2016
ASSISI 3-4-5 gennaio
Come ormai di consuetudine, anche quest’anno i ragazzi di terza media, accompagnati da don Samuele, da alcuni catechisti e animatori,hanno vissuto alcuni giorni di vita comune ad Assisi, sui passi di Francesco.
Percorrendo insieme la strada che Francesco ci ha preparato, abbiamo cercato di riflettere sul senso della santità lasciandoci accompagnare da testi, da testimonianze e soprattutto dalla preghiera, che è stata il filo rosso che ha accompagnato ogni nostro passo. Ciascuno, come si può notare da alcune testimonianze dei partecipanti, ha vissuto in modo molto personale questi giorni, ma tutti ne siamo tornati arricchiti ringraziando per la grande opportunità che ci è stata donata. L'esperienza di tre giorni ad Assisi con i ragazzi di Zogno, accompagnati dal curato e dai catechisti, è stata per me entusiasmante e carica di significato. Ripercorrere i luoghi di san Francesco è stato motivo di riflessione, di stimolo, di ricarica spirituale. Accompagnare i ragazzi, poi, è stata un esperienza particolarmente bella, non solo perché mi hanno dato prova di grande gioia e armonia, ma anche perché ho visto in loro l'impegno e l'attenzione nel seguire le indicazioni e gli spunti di riflessione seminati dal curato, don Samuele, sui luoghi vissuti da san Francesco.Ringrazio tutti, curato,catechisti e ragazzi per l'opportunità che ho vissuto di condividere con loro una parte del percorso piccolo ma significativo nella gioia e nello spirito di un gruppo accogliente. Grazie a tutti per la splendida esperienza, Luigi Ci sono bastati tre giorni per capire come la città di Assisi possa essere un punto di riferimento per tutti i cristiani creando un atmosfera di pace e fratellanza. Un'esperienza che ci ha portato a vivere ogni attimo della vita di San Francesco, amando ogni suo gesto, immedesimandoci in tutte le sue opere di carità e di amore. Ci ha donato emozioni che abbiamo potuto condividere con i nostri compagni di cammino rendendo questi momenti indimenticabili; non solo dal punto di vista religioso, ma soprattutto dall'amicizia instaurata tra noi ragazzi. Concludiamo questo pensiero ringraziando tutti coloro che ci hanno permesso di vivere questa fantastica avventura. Gli animatori Claudia, Silvia, Alessia; Paola, Corinne, Carlotta, Giacomo e Marco DALLE REGOLE DI VITE DEI RAGAZZI: - Signore mi impegno a perdonare più spasso e a non giudicare gli altri. - Signore, mi impegno ad aiutare i miei amici nei momenti di difficoltà, in modo da rendere felici loro e me - Signore, per la professione di fede mi impegno ad aiutare in casa, a fare i mestieri e a curare i miei fratelli. - Signore, i miei impegni sono di andare a Messa tutte le domeniche con la mia famiglia. - Signore, il mio impegno da oggi fino alla professione di fede, è di essere più generoso, specialmente con quelli più poveri. – Signore, voglio rivolgermi di più a Te nei momenti della giornata. - Signore, mi impegno a pregare di più ad alta voce. - Signore, mi impegno a non farmi trascinare nelle situazioni pericolose con amici sbagliati; a venire più spesso a Messa perché sento che mi sto allontanando da Te. - Signore, voglio prendere degli impegni con il cuore. Mi impegno ad andare a Messa tutte le domeniche e ad ascoltare di più i miei genitori. - Signore, mi voglio impegnare di più nella scuola, aiutando e facendomi aiutare dai miei compagni. - Signore, mi impegno a pregare per chi sta male. Durante questi tre giorni ad Assisi, uno dei pensieri che maggiormente si è ripresentato nel mio cuore e nella mia testa è stato quello della preghiera. Più volte le parole che abbiamo ascoltato dal don o dai testimoni ci hanno riportato a questo argomento; le discussioni con alcuni animatori erano improntate sul senso e sul valore del pregare; i nostri passi e le nostre soste erano accompagnati dalla preghiera ed infine i ragazzi mi hanno veramente stupita con la loro grande capacità di silenzio e di preghiera. E siccome credo che il Signore non faccia mai le cose a metà, l’ultima sera ero in camera e, mentre aspettavo che i ragazzi tornassero dalla Cittadella di Assisi dove si erano impegnati nel Grande Gioco organizzato per loro dai nostri abilissimi animatori, ho aperto il libro che mi ero portata da casa. La pagina su cui sono caduti i miei occhi, pareva la conclusione che il Signore mi offriva per questo cammino: “Son venuto qui per pregare e la preghiera è stato il grande dono che ho ricevuto e che vorrei trasmettere a tutti coloro che amo, dono incommensurabile, dono che riassume ogni altro dono,il tesoro sepolto nel campo, la perla preziosa scoperta al mercato. La preghiera è il sunto del nostro rapporto con Dio e siccome ogni rapporto è personale, anche la preghiera è una storia personale. Non c’è un fiore uguale ad un altro fiore, una stella uguale ad un’altra stella, una preghiera uguale ad un’altra preghiera. E’ una parola che varia sempre, fosse anche ripetuta all’infinito con le stesse sillabe e con lo stesso tono di voce; perché ciò che varia è lo Spirito del Signore che la anima. Non sono io che ho voluto la preghiera; è Lui che l’ha voluta. Non sono io che l’ho cercato, è stato Lui che mi ha cercato per primo. La speranza su cui si poggia la mia preghiera sta proprio nel fatto che, se vado all’appuntamento, è perché Lui è già lì ad attendermi. (Carlo Carretto) GRAZIE Una catechista |
80° Oratorio SAN GIOVANNI BOSCO
1948 - Chierichetti con don Carlo Manenti
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Per l’80 del nostro Oratorio celebrato lo scorso anno, abbiamo chiesto agli ex direttori dell’Oratorio, al nostro Prevosto, al nostro curato e al nostro Sindaco, un loro pensiero d’augurio, che riportiamo qui, ora, nei giorni di festa attorno al 31 gennaio, festa di San Giovanni Bosco. Bruno, Fulvia, Giorgio sacrista |
Gli AUGURI e i SENTIMENTI dei nostri sacerdoti
del nostro Prevosto don Angelo Vigani
Far festa per l’anniversario del nostro oratorio ci obbliga a fare ricerca per scoprire il senso di ciò che festeggiamo. Ottant’anni sono tanti per un luogo così importante per la nostra comunità: ci fa dire grazie a chi l’ha pensato, l’ha voluto, costruito, curato, ingrandito e reso adatto ai nostri giorni, a chi lo sta guidando in questo periodo e a chi lo ha custodito negli anni trascorsi. Quante persone sono diventate grandi, hanno incontrato il Signore e i fratelli e hanno imparato a donare con il Signore! Facciamo lode, ma non dimentichiamo l’impegno di ogni credente per continuare a renderlo accogliente e portatore di nuovi frutti ogni giorno, anche con il nostro tempo e la nostra gioia. Preghiamo che i ragazzi, i giovani e gli adulti siano un cuor solo e un’anima sola e portino frutti di vita per la gioia di chi c’è e di chi verrà.
Angelo prete
di Don Giancarlo Bresciani – prevosto di Curno dal 2005
(1971 – 1981) Un Oratorio che celebra 80 anni di vita merita di essere festeggiato, perché è carico di vita. In questi anni il vostro Oratorio ha avuto diverse trasformazioni negli ambienti e nelle strutture, ma ciò che state celebrando non è tanto questo, ma la vita che è stata condivisa da tante persone: una vita donata spesso, nel silenzio e nascondimento per far vivere in particolare le nuove generazioni. É un’occasione per far memoria di volti di tanti ragazzi, giovani, adulti, famiglie e preti, che nell’impegno costante e nell’ascolto di una comunità, che stava cambiando, hanno contribuito a dare un volto alla comunità di Zogno. Custodisco con riconoscenza dentro di me i tanti volti che si sono incrociati nella vita dell’Oratorio nei miei dieci anni di presenza e che hanno contribuito a plasmare la mia giovane vita di prete. Con riconoscenza auguro buona festa e che sia un bel momento di comunità.
Don Giancarlo Bresciani
di Mons. Vittorio Bonati – parroco di S. Maria al Bosco dal 1997
(1981 – 1985) Sono partito da Zogno per Monterosso trent’anni fa. É proprio vero che il primo amore non si scorda mai. Ricordo sempre con simpatia e riconoscenza le persone incontrate. Con l’esempio di don Giulio, di don Ettore e di don Umberto, ho imparato a “fare” il prete. Anche per noi si tratta di “rubare” il mestiere imparando dai grandi. Ma non mi piace guardare solo indietro perché davanti a noi c’è sempre Gesù che ci guida. Dalle piccole esperienze con i ragazzi e il CAI a Pizzino e dalla prima sagra di S. Lorenzo con patatine e panini, oggi si va con l’oratorio per il mondo e c’è una delle feste provinciali più belle. Ma c’è qualcosa ancora più importante. Ed è quella comunità di Zogno che si costruisce in Paradiso. Quando penso a tutte le persone morte, le vedo tutte sorridere. Perché lì c’è la pace. Perché lì c’è Gesù, la gioia e la speranza della vita. Sempre.
Mons. Vittorio Bonati
Giacomo Invernizzi – sindaco di Corna Imagna dal 2014
(1985 – 1989)
di Don Luigi Zanoletti – prevosto di Gazzaniga dal 2012
(1989 – 1999) Guardando il logo dell'Oratorio rifletto sulla sua missione e penso a cosa rappresenti per Zogno da 80 anni. Un cancello spalancato nell'accogliere al suo interno persone diverse per età, etnia, professione ... ma anche aperto all'esterno per lasciarsi provocare e mettersi in discussione dalle urgenze, dai bisogni del proprio tempo crescendo le nuove generazioni ma mantenendo come punto di riferimento il Vangelo. Penso che l'oratorio sia questo: luogo di accoglienza di tutti e assistenza in risposta alle necessità, ambiente di una seria educazione umana fatta di relazione e responsabilità ma soprattutto luogo di educazione alla fede. Auguro all'Oratorio di Zogno di rimanere un luogo di accoglienza e di formazione, soprattutto delle nuove generazioni, nel solco del Vangelo.
don Luigi Zanoletti
di Don Paolo Piccinini – prevosto di Villa di Serio dal 2015
(1999 – 2006) L'oratorio è un cortile fatto di sogni e di amici, dove si impara a crescere ed amare, seguendo l'unico Signore, maestro di Santità e di Umanità, per diventare sempre di più come Gesù.
don Paolo Piccinini
di Don Samuele Novali – Direttore Oratorio
“Ricerchiamo forme nuove non solo di proposta, ma anche di gestione delle responsabilità, privilegiando quelle di indole comunitaria, espressione di una connotazione dei nostri Oratori, sentiti da sempre come espressione della comunità intera”. Dalla lettera pastorale del vescovo Francesco 2015: “Donne e uomini capaci di carità”.
(2006 - oggi) L’Oratorio non vive per se stesso, non è una realtà che riguarda solo pochi eletti ma è un progetto comunitario legato alla storia della Parrocchia. Provo un sentimento di gioia nel vedere continuata e rinnovata la tradizione del nostro Oratorio in questi ottant’anni dall’inaugurazione. Riconosco la capacità dei parrocchiani di aver garantito e assicurato appartenenza, identità, continuità e stabilità al di là del cambio dei curati. L’Oratorio non è altro dalla Parrocchia, la Parrocchia è colei che genera l’Oratorio e a sua volta l’Oratorio rigenera la Parrocchia perché da esso dovrebbero provenire i cristiani adulti della comunità. Io sogno un Oratorio in cui i giovani decidono di stare non tanto perché debbano ricevere qualcosa ma piuttosto per dare e offrire ai più giovani ciò che si è ricevuto. L’Oratorio deve proporsi a tutti come occasione di cammino e di crescita di un'intera comunità, questo è il mio augurio!
don Samuele Novali
del nostro Sindaco Giuliano Ghisalberti
L’Oratorio è sempre stato un luogo importante per tanti giovani zognesi. Un luogo di incontro nel quale fare amicizia, giocare, crescere insieme a tanti coetanei. Un luogo in cui si rafforzano principi educativi e di rispetto che tutti noi iniziamo ad imparare nelle nostre famiglie. Ecco perché forte deve giungere il ringraziamento ai volontari, agli educatori, ai catechisti, agli animatori che si impegnano quotidianamente per l’Oratorio. Un grazie particolare a tutti i curati e parroci che in passato, giorno dopo giorno, hanno costruito il nostro Oratorio e lo hanno fatto diventare un grande punto di riferimento per la nostra comunità. Un grazie a Don Angelo e a Don Samuele che hanno ereditato questo compito e che oggi continuano questo cammino. Dall’Amministrazione Comunale di Zogno, giunga un caloroso ringraziamento a tutti voi con la certezza che l’Oratorio continuerà ad essere luogo di aiuto per la crescita della nostra comunità.
dott. Giuliano G. Ghisalberti
del nostro Prevosto don Angelo Vigani
Far festa per l’anniversario del nostro oratorio ci obbliga a fare ricerca per scoprire il senso di ciò che festeggiamo. Ottant’anni sono tanti per un luogo così importante per la nostra comunità: ci fa dire grazie a chi l’ha pensato, l’ha voluto, costruito, curato, ingrandito e reso adatto ai nostri giorni, a chi lo sta guidando in questo periodo e a chi lo ha custodito negli anni trascorsi. Quante persone sono diventate grandi, hanno incontrato il Signore e i fratelli e hanno imparato a donare con il Signore! Facciamo lode, ma non dimentichiamo l’impegno di ogni credente per continuare a renderlo accogliente e portatore di nuovi frutti ogni giorno, anche con il nostro tempo e la nostra gioia. Preghiamo che i ragazzi, i giovani e gli adulti siano un cuor solo e un’anima sola e portino frutti di vita per la gioia di chi c’è e di chi verrà.
Angelo prete
di Don Giancarlo Bresciani – prevosto di Curno dal 2005
(1971 – 1981) Un Oratorio che celebra 80 anni di vita merita di essere festeggiato, perché è carico di vita. In questi anni il vostro Oratorio ha avuto diverse trasformazioni negli ambienti e nelle strutture, ma ciò che state celebrando non è tanto questo, ma la vita che è stata condivisa da tante persone: una vita donata spesso, nel silenzio e nascondimento per far vivere in particolare le nuove generazioni. É un’occasione per far memoria di volti di tanti ragazzi, giovani, adulti, famiglie e preti, che nell’impegno costante e nell’ascolto di una comunità, che stava cambiando, hanno contribuito a dare un volto alla comunità di Zogno. Custodisco con riconoscenza dentro di me i tanti volti che si sono incrociati nella vita dell’Oratorio nei miei dieci anni di presenza e che hanno contribuito a plasmare la mia giovane vita di prete. Con riconoscenza auguro buona festa e che sia un bel momento di comunità.
Don Giancarlo Bresciani
di Mons. Vittorio Bonati – parroco di S. Maria al Bosco dal 1997
(1981 – 1985) Sono partito da Zogno per Monterosso trent’anni fa. É proprio vero che il primo amore non si scorda mai. Ricordo sempre con simpatia e riconoscenza le persone incontrate. Con l’esempio di don Giulio, di don Ettore e di don Umberto, ho imparato a “fare” il prete. Anche per noi si tratta di “rubare” il mestiere imparando dai grandi. Ma non mi piace guardare solo indietro perché davanti a noi c’è sempre Gesù che ci guida. Dalle piccole esperienze con i ragazzi e il CAI a Pizzino e dalla prima sagra di S. Lorenzo con patatine e panini, oggi si va con l’oratorio per il mondo e c’è una delle feste provinciali più belle. Ma c’è qualcosa ancora più importante. Ed è quella comunità di Zogno che si costruisce in Paradiso. Quando penso a tutte le persone morte, le vedo tutte sorridere. Perché lì c’è la pace. Perché lì c’è Gesù, la gioia e la speranza della vita. Sempre.
Mons. Vittorio Bonati
Giacomo Invernizzi – sindaco di Corna Imagna dal 2014
(1985 – 1989)
di Don Luigi Zanoletti – prevosto di Gazzaniga dal 2012
(1989 – 1999) Guardando il logo dell'Oratorio rifletto sulla sua missione e penso a cosa rappresenti per Zogno da 80 anni. Un cancello spalancato nell'accogliere al suo interno persone diverse per età, etnia, professione ... ma anche aperto all'esterno per lasciarsi provocare e mettersi in discussione dalle urgenze, dai bisogni del proprio tempo crescendo le nuove generazioni ma mantenendo come punto di riferimento il Vangelo. Penso che l'oratorio sia questo: luogo di accoglienza di tutti e assistenza in risposta alle necessità, ambiente di una seria educazione umana fatta di relazione e responsabilità ma soprattutto luogo di educazione alla fede. Auguro all'Oratorio di Zogno di rimanere un luogo di accoglienza e di formazione, soprattutto delle nuove generazioni, nel solco del Vangelo.
don Luigi Zanoletti
di Don Paolo Piccinini – prevosto di Villa di Serio dal 2015
(1999 – 2006) L'oratorio è un cortile fatto di sogni e di amici, dove si impara a crescere ed amare, seguendo l'unico Signore, maestro di Santità e di Umanità, per diventare sempre di più come Gesù.
don Paolo Piccinini
di Don Samuele Novali – Direttore Oratorio
“Ricerchiamo forme nuove non solo di proposta, ma anche di gestione delle responsabilità, privilegiando quelle di indole comunitaria, espressione di una connotazione dei nostri Oratori, sentiti da sempre come espressione della comunità intera”. Dalla lettera pastorale del vescovo Francesco 2015: “Donne e uomini capaci di carità”.
(2006 - oggi) L’Oratorio non vive per se stesso, non è una realtà che riguarda solo pochi eletti ma è un progetto comunitario legato alla storia della Parrocchia. Provo un sentimento di gioia nel vedere continuata e rinnovata la tradizione del nostro Oratorio in questi ottant’anni dall’inaugurazione. Riconosco la capacità dei parrocchiani di aver garantito e assicurato appartenenza, identità, continuità e stabilità al di là del cambio dei curati. L’Oratorio non è altro dalla Parrocchia, la Parrocchia è colei che genera l’Oratorio e a sua volta l’Oratorio rigenera la Parrocchia perché da esso dovrebbero provenire i cristiani adulti della comunità. Io sogno un Oratorio in cui i giovani decidono di stare non tanto perché debbano ricevere qualcosa ma piuttosto per dare e offrire ai più giovani ciò che si è ricevuto. L’Oratorio deve proporsi a tutti come occasione di cammino e di crescita di un'intera comunità, questo è il mio augurio!
don Samuele Novali
del nostro Sindaco Giuliano Ghisalberti
L’Oratorio è sempre stato un luogo importante per tanti giovani zognesi. Un luogo di incontro nel quale fare amicizia, giocare, crescere insieme a tanti coetanei. Un luogo in cui si rafforzano principi educativi e di rispetto che tutti noi iniziamo ad imparare nelle nostre famiglie. Ecco perché forte deve giungere il ringraziamento ai volontari, agli educatori, ai catechisti, agli animatori che si impegnano quotidianamente per l’Oratorio. Un grazie particolare a tutti i curati e parroci che in passato, giorno dopo giorno, hanno costruito il nostro Oratorio e lo hanno fatto diventare un grande punto di riferimento per la nostra comunità. Un grazie a Don Angelo e a Don Samuele che hanno ereditato questo compito e che oggi continuano questo cammino. Dall’Amministrazione Comunale di Zogno, giunga un caloroso ringraziamento a tutti voi con la certezza che l’Oratorio continuerà ad essere luogo di aiuto per la crescita della nostra comunità.
dott. Giuliano G. Ghisalberti
La “prima” cronotassi dei curati del nostro Oratorio
Scritta e stampata nel settembre 2015
don Luigi, don Samuele, don Paolo
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Iniziamo dall’anno 1935, anno che segna “la nascita” del nostro Oratorio. Voluto per la gioventù e per la Comunità dall’allora Prevosto don Giovanni Servalli di Gandino, che rimane sino al 22 ottobre 1941, e dal primo direttore dell’Oratorio Don Paolo Colombi, pure lui di Gandino. A quest’ultimo succede, dal 1938, don Carlo Manenti di Seriate sino all’anno 1956 e nel frattempo Zogno vive l’ingresso del nuovo Prevosto, Mons. Giuseppe Speranza di Villa d’Ogna dal 1942. Nel 1956, nativo di Romano di Lombardia, giunge a Zogno don Andrea Colombo che rimane curato fino alla morte, avvenuta nella sua abitazione dell’Oratorio l’11 maggio 1962. Dal 1962 ci accompagna don Alessandro Recanati, (poi Monsignore) di Spirano, che rimane sino al 1966 e poi fino al 1975 come Coadiutore parrocchiale. Muore il 28 febbraio 2014. Nel frattempo Zogno piange il compianto Prevosto Mons. Giuseppe Speranza, il 2 gennaio 1970. Giunge così a Zogno dal 1969 il nuovo Prevosto Mons. Giulio Gabanelli che vi rimane sino al tempo della pensione, nel 1999, perchè poi si ritira come residente presso il convento delle Monache di Clausura. In quella data d’ingresso, già da 4 anni è curato don Serafino Pasinelli (cugino dello stesso prevosto) che rimane all’Oratorio sino all’anno 1971, per poi passare curato di Loreto in città. Dopo lunga malattia muore il 19 settembre 2002, mentre è ancora in piena attività come Parroco a Parre. Don Giancarlo Bresciani di Oltre il Colle, succede a don Serafino per una decina d’anni, sino alla sua nomina di Parroco ad Endenna nel 1981. Da Ponte S. Pietro, studente a Roma di prima nomina, giunge giovane don Vittorio Bonati, il quale, tra le tante iniziative, dà inizio alla Sagra di S. Lorenzo, grande festa della comunità che è proseguita poi negli anni. Rimane sino al 1985, per poi approdare nella parrocchia del Monterosso in città. Nel 1985, da novello sacerdote di Corna Imagna, viene don Giacomo Invernizzi. Con un progetto di chiesa povera, lascia dietro di sè, tuttora, un gran vuoto da riempire. A distanza di 30 anni abbiamo un Pontefice (Francesco), che il nostro emerito curato sembra aver preceduto nei pensieri e nelle opere. Nel 1989 lascia Zogno, con gran rimpianto della gioventù. Da Carvico di prima nomina, ecco giungere don Luigi Zanoletti che nei 10 anni della sua permanenza tra noi, si profonde egregiamente nell’impresa di rinnovare l’Oratorio sia negli ambienti e nei locali che nella loro gestione. Nel 1999 è chiamato a guidare la parrocchia di S. Matteo, Apostolo ed Evangelista in Villa d’Ogna. Nello stesso anno vengono cambiati a Zogno, prevosto e curato. Ottobre 1999. Ingresso del nuovo prevosto don Lucio Carminati e del nuovo direttore dell’Oratorio don Paolo Piccinini. Egli, molto atletico e sportivo, amante dei giovani e della preghiera, si avvicenda tra le varie attività oratoriali, sino alla premiazione di nomina a parroco di Bratto nel 2006. Dopo solo due anni, la nostra comunità zognese, nell’ottobre del 2001, vede l’ingresso del prevosto don Angelo Vigani di Trescore Balneario. Ed eccoci all’ultimo direttore dell’Oratorio, don Samuele Novali, destinato a Zogno nel 2006 di prima nomina. Negli ultimi anni, ricopre anche la carica di Responsabile per le attività giovanili anche delle parrocchie di Ambria con Spino, Grumello de’ Zanchi e dell’intero Vicariato n° 10 Valbrembilla-Zogno. Ad ora pareggia gli anni più longevi di permanenza a Zogno, degli ultimi 45 anni, come don Giancarlo Bresciani e don Luigi Zanoletti.
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I giusti e doverosi RINGRAZIAMENTI
Un caloroso e sincero ringraziamento vorremmo che arrivasse a tutti i volontari dell’oratorio, che ogni giorno si prodigano instancabili nelle varie attività oratoriali e parrocchiali.
Grazie ai catechisti, agli educatori e agli animatori che offrendo il loro tempo e il loro sostegno concreto testimoniano ai ragazzi che è bello stare insieme seguendo le orme del Signore Gesù.
Grazie ai nostri Direttori di Oratorio, che con passione e amore hanno guidato la nostra gioventù nella crescita dei valori umani e spirituali, come possiamo evincere dai loro scritti sinceri, con le foto dei sorrisi più gioiosi e dei momenti più importanti.
Grazie al nostro prevosto don Angelo, al nostro curato don Samuele e ai sacerdoti collaboratori, per la loro preziosa presenza fisica e per la loro preghiera, per la puntuale opera di evangelizzazione e di catechesi, per il loro spendersi quotidiano all’interno di questa comunità, cogliendo e offrendo ogni occasione di incontro e confronto possibile.
Grazie all’Amministrazione Comunale, nella persona del nostro Sindaco Ghisalberti Giuliano, attenti ad offrire sempre risposte e riscontri utili alla nostra comunità e al nostro Oratorio.
Grazie infine, a tutti coloro che sono passati a miglior vita e che hanno camminato con noi lungo questi anni, lasciandoci preziose eredità di fede, di servizio, di umile e feconda condivisione.
Nella speranza di poter vivere sempre al meglio quello che i nostri predecessori hanno voluto attuare, dando forma alle strutture, agli ambienti, ai luoghi di svago, di cultura, di preghiera, ricordiamo che c’è sempre bisogno del consiglio e dell’aiuto di ciascuno, da ridistribuire per tutti.
Con i nostri più cari auguri di ogni bene!
Oratorio San Giovanni Bosco
Un caloroso e sincero ringraziamento vorremmo che arrivasse a tutti i volontari dell’oratorio, che ogni giorno si prodigano instancabili nelle varie attività oratoriali e parrocchiali.
Grazie ai catechisti, agli educatori e agli animatori che offrendo il loro tempo e il loro sostegno concreto testimoniano ai ragazzi che è bello stare insieme seguendo le orme del Signore Gesù.
Grazie ai nostri Direttori di Oratorio, che con passione e amore hanno guidato la nostra gioventù nella crescita dei valori umani e spirituali, come possiamo evincere dai loro scritti sinceri, con le foto dei sorrisi più gioiosi e dei momenti più importanti.
Grazie al nostro prevosto don Angelo, al nostro curato don Samuele e ai sacerdoti collaboratori, per la loro preziosa presenza fisica e per la loro preghiera, per la puntuale opera di evangelizzazione e di catechesi, per il loro spendersi quotidiano all’interno di questa comunità, cogliendo e offrendo ogni occasione di incontro e confronto possibile.
Grazie all’Amministrazione Comunale, nella persona del nostro Sindaco Ghisalberti Giuliano, attenti ad offrire sempre risposte e riscontri utili alla nostra comunità e al nostro Oratorio.
Grazie infine, a tutti coloro che sono passati a miglior vita e che hanno camminato con noi lungo questi anni, lasciandoci preziose eredità di fede, di servizio, di umile e feconda condivisione.
Nella speranza di poter vivere sempre al meglio quello che i nostri predecessori hanno voluto attuare, dando forma alle strutture, agli ambienti, ai luoghi di svago, di cultura, di preghiera, ricordiamo che c’è sempre bisogno del consiglio e dell’aiuto di ciascuno, da ridistribuire per tutti.
Con i nostri più cari auguri di ogni bene!
Oratorio San Giovanni Bosco
OFFERTE PRO PERÙ
L’8 aprile, Luca, un giovane della nostra comunità, raggiungerà il Centro Fratello Sole e Sorella Luna in Perù e presterà servizio per qualche mese. A lui consegneremo per il Centro:
- 1.100 euro offerte raccolte dalla serata Giropasta;
- 2.300 euro donazione dallo SpazioVolontalibro parrocchiale;
- 600 euro offerte varie.
Grazie della vostra generosità
don Samu e i giovani
- 1.100 euro offerte raccolte dalla serata Giropasta;
- 2.300 euro donazione dallo SpazioVolontalibro parrocchiale;
- 600 euro offerte varie.
Grazie della vostra generosità
don Samu e i giovani
Torneo di pallavolo 2016
Anche quest’anno un gruppo di giovani che compongono la squadra di pallavolo dell’oratorio, hanno organizzato nel mese di maggio un torneo di pallavolo aperto a tutti (tesserati e non). Alla manifestazione hanno partecipato sei squadre che tra muri, schiacciate e salvataggi acrobatici si sono contese la vittoria. Il titolo finale è andato ai TEENAGERS (nella foto a destra), ma il vero vincitore del torneo è stato il pubblico, composto per la maggiore dai ragazzi dell’oratorio. Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno partecipato, tifato e collaborato con generosità alla buona riuscita del torneo.
Mario |
…e si misero in cammino.
Toscana 17-23 luglio
La nostra Toscana ha ripreso il tema del Cre ovvero il viaggio come metafora della vita, e abbiamo capito che per affrontare un viaggio, qualsiasi viaggio, è importante aver il coraggio di partire e quindi di non restare fermi nell’indecisione e nel timore. Partire... Tante volte può far paura ma l’emozione, l’adrenalina e la voglia di vivere una nuova esperienza superano di gran lunga la paura stessa. Qualche volta è difficile iniziare un nuovo viaggio: le abitudini, il dovere, gli impegni, la mancanza di tempo, il dubbio, le aspettative delle altre persone... nel momento in cui si vive tutto cambia. Non importa più ciò che dovevi fare, importa vivere il momento. Partire si rivela essere una sfida che ogni ragazzo è pronto ad affrontare soprattutto alla nostra età, dove non ci sono muri o ostacoli che ci fermano e dove la voglia di vivere qualcosa di “diverso” è all’ordine del giorno. Non bisogna indugiare troppo ma cogliere l’occasione di partire appena se ne ha l’occasione. È normale avere qualche titubanza su ciò che accadrà, sulle persone che si incontreranno, ma questo non deve fermarci. Il viaggio è un’esperienza che ci forma come persona, che accresce quel bagaglio che ognuno di noi porterà con sè per tutta la vita. Partiamo per riempire la nostra testa di ricordi e fotografie mentali che rimarranno lì per tutta la vita. Tante volte le persone si creano aspettative che non sempre vengono soddisfatte ma è proprio da eventi inaspettati che impariamo ad apprezzare anche le piccole cose. Ne è un esempio la Toscana 2016, dove ci sono stati episodi in cui la sfortuna si poteva dire dalla nostra parte. Per esempio il pullman che a causa di forze maggiori si è fermato in mezzo alla strada, ma nonostante questo, tutti noi abbiamo saputo conservare un grande spirito di avventura. Nessuno si è lasciato scoraggiare, ma anzi abbiamo trovato il lato positivo in ogni situazione, pronti a tornare con una storia tutta da raccontare. Perchè non vedere questo come una parabola della vita? Quando la strada che stai percorrendo è bloccata, quel blocco è un ostacolo che non ti permette di raggiungere il luogo dove vuoi arrivare e allora devi cambiare qualcosa, reinventarti, aprire gli occhi per trovare il modo di superarlo.
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” Marcel Proust Roberta |
La carica dei 101
La vacanza in Toscana con il gruppo Eldorado a Borgo s. Lorenzo è stata un’esperienza coinvolgente, ma impegnativa. Il gruppo era numeroso e bello vivace, ma di compagnia! I ritmi delle giornate erano piuttosto intensi, ma le proposte valevano la pena. Ho apprezzato in modo particolare la visita al museo del Mulino Faini, dove ho potuto vedere una macina in funzione. Altra gita che mi è piaciuta quella al lago di Bilancino, che abbiamo raggiunto in bicicletta; qui abbiamo svolto varie attività di gruppo proprio sul lago. Mi piacerebbe ripetere l’esperienza, per alcuni giorni, il prossimo anno. Ciao!!
Ale |
GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
24 luglio – 2 agosto
Che cosa è la GMG? È un incontro internazionale che raccoglie i giovani provenienti da tutto il mondo accompagnati dai loro sacerdoti, dai vescovi e dal papa per condividere il proprio cammino di ricerca e di fede in un’atmosfera davvero speciale! La GMG venne introdotta da san Giovanni Paolo II nel 1984 a Roma e poi l’evento si è tenuto periodicamente in diverse città del mondo fino al 2016 dove la GMG ha avuto sede a Cracovia coinvolgendo ben due milioni di giovani e ragazzi. La durata di questo incontro è di circa dieci giorni e prevede un soggiorno settimanale nella città di Cracovia partecipando ai diversi eventi organizzati tra cui momenti di preghiera con il papa e le catechesi diocesane tenute da alcuni vescovi tra cui il Vescovo Francesco. Questo viaggio, evidentemente, non si limita ad un periodo ristretto di una settimana perchè richiede anche una preparazione spirituale trattando molti argomenti con spunti di riflessione da sviluppare personalmente. Il tema della XXI GMG è quello della misericordia: Papa Francesco infatti sull’esempio di San Giovanni Paolo II e Suor Faustina ha invitato noi giovani a riflettere sull’importanza dell’essere misericordiosi. Durante tutta la settimana abbiamo riflettuto su questo tema e durante la catechesi ci sono state poste delle domande quali: “Che cosa può aprire le porte del nostro cuore perchè anche noi diventiamo misericordiosi? Come facciamo a perdonare? A fare dei nostri gesti dei gesti di misericordia?”, abbiamo risposto confrontandoci gli uni con gli altri e dando la nostra definizione di misericordia. La GMG però non prevede soltanto momenti di riflessione e di preghiera ma anche molto divertimento, è un’esperienza di condivisione che riempie il cuore di emozioni indelebili, è grande spirito di adattamento, è allegria contagiosa che vaga per strada, è scambiare opinioni con persone delle altre nazioni, è battere le mani per strada agli sconosciuti, è cantare sul treno uniti da una sola fede, è un evento che crea un’atmosfera magica che non si comprende se non si vive. Si tratta di un cammino molto faticoso visto che per alcuni giorni si vive senza le comodità quotidiane, si impara a stare con gli altri e ad apprezzare la vita nella sua semplicità. Nonostante le fatiche del camminare con lo zaino in spalla per chilometri sotto il sole, delle piogge improvvise e dei trasporti non efficienti posso dire che tutte queste difficoltà sono ripagate da emozioni che hanno lasciato un segno dentro di me e che mi ricorderò per tutta la vita. Si capiscono molte cose, non solo durante l’esperienza ma soprattutto quando finisce, perché anche quando si ritorna a casa il viaggio continua. Non abbiate paura di affrontare un cammino diverso dagli altri ma mettetevi in gioco e rischiate, perchè credetemi ne vale la pena! Concludo con un messaggio che Papa Francesco ha lasciato ai giovani durante la Santa Messa: “Il tempo che oggi stiamo vivendo non ha bisogno di giovani-divano ma di giovani con le scarpe, meglio ancora, con gli scarponcini calzati. Accetta solo giocatori titolari in campo, non c’è posto per riserve. Il mondo di oggi vi chiede di essere protagonisti della storia perchè la vita è bella sempre come vogliamo viverla, sempre che vogliamo lasciare un’impronta. La storia oggi ci chiede di difendere la nostra dignità e non lasciare che siano altri a decidere il nostro futuro”.
Claudia F. |
ARMENIA 17-23 AGOSTO 2016
Sì, dev’essere così...che tutto quel che accade ha un senso
“Armenia?! Perché in Armenia? A fare cosa? A vedere cosa?”
Questa la domanda che nelle settimane precedenti il nostro viaggio, veniva rivolta alla maggior parte di noi; e spesso, nemmeno noi sapevamo spiegare il perché di questa scelta, di questa adesione all’invito della parrocchia verso questa meta. Anche il momento socio-politico attuale non è dei migliori ed è evidente a tutti: il pericolo di attentati e di attacchi o assalti a commissariati e ambasciate, o tranquillamente anche in aeroporti o solo in luoghi affollati, rende la posizione di chi si sposta per lavoro e o per turismo, pericolosa ormai in ogni parte del mondo. La recente missione di pace in terra armena da parte di papa Francesco (che si recherà ancora là in settembre) ha portato in evidenza la triste storia riguardante il genocidio del 1915, passato pressoché in sordina per tutto il secolo scorso e solo adesso riconosciuto come strage di inaudita violenza a danno di civili, proprio con lo specifico intento di eliminare l’etnia armena presente nell’ area anatolica fin dal 7° secolo a.C. Si parla di 1 milione e 300 mila persone, tra cui donne e bambini, sterminate e deportate nel deserto, quindi incontro alla morte, per portare a compimento un progetto di omogeneità etnica e religiosa; con vari capi politici che avallarono e completarono l’opera del Governo dei Giovani Turchi a fianco dell’Impero Austroungarico, sia con nuovi massacri, sia con la negazione delle responsabilità dei crimini commessi. Delle parole della nostra bravissima guida Victoria, con antenati vittime della sanguinosa barbarie, riporto in particolare queste: “il governo e la maggior parte degli storici turchi, ancor oggi rifiutano di ammettere che dal 1915 al 1923 è stato commesso un genocidio ai danni del popolo armeno. Noi non chiediamo le loro scuse, chiediamo almeno che abbiano il coraggio di non sconfessare e voler smentire la storia”. Furono i due santi apostoli Giuda Taddeo e Bartolomeo (identificato come Natanaele) a fondare le prime comunità cristiane e ad edificare le prime chiese in Armenia, raggiunta provenendo dalla Palestina e dalla Siria. La popolazione armena dunque, di antichissima religione cristiana adottata come religione di stato nel 301, aveva col tempo assorbito troppi ideali di stampo occidentale sullo stato di diritto: da qui la decisione degli ottomani di cancellare questa comunità come soggetto storico, culturale, politico e religioso. Ma gli armeni sono un popolo coraggioso, forte e che non porta rancore; docile nella sottomissione pur non capendo il senso di tante atrocità; indomabile nella rinascita anche nei tanti paesi del mondo in cui li ha condotti la diaspora; tenacemente vicini nella lontananza e attaccatissimi alle tradizioni e radici cristiane, di cui il simbolo per eccellenza, visivamente presente e sempre ammantato di neve, è il monte Ararat. L’Armenia è un piccolo gioiello di terra dalle mille sfaccettature, incastonato fra la Turchia, l’Iran, l’Azerbaijan e la Georgia. In tutto il suo territorio, sia nella capitale Yerevan che in tutti i luoghi che abbiamo visitato (come seguendo una serie di raggi che ci porta- vano ogni giorno in un posto diverso), abbiamo visto convivere tutto e l’opposto di tutto: la normalità, l’opulenza, la povertà, la miseria; il mendicante, il ricco “businne man” sull’auto lussuosa, i giovani ragazzi con la sigaretta sempre accesa; i distinti negozianti del centro e le donne dimesse che vendono frutta e conserve sui cigli delle strade polve- rose e assolate. Gente comunque positiva che sa cogliere, nel periodo turistico più proficuo, anche grazie al ritorno in patria di migliaia di Armeni, tutto ciò che porta un aiuto economico impor- tante al paese. Meritano senz’altro un cenno le nostre visite a due centri di assistenza caritativi fondati da Suor Madre Teresa di Calcutta (da pochissimo proclamata Santa anche se nei nostri cuori lo era già!) dopo il terremoto del 1988 e gestiti dalle suore del suo ordine: uno a Spitak, che accoglie ragazzi, giovani e meno giovani affetti da malattie psichiche e ritardi mentali e uno a Yerevan (perché fosse più vicino all’assistenza ospedaliera e medica quotidiana necessaria) per neonati e bambini affetti da idrocefalia e spina bifida, quindi costretti a letto perché dipendenti da macchinari, per tutta la durata della loro breve esistenza terrena. Come in molte parti del mondo, anche qui spiccano le doti di gratuità e sacrificio di queste “oasi d’amore” che custodiscono il dolore e la sofferenza dentro la soavità di un sorriso e la leggerezza dei piedi scalzi che solcano il parquet delle luminose e semplicissime cappelle, nelle quali abbiamo celebrato e condiviso, con suore e volontari, l’eucarestia. La sensibilità e la cura di molti di noi è venuta fuori nei momenti e negli episodi più opportuni, offerta e colta come un balsamo, un dono del cielo da cui trarre respiro, consolazione. Il più pericoloso avversario della forza è la fragilità: e la fragilità dischiude il cuore alla gentilezza e alla tenerezza, alla comunione e alla solidarietà, alla preghiera.... Scrisse San Paolo ai Corinzi (12,9-10) “ed egli mi ha detto: ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. I monasteri vanno colti non tanto per la loro bellezza, essendo molto diversi dalle nostre chiese riccamente decorate e abbellite da dipinti e affreschi, ma per la loro particolarità: le sculture di croci di pietra, dette “khachkar”; esse sono inserite all’esterno e all’interno di queste costruzioni, sugli altari, sulle facciate, agli ingressi, sopra e sotto le aperture, e riproducono sulla pietra il ricamo all’ago, con la tecnica e l’ordito del famoso merletto armeno. Scultori, miniaturisti e scalpellini notevoli, hanno lasciato traccia pressoché indelebile, di una cultura religiosa tenacemente solida e convinta delle proprie radici; della propria appartenenza alla Terra di Hayk, citata per la prima volta nel 520 a.C. su una incisione rupestre con il nome antico-persiano di “Harminya”. Queste, alcune delle risposte alla domanda iniziale. Solo alcune, perché in ciascuno di noi sono nate altre domande, sono sorti nuovi interrogativi, si sono dischiuse nostalgie sconosciute... Desidero ringraziare i compagni di viaggio, soprattutto don Samuele e Fausto, per la condivisione di questa bellissima e particolarissima esperienza, fatta di tante sorprendenti sorprese...
Fulvia
Questa la domanda che nelle settimane precedenti il nostro viaggio, veniva rivolta alla maggior parte di noi; e spesso, nemmeno noi sapevamo spiegare il perché di questa scelta, di questa adesione all’invito della parrocchia verso questa meta. Anche il momento socio-politico attuale non è dei migliori ed è evidente a tutti: il pericolo di attentati e di attacchi o assalti a commissariati e ambasciate, o tranquillamente anche in aeroporti o solo in luoghi affollati, rende la posizione di chi si sposta per lavoro e o per turismo, pericolosa ormai in ogni parte del mondo. La recente missione di pace in terra armena da parte di papa Francesco (che si recherà ancora là in settembre) ha portato in evidenza la triste storia riguardante il genocidio del 1915, passato pressoché in sordina per tutto il secolo scorso e solo adesso riconosciuto come strage di inaudita violenza a danno di civili, proprio con lo specifico intento di eliminare l’etnia armena presente nell’ area anatolica fin dal 7° secolo a.C. Si parla di 1 milione e 300 mila persone, tra cui donne e bambini, sterminate e deportate nel deserto, quindi incontro alla morte, per portare a compimento un progetto di omogeneità etnica e religiosa; con vari capi politici che avallarono e completarono l’opera del Governo dei Giovani Turchi a fianco dell’Impero Austroungarico, sia con nuovi massacri, sia con la negazione delle responsabilità dei crimini commessi. Delle parole della nostra bravissima guida Victoria, con antenati vittime della sanguinosa barbarie, riporto in particolare queste: “il governo e la maggior parte degli storici turchi, ancor oggi rifiutano di ammettere che dal 1915 al 1923 è stato commesso un genocidio ai danni del popolo armeno. Noi non chiediamo le loro scuse, chiediamo almeno che abbiano il coraggio di non sconfessare e voler smentire la storia”. Furono i due santi apostoli Giuda Taddeo e Bartolomeo (identificato come Natanaele) a fondare le prime comunità cristiane e ad edificare le prime chiese in Armenia, raggiunta provenendo dalla Palestina e dalla Siria. La popolazione armena dunque, di antichissima religione cristiana adottata come religione di stato nel 301, aveva col tempo assorbito troppi ideali di stampo occidentale sullo stato di diritto: da qui la decisione degli ottomani di cancellare questa comunità come soggetto storico, culturale, politico e religioso. Ma gli armeni sono un popolo coraggioso, forte e che non porta rancore; docile nella sottomissione pur non capendo il senso di tante atrocità; indomabile nella rinascita anche nei tanti paesi del mondo in cui li ha condotti la diaspora; tenacemente vicini nella lontananza e attaccatissimi alle tradizioni e radici cristiane, di cui il simbolo per eccellenza, visivamente presente e sempre ammantato di neve, è il monte Ararat. L’Armenia è un piccolo gioiello di terra dalle mille sfaccettature, incastonato fra la Turchia, l’Iran, l’Azerbaijan e la Georgia. In tutto il suo territorio, sia nella capitale Yerevan che in tutti i luoghi che abbiamo visitato (come seguendo una serie di raggi che ci porta- vano ogni giorno in un posto diverso), abbiamo visto convivere tutto e l’opposto di tutto: la normalità, l’opulenza, la povertà, la miseria; il mendicante, il ricco “businne man” sull’auto lussuosa, i giovani ragazzi con la sigaretta sempre accesa; i distinti negozianti del centro e le donne dimesse che vendono frutta e conserve sui cigli delle strade polve- rose e assolate. Gente comunque positiva che sa cogliere, nel periodo turistico più proficuo, anche grazie al ritorno in patria di migliaia di Armeni, tutto ciò che porta un aiuto economico impor- tante al paese. Meritano senz’altro un cenno le nostre visite a due centri di assistenza caritativi fondati da Suor Madre Teresa di Calcutta (da pochissimo proclamata Santa anche se nei nostri cuori lo era già!) dopo il terremoto del 1988 e gestiti dalle suore del suo ordine: uno a Spitak, che accoglie ragazzi, giovani e meno giovani affetti da malattie psichiche e ritardi mentali e uno a Yerevan (perché fosse più vicino all’assistenza ospedaliera e medica quotidiana necessaria) per neonati e bambini affetti da idrocefalia e spina bifida, quindi costretti a letto perché dipendenti da macchinari, per tutta la durata della loro breve esistenza terrena. Come in molte parti del mondo, anche qui spiccano le doti di gratuità e sacrificio di queste “oasi d’amore” che custodiscono il dolore e la sofferenza dentro la soavità di un sorriso e la leggerezza dei piedi scalzi che solcano il parquet delle luminose e semplicissime cappelle, nelle quali abbiamo celebrato e condiviso, con suore e volontari, l’eucarestia. La sensibilità e la cura di molti di noi è venuta fuori nei momenti e negli episodi più opportuni, offerta e colta come un balsamo, un dono del cielo da cui trarre respiro, consolazione. Il più pericoloso avversario della forza è la fragilità: e la fragilità dischiude il cuore alla gentilezza e alla tenerezza, alla comunione e alla solidarietà, alla preghiera.... Scrisse San Paolo ai Corinzi (12,9-10) “ed egli mi ha detto: ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. I monasteri vanno colti non tanto per la loro bellezza, essendo molto diversi dalle nostre chiese riccamente decorate e abbellite da dipinti e affreschi, ma per la loro particolarità: le sculture di croci di pietra, dette “khachkar”; esse sono inserite all’esterno e all’interno di queste costruzioni, sugli altari, sulle facciate, agli ingressi, sopra e sotto le aperture, e riproducono sulla pietra il ricamo all’ago, con la tecnica e l’ordito del famoso merletto armeno. Scultori, miniaturisti e scalpellini notevoli, hanno lasciato traccia pressoché indelebile, di una cultura religiosa tenacemente solida e convinta delle proprie radici; della propria appartenenza alla Terra di Hayk, citata per la prima volta nel 520 a.C. su una incisione rupestre con il nome antico-persiano di “Harminya”. Queste, alcune delle risposte alla domanda iniziale. Solo alcune, perché in ciascuno di noi sono nate altre domande, sono sorti nuovi interrogativi, si sono dischiuse nostalgie sconosciute... Desidero ringraziare i compagni di viaggio, soprattutto don Samuele e Fausto, per la condivisione di questa bellissima e particolarissima esperienza, fatta di tante sorprendenti sorprese...
Fulvia
“Terra d’Armenia”, una voce e un desiderio sentiti presto, a gennaio, ma rimasti inascoltati e scacciati per le più svariate motivazioni, tra cui quella che mi fa dire: “Ma non conosco nessuno del gruppo”. “Terra d’Armenia”, ancora una volta un altro richiamo esigente ed impellente, a luglio, che richiede una risposta decisa ed immediata. Ed il fascino di questa “Terra d’Armenia” ha il sopravvento sui tanti dubbi e perplessità e la mia adesione è totale ed entusiastica.
Che dire del popolo della “Terra d’Armenia”?
Un popolo con radici profondamente ancorate nella storia dell’umanità e della fede. Un popolo che con orgoglio e coraggio ha intrapreso il viaggio del riscatto da eventi tragici e crudeli che lo hanno violentato, calpestato e disperso. Un popolo che è modello per molti altri i cui diritti sono ancora oggi negati e la cui dignità è rubata. Un popolo il cui spirito si ritrova nelle tante croci di pietra, che vestono una terra dura e difficile da vivere e dalla quale trarre ricchezze con fatica e sudore.
Che dire di questo pellegrinaggio in “Terra d’Armenia”? Un pellegrinaggio segnato subito da rapporti sinceri e profondi di rispetto e condivisione che i giorni vissuti insieme hanno rafforzato e consolidato. Un pellegrinaggio che ha riempito i nostri cuori e le nostre menti dell’anima ferita del popolo Armeno; un’anima di rinascita e rinnovamento. Ringrazio ancora il Signore e tutti quanti per questo tratto di vita percorso assieme. Monica Muttoni |
Armenia, terra cuscinetto tra Asia Europa e Medio Oriente, enclave cristiano cattolica, convive con mussulmani e ortodossi. Fiera del suo credo, umile per carattere, cammina nella storia alternando momenti tragici di persecuzioni feroci che a noi europei sono quasi sempre sconosciuti. Questa terra, pioniera della nostra religione, offre al visitatore testimonianze quali Chiese di pietra incise e finemente cesellate, manoscritti che raccontano fin dai primi secoli il bisogno dell’uomo di cercare e riconoscere la divinità nella propria storia. Lo confesso, sono partito per questa vacanza-pellegrinaggio con il pregiudizio di non trovare nulla di più interessante della nostra cultura e civiltà europea: arte, tecnologia e diciamolo pure benessere... ebbene, mentre trascorrevano i giorni di questa breve e escursione in un fazzoletto di terra ex satellite sovietico, nelle piazze e strade armene affollate da giovani e bambini (la speranza del mondo) ho riscoperto i valori della DIGNITÀ, UMILTÀ, PAZIENZA e CONVIVENZA, qualità che da noi sono sempre più rare. Questo paese mi ricorda la mia gioventù. Spero proprio che i nostri figli possano ritrovare tutto ciò, e, perché no, visitando l’ARMENIA.
Beppe |
Perù... Lima estate 2mila17
Una casa nuova nel Barrios di La Era
Il panorama che si apre agli occhi quando si arriva a La Era, periferia a 30 km da Lima, è incredibile... direi ‘lunare’. Montagne alte fatte di pietra e sabbia e su queste la gente si arrampica e strappa con caparbietà lo spazio appena necessario per costruire una piccola abitazione di pochi assi inchiodati gli uni agli altri o semplicemente legando legni e teli di plastica. Spesso non c’è neppure il tetto... Sono migliaia le casette che si possono vedere. Sembra un immenso campeggio provvisorio ma è così da anni. È la città di Lima che avanza e si espande raccogliendo la gente che scende dalle montagne andine e dalle foreste interne, alla ricerca di condizioni di vita migliori, di un lavoro, della possibilità di accesso all’assistenza sanitaria, alle scuole.
Qui, a La Era, Enrico e Aida hanno dato vita ad un piccolo centro dedicato ai ragazzini del barrios. Sposati, vivono qui da 15 anni, lui originario di Roma lei di Lima. Il loro impegno è assicurare ai ragazzi del centro due pasti al giorno, insegnanti per i compiti, tempi per il gioco, educazione alla lettura e tanti laboratori dove i ragazzi imparano a suonare, cucire, dipingere e soprattutto che la vita non è saccheggio, ma conquista educata e perseguita con costanza attorno a valori. Una piccola goccia in un ‘deserto’!! Grazie alla loro presenza ‘in loco’ la Onlus dei Missionari Monfortani riesce a sostenere in modo efficace e sicuro alcuni ragazzi delle famiglie più bisognose.
Da tre anni, al centro di La Era sono anche arrivati giovani volontari che affiancano Enrico e Aida nel tempo delle loro vacanze estive. Si è potuto così avviare la scuola materna, un modesto panificio (che assicura pane e lavoro per i più grandi ospiti del centro) e piccoli interventi di manutenzione alle casette delle famiglie più povere del barrios. Con 750 € è possibile costruire una casetta nuova prefabbricata e grazie all’aiuto di sostenitori generosi ne abbiamo già costruite 10 in tre anni e molte di più sono state sistemate e rimesse a nuovo!!
Casette nuove per le famiglie povere di La Era
Passare, vedere e andare oltre. Passare, vedere e... lasciarsi coinvolgere fino a lasciare un segno. Una traccia che testimonia che non siamo turisti, viaggiatori distratti o peggio ancora indifferenti, ma persone che vogliono condividere la vita e quello che hanno. Persone che non dimenticano e sanno prendersi cura di coloro che incontrano. L’avventura è iniziata due anni fa: prima l’incontro con padre Vincenzo dei Padri Monfortani, poi l’incontro con Enrico e Aida, i responsabili del centro di La Era che ci hanno parlato di cosa fanno e dove vivono, poi l’esperienza diretta. Tre settimane piene che hanno fatto diventare i bambini del centro non solo volti familiari tra tanti altri, ma bimbi ai quali ci siamo affezionati e che ora fanno parte della nostra vita. Tornati a casa, alla nostra vita, abbiamo continuato ad avere nel cuore quel pezzo di mondo ed è stato l’inizio di una serie d’iniziative per continuare ad esserci, per allargare il solco appena tracciato nel periodo trascorso in Perù. Abbiamo costruito delle casette per famiglie bisognose in quei giorni. Ora Enrico e Aida ci hanno raccontato di altre famiglie povere che vivono sulla montagna. Ci hanno mandato le foto delle loro case (che troviamo in questa pagina) e ci chiedono di dar loro una mano. È di- ventato il nostro nuovo obiettivo: aiutarli ad avere una casa decente, forse l’inizio di una vita più decorosa. Stiamo organizzando una nuova partenza e altri amici vogliono unirsi a noi; e per non stravolgere i ritmi del centro dei bambini di La Era abbiamo pensato di andarci in due gruppi, uno ad agosto e uno a novembre. Aiuterà ad esserci in modo continuato, non solo per un breve pe- riodo d’estate. Quella periferia così povera e disastrata è diventata un po’ casa nostra, è importante ai nostri occhi e là vogliamo continuare a lasciare la nostra impronta.
Il don e il gruppo giovani Perù
Chi desidera in qualche modo sostenere le famiglie del Perù può contattare direttamente don Samu.
Il don e il gruppo giovani Perù
Chi desidera in qualche modo sostenere le famiglie del Perù può contattare direttamente don Samu.