1975
La Pastorale Parrocchiale 1975-1976
La Pastorale Parrocchiale 1975-1976 deve incentrarsi decisamente sul tema "Evangelizzazione e Promozione umana" proposto dalla C.E.I.
- sia per uno studio approfondito del problema, che ripropone il disegno umano e cristiano dell'uomo aggiornato ai tempi, da realizzarsi in tre fasi con scadenze ben precisate: diocesana entro l'aprile 1976, regionale entro il maggio 1976 e nazionale entro l'autunno 1976.
- sia per una conseguente applicazione che vedrà impegnati tutti i settori della vita ecclesiale e pastorale nell'intento di revisionare la mentalità e di rinnovarsi, cioè di convertirsi, secondo le esigenze che riemergeranno.
In questi tempi infatti stiamo assistendo a un profondo trapasso di cultura che comporta un nuovo e diverso modo di intendere la sua esistenza da parte dell'uomo, i suoi compiti nella storia e i suoi rapporti nei confronti con Dio e coi fratelli. Questo trapasso di cultura ha fatto esplodere una nuova dinamica, nel modo di concepire la vita, che trasferisce la nostra tensione personale e sociale dai problemi trascendentali ed eterni dell'anima e di Dio ai problemi soprattutto temporali dell'uomo; che promuove una più radicale secolarizzazione che sconfina in un preoccupante secolarismo; che provoca un nuovo tipo di confronto fra le classi e i ceti poco ispirato al rispetto della persona e delle norme fondamentali del vivere civile e cristiano; che ci sbatte in un esagerato pluralismo di concezioni ~ e di intenti dilagante in tutti i campi e ostile e sordo a qualsiasi tentativo d'intesa unitaria, cioè alla tanto conclamata "unità nella pluralità", alquanto utopistica, indispensabile all'agire pratico in qualsiasi realizzazione che interessa il bene comune.
Risultano così frustrati gli intenti migliori, sprecate immense energie, aggravati e moltiplicati i problemi da risolvere. Si ha tutta l'impressione di essere scivolati in ogni campo nell'anarchia, o meglio in un individualismo che rivela la insanabile crisi della democrazia fasulla del nostro tempo saccheggiata nei suoi ideali e nel suo potere da diversi e svariati clientelismi mafiosi. Abbiamo smarrito la giusta misura, indispensabile all'equilibrio morale individuale e sociale, che si- identifica nella visione o nel progetto dell'uomo proposto dal Vangelo.
È dentro di sè che l'uomo deve fare le sue più grandi conquiste della vita con l'autodominio e con l'obbedienza a Dio e alla legittima autorità costituita, premessa indispensabile fra l'altro per garantirsi la vera libertà.
È inutile invocare leggi dall'esterno per domare questa nostra belva scatenata se non la si raggiunge con un ideale interiore degno della grandezza dell'uomo. Noi abbiamo costretto le aquile a far da anitre nei pollai di questo mondo quando abbiamo rinunciato alle condizioni ambientali idonee alla vera crescita umana sopraffatti dal miraggio di una neociviltà creata dal mito del consumismo in cui è esploso il parassitismo più spettacolare e più disastroso della storia: "La mafia dello sfruttamento imposta a ogni livello e in ogni settore della vita"!
Oggi ci troviamo di fronte alla necessità di ricuperare la cultura rinnegata con l'abbandono della terra e del vivere semplice in simbiosi con la madre natura dal cui grembo siamo scaturiti come la creatura migliore, l'unica tuttavia ribelle che ha rinunciato alla propria promozione spirituale di cui è stata resa capace. Finalmente siamo sinceramente convinti che è meglio mangiare e vestire un po' più alla buona, che è meglio viaggiare tutti in bicicletta, come in certi paesi da noi compianti perchè le donne non possono permettersi il lusso di indossare le calze di naylon, piuttosto che viaggiare tutti in lussuose vetture da ingabbiati in queste brutali generatrici di tossici e di disastri.
Basta osservarci al volante per capire come si ritorna bestialmente inferociti ad essere gli uni lupi degli altri! La nostra più grande sventura è proprio quella di poter possedere ciò di cui non siamo capaci di godere! Questa è la nostra insanabile povertà!
Interroghiamo di nuovo le "Scritture" riproponendoci lo studio del Vangelo alla luce di queste nostre esperienze negative per sapere se gli uomini potranno tornare ancora ad essere veramente fratelli, capaci di vivere sulla terra prima e poi di conquistare il cielo! Ritroveremo la gioia di vivere sapendo che siamo di turno sulla terra e, come aquile sprigionate, torneremo a volare se riscopriremo che anche il cielo è stato fatto per noi!
don Giulio G.
- sia per uno studio approfondito del problema, che ripropone il disegno umano e cristiano dell'uomo aggiornato ai tempi, da realizzarsi in tre fasi con scadenze ben precisate: diocesana entro l'aprile 1976, regionale entro il maggio 1976 e nazionale entro l'autunno 1976.
- sia per una conseguente applicazione che vedrà impegnati tutti i settori della vita ecclesiale e pastorale nell'intento di revisionare la mentalità e di rinnovarsi, cioè di convertirsi, secondo le esigenze che riemergeranno.
In questi tempi infatti stiamo assistendo a un profondo trapasso di cultura che comporta un nuovo e diverso modo di intendere la sua esistenza da parte dell'uomo, i suoi compiti nella storia e i suoi rapporti nei confronti con Dio e coi fratelli. Questo trapasso di cultura ha fatto esplodere una nuova dinamica, nel modo di concepire la vita, che trasferisce la nostra tensione personale e sociale dai problemi trascendentali ed eterni dell'anima e di Dio ai problemi soprattutto temporali dell'uomo; che promuove una più radicale secolarizzazione che sconfina in un preoccupante secolarismo; che provoca un nuovo tipo di confronto fra le classi e i ceti poco ispirato al rispetto della persona e delle norme fondamentali del vivere civile e cristiano; che ci sbatte in un esagerato pluralismo di concezioni ~ e di intenti dilagante in tutti i campi e ostile e sordo a qualsiasi tentativo d'intesa unitaria, cioè alla tanto conclamata "unità nella pluralità", alquanto utopistica, indispensabile all'agire pratico in qualsiasi realizzazione che interessa il bene comune.
Risultano così frustrati gli intenti migliori, sprecate immense energie, aggravati e moltiplicati i problemi da risolvere. Si ha tutta l'impressione di essere scivolati in ogni campo nell'anarchia, o meglio in un individualismo che rivela la insanabile crisi della democrazia fasulla del nostro tempo saccheggiata nei suoi ideali e nel suo potere da diversi e svariati clientelismi mafiosi. Abbiamo smarrito la giusta misura, indispensabile all'equilibrio morale individuale e sociale, che si- identifica nella visione o nel progetto dell'uomo proposto dal Vangelo.
È dentro di sè che l'uomo deve fare le sue più grandi conquiste della vita con l'autodominio e con l'obbedienza a Dio e alla legittima autorità costituita, premessa indispensabile fra l'altro per garantirsi la vera libertà.
È inutile invocare leggi dall'esterno per domare questa nostra belva scatenata se non la si raggiunge con un ideale interiore degno della grandezza dell'uomo. Noi abbiamo costretto le aquile a far da anitre nei pollai di questo mondo quando abbiamo rinunciato alle condizioni ambientali idonee alla vera crescita umana sopraffatti dal miraggio di una neociviltà creata dal mito del consumismo in cui è esploso il parassitismo più spettacolare e più disastroso della storia: "La mafia dello sfruttamento imposta a ogni livello e in ogni settore della vita"!
Oggi ci troviamo di fronte alla necessità di ricuperare la cultura rinnegata con l'abbandono della terra e del vivere semplice in simbiosi con la madre natura dal cui grembo siamo scaturiti come la creatura migliore, l'unica tuttavia ribelle che ha rinunciato alla propria promozione spirituale di cui è stata resa capace. Finalmente siamo sinceramente convinti che è meglio mangiare e vestire un po' più alla buona, che è meglio viaggiare tutti in bicicletta, come in certi paesi da noi compianti perchè le donne non possono permettersi il lusso di indossare le calze di naylon, piuttosto che viaggiare tutti in lussuose vetture da ingabbiati in queste brutali generatrici di tossici e di disastri.
Basta osservarci al volante per capire come si ritorna bestialmente inferociti ad essere gli uni lupi degli altri! La nostra più grande sventura è proprio quella di poter possedere ciò di cui non siamo capaci di godere! Questa è la nostra insanabile povertà!
Interroghiamo di nuovo le "Scritture" riproponendoci lo studio del Vangelo alla luce di queste nostre esperienze negative per sapere se gli uomini potranno tornare ancora ad essere veramente fratelli, capaci di vivere sulla terra prima e poi di conquistare il cielo! Ritroveremo la gioia di vivere sapendo che siamo di turno sulla terra e, come aquile sprigionate, torneremo a volare se riscopriremo che anche il cielo è stato fatto per noi!
don Giulio G.
Il “Natale"
Il "Natale" più autentico dobbiamo celebrarlo nel cuore col renderci disponibili a promuovere nell'uomo tutto ciò che è conforme alla sua vocazione umana e cristiana. Nell'ambito della promozione umana abbiamo molteplici aspetti da considerare, come, ad esempio, i principi informatori e le rispettive scelte pratiche conseguenti. Innanzitutto l'uomo va promosso integralmente, sia pure per gradi, pena il fallimento dell'impresa. Ciò che promuove l'uomo secondo la sua vocazione o ideale naturale lo promuove anche come cristiano e viceversa. È così che si ricupera l'uomo, tutto l'uomo, in ogni uomo! L'uomo ha una triplice dimensione di rapporti: con Dio, coi fratelli e con se stesso. La dimensione di rapporti con Dio lo rende capace di spaziare verticalmente per la sua conquista trascendentale di cui in tutti i tempi della storia ha sempre sentito il fascino. Qui Dio sta in alto, è l'Eterno, il Creatore e il Signore dell'universo. La luce, il sole, le stelle, gli elementi della natura, la perfezione di tutte le creature e soprattutto dell'uomo sono il segno, il riverbero della sua eterna e infinita presenza. Si conclude: "Noi ci siamo perchè Lui c'è!" La dimensione di rapporti coi fratelli, oggi facilitata dallo sviluppo della tecnica e del pensiero ma non esaurita, esige come premessa insostituibile la conoscenza e l'ammissione piena di Dio perchè illumini il nostro cammino in questa nostra dimensione orizzontale di ricerca impegnata a fare la grande scoperta dei fratelli e a realizzare con essi una autentica e reciproca comunione di beni spirituali e materiali. È qui che dobbiamo risolvere la più grande crisi del nostro tempo che è crisi di fratellanza, cioè crisi di amore che si ripercuote in tutta la nostra cultura anche religiosa. La dimensione di rapporti con se stessi spazia interiormente e si incentra sulla vita interiore classificando il nostro modo intimo di essere fedeli a Dio e ai fratelli. Qui l'uomo trova il grado della vitalità del suo impegno di essere se stesso pienamente proiettato verso l'amore di Dio e dei suoi simili riscoprendoli tutti fratelli e figli dello stesso Padre! Il "Natale" non è pertanto una circostanza sia pure solenne dell'anno, ma una tappa importante del nostro inserimento qualificato nei problemi umani che ci rende capaci di condividere come Cristo la vita di ogni uomo, soprattutto se bisognoso, nel vivo del sacco della sua pelle! Da queste premesse nasce in noi l'urgenza di definire tutta la nostra vita con scelte pratiche di fedeltà a Dio e all'uomo! Buon Natale!
don Giulio Gabanelli |