitati a Botta).
La seduta è conclusa, dopo la preghiera finale, alle ore 22.45.
Sandro
La seduta è conclusa, dopo la preghiera finale, alle ore 22.45.
Sandro
Verbale Consiglio Pastorale Vicariale del 17 dicembre 2015
Giovedì 17 Dicembre 2015 alle 20.30, presso la consueta sede dell’oratorio di Zogno, si è tenuta la seconda seduta (il riferimento, evidentemente, è all’anno liturgico) del Consiglio Pastorale Vicariale. Interamente centrata (come, del resto, la precedente) sulla riflessione intorno alle possibilità concrete che le nostre comunità possono offrire al flusso di migranti che sta coinvolgendo anche il nostro territorio (e/o i territori circostanti). Oltre che sulla sensibilizzazione al tema dell’accoglienza, quale traduzione visibile della Misericordia cui quest’anno è dedicato in modo speciale.
A partire dalla preghiera introduttiva, anche questa volta centrata sulla riflessione intorno al Vangelo del Buon Samaritano. Che sta fungendo da filo conduttore della nostra riflessione. E ci sta aiutando a capire quanto sia meraviglioso condividere interpretazioni diverse (e complementari) sulla stessa Parola e come quest’ultima continui a parlarci (e stupirci) nonostante i secoli che ci separano dal suo concepimento. Questo, in sintesi, quanto emerso da questa sorta di ermeneutica orante:
Dopo la preghiera introduttiva, il vicario locale, don Cesare, ha fornito ai presenti una serie di materiali (che risalgono all’ultimo Consiglio pastorale Diocesano) che hanno scandito (e scandiranno), oltre che contestualizzato (e resa ancor più presente), la riflessione concreta.
MATERIALE 1: Messaggio del Papa per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Punti fondamentali:
MATERIALE 2: Scheda sull’accoglienza dei profughi in Bergamo. Con particolare riferimento ai dati forniti circa i soggetti (per lo più giovani, maschi, provenienti dall’Africa subsahariana e dal Bangladesh), i numeri (1360 presenze, 18 parrocchie impegnate sulle grandi strutture di proprietà della Diocesi, 16 parrocchie e, a breve, altre 8, impegnate in accoglienza diffusa, 40 altre parrocchie interessate a muoversi che hanno richiesto incontri formativi), le leggi vigenti (centri di accoglienza, domanda di asilo, distribuzione, tempi – da 18 a 36 mesi, esiti – diniego per il 70% dei richiedenti asilo), i costi (lo Stato riconosce 35 euro giornalieri per l’ente che gestisce l’accoglienza per vitto, alloggio, operatori e servizi offerti; ad ogni persona lo Stato corrisponde invece 2,5 euro al giorno che, mensilmente, spesso, vengono inviati ai paesi d’origine), la scelta della Chiesa per l’accoglienza diffusa, fermo restando l’attenzione per le povertà della nostra terra.
MATERIALE 3. Glossario con i termini specifici fondamentali per offrire una comprensione maggiore di quel che si sta parlando e che, spesso, si sente.
A questo punto, previa consultazione e condivisione dei materiali di cui sopra, si è aperta la discussione. Questo, in sintesi, quanto emerso:
Dopo un breve accenno agli imminenti impegni vicariali in programma e la preghiera conclusiva, la seduta è chiusa intorno alle ore 22.45.
Alessandro
A partire dalla preghiera introduttiva, anche questa volta centrata sulla riflessione intorno al Vangelo del Buon Samaritano. Che sta fungendo da filo conduttore della nostra riflessione. E ci sta aiutando a capire quanto sia meraviglioso condividere interpretazioni diverse (e complementari) sulla stessa Parola e come quest’ultima continui a parlarci (e stupirci) nonostante i secoli che ci separano dal suo concepimento. Questo, in sintesi, quanto emerso da questa sorta di ermeneutica orante:
- di fronte al Vangelo dell’ “aver cura”, che è la regola principale (l’unica, in quanto declinazione dell’amore) della relazione autentica con l’altro, la fretta che spesso ci caratterizza nel nostro essere ed agire (la fretta della società dell’oggi, la nostra fretta) sembra allontanarci sempre più (farci paradossalmente perdere tempo…) dal senso profondo del vivere (la vita come cura);
- “gli si fece vicino”: queste parole dell’evangelista dicono un atteggiamento molto significativo. Il vedere da lontano non ci permette di vedere le cose come sono davvero. Ci fa vedere le cose secondo la nostra prospettiva e non secondo quella dell’altro. Il Signore ci chiede di lasciarci disturbare (dall’altro);
- è essenziale guardare negli occhi le persone che ci capitano davanti. Solo in questo modo le si ri-conosce autenticamente e si ha modo di caricarsele sulle spalle, di portarle. Due gesti (il prendersi carico e il portarle) che dicono di una fatica, della necessità di sporcarsi le mani (al di là di certi atteggiamenti di pseudo-misericordia o misericordia “a distanza” che, seppur rispettabilissimi, mancano di relazione, di incrocio d’occhi);
- se, da una parte, il gesto del Samaritano che lascia in albergo il viandante, delegando la cura all’albergatore, può apparire sospetto (e/o deresponsabilizzante), dall’altra dice di un limite che appartiene a ogni so autentico del termine (l’impossibilità, da parte dell’individuo, di prendersi carico di tutto e di tutti (in relazione ai limiti che ciascuno di noi ha) e la necessità che l’aspetto della cura sia fatto proprio da una realtà più vasta dell’individuo, da una realtà comunitaria. Da una rete di persone;
- si tratta di un Vangelo che insegna la com-passione nel senso autentico del termine (patire-con, patire insieme) e ci mette di fronte al grande peccato dell’indifferenza, che, spesso, caratterizza anche il nostro modo d’essere.
Dopo la preghiera introduttiva, il vicario locale, don Cesare, ha fornito ai presenti una serie di materiali (che risalgono all’ultimo Consiglio pastorale Diocesano) che hanno scandito (e scandiranno), oltre che contestualizzato (e resa ancor più presente), la riflessione concreta.
MATERIALE 1: Messaggio del Papa per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Punti fondamentali:
- l’amore di Dio intende raggiungere tutti (cristiani e non) e trasforma coloro che accolgono l’abbraccio di Dio in altrettante braccia che si aprono agli altri;
- urge riflettere sulle cause della migrazione e su chi sono i migranti, ma, soprattutto, sulla situazione reale dell’accoglienza (spesso caratterizzata da sospetti e paure, altro che abbraccio!), a fronte di norme non chiare e non praticabili;
- il Vangelo impedisce che ci si abitui alla sofferenza (con riferimento al peccato dell’indifferenza);
- i flussi migratori non sono una novità del nostro tempo ma ci sono sempre stati;
- non è forse desiderio di ciascuno migliorare le proprie condizioni di vita?
- L’integrazione è vicendevole arricchimento;
- il Vangelo della Misericordia dice di un Dio che ti ama e ti perdona, ma anche di un uomo disposto alla solidarietà, a partire dalle persone vicine (altrimenti pare impensabile chè ciò sia fattibile con i lontani), ma con uno sguardo attento anche a chi è meno vicino ma può farsi (o si fa) prossimo;
- i migranti hanno dei doveri imprescindibili nei confronto di chi li accoglie e della loro terra;
- la scarsa distribuzione dei beni sulla Terra è alla base delle sofferenze di molti;
- la necessità di un’informazione corretta, filtrando le notizie, spesso poco precise (o connotate di ideologia), fornite dai media;
- accogliere l’altro è accogliere Dio in persona.
MATERIALE 2: Scheda sull’accoglienza dei profughi in Bergamo. Con particolare riferimento ai dati forniti circa i soggetti (per lo più giovani, maschi, provenienti dall’Africa subsahariana e dal Bangladesh), i numeri (1360 presenze, 18 parrocchie impegnate sulle grandi strutture di proprietà della Diocesi, 16 parrocchie e, a breve, altre 8, impegnate in accoglienza diffusa, 40 altre parrocchie interessate a muoversi che hanno richiesto incontri formativi), le leggi vigenti (centri di accoglienza, domanda di asilo, distribuzione, tempi – da 18 a 36 mesi, esiti – diniego per il 70% dei richiedenti asilo), i costi (lo Stato riconosce 35 euro giornalieri per l’ente che gestisce l’accoglienza per vitto, alloggio, operatori e servizi offerti; ad ogni persona lo Stato corrisponde invece 2,5 euro al giorno che, mensilmente, spesso, vengono inviati ai paesi d’origine), la scelta della Chiesa per l’accoglienza diffusa, fermo restando l’attenzione per le povertà della nostra terra.
MATERIALE 3. Glossario con i termini specifici fondamentali per offrire una comprensione maggiore di quel che si sta parlando e che, spesso, si sente.
A questo punto, previa consultazione e condivisione dei materiali di cui sopra, si è aperta la discussione. Questo, in sintesi, quanto emerso:
- Luca sottolinea il silenzio vergognoso delle nostre comunità riguardo alla questione e la necessità di sfruttare questa occasione per sensibilizzare ed educare i cuori all’amore concreto;
- Ugo si chiede, a fronte dei dati (in particolare quello relativo alla percentuale di diniego) quali siano (o debbano essere) i margini fra misericordia e giustizia;
- Alessandro sottolinea come i tempi lunghi di attesa, al di là della questione (essenziale) della giustizia, ci debba spingere all’accoglienza;
- Pierluigi ricorda Papa Roncalli e le sue celebri affermazioni relative alla candela dell’accoglienza nel segno del Natale e della vicenda di Maria e Giuseppe; inoltre, rimarca l’esigenza di costruire nelle comunità e fra le comunità un senso di identità forte, cristiana; e, infine, considera come non si possa più fare i conti con (e vada dimenticata) l’autosufficienza economica di dieci anni fa e, ne consegue, sottolinea la necessità di fare comunità;
- Giuseppina riconosce la paura dovuta (anche) alla crisi economica ancora imperante;
- Alessandro, al proposito, sottolinea come la solidarietà non possa mai essere considerata equa, ricordando la vicenda della vedova che aveva versato due soldi (tutti i suoi averi) nel tempio;
- Don Cesare, dopo aver sottolineato come le comunità accoglienti siano supportate dalla presenza (essenziale) della Caritas diocesana, e raccogliendo la condivisione dei presenti, propone una politica di piccoli passi, fatta di sensibilizzazione dei membri delle comunità e proposte ristrette (come ospitare a pranzo o cena una famiglia o un gruppo di migranti), finalizzata a creare i presupposti per una mentalità rinnovata che dia modo di aprire, in un futuro prossimo, le porte della casa di Spino senza che ciò implichi sollevare un polverone nelle comunità stesse.
Dopo un breve accenno agli imminenti impegni vicariali in programma e la preghiera conclusiva, la seduta è chiusa intorno alle ore 22.45.
Alessandro