2005
Come è difficile vivere da Credenti!
Amici miei. Quanto è difficile vivere da credenti! Come è facile, invece, e comodo mettere da parte tutte le “remore” della religione e vivere alla giornata, prendere quello che piace e fare sempre di testa propria. ... Cosa è venuto a fare il Signore nel mondo? Perché è nato, si è fatto uomo?
Qualcuno risponde semplicisticamente: “Per complicarci la vita... già è difficile andar d’accordo tra di noi, già ci sono problemi comunque a badare alle cose, a far quadrare i bilanci delle nostre famiglie... e Lui viene a dirci che abbiamo un Padre, che ci vuole bene, che vuole la nostra felicità, che ci tratta da figli... Ma non era più semplice lasciarci tutto, anche la vita eterna comunque, e renderci potenti e capaci di realizzare tutto quello che ci saltava in mente... poi ci penseremmo noi... “.
Il senso del mondo come realtà complicata e difficile lo possediamo e se mischiamo le carte in tavola le facciamo ancora più complicate e difficili.
Che cosa significa credere, fratelli?
Significa fidarsi, affidarsi: riconoscere che il nostro punto di partenza non siamo noi, ma Lui, il Padre, il Figlio e lo Spirito: che tutto parte e comincia da Dio. Se questo
è il punto di partenza allora poi tutto si illumina in modo diverso. Perché Dio allora ci vuole qui, in questo mondo? Per riconoscere questo amore, per scoprire il suo progetto e per viverlo: Gesù è venuto nel mondo per rivelarci di nuovo, perché noi avevamo perso l’orientamento, che abbiamo a che fare con un Padre e non con un padrone e che la libertà va vissuta su un sentiero che è chiaro solo se lo vogliamo accogliere e vivere e prendere sul serio.
Se ci mettiamo in ricerca e in cammino certamente le risposte alle nostre domande più profonde le troviamo. E non accontentiamoci di quelle facili del gruppo degli amici o delle battute al bar. Proviamo a metterci veramente in ascolto della Parola di Dio, proviamo a riprendere il gusto della preghiera personale, familiare e comunitaria. Proviamo a chiederci come mai Dio ci abbia posto in una comunità a vivere e non isolati, soli, senza collegamenti con gli altri, e vediamo se possiamo metterci veramente in gioco insieme con i fratelli.
Allora sarà veramente un buon anno vissuto alla ricerca dei punti di contatto e del bene da mettere a disposizione di tutti quelli che incontriamo.
Buon Anno amici miei e mettiamoci insieme in cammino, sempre.
Angelo prete
Il senso del mondo come realtà complicata e difficile lo possediamo e se mischiamo le carte in tavola le facciamo ancora più complicate e difficili.
Che cosa significa credere, fratelli?
Significa fidarsi, affidarsi: riconoscere che il nostro punto di partenza non siamo noi, ma Lui, il Padre, il Figlio e lo Spirito: che tutto parte e comincia da Dio. Se questo
è il punto di partenza allora poi tutto si illumina in modo diverso. Perché Dio allora ci vuole qui, in questo mondo? Per riconoscere questo amore, per scoprire il suo progetto e per viverlo: Gesù è venuto nel mondo per rivelarci di nuovo, perché noi avevamo perso l’orientamento, che abbiamo a che fare con un Padre e non con un padrone e che la libertà va vissuta su un sentiero che è chiaro solo se lo vogliamo accogliere e vivere e prendere sul serio.
Se ci mettiamo in ricerca e in cammino certamente le risposte alle nostre domande più profonde le troviamo. E non accontentiamoci di quelle facili del gruppo degli amici o delle battute al bar. Proviamo a metterci veramente in ascolto della Parola di Dio, proviamo a riprendere il gusto della preghiera personale, familiare e comunitaria. Proviamo a chiederci come mai Dio ci abbia posto in una comunità a vivere e non isolati, soli, senza collegamenti con gli altri, e vediamo se possiamo metterci veramente in gioco insieme con i fratelli.
Allora sarà veramente un buon anno vissuto alla ricerca dei punti di contatto e del bene da mettere a disposizione di tutti quelli che incontriamo.
Buon Anno amici miei e mettiamoci insieme in cammino, sempre.
Angelo prete
Febbraio:
Carnevale e Quaresima, che fare?
Carissimi cristiani di Zogno
Il tempo trascorre veloce e la quaresima è già alle porte: abbiamo accelerato i tempi per vivere intensamente la festa del patrono del nostro oratorio tentando di approfondire il mistero del compito educativo assegnatoci dalla vita e dalla fede: e nello stesso tempo è passato come un vento il Carnevale, che per la Pasqua “bassa”, cioè molto vicina, si è rivelato necessariamente molto breve.
Ci domandiamo sempre noi, operatori liturgici, che cosa si debba fare per avvicinare, interessare, rendere partecipi i credenti non soltanto alla liturgia, ma al collegamento tra il celebrare e il realizzare nella vita quotidiana ciò che si loda.
Si sta delineando nella nostra società una concreta separazione tra tempo liturgico e feste di paese: come già ho notato lo scorso anno il breve lasso di tempo per il carnevale porterà organizzatori poco attenti alla liturgia a vivere il carnevale in tempo di quaresima e quindi si ridurrà ancora di più il tempo di preparazione alla Pasqua. Tanto, si è tentati di dire, e magari lo si dice credendoci davvero: “È tutto un carnevale”!
Per i cristiani che cosa c’è di più importante?
Essere nella gioia come ci ha ricordato il patrono dell’oratorio impegnandosi nella santità. Non dobbiamo essere cristiani musoni, sempre arrabbiati, ma cristiani felici di esserlo, attenti alle cose che contano davvero andando al di là delle tradizioni goderecce che si inventano continuamente in questo nostro tempo.
Cosa fare allora? Impegnarsi a comprendere sempre con maggior chiarezza che cosa vuole il Signore da ognuno di noi e vivere le gioie della vita condividendole con i fratelli e impegnandoci a comunicarle a chi ci sta vicino.
Dobbiamo recuperare il senso del tempo ricevuto e donato dal Signore, da utilizzare per il bene proprio e altrui, per costruire qualcosa di grande e di buono per tutti. Mi rivolgo a quelle persone non impegnate nel sociale, nel volontariato, a coloro che magari, hanno tempo da regalare, da donare: impegniamolo nell’andare incontro a chi sta male, è solo, ha bisogno di attenzioni. Viviamo la quaresima della carità, dell’ attenzione agli altri non soltanto donando un contributo in denaro, che è comunque un gesto di generosità ma forse troppo sbrigativo che non cambia il nostro cuore, e ci fa sentire con la coscienza a posto per cui più tranquilli. Ma non basta, dobbiamo riuscire ad andare oltre mettendoci in cammino e comprendendo che soltanto uscendo dal nostro egoismo riusciremo a costruire una società più umana, più a livello dei fratelli, donando noi stessi.
Anche quest’anno distribuiremo, come nell’avvento, i libretti per la preghiera familiare. Vi raccomando utilizzateli e finalizzate la vostra preghiera per il Sinodo che il Vescovo ci affida.
Organizzeremo ancora le Via Crucis nelle strade e, i venerdì pomeriggio, in Chiesa. Un invito pressante agli adulti perché trovino il tempo di ascoltare e meditare la Parola di Dio (la catechesi del mercoledì serve, ma troppi non trovano il tempo... o la voglia) e per i ragazzi che il loro catechismo sia fruttuoso.
Buon cammino di quaresima
Angelo prete
Il tempo trascorre veloce e la quaresima è già alle porte: abbiamo accelerato i tempi per vivere intensamente la festa del patrono del nostro oratorio tentando di approfondire il mistero del compito educativo assegnatoci dalla vita e dalla fede: e nello stesso tempo è passato come un vento il Carnevale, che per la Pasqua “bassa”, cioè molto vicina, si è rivelato necessariamente molto breve.
Ci domandiamo sempre noi, operatori liturgici, che cosa si debba fare per avvicinare, interessare, rendere partecipi i credenti non soltanto alla liturgia, ma al collegamento tra il celebrare e il realizzare nella vita quotidiana ciò che si loda.
Si sta delineando nella nostra società una concreta separazione tra tempo liturgico e feste di paese: come già ho notato lo scorso anno il breve lasso di tempo per il carnevale porterà organizzatori poco attenti alla liturgia a vivere il carnevale in tempo di quaresima e quindi si ridurrà ancora di più il tempo di preparazione alla Pasqua. Tanto, si è tentati di dire, e magari lo si dice credendoci davvero: “È tutto un carnevale”!
Per i cristiani che cosa c’è di più importante?
Essere nella gioia come ci ha ricordato il patrono dell’oratorio impegnandosi nella santità. Non dobbiamo essere cristiani musoni, sempre arrabbiati, ma cristiani felici di esserlo, attenti alle cose che contano davvero andando al di là delle tradizioni goderecce che si inventano continuamente in questo nostro tempo.
Cosa fare allora? Impegnarsi a comprendere sempre con maggior chiarezza che cosa vuole il Signore da ognuno di noi e vivere le gioie della vita condividendole con i fratelli e impegnandoci a comunicarle a chi ci sta vicino.
Dobbiamo recuperare il senso del tempo ricevuto e donato dal Signore, da utilizzare per il bene proprio e altrui, per costruire qualcosa di grande e di buono per tutti. Mi rivolgo a quelle persone non impegnate nel sociale, nel volontariato, a coloro che magari, hanno tempo da regalare, da donare: impegniamolo nell’andare incontro a chi sta male, è solo, ha bisogno di attenzioni. Viviamo la quaresima della carità, dell’ attenzione agli altri non soltanto donando un contributo in denaro, che è comunque un gesto di generosità ma forse troppo sbrigativo che non cambia il nostro cuore, e ci fa sentire con la coscienza a posto per cui più tranquilli. Ma non basta, dobbiamo riuscire ad andare oltre mettendoci in cammino e comprendendo che soltanto uscendo dal nostro egoismo riusciremo a costruire una società più umana, più a livello dei fratelli, donando noi stessi.
Anche quest’anno distribuiremo, come nell’avvento, i libretti per la preghiera familiare. Vi raccomando utilizzateli e finalizzate la vostra preghiera per il Sinodo che il Vescovo ci affida.
Organizzeremo ancora le Via Crucis nelle strade e, i venerdì pomeriggio, in Chiesa. Un invito pressante agli adulti perché trovino il tempo di ascoltare e meditare la Parola di Dio (la catechesi del mercoledì serve, ma troppi non trovano il tempo... o la voglia) e per i ragazzi che il loro catechismo sia fruttuoso.
Buon cammino di quaresima
Angelo prete
Cristo vince la morte e ci chiama alla vita...
Siamo già a metà quaresima: Gesù ci insegna a scegliere e noi scopriamo assieme agli apostoli prediletti (Pietro, Giacomo e Giovanni) che è proprio Lui, Gesù, l’inviato del Padre, ed è Lui da ascoltare. Facile a dirsi.
Ma è proprio qui il bello: se vogliamo essere quello che abbiamo scelto, cioè cristiani, è Lui da seguire.
Ora con le domeniche di quaresima siamo invitati a fare l’esame del nostro battesimo: il cieco nato incontra Gesù ci vede e lo vede, e gli crede; la samaritana pensa di non aver bisogno di nulla, sa il fatto suo, passa tranquillamente da un uomo all’altro e incontra un uomo che la mette in difficoltà perché non chiede ma dona, dialoga, accoglie, da valore e si ritrova nuova creatura pronta a comunicare a tutti di aver incontrato chi sapeva tutto di lei e di tutti, della vita, che aveva l’acqua per dissetare tutte le ricerche; e Gesù libera Lazzaro dalla morte, ci dà a tutti la vita, la sua vita e ci dice che siamo vivi con Lui (senza di Lui no).
Da qui comprendiamo che cosa è la Pasqua: festa del passaggio dalla morte alla vita, festa del vivere nuovo di chi crede, di chi è battezzato, festa del recupero del senso cristiano dell’esistenza. È gioia perché il sole (Gesù: quell’Astro del ciel che sorge che abbiamo cantato a Natale) illumina il nostro cammino e ci rende luminosi, portatori della sua luce, annunciatori della sua vita.
Pasqua è gioia perché Dio vince la morte: la morte non fa più così paura, perché non sarà, per chi crede in Gesù, l’ultima parola pronunciata sulla propria vita, ma dopo la morte c’è la vita nuova, quella creduta, quella conquistata con la sua croce e la sua risurrezione.
Vita nuova, vita da credenti, vita da figli e da fratelli: essere Chiesa ed essere comunità deriva da questo e si può intravedere la comunità solo se ci si nutre di Colui che è la fonte, la sorgente del nostro vivere: Gesù Cristo, luce per illuminare le genti e gloria del popolo.
Impariamo la gratuità, la gioia del dono, del servizio, dell’impegno col cuore aperto e disponibile mettendo davanti a tutto l’amore. Il Signore che è Padre ci dona il suo Figlio, ci chiama figli e ci prende per mano, ci nutre di sé, ci dona la sua vita. Nelle feste per il dono dei sacramenti dell’iniziazione cristiana proviamo, noi adulti, a far revisione di come utilizziamo i regali che il Signore ci mette in mano, di come siamo figli e di chi serviamo.
Impegniamoci a diffondere la gioia di essere figli di Dio, resi santi come Lui è santo pur con tutti i nostri difetti che incrostano la somiglianza con Lui e non ci permettono di parlare di Lui nel modo più credibile: che il Signore ci cambi il cuore e ci renda nuovamente figli degni di questo nome.
Auguri Buona Pasqua. Gesù Cristo risorga in ognuno di noi.
Angelo prete
Ma è proprio qui il bello: se vogliamo essere quello che abbiamo scelto, cioè cristiani, è Lui da seguire.
Ora con le domeniche di quaresima siamo invitati a fare l’esame del nostro battesimo: il cieco nato incontra Gesù ci vede e lo vede, e gli crede; la samaritana pensa di non aver bisogno di nulla, sa il fatto suo, passa tranquillamente da un uomo all’altro e incontra un uomo che la mette in difficoltà perché non chiede ma dona, dialoga, accoglie, da valore e si ritrova nuova creatura pronta a comunicare a tutti di aver incontrato chi sapeva tutto di lei e di tutti, della vita, che aveva l’acqua per dissetare tutte le ricerche; e Gesù libera Lazzaro dalla morte, ci dà a tutti la vita, la sua vita e ci dice che siamo vivi con Lui (senza di Lui no).
Da qui comprendiamo che cosa è la Pasqua: festa del passaggio dalla morte alla vita, festa del vivere nuovo di chi crede, di chi è battezzato, festa del recupero del senso cristiano dell’esistenza. È gioia perché il sole (Gesù: quell’Astro del ciel che sorge che abbiamo cantato a Natale) illumina il nostro cammino e ci rende luminosi, portatori della sua luce, annunciatori della sua vita.
Pasqua è gioia perché Dio vince la morte: la morte non fa più così paura, perché non sarà, per chi crede in Gesù, l’ultima parola pronunciata sulla propria vita, ma dopo la morte c’è la vita nuova, quella creduta, quella conquistata con la sua croce e la sua risurrezione.
Vita nuova, vita da credenti, vita da figli e da fratelli: essere Chiesa ed essere comunità deriva da questo e si può intravedere la comunità solo se ci si nutre di Colui che è la fonte, la sorgente del nostro vivere: Gesù Cristo, luce per illuminare le genti e gloria del popolo.
Impariamo la gratuità, la gioia del dono, del servizio, dell’impegno col cuore aperto e disponibile mettendo davanti a tutto l’amore. Il Signore che è Padre ci dona il suo Figlio, ci chiama figli e ci prende per mano, ci nutre di sé, ci dona la sua vita. Nelle feste per il dono dei sacramenti dell’iniziazione cristiana proviamo, noi adulti, a far revisione di come utilizziamo i regali che il Signore ci mette in mano, di come siamo figli e di chi serviamo.
Impegniamoci a diffondere la gioia di essere figli di Dio, resi santi come Lui è santo pur con tutti i nostri difetti che incrostano la somiglianza con Lui e non ci permettono di parlare di Lui nel modo più credibile: che il Signore ci cambi il cuore e ci renda nuovamente figli degni di questo nome.
Auguri Buona Pasqua. Gesù Cristo risorga in ognuno di noi.
Angelo prete
Pasqua di risurrezione
(rotoli via da noi il macigno dell’indifferenza)
Pasqua è la festa dei macigni rotolati.
È la festa del terremoto.
La mattina di Pasqua le donne, giunte nell’orto, videro il macigno rimosso dal sepolcro. Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme messa all’imboccatura dell’anima, che non lascia filtrare l’ossigeno, che opprime in una morsa di gelo; che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l’altro. È il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell’odio, della disperazione, del peccato. Siamo tombe alienate. Ognuna col suo sigillo di morte.
Pasqua, allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi. E se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà a rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo che contrassegnò la risurrezione di Cristo.
Così scriveva don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, presidente di Pax Cristi, impegnato a vivere il suo essere credente.
Questo ci viene comunicato nella Pasqua del Signore.
Dio è pronto ad aiutarci a far rotolare via dalla nostra vita tutti i macigni, tutte le pietre che provengono dall’egoismo, dalle abitudini sbagliate, dalle messe non vissute, dalla carità pretesa dagli altri e non offerta e donata.
Dio ci comunica in Cristo risorto che vale la pena, che si può anche oggi vincere il male con il bene, fidarsi delle persone fatte a sua immagine e somiglianza, che siamo anche oggi capaci di grandi regali per i fratelli, che non hanno bisogno di soldi, ma di amore, di esempio, di annuncio, di evangelizzazione, di valore, di dono. Rotoliamo via la pietra delle nostre sicurezze e mettiamoci a disposizione della grazia del Cristo che ci solleva dalla tomba e ci dà la vita, ci rende luce per tutti, sale del mondo, sempre impegnati a realizzare il bene per chi incontriamo.
Auguri amici miei, Buona Pasqua! Che ogni giorno sia Pasqua.
Cristo Risorto ci aiuti a vivere la sua vita con i nostri fratelli.
Non lasciamoci prendere dall’abitudine e dalla consuetudine con cui viviamo spesso le nostre feste e che non ci sia tanto rumore per nulla: si continui a sentire in noi il rotolamento del macigno del nostro egoismo per far posto alla porta aperta dell’amore del Risorto e dei risorti.
Angelo prete
È la festa del terremoto.
La mattina di Pasqua le donne, giunte nell’orto, videro il macigno rimosso dal sepolcro. Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme messa all’imboccatura dell’anima, che non lascia filtrare l’ossigeno, che opprime in una morsa di gelo; che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l’altro. È il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell’odio, della disperazione, del peccato. Siamo tombe alienate. Ognuna col suo sigillo di morte.
Pasqua, allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi. E se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà a rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo che contrassegnò la risurrezione di Cristo.
Così scriveva don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, presidente di Pax Cristi, impegnato a vivere il suo essere credente.
Questo ci viene comunicato nella Pasqua del Signore.
Dio è pronto ad aiutarci a far rotolare via dalla nostra vita tutti i macigni, tutte le pietre che provengono dall’egoismo, dalle abitudini sbagliate, dalle messe non vissute, dalla carità pretesa dagli altri e non offerta e donata.
Dio ci comunica in Cristo risorto che vale la pena, che si può anche oggi vincere il male con il bene, fidarsi delle persone fatte a sua immagine e somiglianza, che siamo anche oggi capaci di grandi regali per i fratelli, che non hanno bisogno di soldi, ma di amore, di esempio, di annuncio, di evangelizzazione, di valore, di dono. Rotoliamo via la pietra delle nostre sicurezze e mettiamoci a disposizione della grazia del Cristo che ci solleva dalla tomba e ci dà la vita, ci rende luce per tutti, sale del mondo, sempre impegnati a realizzare il bene per chi incontriamo.
Auguri amici miei, Buona Pasqua! Che ogni giorno sia Pasqua.
Cristo Risorto ci aiuti a vivere la sua vita con i nostri fratelli.
Non lasciamoci prendere dall’abitudine e dalla consuetudine con cui viviamo spesso le nostre feste e che non ci sia tanto rumore per nulla: si continui a sentire in noi il rotolamento del macigno del nostro egoismo per far posto alla porta aperta dell’amore del Risorto e dei risorti.
Angelo prete
Da un PAPA...
a un altro PAPA
Il tempo pasquale di quest’anno ci ha dato emozioni indescrivibili.
La Chiesa ha perso la sua guida e ha notato quanto fosse conosciuto e riconosciuto come guida per il mondo intero.
La cosa ci ha riempito di orgoglio, ma ci ha anche fatto riflettere: “Se tutti lo hanno così sentito Padre, come mai non si è generalizzata la ricerca del Cristo? Come mai ci si ritrova a non vivere da cristiani sempre più in tanti?
Vuol dire che si sono toccate solo le emozioni! Che sono stati presi in considerazione solo gli interventi umanitari, la corsa verso le popolazioni povere, il grido contro la guerra e non l’invito pressante, continuo a mettere Cristo al centro della propria vita!
Mettere Cristo al centro della vita obbliga a cambiare sistema di vita, ci obbliga a prendere sul serio l’impegno a servire i fratelli, ad amare fuori misura, a dire la propria fede nelle cose di ogni giorno. E qui cominciano gli impegni perché non è facile e poi non si possono più passare sotto silenzio i nostri errori e le nostre abitudini negative, i nostri peccati.
E il nuovo Papa cosa ci porterà di nuovo?
Tutto e nulla: dipende dalla nostra fede, dalla nostra risposta alla chiamata del Signore, dal vivere l’ascolto della Parola, la Liturgia e la Carità da credenti: né più né meno come con il Papa precedente, anche se la guida visibile è cambiata, è sempre il Cristo il centro della nostra esistenza.
I frutti della Pasqua sono i sacramenti dell’iniziazione cristiana che ci immergono in Cristo e ci danno la sua vita, ci rendono Chiesa in cammino.
È bello aiutare i bambini a viverli al meglio: è una grande scoperta riconoscere che sono i genitori che hanno bisogno per primi di riscoprirli e riviverli. Solo se i genitori si mettono veramente di impegno, i doni dei sacramenti porteranno i frutti sperati.
C’è tutto un grande impegno di catechesi, di celebrazione, che ci aiuta a vivere intensamente l’incontro con Colui che è la nostra Vita, la salvezza e la pace. Bisogna imparare a vivere l’incontro, con il Signore nell’aiuto che ci dà la comunità, sentendoci sempre responsabili dei regali ricevuti.
Carissimi amici miei bisogna imparare ad ascoltare ciò che Cristo ci comunica e cercare di viverlo ogni giorno non accontentandoci di alcuni momenti, ma sentendoci sempre chiamati a realizzare la vita secondo il suo progetto.
Che l’incontro con Lui ci renda sempre nuove creature.
Auguri
Angelo prete
La Chiesa ha perso la sua guida e ha notato quanto fosse conosciuto e riconosciuto come guida per il mondo intero.
La cosa ci ha riempito di orgoglio, ma ci ha anche fatto riflettere: “Se tutti lo hanno così sentito Padre, come mai non si è generalizzata la ricerca del Cristo? Come mai ci si ritrova a non vivere da cristiani sempre più in tanti?
Vuol dire che si sono toccate solo le emozioni! Che sono stati presi in considerazione solo gli interventi umanitari, la corsa verso le popolazioni povere, il grido contro la guerra e non l’invito pressante, continuo a mettere Cristo al centro della propria vita!
Mettere Cristo al centro della vita obbliga a cambiare sistema di vita, ci obbliga a prendere sul serio l’impegno a servire i fratelli, ad amare fuori misura, a dire la propria fede nelle cose di ogni giorno. E qui cominciano gli impegni perché non è facile e poi non si possono più passare sotto silenzio i nostri errori e le nostre abitudini negative, i nostri peccati.
E il nuovo Papa cosa ci porterà di nuovo?
Tutto e nulla: dipende dalla nostra fede, dalla nostra risposta alla chiamata del Signore, dal vivere l’ascolto della Parola, la Liturgia e la Carità da credenti: né più né meno come con il Papa precedente, anche se la guida visibile è cambiata, è sempre il Cristo il centro della nostra esistenza.
I frutti della Pasqua sono i sacramenti dell’iniziazione cristiana che ci immergono in Cristo e ci danno la sua vita, ci rendono Chiesa in cammino.
È bello aiutare i bambini a viverli al meglio: è una grande scoperta riconoscere che sono i genitori che hanno bisogno per primi di riscoprirli e riviverli. Solo se i genitori si mettono veramente di impegno, i doni dei sacramenti porteranno i frutti sperati.
C’è tutto un grande impegno di catechesi, di celebrazione, che ci aiuta a vivere intensamente l’incontro con Colui che è la nostra Vita, la salvezza e la pace. Bisogna imparare a vivere l’incontro, con il Signore nell’aiuto che ci dà la comunità, sentendoci sempre responsabili dei regali ricevuti.
Carissimi amici miei bisogna imparare ad ascoltare ciò che Cristo ci comunica e cercare di viverlo ogni giorno non accontentandoci di alcuni momenti, ma sentendoci sempre chiamati a realizzare la vita secondo il suo progetto.
Che l’incontro con Lui ci renda sempre nuove creature.
Auguri
Angelo prete
Tempo di vacanze...
tempo di sintesi
Nel Mese di Maggio, con la celebrazione dei Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana abbiamo ritrovato la gioia dell’incontro con il Signore. Aiutati dai nostri bambini di seconda elementare abbiamo fatto esperienza della bontà e disponibilità continua di Dio al perdono: abbiamo perso la paura di Dio e compreso che Dio ci ama e vuole essere amato. Con la Festa di Prima Comunione ci siamo ritrovati attorno alla Mensa Eucaristica facendoci “affamare” di Lui per imparare a nutrirci sempre di più di Cristo e di Parola di Verità.
In queste due celebrazioni con i nostri bambini ci troviamo immersi nella semplicità che noi adulti spesso siamo tentati di rovinare con ragionamenti egoistici e con abitudini balorde. Fossimo un po’ più, tutti, bambini ci accorgeremmo della bellezza dell’incontro e dei regali continui che riceviamo nello stare con il Signore.
Con i ragazzi di prima media e con quelli di terza media abbiamo vissuto due grandi occasioni in cui si svela il nostro essere in cammino chiamati e capaci di scelta e di risposta: un Dio che ci ama vuole la nostra risposta convinta e coerente e noi ci siamo stati, abbiamo, insieme con i genitori, padrini e madrine vissuto intensamente i momenti della celebrazione, ma non deve finire qui, bisogna ripartire da lì a vivere di nuovo la Comunità Cristiana.
Vi devo dire che la gioia più grande la trovo quando m’incontro con i genitori, quei genitori che vogliono trovare tempo, che sanno vincere la ritrosia a metter- si in gioco, che ritrovano la gioia del capire di nuovo la propria fede e Dio, mettendosi ancora in cammino, quei genitori che hanno il coraggio di andare di nuovo a catechismo... a Zogno ne ho trovati, e spero di trovarne sempre di più.
Auguri amici Zognesi: termina il tempo della catechesi, della scuola e si va in vacanza: non mandate in vacanza la vostra fede...
...Continua l’impegno della ri- cerca per il Sinodo. Mi piacerebbe che tutti noi trovassimo la gioia di cercare e scoprire quale parrocchia vuole il Signore. Mi piacerebbe avere più gente responsabile nell’approfondire e nel dare il proprio contributo ad essere Chiesa.
Forza amici miei carissimi, c’è bisogno di tutti, bisogna che impariamo a sentirci famiglia di Dio e lavoriamo insieme perché il Regno del Signore venga e la nostra vita sia gioiosa nel nome di Cristo.
Angelo prete
In queste due celebrazioni con i nostri bambini ci troviamo immersi nella semplicità che noi adulti spesso siamo tentati di rovinare con ragionamenti egoistici e con abitudini balorde. Fossimo un po’ più, tutti, bambini ci accorgeremmo della bellezza dell’incontro e dei regali continui che riceviamo nello stare con il Signore.
Con i ragazzi di prima media e con quelli di terza media abbiamo vissuto due grandi occasioni in cui si svela il nostro essere in cammino chiamati e capaci di scelta e di risposta: un Dio che ci ama vuole la nostra risposta convinta e coerente e noi ci siamo stati, abbiamo, insieme con i genitori, padrini e madrine vissuto intensamente i momenti della celebrazione, ma non deve finire qui, bisogna ripartire da lì a vivere di nuovo la Comunità Cristiana.
Vi devo dire che la gioia più grande la trovo quando m’incontro con i genitori, quei genitori che vogliono trovare tempo, che sanno vincere la ritrosia a metter- si in gioco, che ritrovano la gioia del capire di nuovo la propria fede e Dio, mettendosi ancora in cammino, quei genitori che hanno il coraggio di andare di nuovo a catechismo... a Zogno ne ho trovati, e spero di trovarne sempre di più.
Auguri amici Zognesi: termina il tempo della catechesi, della scuola e si va in vacanza: non mandate in vacanza la vostra fede...
...Continua l’impegno della ri- cerca per il Sinodo. Mi piacerebbe che tutti noi trovassimo la gioia di cercare e scoprire quale parrocchia vuole il Signore. Mi piacerebbe avere più gente responsabile nell’approfondire e nel dare il proprio contributo ad essere Chiesa.
Forza amici miei carissimi, c’è bisogno di tutti, bisogna che impariamo a sentirci famiglia di Dio e lavoriamo insieme perché il Regno del Signore venga e la nostra vita sia gioiosa nel nome di Cristo.
Angelo prete
Possiamo contare su di te?
Conta su di me… Realizza ciò che sei perché io sono vicino a te... Ti do una mano...
Leggendo il titolo del CRE di quest’ anno mi viene in mente questo. Ma sarà proprio così?
Provo a leggere. È tentativo di comunicare l’impegno a condividere pensando ai beni come ricchezza comune, che fa crescere tutti insieme. Cosa me ne faccio di tante ricchezze, se poi sono solo, non ho affetti, non riesco a comunicare la mia gioia e a riceverla?
Siamo invitati quindi a scambiare la gioia, la festa dell’essere vivi e dell’essere insieme...
Pensate un po’ fratelli: abbiamo vissuto il primo anno di Sinodo e ho visto assotigliarsi sempre di più le persone che si interessavano. Tutte brave, impegnate, ma sempre quelle. E tutti gli altri? E i giovani oltre a litigare per la squadra del cuore o per il motorino o per l’auto, sanno andare nel profondo e cercare e dare risposte profonde? Sanno e sappiamo cercare i motivi per cui non siamo più comunità in cammino? I motivi per cui ognuno pensa a sé e vede la Parrocchia solo come distributrice di servizi che sono dovuti e che devono essere erogati secondo le richieste che ognuno esprime? Che parrocchia vogliamo noi?
Ma soprattutto che parrocchia vuole Gesù Cristo?
Carissimi Zognesi questo è un periodo ricco di occasioni religiose rilevanti nella nostra comunità che culminerà con la festa del Patrono S. Lorenzo (10 agosto); si muovono per primi gli abitanti della strada nuova per la festa di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù alla Rasga (2 luglio), preparata con la Novena, immediatamente seguita dalla Madonna del Carmine, anch’essa preceduta con una Novena (16 luglio). Subito dopo si prepara la festa di Nostra Signore della Neve alle Tre Fontane (5 agosto).
Nessuno è messo da parte, a tutti si va incontro e tutti si aiutano per riconoscersi partecipi di un’unica realtà che è la Comunità Parrocchiale con le sue feste comuni e con le feste delle singole frazioni.
Proviamo a vivere uscendo dal nostro egoismo, attenti al bene che continuamente riceviamo e che sempre abbiamo occasione di ridonare. Proviamo a pensare al plurale, all’insieme, al trovare sempre più tempo per metterci in servizio reciproco, imparando dal Cristo che ci ha amato sempre e continua ad offrirsi per noi.
Auguri e buone vacanze a tutti
Angelo prete
Leggendo il titolo del CRE di quest’ anno mi viene in mente questo. Ma sarà proprio così?
Provo a leggere. È tentativo di comunicare l’impegno a condividere pensando ai beni come ricchezza comune, che fa crescere tutti insieme. Cosa me ne faccio di tante ricchezze, se poi sono solo, non ho affetti, non riesco a comunicare la mia gioia e a riceverla?
Siamo invitati quindi a scambiare la gioia, la festa dell’essere vivi e dell’essere insieme...
Pensate un po’ fratelli: abbiamo vissuto il primo anno di Sinodo e ho visto assotigliarsi sempre di più le persone che si interessavano. Tutte brave, impegnate, ma sempre quelle. E tutti gli altri? E i giovani oltre a litigare per la squadra del cuore o per il motorino o per l’auto, sanno andare nel profondo e cercare e dare risposte profonde? Sanno e sappiamo cercare i motivi per cui non siamo più comunità in cammino? I motivi per cui ognuno pensa a sé e vede la Parrocchia solo come distributrice di servizi che sono dovuti e che devono essere erogati secondo le richieste che ognuno esprime? Che parrocchia vogliamo noi?
Ma soprattutto che parrocchia vuole Gesù Cristo?
Carissimi Zognesi questo è un periodo ricco di occasioni religiose rilevanti nella nostra comunità che culminerà con la festa del Patrono S. Lorenzo (10 agosto); si muovono per primi gli abitanti della strada nuova per la festa di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù alla Rasga (2 luglio), preparata con la Novena, immediatamente seguita dalla Madonna del Carmine, anch’essa preceduta con una Novena (16 luglio). Subito dopo si prepara la festa di Nostra Signore della Neve alle Tre Fontane (5 agosto).
Nessuno è messo da parte, a tutti si va incontro e tutti si aiutano per riconoscersi partecipi di un’unica realtà che è la Comunità Parrocchiale con le sue feste comuni e con le feste delle singole frazioni.
Proviamo a vivere uscendo dal nostro egoismo, attenti al bene che continuamente riceviamo e che sempre abbiamo occasione di ridonare. Proviamo a pensare al plurale, all’insieme, al trovare sempre più tempo per metterci in servizio reciproco, imparando dal Cristo che ci ha amato sempre e continua ad offrirsi per noi.
Auguri e buone vacanze a tutti
Angelo prete
Agosto:
festa di San Lorenzo
Siamo invitati tutti a riconoscere colui che i nostri antenati hanno scelto come santo protettore: Lorenzo diacono e martire, servo e testimone. Ci dobbiamo chiedere se le caratteristiche principali del nostro santo emergono nel nostro vivere comunitario, se lo spirito di servizio e la testimonianza della carità brillano nelle azioni degli Zognesi. Dobbiamo lasciarci aiutare a compiere questo esame approfondito di coscienza: la nostra fede si manifesta nel servizio a Cristo nei fratelli? La testimonianza che balza all’occhio di chi ci conosce per la prima volta è il vivere la carità di Cristo reciprocamente?
Le campane suonano a festa, l’oratorio si ravviva tutte le sere di gente che ha voglia di stare insieme, di farsi compagnia, di riconoscersi unita a qualcuno. L’oratorio, il sagrato, la Chiesa sono diventate il centro del paese, mezzo e strumento di incontro per tutti. Il motivo è uno solo: S. Lorenzo ci riguarda tutti, richiama tutti al centro, all’essenziale a quello che ci fa Comunità di credenti in cammino.
C’è anche gente che non va mai a messa, ma in questo periodo un salto all’oratorio lo fa, saluta le persone, beve un calice in compagnia, mangia qualcosa insieme in un clima di festa. Tutto questo ha un punto di partenza fondamentale per noi credenti, battezzati, sempre alla ricerca di cosa significhi esserlo: il riferimento a Gesù Cristo, l’essere Chiesa, cioè comunità di cristiani.
Voglio cogliere l’occasione qui di dire un grazie a tutti coloro che si danno da fare per rendere possibile l’ organizzazione di tutto questo, di chi soprattutto non smette mai e non lo fa soltanto durante la sagra. È un modo per dire a tutti che la Comunità riguarda ognuno di noi nella responsabilità comune: la comunità vive della volontà di tutti di metterci il meglio di sé per il bene di tutti: dai catechisti, agli animatori e tutti quelli che si mettono a servizio nelle realtà semplici e umili di tutti i giorni, quando nessuno applaude e ringrazia.
Inoltre siete tutti invitati, la sera del 6 di Agosto, alle ore 20.30, nella Chiesa della Confraternita, a vivere la riscoperta di un stupendo quadro donato dal nostro concittadino Antonio Zanchi nato agli inizi del ‘600 a Grumello de Zanchi. Questo capolavoro, molto bello e particolare è stato mandato in restauro a Bergamo e raffigura la Fuga in Egitto.
Oltre alla presentazione di questa opera, sono in mostra stoffe antiche che alcune ragazze della scuola ENAIP di Botticino (BS) hanno voluto esporre dopo un periodo (stage) passato tra di noi, come cammino conclusivo della loro permanenza qui a Zogno.
Se viviamo la nostra festa con il clima dei ricercatori della Verità e della Gioia di Cristo, riusciamo anche a costruire la società migliore che tutti sogniamo.
Auguri
Angelo prete
Le campane suonano a festa, l’oratorio si ravviva tutte le sere di gente che ha voglia di stare insieme, di farsi compagnia, di riconoscersi unita a qualcuno. L’oratorio, il sagrato, la Chiesa sono diventate il centro del paese, mezzo e strumento di incontro per tutti. Il motivo è uno solo: S. Lorenzo ci riguarda tutti, richiama tutti al centro, all’essenziale a quello che ci fa Comunità di credenti in cammino.
C’è anche gente che non va mai a messa, ma in questo periodo un salto all’oratorio lo fa, saluta le persone, beve un calice in compagnia, mangia qualcosa insieme in un clima di festa. Tutto questo ha un punto di partenza fondamentale per noi credenti, battezzati, sempre alla ricerca di cosa significhi esserlo: il riferimento a Gesù Cristo, l’essere Chiesa, cioè comunità di cristiani.
Voglio cogliere l’occasione qui di dire un grazie a tutti coloro che si danno da fare per rendere possibile l’ organizzazione di tutto questo, di chi soprattutto non smette mai e non lo fa soltanto durante la sagra. È un modo per dire a tutti che la Comunità riguarda ognuno di noi nella responsabilità comune: la comunità vive della volontà di tutti di metterci il meglio di sé per il bene di tutti: dai catechisti, agli animatori e tutti quelli che si mettono a servizio nelle realtà semplici e umili di tutti i giorni, quando nessuno applaude e ringrazia.
Inoltre siete tutti invitati, la sera del 6 di Agosto, alle ore 20.30, nella Chiesa della Confraternita, a vivere la riscoperta di un stupendo quadro donato dal nostro concittadino Antonio Zanchi nato agli inizi del ‘600 a Grumello de Zanchi. Questo capolavoro, molto bello e particolare è stato mandato in restauro a Bergamo e raffigura la Fuga in Egitto.
Oltre alla presentazione di questa opera, sono in mostra stoffe antiche che alcune ragazze della scuola ENAIP di Botticino (BS) hanno voluto esporre dopo un periodo (stage) passato tra di noi, come cammino conclusivo della loro permanenza qui a Zogno.
Se viviamo la nostra festa con il clima dei ricercatori della Verità e della Gioia di Cristo, riusciamo anche a costruire la società migliore che tutti sogniamo.
Auguri
Angelo prete
Nuovo anno pastorale:
il Sinodo... cosa fare?
Carissimi Zognesi la mente corre alle tante persone che hanno riempito le serate della sagra e il giorno di S. Lorenzo: a detta di quelli che ho sentito la processione di quest’anno è stata davvero partecipata. Questo mi fa ben sperare per l’inizio del nuovo anno pastorale. Occorre però rimettersi decisamente in cammino e cominciare, in tanti, oserei dire tutti, a non considerare l’essere cristiani come un optional, l’andare a Messa come un peso, il partecipare della vita della comunità invito riservato a pochissimi fedeli...
A questa stregua il Sinodo e qualsiasi iniziativa di coinvolgimento del popolo di Dio in cammino non avrà successo, è destinata a cadere nell’anonimato e nel dimenticatoio più totale.
Cosa fare allora?
Prima di tutto occorre rimettersi in gioco, sentirsi coinvolti, ritenere la Chiesa la realtà che ci riguarda tutti e non proprietà o fisima, o passione di qualcuno. Sentire e vivere la parrocchia come un fatto che riguarda la vita di ogni giorno e non soltanto i vari momenti della vita in cui siamo quasi obbligati a presenziare, da spettatori (sacramenti e obblighi di parentela).
“Ma è obbligatorio il corso di preparazione al Battesimo?”, mi chiede un papà un po’ seccato perché lavora anche di sabato... “Adesso che mio figlio va a catechismo non sarò obbligata ad andare a messa tutte le domeniche”, dice una mamma alla catechista e continua: “Io la porto qui a te, poi me la riaccompagni a casa...!”.
Ecco perché i nostri ragazzi sono numerosi al catechismo settimanale, mentre alla domenica spariscono dalla messa, un po’ per impegni sportivi, un po’ perché i loro genitori non se ne preoccupano, non li riguarda, hanno altro a cui pensare. Non parliamo poi di chi chiede il matrimonio e mi viene a dire che non ne vogliono sapere della Messa, ma chiedono il matrimonio in parrocchia. Come mai?
I sacramenti hanno un riferimento chiaro a Cristo e alla Chiesa, non riguardano solo il nostro rapporto personale con Dio, ma ci mettono in gioco in una comunità in cammino.
COSA FARE ALLORA?
L’unica risposta valida e interessante è: PARTECIPAZIONE. Ma ci può essere solo se si fa un cammino di ricerca, se non ci si accontenta delle rispostine televisive (si può trovare la fede anche in televisione, ma è rarissimo...). Occorre trovare il tempo del dialogo, dell’attenzione ai fratelli.
C’è un grande pericolo che corriamo tutti compreso il sottoscritto. Troppe cose da fare rischiano di sopprimere l’ascolto e l’attenzione ai fratelli.
Siamo attenti a questo, teniamo ben saldo il valore del prossimo, costruiamo una comunità attenta, sempre più pronta a soccorrere, andare vicino, farsi prossima di chi ha bisogno.
Quindi, iniziando questo anno, sentiamoci di vivere una partecipazione meno saltuaria e più continua, aiutiamoci a riconoscere il Cristo partecipe della nostra vita nei fratelli più “piccoli” e incontrandoci nella celebrazione del mistero dell’amore del Padre nel Figlio impariamo lo stile di Dio che è amore che perdona e da vita.
Auguri
Angelo prete
A questa stregua il Sinodo e qualsiasi iniziativa di coinvolgimento del popolo di Dio in cammino non avrà successo, è destinata a cadere nell’anonimato e nel dimenticatoio più totale.
Cosa fare allora?
Prima di tutto occorre rimettersi in gioco, sentirsi coinvolti, ritenere la Chiesa la realtà che ci riguarda tutti e non proprietà o fisima, o passione di qualcuno. Sentire e vivere la parrocchia come un fatto che riguarda la vita di ogni giorno e non soltanto i vari momenti della vita in cui siamo quasi obbligati a presenziare, da spettatori (sacramenti e obblighi di parentela).
“Ma è obbligatorio il corso di preparazione al Battesimo?”, mi chiede un papà un po’ seccato perché lavora anche di sabato... “Adesso che mio figlio va a catechismo non sarò obbligata ad andare a messa tutte le domeniche”, dice una mamma alla catechista e continua: “Io la porto qui a te, poi me la riaccompagni a casa...!”.
Ecco perché i nostri ragazzi sono numerosi al catechismo settimanale, mentre alla domenica spariscono dalla messa, un po’ per impegni sportivi, un po’ perché i loro genitori non se ne preoccupano, non li riguarda, hanno altro a cui pensare. Non parliamo poi di chi chiede il matrimonio e mi viene a dire che non ne vogliono sapere della Messa, ma chiedono il matrimonio in parrocchia. Come mai?
I sacramenti hanno un riferimento chiaro a Cristo e alla Chiesa, non riguardano solo il nostro rapporto personale con Dio, ma ci mettono in gioco in una comunità in cammino.
COSA FARE ALLORA?
L’unica risposta valida e interessante è: PARTECIPAZIONE. Ma ci può essere solo se si fa un cammino di ricerca, se non ci si accontenta delle rispostine televisive (si può trovare la fede anche in televisione, ma è rarissimo...). Occorre trovare il tempo del dialogo, dell’attenzione ai fratelli.
C’è un grande pericolo che corriamo tutti compreso il sottoscritto. Troppe cose da fare rischiano di sopprimere l’ascolto e l’attenzione ai fratelli.
Siamo attenti a questo, teniamo ben saldo il valore del prossimo, costruiamo una comunità attenta, sempre più pronta a soccorrere, andare vicino, farsi prossima di chi ha bisogno.
Quindi, iniziando questo anno, sentiamoci di vivere una partecipazione meno saltuaria e più continua, aiutiamoci a riconoscere il Cristo partecipe della nostra vita nei fratelli più “piccoli” e incontrandoci nella celebrazione del mistero dell’amore del Padre nel Figlio impariamo lo stile di Dio che è amore che perdona e da vita.
Auguri
Angelo prete
Novembre:
tempo di lavoro comune
Bele parole, ma dopo toca a noter...”; “Ià fa facili lü, ma a noter cosa ma è ‘ncarsela?”
Commenti, ricevuti sul mio ultimo articolo di Zogno Notizie ottobre 2005. Cosa vorrà dire partecipazione? Fare quello che dice lui, o quello che si decide insieme? Bisogna vedere, amici miei, che rapporto abbiamo costruito con la Parrocchia, come la sentiamo e soprattutto come la viviamo. Cosa non deve essere la Parrocchia?
Solo un luogo di servizi: cioè la Parrocchia non è, solo, come succede spesso purtroppo, il luogo dove si ricevono dei servizi che noi richiediamo: sacramenti, messe, documenti, posto di ritrovo, sale per i propri interessi e via discorrendo, ma è una famiglia di cui siamo partecipi, vivi, interessati. La viviamo e la sentiamo nostra, partecipiamo non solo alle funzioni, ma a tutto, perché siamo della Comunità di S. Lorenzo.
Se la vivessimo in questo modo non ci chiuderemmo nel nostro piccolo ghetto o guscio, ma allargheremmo il cuore e la vita, ci sentiremmo veramente partecipi di tutto e non saremmo propensi a dare la colpa agli altri per ciò che va male, considerandoci orgogliosi solo di quello che va bene.
Purtroppo capita nella maggior parte dei casi che si fa riferimento alla Parrocchia solo quando si ha bisogno di qualcosa e ci si inalbera quando la comunità ci obbliga a trovare il tempo per prepararci al meglio a realtà che, se ci mettiamo un po’ di impegno, riusciamo a capire e a vivere meglio.
Amici miei bisogna recuperare il nostro Battesimo, sentirci Famiglia, riconoscere che ci riguarda da vicino, che dobbiamo sempre metterci la nostra parte migliore, non aspettare sempre che si facciano avanti gli altri, ma diventare protagonisti della nostra Fede. Lontano da noi la mania di protagonismo, ma ben venga l’impegno a vivere quello che crediamo, a pretendere di dire la nostra pensata, cercata, sentita e vissuta.
Noi chi siamo, dove andiamo? Che Parrocchia costruire? Quali sono le cose fondamentali, che non devono mancare per essere parrocchia secondo il cuore di Dio?
Non sono domande che si devono rivolgere solo il parroco, il curato e alcuni fedelissimi...
Purtroppo è proprio quello che sta succedendo ancora una volta e non sappiamo come fare per far capire a chi si sente e vuole essere cristiano che deve esserci in prima persona e non può delegare nessuno...
Forza amici miei vi aspetto tutti! Insieme si può andare alla ricerca di ciò che più conta.
Auguri
Angelo prete
Commenti, ricevuti sul mio ultimo articolo di Zogno Notizie ottobre 2005. Cosa vorrà dire partecipazione? Fare quello che dice lui, o quello che si decide insieme? Bisogna vedere, amici miei, che rapporto abbiamo costruito con la Parrocchia, come la sentiamo e soprattutto come la viviamo. Cosa non deve essere la Parrocchia?
Solo un luogo di servizi: cioè la Parrocchia non è, solo, come succede spesso purtroppo, il luogo dove si ricevono dei servizi che noi richiediamo: sacramenti, messe, documenti, posto di ritrovo, sale per i propri interessi e via discorrendo, ma è una famiglia di cui siamo partecipi, vivi, interessati. La viviamo e la sentiamo nostra, partecipiamo non solo alle funzioni, ma a tutto, perché siamo della Comunità di S. Lorenzo.
Se la vivessimo in questo modo non ci chiuderemmo nel nostro piccolo ghetto o guscio, ma allargheremmo il cuore e la vita, ci sentiremmo veramente partecipi di tutto e non saremmo propensi a dare la colpa agli altri per ciò che va male, considerandoci orgogliosi solo di quello che va bene.
Purtroppo capita nella maggior parte dei casi che si fa riferimento alla Parrocchia solo quando si ha bisogno di qualcosa e ci si inalbera quando la comunità ci obbliga a trovare il tempo per prepararci al meglio a realtà che, se ci mettiamo un po’ di impegno, riusciamo a capire e a vivere meglio.
Amici miei bisogna recuperare il nostro Battesimo, sentirci Famiglia, riconoscere che ci riguarda da vicino, che dobbiamo sempre metterci la nostra parte migliore, non aspettare sempre che si facciano avanti gli altri, ma diventare protagonisti della nostra Fede. Lontano da noi la mania di protagonismo, ma ben venga l’impegno a vivere quello che crediamo, a pretendere di dire la nostra pensata, cercata, sentita e vissuta.
Noi chi siamo, dove andiamo? Che Parrocchia costruire? Quali sono le cose fondamentali, che non devono mancare per essere parrocchia secondo il cuore di Dio?
Non sono domande che si devono rivolgere solo il parroco, il curato e alcuni fedelissimi...
Purtroppo è proprio quello che sta succedendo ancora una volta e non sappiamo come fare per far capire a chi si sente e vuole essere cristiano che deve esserci in prima persona e non può delegare nessuno...
Forza amici miei vi aspetto tutti! Insieme si può andare alla ricerca di ciò che più conta.
Auguri
Angelo prete
Facciamo il presepe nel cuore
Carissimi amici, camminare verso il Natale è scoprire la novità del Dio che si fa piccolo e vicino a ogni uomo, che vuole ripeterci in continuazione l’ amore pieno di misericordia e di perdono del Padre nei confronti di tutti coloro che lo cercano e si mettono in cammino. È bello per tutti noi riscoprirci un po’ bambini e bisognosi di bellezza, umiltà, piccolezza, ricerca, passione per la vita e per lo stare insieme. I nostri ragazzi sono stati invitati a costruire il presepio perché è il luogo della contemplazione, del cammino impegnativo e faticoso dei pastori e dei magi e prima di loro di Maria e di Giuseppe. Guardando le statuine ci si accorge di ciò che Dio compie, di quello che continua a realizzare per noi che ci disinteressiamo di Lui. È Lui che ci rincorre, che viene a trovarci, che vuole farsi vicino e non si arrabbia del nostro non rispondergli. Continua a bussare alla nostra porta e a dirci che noi siamo suoi figli, possiamo essere davvero migliore di quello che siamo, che è possibile costruire un mondo più giusto e più gioioso, più a livello di tutte le persone.
Il cammino di Avvento dei nostri bambini è adatto a tutti e ci invita a preparare in casa nostra un luogo dove Gesù trovi posto (in cucina, in sala, all’ingresso di casa...) ma soprattutto questo, ci ricordi che deve nascere in noi, trovare posto nel nostro cuore.
I simboli che settimana per settimana troveremo in chiesa serviranno a ricordarci quello che dobbiamo preparare.
Prima settimana: il ponte luogo di passaggio che ci conduce all’Altro e il pescatore che è paziente in attesa di trarre dall’acqua ciò che gli serve come cibo.
Seconda settimana: il pozzo luogo che mette in relazione la terra con la profondità, invita a non fermarsi in superficie e la zingara la straniera che ci sollecita all’accoglienza del diverso.
Terza settimana: il mulino che segna il tempo che passa e macina il grano per sfamare gli uomini e il venditore di ricotta simbolo di tutti i mercanti che vendono ciò che serve per vivere, ma anche segno dell’uso di quello che viene prodotto per la vita.
Quarta settimana: la taverna-locanda, luogo di rifugio e sosta, in ricordo dell’albergo in cui Maria e Giuseppe non trovarono posto e il pastore ci ricorda che siamo distratti e distanti dall’ evento del Natale: se dormiremo non ci accorgeremo di quello che Dio compie per noi.
Natale: la grotta, il Bambino, e il pastore della meraviglia: la grotta è il luogo buio in cui appare la luce: il bambino è il dono del cielo la vita nuova che viene offerta al mondo e il pastore della meraviglia che ha la bocca aperta perché nessuna parola può contenere ciò che i suoi occhi contemplano e il suo cuore avverte.
Tempo di Natale: la nostra casa e la Santa Famiglia. La nostra casa diventa casa del presepio, casa per chi cerca sinceramente Dio; Maria, Giuseppe e Gesù sono amici di famiglia che vengono ad abitare tra noi e ci insegnano a vivere insieme.
Epifania: il castello di Erode e i Magi: il castello è il luogo del potere e dell’inganno, dell’odio e della violenza. Non possiamo dimenticare i tanti paesi ancora in guerra, le stragi degli innocenti, la sopraffazione a tutti i costi. I Magi, sapienti d’oriente ci insegnano a inginocchiarci davanti al bambino e a tornare cambiati, per un’altra strada, alle cose di tutti i giorni.
Proviamo a pensare così il nostro presepio di casa, ma soprattutto il nostro presepio del cuore. Se vogliamo possiamo metterci già da ora in cammino verso il Natale e vivere l’incontro con Colui che ci dice l’amore del Padre per tutti gli uomini di buona volontà.
Buon Natale
Angelo prete
I simboli che settimana per settimana troveremo in chiesa serviranno a ricordarci quello che dobbiamo preparare.
Prima settimana: il ponte luogo di passaggio che ci conduce all’Altro e il pescatore che è paziente in attesa di trarre dall’acqua ciò che gli serve come cibo.
Seconda settimana: il pozzo luogo che mette in relazione la terra con la profondità, invita a non fermarsi in superficie e la zingara la straniera che ci sollecita all’accoglienza del diverso.
Terza settimana: il mulino che segna il tempo che passa e macina il grano per sfamare gli uomini e il venditore di ricotta simbolo di tutti i mercanti che vendono ciò che serve per vivere, ma anche segno dell’uso di quello che viene prodotto per la vita.
Quarta settimana: la taverna-locanda, luogo di rifugio e sosta, in ricordo dell’albergo in cui Maria e Giuseppe non trovarono posto e il pastore ci ricorda che siamo distratti e distanti dall’ evento del Natale: se dormiremo non ci accorgeremo di quello che Dio compie per noi.
Natale: la grotta, il Bambino, e il pastore della meraviglia: la grotta è il luogo buio in cui appare la luce: il bambino è il dono del cielo la vita nuova che viene offerta al mondo e il pastore della meraviglia che ha la bocca aperta perché nessuna parola può contenere ciò che i suoi occhi contemplano e il suo cuore avverte.
Tempo di Natale: la nostra casa e la Santa Famiglia. La nostra casa diventa casa del presepio, casa per chi cerca sinceramente Dio; Maria, Giuseppe e Gesù sono amici di famiglia che vengono ad abitare tra noi e ci insegnano a vivere insieme.
Epifania: il castello di Erode e i Magi: il castello è il luogo del potere e dell’inganno, dell’odio e della violenza. Non possiamo dimenticare i tanti paesi ancora in guerra, le stragi degli innocenti, la sopraffazione a tutti i costi. I Magi, sapienti d’oriente ci insegnano a inginocchiarci davanti al bambino e a tornare cambiati, per un’altra strada, alle cose di tutti i giorni.
Proviamo a pensare così il nostro presepio di casa, ma soprattutto il nostro presepio del cuore. Se vogliamo possiamo metterci già da ora in cammino verso il Natale e vivere l’incontro con Colui che ci dice l’amore del Padre per tutti gli uomini di buona volontà.
Buon Natale
Angelo prete