1979
LA CATECHESI DEGLI ADULTI
Fare catechesi agli adulti vuoi dire restituire la fede al suo primitivo ambiente originale, cioè alla famiglia. Sino a ieri la famiglia è stata la primissima depositaria della fede proprio nella sua qualità e nel suo ruolo di chiesa domestica così come è stata riconosciuta e definita dallo stesso Concilio Vaticano II°. La scelta di fede infatti era una scelta di famiglia per tutti i suoi componenti anche se non sempre riusciva a diventare sufficientemente una scelta personale degli individui medesimi. Può essere questa una delle principali cause per cui è andata soventemente in crisi la fede dell’individuo che per motivi vari, come il lavoro e la scuola, doveva estraniarsi dalla famiglia. Bisogna raggiungere nuovamente l'uomo nell'ambito della famiglia con un messaggio di fede capace di ricuperare il suo impegno personale da far crescere e da destinarsi come contributo missionario della sua chiesa domestica alla chiesa della parrocchia e di tutto il mondo. Nella famiglia si trova senz'altro l'uomo nelle condizioni più favorevoli per un dialogo costruttivo perchè ci si ritrova proprio nel nido della vita umana a cui è destinato il dono della fede perchè l'uomo abbia a crescere contemporaneamente anche come figlio di Dio nella coerenza delle scelte pienamente condivise personalmente e comunitariamente sia a livello di annuncio che di testimonianza in casa e fuori casa, dovunque. Bisogna intervenire tempestivamente con l'educazione cristiana subito allo spuntare della vita umana per evitare e vincere lo sdoppiamento degli individui che si manifesta come in un dualismo che ti permette di essere religioso e irreligioso a seconda dei tempi e delle circostanze. Da qui si torna a rilevare la insostituibilità della catechesi promossa a livello di famiglia con l'aiuto evidentemente della parrocchia perchè in casa e fuori casa sia tutta la comunità insieme che fa catechesi. Col gennaio scorso abbiamo avviato la catechesi agli adulti attraverso incontri settimanali estesi anche ai fidanzati in preparazione al matrimonio. Questa tuttavia sarà una catechesi di nessun conto se non riusciremo a trapiantarla in famiglia come primo impegno della chiesa domestica che sceglie di crescere nella vita della fede con coerenza evitando la insostenibile contraddizione che ci ha sbattuti tutti in crisi in questi tempi nei quali abbiamo promosso scelte praticamente assurde coi principi della fede che presumiamo di professare almeno in diverse circostanze della nostra vita. I giovani sono più coerenti di noi quando tagliano tutti i ponti con la Chiesa avvertendo l'assurdo comportamento nostro. Essi infatti, coinvolti nelle nostre stesse scelte anticristiane, non ne condividono più i principi che dovrebbero essere ispiratori di scelte ben diverse. Non è certo questa tuttavia la maniera più logica per risanare la contraddizione bensì quella che ci aiuta a esprimerci praticamente con delle scelte illuminate dalla fede.
d.g.
d.g.
REDEMPTOR HOMINIS
Papa Giovanni Paolo II° ci ha fatto dono della sua prima enciclica intitolata «Redentore dell'uomo» (Redemptor Hominis). È indirizzata ai Vescovi, ai sacerdoti, alle famiglie religiose, ai figli e figlie della Chiesa e a tutti gli uomini di buona volontà. Lo stile è caldo, partecipato, logico e stringente, rispettoso delle altrui opinioni ma forte nel confessare la verità rivelata, preferisce la contrapposizione evangelica «ricchi-poveri» ed è tagliente, limpido e forte a difesa dell'uomo e della sua libertà. Lo schema si divide in quattro parti: Eredità, Cristo, Uomo, Chiesa.
l. L'eredità: intende continuare il programma dei papi che l'hanno preceduto, e di cui ha assunto il nome: Giovanni e Paolo, ponendosi di fronte al mondo in un impegno di apertura e di dialogo con tutta la Chiesa, con le Chiese del mondo e con tutti gli uomini.
2. Cristo: traccia un cammino verso Cristo Redentore dell'uomo e del mondo; esamina la dimensione umana e divina della Redenzione con una forte contraccezione cristocentrica.
3. Uomo: allaccia subito il cristocentrismo con l'antropologia parlando dell'uomo redento e della sua situazione nel mondo contemporaneo.
4. Chiesa: la Chiesa non può abbandonare l'uomo la cui sorte è legata a Cristo. Descrive le paure e le minacce contemporanee, i diritti dell'uomo spesso violati. La missione della Chiesa deve proseguire il servizio di Cristo ed esplica questo ministero partecipando al triplice ufficio di Cristo: profetico (rendendosi responsabile della verità), sacerdotale (eucaristia e penitenza), regale (vocazione a servire i fratelli nella fedeltà e libertà).
Chiude con un capitolo su Maria. Nessuno come lei sa introdursi nella dimensione umana e divina della redenzione.
Riemerge nell'enciclica una dimensione antropologica che la pervade. Nel mistero del Verbo incarnato trova piena luce il mistero dell'uomo. Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito a ogni uomo (n. 22); l'opzione per l'uomo e la difesa dei suoi diritti inalienabili s'impone obbligatoriamente alla Chiesa. «La Chiesa considera questa sollecitudine per l'uomo, per la sua umanità, per il futuro degli uomini sulla terra e, quindi, per l'orientamento di tutto lo sviluppo e del progresso, come un elemento essenziale della sua missione ... » (n. 15).
Verticalismo e orizzontalismo sono schemi logici riduttivi della missione della Chiesa; come l'amore di Dio non può essere disgiunto dall'amore dell'uomo così la causa di Dio è legata alla causa dell'uomo. Il Papa parla ripetuta mente dell'uomo «come fondamentale via della Chiesa». Afferma: « ... quest'uomo è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione: egli è la prima e fondamentale via della Chiesa, via tracciata da Cristo stesso, via che immutabilmente passa attraverso il mistero dell'incarnazione e della redenzione» (n. 14). «La Chiesa, per riguardo a Cristo ... non può rimanere insensibile a tutto ciò che serve al vero bene dell'uomo ... e a ciò che lo minaccia» (n. 13). Giovanni Paolo II° ha aperto il suo cuore a tutti gli uomini con sincera e vigorosa fraternità manifestando a tutti le sue intenzioni, i suoi desideri, la sua volontà e spalancando le sue braccia per dare a tutti sicurezza in Cristo e fiducia nell'opera della Chiesa che esige da tutti generosa accoglienza e collaborazione.
d.g.
l. L'eredità: intende continuare il programma dei papi che l'hanno preceduto, e di cui ha assunto il nome: Giovanni e Paolo, ponendosi di fronte al mondo in un impegno di apertura e di dialogo con tutta la Chiesa, con le Chiese del mondo e con tutti gli uomini.
2. Cristo: traccia un cammino verso Cristo Redentore dell'uomo e del mondo; esamina la dimensione umana e divina della Redenzione con una forte contraccezione cristocentrica.
3. Uomo: allaccia subito il cristocentrismo con l'antropologia parlando dell'uomo redento e della sua situazione nel mondo contemporaneo.
4. Chiesa: la Chiesa non può abbandonare l'uomo la cui sorte è legata a Cristo. Descrive le paure e le minacce contemporanee, i diritti dell'uomo spesso violati. La missione della Chiesa deve proseguire il servizio di Cristo ed esplica questo ministero partecipando al triplice ufficio di Cristo: profetico (rendendosi responsabile della verità), sacerdotale (eucaristia e penitenza), regale (vocazione a servire i fratelli nella fedeltà e libertà).
Chiude con un capitolo su Maria. Nessuno come lei sa introdursi nella dimensione umana e divina della redenzione.
Riemerge nell'enciclica una dimensione antropologica che la pervade. Nel mistero del Verbo incarnato trova piena luce il mistero dell'uomo. Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito a ogni uomo (n. 22); l'opzione per l'uomo e la difesa dei suoi diritti inalienabili s'impone obbligatoriamente alla Chiesa. «La Chiesa considera questa sollecitudine per l'uomo, per la sua umanità, per il futuro degli uomini sulla terra e, quindi, per l'orientamento di tutto lo sviluppo e del progresso, come un elemento essenziale della sua missione ... » (n. 15).
Verticalismo e orizzontalismo sono schemi logici riduttivi della missione della Chiesa; come l'amore di Dio non può essere disgiunto dall'amore dell'uomo così la causa di Dio è legata alla causa dell'uomo. Il Papa parla ripetuta mente dell'uomo «come fondamentale via della Chiesa». Afferma: « ... quest'uomo è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione: egli è la prima e fondamentale via della Chiesa, via tracciata da Cristo stesso, via che immutabilmente passa attraverso il mistero dell'incarnazione e della redenzione» (n. 14). «La Chiesa, per riguardo a Cristo ... non può rimanere insensibile a tutto ciò che serve al vero bene dell'uomo ... e a ciò che lo minaccia» (n. 13). Giovanni Paolo II° ha aperto il suo cuore a tutti gli uomini con sincera e vigorosa fraternità manifestando a tutti le sue intenzioni, i suoi desideri, la sua volontà e spalancando le sue braccia per dare a tutti sicurezza in Cristo e fiducia nell'opera della Chiesa che esige da tutti generosa accoglienza e collaborazione.
d.g.
LA FORMAZIONE DEI VANGELI
Tema degli incontri di catechesi del lunedì
Non è facile dire che cosa sono i Vangeli; anche ad un primo superficiale esame appare chiaro che essi non sono un'opera biografica: troppe notizie mancano perchè il racconto della vita di Gesù Cristo possa essere soddisfacente; non sono però neppure opera di teologia, oppure di filosofia o di morale. Che cosa sono dunque? Rispondere a questa domanda, anche se può apparire difficile, è vitale per ogni cristiano, visto che i Vangeli sono la testimonianza che ci permette di avvicinarci a Gesù Cristo e conoscere il suo messaggio. Il gruppo-catechisti ha avviato qualche tempo fa una riflessione sui Vangeli, sulle loro caratteristiche letterarie, sulla loro storicità, sul messaggio in essi contenuto; le notizie qui presentate sono un po' la sintesi di quanto emerge durante questi incontri-studio.
I libri di Matteo, Marco e Luca sono detti Vangeli Sin ottici perchè la notizia che danno e gli argomenti che trattano si completano a vicenda, tanto che le varie parti possono essere disposte su colonne parallele ed essere lette insieme (SYNOPSI o smossi significa appunto sguardo d'insieme); il Vangelo di Giovanni ha invece caratteristiche sue ed è stato scritto qualche tempo dopo gli altri. Ad una prima lettura dei Vangeli colpiscono il lettore le discordanze presenti nei testi anche per argomenti molto significativi, quali per esempio l'istituzione dell'Eucarestia durante l'ultima cena; perchè tante diversità nel racconto di un medesimo fatto o nella presentazione di un medesimo discorso? Le differenze presenti nei Sinottici e nel Vangelo di Giovanni sono da attribuirsi a un duplice ordine di fatti:
a) i Vangeli sono stati scritte alcuni decenni dopo la morte di Gesù Cristo, e la loro stesura definitiva è stata preceduta da un periodo di predicazione orale, durante il quale venivano utilizzate delle sintesi scritti contenenti le parole di Gesù, come pro-memoria (sono i cosiddetti Loghia del Signore)
b) i Vangeli sono stati scritti in ambienti e situazioni diverse.
Il Vangelo di Marco
Secondo testimonianze molto antiche risalenti al vescovo Papia nei primi anni del Il° secolo d. C., l'autore di questo Vangelo ha messo per iscritto la testimonianza su Gesù dello apostolo Pietro, che costituisce cosi la fonte primaria di S. Marco. L'epoca della composizione è tra il 65 d.C. e il 70 d.C., non dopo, visto che non vi è alcun accenno neppure velato alla distruzione di Gerusalemme, avvenuta nel 70 d.C. appunto. L'autore è probabilmente lo stesso Marco nominato negli atti degli apostoli e scrive la sua opera all'interno di una comunità ellenistica o addirittura romana, e questo spiegherebbe la preoccupazione dell'autore di tradurre questa o quella parola greca (lingua in cui vennero scritti tutti i Vangeli) in latino.
I fatti descritti in questo Vangelo (Che è probabilmente il primo ad essere messo per iscritto) sono:
- il Battesimo di Gesù
- il suo ministero in Galilea e nelle terre vicine il suo ministero in Giudea
- il processo la condanna e la morte gli avvenimenti dopo la Pasqua
L'opera di Luca:
Vangelo ed Atti degli Apostoli
Che Vangelo ed Atti siano opera della medesima persona - appunto il medico siriaco Luca, compagno di Paolo, secondo antiche testimonianze - è dimostrato dalla affinità dello stile e della lingua, oltre che dal medesimo piano spirituale che, probabilmente, è dovuto in gran parte a Paolo. La lingua dell'opera è il greco, e l'epoca della sua composizione è da situarsi intorno al 70 d.C.
I fatti contenuti nel Vangelo sono:
- l'infanzia di Gesù
- il preludio all'attività pubblica predicazioni e miracoli in Galilea il viaggio a Gerusalemme
- la passione
- gli avvenimenti dopo la Pasqua
I fatti contenuti negli Atti sono:
- la Chiesa primitiva
- la predicazione di Pietro la predicazione di Paolo
- il diffondersi del messaggio cristiano
- il viaggio a Roma di Paolo e il suo arresto.
Gli Atti coprono un periodo di tempo che va dal 30 al 63 d.C.
Il Vangelo di Matteo
La tradizione attribuisce questo Vangelo all'apostolo Matteo; la critica moderna non contraddice questa affermazione, ma l'attenua mettendo in luce come la stesura definitiva abbia modificato l'opera dell'Apostolo. La data della stesura è da porsi tra l'8O e il 90 d.C; l'autore ultimo è un giudeocristiano, forse un rabbino, che scrive in lingua greca all'interno di una comunità siriaca o palestinese per cristiani di origine giudaica. È importante tenere presente quest'ultimo particolare, che permette di spiegare alcuni tratti caratteristici del Vangelo di Matteo; proprio perchè si rivolge a cristiani provenienti dal giudaismo, egli vuole dimostrare che Gesù è il Messia atteso, venuto a completare e rinnovare l'Alleanza che Dio stabili col suo popolo nel deserto. Per questo motivo sono continuamente richiamati brani dell'Antico Testamento, in particolare tutti quelli messianici, che si riferiscono cioè all'attesa di un «mandato da Dio».
I fatti narrati nel Vangelo sono:
- l'infanzia
- gli avvenimenti che precedono il ministero pubblico cinque grandi discorsi
- una invettiva contro i Farisei
- il resoconto dell'arresto, della condanna e della morte gli avvenimenti dopo la Pasqua
Il Vangelo di Giovanni
Si ritiene che il quarto Vangelo (che non appartiene al gruppo dei Sinottici) sia il frutto dell'opera dell'apostolo Giovanni, anche se forse egli non ne scrisse materialmente ogni pagina. La diversità tra questo e gli altri tre Vangeli è in parte dovuta alle fonti di cui l'Apostolo si servi e in parte all'epoca relativamente tarda (95-100 d.C.), in cui venne composto. Giovanni conosceva la tradizione orale sinottica, ma non i Vangeli sinottici scritti, e compose il suo Vangelo su quella base; il confronto tra i Sinottici e Giovanni permette di osservare in più occasioni come quest'ultimo sia più completo e preciso, per il fatto che egli non fu solo l'autore del Vangelo, ma era stato prima un «testimone» di quanto annunciava. La sua opera ha dunque carattere tutto particolare: conoscendo ogni aspetto della vicenda di Gesù sulla terra ed il suo esito, l'Apostolo, ormai al termine della sua lunga vita, è in grado di penetrare fino in fondo il significato degli avvenimenti, e di guidare il cristiano a scoprirne la loro vera dimensione (cfr. la cacciata dei mercanti dal Tempio e il seguente discorso sulla sua riedificazione - Giov. 2, 13-22).
Nel comporre il suo Vangelo, Giovanni ha poi presente alcune esigenze precise:
a) sottolineare, nei confronti del movimento battista ancora vivo, che Gesù fu superiore a Giovanni Battista.
b) Dimostrare verso l'eresia doceta che si manifestava in quegli anni, tutta l'importanza e la realtà dell'Incarnazione del Verbo,
Il Vangelo comparve in lingua greca in Asia Minore e contiene:
- il prologo
- la manifestazione e la natura dei poteri divini del Cristo la polemica contro i Giudei
- la missione del Figlio di Dio
- il prolungato ministero a Gerusalemme la Passione
- gli avvenimenti della Pasqua e le ultime parole agli Apostoli
È infine importante tener presente che i Vangeli rappresentano una "lettura» dei fatti della vita di Gesù alla luce però della Resurrezione, che illumina ogni avvenimento precedente e gli conferisce un significato nuovo; essi sono la testimonianza su Gesù di Nazareth, vissuto in un momento storico ben preciso, morto e risorto, data dal gruppo dei discepoli che avevano visto e creduto. I discepoli sentono l'esigenza di diffondere tra gli uomini la "buona novella» e incominciano la loro predicazione; nascono nuove comunità di credenti a Gerusalemme stessa, nella Palestina e (dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C.) oltre i confini palestinesi, nella Siria, in Asia Minore ecc. Il moltiplicarsi di queste comunità e il fatto che i testimoni primi, gli Apostoli, cominciano a mancare, fanno sorgere il problema della conservazione dell'autentica tradizione apostolica: erano già nate, come pro-memoria, raccolte di «detti» del Signore (Ioghia); sulla base di questi, all'interno di alcune comunità, si scrivono i quattro libri. In un certo senso, possono essere definite una "catechesi» che mirava a suscitare la fede in Gesù di Nazareth, morto e risorto; per questo gli autori non si preoccuparono di essere cronologicamente esatti nè completi: scrissero quanto era necessario perchè i loro ascoltatori credessero. "Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere» (Giov. 21, 25)
I libri di Matteo, Marco e Luca sono detti Vangeli Sin ottici perchè la notizia che danno e gli argomenti che trattano si completano a vicenda, tanto che le varie parti possono essere disposte su colonne parallele ed essere lette insieme (SYNOPSI o smossi significa appunto sguardo d'insieme); il Vangelo di Giovanni ha invece caratteristiche sue ed è stato scritto qualche tempo dopo gli altri. Ad una prima lettura dei Vangeli colpiscono il lettore le discordanze presenti nei testi anche per argomenti molto significativi, quali per esempio l'istituzione dell'Eucarestia durante l'ultima cena; perchè tante diversità nel racconto di un medesimo fatto o nella presentazione di un medesimo discorso? Le differenze presenti nei Sinottici e nel Vangelo di Giovanni sono da attribuirsi a un duplice ordine di fatti:
a) i Vangeli sono stati scritte alcuni decenni dopo la morte di Gesù Cristo, e la loro stesura definitiva è stata preceduta da un periodo di predicazione orale, durante il quale venivano utilizzate delle sintesi scritti contenenti le parole di Gesù, come pro-memoria (sono i cosiddetti Loghia del Signore)
b) i Vangeli sono stati scritti in ambienti e situazioni diverse.
Il Vangelo di Marco
Secondo testimonianze molto antiche risalenti al vescovo Papia nei primi anni del Il° secolo d. C., l'autore di questo Vangelo ha messo per iscritto la testimonianza su Gesù dello apostolo Pietro, che costituisce cosi la fonte primaria di S. Marco. L'epoca della composizione è tra il 65 d.C. e il 70 d.C., non dopo, visto che non vi è alcun accenno neppure velato alla distruzione di Gerusalemme, avvenuta nel 70 d.C. appunto. L'autore è probabilmente lo stesso Marco nominato negli atti degli apostoli e scrive la sua opera all'interno di una comunità ellenistica o addirittura romana, e questo spiegherebbe la preoccupazione dell'autore di tradurre questa o quella parola greca (lingua in cui vennero scritti tutti i Vangeli) in latino.
I fatti descritti in questo Vangelo (Che è probabilmente il primo ad essere messo per iscritto) sono:
- il Battesimo di Gesù
- il suo ministero in Galilea e nelle terre vicine il suo ministero in Giudea
- il processo la condanna e la morte gli avvenimenti dopo la Pasqua
L'opera di Luca:
Vangelo ed Atti degli Apostoli
Che Vangelo ed Atti siano opera della medesima persona - appunto il medico siriaco Luca, compagno di Paolo, secondo antiche testimonianze - è dimostrato dalla affinità dello stile e della lingua, oltre che dal medesimo piano spirituale che, probabilmente, è dovuto in gran parte a Paolo. La lingua dell'opera è il greco, e l'epoca della sua composizione è da situarsi intorno al 70 d.C.
I fatti contenuti nel Vangelo sono:
- l'infanzia di Gesù
- il preludio all'attività pubblica predicazioni e miracoli in Galilea il viaggio a Gerusalemme
- la passione
- gli avvenimenti dopo la Pasqua
I fatti contenuti negli Atti sono:
- la Chiesa primitiva
- la predicazione di Pietro la predicazione di Paolo
- il diffondersi del messaggio cristiano
- il viaggio a Roma di Paolo e il suo arresto.
Gli Atti coprono un periodo di tempo che va dal 30 al 63 d.C.
Il Vangelo di Matteo
La tradizione attribuisce questo Vangelo all'apostolo Matteo; la critica moderna non contraddice questa affermazione, ma l'attenua mettendo in luce come la stesura definitiva abbia modificato l'opera dell'Apostolo. La data della stesura è da porsi tra l'8O e il 90 d.C; l'autore ultimo è un giudeocristiano, forse un rabbino, che scrive in lingua greca all'interno di una comunità siriaca o palestinese per cristiani di origine giudaica. È importante tenere presente quest'ultimo particolare, che permette di spiegare alcuni tratti caratteristici del Vangelo di Matteo; proprio perchè si rivolge a cristiani provenienti dal giudaismo, egli vuole dimostrare che Gesù è il Messia atteso, venuto a completare e rinnovare l'Alleanza che Dio stabili col suo popolo nel deserto. Per questo motivo sono continuamente richiamati brani dell'Antico Testamento, in particolare tutti quelli messianici, che si riferiscono cioè all'attesa di un «mandato da Dio».
I fatti narrati nel Vangelo sono:
- l'infanzia
- gli avvenimenti che precedono il ministero pubblico cinque grandi discorsi
- una invettiva contro i Farisei
- il resoconto dell'arresto, della condanna e della morte gli avvenimenti dopo la Pasqua
Il Vangelo di Giovanni
Si ritiene che il quarto Vangelo (che non appartiene al gruppo dei Sinottici) sia il frutto dell'opera dell'apostolo Giovanni, anche se forse egli non ne scrisse materialmente ogni pagina. La diversità tra questo e gli altri tre Vangeli è in parte dovuta alle fonti di cui l'Apostolo si servi e in parte all'epoca relativamente tarda (95-100 d.C.), in cui venne composto. Giovanni conosceva la tradizione orale sinottica, ma non i Vangeli sinottici scritti, e compose il suo Vangelo su quella base; il confronto tra i Sinottici e Giovanni permette di osservare in più occasioni come quest'ultimo sia più completo e preciso, per il fatto che egli non fu solo l'autore del Vangelo, ma era stato prima un «testimone» di quanto annunciava. La sua opera ha dunque carattere tutto particolare: conoscendo ogni aspetto della vicenda di Gesù sulla terra ed il suo esito, l'Apostolo, ormai al termine della sua lunga vita, è in grado di penetrare fino in fondo il significato degli avvenimenti, e di guidare il cristiano a scoprirne la loro vera dimensione (cfr. la cacciata dei mercanti dal Tempio e il seguente discorso sulla sua riedificazione - Giov. 2, 13-22).
Nel comporre il suo Vangelo, Giovanni ha poi presente alcune esigenze precise:
a) sottolineare, nei confronti del movimento battista ancora vivo, che Gesù fu superiore a Giovanni Battista.
b) Dimostrare verso l'eresia doceta che si manifestava in quegli anni, tutta l'importanza e la realtà dell'Incarnazione del Verbo,
Il Vangelo comparve in lingua greca in Asia Minore e contiene:
- il prologo
- la manifestazione e la natura dei poteri divini del Cristo la polemica contro i Giudei
- la missione del Figlio di Dio
- il prolungato ministero a Gerusalemme la Passione
- gli avvenimenti della Pasqua e le ultime parole agli Apostoli
È infine importante tener presente che i Vangeli rappresentano una "lettura» dei fatti della vita di Gesù alla luce però della Resurrezione, che illumina ogni avvenimento precedente e gli conferisce un significato nuovo; essi sono la testimonianza su Gesù di Nazareth, vissuto in un momento storico ben preciso, morto e risorto, data dal gruppo dei discepoli che avevano visto e creduto. I discepoli sentono l'esigenza di diffondere tra gli uomini la "buona novella» e incominciano la loro predicazione; nascono nuove comunità di credenti a Gerusalemme stessa, nella Palestina e (dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C.) oltre i confini palestinesi, nella Siria, in Asia Minore ecc. Il moltiplicarsi di queste comunità e il fatto che i testimoni primi, gli Apostoli, cominciano a mancare, fanno sorgere il problema della conservazione dell'autentica tradizione apostolica: erano già nate, come pro-memoria, raccolte di «detti» del Signore (Ioghia); sulla base di questi, all'interno di alcune comunità, si scrivono i quattro libri. In un certo senso, possono essere definite una "catechesi» che mirava a suscitare la fede in Gesù di Nazareth, morto e risorto; per questo gli autori non si preoccuparono di essere cronologicamente esatti nè completi: scrissero quanto era necessario perchè i loro ascoltatori credessero. "Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere» (Giov. 21, 25)
La formazione dei Vangeli
TEMA DEGLI INCONTRI DI CATECHESI DEL LUNEDI
Individuati (vedi n° precedente) gli ambienti geografici e storico-sociali all'interno dei quali si sono formati i Vangeli, si può fare un passo avanti nella conoscenza e nella comprensione dei testi passando ad analizzare la comunità apostolica primitiva all'interno della quale, per precise esigenze di diffusione del messaggio, si formarono i racconti orali che sono la base degli attuali Vangeli scritti.
Che cosa intendiamo per comunità primitiva? Quale era lo spirito che l'animava, e quali le sue funzioni?
Per comunità primitiva intendiamo il gruppo di tutti coloro che furono testimoni del Risorto, coloro cioè che avendo seguito Gesù di Nazaret in vita, avendo visto la sua morte in croce e la sua resurrezione, furono in grado di annunciare che il Signore Risorto era proprio quel Gesù di cui avevano condiviso la vita.
La comunità primitiva trovava la sua unità ed il senso stesso della sua esistenza nella straordinaria esperienza di Resurrezione della quale era stata testimone, e proprio questa esperienza annunziava ai contemporanei: le proclamazioni di fede più antiche si trovano in alcune lettere di Paolo (Cor. 15, 3-5 Fil. 2, 5-11) che sono i primi documenti scritti del Nuovo Testamento.
Gli Atti degli Apostoli danno informazioni preziose per la conoscenza della comunità apostolica, dei suoi membri (fra i quali gli Apostoli e soprattutto Pietro occupano un posto speciale), della sua testimonianza, dei primi problemi sorti nel suo interno; i Dodici comunque garantiscono la genuinità della predicazione e la salvaguardano da ogni elemento estraneo. Questa predicazione si basava su tre elementi fondamentali: la fede nel mistero della Pasqua, l'esperienza dello Spirito Santo, la speranza nel ritorno del Signore.
Nei loro discorsi (così come Luca li riferisce negli Atti) gli Apostoli proclamano che lo Spirito è all'opera e conferma con prodigi quanto essi vanno annunciando agli uomini: Gesù crocifisso è vivo, è stato veduto, ritornerà, La certezza della venuta dei tempi messianici richiede un cambiamento radicale della vita.
Il cristianesimo nascente non vuole però farsi passare come una religione nuova, ma piuttosto come il compimento del giudaismo, della rivelazione cioè che il Signore aveva affidato a Mosè, Abramo ed ai Profeti: nella predicazione ai loro contemporanei (e correligionari) gli Apostoli domandano che si creda alla Buona Novella in nome delle Scritture, delle quali utilizzano passi e figure per dimostrare che Gesù è il Messia atteso. In questo modo gli Apostoli inseriscono gli avvenimenti che vanno predicando nel più ampio piano divino della storia della salvezza, recuperando contemporaneamente il significato del passato e dell'intera rivelazione. La critica ha potuto felicemente determinare la «Bibbia della Chiesa primitiva», ed è assai probabile che si fossero formate delle raccolte di citazioni scritturali, utilizzate per esporre con completezza l'annunzio. Erano particolarmente utilizzati i testi apocalittici per la Parusia; Isaia e i salmi del Giusto Sofferente (oltre che la figura de Mosè e di Giuseppe) per la persona di Gesù; Osea, Isaia, Geremia per dimostrare che la Chiesa nascente è il nuovo Israele profetizzato.
Quando in Gerusalemme scoppia la persecuzione, la comunità apostolica si disperde, e i membri del gruppo, abbandonata a più riprese la città, andranno ad animare nuove comunità, nelle quali l'annuncio verrà conservato con gelosa fedeltà; dopo la Samaria, il Messaggio raggiungerà la Fenicia, Cipro, Antiochia, Efeso, ecc.: l'integrità dell'annuncio è garantita dalla presenza, di tanto in tanto, di qualcuno dei Dodici, o di Paolo, che compiono viaggi con l'intento di controllare l'autenticità delle tradizioni trasmesse dalle chiese locali.
Quali funzioni esercitava la comunità primitiva? Essenzialmente tre:
a) missione b) catechesi c) liturgia.
a) Missione - i racconti evangelici più influenzati dalle esigenze dell'annuncio sono quelli dei miracoli e delle dispute di Gesù con i Farisei. I racconti dei miracoli non hanno nulla del meraviglioso, sono spogli di particolari e sobri nelle descrizioni; solo alcuni tipi di miracoli sono presentati: guarigioni di lebbrosi, sordi, ciechi, paralitici; resurrezioni, esorcismi. Questo induce a pensare che tali racconti avessero valore non perchè riferivano fatti eccezionali, ma perchè facilitavano l'adesione a Gesù, Questo sarebbe anche confermato dal fatto che alcuni miracoli sono raggruppati in un unico racconto (Mt 8, 1-17) Anche la narrazione delle controversie che Gesù ebbe con i Farisei serviva probabilmente a confortare e sostenere quanti dei nuovi discepoli dovevano difendersi dalle accuse che venivano loro mosse,
b) la catechesi era l'insegnamento che gli Apostoli davano ai neofiti intorno alle Scritture e ai fatti della vita del Signore; le lettere apostoliche hanno conservato delle professioni di fede nelle quali erano riuniti tutti i punti principali da proporre ai catecumeni. Il linguaggio biblico e teologo di molti di questi riassunti (come gli appellativi di Cristo e Signore, che mai Gesù si era attributo in vita) è la conseguenza di questa influenza (Mt 26, 31-33 e 24, 42 a confronto di Mc, 13, 35). Una influenza catechistica si deve anche supporre in quelle sentenze del Signore presenti nei vangeli in forma isolata: esse erano sicuramente inserite in un racconto che le illustrava, ma l'esigenza di catechesi le ha isolate ed inserite in un contesto diverso, che potesse aiutare i discepoli a risolvere i problemi molteplici posti dalla vita di ogni giorno (digiuno Mt 9, 14-17; autorità pagane Mt 15-22; divorzio Mt 19, 1-12 ecc.). Alcuni racconti erano poi sollecitati dai cristiani stessi: qual era la vera parentela di Gesù? (Mt 12,46-50; Lc 11, 27-28) qual era il suo atteggiamento verso i peccatori? (Lc 7, 36-50; 15, 1-32), La medesima influenza subiscono i racconti dei grandi misteri della vita di Gesù: il battesimo (Mt 3, 13-17), le tentazioni (Mt 4,1-11) e la trasfigurazione (Mt 17, 1-8).
c) la liturgia nella comunità primitiva è caratterizzata dalla "frazione del pane", completata da preghiere, dalla celebrazione del battesimo, dall'imposizione delle mani. È probabile che queste celebrazioni liturgiche, già consolidate prima della redazione scritta del Vangelo, ne abbiano poi influenzato la formazione; si possono dare due esempi: il racconto dell'istituzione dell'Eucarestia trovò la sua formulazione completa e definitiva in un contesto di culto e venne poi inserito tale e quale nel racconto primitivo della Passione; anche il racconto della moltiplicazione dei pani sembra aver subito il medesimo influsso della celebrazione liturgica dell'Eucarestia.
Che cosa intendiamo per comunità primitiva? Quale era lo spirito che l'animava, e quali le sue funzioni?
Per comunità primitiva intendiamo il gruppo di tutti coloro che furono testimoni del Risorto, coloro cioè che avendo seguito Gesù di Nazaret in vita, avendo visto la sua morte in croce e la sua resurrezione, furono in grado di annunciare che il Signore Risorto era proprio quel Gesù di cui avevano condiviso la vita.
La comunità primitiva trovava la sua unità ed il senso stesso della sua esistenza nella straordinaria esperienza di Resurrezione della quale era stata testimone, e proprio questa esperienza annunziava ai contemporanei: le proclamazioni di fede più antiche si trovano in alcune lettere di Paolo (Cor. 15, 3-5 Fil. 2, 5-11) che sono i primi documenti scritti del Nuovo Testamento.
Gli Atti degli Apostoli danno informazioni preziose per la conoscenza della comunità apostolica, dei suoi membri (fra i quali gli Apostoli e soprattutto Pietro occupano un posto speciale), della sua testimonianza, dei primi problemi sorti nel suo interno; i Dodici comunque garantiscono la genuinità della predicazione e la salvaguardano da ogni elemento estraneo. Questa predicazione si basava su tre elementi fondamentali: la fede nel mistero della Pasqua, l'esperienza dello Spirito Santo, la speranza nel ritorno del Signore.
Nei loro discorsi (così come Luca li riferisce negli Atti) gli Apostoli proclamano che lo Spirito è all'opera e conferma con prodigi quanto essi vanno annunciando agli uomini: Gesù crocifisso è vivo, è stato veduto, ritornerà, La certezza della venuta dei tempi messianici richiede un cambiamento radicale della vita.
Il cristianesimo nascente non vuole però farsi passare come una religione nuova, ma piuttosto come il compimento del giudaismo, della rivelazione cioè che il Signore aveva affidato a Mosè, Abramo ed ai Profeti: nella predicazione ai loro contemporanei (e correligionari) gli Apostoli domandano che si creda alla Buona Novella in nome delle Scritture, delle quali utilizzano passi e figure per dimostrare che Gesù è il Messia atteso. In questo modo gli Apostoli inseriscono gli avvenimenti che vanno predicando nel più ampio piano divino della storia della salvezza, recuperando contemporaneamente il significato del passato e dell'intera rivelazione. La critica ha potuto felicemente determinare la «Bibbia della Chiesa primitiva», ed è assai probabile che si fossero formate delle raccolte di citazioni scritturali, utilizzate per esporre con completezza l'annunzio. Erano particolarmente utilizzati i testi apocalittici per la Parusia; Isaia e i salmi del Giusto Sofferente (oltre che la figura de Mosè e di Giuseppe) per la persona di Gesù; Osea, Isaia, Geremia per dimostrare che la Chiesa nascente è il nuovo Israele profetizzato.
Quando in Gerusalemme scoppia la persecuzione, la comunità apostolica si disperde, e i membri del gruppo, abbandonata a più riprese la città, andranno ad animare nuove comunità, nelle quali l'annuncio verrà conservato con gelosa fedeltà; dopo la Samaria, il Messaggio raggiungerà la Fenicia, Cipro, Antiochia, Efeso, ecc.: l'integrità dell'annuncio è garantita dalla presenza, di tanto in tanto, di qualcuno dei Dodici, o di Paolo, che compiono viaggi con l'intento di controllare l'autenticità delle tradizioni trasmesse dalle chiese locali.
Quali funzioni esercitava la comunità primitiva? Essenzialmente tre:
a) missione b) catechesi c) liturgia.
a) Missione - i racconti evangelici più influenzati dalle esigenze dell'annuncio sono quelli dei miracoli e delle dispute di Gesù con i Farisei. I racconti dei miracoli non hanno nulla del meraviglioso, sono spogli di particolari e sobri nelle descrizioni; solo alcuni tipi di miracoli sono presentati: guarigioni di lebbrosi, sordi, ciechi, paralitici; resurrezioni, esorcismi. Questo induce a pensare che tali racconti avessero valore non perchè riferivano fatti eccezionali, ma perchè facilitavano l'adesione a Gesù, Questo sarebbe anche confermato dal fatto che alcuni miracoli sono raggruppati in un unico racconto (Mt 8, 1-17) Anche la narrazione delle controversie che Gesù ebbe con i Farisei serviva probabilmente a confortare e sostenere quanti dei nuovi discepoli dovevano difendersi dalle accuse che venivano loro mosse,
b) la catechesi era l'insegnamento che gli Apostoli davano ai neofiti intorno alle Scritture e ai fatti della vita del Signore; le lettere apostoliche hanno conservato delle professioni di fede nelle quali erano riuniti tutti i punti principali da proporre ai catecumeni. Il linguaggio biblico e teologo di molti di questi riassunti (come gli appellativi di Cristo e Signore, che mai Gesù si era attributo in vita) è la conseguenza di questa influenza (Mt 26, 31-33 e 24, 42 a confronto di Mc, 13, 35). Una influenza catechistica si deve anche supporre in quelle sentenze del Signore presenti nei vangeli in forma isolata: esse erano sicuramente inserite in un racconto che le illustrava, ma l'esigenza di catechesi le ha isolate ed inserite in un contesto diverso, che potesse aiutare i discepoli a risolvere i problemi molteplici posti dalla vita di ogni giorno (digiuno Mt 9, 14-17; autorità pagane Mt 15-22; divorzio Mt 19, 1-12 ecc.). Alcuni racconti erano poi sollecitati dai cristiani stessi: qual era la vera parentela di Gesù? (Mt 12,46-50; Lc 11, 27-28) qual era il suo atteggiamento verso i peccatori? (Lc 7, 36-50; 15, 1-32), La medesima influenza subiscono i racconti dei grandi misteri della vita di Gesù: il battesimo (Mt 3, 13-17), le tentazioni (Mt 4,1-11) e la trasfigurazione (Mt 17, 1-8).
c) la liturgia nella comunità primitiva è caratterizzata dalla "frazione del pane", completata da preghiere, dalla celebrazione del battesimo, dall'imposizione delle mani. È probabile che queste celebrazioni liturgiche, già consolidate prima della redazione scritta del Vangelo, ne abbiano poi influenzato la formazione; si possono dare due esempi: il racconto dell'istituzione dell'Eucarestia trovò la sua formulazione completa e definitiva in un contesto di culto e venne poi inserito tale e quale nel racconto primitivo della Passione; anche il racconto della moltiplicazione dei pani sembra aver subito il medesimo influsso della celebrazione liturgica dell'Eucarestia.
VICARIATO LOCALE N° 25 «ZOGNO-BREMBILLA»
In data 27 maggio 1979, solennità dell'Ascensione, il nostro Vescovo Mons. Giulio Oggioni ha emanato il Decreto di Erezione dei nuovi Vicariati Locali in n. di 28, di cui 3 urbani e 25 suburbani, ristrutturando così la Diocesi per la prima volta nella storia della Chiesa di Bergamo. Al nostro Vicariato Locale è toccato in sorte il n. 25 e risulta formato dalla fusione delle due vecchie Vicarie «Zogno- Brembilla» col nome delle quali viene anche denominato. È costituito da: n. 18 Parrocchie, n. 22 Sacerdoti, n. 189 Suore, n. 13.818 Abitanti.
1. Ambria (S. Antonio di Padova): Ab. 580; Parroco Umberto Magoni; Residente Mons. Angelo Mosca, Can. Onorario della Cattedrale di Lodi.
2. Blello (SS. Annunciata): Ab. 100; Parroco Angelo Cavagna.
3. Brembilla (s. Giovanni Battista): Ab. 2750; Parroco Leone Locatelli, Coadiutori Mansueto Callioni e Marcello Ghislandi; Suore Canossiane e Suore delle Poverelle.
4. Camorone (Presentazione di M. SS, al Tempio):
Ab. 166; Parroco Bruno Caccia,
5. Catremerio (s. Gaetano): Ab. 45; Parroco Maurizio Cremaschi.
6. Endenna (S. M. Assunta): Ab. 600; Parroco Angelo Zois; Res. Battista Pellegrinelli; Suore di Maria Bambina di Romacolo.
7. Gerosa (S, Croce): Ab, 320; Parroco Marcello Ghislandi; Suore Orsoline di Somasca.
8. Grumello de' Zanchi (S. M. Assunta): Ab. 270; Parroco Angelo Brignoli.
9. Laxolo (s. Gottardo): Ab. 700; Parroco Angelo Cavagna.
10. Miragolo S. Marco (s. Marco): Ab. 123; Parroco Barnaba Lazzaroni.
11. Miragolo S. Salvatore (s. Salvatore): Ab. 67; Parroco Barnaba Lazzaroni.
12. Poscante (S. Giovanni Battista): Ab. 650; Parroco Giacomo Cadei; Suore M. Bambina.
13. S. Antonio Abbandonato (S. Antonio Abate):
Ab. 250; Parroco Maurizio Cremaschi.
14. Somendenna (s. Giacomo Magg.): Ab. 270; Parroco Barnaba Lazzaroni.
15. Spino al Brembo (S. Alessandro): Ab. 129; Parroco Benvenuto Bianchi.
16. Stabello (s. Stefano): Ab. 500; Parroco Michele Carissimo; Suore delle Poverelle.
17. Ubiale (Sti Bartolomeo e Bernardino): Ab. '902; Parroco Giuseppe Vavassori; Suore Sacramentine.
18. Zogno (S. Lorenzo M.): Ab. 5940; Prevosto Giulio Gabanelli;
Coadiutori: Umberto Tombini, Gian Carlo Bresciani, Ettore Vitali, Benvenuto Bianchi; Sacerdoti Residenti: Mons. Gaspare Cortinovis, Tommaso Vitali; Monache Terziarie Francescane, Suore del Divino Amore, Suore Orsoline di Somasca.
Il Vicariato Locale è regolato da un apposito Statuto che ne precisa la finalità, cioè la pastorale d'insieme tra le parrocchie che lo compongono; fa da tramite tra le parrocchie e il centro diocesano; contempla la presenza di un Vicario Locale, nominato dal Vescovo su proposta dei sacerdoti residenti e dei membri del Consiglio pastorale Vicariale; si esprime attraverso due Consigli: il presbiterale vicariale costituito dai sacerdoti in cura d'anime da riunirsi almeno 4 volte all'anno e il pastorale vicariale composto per due terzi da laici rappresentanti di ogni parrocchia, per un terzo da religiose rappresentanti di tutti i vari uffici che svolgono nel Vicariato da sacerdoti residenti nel Vicariato scelti con il criterio che si riterrà opportuno adottare internamente al Vicariato. Quest'ultimo si deve riunire almeno tre volte all'anno.
DON GIULIO GABANELLI
1. Ambria (S. Antonio di Padova): Ab. 580; Parroco Umberto Magoni; Residente Mons. Angelo Mosca, Can. Onorario della Cattedrale di Lodi.
2. Blello (SS. Annunciata): Ab. 100; Parroco Angelo Cavagna.
3. Brembilla (s. Giovanni Battista): Ab. 2750; Parroco Leone Locatelli, Coadiutori Mansueto Callioni e Marcello Ghislandi; Suore Canossiane e Suore delle Poverelle.
4. Camorone (Presentazione di M. SS, al Tempio):
Ab. 166; Parroco Bruno Caccia,
5. Catremerio (s. Gaetano): Ab. 45; Parroco Maurizio Cremaschi.
6. Endenna (S. M. Assunta): Ab. 600; Parroco Angelo Zois; Res. Battista Pellegrinelli; Suore di Maria Bambina di Romacolo.
7. Gerosa (S, Croce): Ab, 320; Parroco Marcello Ghislandi; Suore Orsoline di Somasca.
8. Grumello de' Zanchi (S. M. Assunta): Ab. 270; Parroco Angelo Brignoli.
9. Laxolo (s. Gottardo): Ab. 700; Parroco Angelo Cavagna.
10. Miragolo S. Marco (s. Marco): Ab. 123; Parroco Barnaba Lazzaroni.
11. Miragolo S. Salvatore (s. Salvatore): Ab. 67; Parroco Barnaba Lazzaroni.
12. Poscante (S. Giovanni Battista): Ab. 650; Parroco Giacomo Cadei; Suore M. Bambina.
13. S. Antonio Abbandonato (S. Antonio Abate):
Ab. 250; Parroco Maurizio Cremaschi.
14. Somendenna (s. Giacomo Magg.): Ab. 270; Parroco Barnaba Lazzaroni.
15. Spino al Brembo (S. Alessandro): Ab. 129; Parroco Benvenuto Bianchi.
16. Stabello (s. Stefano): Ab. 500; Parroco Michele Carissimo; Suore delle Poverelle.
17. Ubiale (Sti Bartolomeo e Bernardino): Ab. '902; Parroco Giuseppe Vavassori; Suore Sacramentine.
18. Zogno (S. Lorenzo M.): Ab. 5940; Prevosto Giulio Gabanelli;
Coadiutori: Umberto Tombini, Gian Carlo Bresciani, Ettore Vitali, Benvenuto Bianchi; Sacerdoti Residenti: Mons. Gaspare Cortinovis, Tommaso Vitali; Monache Terziarie Francescane, Suore del Divino Amore, Suore Orsoline di Somasca.
Il Vicariato Locale è regolato da un apposito Statuto che ne precisa la finalità, cioè la pastorale d'insieme tra le parrocchie che lo compongono; fa da tramite tra le parrocchie e il centro diocesano; contempla la presenza di un Vicario Locale, nominato dal Vescovo su proposta dei sacerdoti residenti e dei membri del Consiglio pastorale Vicariale; si esprime attraverso due Consigli: il presbiterale vicariale costituito dai sacerdoti in cura d'anime da riunirsi almeno 4 volte all'anno e il pastorale vicariale composto per due terzi da laici rappresentanti di ogni parrocchia, per un terzo da religiose rappresentanti di tutti i vari uffici che svolgono nel Vicariato da sacerdoti residenti nel Vicariato scelti con il criterio che si riterrà opportuno adottare internamente al Vicariato. Quest'ultimo si deve riunire almeno tre volte all'anno.
DON GIULIO GABANELLI
FESTA PATRONALE DI S. LORENZO MARTIRE
La festa patronale di S. Lorenzo è stata particolarmente vissuta dalla popolazione che ha partecipato numerosa alle sacre celebrazioni liturgiche e alla tradizionale processione di S. Lorenzo. In concomitanza abbiamo celebrato anche il 25° di sacerdozio di tre padri passionisti nostri compaesani: Lodovico, Giancarlo e Bonaventura Rinaldi che hanno condiviso con noi la gioia delle loro nozze d'argento. Siamo loro tanto riconoscenti. Auguriamo loro ai poter celebrare anche le nozze d'oro fra noi dopo di essersi arricchiti di abbondanti meriti del apostolato. Questa felice coincidenza ha impresso alla solennità una caratteristica prettamente sacerdotale. Per la prima volta dopo tanti anni abbiamo assistito all'incanto del trono di S. Lorenzo per la processione. L'asta ha fruttato L. 2.800.000 ed è stata vinta da un gruppo del centro, al quale esprimiamo un vivo grazie. Il nostro concittadino, Maestro Don Santo Donadoni, ha accompagnato all'organo, di recente restaurato, il canto della messa e dei vespri con la sua solita bravura che ha suscitato ammirazione in tutti. Anche il gruppo campanari di Bergamo ci ha fatto gustare il concerto meraviglioso delle nostre campane.
BENVENUTO DON BIANCHI
Zogno ha un nuovo sacerdote: è don Benvenuto Bianchi che molti di noi già conoscono per essere stato sedici anni parroco di Sedrina. I sacerdoti e la parrocchia tutta gli porgono il benvenuto con l'augurio che anche a Zogno, come altrove, abbia a realizzarsi nel suo apostolato e nella sua missione di sacerdote: la nostra comunità lo accoglie con le braccia aperte e con l'affettuosa devozione riservata ad un padre. Don Benvenuto Bianchi ha 68 anni, è nato infatti a Milano il 4 marzo 1911. È stato ordinato sacerdote a Bergamo il 29 maggio 1943 a 32 anni: si tratta quindi di una «vocazione adulta» e per questo assai più sentita. Prima di entrare in seminario don Bianchi ha conosciuto il mondo del lavoro in qualità di impiegato. Ha quindi prestato il servizio militare interrompendo gli studi da seminarista teologo. Dal 1943 al '46 è stato coadiutore parrocchiale a Bergamo Valtesse e quindi dal 1946 al 1958 a Bergamo Colognola. Nel 1958 è stato nominato parroco a Sedrina dove è rimasto fino al 1974 anno in cui ha voluto ritirarsi nella parrocchia di Spino. Don Bianchi rimane parroco di Spino al Brembo e continua a svolgere il suo compito raggiungendo quella parrocchia in automobile ma contemporaneamente ricopre il ruolo di coadiutore parrocchiale a Zogno dove risiede ed abita in via 11 Febbraio al n. 1 nella casa del cappellano delle monache.
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OTTAVARIO DEI MORTI
Anche in quest'anno celebreremo solennemente e con la partecipazione di tutti l'ottavario dei nostri defunti col seguente ordine:
- 31 ottobre, alle ore 16 sante confessioni per ragazzi e adulti;
- 1° novembre , Tutti i Santi, orario festivo, nel pomeriggio alle ore 15 vespri, predica dei morti e visita al cimitero;
- 2 novembre, Tutti i morti, orario festivo, nel pomeriggio alle 15 santa Messa al cimitero. È possibile lucrare le sante indulgenze pro defunti con la recita di un Pater Ave Gloria, il Credo e una preghiera per il Sommo Pontefice oltre la confessione e comunione. Le indulgenze si possono lucrare facendo visita al cimitero o a qualsiasi chiesa.
- Per tutto l'ottavario orario feriale ma con predica a tutte le messe e di sera alle ore 18 messa solenne con predica.
- 3 novembre, 1° anniversario della morte di Don Ugo. Commemorazione alle ore 18.
- 4 novembre, S. Carlo Borromeo e Commemorazione di tutti i Caduti, alle ore 9,30 Sta Messa solenne con predica commemorativa, nel pomeriggio alle ore 15 vespri predica e visita al cimitero.
Predicatore dell'ottavario quest'anno è il Prof. D. Tarcisio Valsecchi Salesiano che viene appositamente da Roma dove è bibliotecario nelle Direzioni Generali Opere Don Bosco. Gli siamo già tanto riconoscenti per tutte le ricerche che conduce da diversi anni negli archivi alla caccia di documenti antichi che interessano la storia di Zogno.
- 31 ottobre, alle ore 16 sante confessioni per ragazzi e adulti;
- 1° novembre , Tutti i Santi, orario festivo, nel pomeriggio alle ore 15 vespri, predica dei morti e visita al cimitero;
- 2 novembre, Tutti i morti, orario festivo, nel pomeriggio alle 15 santa Messa al cimitero. È possibile lucrare le sante indulgenze pro defunti con la recita di un Pater Ave Gloria, il Credo e una preghiera per il Sommo Pontefice oltre la confessione e comunione. Le indulgenze si possono lucrare facendo visita al cimitero o a qualsiasi chiesa.
- Per tutto l'ottavario orario feriale ma con predica a tutte le messe e di sera alle ore 18 messa solenne con predica.
- 3 novembre, 1° anniversario della morte di Don Ugo. Commemorazione alle ore 18.
- 4 novembre, S. Carlo Borromeo e Commemorazione di tutti i Caduti, alle ore 9,30 Sta Messa solenne con predica commemorativa, nel pomeriggio alle ore 15 vespri predica e visita al cimitero.
Predicatore dell'ottavario quest'anno è il Prof. D. Tarcisio Valsecchi Salesiano che viene appositamente da Roma dove è bibliotecario nelle Direzioni Generali Opere Don Bosco. Gli siamo già tanto riconoscenti per tutte le ricerche che conduce da diversi anni negli archivi alla caccia di documenti antichi che interessano la storia di Zogno.
PIANO PASTORALE 1979-1980
Il tema proposto dalla C.E.I. per l'anno entrante è:
«Seminari e Vocazioni Sacerdotali».
Il nostro Vescovo propone alla Diocesi un piano pastorale che si ispira a quello della C.E.I. e noi in parrocchia cerchiamo di tradurlo in pratica studiandolo insieme e applicandolo alla nostra situazione particolare. Seguiamo lo schema proposto dal Vescovo.
CATECHESI
È il primo nostro impegno. Va riferita tuttavia elusivamente ai seminari, ai preti e ai seminaristi ani, non per escludere gli altri ma per curare la nostra situazione diocesana di cui siamo direttamente responsabili. Bisogna prendere atto infatti di una realtà nostra che accusa il calo delle vocazioni 5°% circa mentre i sacerdoti nostri sono oltre la media dei 50 anni ciascuno di età.
Bisogna offrire un'immagine genuina del sacerdote in Gesù Cristo principio di ogni sacerdozio cristiano sia comune dei fedeli che specifico o ministeriale dei pastori.
Il sacerdozio ministeriale è assolutamente diverso anche se necessariamente collegato con il sacerdozio comune dei fedeli (cfr. L.G.1O e Giovanni Paolo II° lettera del giovedì Santo 1979 ai sacerdoti). Il sacerdote proietta infatti nella vita e nella storia degli uomini la presenza di Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote ...
All'origine di tutto sta il dono di una vocazione divina
specifica: poichè ogni uomo ha una vocazione; e speciale: perchè la vocazione a essere sacerdote diocesano è diversa da tutte le altre e ha un suo preciso contenuto in confronto alla vocazione dei fedeli «comune» e in confronto a quella dei religiosi. La vocazione è dono di Dio che deriva dal suo amore paterno gratuito («Nessuno viene a me se il Padre non l'attira ... »),
Segno di vocazione sacerdotale non è solo disponibilità a servire gli altri (semplice altruismo) ma è la chiamata a seguire Cristo profeta, sacerdote e pastore per la gloria di Dio Padre e la salvezza degli uomini. La vocazione richiede poi in noi una risposta personale, dell'individuo che è chiamato, e comunitaria, della comunità in cui germoglia questa vocazione.
La responsabilità di tale accoglienza appartiene alla chiesa intera e nella chiesa a tutti i fedeli in maniera che la proposta della vocazione si estenda a tutte le età e in maniera conforme all'età stessa ...
SEMINARIO
Il Seminario si può definire come luogo e come tempo.
Come luogo accoglie alunni chiamati al sacerdozio sotto la guida saggia di educatori che formano con gli alunni stessi una comunità impegnata a far maturare nella fede e nella pietà, nello studio e nella disciplina la vocazione. È indispensabile che tutti i cristiani sappiano che cosa è il seminario perchè ne sono anche responsabili. Naturalmente il primo cristiano responsabile del seminario è il vescovo, seguono i sacerdoti e quindi gli altri fedeli secondo il ministero mentre secondo il rapporto con il seminario i primi responsabili naturalmente sono i seminaristi ...
Come tempo il seminario si estende anche alla famiglia e alla parrocchia per tutto il tirocinio del seminarista. Tutta la comunità di fede costituisce il mistico campo ubertoso in cui Dio semina la vocazione che esige coscienza e corrispondenza perchè abbia a maturare. «Ciascuno si merita i preti che ha!»
Senza una vita profondamente cristiana è impossibile poter far scaturire le primizie per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Si esige poi che l'educazione del seminario, in seminario e fuori, sia improntata positivamente al sacerdozio, non basta che sia genericamente cristiana, sia pure alla maniera dei collegi vescovili o religiosi. Bisogna. quindi riaffermare la necessità del seminario come luogo e come tempo!
Circa il metodo la catechesi sul sacerdozio e sul seminario deve essere: autentica, fatta cioè con un discorso immerso nella fede; sicura: fatta con un discorso ancorato alla Bibbia e alla Tradizione; unitaria: con indirizzo fondamentalmente uniforme almeno per i contenuti; universale: penetrante in ogni categoria e strato sociale, cioè a tutte le età e le condizioni ...
INDICAZIONI PASTORALI
Ci si orienti per una forte e capillare presenza del prete in tutte le parrocchie secondo la tradizione della nostra diocesi di Bergamo e in tutte le comunità ecclesiali che per essere tali devono far capo alla parrocchia, cioè al prete.
La proposta della vocazione sul sacerdozio sia chiara e coraggiosa a tutti i livelli e sia sempre presente in tutta la catechesi e in occasione della prima comunione e della cresima in maniera esplicita. L'animazione sia vivace nel vicariato, nelle parrocchie e nelle famiglie; tutti i fedeli siano messi in condizione di poter sostenere il seminario sotto ogni aspetto come luogo e come tempo ...
Ci si impegni anche a offrire ospitalità, specialmente nelle canoniche, per quei seminaristi che hanno bisogno di fermarsi uno o due anni a ripensare alla propria vocazione prima di decidere se prendere o lasciare definitivamente. La giornata pro Seminario sia gestita dalla parrocchia, anche con l'ausilio di un animatore sacerdote incaricato per tutto il vicariato di mantenere sempre vivo il discorso con incontri, corsi e iniziative che si manifestano efficaci. È bene che la giornata pro seminario venga celebrata contemporaneamente in tutte le parrocchie del vicariato.
DON GIULIO
CATECHESI
È il primo nostro impegno. Va riferita tuttavia elusivamente ai seminari, ai preti e ai seminaristi ani, non per escludere gli altri ma per curare la nostra situazione diocesana di cui siamo direttamente responsabili. Bisogna prendere atto infatti di una realtà nostra che accusa il calo delle vocazioni 5°% circa mentre i sacerdoti nostri sono oltre la media dei 50 anni ciascuno di età.
Bisogna offrire un'immagine genuina del sacerdote in Gesù Cristo principio di ogni sacerdozio cristiano sia comune dei fedeli che specifico o ministeriale dei pastori.
Il sacerdozio ministeriale è assolutamente diverso anche se necessariamente collegato con il sacerdozio comune dei fedeli (cfr. L.G.1O e Giovanni Paolo II° lettera del giovedì Santo 1979 ai sacerdoti). Il sacerdote proietta infatti nella vita e nella storia degli uomini la presenza di Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote ...
All'origine di tutto sta il dono di una vocazione divina
specifica: poichè ogni uomo ha una vocazione; e speciale: perchè la vocazione a essere sacerdote diocesano è diversa da tutte le altre e ha un suo preciso contenuto in confronto alla vocazione dei fedeli «comune» e in confronto a quella dei religiosi. La vocazione è dono di Dio che deriva dal suo amore paterno gratuito («Nessuno viene a me se il Padre non l'attira ... »),
Segno di vocazione sacerdotale non è solo disponibilità a servire gli altri (semplice altruismo) ma è la chiamata a seguire Cristo profeta, sacerdote e pastore per la gloria di Dio Padre e la salvezza degli uomini. La vocazione richiede poi in noi una risposta personale, dell'individuo che è chiamato, e comunitaria, della comunità in cui germoglia questa vocazione.
La responsabilità di tale accoglienza appartiene alla chiesa intera e nella chiesa a tutti i fedeli in maniera che la proposta della vocazione si estenda a tutte le età e in maniera conforme all'età stessa ...
SEMINARIO
Il Seminario si può definire come luogo e come tempo.
Come luogo accoglie alunni chiamati al sacerdozio sotto la guida saggia di educatori che formano con gli alunni stessi una comunità impegnata a far maturare nella fede e nella pietà, nello studio e nella disciplina la vocazione. È indispensabile che tutti i cristiani sappiano che cosa è il seminario perchè ne sono anche responsabili. Naturalmente il primo cristiano responsabile del seminario è il vescovo, seguono i sacerdoti e quindi gli altri fedeli secondo il ministero mentre secondo il rapporto con il seminario i primi responsabili naturalmente sono i seminaristi ...
Come tempo il seminario si estende anche alla famiglia e alla parrocchia per tutto il tirocinio del seminarista. Tutta la comunità di fede costituisce il mistico campo ubertoso in cui Dio semina la vocazione che esige coscienza e corrispondenza perchè abbia a maturare. «Ciascuno si merita i preti che ha!»
Senza una vita profondamente cristiana è impossibile poter far scaturire le primizie per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Si esige poi che l'educazione del seminario, in seminario e fuori, sia improntata positivamente al sacerdozio, non basta che sia genericamente cristiana, sia pure alla maniera dei collegi vescovili o religiosi. Bisogna. quindi riaffermare la necessità del seminario come luogo e come tempo!
Circa il metodo la catechesi sul sacerdozio e sul seminario deve essere: autentica, fatta cioè con un discorso immerso nella fede; sicura: fatta con un discorso ancorato alla Bibbia e alla Tradizione; unitaria: con indirizzo fondamentalmente uniforme almeno per i contenuti; universale: penetrante in ogni categoria e strato sociale, cioè a tutte le età e le condizioni ...
INDICAZIONI PASTORALI
Ci si orienti per una forte e capillare presenza del prete in tutte le parrocchie secondo la tradizione della nostra diocesi di Bergamo e in tutte le comunità ecclesiali che per essere tali devono far capo alla parrocchia, cioè al prete.
La proposta della vocazione sul sacerdozio sia chiara e coraggiosa a tutti i livelli e sia sempre presente in tutta la catechesi e in occasione della prima comunione e della cresima in maniera esplicita. L'animazione sia vivace nel vicariato, nelle parrocchie e nelle famiglie; tutti i fedeli siano messi in condizione di poter sostenere il seminario sotto ogni aspetto come luogo e come tempo ...
Ci si impegni anche a offrire ospitalità, specialmente nelle canoniche, per quei seminaristi che hanno bisogno di fermarsi uno o due anni a ripensare alla propria vocazione prima di decidere se prendere o lasciare definitivamente. La giornata pro Seminario sia gestita dalla parrocchia, anche con l'ausilio di un animatore sacerdote incaricato per tutto il vicariato di mantenere sempre vivo il discorso con incontri, corsi e iniziative che si manifestano efficaci. È bene che la giornata pro seminario venga celebrata contemporaneamente in tutte le parrocchie del vicariato.
DON GIULIO
L'AUGURIO NATALIZIO E DI CAPO D'ANNO
Ci impegna sempre con delle belle parole che potremmo incorniciare per conservarcele appese a una parete di casa a ricordo e a ispirazione per tutto ciò che si vuole realizzare nella vita e per una lettura in chiave augurale degli eventi che ci possono capitare lungo il corso dell'anno. Ma purtroppo se il nostro augurio viene espresso soltanto a parole non modifica minimamente le situazioni della vita; occorre riferirlo sempre alla volontà divina, che tutto può, e alla nostra buona volontà affinchè si uniformi pienamente alla divina con cui possa conseguire insieme ciò che è nel desiderio di bene o nell'augurio che ci scambiamo. Ecco pertanto il mio augurio di «Buon Natale e di Buon Capo d'Anno» a tutta la popolazione, ai vicini e ai lontani, ai piccoli, agli adulti e agli anziani, ai sani e ai malati, a ciascuno indistintamente non può che esprimersi così: «Che il Signore ci aiuti sempre ad amarlo e ad amarci con la testimonianza perseverante delle buone opere» tenendo presente il detto scritturistico che afferma «Diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum!» cioè: «Per chi ama il Signore tutto giova al conseguimento del bene». Nulla mai ci separi dall'amore di Dio affinchè nulla mai ci separi dall'amore del prossimo. Buon Natale e Buon Anno Nuovo di gran cuore a tutti.
Vostro Aff.mo don Giulio
Vostro Aff.mo don Giulio