1979
CATECHESI DEI GIOVANI
Il «catechismo dei giovani» proposto dalla Chiesa Cattolica Italiana è un’occasione anche per la nostra comunità di porsi il problema
In questi mesi è stato pubblicato il catechismo dei giovani «Non di solo pane», che viene ad aggiungersi agli altri già pubblicati per i bambini e i ragazzi. Manca ancora quello dei preadolescenti e degli adulti. Questo catechismo vuol essere un’altra tappa importante nella evangelizzazione della Chiesa italiana. Nell’introduzione dopo aver detto che è un catechismo dei giovani si specifica di quali giovani: «... è scritto per chiunque si interroga seriamente sulla propria fede ed è alla ricerca di nuove e più valide ragioni per una adesione certa e consapevole » (Pag. 4). Il catechismo parte proprio da questo atteggiamento di ricerca, perchè è da qui che si può aprire un cammino di fede. «Il vero uomo maggiorenne è colui che non si affida all’opinione comune o alla semplice tradizione secolare come a una norma infallibile di verità, ma su tutto si interroga, ogni parola ascolta, nella ricerca attenta e appassionata di ogni briciola di verità. La fede cristiana non è un’alternativa rispetto al programma esigente che si propone questo uomo «maggiorenne»; al contrario, fa proprio quel programma. La fede cristiana è la scelta di chi ha già percorso un lungo cammino nella ricerca della verità; anche dopo la scelta, il cammino non s’interrompe, ma piuttosto si riapre, più impegnativo e insieme più promettente. A chi cerca il cammino per diventare «cristiano maggiorenne» sono offerte queste pagine: come una traccia, che il coraggio, la veracità e la perseveranza di ciascuno dovranno rendere vissuta e concreta» (pag. 16-17). Purtroppo non è un libro di «facile lettura» e chi lo prende in mano individualmente potrebbe scoraggiarsi e metterlo da parte. Vi è però tracciato un itinerario di fede che può riuscire molto efficace, se portato avanti all’interno della comunità. Del resto un catechismo è solo uno «strumento» per la catechesi, che è sempre opera di una comunità: non si tratta di studiare il catechismo, ma di servirsi del catechismo per fare un cammino che ci porti alla professione di fede nell’unico Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, ossia «confessare il Dio della storia e impegnare la propria storia» (pag. 303). Ancora nell’introduzione si dice: «Il catechismo non intende risolvere ogni problema ... è strumento di riflessione e di lavoro, che esige una sapiente mediazione anzitutto da parte dei giovani, poi degli animatori e dell’intera comunità cristiana» (pag. 7). I primi ad essere chiamati in causa sono quindi i giovani: devono essere loro i protagonisti nella mediazione, cioè nell’aiutare a capire la «mentalità» giovanile per poter tradurre in linguaggio comprensibile ed esperienza significativa quanto il catechismo propone. Non si può quindi fare «catechesi dei giovani» se questi non diventano i protagonisti, i soggetti del loro cammino. E qui noi non ci siamo ancora. Nella nostra comunità ci sono anche tanti giovani che sembrano interessati al discorso cristiano, ma lo vivono a livello individuale. Ancora non siamo riusciti a fare un cammino di fede insieme coinvolgendo i nostri giovani. Da che cosa dipende? È una domanda che spesso mi son posto senza trovare una risposta esauriente, anche se alcuni tentativi sono stati fatti in questi anni. Oltre ai giovani, però, anche la comunità è chiamata in causa: quindi tutti noi. La catechesi dei giovani non può più essere problema di un prete e di qualche giovane volenteroso, ma di tutta la comunità. Non basta quindi che facciamo le «cassandre» sulla gioventù di oggi, ma occorre arrivare anche a delle scelte che ci aiutino a fare un cammino comune con i nostri giovani, un cammino che ci aiuti a penetrare nel grande mistero di Dio per scoprire la grande dignità dell’uomo, che ci ha ricordato il Papa nella sua recente enciclica. Mi auguro che questo stimolo che ci viene offerto dal catechismo dei giovani sia anche per la nostra comunità un’occasione per affrontare seriamente questo problema della fede dei giovani e per i giovani un’occasione per incominciare un cammino di fede «insieme». A tutti quei giovani che vogliono mettersi in questo cammino di ricerca della proposta di vita, che è Gesù Cristo, propongo un incontro mercoledì 19 settembre ore 20,30 presso l’oratorio.
don Giancarlo Bresciani
In questi mesi è stato pubblicato il catechismo dei giovani «Non di solo pane», che viene ad aggiungersi agli altri già pubblicati per i bambini e i ragazzi. Manca ancora quello dei preadolescenti e degli adulti. Questo catechismo vuol essere un’altra tappa importante nella evangelizzazione della Chiesa italiana. Nell’introduzione dopo aver detto che è un catechismo dei giovani si specifica di quali giovani: «... è scritto per chiunque si interroga seriamente sulla propria fede ed è alla ricerca di nuove e più valide ragioni per una adesione certa e consapevole » (Pag. 4). Il catechismo parte proprio da questo atteggiamento di ricerca, perchè è da qui che si può aprire un cammino di fede. «Il vero uomo maggiorenne è colui che non si affida all’opinione comune o alla semplice tradizione secolare come a una norma infallibile di verità, ma su tutto si interroga, ogni parola ascolta, nella ricerca attenta e appassionata di ogni briciola di verità. La fede cristiana non è un’alternativa rispetto al programma esigente che si propone questo uomo «maggiorenne»; al contrario, fa proprio quel programma. La fede cristiana è la scelta di chi ha già percorso un lungo cammino nella ricerca della verità; anche dopo la scelta, il cammino non s’interrompe, ma piuttosto si riapre, più impegnativo e insieme più promettente. A chi cerca il cammino per diventare «cristiano maggiorenne» sono offerte queste pagine: come una traccia, che il coraggio, la veracità e la perseveranza di ciascuno dovranno rendere vissuta e concreta» (pag. 16-17). Purtroppo non è un libro di «facile lettura» e chi lo prende in mano individualmente potrebbe scoraggiarsi e metterlo da parte. Vi è però tracciato un itinerario di fede che può riuscire molto efficace, se portato avanti all’interno della comunità. Del resto un catechismo è solo uno «strumento» per la catechesi, che è sempre opera di una comunità: non si tratta di studiare il catechismo, ma di servirsi del catechismo per fare un cammino che ci porti alla professione di fede nell’unico Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo, ossia «confessare il Dio della storia e impegnare la propria storia» (pag. 303). Ancora nell’introduzione si dice: «Il catechismo non intende risolvere ogni problema ... è strumento di riflessione e di lavoro, che esige una sapiente mediazione anzitutto da parte dei giovani, poi degli animatori e dell’intera comunità cristiana» (pag. 7). I primi ad essere chiamati in causa sono quindi i giovani: devono essere loro i protagonisti nella mediazione, cioè nell’aiutare a capire la «mentalità» giovanile per poter tradurre in linguaggio comprensibile ed esperienza significativa quanto il catechismo propone. Non si può quindi fare «catechesi dei giovani» se questi non diventano i protagonisti, i soggetti del loro cammino. E qui noi non ci siamo ancora. Nella nostra comunità ci sono anche tanti giovani che sembrano interessati al discorso cristiano, ma lo vivono a livello individuale. Ancora non siamo riusciti a fare un cammino di fede insieme coinvolgendo i nostri giovani. Da che cosa dipende? È una domanda che spesso mi son posto senza trovare una risposta esauriente, anche se alcuni tentativi sono stati fatti in questi anni. Oltre ai giovani, però, anche la comunità è chiamata in causa: quindi tutti noi. La catechesi dei giovani non può più essere problema di un prete e di qualche giovane volenteroso, ma di tutta la comunità. Non basta quindi che facciamo le «cassandre» sulla gioventù di oggi, ma occorre arrivare anche a delle scelte che ci aiutino a fare un cammino comune con i nostri giovani, un cammino che ci aiuti a penetrare nel grande mistero di Dio per scoprire la grande dignità dell’uomo, che ci ha ricordato il Papa nella sua recente enciclica. Mi auguro che questo stimolo che ci viene offerto dal catechismo dei giovani sia anche per la nostra comunità un’occasione per affrontare seriamente questo problema della fede dei giovani e per i giovani un’occasione per incominciare un cammino di fede «insieme». A tutti quei giovani che vogliono mettersi in questo cammino di ricerca della proposta di vita, che è Gesù Cristo, propongo un incontro mercoledì 19 settembre ore 20,30 presso l’oratorio.
don Giancarlo Bresciani
COMUNE DI ZOGNO: COLONIA ELIOTERAPICA 1979
Durante lo svolgimento della Colonia, sulla grande terrazza dell’Oratorio, qualche vecchio, dei giovani in motorino si soffermavano a guardare i ragazzi che giocavano in basso. Bastava una sosta di pochi minuti per rendersi conto di ciò che succedeva: l’assedio agli spogliatoi per guazzare nell’acqua della piscina; due squadre di giocatori accaldati che si contendevano il pallone sul campo polveroso; gruppi sparsi qua e là che solo alle urla disperate degli assistenti-animatori organizzavano un gioco; forsennati che si rincorrevano e altri che agilmente saltavano con la corda; ...tutti alla ricerca di un posto all’ombra dove magari giocare tranquillamente a carte e conversare. Un andare e venire, un pullulare di vita che adesso, a Colonia terminata, è impossibile vedere sui campi dell’Oratorio dove è ritornata la calma, il silenzio. Se dovessimo però basarci per un giudizio riguardo la Colonia sulla visione di questi occasionali spettatori non avremmo un quadro preciso, nel bene 12 e nel male, di ciò che essa è stata. Il programma di attività d’altronde prevedeva iniziative, nuove e aggiornate, che si dovevano svolgere fuori dallo spazio dell’Oratorio e perciò non facilmente osservabili da estranei. Su queste iniziative si è concentrato appunto l’impegno degli animatori per una loro felice riuscita. Basti semplicemente accennarle: il soggiorno a rotazione di gruppi di ragazzi presso la Baita del CAI nei Foppi, la gita del mercoledì, le passeggiate nei dintorni di Zogno, la gita di fine Colonia a Bellagio. Queste scelte si fondavano su delle idee che da anni stavano maturando: la vita in armonia con la natura, la conoscenza dell’ambiente circostante. Ci siamo subito accorti che il progetto non era facilmente realizzabile, che la pappa non era pronta, ma che nel contempo non si partiva da zero. Ad esempio nel Comune di Zogno non esiste una struttura di montagna attrezzata (a meno che si pensi ad un campeggio) dove possano vivere 30,60, 100 ragazzi, ma tuttavia esiste la Baita del CAI che può alloggiare 15 ragazzi. Non esiste una guida geografica-storica dei beni culturali del Comune (Zogno Notizie ha pubblicato anni or sono una sola mappa delle chiesette di Zogno), ma per visitare la Chiesa di Grumel-lo è sufficiente chiedere al parroco del paese un ciclostilato dove sono illustrati i dipinti e i loro famosi autori (Carpaccio, Palma il Vecchio...). La necessità dunque di conciliare il nostro progetto con la realtà attuale dei fatti non sempre ha prodotto ciò che da tutti (genitori, bambini, animatori) si desiderava. I bambini però hanno aderito con entusiasmo e questo ci rende consapevoli di aver intrapreso una buona strada che ci ha dato e può dare tante soddisfazioni. Naturalmente esistono ancora diversi ostacoli da appianare, tra i quali mettiamo anzitutto la puntualità dei genitori nell’iscrive-re i figli/e di non venire a Colonia iniziata, perchè solo in questo modo è possibile una programmazione. In secondo luogo assieme a tutti i problemi interni di gestione, di formazione degli animatori, di centri di interesse, ci appelliamo in particolar modo e su tutti i fronti alla volontà costruttiva che bandisce le critiche e concorre con stimolo e aiuto vicendevole. Un grazie vivo perciò alle cuoche della Scuola Materna di Zogno che hanno preparato gustosi piatti nel soggiorno ai Foppi e all’assessore Alessandro Dolci che si è prodigato per ogni bisogno organizzativo.
Gli animatori
Gli animatori