INSIEME… PER SERVIRE LA VITA
Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo
CAMMINARE INSIEME
PER SERVIRE LA VITA DOVE LA VITA ACCADE
Lettera Pastorale in forma di lettera circolare - 2022-2023
INTRODUZIONE
Il dono della santità o Camminare insieme ai santi
Il 15 maggio scorso, Papa Francesco ha proclamato la santità di una decina di testimoni del Vangelo, tra i quali don Luigi Palazzolo e Madre Francesca Rubatto. Il primo, prete bergamasco vissuto nel XIX secolo, la cui carità eroica si è manifestata soprattutto ai piccoli e ai poveri. La seconda, di origini piemontesi, testimone dell’amore più grande verso i malati e i migranti. Dall’uno e dall’altra sono nate comunità di religiose che continuano a scrivere la storia della santità nel mondo e nella nostra diocesi. Altre storie di santità bergamasca, riconosciute da molti, sono affidate al ponderato giudizio della Chiesa.
Desidero aprire questa lettera, condividendo la consapevolezza riconoscente che i santi proclamati e quelli della “porta accanto”, rappresentano la fecondità dell’azione dello Spirito Santo e della sorprendente potenza del Vangelo incarnato e nello stesso tempo si propongono come amici e compagni di viaggio.
Se “camminare insieme” è il criterio a cui vogliamo ispirarci, camminiamo con i santi, ispirati e sostenuti dal loro esempio e dalla loro amicizia, in quella misteriosa e meravigliosa comunione, che alimenta la speranza.
Il criterio di “servire la vita dove la vita accade”
Nel tempo della pandemia, abbiamo coralmente riconosciuto il criterio di “servire la vita dove la vita accade”. Abbiamo spesso ripetuto che non si tratta di uno slogan, ma di una prospettiva che investe la vita personale, familiare, comunitaria e sociale. La pregnanza del criterio continua a crescere, provocata dalla guerra in Ucraina e dalla grave crisi economica che sta investendo famiglie, imprese e opere della Chiesa. Servire la vita delle persone come l’ha servita Gesù, che ha scelto l’obbedienza al Padre, alla sua volontà; che ha condiviso la vita con quelli che faticano a vivere; che ha fatto dono della sua vita per riscattare l’umanità dal potere del peccato e della morte. Servire la vita non significa moltiplicare i servizi, ma assumere uno stile nelle relazioni in tutte le loro forme, a partire da quelle familiari. In questa prospettiva diventa decisivo un ascolto attento, cordiale, comunitario della Parola di Dio e la partecipazione all’Eucaristia, che progressivamente ci introduce allo stile di Gesù. Il riconoscimento della vita familiare come “terra esistenziale” in cui quotidianamente si addotta questo criterio, avvalorato dalla grazia del sacramento del matrimonio è una scelta pastorale che merita l’attenzione dell’intera comunità.
La forma e le ragioni della lettera circolare
La lettera di quest’anno assume la forma di una lettera “circolare”: significa che non contiene una proposta su una dimensione della vita cristiana, come negli anni scorsi. Ritengo che i prossimi anni debbano assumere decisamente le indicazioni relative al “Cammino sinodale delle Chiese in Italia, senza trascurare processi in atto a livello diocesano, che non indeboliscono questo cammino, ma lo arricchiscono con la originalità e la specificità che li caratterizza. Mi riferisco in modo particolare al rilancio della proposta vocazionale da parte del seminario, al rinnovamento di incarichi e forme che investono le Fraternità presbiterali, le Comunità ecclesiali territoriali e la Curia diocesana, al Pellegrinaggio pastorale in corso, all’anno 2023 come anno di BergamoBrescia città della cultura, con le ricadute a livello ecclesiale.
IL CAMMINO SINODALE
Il cammino sinodale delle Chiese in Italia: narrazione, discernimento, profezia
Il prossimo anno pastorale è caratterizzato dal secondo anno della prima fase del Cammino sinodale delle Chiese in Italia: quella narrativa. A questa fase seguirà quella sapienziale e infine quella profetica. A livello diocesano, il primo anno è stato caratterizzato dal coinvolgimento di alcuni gruppi. Ora il cerchio si allarga e il coinvolgimento diventa più ampio, così come indicheremo più avanti.
Si tratta di un percorso che prende il nome “I cantieri di Betania”: è il titolo del testo che accompagna il cammino, che è possibile e necessario adottare proprio per entrare in questi cantieri. A questo testo, composto dal Coordinamento nazionale, presieduto del Vescovo Erio Castellucci, mi riferisco e vi rimando nelle note essenziali di questi paragrafi.
Ci ispiriamo a quanto disse Papa Francesco al Convegno di Firenze, il 10 novembre 2015, alla conclusione di quel discorso, che tutti ricordiamo, nel quale auspicava per le Chiese in Italia alcuni stili, che prendono atto del "cambiamento d'epoca":
Cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii Gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato in questo convegno.
Il cammino sinodale della nostra diocesi
Nel lavoro compiuto nel corso del precedente anno pastorale e culminato nell’assemblea dei vescovi italiani del maggio di quest’anno, sono emersi tre nuclei attorno ai quali continuare il cammino, che hanno assunto la denominazione di “cantieri”: i “cantieri di Betania”, appunto. Nel testo citato vengono ampiamente illustrati. Qui ricordo i titoli:
Il cantiere della strada e del villaggio
Il cantiere dell’ospitalità e della casa
Il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale
Ad ogni cantiere viene attribuita una domanda fondamentale, scandita poi da alcuni interrogativi più particolari.
Il metodo di lavoro è caratterizzato dalla condivisione di esperienze in forma di “conversazione spirituale”. Non si tratta di discutere e tanto meno di esibirsi, ma di consegnarsi reciprocamente vita vissuta in termini personali, ecclesiali, familiari e sociali, alla luce della traccia proposta. Soprattutto si tratta di adottare uno stile sinodale, che coinvolga l’intero popolo di Dio.
A questi tre cantieri “nazionali” se ne aggiunge un quarto individuato da ogni diocesi.
Alla luce del cammino dello scorso anno e di questo tempo, il quarto Cantiere individuato nella nostra Diocesi è “Il cantiere dell’autorità e della condivisione della responsabilità”.
Se a livello nazionale non mancherà la pubblicazione di ulteriori sussidi, oltre il testo ricordato, il “Coordinamento diocesano del Cammino sinodale”, composto da sacerdoti, laici e consacrati sosterrà il lavoro proposto con materiale che permetta di svolgerlo senza troppe difficoltà (rielaborando anche la sussidiazione CEI) in modo di raggiungere una sintesi, che verrà portata a livello nazionale.
L’icona: Marta e Maria
La scelta nazionale della pagina evangelica dell’accoglienza di Gesù nella casa di Betania, caratterizza questo secondo anno della fase narrativa e merita una particolare considerazione. Il Vescovo Castellucci, nel commentare l’icona evangelica sottolinea alcune caratteristiche di questo secondo anno che desidero sottolineare, rimandando al testo de “I cantieri di Betania” la presentazione completa.
Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».
Mentre erano in cammino
La scena è dinamica, c’è un cammino insieme (un “sinodo”); ma qual è l’identità di questo soggetto plurale?
Il soggetto in cammino è il primo nucleo della Chiesa, ossia i Dodici, i discepoli uomini e le discepole donne che seguono il Signore lungo la via, peccatori e peccatrici che hanno il coraggio e l’umiltà di camminare, di andargli dietro. L'origine del Cammino sinodale è lui che cammina con noi.
Una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa
Il cammino richiede ogni tanto una sosta, desidera un villaggio e una casa, reclama dei volti. Le nostre comunità attraggono quando si offrono come casa di Betania: nei primi secoli, e ancora oggi là dove i battezzati sono “piccolo gregge”, magari perseguitato, l’esperienza cristiana ha una forma domestica, dove la Chiesa vive la fraternità, accoglie maternamente. La dimensione della casa rammenta che l'umano nella sua quotidianità, nelle esperienze tristi e gioiose, nei passaggi di vita, è il luogo nel quale il Vangelo può incontrare la gente.
Marta e Maria non sono due personaggi contrapposti, ma sono le due dimensioni dell’accoglienza: non semplicemente affiancate, però, ma innestate l’una nell'altra, in modo che l’ascolto sia il cuore del servizio.
Le nostre comunità portano avanti innumerevoli servizi, apprezzati anche da tante persone che non si coinvolgono attivamente; spesso lo fanno con mezzi scarsi e senza l'adeguato sostegno da parte degli enti pubblici. L’emergenza non è tanto quella di moltiplicare i servizi, ma quella di formare i servitori, ossia di innestare più profondamente le motivazioni degli operatori pastorali nella parola di Dio, senza la quale il servizio verso la persona nel bisogno scade a prestazione verso il bisogno della persona.
Dille che mi aiuti
Nella sua agitazione, una ragione Marta ce l’ha: “dille che mi aiuti!”; il servizio cioè non si fa in solitaria, ma domanda corresponsabilità. Spesso la pesantezza nel servire, nelle comunità e nelle loro guide, nasce dall’affastellarsi di cose da fare, dal dovere di mantenere le strutture e far quadrare i conti, dalle burocrazie ecclesiastiche e civili così pressanti: trascurando inevitabilmente la centralità delle relazioni e il rispetto reciproco. È questa un'altra insistenza emersa nelle sintesi diocesane, specialmente in riferimento ai presbiteri, che risultano a molti (e a loro stessi) troppo oberati e affannati dalle cose da fare, dalle procedure e dagli adempimenti e di conseguenza hanno poco tempo e scarse energie per dedicarsi alla missione di evangelizzare e accompagnare i cammini spirituali dei fedeli. Molti laici chiedono di sgravare i pastori, per poter ricevere da loro un accompagnamento spirituale, un annuncio più fresco, una testimonianza gioiosa e non appesantita.
QUATTRO APPUNTI
Il seminario e la proposta vocazionale
In questi anni e particolarmente lo scorso anno, ci siamo concentrati sulla necessità di rinnovare convinzione e impegno in ordine alla proposta vocazionale al presbiterato. Desidero chiarire che questa particolare proposta rimane iscritta nell’orizzonte più ampio della pastorale vocazionale, senza la quale il rischio di una strumentalità esclusiva e mondana sarebbe inevitabile. Nello stesso tempo, siamo consapevoli che la dimensione vocazionale della vita oggi appare insignificante in una cultura tutta ripiegata sull’autorealizzazione. D’altra parte, a fronte delle necessità della Chiesa e della nostra Diocesi e delle scelte di continuare a sostenere l’esperienza del Seminario minore e i percorsi del Seminario maggiore, condivido la necessità di una rinnovata propositività che sostenga questi intenti. Insieme al cammino avviato per il rinnovamento della Scuola Vocazioni Giovanili, ora Comunità Nazareth e agli incontri vocazionali che introducono a questa esperienza, il Seminario rinnova la sua proposta vocazionale nelle forme tradizionali e in forme nuove. E’ evidente che questo impegno esige la corrispondenza cordiale del presbiterio e di tutte le comunità parrocchiali, religiose e laicali: chiedo a tutti e a ciascuno di offrire questa corrispondenza.
Fraternità presbiterali. Comunità Ecclesiali Territoriali. Curia diocesana.
Si avvia a conclusione il primo quinquennio contrassegnato dalla introduzione delle Fraternità presbiterali e delle Comunità Ecclesiali Territoriali. La scansione di queste esperienza è oggettivamente segnata dalla loro caratteristica “germinale” e dall’evento pandemico con le conseguenze che tutti abbiamo avvertito. Il prossimo anno pastorale vedrà il rinnovo delle figure che caratterizzano queste realtà: i Moderatori delle Fraternità, i Vicari Territoriali, il Consiglio pastorale territoriale. E’ un’occasione per una verifica ed un rilancio, che può prevedere anche qualche correzione nella struttura di questi organismi. Già da ora, ringrazio di cuore tutti coloro che hanno offerto la loro disponibilità e il loro servizio, spesso appassionato quanto difficile. Negli incontri avuti, particolarmente lo scorso anno, ho chiesto la disponibilità a offrire una rinnovata disponibilità per sostenere la continuità di un cammino che può essere migliorato, ma non stravolto. Nello stesso tempo chiedo a tutti, preti, consacrati e laici, di disporsi a sostenere queste prospettive pastorali, che pur segnate da limiti, appartengono a quel processo di riforma che anche il Cammino sinodale delle Chiese in Italia intende perseguire. In concomitanza con questi passaggi, giungono a scadenza molti incarichi negli uffici di curia. Anche questo passaggio si pone come occasione propizia per un ripensamento del servizio che la struttura diocesana offre all’intera Diocesi.
Il pellegrinaggio pastorale.
Il prossimo anno sarà contrassegnato da una particolare densità del “pellegrinaggio pastorale”. Da ottobre a giugno incontrerò il gruppo di parrocchie più numeroso, distribuito in queste Fraternità: le due del Sebino-Val Calepio; le tre della Bassa Val Seriana e le due della Comunità Ecclesiale di Dalmine. E’ un percorso impegnativo, ma quello compiuto ad oggi, certamente arricchente per me: spero anche per le parrocchie visitate. Come ho indicato dall’inizio, la caratteristica della visita è quella di un pellegrinaggio, rivolto all’incontro con Dio presente nelle nostre comunità e ha come connotazione la considerazione della parrocchia dal volto missionario connotato da fraternità, ospitalità e prossimità e insieme l’attenzione al ministero presbiterale, in questo particolare “cambiamento d’epoca”. La visita è molto essenziale e proprio per questo è importante mantenere la concentrazione su questi aspetti, declinati dai diversi appuntamenti che sono stati definiti. Vorrei sottolineare una preferenza: per quanto riguarda l’incontro con una realtà significativa della parrocchia, propongo, con tutta la considerazione della varietà delle situazioni, la possibilità di un dialogo con le famiglie, particolarmente sposi e genitori, qualsiasi sia la forma che questo incontro può assumere. Considero il “pellegrinaggio pastorale” una forma non secondaria del Cammino sinodale delle Chiese in Italia e così, mi sembra, si stia compiendo.
BergamoBrescia Capitale della Cultura.
Il prossimo anno, 2023, sarà caratterizzato dall’attribuzione e relativa programmazione di BergamoBrescia Capitale italiana della Cultura. Si tratta di una circostanza straordinaria, caratterizzata dal fatto che per la prima volta due città e due territori, sono uniti nel realizzare questo progetto, normalmente assegnato ad un unico soggetto. La programmazione e i criteri che l’hanno ispirata, ha coinvolto anche le due Diocesi, che hanno elaborato una proposta che rientrerà in quella complessiva. Sia per quanto riguarda le proposte generali, come pure per quelle di natura ecclesiale, ritengo questa prospettiva meritevole di considerazione da parte di tutte le comunità, valorizzando anche le opportunità di natura ecclesiale che si creano a partire dalle sinergie tra le due diocesi.
CONCLUSIONI
La scelta di proporre una “lettera circolare” è frutto del desiderio di valorizzare la proposta e i contenuti del Cammino sinodale delle Chiese in Italia. I paragrafi che ho dedicato a questo Cammino, sono molto essenziali e rimandano agli strumenti e ai soggetti che ho indicato. Non dimentichiamo che si tratta del secondo anno della prima fase del Cammino. Quella narrativa. Seguirà poi quella sapienziale e infine quella profetica, che coinciderà con l’anno del Giubileo.
Il Cammino sinodale offre la possibilità di riconoscere e valorizzare la varietà delle esperienze pastorali in Italia e nella nostra Diocesi. Lo stupore alimentato da varietà e significatività assumerà i connotati evangelici nella misura in cui sarà caratterizzato dalla grande passione per l’unità. Non dimentichiamo le parole di Papa Francesco in Evangelii Gaudium: “Quando ci fermiamo nella congiuntura conflittuale, perdiamo il senso dell’unità profonda della realtà… l’unità è superiore al conflitto… Questo criterio evangelico ci ricorda che Cristo ha unificato tutto in Sé: cielo e terra, Dio e uomo, tempo ed eternità, carne e spirito, persona e società. Il segno distintivo di questa unità e riconciliazione di tutto in Sé è la pace. Cristo «è la nostra pace»… L’annuncio di pace non è quello di una pace negoziata, ma la convinzione che l’unità dello Spirito armonizza tutte le diversità. …La diversità è bella quando accetta di entrare costantemente in un processo di riconciliazione…”.
Desidero terminare questa lettera circolare con un cordiale invito a tutti i giovani della nostra Diocesi: nel prossimo mese di agosto si terrà a Lisbona la Giornata Mondiale della Gioventù. Da quando San Giovanni Paolo II la istituì, la partecipazione dei giovani bergamaschi è stata molto numerosa e significativa. Ora, dopo la prova della pandemia, come segno di speranza per la nostra comunità e per i giovani del mondo intero, vi chiedo di prendere seriamente in considerazione la vostra partecipazione comunitaria e personale.
In questo tempo segnato dall’attesa di pace di tutta l’umanità, camminare insieme seguendo Gesù e il suo Vangelo, è una scelta profetica.
Buon Cammino
+Francesco
Bergamo, 26 agosto 2022
Solennità di Sant’Alessandro, patrono della città e della diocesi
Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo
CAMMINARE INSIEME
PER SERVIRE LA VITA DOVE LA VITA ACCADE
Lettera Pastorale in forma di lettera circolare - 2022-2023
INTRODUZIONE
Il dono della santità o Camminare insieme ai santi
Il 15 maggio scorso, Papa Francesco ha proclamato la santità di una decina di testimoni del Vangelo, tra i quali don Luigi Palazzolo e Madre Francesca Rubatto. Il primo, prete bergamasco vissuto nel XIX secolo, la cui carità eroica si è manifestata soprattutto ai piccoli e ai poveri. La seconda, di origini piemontesi, testimone dell’amore più grande verso i malati e i migranti. Dall’uno e dall’altra sono nate comunità di religiose che continuano a scrivere la storia della santità nel mondo e nella nostra diocesi. Altre storie di santità bergamasca, riconosciute da molti, sono affidate al ponderato giudizio della Chiesa.
Desidero aprire questa lettera, condividendo la consapevolezza riconoscente che i santi proclamati e quelli della “porta accanto”, rappresentano la fecondità dell’azione dello Spirito Santo e della sorprendente potenza del Vangelo incarnato e nello stesso tempo si propongono come amici e compagni di viaggio.
Se “camminare insieme” è il criterio a cui vogliamo ispirarci, camminiamo con i santi, ispirati e sostenuti dal loro esempio e dalla loro amicizia, in quella misteriosa e meravigliosa comunione, che alimenta la speranza.
Il criterio di “servire la vita dove la vita accade”
Nel tempo della pandemia, abbiamo coralmente riconosciuto il criterio di “servire la vita dove la vita accade”. Abbiamo spesso ripetuto che non si tratta di uno slogan, ma di una prospettiva che investe la vita personale, familiare, comunitaria e sociale. La pregnanza del criterio continua a crescere, provocata dalla guerra in Ucraina e dalla grave crisi economica che sta investendo famiglie, imprese e opere della Chiesa. Servire la vita delle persone come l’ha servita Gesù, che ha scelto l’obbedienza al Padre, alla sua volontà; che ha condiviso la vita con quelli che faticano a vivere; che ha fatto dono della sua vita per riscattare l’umanità dal potere del peccato e della morte. Servire la vita non significa moltiplicare i servizi, ma assumere uno stile nelle relazioni in tutte le loro forme, a partire da quelle familiari. In questa prospettiva diventa decisivo un ascolto attento, cordiale, comunitario della Parola di Dio e la partecipazione all’Eucaristia, che progressivamente ci introduce allo stile di Gesù. Il riconoscimento della vita familiare come “terra esistenziale” in cui quotidianamente si addotta questo criterio, avvalorato dalla grazia del sacramento del matrimonio è una scelta pastorale che merita l’attenzione dell’intera comunità.
La forma e le ragioni della lettera circolare
La lettera di quest’anno assume la forma di una lettera “circolare”: significa che non contiene una proposta su una dimensione della vita cristiana, come negli anni scorsi. Ritengo che i prossimi anni debbano assumere decisamente le indicazioni relative al “Cammino sinodale delle Chiese in Italia, senza trascurare processi in atto a livello diocesano, che non indeboliscono questo cammino, ma lo arricchiscono con la originalità e la specificità che li caratterizza. Mi riferisco in modo particolare al rilancio della proposta vocazionale da parte del seminario, al rinnovamento di incarichi e forme che investono le Fraternità presbiterali, le Comunità ecclesiali territoriali e la Curia diocesana, al Pellegrinaggio pastorale in corso, all’anno 2023 come anno di BergamoBrescia città della cultura, con le ricadute a livello ecclesiale.
IL CAMMINO SINODALE
Il cammino sinodale delle Chiese in Italia: narrazione, discernimento, profezia
Il prossimo anno pastorale è caratterizzato dal secondo anno della prima fase del Cammino sinodale delle Chiese in Italia: quella narrativa. A questa fase seguirà quella sapienziale e infine quella profetica. A livello diocesano, il primo anno è stato caratterizzato dal coinvolgimento di alcuni gruppi. Ora il cerchio si allarga e il coinvolgimento diventa più ampio, così come indicheremo più avanti.
Si tratta di un percorso che prende il nome “I cantieri di Betania”: è il titolo del testo che accompagna il cammino, che è possibile e necessario adottare proprio per entrare in questi cantieri. A questo testo, composto dal Coordinamento nazionale, presieduto del Vescovo Erio Castellucci, mi riferisco e vi rimando nelle note essenziali di questi paragrafi.
Ci ispiriamo a quanto disse Papa Francesco al Convegno di Firenze, il 10 novembre 2015, alla conclusione di quel discorso, che tutti ricordiamo, nel quale auspicava per le Chiese in Italia alcuni stili, che prendono atto del "cambiamento d'epoca":
Cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii Gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato in questo convegno.
Il cammino sinodale della nostra diocesi
Nel lavoro compiuto nel corso del precedente anno pastorale e culminato nell’assemblea dei vescovi italiani del maggio di quest’anno, sono emersi tre nuclei attorno ai quali continuare il cammino, che hanno assunto la denominazione di “cantieri”: i “cantieri di Betania”, appunto. Nel testo citato vengono ampiamente illustrati. Qui ricordo i titoli:
Il cantiere della strada e del villaggio
Il cantiere dell’ospitalità e della casa
Il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale
Ad ogni cantiere viene attribuita una domanda fondamentale, scandita poi da alcuni interrogativi più particolari.
Il metodo di lavoro è caratterizzato dalla condivisione di esperienze in forma di “conversazione spirituale”. Non si tratta di discutere e tanto meno di esibirsi, ma di consegnarsi reciprocamente vita vissuta in termini personali, ecclesiali, familiari e sociali, alla luce della traccia proposta. Soprattutto si tratta di adottare uno stile sinodale, che coinvolga l’intero popolo di Dio.
A questi tre cantieri “nazionali” se ne aggiunge un quarto individuato da ogni diocesi.
Alla luce del cammino dello scorso anno e di questo tempo, il quarto Cantiere individuato nella nostra Diocesi è “Il cantiere dell’autorità e della condivisione della responsabilità”.
Se a livello nazionale non mancherà la pubblicazione di ulteriori sussidi, oltre il testo ricordato, il “Coordinamento diocesano del Cammino sinodale”, composto da sacerdoti, laici e consacrati sosterrà il lavoro proposto con materiale che permetta di svolgerlo senza troppe difficoltà (rielaborando anche la sussidiazione CEI) in modo di raggiungere una sintesi, che verrà portata a livello nazionale.
L’icona: Marta e Maria
La scelta nazionale della pagina evangelica dell’accoglienza di Gesù nella casa di Betania, caratterizza questo secondo anno della fase narrativa e merita una particolare considerazione. Il Vescovo Castellucci, nel commentare l’icona evangelica sottolinea alcune caratteristiche di questo secondo anno che desidero sottolineare, rimandando al testo de “I cantieri di Betania” la presentazione completa.
Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».
Mentre erano in cammino
La scena è dinamica, c’è un cammino insieme (un “sinodo”); ma qual è l’identità di questo soggetto plurale?
Il soggetto in cammino è il primo nucleo della Chiesa, ossia i Dodici, i discepoli uomini e le discepole donne che seguono il Signore lungo la via, peccatori e peccatrici che hanno il coraggio e l’umiltà di camminare, di andargli dietro. L'origine del Cammino sinodale è lui che cammina con noi.
Una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa
Il cammino richiede ogni tanto una sosta, desidera un villaggio e una casa, reclama dei volti. Le nostre comunità attraggono quando si offrono come casa di Betania: nei primi secoli, e ancora oggi là dove i battezzati sono “piccolo gregge”, magari perseguitato, l’esperienza cristiana ha una forma domestica, dove la Chiesa vive la fraternità, accoglie maternamente. La dimensione della casa rammenta che l'umano nella sua quotidianità, nelle esperienze tristi e gioiose, nei passaggi di vita, è il luogo nel quale il Vangelo può incontrare la gente.
Marta e Maria non sono due personaggi contrapposti, ma sono le due dimensioni dell’accoglienza: non semplicemente affiancate, però, ma innestate l’una nell'altra, in modo che l’ascolto sia il cuore del servizio.
Le nostre comunità portano avanti innumerevoli servizi, apprezzati anche da tante persone che non si coinvolgono attivamente; spesso lo fanno con mezzi scarsi e senza l'adeguato sostegno da parte degli enti pubblici. L’emergenza non è tanto quella di moltiplicare i servizi, ma quella di formare i servitori, ossia di innestare più profondamente le motivazioni degli operatori pastorali nella parola di Dio, senza la quale il servizio verso la persona nel bisogno scade a prestazione verso il bisogno della persona.
Dille che mi aiuti
Nella sua agitazione, una ragione Marta ce l’ha: “dille che mi aiuti!”; il servizio cioè non si fa in solitaria, ma domanda corresponsabilità. Spesso la pesantezza nel servire, nelle comunità e nelle loro guide, nasce dall’affastellarsi di cose da fare, dal dovere di mantenere le strutture e far quadrare i conti, dalle burocrazie ecclesiastiche e civili così pressanti: trascurando inevitabilmente la centralità delle relazioni e il rispetto reciproco. È questa un'altra insistenza emersa nelle sintesi diocesane, specialmente in riferimento ai presbiteri, che risultano a molti (e a loro stessi) troppo oberati e affannati dalle cose da fare, dalle procedure e dagli adempimenti e di conseguenza hanno poco tempo e scarse energie per dedicarsi alla missione di evangelizzare e accompagnare i cammini spirituali dei fedeli. Molti laici chiedono di sgravare i pastori, per poter ricevere da loro un accompagnamento spirituale, un annuncio più fresco, una testimonianza gioiosa e non appesantita.
QUATTRO APPUNTI
Il seminario e la proposta vocazionale
In questi anni e particolarmente lo scorso anno, ci siamo concentrati sulla necessità di rinnovare convinzione e impegno in ordine alla proposta vocazionale al presbiterato. Desidero chiarire che questa particolare proposta rimane iscritta nell’orizzonte più ampio della pastorale vocazionale, senza la quale il rischio di una strumentalità esclusiva e mondana sarebbe inevitabile. Nello stesso tempo, siamo consapevoli che la dimensione vocazionale della vita oggi appare insignificante in una cultura tutta ripiegata sull’autorealizzazione. D’altra parte, a fronte delle necessità della Chiesa e della nostra Diocesi e delle scelte di continuare a sostenere l’esperienza del Seminario minore e i percorsi del Seminario maggiore, condivido la necessità di una rinnovata propositività che sostenga questi intenti. Insieme al cammino avviato per il rinnovamento della Scuola Vocazioni Giovanili, ora Comunità Nazareth e agli incontri vocazionali che introducono a questa esperienza, il Seminario rinnova la sua proposta vocazionale nelle forme tradizionali e in forme nuove. E’ evidente che questo impegno esige la corrispondenza cordiale del presbiterio e di tutte le comunità parrocchiali, religiose e laicali: chiedo a tutti e a ciascuno di offrire questa corrispondenza.
Fraternità presbiterali. Comunità Ecclesiali Territoriali. Curia diocesana.
Si avvia a conclusione il primo quinquennio contrassegnato dalla introduzione delle Fraternità presbiterali e delle Comunità Ecclesiali Territoriali. La scansione di queste esperienza è oggettivamente segnata dalla loro caratteristica “germinale” e dall’evento pandemico con le conseguenze che tutti abbiamo avvertito. Il prossimo anno pastorale vedrà il rinnovo delle figure che caratterizzano queste realtà: i Moderatori delle Fraternità, i Vicari Territoriali, il Consiglio pastorale territoriale. E’ un’occasione per una verifica ed un rilancio, che può prevedere anche qualche correzione nella struttura di questi organismi. Già da ora, ringrazio di cuore tutti coloro che hanno offerto la loro disponibilità e il loro servizio, spesso appassionato quanto difficile. Negli incontri avuti, particolarmente lo scorso anno, ho chiesto la disponibilità a offrire una rinnovata disponibilità per sostenere la continuità di un cammino che può essere migliorato, ma non stravolto. Nello stesso tempo chiedo a tutti, preti, consacrati e laici, di disporsi a sostenere queste prospettive pastorali, che pur segnate da limiti, appartengono a quel processo di riforma che anche il Cammino sinodale delle Chiese in Italia intende perseguire. In concomitanza con questi passaggi, giungono a scadenza molti incarichi negli uffici di curia. Anche questo passaggio si pone come occasione propizia per un ripensamento del servizio che la struttura diocesana offre all’intera Diocesi.
Il pellegrinaggio pastorale.
Il prossimo anno sarà contrassegnato da una particolare densità del “pellegrinaggio pastorale”. Da ottobre a giugno incontrerò il gruppo di parrocchie più numeroso, distribuito in queste Fraternità: le due del Sebino-Val Calepio; le tre della Bassa Val Seriana e le due della Comunità Ecclesiale di Dalmine. E’ un percorso impegnativo, ma quello compiuto ad oggi, certamente arricchente per me: spero anche per le parrocchie visitate. Come ho indicato dall’inizio, la caratteristica della visita è quella di un pellegrinaggio, rivolto all’incontro con Dio presente nelle nostre comunità e ha come connotazione la considerazione della parrocchia dal volto missionario connotato da fraternità, ospitalità e prossimità e insieme l’attenzione al ministero presbiterale, in questo particolare “cambiamento d’epoca”. La visita è molto essenziale e proprio per questo è importante mantenere la concentrazione su questi aspetti, declinati dai diversi appuntamenti che sono stati definiti. Vorrei sottolineare una preferenza: per quanto riguarda l’incontro con una realtà significativa della parrocchia, propongo, con tutta la considerazione della varietà delle situazioni, la possibilità di un dialogo con le famiglie, particolarmente sposi e genitori, qualsiasi sia la forma che questo incontro può assumere. Considero il “pellegrinaggio pastorale” una forma non secondaria del Cammino sinodale delle Chiese in Italia e così, mi sembra, si stia compiendo.
BergamoBrescia Capitale della Cultura.
Il prossimo anno, 2023, sarà caratterizzato dall’attribuzione e relativa programmazione di BergamoBrescia Capitale italiana della Cultura. Si tratta di una circostanza straordinaria, caratterizzata dal fatto che per la prima volta due città e due territori, sono uniti nel realizzare questo progetto, normalmente assegnato ad un unico soggetto. La programmazione e i criteri che l’hanno ispirata, ha coinvolto anche le due Diocesi, che hanno elaborato una proposta che rientrerà in quella complessiva. Sia per quanto riguarda le proposte generali, come pure per quelle di natura ecclesiale, ritengo questa prospettiva meritevole di considerazione da parte di tutte le comunità, valorizzando anche le opportunità di natura ecclesiale che si creano a partire dalle sinergie tra le due diocesi.
CONCLUSIONI
La scelta di proporre una “lettera circolare” è frutto del desiderio di valorizzare la proposta e i contenuti del Cammino sinodale delle Chiese in Italia. I paragrafi che ho dedicato a questo Cammino, sono molto essenziali e rimandano agli strumenti e ai soggetti che ho indicato. Non dimentichiamo che si tratta del secondo anno della prima fase del Cammino. Quella narrativa. Seguirà poi quella sapienziale e infine quella profetica, che coinciderà con l’anno del Giubileo.
Il Cammino sinodale offre la possibilità di riconoscere e valorizzare la varietà delle esperienze pastorali in Italia e nella nostra Diocesi. Lo stupore alimentato da varietà e significatività assumerà i connotati evangelici nella misura in cui sarà caratterizzato dalla grande passione per l’unità. Non dimentichiamo le parole di Papa Francesco in Evangelii Gaudium: “Quando ci fermiamo nella congiuntura conflittuale, perdiamo il senso dell’unità profonda della realtà… l’unità è superiore al conflitto… Questo criterio evangelico ci ricorda che Cristo ha unificato tutto in Sé: cielo e terra, Dio e uomo, tempo ed eternità, carne e spirito, persona e società. Il segno distintivo di questa unità e riconciliazione di tutto in Sé è la pace. Cristo «è la nostra pace»… L’annuncio di pace non è quello di una pace negoziata, ma la convinzione che l’unità dello Spirito armonizza tutte le diversità. …La diversità è bella quando accetta di entrare costantemente in un processo di riconciliazione…”.
Desidero terminare questa lettera circolare con un cordiale invito a tutti i giovani della nostra Diocesi: nel prossimo mese di agosto si terrà a Lisbona la Giornata Mondiale della Gioventù. Da quando San Giovanni Paolo II la istituì, la partecipazione dei giovani bergamaschi è stata molto numerosa e significativa. Ora, dopo la prova della pandemia, come segno di speranza per la nostra comunità e per i giovani del mondo intero, vi chiedo di prendere seriamente in considerazione la vostra partecipazione comunitaria e personale.
In questo tempo segnato dall’attesa di pace di tutta l’umanità, camminare insieme seguendo Gesù e il suo Vangelo, è una scelta profetica.
Buon Cammino
+Francesco
Bergamo, 26 agosto 2022
Solennità di Sant’Alessandro, patrono della città e della diocesi