2005
RACCOLTA DI RIFLESSIONI
Come ormai è diventata tradizione durante il tempo di avvento e quello di quaresima con i ragazzi delle medie viviamo i nostri ritiri in un fine settimana. Quest’anno siamo andati a Valpiana nella casa delle suore Adoratrici del Santissimo Sacramento. Riportiamo qui sotto alcune emozioni e riflessione da parte dei ragazzi che hanno partecipato a queste esperienze.
RITIRO 1ª MEDIA
PALLONE ROSSO PALLONE BLU
Sabato 27 e domenica 28 novembre a Valpiana, noi ragazzi e ragazze di prima media, abbiamo vissuto il nostro ritiro di avvento affrontando questo argomento: la generosità. Siamo partiti da una favola interpretata scenicamente dal nostro don e da un catechista, che vedeva come protagonisti due palloni: uno rosso e uno blu. Essi interpretavano la loro vita in due modi diversi: uno pensava solo a sé stesso, l’altro invece era altruista e generoso. Oltre ai momenti di riflessione ci siamo divertiti ballando e giocando. Ciò ci ha permesso di stare insieme tra di noi e di conoscerci meglio. Attendiamo con ansia anche il prossimo ritiro, con la speranza di divertirci ancora di più e di imparare sempre qualcosa di nuovo e di utile!!!
Vanessa, Barbara ed Elisabetta
Vanessa, Barbara ed Elisabetta
RITIRO 2ª MEDIA
IO... PITTORE
Nelle due giornate di ritiro passate a Valpiana con i miei amici la cosa che più mi è rimasta nel cuore è l’aver compreso la bellezza del dono dell’amicizia. Infatti ho capito che degli altri non bisogna mettere in primo piano i difetti, ma i pregi e le loro qualità. Inoltre ho imparato a riconoscere e ad accettare i limiti dei miei compagni riuscendo a vivere con loro in allegria tutto il tempo del ritiro. Durante il ritiro abbiamo dedicato del tempo sia alla preghiera e alla riflessione che al divertimento e al gioco. La riflessione è ruotata attorno al tema dello scoprire le nostre qualità e quelle dei nostri amici e poi al cercare di capire quali sono gli aspetti fondamentali della vita di Gesù. Siamo partiti con una storia che narrava la vicenda di un principe che voleva farsi fare un ritratto. Il principe però riportava sul volto la cicatrice di una ferita a causa di un duello e questo gli dava parecchio fastidio perché gli ricordava la sua sconfitta. Chiama dei pittori: il primo dipinge la sua faccia mettendo in evidenza in maniera sfrontata sia gli aspetti positivi che quelli negativi; il secondo cerca di ovviare alla cicatrice dipingendo il principe in età giovanile: ma è un ritratto falso perché nasconde le magagne del principe. L’ultimo invece dipinge il principe di profilo in modo tale che siano messe in primo piano le qualità buone e in secondo i suoi limiti. È un modo straordinario di guardare le persone: spesso siamo più portati a s sottolineare i difetti e ciò che non ci piace dell’altro mentre ci scordiamo che ognuno di noi conserva nel suo cuore molte cose belle che non vengono valutate. Sono state due giornate fantastiche che ci hanno permesso di conoscerci meglio, di scoprire tante qualità belle dei nostri compagni e in modo particolare di Gesù.
Michele, Sergio e Riccardo
Nel ritiro di quest’anno a Valpiana abbiamo imparato a guardare e considerare gli altri a partire dai loro aspetti più belli e fantastici. Siamo talmente abituati a guardare gli altri con gli occhi di sempre che non ci rendiamo conto delle molte ricchezze che ognuno conserva nello scrigno del proprio cuore. Durante la riflessione e il lavoro di gruppo tra di noi abbiamo capito che di ogni nostro limite o difetto non ne dobbiamo fare un dramma e soprattutto che non dobbiamo soffermarci solo sugli aspetti esteriori ma curare e scoprire le qualità interiori della nostra vita che sono molte e che purtroppo spesso non conosciamo.
Luca e Davide
Sabato 20 novembre finalmente si parte per il ritiro. Il ritrovo per la partenza è fissato all’Oratorio e per due giorni si sta lontano da casa, dai genitori e dal fratelli e sorelle. Arrivati a destinazione cioè al convento delle suore di Valpiana, accompagnati dai genitori che si erano messi a disposizione, intanto che aspettavamo i nostri amici che hanno giocato a calcio, abbiamo fatto dei giochi e provato i canti per la Messa della domenica. Poi quando loro sono arrivati siamo andati in chiesa e abbiamo iniziato il ritiro con un momento di preghiera e ascoltato la storia che ci ha fatto da filo conduttore. Successivamente divisi in gruppo per condividere le nostre riflessioni. Terminate queste “fatiche” ci siamo messia tavola con i catechisti e con don Paolo. Il dopo cena è stato all’insegna dello spasso e del divertimento: giochi, balli, scherzi e tanta allegria hanno rallegrato l’intera serata (e parte della nottata!). Dopo le preghiere e la suddivisione delle camere siamo andati a dormire. Al mattino la sveglia è suonata alle 7.30. In piedi di corsa per andare a fare una bellissima e “fresca” passeggiata per Valpiana intanto che le nostre catechiste ci preparavano la colazione. Il lavoro di preghiera, riflessione e confronto è continuato dopo la colazione fino all’ora di pranzo preparato dalle nostre mamme che sono salita al mattino presto per farci trovare un “lauto pranzettino”. Dopo pranzo abbiamo preparato in gruppo la Messa (chi le preghiere, chi i canti, chi l’offertorio, chi le riflessioni) che poi abbiamo celebrato e vissuto con i nostri genitori. Al termine ognuno è tornato alla proprie case aspettando con ansia il prossimo ritiro perché è stato davvero bello ed entusiasmante condividere con i propri amici questi momenti. Alla prossima!!!
Cristina
Per noi ragazzi di 2a media il Ritiro di Avvento si è svolto in Valpiana il 20 e 21 novembre. Come l’anno scorso, ma forse di più, l’ho vissuto come una parentesi “azzurra” dentro il susseguirsi un po’ caotico del nostro anno scolastico-sportivo-catechistico iniziato ormai da un po’. Il tepore, il silenzio, l’ordine, l’organizzazione di quell’edificio strutturato proprio per accogliere questi nostri incontri, ha fatto in modo che per due mezze giornate potessimo dedicarci solo a Gesù e a noi stessi. Certo, abbiamo comunque mangiato e dormito e giocato e saltato, però sempre con un filo conduttore che ci ha tenuti saldamente legati a testi di Vangelo e riflessioni personali e di gruppo utili per approfondire la conoscenza di Gesù Cristo. Aiutati poi da piccole domande che hanno dato la vita a “grandi” risposte, ci siamo confrontati con l’aiuto di Don Paolo, di Claudio e Chiara e delle nostre catechiste Franca, Fulvia e Grazia. La loro e la nostra fatica, credo abbiano portato a risultati positivi e anche inaspettati, visto che Don Paolo, alla messa di chiusura e alla presenza di un folto gruppo di nostri genitori e famigliari, ci ha fatto i complimenti. Se la bella esperienza ci ha resi tutti così soddisfatti, credo proprio che aspetteremo con ansia anche i prossimi ritiri, preparando la mente e il cuore nei nostri incontri di catechismo e nella Messa della domenica, coinvolgendo anche le nostre famiglie nel cammino di Avvento. Inoltre è doveroso e giusto ringraziare tutti coloro che ci aiutano a fare scelte così belle e arricchenti e che ci accompagnano con la loro presenza. Noi ragazzi eravamo in 33, ma alcuni dei nostri compagni non sono potuti venire: mi auguro che i motivi della loro assenza non siano stati l’indifferenza e il disimpegno perché davvero non sanno cosa si sono persi! Il divertimento poi è sempre assicurato e i giochi ci lasciano senza fiato! Fiato che miracolosamente ritorna, quando siamo tutti dentro il sacco a pelo e le luci sono spente e Don Paolo ci ha augurato una decina di volte la buonanotte! È troppo bello tirare le ore piccole a ridere, a parlare sottovoce, a scambiarci battutine più o meno serie! E poi, in un attimo... fu mattina. In piedi velocemente a sistemarci il letto e il sacco a pelo, a lavarci e fare qualche esercizio di ginnastica per poi uscire al freddo e raggiungere il pianoro da cui guardare incantati le bellezze della natura e il sorgere del sole. E allora ci si rende conto che il ritratto di Gesù che dovremmo sempre portarci nel cuore è quello più somigliante all’ amore: l’amore di colui che è venuto sulla terra per noi, si è fatto come noi, ha sofferto ed è morto per noi. Ma risorgendo per noi, ci ha resi partecipi della risurrezione e della vita eterna accanto a Lui.
Le seconde medie
Michele, Sergio e Riccardo
Nel ritiro di quest’anno a Valpiana abbiamo imparato a guardare e considerare gli altri a partire dai loro aspetti più belli e fantastici. Siamo talmente abituati a guardare gli altri con gli occhi di sempre che non ci rendiamo conto delle molte ricchezze che ognuno conserva nello scrigno del proprio cuore. Durante la riflessione e il lavoro di gruppo tra di noi abbiamo capito che di ogni nostro limite o difetto non ne dobbiamo fare un dramma e soprattutto che non dobbiamo soffermarci solo sugli aspetti esteriori ma curare e scoprire le qualità interiori della nostra vita che sono molte e che purtroppo spesso non conosciamo.
Luca e Davide
Sabato 20 novembre finalmente si parte per il ritiro. Il ritrovo per la partenza è fissato all’Oratorio e per due giorni si sta lontano da casa, dai genitori e dal fratelli e sorelle. Arrivati a destinazione cioè al convento delle suore di Valpiana, accompagnati dai genitori che si erano messi a disposizione, intanto che aspettavamo i nostri amici che hanno giocato a calcio, abbiamo fatto dei giochi e provato i canti per la Messa della domenica. Poi quando loro sono arrivati siamo andati in chiesa e abbiamo iniziato il ritiro con un momento di preghiera e ascoltato la storia che ci ha fatto da filo conduttore. Successivamente divisi in gruppo per condividere le nostre riflessioni. Terminate queste “fatiche” ci siamo messia tavola con i catechisti e con don Paolo. Il dopo cena è stato all’insegna dello spasso e del divertimento: giochi, balli, scherzi e tanta allegria hanno rallegrato l’intera serata (e parte della nottata!). Dopo le preghiere e la suddivisione delle camere siamo andati a dormire. Al mattino la sveglia è suonata alle 7.30. In piedi di corsa per andare a fare una bellissima e “fresca” passeggiata per Valpiana intanto che le nostre catechiste ci preparavano la colazione. Il lavoro di preghiera, riflessione e confronto è continuato dopo la colazione fino all’ora di pranzo preparato dalle nostre mamme che sono salita al mattino presto per farci trovare un “lauto pranzettino”. Dopo pranzo abbiamo preparato in gruppo la Messa (chi le preghiere, chi i canti, chi l’offertorio, chi le riflessioni) che poi abbiamo celebrato e vissuto con i nostri genitori. Al termine ognuno è tornato alla proprie case aspettando con ansia il prossimo ritiro perché è stato davvero bello ed entusiasmante condividere con i propri amici questi momenti. Alla prossima!!!
Cristina
Per noi ragazzi di 2a media il Ritiro di Avvento si è svolto in Valpiana il 20 e 21 novembre. Come l’anno scorso, ma forse di più, l’ho vissuto come una parentesi “azzurra” dentro il susseguirsi un po’ caotico del nostro anno scolastico-sportivo-catechistico iniziato ormai da un po’. Il tepore, il silenzio, l’ordine, l’organizzazione di quell’edificio strutturato proprio per accogliere questi nostri incontri, ha fatto in modo che per due mezze giornate potessimo dedicarci solo a Gesù e a noi stessi. Certo, abbiamo comunque mangiato e dormito e giocato e saltato, però sempre con un filo conduttore che ci ha tenuti saldamente legati a testi di Vangelo e riflessioni personali e di gruppo utili per approfondire la conoscenza di Gesù Cristo. Aiutati poi da piccole domande che hanno dato la vita a “grandi” risposte, ci siamo confrontati con l’aiuto di Don Paolo, di Claudio e Chiara e delle nostre catechiste Franca, Fulvia e Grazia. La loro e la nostra fatica, credo abbiano portato a risultati positivi e anche inaspettati, visto che Don Paolo, alla messa di chiusura e alla presenza di un folto gruppo di nostri genitori e famigliari, ci ha fatto i complimenti. Se la bella esperienza ci ha resi tutti così soddisfatti, credo proprio che aspetteremo con ansia anche i prossimi ritiri, preparando la mente e il cuore nei nostri incontri di catechismo e nella Messa della domenica, coinvolgendo anche le nostre famiglie nel cammino di Avvento. Inoltre è doveroso e giusto ringraziare tutti coloro che ci aiutano a fare scelte così belle e arricchenti e che ci accompagnano con la loro presenza. Noi ragazzi eravamo in 33, ma alcuni dei nostri compagni non sono potuti venire: mi auguro che i motivi della loro assenza non siano stati l’indifferenza e il disimpegno perché davvero non sanno cosa si sono persi! Il divertimento poi è sempre assicurato e i giochi ci lasciano senza fiato! Fiato che miracolosamente ritorna, quando siamo tutti dentro il sacco a pelo e le luci sono spente e Don Paolo ci ha augurato una decina di volte la buonanotte! È troppo bello tirare le ore piccole a ridere, a parlare sottovoce, a scambiarci battutine più o meno serie! E poi, in un attimo... fu mattina. In piedi velocemente a sistemarci il letto e il sacco a pelo, a lavarci e fare qualche esercizio di ginnastica per poi uscire al freddo e raggiungere il pianoro da cui guardare incantati le bellezze della natura e il sorgere del sole. E allora ci si rende conto che il ritratto di Gesù che dovremmo sempre portarci nel cuore è quello più somigliante all’ amore: l’amore di colui che è venuto sulla terra per noi, si è fatto come noi, ha sofferto ed è morto per noi. Ma risorgendo per noi, ci ha resi partecipi della risurrezione e della vita eterna accanto a Lui.
Le seconde medie
SAN GIOVANNI BOSCO, PATRONO DELL’ORATORIO
Per celebrare il Patrono dell’Oratorio San Giovanni Bosco è stato tra noi Flavio Insinna, insuperabile interprete della fiction televisiva che ha raccontato la vita del Santo spesa per dare gioia ai ragazzi più soli e abbandonati.
Che serata vivace! Chi l’avrebbe mai detto che l’incontro con Flavio Insinna, il Capitano dei Carabinieri nella serie “Don Matteo” ma soprattutto il protagonista della fiction su Don Bosco, sarebbe stato tanto stimolante e divertente. Dico divertente perché l’attore è dotato di un formidabile umorismo e di una simpatica autoironia che immediatamente colpiscono l’ascoltatore; ma dico anche stimolante perché Flavio (lui stesso ha insistito perché gli fosse dato del “tu”), raccontando alcune esperienze personali e spiegando cosa ha provato nell’interpretare Don Bosco, ha consentito a tutti di riflettere sulla figura del Santo, sempre attuale anche ai giorni nostri. Ma procediamo con ordine. Flavio è arrivato tra noi nel pomeriggio di sabato 29 gennaio e dopo i saluti di rito, ha partecipato ai giochi e alla cena con i ragazzi riuniti nel salone, ma … con una particolarità: non in veste di commensale bensì di cameriere! Infatti si è reso subito disponibile ad aiutare i volontari presenti e a servire i ragazzi a tavola. Finita la cena, scambiate quattro chiacchiere con alcuni giovani, è arrivato per Flavio il momento del grande incontro anche con gli adulti, che, diciamolo subito si è rivelato uno strepitoso successo. Nonostante il gran freddo e nonostante fosse sabato sera numerose persone hanno gremito il salone per l’incontro con l’attore. Presentato da don Paolo, Flavio è subito entrato in stretto contatto con i ragazzi e con il pubblico, conquistando entrambi con la sua semplicità e la sua disponibilità a rispondere a domande non riguardanti non solo la sua esperienza di attore: sono infatti stati toccati argomenti come lo studio, la fede, i retroscena della televisione, momenti personali di vita dell’attore e quello che era l’argomento “forte” della serata: vivere da cristiani nella gioia. Il tema, già trattato dagli adolescenti, è stato sviluppato anche grazie alla visione di un filmato realizzato dai nostri ragazzi e da alcuni spezzoni interpretati da Flavio nei panni di Don Bosco che hanno evidenziato come questo Santo, anche nei momenti più tristi e difficili, trovasse la forza di continuare nella sua missione attraverso la gioia di vivere che trasmetteva ai suoi ragazzi. Flavio è stato bravissimo a “tener testa” alle domande e anche a “tenere a bada” alcuni ragazzi che, in sintonia col tema della serata, esprimevano la loro gioia con grida e applausi. E un grande applauso ha concluso la serata: non si è trattato del solito applauso a conclusione di un incontro “qualsiasi”. È stato il saluto fatto ad un amico che speriamo di rivedere presto e che già dopo il primo incontro sentiamo “uno di noi”: abbiamo conosciuto non solo l’attore ma una persona straordinaria che ha saputo mantenere salda la propria fede in un mondo, quello dello spettacolo, che spesso dà più importanza all’apparenza che alla sostanza. GRAZIE FLAVIO per essere stato tra noi. Un particolare ringraziamento anche a don Paolo, ideatore e conduttore della serata, a Mario Ruggeri che ne ha reso pratica l’attuazione e ne è stato il regista, a tutti i volontari che si sono prestati, ai ragazzi e a quanti sono intervenuti all’incontro.
Che serata vivace! Chi l’avrebbe mai detto che l’incontro con Flavio Insinna, il Capitano dei Carabinieri nella serie “Don Matteo” ma soprattutto il protagonista della fiction su Don Bosco, sarebbe stato tanto stimolante e divertente. Dico divertente perché l’attore è dotato di un formidabile umorismo e di una simpatica autoironia che immediatamente colpiscono l’ascoltatore; ma dico anche stimolante perché Flavio (lui stesso ha insistito perché gli fosse dato del “tu”), raccontando alcune esperienze personali e spiegando cosa ha provato nell’interpretare Don Bosco, ha consentito a tutti di riflettere sulla figura del Santo, sempre attuale anche ai giorni nostri. Ma procediamo con ordine. Flavio è arrivato tra noi nel pomeriggio di sabato 29 gennaio e dopo i saluti di rito, ha partecipato ai giochi e alla cena con i ragazzi riuniti nel salone, ma … con una particolarità: non in veste di commensale bensì di cameriere! Infatti si è reso subito disponibile ad aiutare i volontari presenti e a servire i ragazzi a tavola. Finita la cena, scambiate quattro chiacchiere con alcuni giovani, è arrivato per Flavio il momento del grande incontro anche con gli adulti, che, diciamolo subito si è rivelato uno strepitoso successo. Nonostante il gran freddo e nonostante fosse sabato sera numerose persone hanno gremito il salone per l’incontro con l’attore. Presentato da don Paolo, Flavio è subito entrato in stretto contatto con i ragazzi e con il pubblico, conquistando entrambi con la sua semplicità e la sua disponibilità a rispondere a domande non riguardanti non solo la sua esperienza di attore: sono infatti stati toccati argomenti come lo studio, la fede, i retroscena della televisione, momenti personali di vita dell’attore e quello che era l’argomento “forte” della serata: vivere da cristiani nella gioia. Il tema, già trattato dagli adolescenti, è stato sviluppato anche grazie alla visione di un filmato realizzato dai nostri ragazzi e da alcuni spezzoni interpretati da Flavio nei panni di Don Bosco che hanno evidenziato come questo Santo, anche nei momenti più tristi e difficili, trovasse la forza di continuare nella sua missione attraverso la gioia di vivere che trasmetteva ai suoi ragazzi. Flavio è stato bravissimo a “tener testa” alle domande e anche a “tenere a bada” alcuni ragazzi che, in sintonia col tema della serata, esprimevano la loro gioia con grida e applausi. E un grande applauso ha concluso la serata: non si è trattato del solito applauso a conclusione di un incontro “qualsiasi”. È stato il saluto fatto ad un amico che speriamo di rivedere presto e che già dopo il primo incontro sentiamo “uno di noi”: abbiamo conosciuto non solo l’attore ma una persona straordinaria che ha saputo mantenere salda la propria fede in un mondo, quello dello spettacolo, che spesso dà più importanza all’apparenza che alla sostanza. GRAZIE FLAVIO per essere stato tra noi. Un particolare ringraziamento anche a don Paolo, ideatore e conduttore della serata, a Mario Ruggeri che ne ha reso pratica l’attuazione e ne è stato il regista, a tutti i volontari che si sono prestati, ai ragazzi e a quanti sono intervenuti all’incontro.
IL "NOSTRO" CARNEVALE
Foto del gruppo carnevale in Oratorio. Tanti colori, tanta voglia di stare insieme, tanta gioventù in festa.
A TUTTI GLI ADOLESCENTI E GIOVANI
VENTESIMA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
Colonia 2005 • “Siamo venuti per adorarlo” • 16 - 22 agosto
Giovanni Paolo II chiama ancora una volta a raccolta le sue “sentinelle”. E loro stanno rispondendo con entusiasmo al richiamo, preparandosi al grande viaggio verso Colonia. La Gmg, ovvero la giornata mondiale della gioventù, giunta ormai alla ventesima edizione, è fatta di festa, di incontri, di amicizia ma soprattutto di preghiera, di canti, di silenzi che mettono le ali al cuore. Ha il sapore della condivisione e fa splendere la luce della fede espressa con gioia. Lungo questo vent’anni di incontri il Papa chiede sempre delle cose molto impegnative, soprattutto essere santi, essere cristiani consapevoli, di essere sale e luce della terra, di diventare costruttori della civiltà dell’amore. A Toronto, agli 800 mila giovani giunti da ogni angolo della terra chiedeva ai giovani “Su quali fondamenta bisogna costruire il futuro? Voi lo sentite istintivamente dentro di voi, e lo affermate con la vostra presenza qui: solo Cristo è la pietra angolare su cui è possibile costruire la propria esistenza. Fate risplendere la luce di Cristo nella vostra vita! Non aspettate di avere più anni per avventurarvi sulla via della santità!” Anche noi vogliamo raccogliere il bellissimo invito del nostro Papa e seguirlo con i Magi a Colonia per ascoltare ancora una volta la sua parola, mescolati a centinaia di migliaia di giovani del mondo, disposti a lasciarci affascinare dal volto di Gesù Cristo. Allora cosa fai? Vieni anche tu? Vuoi aggregarti agli adolescenti e ai giovani della Valle Brembana per camminare insieme verso Colonia? Non perdere l’occasione!!!
PROGRAMMA
16 agosto 2005: partenza , tappa a Strasburgo e arrivo a Seraing (Belgio)
17 agosto 2005: visita a Gand - Bruges
18 agosto 2005: visita a Anversa
19 agosto 2005: visita ad Aquisgrana e viaggio a Colonia
20 Agosto 2005: visita a Colonia e partenza per St. Augustin-Hangelar dove in serata
vivremo la Veglia con il Papa
21 Agosto 2005 : in mattinata Messa con il Papa e partenza per Monaco di Baviera
22 Agosto 2005: visita al campo di concentramento di Dachau e rientro a casa
Il percorso della settimana sarà scandito da momenti di riflessione,
di condivisione, di preghiera e la Santa Messa quotidiana.
Per partecipare serve avere almeno 16 anni e... tanta voglia di pregare e di stare insieme con gioia.
Costo: €. 250,00 - Iscrizioni entro il 27 marzo 2005.
Per iscrizioni rivolgersi a don Paolo
PROGRAMMA
16 agosto 2005: partenza , tappa a Strasburgo e arrivo a Seraing (Belgio)
17 agosto 2005: visita a Gand - Bruges
18 agosto 2005: visita a Anversa
19 agosto 2005: visita ad Aquisgrana e viaggio a Colonia
20 Agosto 2005: visita a Colonia e partenza per St. Augustin-Hangelar dove in serata
vivremo la Veglia con il Papa
21 Agosto 2005 : in mattinata Messa con il Papa e partenza per Monaco di Baviera
22 Agosto 2005: visita al campo di concentramento di Dachau e rientro a casa
Il percorso della settimana sarà scandito da momenti di riflessione,
di condivisione, di preghiera e la Santa Messa quotidiana.
Per partecipare serve avere almeno 16 anni e... tanta voglia di pregare e di stare insieme con gioia.
Costo: €. 250,00 - Iscrizioni entro il 27 marzo 2005.
Per iscrizioni rivolgersi a don Paolo
RITIRO TERZA MEDIA
“CI VOLLE SOLO UN MINUTO,
MA IN QUEL MINUTO CAMBIÒ TUTTA LA NOSTRA VITA”
Il titolo del nostro ritiro è stato tolto da un film (Sleepers) che abbiamo visto a spezzoni per poter cogliere alcuni spunti che ci aiutassero a riflettere sulla necessità della responsabilità davanti alle nostre scelte. Un gruppo di ragazzi, annoiati e perditempo, con spregiudicatezza organizzano la loro merenda (a gratis) rubando panini a un rivenditore ambulante. Intanto che il rivenditore insegue uno del gruppo, gli altri mangiano tranquilli i loro hot-dog e dopo aver terminato lo spuntino hanno la brillante idea di prendere il “carrello” e di abbandonarlo all’inizio della scalinata che immette alla metropolitana. Quando vedono arrivare l’ambulante la loro intenzione è di lasciare andare il carrello convinti che il proprietario lo prenda al volo. I calcoli e le loro speranze però non vanno a buon fine perché nel passaggio il carrello sfugge dalle mani a tutti e comincia a scendere gradino per gradino la scalinata e nel precipitare travolge un uomo che stava uscendo dal metrò e lo uccide. Ci volle un minuto, ma in quel minuto cambiò tutta la nostra vita: così dice uno dei protagonisti ricordandosi di quell’avvenimento per il quale furono condannati per un po’ di anni alla prigione e al riformatorio. A partire da queste sequenze è iniziato il nostro lavoro attorno al tema della “libertà” e della “responsabilità” che dobbiamo avere quando facciamo le nostre scelte, perché ci siamo accorti che non ci vuole molto per rovinare tutto. Abbiamo cercato di capire come sia importante essere circondati da persone e da amici che ci aiutino a scegliere per il nostro bene. E per comprendere questo ci siamo rifatti al gruppo degli apostoli che attorno a Gesù hanno costruito la loro vita e hanno capito quali sono i valori essenziali da inseguire con impegno e buona volontà. Il ritiro però non è solo riflessione, confronto e lavoro di gruppo. Ci sono anche momenti di preghiera e in modo particolare l’Eucarestia della domenica dove partecipano anche i nostri genitori. Ma il ritiro a Valpiana si caratterizza anche per la serata del sabato passata all’insegna del divertimento con giochi, balli, scherzi... dove mettiamo in gioco tutta la nostra fantasia. Grazie di cuore a tutti quelli che ci danno la possibilità di vivere questi momenti fantastici che resteranno per sempre nel nostro cuore.
RITIRO SECONDA MEDIA
GIONA: UN “TESTARDO” AL SERVIZIO DI DIO
Sabato 19 febbraio, nel pomeriggio, siamo partiti alla volta di Valpiana dove, nell’accogliente casa che ormai conosciamo, si è tenuto il nostro ritiro di Quaresima. Dopo un momento di gioco, abbiamo visto una videocassetta, che ci ha fatto conoscere Giona; nel lavoro di gruppo che è seguito abbiamo approfondito la conoscenza di questo profeta minore, abbiamo riflettuto sul suo modo di agire, sui suoi pregi e difetti, confrontando il nostro comportamento con il suo. Di Giona, che abbiamo trovato simpatico, ci ha colpiti in particolare la sua “testardaggine” che può diventare una bella qualità se indirizzata nel verso giusto. Ognuno dei tre gruppi ha poi predisposto un cartellone dove sono state riportate sinteticamente le considerazioni emerse dal lavoro fatto insieme. Una buona cena e il tanto desiderato “tempo del gioco”, sempre importante, coinvolgente, rilassante e liberatorio; poi la preghiera e una bella dormita! Al mattino la sorpresa: la neve!!! Bella, farinosa, luminosa, brillante, ma anche... tanta! Saggiamente Don Paolo ha preso la decisione di non far salire a Valpiana i nostri genitori, perché saremmo tornati a Zogno in pullman, un po’ prima del previsto. È stato perciò necessario accorciare il tempo dedicato al ritiro. Il tema del lavoro della mattinata è stato: IO PER GLI ALTRI, DALLA PARTE DI GESÙ. Guidati da Don Paolo prima e nei gruppi poi, ci siamo guardati dentro, accorgendoci di essere un po’ menefreghisti e portati ad agire per il nostro tornaconto personale, lontani da come ci vuole Gesù. E cioè capaci di “avere a cuore” gli altri, di spenderci per loro, di portarli nella preghiera al Signore. Le nostre riflessioni sono state lette durante la Messa e ci siamo ripromessi di completare più approfonditamente il tema del ritiro durante i nostri incontri di catechismo settimanale. Dopo la messa il pranzo; e poi tutti sul pullman (anche le preziosissime mamme cuoche) ammirando, durante il viaggio, l’incantevole bellezza della valle imbiancata. Grazie a tutti!
LO SPETTACOLO DELL’AMORE DI DIO
VIA CRUCIS IN ORATORIO
È ormai diventata tradizione che la settimana prima del Venerdì Santo i ragazzi dell’Oratorio mettano in scena una Via Crucis per tutta la comunità. Quest’anno il tema della Via Crucis è stato la contemplazione dell’amore di Dio nonostante l’indifferenza e la miseria dell’uomo. Abbiamo cominciato la nostra preghiera davanti a un fuoco rievocando l’incontro tra Dio e Mosè al roveto ardente: quel fuoco che bruciava senza consumarsi è stata la prima rivelazione del Dio Amore che si è portata a compimento proprio con Gesù sulla croce, nuovo roveto che brucia d’amore per ogni uomo. Purtroppo il Signore non trova sempre la giusta comprensione da parte dell’uomo. I discepoli nel Getzemani, davanti a un Gesù braccato dai soldati, pensano a salvare la propria pelle e se ne vanno via di corsa abbandonandolo tutto solo; Pilato, intento a salvare la propria poltrona e il suo potere, se ne lava le mani; la gente che osserva Gesù mentre sale il calvario preferisce curare i propri affari piuttosto che guardare a quell’uomo: in fondo se è condannato a morte e per di più in croce qualcosa di grosso l’avrà pur fatto. Alla fine Gesù muore solo e incompreso. Ma il suo amore, grazie a Dio, continua a bruciare per ogni uomo, anche per l’indifferente, l’egoista e il prepotente. Al termine della Via Crucis è stato regalato ai fedeli un grosso fiammifero perché ciascuno di noi possa diventare nel mondo luce e scintilla dell’amore di Dio per ogni fratello e sorella. Appeso al fiammifero una preghiera di Santa Caterina: Riscalda il mio cuore col tuo amore. Spirito Santo, vieni nel mio cuore; per la tua potenza attiralo a te, Dio vero. Concedimi carità, e con essa il timore. Custodiscimi da ogni pensiero malvagio, riscaldami e infiammami col tuo dolcissimo amore, così che ogni peso mi parrà leggero. Padre Santo Dolce mio Signore, aiutami in ogni mio ministero. Cristo amore! Cristo amore! Concludo con le parole della poetessa Alda Merini, rilasciate in un’intervista apparsa su “L’eco di Bergamo” il 21 marzo giorno del suo compleanno e giorno internazionale dedicato alla poesia, parole che valgono anche come augurio perché possiamo vivere bene la forza della Pasqua. In un passaggio dell’intervista dice: …ah se l’uomo ogni mattina, svegliandosi, prendesse coscienza del fatto che ha occhi, mani, olfatto e capacità di camminare e creare e di correre per le strade – e di “pregare” – comincerebbe veramente a sentirsi un folle felice. Un poeta della vita. Ma, a quel punto, magari lo rinchiuderebbero perché “loro” gli direbbero che quella non è la vera, moderna felicità. Ecco, la follia più grande, la più grande poesia è questa: impazzire d’amore per Colui che ci ha dato la vita.
CONVEGNO MISSIONARIO DIOCESANO PER RAGAZZI
Il Centro Missionario Diocesano, in collaborazione con il Segretariato Migranti, il Celim Bergamo, il Patronato S. Vincenzo e la Comunità Ruah, ha proposto per domenica 6 marzo il CONVEGNO MISSIONARIO RAGAZZI dal titolo:
“ORGANIZZIAMO LA SPERANZA... CI STAI?”
...con questo invito una trentina di ragazzi di quarta e quinta elementare della nostra Parrocchia, accompagnati dalle loro catechiste, hanno aderito a questo appuntamento e di buon mattino si sono ritrovati all’area mercato dove un pullman li stava aspettando per portarli al Patronato S. Vincenzo.
Riportiamo alcuni pensieri e impressioni in cui i ragazzi ci esprimono la loro gioia per l’esperienza vissuta: DALILA SONZOGNI • Quando don Paolo ci ha invitato ad andare al CONVEGNO MISSIONARIO avevo un po’ di paura e vergogna degli altri bambini, perché era la prima volta che partecipavo, però, al tempo stesso, desideravo allargare le mie conoscenze e così ho deciso di partecipare... Arrivati ci hanno accolto bene, dandoci la SFERA CARD che ci distingueva dai bambini di altre zone della bergamasca.....
ALESSIA MAZZOLENI • Credevo di annoiarmi e invece ci siamo divertiti, e anche durante la Messa che è stata senza predica ma con tanti preti che hanno celebrato in tante lingue (anche giapponese)... alla fine della Messa abbiamo atteso un quarto d’ora di tempo per ascoltare la richiesta dei bambini...
DALILA SONZOGNI • Ci hanno parlato dei diritti di tutti i bambini del mondo, che in alcuni paesi non vengono rispettati: ci sono bambini di 5/6 anni che lavorano e sono sfruttati, troppi sono soli ed abbandonati e devono rubare per sopravvivere...
LUCA FIDANZA • Finita la Messa siamo andati a mangiare e ci hanno accolti in una mensa organizzata da alcune suore e camerieri... Siamo poi andati tutti in un piazzale e abbiamo aspettato che arrivassero gli animatori per organizzare le squadre per giocare... Il primo gioco che abbiamo fatto era in casa privata “Ruah”, dove alcuni signori africani ci hanno fatto imparare una canzone con il battito delle mani, poi hanno raccontato la storia dell’albero baobab: un bambino che non ha ascoltato la mamma è andato sotto quell’albero dove c’erano molte creature cattive che l’hanno picchiato e poi fatto diventare un demone, il significato di questa storia è che bisogna ascoltare sempre la mamma se no si va a finire in brutti guai.....
SARA RINALDI • Abbiamo giocato, scherzato, ballato, cantato insieme ai clown che ci regalavano palloncini e ci pitturavano la faccia......mi sono divertita e ho imparato molte cose e stando tutti insieme eravamo tutti felici....
DALILA SONZOGNI • Abbiamo fatto dei giochi e tante tante risate, ma la cosa più importante è che ci siamo divertiti anche se era la prima volta che ci incontravamo....terminati i giochi, eravamo stanchi, ma felici e contenti di aver trascorso una domenica diversa dal solito...
GLORIA MAZZOLENI • Il ritiro di domenica mi è piaciuto tanto perché abbiamo giocato, ballato e cantato....è stata proprio una bella esperienza e spero di ripeterla ancora...
LUCA FIDANZA • Siamo tornati a casa pieni di gioia.... Penso che questo “puzzle” di pensieri riesca a far capire quanto sia stato positivo il muoversi e l’incontrarsi. Voglio solo aggiungere che i ragazzi alla fine di quest’esperienza oltre che portare a casa un bagaglio di culture diverse dalle loro, hanno avuto il compito di consegnare ai responsabili della vita civile e religiosa del paese, il sindaco e il parroco, una lettera, dove sono riportati i diritti e gli impegni dei bambini. È stato consegnato il tutto venerdì 11 marzo al termine della Messa dei ragazzi: don Paolo ha letto il contenuto della lettera davanti al sindaco e al parroco, i quali hanno promesso di impegnarsi insieme ai ragazzi a realizzare cose importanti e davvero belle.
“ORGANIZZIAMO LA SPERANZA... CI STAI?”
...con questo invito una trentina di ragazzi di quarta e quinta elementare della nostra Parrocchia, accompagnati dalle loro catechiste, hanno aderito a questo appuntamento e di buon mattino si sono ritrovati all’area mercato dove un pullman li stava aspettando per portarli al Patronato S. Vincenzo.
Riportiamo alcuni pensieri e impressioni in cui i ragazzi ci esprimono la loro gioia per l’esperienza vissuta: DALILA SONZOGNI • Quando don Paolo ci ha invitato ad andare al CONVEGNO MISSIONARIO avevo un po’ di paura e vergogna degli altri bambini, perché era la prima volta che partecipavo, però, al tempo stesso, desideravo allargare le mie conoscenze e così ho deciso di partecipare... Arrivati ci hanno accolto bene, dandoci la SFERA CARD che ci distingueva dai bambini di altre zone della bergamasca.....
ALESSIA MAZZOLENI • Credevo di annoiarmi e invece ci siamo divertiti, e anche durante la Messa che è stata senza predica ma con tanti preti che hanno celebrato in tante lingue (anche giapponese)... alla fine della Messa abbiamo atteso un quarto d’ora di tempo per ascoltare la richiesta dei bambini...
DALILA SONZOGNI • Ci hanno parlato dei diritti di tutti i bambini del mondo, che in alcuni paesi non vengono rispettati: ci sono bambini di 5/6 anni che lavorano e sono sfruttati, troppi sono soli ed abbandonati e devono rubare per sopravvivere...
LUCA FIDANZA • Finita la Messa siamo andati a mangiare e ci hanno accolti in una mensa organizzata da alcune suore e camerieri... Siamo poi andati tutti in un piazzale e abbiamo aspettato che arrivassero gli animatori per organizzare le squadre per giocare... Il primo gioco che abbiamo fatto era in casa privata “Ruah”, dove alcuni signori africani ci hanno fatto imparare una canzone con il battito delle mani, poi hanno raccontato la storia dell’albero baobab: un bambino che non ha ascoltato la mamma è andato sotto quell’albero dove c’erano molte creature cattive che l’hanno picchiato e poi fatto diventare un demone, il significato di questa storia è che bisogna ascoltare sempre la mamma se no si va a finire in brutti guai.....
SARA RINALDI • Abbiamo giocato, scherzato, ballato, cantato insieme ai clown che ci regalavano palloncini e ci pitturavano la faccia......mi sono divertita e ho imparato molte cose e stando tutti insieme eravamo tutti felici....
DALILA SONZOGNI • Abbiamo fatto dei giochi e tante tante risate, ma la cosa più importante è che ci siamo divertiti anche se era la prima volta che ci incontravamo....terminati i giochi, eravamo stanchi, ma felici e contenti di aver trascorso una domenica diversa dal solito...
GLORIA MAZZOLENI • Il ritiro di domenica mi è piaciuto tanto perché abbiamo giocato, ballato e cantato....è stata proprio una bella esperienza e spero di ripeterla ancora...
LUCA FIDANZA • Siamo tornati a casa pieni di gioia.... Penso che questo “puzzle” di pensieri riesca a far capire quanto sia stato positivo il muoversi e l’incontrarsi. Voglio solo aggiungere che i ragazzi alla fine di quest’esperienza oltre che portare a casa un bagaglio di culture diverse dalle loro, hanno avuto il compito di consegnare ai responsabili della vita civile e religiosa del paese, il sindaco e il parroco, una lettera, dove sono riportati i diritti e gli impegni dei bambini. È stato consegnato il tutto venerdì 11 marzo al termine della Messa dei ragazzi: don Paolo ha letto il contenuto della lettera davanti al sindaco e al parroco, i quali hanno promesso di impegnarsi insieme ai ragazzi a realizzare cose importanti e davvero belle.
1935-2005
IL NOSTRO ORATORIO COMPIE 70 ANNI
Festeggeremo questo evento il prossimo settembre con diverse iniziative che culmineranno con una Concelebrazione Eucaristica con i sacerdoti che hanno operato come Direttori dell’Oratorio. Per l’occasione abbiamo pensato di raccogliere ricordi, fotografie, documenti, testimonianze da esporre in una mostra fotografica che ripercorra visivamente l’attività educativa e pastorale di questo settantennio. Contiamo, quindi, sulla vostra collaborazione: se disponete di materiale che possa documentare la vita e le attività del nostro oratorio contattate don Paolo tel. 0345-91138 - [email protected]
CRE 2005
CONTA SU DI ME 20 GIUGNO - 15 LUGLIO 2005
Microcrediti
“L’occasione non fa solo i ladri, ma anche i grandi uomini” E. Lichtenberg
Cos’è il microcredito?
Il microcredito è uno strumento di sviluppo economico, che permette alle persone in situazione di povertà ed emarginazione di aver accesso a servizi finanziari. L’anno internazionale Il 2005 è stato proclamato dall’Onu l’anno internazionale del microcredito: dal 1997 è stata lanciata una campagna a favore del sostegno dei poveri di tutto il mondo che punta di raggiungere i 100 milioni di beneficiari alla fine dell’anno prossimo. Chiedere ai nostri oratori di incrociare questo movimento mondiale è una delle caratteristiche che abbiamo sempre attribuito al tempo libero dell’estate: una finestra aperta sul mondo che ci circonda, un mondo anche lontano e povero, ma anche ricco di idee e di voglia di “investire”. L’approccio positivo che promuove la logica del microcredito è quello di una dignità dell’altro che non solo va riconosciuta, ma sostenuta, appoggiata, sulla quale scommettere anche i propri soldi. Abbiamo iniziato a ragionare sulla povertà non più in logiche di colonizzatori (da cui il Vecchio continente fa ancora fatica a prendere le distanze), quando abbiamo ammesso che per soccorrere chi ha fame, è meglio insegnargli a pescare anziché dargli un pesce. Ora stiamo scoprendo che più della canna da pesca è importante, per dare inizio ad una crescita duratura, la possibilità di accedere ai piccoli crediti che, senza ricorrere agli usurai, consentano di far fronte alle necessità familiari e di dare inizio a piccole imprese su base cooperativa o artigianale. Questo è un concetto importante che deve diventare parte della coscienza cristiana e della prassi caritativa: oggi come non mai nel nome dei poveri e della condivisione contro l’ingiustizia si assiste a una mobilitazione trasversale, di uomini e donne di buona volontà. Con essi è possibile condividere parte del nostro cammino. Tante opportunità per gli oratori La dimensione “micro” di questo mondo riesce a essere facilmente presentabile ai bambini, a rendere loro comprensibile il senso delle parole e allo stesso a farli sentire vicini, prossimi: la condizione di piccoli è la chiave del regno dei cieli e della comunione dei santi. Sarà possibile, inoltre, sostenere gli oratori nel presentare la realtà dei microcrediti alla comunità e alle famiglie, facendosi ancora una volta luogo di soglia e di passione per tutti gli uomini. Non dimentichiamo possibili alleanze con Caritas, ufficio missionario, ma anche Ong che si sono attivate in questo settore. Il microcredito è un esempio moderno di “condivisione”. Condivisione è un termine meno abusato di altri, come per esempio “solidarietà”, forse proprio per la sua misura che non ammette briciole, ma solo metà del tutto che si è e si possiede. Per i cristiani sulla capacità di condividere si gioca la propria vita, perché alla parola “condivisione” e ai tanti discorsi c’è bisogno che segua una pratica, che perde significato se non c’è un risvolto concreto, personale, appassionato a sostenerlo. Questo è un tema che nasce dal cuore del messaggio evangelico e che si svela nell’intreccio tra l’ascolto di un Parola e il compimento di un Gesto tra i fratelli.
A proposito di soldi
“Il denaro non è tutto. Ci sono anche i diamanti” (Paperon de Paperoni)
La prima considerazione è che se i cristiani fanno fatica a parlare di soldi, dei soldi propri, ma anche quelli degli altri (anche se non è propriamente vero, certo che nella pastorale ordinaria non si va molto in là rispetto alla richiesta dell’obolo natalizio in parrocchia), Gesù ne ha parlato spesso, più di quanto possiamo ammettere ripassando a memoria il Nuovo Testamento. Infatti subito viene in mente il discorso dei due padroni: Dio e Mammona, oppure il denaro che è di Cesare e che gli va restituito, magari anche il mandato ai discepoli di non prendere con sé né oro né argento... ma come dimenticare la dramma perduta dalla brava massaia, oppure il tesoro sepolto nel campo, la perla preziosa? Oppure il valore dell’olio profumato sprecato da Maria di Betania, la svendita di Giuda per trenta denari, l’oro offerto al bambino in fasce dai Magi, la beatitudine proclamata dei poveri sul monte, del posto del proprio cuore, dove è nascosto il proprio tesoro, della festa a cui si invita chi non può dare in contraccambio, dei guadagni del piccolo Zaccheo e delle tasse riscosse da Matteo prima della chiamata, nonché le ricchezze del giovane tanto volenteroso quanto ricco? E del confronto tra il valore di un passero e quello dei nostri capelli, dell’obolo della vedova alle porte del tempio e del donare gratuitamente per poter a nostra volta ricevere gratuità? Quanto è intrecciato il racconto della vita di Gesù con i soldi e con gli scambi tra gli uomini! Probabilmente questo fa parte integrate dell’esperienza dell’incarnazione, del rinunciare al tesoro prezioso per prendere le misure coi tesori che ruggine e tarlo consumano. Questa è la prospettiva che orienta e sostiene questo lavoro che, ancora una volta, sembra non essere “ortodosso”, non abbastanza targato “chiesa”. Non ci importa far discendere l’esistenza del denaro dal volere divino, che tanto non è, ma trovare in questa splendida invenzione degli uomini la giusta misura, quella insegnataci da Gesù (che guarda caso non ha mai teorizzato l’abolizione dei soldi, come certi utopisti auspicano, perché buon conoscitore del cuore degli uomini e delle cupidigie e meschinità che trovano in ogni strumento occasione di esprimersi), per vivere da fratelli, per poter aiutare l’altro, per condividere (e cosa si può dividere, fare a metà, se non si sa contare?) tutto ciò che abbiamo.
Crescere tra i soldi
“Il denaro è come concime. Ciò vuol dire che deve essere sparso attorno” “Dal letame nascono i fiori, dai diamanti non nasce niente” (Fabrizio De Andrè)
Imparare dai soldi
Due frasi provocatorie per suggerire due modi diversi per reinterpretare la definizione di religiosa memoria per cui “i soldi sono lo sterco del diavolo”. C’è una necessità di prendere le distanze dai soldi come qualcosa di sporco che non deve toccare la nostra immacolata vita (ma quando mai?), eppure il ritorno è che noi abbiamo bisogno di ciò che è materiale e contingente perché da esso dipende la nostra esistenza. Certo l’uso e l’intenzione che diamo a tutto ciò che di materiale ci circonda determina non solo la nostra vita biologica, ma anche quella spirituale; da ciò dipende lo spessore umano della nostra esistenza, la capacità generatrice (il concime è occasione di vita e di nutrimento) di ogni nostra parola e gesto. Questo è particolarmente evidente nell’avventura educativa (in famiglia, a scuola, in oratorio, ma non solo), dove i cosiddetti “valori” non chiedono parole per esprimersi e per raccogliere consenso, ma attendono gesti ed esempi per poter essere compresi, nel senso più radicale: “presi dentro di sé”. Ecco perché un Cre-Grest sui soldi non potrà essere semplicemente un bel discorso su “come spendere o risparmiare”, ma offrire esperienze (iniziamo già a pensare a dei giochi di simulazione sullo sviluppo sostenibile, sulla condivisione equa...) in cui appare evidente che, parafrasando il detto: “chi troppo vuole nessuno stringe”. L’accumulo fine a se stesso allontana dagli altri e da una forma umana di rapporti paritari, fraterni, disinteressati e gratuiti. Di seguito proveremo a considerare alcuni atteggiamenti che possono venire sollecitati da un certo uso del denaro.
A. Semplicità
L’esperienza dell’accumulo è tipica dei bambini e dei ragazzi: il “di più” appare sempre il “meglio”. Non immediatamente riferibile ai soldi, ma ai tatuaggi, alle collane, ai peluche, alle macchinine, alle figurine, ai fermagli dei capelli... c’è una logica di accumulo che non va censurata o bandita, ma va assunta e educata.
B. Autodisciplina
La capacità di non consumare tutto subito, ma di centellinare, di pensare al domani o all’amico è una competenza importante che, anche se immediatamente si può riferire al mangiare le caramelle o le patatine, abbraccia corpo e spirito. La capacità di scegliere e di agire in conseguenza accettando anche i dovuti sacrifici fa crescere il rispetto per le persone e le cose.
C. Altruismo
Si tratta della capacità di pensare non solo a se stessi, ma anche agli altri. Imparare a dividere, a fare a metà con chi non ne ha è un’esperienza quotidiana nella vita comune del Cre-Grest: una merenda, un panino, un pezzetto d’ombra... Comprendere cosa significa gratuità, offerta, dono reciproci è il primo passo verso l’altruismo.
D. Generosità
Essere generosi significa essere giusti con un di più che è lo slancio del cuore, che è la capacità di empatia per l’altro che è senza. L’offerta generosa è tipica dei bambini più piccoli che non pensando alle conseguenze del gesto offrono tutto, per poi richiederlo.
E. Giustizia
Il senso di giustizia nei bambini è molto forte, non sempre, però, lo applicano in modo corretto. In particolare si lasciano trasportare dall’emotività del momento: un calcio viene “vendicato” con tre pugni, un offesa con l’esclusione dal gruppo. Imparare a essere giusti è questione di “contabilità”.
F. Solidarietà
La possibilità di dare un volto prossimo alla solidarietà di cui tanto si parla è l’unico modo per farla diventare uno stile di vita. Essere solidali significa condividere la merenda, ma anche il lavoro di raccogliere le cartacce e mettere in ordine, aiutare chi è rimasto indietro e fargli compagnia, mettere i soldi in comune per uno scopo condiviso.
G. Onestà
L’occasione di dimostrarsi onesti capita spesso: trovare qualcosa che qualcuno ha perso e dover decidere se tenerla per sé o se restituirla. L’onestà è qualcosa che si può solo mostrare restituendo un soldo che si è visto cadere dalle tasche di un amico e non intascarlo a propria volta. L’onestà va premiata e valorizzata perché è assai fragile di questi tempi.
“L’occasione non fa solo i ladri, ma anche i grandi uomini” E. Lichtenberg
Cos’è il microcredito?
Il microcredito è uno strumento di sviluppo economico, che permette alle persone in situazione di povertà ed emarginazione di aver accesso a servizi finanziari. L’anno internazionale Il 2005 è stato proclamato dall’Onu l’anno internazionale del microcredito: dal 1997 è stata lanciata una campagna a favore del sostegno dei poveri di tutto il mondo che punta di raggiungere i 100 milioni di beneficiari alla fine dell’anno prossimo. Chiedere ai nostri oratori di incrociare questo movimento mondiale è una delle caratteristiche che abbiamo sempre attribuito al tempo libero dell’estate: una finestra aperta sul mondo che ci circonda, un mondo anche lontano e povero, ma anche ricco di idee e di voglia di “investire”. L’approccio positivo che promuove la logica del microcredito è quello di una dignità dell’altro che non solo va riconosciuta, ma sostenuta, appoggiata, sulla quale scommettere anche i propri soldi. Abbiamo iniziato a ragionare sulla povertà non più in logiche di colonizzatori (da cui il Vecchio continente fa ancora fatica a prendere le distanze), quando abbiamo ammesso che per soccorrere chi ha fame, è meglio insegnargli a pescare anziché dargli un pesce. Ora stiamo scoprendo che più della canna da pesca è importante, per dare inizio ad una crescita duratura, la possibilità di accedere ai piccoli crediti che, senza ricorrere agli usurai, consentano di far fronte alle necessità familiari e di dare inizio a piccole imprese su base cooperativa o artigianale. Questo è un concetto importante che deve diventare parte della coscienza cristiana e della prassi caritativa: oggi come non mai nel nome dei poveri e della condivisione contro l’ingiustizia si assiste a una mobilitazione trasversale, di uomini e donne di buona volontà. Con essi è possibile condividere parte del nostro cammino. Tante opportunità per gli oratori La dimensione “micro” di questo mondo riesce a essere facilmente presentabile ai bambini, a rendere loro comprensibile il senso delle parole e allo stesso a farli sentire vicini, prossimi: la condizione di piccoli è la chiave del regno dei cieli e della comunione dei santi. Sarà possibile, inoltre, sostenere gli oratori nel presentare la realtà dei microcrediti alla comunità e alle famiglie, facendosi ancora una volta luogo di soglia e di passione per tutti gli uomini. Non dimentichiamo possibili alleanze con Caritas, ufficio missionario, ma anche Ong che si sono attivate in questo settore. Il microcredito è un esempio moderno di “condivisione”. Condivisione è un termine meno abusato di altri, come per esempio “solidarietà”, forse proprio per la sua misura che non ammette briciole, ma solo metà del tutto che si è e si possiede. Per i cristiani sulla capacità di condividere si gioca la propria vita, perché alla parola “condivisione” e ai tanti discorsi c’è bisogno che segua una pratica, che perde significato se non c’è un risvolto concreto, personale, appassionato a sostenerlo. Questo è un tema che nasce dal cuore del messaggio evangelico e che si svela nell’intreccio tra l’ascolto di un Parola e il compimento di un Gesto tra i fratelli.
A proposito di soldi
“Il denaro non è tutto. Ci sono anche i diamanti” (Paperon de Paperoni)
La prima considerazione è che se i cristiani fanno fatica a parlare di soldi, dei soldi propri, ma anche quelli degli altri (anche se non è propriamente vero, certo che nella pastorale ordinaria non si va molto in là rispetto alla richiesta dell’obolo natalizio in parrocchia), Gesù ne ha parlato spesso, più di quanto possiamo ammettere ripassando a memoria il Nuovo Testamento. Infatti subito viene in mente il discorso dei due padroni: Dio e Mammona, oppure il denaro che è di Cesare e che gli va restituito, magari anche il mandato ai discepoli di non prendere con sé né oro né argento... ma come dimenticare la dramma perduta dalla brava massaia, oppure il tesoro sepolto nel campo, la perla preziosa? Oppure il valore dell’olio profumato sprecato da Maria di Betania, la svendita di Giuda per trenta denari, l’oro offerto al bambino in fasce dai Magi, la beatitudine proclamata dei poveri sul monte, del posto del proprio cuore, dove è nascosto il proprio tesoro, della festa a cui si invita chi non può dare in contraccambio, dei guadagni del piccolo Zaccheo e delle tasse riscosse da Matteo prima della chiamata, nonché le ricchezze del giovane tanto volenteroso quanto ricco? E del confronto tra il valore di un passero e quello dei nostri capelli, dell’obolo della vedova alle porte del tempio e del donare gratuitamente per poter a nostra volta ricevere gratuità? Quanto è intrecciato il racconto della vita di Gesù con i soldi e con gli scambi tra gli uomini! Probabilmente questo fa parte integrate dell’esperienza dell’incarnazione, del rinunciare al tesoro prezioso per prendere le misure coi tesori che ruggine e tarlo consumano. Questa è la prospettiva che orienta e sostiene questo lavoro che, ancora una volta, sembra non essere “ortodosso”, non abbastanza targato “chiesa”. Non ci importa far discendere l’esistenza del denaro dal volere divino, che tanto non è, ma trovare in questa splendida invenzione degli uomini la giusta misura, quella insegnataci da Gesù (che guarda caso non ha mai teorizzato l’abolizione dei soldi, come certi utopisti auspicano, perché buon conoscitore del cuore degli uomini e delle cupidigie e meschinità che trovano in ogni strumento occasione di esprimersi), per vivere da fratelli, per poter aiutare l’altro, per condividere (e cosa si può dividere, fare a metà, se non si sa contare?) tutto ciò che abbiamo.
Crescere tra i soldi
“Il denaro è come concime. Ciò vuol dire che deve essere sparso attorno” “Dal letame nascono i fiori, dai diamanti non nasce niente” (Fabrizio De Andrè)
Imparare dai soldi
Due frasi provocatorie per suggerire due modi diversi per reinterpretare la definizione di religiosa memoria per cui “i soldi sono lo sterco del diavolo”. C’è una necessità di prendere le distanze dai soldi come qualcosa di sporco che non deve toccare la nostra immacolata vita (ma quando mai?), eppure il ritorno è che noi abbiamo bisogno di ciò che è materiale e contingente perché da esso dipende la nostra esistenza. Certo l’uso e l’intenzione che diamo a tutto ciò che di materiale ci circonda determina non solo la nostra vita biologica, ma anche quella spirituale; da ciò dipende lo spessore umano della nostra esistenza, la capacità generatrice (il concime è occasione di vita e di nutrimento) di ogni nostra parola e gesto. Questo è particolarmente evidente nell’avventura educativa (in famiglia, a scuola, in oratorio, ma non solo), dove i cosiddetti “valori” non chiedono parole per esprimersi e per raccogliere consenso, ma attendono gesti ed esempi per poter essere compresi, nel senso più radicale: “presi dentro di sé”. Ecco perché un Cre-Grest sui soldi non potrà essere semplicemente un bel discorso su “come spendere o risparmiare”, ma offrire esperienze (iniziamo già a pensare a dei giochi di simulazione sullo sviluppo sostenibile, sulla condivisione equa...) in cui appare evidente che, parafrasando il detto: “chi troppo vuole nessuno stringe”. L’accumulo fine a se stesso allontana dagli altri e da una forma umana di rapporti paritari, fraterni, disinteressati e gratuiti. Di seguito proveremo a considerare alcuni atteggiamenti che possono venire sollecitati da un certo uso del denaro.
A. Semplicità
L’esperienza dell’accumulo è tipica dei bambini e dei ragazzi: il “di più” appare sempre il “meglio”. Non immediatamente riferibile ai soldi, ma ai tatuaggi, alle collane, ai peluche, alle macchinine, alle figurine, ai fermagli dei capelli... c’è una logica di accumulo che non va censurata o bandita, ma va assunta e educata.
B. Autodisciplina
La capacità di non consumare tutto subito, ma di centellinare, di pensare al domani o all’amico è una competenza importante che, anche se immediatamente si può riferire al mangiare le caramelle o le patatine, abbraccia corpo e spirito. La capacità di scegliere e di agire in conseguenza accettando anche i dovuti sacrifici fa crescere il rispetto per le persone e le cose.
C. Altruismo
Si tratta della capacità di pensare non solo a se stessi, ma anche agli altri. Imparare a dividere, a fare a metà con chi non ne ha è un’esperienza quotidiana nella vita comune del Cre-Grest: una merenda, un panino, un pezzetto d’ombra... Comprendere cosa significa gratuità, offerta, dono reciproci è il primo passo verso l’altruismo.
D. Generosità
Essere generosi significa essere giusti con un di più che è lo slancio del cuore, che è la capacità di empatia per l’altro che è senza. L’offerta generosa è tipica dei bambini più piccoli che non pensando alle conseguenze del gesto offrono tutto, per poi richiederlo.
E. Giustizia
Il senso di giustizia nei bambini è molto forte, non sempre, però, lo applicano in modo corretto. In particolare si lasciano trasportare dall’emotività del momento: un calcio viene “vendicato” con tre pugni, un offesa con l’esclusione dal gruppo. Imparare a essere giusti è questione di “contabilità”.
F. Solidarietà
La possibilità di dare un volto prossimo alla solidarietà di cui tanto si parla è l’unico modo per farla diventare uno stile di vita. Essere solidali significa condividere la merenda, ma anche il lavoro di raccogliere le cartacce e mettere in ordine, aiutare chi è rimasto indietro e fargli compagnia, mettere i soldi in comune per uno scopo condiviso.
G. Onestà
L’occasione di dimostrarsi onesti capita spesso: trovare qualcosa che qualcuno ha perso e dover decidere se tenerla per sé o se restituirla. L’onestà è qualcosa che si può solo mostrare restituendo un soldo che si è visto cadere dalle tasche di un amico e non intascarlo a propria volta. L’onestà va premiata e valorizzata perché è assai fragile di questi tempi.
MI RICORDO... L’ORATORIO
Voler ricordare gli anni trascorsi all’Oratorio quando frequentavo le elementari, mi è un po’ difficile, perché mi si sono smarriti nella memoria: erano gli anni subito dopo la guerra e la maggior parte delle famiglie faticava ad arrivare alla fine del mese perché le disponibilità economiche erano molto limitate. I ragazzi non disponevano di nessun gioco, si andava all’Oratorio e ci si metteva sotto la finestra dello studio del curato, che in quegli anni era don Carlo Manenti, e dopo varie richieste ci concedeva il pallone per poter giocare. Per noi ragazzi l’Oratorio era la nostra seconda casa e, quando non si giocava al pallone era la nostra fantasia ad inventare giochi, qualche volta anche un po’ “pericolosi”. In quei tempi l’Oratorio non era così come lo si può vedere oggi: c’era allora un prato che scendeva dal canale, la cosiddetta “valle dei morti”: questa valle appunto scendeva dal monte di Zogno verso il canale ed era stretta e molto molto ripida! Ebbene un giorno, proprio su questi prati, giocando a indiani, con i miei amici, caddi e mi feci un taglio in testa. Mi portarono dal dottore e il curato mi accompagnò a casa, ma non potè evitarmi il ceffone che mia madre mi diede, perché le avevo disubbidito. Quel pomeriggio infatti io non dovevo fermarmi all’Oratorio, bensì andare sul monte a prendere il latte. In primavera, con il curato don Carlo, i giovani, i maestri di catechismo, si facevano escursioni sul Canto Alto, a Selvino, per poi proseguire sulla Corna Rossa e, ritornando ci si fermava al Santuario della Madonna di Perello, a Castel Regina, S.Antonio. Erano queste, giornate vissute in allegria e il partecipare a queste escursioni, era per noi ragazzi l’occasione per dar vita ad amicizie sincere che poi continuavamo nella vita di tutti i giorni. Passano gli anni, da ragazzi si diventa giovani, il curato dell’Oratorio è ora don Andrea. Dalle escursioni nel nostro territorio, si passa ad escursioni più interessanti e impegnative e, ricordo in modo particolare il campeggio che con don Andrea e 10 giovani, nel mese di agosto, partendo a piedi da Carona, arrivammo al lago del Barbellino, che si trova in cima alla Val Bondione. Piantata la tenda vicino al lago e, con il tempo propizio, effettuammo salite sui monti che racchiudevano la conca del Barbellino. Le due salite più importanti, che ci diedero una gioia immensa, furono, il Pizzo Coca e il Diavolo della Malgina. Il campeggio durò una settimana e il ritorno a casa in pullman. Fu un’esperienza mai vissuta prima d’ora nel nostro paese da giovani come noi, questo noi lo avvertimmo e, da quel momento per noi don Andrea divenne il nostro fratello maggiore da ascoltare ed imitare. Queste escursioni, in alcuni di noi, svilupparono la passione per la montagna e, non per caso, dopo un po’ di tempo, alcuni di questi giovani, dettero vita prima allo “Sci Club G.A.A.S.”, che fu uno dei primi Sci Club della Valle, ed in seguito la sezione del C.A.I. tutt’ora efficiente nel nostro paese. Comunque don Andrea non era solamente un organizzatore di attività ludiche che avevano lo scopo ben preciso di appassionare i giovani alla vita dell’Oratorio, ma nello stesso tempo esigeva, in special modo dai catechisti, una preparazione adeguata nell’insegnamento del catechismo ai ragazzi. Tanta era questa sua preoccupazione che ci convinse a frequentare “Il corso di abilitazione all’insegnamento catechistico nelle scuole parrocchiali”. Il diploma che ci è stato rilasciato porta la firma del Vescovo, allora Mons. Piazzi, del Direttore dell’U.D.O. don Arizzi, e del Direttore dell’Ufficio Catechistico don Nodari. Proponeva ai giovani dei ritiri che si svolgevano a Martinengo, in un convento di frati, e a Botta di Sedrina. Un caro ricordo è la gita con i maestri di catechismo a Roma, durata una settimana. Eravamo ospiti da suore che mi sfugge il nome dell’Ordine. Tramite il nostro Vescovo, Mons. Piazzi, incontrato per caso nella Basilica di S.Pietro, potevamo avere una posizione privilegiata all’udienza del mercoledì del Papa Giovanni XXIII. Purtroppo un triste ricordo risale all’11 maggio 1962 quando improvvisamente don Andrea venne schiantato da un infarto e ci lasciò in un dolore indescrivibile. Tutta la popolazione rimase sconvolta da questa morte improvvisa e prematura! Dopo la dipartita di don Andrea Zogno ebbe un nuovo curato nella persona di don Sandro. Il primo incontro con lui fu sotto il porticato dell’Oratorio e rimasi subito colpito dal suo modo di fare semplice e familiare, mettendomi subito a mio agio. Mi ricordo che arrivò in moto era il “Galletto” della Guzzi. Quello che mi colpiva in don Sandro era il fatto che non vedevo in lui un prete secolarizzato, ma un prete più incline al sovrannaturale; ed infatti fu lui che volle in Oratorio la chiesina. Penso che sarebbe utile anche oggi, pregare è prima di ogni cosa. Ricordo che don Sandro si era creata una familiarità tale che tutte le sere noi giovani ci trovavamo in casa sua e mentre lui cenava si parlava e si discuteva su qualsiasi argomento che ci poteva interessare e il più delle volte si finiva di parlare del Vangelo. Pure lui era esigente perché i maestri di catechismo fossero ben preparati e soprattutto fossero testimoni di vita cristiana nella società. Era meticoloso nell’insegnamento della morale cristiana e saltuariamente invitava dei sacerdoti a tenere delle conferenze. Fra questi sacerdoti ricordo il parroco di S.Pellegrino, don Foresti, divenuto poi Vescovo. Per lui l’Oratorio non doveva essere solo un luogo di svago, ma voleva stimolare in noi la ricerca di quei valori per cui vale la pena di essere al mondo. Dopo don Sandro venne all’Oratorio don Serafino. La mia collaborazione con lui fu breve, perché per motivi personali non potei più dedicarmi alla vita dell’Oratorio. Comunque posso dire che era un buon prete di una gentilezza particolare, amava veramente i ragazzi e i giovani. Il non collaborare più con lui mi rattristò sinceramente. Altri curati vennero nel nostro Oratorio, che data la mia età, non furono parte determinante nella mia formazione religiosa: don Giancarlo, don Vittorio, don Giacomo, don Luigi, e a tutt’oggi don Paolo. Ciascuno con la propria personalità hanno svolto e, don Paolo la sta svolgendo, la loro missione di curati dell’Oratorio nel migliore dei modi. Si sono trovati ad affrontare cambiamenti impensabili, sia nella società in cui si vive ed anche con i rinnovamenti che il Concilio Vaticano ha portato nella Chiesa. Hanno attraversato momenti impegnativi e difficili anche perché non sempre hanno trovato la collaborazione della Comunità. Facciamo in modo che il curato dell’Oratorio riesca a percepire che la Comunità gli è vicina e che comprende quanto sia faticoso il suo lavoro di educatore dei nostri ragazzi. Volendo ora dire due parole sul passato e sul presente della catechesi, direi che cinquant’anni fa la catechesi si faceva alla domenica pomeriggio per tutti e consisteva principalmente nell’apprendere a memoria il catechismo di Pio X, aiutati anche da qualche disegno appeso alla parete che il maestro spiegava e ci faceva capire. Avverto sempre più che è importante nella vita avere ancora impresso nella memoria quelle formule. Oggi il magistero della Chiesa, dopo il Concilio Vaticano, ha formulato un nuovo catechismo più consono ai mutamenti culturali che si avvertono nella società. Siccome viviamo in un’epoca mediatica si potrebbe fare catechismo sfruttando la televisione, usando naturalmente le videocassette che oggi sono preparate appunto per annunciare il Vangelo; potrebbe esserci più attenzione ed approfondimento da parte dei ragazzi. Prima del Concilio era impensabile poter avere all’Oratorio i genitori dei ragazzi che dovevano ricevere i Sacramenti. Attualmente questo avviene, ed è bene, però è necessario coinvolgere sempre di più le famiglie nel progetto di iniziazione cristiana nel contesto di nuova evangelizzazione in cui l’annuncio e la conoscenza e l’incontro con Gesù non è da dare per scontato. Un altro problema è quello di trovare il modo di coinvolgere i giovani. Prima del Concilio Vaticano all’Oratorio vi era la G.I.A.C. che voleva dire “ Gioventù Italiana Azione Cattolica”, questa a sua volta era divisa in tre sezioni in base all’età, Aspiranti, Juniores, Seniores; avere il suo Presidente che coordinava con il curato le iniziative che di volta in volta si era stabilito da fare ed anche con le proposte suggerite dal Centro Diocesano. Erano altri tempi, d’accordo, ma perché questa G.I.A.C. dopo il Concilio Vaticano è scomparso? Allora era più facile catechizzare i ragazzi. Oggi i nostri ragazzi, adolescenti e giovani sono disturbati da una tecnologia che li distrae vedi televisione, telefonino, videogiochi ecc... Per disporre un Oratorio consono ai nostri tempi, il curato da solo non ce la può fare. Occorre l’aiuto delle famiglie, della scuola, degli adulti e, come diceva il nostro amato Papa Giovanni Paolo II “ai nostri ragazzi dobbiamo insegnare la fatica di vivere”. Volgendo ora lo sguardo sul futuro del nostro Oratorio direi che dobbiamo essere ottimisti. Il lavoro che don Paolo sta facendo con i ragazzi è ammirevole e senz’altro produrrà nel tempo dei benefici. La messa del venerdì, i ritiri svolti in Oratorio e fuori Parrocchia, nei momenti liturgici dell’Avvento e della Quaresima di sicuro lasceranno un’impronta nella loro formazione religiosa. Sarebbe auspicabile poter trovare il modo di rendere interessante ai giovani d’oggi il frequentare l’Oratorio.
Lino Micheli
Lino Micheli
LA NOSTRA FESTA SIETE VOI - 16ª EDIZIONE
Quando il volto sorridente e dolcissimo di Mirella è apparso sugli schermi ha provocato in tutti noi un tuffo al cuore: ma le parole di don Paolo che l’hanno salutata e l’hanno visualizzata lassù, in prima fila, ad applaudire e fare il tifo per tutti noi, ci hanno spalancato l’anima e la mente a goderci appieno, anche per lei, questa 16ª edizione di uno spettacolo ormai consolidato e atteso da genitori e bambini. Le passate edizioni ci hanno abituati a novità e cambiamenti piacevoli, pur nella continuità della gara canora tra solisti. Ma invece quest’anno la gara vera e propria non c’è stata, nel senso che non c’era nessuna giuria a dare un voto e una classifica. Lo stesso, tutti i partecipanti si sono espressi al meglio, aiutati anche dai costumi e dal balletto a tema, che li immedesimava ancor più negli amati personaggi di WALT DISNEY. E qui salta fuori ancora la bravura e la pazienza di coloro che hanno lavorato per settimane nel tentativo (riuscitissimo!) di combinare tutti i tasselli del puzzle; a partire dall’assegnazione delle canzoni ai solisti più indicati per timbro di voce e tonalità, per le affinità di coppia e di gruppo, per la suddivisione ottimale del coro in due squadre diverse che si sono avvicendate sul palco ( per evitare di ritrovarli senza fiato e concedere a tutti di fare la parte di un qualche personaggio nei vari balletti e quindi farli partecipare in tanti ruoli diversi). Una mescolanza di simpatia e giocosità che ha suscitato l’ilarità del pubblico ma anche la tenerezza e l’apprezzamento, la presa di coscienza che questi nostri bambini, se ben indirizzati, sono una sorprendente ed esplosiva risorsa. Risorsa che potrebbe diventare, se noi adulti lo desideriamo e lo permettiamo, una solida base per espressioni future di condivisione, associazione, comunità; condite da una sana buona dose di competitività che fa emergere le doti migliori di ciascuno. Quei talenti che Vanna, magistralmente, riesce ad individuare dentro ognuno, e con garbo e determinazione, portare… alla ribalta del palcoscenico. L’augurio è che ciascuno sappia concretizzare nel quotidiano la positività e l’arricchimento di questa esperienza: quindi “GRAZIE” a chi ha lavorato, a chi ha pensato, progettato e realizzato le scenografie, i costumi, i balletti, le decorazioni, gli impianti audio e video e quant’altro, e anche a chi ha sostenuto e applaudito questi generosi protagonisti!!!
Una mamma
Una mamma
PROGETTO 2005: “ADOTTA UN NONNO”
Mercoledì 1 giugno, presso la sala animazione dell’R.S.A. di Zogno i ragazzi di catechismo di seconda media aiutati dalle loro catechiste si sono trasformati in BRAVISSIMI attori, in occasione della conclusione del progetto “ADOTTA UN NONNO” iniziato a gennaio, finalizzato a favorire momenti di integrazione sul territorio e a contribuire a costruire una cultura di integrazioni rispetto al mondo dell’anziano. Lo spettacolo recitato nella nostra lingua dialettale è stato preparato in conformità ad alcuni temi che i ragazzi hanno scelto e si sono fatti raccontare dai nonni durante le ore passate insieme in questi mesi:
- la scuola e il catechismo
- il lavoro della donna e madre di famiglia
- il lavoro dell’uomo
...per i nonni si è trattato di un tuffo nel passato: il ricordo della tavola imbandita, la polenta fumante, il latte appena munto..., la mamma che pulisce la casa..., il padre nei campi sotto il sole cocente e al ritorno brontola per la stanchezza e la fatica quotidiana...i figli: chi al lavoro, chi a scuola e chi per onore alla patria è via....
...per i ragazzi, invece, è stata un’occasione per scoprire un mondo passato, un mondo mai esplorato fin ora, un mondo che deve però essere rivalutato poiché portatore di valori irrinunciabili anche per la vita dei nostri giorni. Oltre allo spettacolo i ragazzi hanno preparato una mostra fotografica, chi fosse interessato rimarrà esposta in sala animazione dell’R.S.A. per tutto il periodo estivo. A nome di tutti vogliamo ringraziare prima in assoluto i ragazzi, per il loro impegno e affetto nei riguardi dei nonni, i quali fanno sapere che li aspettano sempre per far due chiacchiere e per raccontare altri momenti della loro vita, poi le catechiste e don Paolo, per aver creduto e realizzato insieme questo progetto, sperando in una sicura continuità. Vogliamo ringraziare anche il Sig. Carrara Matteo e i suoi amici che con l’armonia di una fisarmonica sabato 4 giugno hanno allietato la festa nel parco in occasione della festa della casa. E dall’R.S.A. di Zogno e tutto.....buone vacanze e arrivederci al prossimo articolo!
Gli animatori Barbara e Davide
- la scuola e il catechismo
- il lavoro della donna e madre di famiglia
- il lavoro dell’uomo
...per i nonni si è trattato di un tuffo nel passato: il ricordo della tavola imbandita, la polenta fumante, il latte appena munto..., la mamma che pulisce la casa..., il padre nei campi sotto il sole cocente e al ritorno brontola per la stanchezza e la fatica quotidiana...i figli: chi al lavoro, chi a scuola e chi per onore alla patria è via....
...per i ragazzi, invece, è stata un’occasione per scoprire un mondo passato, un mondo mai esplorato fin ora, un mondo che deve però essere rivalutato poiché portatore di valori irrinunciabili anche per la vita dei nostri giorni. Oltre allo spettacolo i ragazzi hanno preparato una mostra fotografica, chi fosse interessato rimarrà esposta in sala animazione dell’R.S.A. per tutto il periodo estivo. A nome di tutti vogliamo ringraziare prima in assoluto i ragazzi, per il loro impegno e affetto nei riguardi dei nonni, i quali fanno sapere che li aspettano sempre per far due chiacchiere e per raccontare altri momenti della loro vita, poi le catechiste e don Paolo, per aver creduto e realizzato insieme questo progetto, sperando in una sicura continuità. Vogliamo ringraziare anche il Sig. Carrara Matteo e i suoi amici che con l’armonia di una fisarmonica sabato 4 giugno hanno allietato la festa nel parco in occasione della festa della casa. E dall’R.S.A. di Zogno e tutto.....buone vacanze e arrivederci al prossimo articolo!
Gli animatori Barbara e Davide
PALLAVOLO: DOPO IL TORNEO DI APRILE, FARI PUNTATI
SULLA “SAGRA DI SAN LORENZO” E LA “12 ORE NOTTURNA”
Sulle ali dell’entusiasmo della buona riuscita del torneo di pallavolo svoltosi nella primavera del 2004, anche quest’anno un gruppo di giovani dell’oratorio di Zogno capeggiati da Marietto & Beppe ha organizzato nel mese di aprile, un torneo di Pallavolo aperto a tutti i giovani non tesserati. Buona l’adesione alla manifestazione che ha raggiunto la partecipazione di sei squadre composte prevalentemente da ragazzi di Zogno e paesi vicini. Questa volta la squadra denominata “Mobili Pesenti”, vincitrice dello scorso torneo, pur essendosi qualificata per la finalissima, non è riuscita a ripetere il successo dell’anno scorso. Infatti ha perso la partita più importante del torneo nonostante fosse andata in vantaggio di due set. La forza e la convinzione degli avversari, che mai si sono dati per vinti, hanno ribaltato il risultato e ciò ha permesso alla squadra “URUKAY”di vincere il secondo torneo di pallavolo “Oratorio - Zogno - Forever” Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno partecipato e hanno collaborato con generosità alla buona riuscita del torneo. Il prossimo appuntamento è per la sagra di san Lorenzo con il “Beach Volley” e per la “dodici ore notturna” che si svolgerà a settembre in occasione del 70° di fondazione dell’Oratorio. Vi aspettiamo numerosi.
DODICI SQUADRE AL TORNEO DI CALCETTO
È ormai giunto alla sesta edizione il torneo di calcetto a cinque organizzato dal gruppo del “FootballFive” in collaborazione con l’Oratorio di Zogno. Quest’anno la partecipazione ha raggiunto solo dodici squadre che si sono date battaglia per tre settimane sul campetto dell’oratorio (e qualche volta in palestra quando il tempo non permetteva di giocare all’esterno). Il torneo, iniziato il primo di giugno, si è concluso sabato 18 giugno quando si sono giocate le partite finali: per il terzo posto si sono incontrate le squadre “Sonzogni Pietre Antiche” con “Pizzeria La Torre”: ha vinto la prima nominata per 9 a 8. Per il primo posto invece si sono date battaglia “Autoscuola Valle Brembana” contro “Ristorante la Passata” che ha vinto il torneo 6 a 2. Miglior giocatore della finale è risultato: Cristian Gritti della squadra “Ristorante la Passata”. Un grazie a tutti coloro che hanno reso possibile questa bellissima iniziativa.
FESTA DELLA COMUNITÀ
SAGRA DI SAN LORENZO 2005
Giovedì 28 luglio Ore 20.30 Santa Messa in oratorio
Venerdì 29 Luglio INIZIO TORNEO BEACH VOLLEY
ore 21.00 Ballo liscio
Sabato 30 Luglio INIZIO torneo di calcio 2 contro 2 “GABBIANO AZZURRO CUP”
ore 21.00 Ballo liscio con “ I MELODY”
Domenica 31 Luglio Ore 21.00 Ballo liscio con” ARMIDO e KELLY
Lunedì 1 Agosto ore 21.00 Concerto della Premiata Banda Musicale
di Zogno sul sagrato
Martedì 2 Agosto ore 20.30 Concerto Coro “Fior di Monte”
ore 21.30 Concerto con “ I CAMPANARI”
Mercoledì 3 Agosto ore 20.30 “LA CORIDA DE ZOGN” concorrenti allo sbaraglio
Giovedì 4 Agosto ore 20.30 Dimostrazione di ballo
ore 21.30 “VIAGGIO nel TEMPO” Riscopriamo le tradizioni:
PALO della CUCCAGNA & TIRO alla FUNE
Venerdì 5 Agosto ore 21.00 Ballo liscio con “DEMETRIO e MARA”
Sabato 6 Agosto ore 16.00 Torneo di calcio “ Le vecchie glorie”
ore 21.00 Ballo liscio con “MARA e la sua fisarmonica”
Domenica 7 Agosto ore 20.30 Corrida di San Lorenzo
ore 21.00 Ballo liscio con “DELIO”
Lunedì 8 Agosto FINALE torneo “GABBIANO AZZURRO CUP”
ore 21.30 Direttamente da RADIO NUMBER ONE
serata musicale con “ALE NICO BAND”
Martedì 9 Agosto ore 21.00 Ballo liscio
ore 22.00 Spettacolo pirotecnico
Mercoledì 10 Agosto FINALE TORNEO BEACH VOLLEY
ore 21.00 Ballo liscio con “DELIO & DEMETRIO”
ore 22.00 TOMBOLA di SAN LORENZO
FUNZIONERÀ IL SERVIZIO
BAR - CUCINA – PIZZERIA – GELATERIA
Venerdì 29 Luglio INIZIO TORNEO BEACH VOLLEY
ore 21.00 Ballo liscio
Sabato 30 Luglio INIZIO torneo di calcio 2 contro 2 “GABBIANO AZZURRO CUP”
ore 21.00 Ballo liscio con “ I MELODY”
Domenica 31 Luglio Ore 21.00 Ballo liscio con” ARMIDO e KELLY
Lunedì 1 Agosto ore 21.00 Concerto della Premiata Banda Musicale
di Zogno sul sagrato
Martedì 2 Agosto ore 20.30 Concerto Coro “Fior di Monte”
ore 21.30 Concerto con “ I CAMPANARI”
Mercoledì 3 Agosto ore 20.30 “LA CORIDA DE ZOGN” concorrenti allo sbaraglio
Giovedì 4 Agosto ore 20.30 Dimostrazione di ballo
ore 21.30 “VIAGGIO nel TEMPO” Riscopriamo le tradizioni:
PALO della CUCCAGNA & TIRO alla FUNE
Venerdì 5 Agosto ore 21.00 Ballo liscio con “DEMETRIO e MARA”
Sabato 6 Agosto ore 16.00 Torneo di calcio “ Le vecchie glorie”
ore 21.00 Ballo liscio con “MARA e la sua fisarmonica”
Domenica 7 Agosto ore 20.30 Corrida di San Lorenzo
ore 21.00 Ballo liscio con “DELIO”
Lunedì 8 Agosto FINALE torneo “GABBIANO AZZURRO CUP”
ore 21.30 Direttamente da RADIO NUMBER ONE
serata musicale con “ALE NICO BAND”
Martedì 9 Agosto ore 21.00 Ballo liscio
ore 22.00 Spettacolo pirotecnico
Mercoledì 10 Agosto FINALE TORNEO BEACH VOLLEY
ore 21.00 Ballo liscio con “DELIO & DEMETRIO”
ore 22.00 TOMBOLA di SAN LORENZO
FUNZIONERÀ IL SERVIZIO
BAR - CUCINA – PIZZERIA – GELATERIA
“CONTA SU DI ME”
UN CRE GREST DAVVERO SPECIALE
L’edizione del CRE di quest’anno è stata particolarmente ricca di giochi, attività e divertimento, e, come ogni altra edizione passata, è stata molto apprezzata da tutti i ragazzi. Lo slogan “Conta su di me” è servito a comunicare a piccoli e grandi il senso dell’aiuto reciproco, della solidarietà e della collaborazione comune; ma non s’è trattato solamente d’un motto astratto perché ha trovato applicazione pratica in quello che è stato poi il tema vero e proprio: il microcredito. Si tratta in pratica d’un piccolo prestito ad interesse ridotto che certi paesi più disponibili concedono ai paesi del terzo mondo per favorirne lo sviluppo economico colla speranza d’un conseguente miglioramento delle loro condizioni di vita. Questo tema è stato importante per insegnare ai ragazzi come chi ha più disponibilità economica (in pratica tutti noi se riducessimo i nostri sprechi e i beni superflui…) può aiutare i più deboli e chi sta peggio. A questo riguardo una delle attività svolte dalle medie e dagli adolescenti è stata l’Operazione Mato Grosso: la ricerca, casa per casa in tutto il paese, di beni alimentari da inviare ai poveri del Sud America. Alla fine la raccolta ha avuto un ottimo esito, totalizzando svariati quintali di pasta, riso, olio, scatolame vario, ecc. Quattro settimane improntate, quindi, all’insegna della solidarietà ma non solo, perché scopo del CRE è, in fin dei conti, quello di divertire i ragazzi in modo sano ed edificante. E il divertimento non è certo mancato: basta ricordare le innumerevoli attività svolte dai più grandi, tiro con l’arco, canoa, pesca, o le gite, nei Foppi, al mare e presso i migliori parchi acquatici (grande novità quest’anno la gita a “le Vele” che ha riscosso grande successo tra animatori e ragazzi). Come l’anno scorso, poi, per le medie e gli adolescenti c’è stato il campeggio al Ronco, bello ed emozionante nonostante il brutto tempo ed il freddo insolito per la stagione. Non sono mancati neppure gli atelier ed i tornei (calcio, pallacampo, bandierina tra i classici, uniti a moltissimi nuovi giochi), che occupano i vari gruppi nel tentativo di vincere il più possibile, per stabilire chi sarà la squadra vincitrice alla fine. Novità importante è stata l’introduzione di manine di plastica come moneta di scambio, per scommettere ed assegnare un valore alle vittorie nei vari giochi, permettendo così di determinare alla fine il gruppo più “ricco” e quindi vincitore. Quest’anno il CRE s’è concluso venerdì 15 luglio anche se la festa finale è stata anticipata al 13. Dopo un primo momento di preghiera alle 21.00 hanno preso il via i festeggiamenti veri e propri, con i balletti delle ragazze delle medie e dei gruppi; è seguita la rappresentazione teatrale della storia del CRE e alcuni sketch, davvero esilaranti, degli animatori, che hanno reso il tutto più vivace e movimentato. Veramente notevole è stato anche il filmato realizzato dagli adolescenti in oratorio, una divertente storiella su come, evitando gli sprechi, si possono raggiungere grandi risultati ed aiutare gli altri. Vi sono stati poi i ringraziamenti alle bariste dell’oratorio, sempre presenti e disponibili, premiate con un omaggio floreale per il loro lavoro. Infine è stata la volta delle diapositive dei ragazzi e degli animatori, i quali hanno concluso la festa con un loro balletto. A detta di molti “addetti ai lavori” (animatori, personale dell’oratorio…) è stata una delle feste finali più belle degli ultimi anni, insomma, il giusto coronamento d’un CRE davvero speciale come quello di quest’anno.
M.
M.
ORATORIO ZOGNO FOREVER…
La Compagnia nata
“Così per caso”
in occasione del 70° dell’Oratorio di Zogno
PRESENTA
Mary Poppins
musical in due atti
VENERDÌ 23 SETTEMBRE 2005
presso CINEMA TRIESTE ore 20,30
Vi aspettiamo numerosi!
“Così per caso”
in occasione del 70° dell’Oratorio di Zogno
PRESENTA
Mary Poppins
musical in due atti
VENERDÌ 23 SETTEMBRE 2005
presso CINEMA TRIESTE ore 20,30
Vi aspettiamo numerosi!
XX GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
«Siamo venuti per adorarlo»
Questo il tema dell’incontro mondiale che raccoglierà i giovani di ogni parte della Terra in un unico cammino verso Colonia, ispirati dalla figura di alcuni Viaggiatori particolari: i Magi, le cui reliquie, secondo la tradizione, sono conservate proprio in quella città. Ecco che anche noi giovani vogliamo partire con queste persone, in cammino per giungere a “vedere Gesù”, perché siamo consapevoli che non lo si possa incontrare se non partendo per un lungo viaggio. Il viaggio presuppone un distacco, lasciare il nostro quotidiano, che è un luogo sicuro e familiare, per qualcosa di ignoto che ci chiede responsabilità. Solo una grande motivazione può spingerci a fare tutto questo; i Magi furono guidati da una stella che seguirono docilmente perché erano alla ricerca di qualcosa di veramente importante. Noi oggi siamo alla ricerca di ciò che per noi è la cosa più importante: Dio; ma non quello urlato o portato trionfalmente in piazza come un idolo, e neppure quello posto come giustificativo di atti violenti verso il mondo. Noi oggi siamo in cerca di un Dio nato in una stalla, bambino indifeso, figlio di persone semplici, quel Dio che in una mangiatoria ci sussurra “mangiami”, ovvero portami con te, fa che sia Io la stella che guida il tuo cammino. E così siamo pronti a partire, siamo tanti; arrivati a Colonia saremo una folla immensa e questo non ci fa sentire soli e ci da la forza, perché a volte nella nostra vita di tutti i giorni ci sentiamo fuori luogo, abbiamo paura e pensiamo di essere soli. Ora invece sappiamo che Qualcuno ci sta chiamando e non saremo soli a rispondere! Non sappiamo ancora cosa ci attenderà in quella settimana di incontro, ma siamo sicuri che questa esperienza ci aiuterà a crescere e a cambiare qualcosa di noi. I Magi dopo aver visto il Bambino “tornarono per un’altra strada”; così anche noi: è tempo di cambiare! Chiediamo pertanto a tutta la comunità di accompagnarci con la preghiera quotidiana che ci farà partecipi di uno stesso camminino. In attesa di conoscere l’affetto e l’amicizia di Papa Benedetto XVI°, portiamo nel nostro cuore l’auguri fattoci da Giovanni Paolo II, proprio in preparazione di questa XX Giornata Mondiale della Gioventù.
don Paolo Piccinini
“Cari giovani, la chiesa ha bisogno di autentici testimoni per la nuova evangelizzazione : uomini e donne la cui vita sia stata trasformata dall’incontro con Gesù, uomini e donne capaci di comunicare quest’esperienza agli altri. La Chiesa ha bisogno di Santi. Tutti siamo chiamati alla santità, e solo i santi possono rinnovare l’umanità (…).
Carissimi giovani incamminati idealmente verso Colonia, il Papa vi accompagna con la sua preghiera e con la sua Benedizione”. (messaggio di Giovanni Paolo II per la XX Giornata Mondiale della Gioventù)
don Paolo Piccinini
“Cari giovani, la chiesa ha bisogno di autentici testimoni per la nuova evangelizzazione : uomini e donne la cui vita sia stata trasformata dall’incontro con Gesù, uomini e donne capaci di comunicare quest’esperienza agli altri. La Chiesa ha bisogno di Santi. Tutti siamo chiamati alla santità, e solo i santi possono rinnovare l’umanità (…).
Carissimi giovani incamminati idealmente verso Colonia, il Papa vi accompagna con la sua preghiera e con la sua Benedizione”. (messaggio di Giovanni Paolo II per la XX Giornata Mondiale della Gioventù)
GMG 2005: RICORDI DI UNA SETTIMANA INDIMENTICABILE
Durante quest’estate ho avuto l’occasione di vivere due esperienze emozionanti e che mai avrei pensato mi potessero dare tanto. Ho compiuto due pellegrinaggi, uno a Santiago de Compostela, dove ancora oggi sono custodite le spoglie di San Giacomo apostolo e l’altro a Colonia, la grande e maestosa città tedesca che ha ospitato la GMG2005, dove sono custodite invece le reliquie dei Re Magi. L’accostamento di questi due viaggi tanto diversi mi ha mostrato un’unica verità, il volto di Gesù. Verso Santiago con scarponcini, bastone, zaino da montagna e borraccia ho potuto riassaporare il fascino antico del cammino medioevale che i popoli di tutta Europa non hanno mai smesso di percorrere negli ultimi mille anni. Lungo la via ho avuto l’occasione d’incontrare ogni sorta di pellegrino, dall’anziano di 80 anni fino al bambino di 10, dallo stravagante rumoroso al serio silenzioso. Ognuno di noi aveva però qualcosa in comune con gli altri e questa cosa era la meta che pian piano con il passare dei giorni veniva sempre più sospirata e che con il trascorrere dei chilometri continuava lentamente a trasformare il nostro animo. La ricerca, questo era il filo rosso che legava tutte le nostre vite; la ricerca di quel Dio fatta con umiltà, fatica, silenzio e tanta preghiera. Nell’attesa della sospirata meta Santiago de Compostela (“campo della stella”), le nostre compagne di viaggio sono state proprio le stelle, quelle che ci hanno accompagnato nelle primissime ore del mattino e che ogni sera abbiamo salutato prima di addormentarci. Verso Colonia con scarpette da tennis, macchina fotografica, zainetto dell’Invicta e una comoda bottiglietta di acqua ho gustato invece la bellezza dei pellegrinaggi moderni. Durante la settimana trascorsa qua e là tra il Belgio e la Germania ho avuto l’occasione di osservare realtà diverse: dalla missione di un sacerdote bergamasco “fuori dal comune e simpaticissimo”, alle città delle Fiandre ricche di storia e curate in ogni loro angolo. Lungo i giorni che hanno preceduto l’arrivo a Colonia ho condiviso il mio tempo con altri 180 ragazzi della Valle Brembana. Anche in questa occasione ognuno di noi si era ritrovato lì per camminare insieme agli altri verso quell’unica meta, la città dei Magi. Anche in questo caso è stata la ricerca ad unirci. Infatti il motto di questa GMG2005 è stato: “siamo venuti per adorarlo”! Nell’attesa dell’incontro con il Santo Padre abbiamo potuto meditare più volte sul cammino che i Magi 2000 anni fa hanno compiuto verso Gerusalemme per andare a trovare il Dio fattosi uomo. Abbiamo cercato d’immedesimarci in loro e non abbiamo potuto fare a meno di seguire come loro quelle stelle, cioè quei segni che durante le giornate Dio ci ha mostrato per condurci tutti insieme all’incontro con altri 800.000 giovani. L’emozione era palpabile sulla pelle durante la veglia del sabato e la messa della domenica! Mi è sembrato di essere immerso in un momento importante in cui la storia di Dio e quella di noi uomini si sono fatte vicine al punto di toccarsi ed abbracciarsi! Due cammini diversi, due stili diversi, due lunghezze diverse in due luoghi diversi, eppure entrambi mi hanno mostrato i tratti fondamentali della fede che accomuna tutti noi cristiani. La fatica che arriva per il troppo camminare o per il troppo sostare in fila per un pasto, le difficoltà del percorso causate da una freccia sbagliata o da un cartello incomprensibile. Tutto ciò è stato poi sostituito da quella gioia immensa che soltanto l’arrivo a Santiago o l’incontro con il Santo Padre ci ha saputo dare. Ed allora al termine di questa estate travolgente torno a casa mia carico di entusiasmo e con una forza enorme nel cuore. L’unica cosa da fare è ringraziare tutte quelle persone che con te hanno pregato, chiacchierato, pianto e riso! Grazie a tutti quei sacerdoti che ti hanno reso ancora una volta più vicino il volto di Dio e un grazie particolare alle stelle: se non fosse stato per loro e per la via che di giorno in giorno ci hanno mostrato non avrei mai potuto incontrare il nostro unico grande amore, il figlio di Dio, fattosi uomo soltanto per noi, Gesù Cristo!
Diego
Diego
«MAMMA NON MI ASPETTARE STANOTTE DORMO DAL PAPA»
Quando siamo entrati nella spianata di Marienfeld c’era quasi da aver paura: un cielo così nero e carico di acqua non lo si vedeva da tempo. Ma è bastato volerlo. D’accordo, le nubi non si spostano al soffio pur potente di migliaia di persone che sperano di non dover finire a mollo, sotto una pioggia ingrata. Ma la speranza di poter arrivare asciutti alla veglia di quella sera con Benedetto XVI è parsa ad un certo punto così forte da far squarciare un cielo che in mattinata appariva prossimo a rovesciare il Niagara su Colonia e dintorni. E quando il sole sul far della sera ha preso il sopravvento, i giovani della Gmg 2005 hanno certamente pensato che, quando una cosa la si vuole insieme con tutto il cuore, anche il cielo si arrende. Alle centinaia di migliaia di giovani questa insperata svolta climatica non dev’essere sembrata altro che la conferma di trovarsi nel posto giusto a fare la cosa migliore, dopo giorni di preparazione tutt’altro che soffice ma sempre gioiosa, anche nei momenti più duri di disagio che pure non sono mancati. Mica male come allenamento alla vita, questa Gmg tedesca. Memorabile, persino, fino all’ultimo. Più fango che erba in parecchie zone del campo di Marienfeld. Ma dopo che il Papa è arrivato nessuno ci ha fatto caso. Quel sole in extremis - luce che apriva la veglia della luce di Betlemme - è stato un segnale più che sufficiente, e pazienza se era spuntato troppo tardi per asciugare davvero il proprio metro quadro di erba per le poche ore di sonno all’addiaccio. Non era ciò che contava. Si va alla Giornata mondiale per faticare dietro alle proprie domande, per scendere sin negli angoli di fango di una vita che ha bisogno di essere rimessa in discussione, non per dormire tra due guanciali. Questi giovani hanno mostrato di aver preso alla lettera chi li invitava a scrutare il cielo sopra a Colonia in cerca ciascuno della propria stella, della luce per quel cammino tutto curve che ora li attende. Sono arrivati sin sul ciglio del fango, hanno trovato il sole della grazia e un padre a proporgli un nuovo «pellegrinaggio interiore». A casa, chi seduto in poltrona si è goduto lo spettacolo dallo schermo, ha potuto rimanere tranquillo. Diceva uno striscione: «Mamma non aspettarmi. Stanotte dormo dal Papa». Che grandi questi giovani, questi di Marienfeld.
d p
Lo spirito che si respira alla GMG è travolgente, ti entra “dentro” ed è difficile da spiegare...A questo proposito vorrei raccontare un episodio che mi è capitato mentre passeggiavo con alcuni miei amici lungo le vie della bellissima città di Aquisgrana. Era pomeriggio e i nostri sacerdoti ci avevano lasciato un paio d’ore di libertà per visitare a nostro piacimento la città. Stavamo camminando tranquillamente quando ad un tratto un’orda di pellegrini portoricani ci è venuta incontro gridando a gran voce “VIVA ITALIA!!”. Subito ci hanno attorniato allegramente e in batter d’occhio decine e decine di macchine fotografiche puntavano verso di noi. E stato molto divertente e se ci ripenso mi viene da sorridere... Perché alla GMG è così: ci si saluta, ci si scambia la bandiera o la bandana, si canta insieme, si prega insieme...Tutto il mondo è lì in un’unica città e, anche se non ci si conosce, ci si sente tutti amici, tutti fratelli e figli di uno stesso Padre... quel Padre che a Colonia siamo andati per adorare!!!!
Carola
Quanta nostalgia... Quanta eccitazione nel cuore... spero non si plachi, perché è bello sentire quell’adrenalina che fa stare svegli... In questi giorni ho sentito il cuore battere forte per diversi motivi, diverse emozioni... Ho sperimentato la gioia di sentirsi parte di un gruppo e il senso di sicurezza e protezione che deriva dall’interessamento gratuito degli altri... E ho provato lo stupore nel ricevere doni da parte di persone sconosciute, che, oltre a felpe o bandiere, hanno saputo regalare sorrisi calorosi a dei giovani viaggiatori come loro...
...Ed eccoci raccolti in un unico prato: mondi di storie, pensieri e motivazioni si fondono per adorare il Signore e “mentre danzano le stelle luminose come perle, quando si fa sera nasce la preghiera”. Svegliati, poi, dalla musica del mattino, quel guscio di teli blu, che ci ha protetto dalla rugiada della notte, si apre, così che “il vento forte della vita soffierà sulle vele e le gonfierà di Te”. E il viaggio continua; l’arrivo del papa e i brividi che abbiamo sentito in quegli istanti, a pochi metri da lui, erano parte di un lungo cammino, non certo la meta, ma solo un incentivo, una spinta nuova per lasciarci condurre sulla strada della fede, anche quando i canti, le chitarre e quell’atmosfera magica non ci saranno più... Il nostro impegno consisterà nel far rivivere quei momenti di entusiasmo e, forse, ci capiterà di ricordare l’armonia che comunicavano i bagliori di infinite candele, stelle sparse in un campo per regalare un po’ di luce alla notte del nostro animo.
Patry
d p
Lo spirito che si respira alla GMG è travolgente, ti entra “dentro” ed è difficile da spiegare...A questo proposito vorrei raccontare un episodio che mi è capitato mentre passeggiavo con alcuni miei amici lungo le vie della bellissima città di Aquisgrana. Era pomeriggio e i nostri sacerdoti ci avevano lasciato un paio d’ore di libertà per visitare a nostro piacimento la città. Stavamo camminando tranquillamente quando ad un tratto un’orda di pellegrini portoricani ci è venuta incontro gridando a gran voce “VIVA ITALIA!!”. Subito ci hanno attorniato allegramente e in batter d’occhio decine e decine di macchine fotografiche puntavano verso di noi. E stato molto divertente e se ci ripenso mi viene da sorridere... Perché alla GMG è così: ci si saluta, ci si scambia la bandiera o la bandana, si canta insieme, si prega insieme...Tutto il mondo è lì in un’unica città e, anche se non ci si conosce, ci si sente tutti amici, tutti fratelli e figli di uno stesso Padre... quel Padre che a Colonia siamo andati per adorare!!!!
Carola
Quanta nostalgia... Quanta eccitazione nel cuore... spero non si plachi, perché è bello sentire quell’adrenalina che fa stare svegli... In questi giorni ho sentito il cuore battere forte per diversi motivi, diverse emozioni... Ho sperimentato la gioia di sentirsi parte di un gruppo e il senso di sicurezza e protezione che deriva dall’interessamento gratuito degli altri... E ho provato lo stupore nel ricevere doni da parte di persone sconosciute, che, oltre a felpe o bandiere, hanno saputo regalare sorrisi calorosi a dei giovani viaggiatori come loro...
...Ed eccoci raccolti in un unico prato: mondi di storie, pensieri e motivazioni si fondono per adorare il Signore e “mentre danzano le stelle luminose come perle, quando si fa sera nasce la preghiera”. Svegliati, poi, dalla musica del mattino, quel guscio di teli blu, che ci ha protetto dalla rugiada della notte, si apre, così che “il vento forte della vita soffierà sulle vele e le gonfierà di Te”. E il viaggio continua; l’arrivo del papa e i brividi che abbiamo sentito in quegli istanti, a pochi metri da lui, erano parte di un lungo cammino, non certo la meta, ma solo un incentivo, una spinta nuova per lasciarci condurre sulla strada della fede, anche quando i canti, le chitarre e quell’atmosfera magica non ci saranno più... Il nostro impegno consisterà nel far rivivere quei momenti di entusiasmo e, forse, ci capiterà di ricordare l’armonia che comunicavano i bagliori di infinite candele, stelle sparse in un campo per regalare un po’ di luce alla notte del nostro animo.
Patry
MARY POPPINS
Se qualcuno (di nostra conoscenza) ha pregato e sperato in cuor suo che tutto questo progetto potesse avere, come scopo primario, quello di creare e rafforzare vincoli di amicizie e condivisione, sappia che è stato pienamente soddisfatto!!! Sì, perché tutta questa fatica per mandare in scena Mary Poppins, è stata sostenuta da mesi e mesi di incontri, telefonate, discussioni animate, ritrovi a casa dell’uno o dell’altra per tagliare, cucire, colorare, incollare...; e poi le risate, le bonarie prese in giro sugli altri e su sé stessi, le confessioni sussurrate dietro le quinte di quanto si aveva sonno, si aveva caldo, si era stanchi e sfiduciati o euforici e ottimisti...; e ancora le proposte, i “perché non facciamo così”, le correzioni più adatte e indicate per questo o quel personaggio per renderlo più reale e vicino... Durante le lunghe prove, i commenti e i complimenti, le risate e gli applausi spontanei, hanno superato di gran lunga le inevitabili piccole scaramucce che ogni tanto sorgevano. Ma la confidenza e la complicità che ha richiesto il recitare insieme, l’aiutarsi a vicenda a vestirsi e abbigliarsi, lo scambiarsi i microfoni e gli accessori, ha contribuito a rendere più importante e preziosa l’armonia piuttosto che la competizione. E tutto si è risolto alla fine nel bellissimo spettacolo, modestia a parte, che ne è uscito. Ad onor del vero, bisogna chiarire che anche tutti i nostri famigliari hanno contribuito alla buona riuscita del recital, perché tanti papà e tanti nonni hanno svolto il ruolo di baby-sitter per molte sere, per permettere alle mamme e ad alcuni papà di prepararsi a dovere; e chi invece ha dovuto portarsi i bambini appresso, ha trovato la collaborazione di altre mamme che li hanno intrattenuti e sorvegliati. Un doveroso ringraziamento anche a chi si è presa la briga di cuocere dolci deliziosi per “nutrire” la fame di coloro che, in cerca di celebrità, non avevano nemmeno il tempo di cenare ! Per chi poi non lo avesse saputo, ci sono state anche le classiche 48 ore di suspense, nelle quali non si era certi fino alle ore 14,00 di venerdì, se lo spettacolo sarebbe andato in scena! Allora sì che sarebbe stata una grande delusione e il rammarico di tutto il tempo e l’impegno profuso nelle prove, nello studio delle parti, nella preparazione di scene e scenografie, avrebbe amareggiato non poche persone. Per fortuna tutto si è risolto al meglio e la prima serata più la replica hanno riscosso entrambe il tutto esaurito. E gli applausi, i complimenti, e la smisurata partecipazione ci hanno ripagato di tutti i sacrifici! Per la verità, qualche malcontento c’è stato: coloro che non sono riusciti ad entrare in sala e magari venivano anche da lontano. Sappiano che a breve è prevista di nuovo una replica per tutti, e un’altra in particolare per i bambini delle elementari. E poi ci stanno contattando per uscire anche dal paese, in vari oratori e teatri: davvero saremo famosi!!! Ma è sottinteso che il risvolto più bello di tutto questo impegno è stato, e rimane, la consapevolezza di lavorare “insieme” per arrivare a raccogliere il consenso e l’approvazione di tutto il pubblico che, “insieme”, ci viene a vedere!
Gf
N.B. Le offerte raccolte durante le due serate a favore dell’Orfanotrofio della Romania sono state di € 1.000,00. Grazie a tutti per la vostra generosità.
Gf
N.B. Le offerte raccolte durante le due serate a favore dell’Orfanotrofio della Romania sono state di € 1.000,00. Grazie a tutti per la vostra generosità.
RICORDI DI ORATORIO
Settant’anni per la verità non ancora compiuti (sarà a luglio del prossimo anno) e perciò la medesima età dell’Oratorio San Giovanni Bosco, una istituzione che ha voluto dire molto anche per il sottoscritto invitato a ricordare la sua gioventù a “l’oratòre”. Ho cominciato a frequentarlo da giovanissimo. Avrò avuto allora sei o sette anni, ero nei “Fanciulli Cattolici”, la sezione dei giovanissimi dell’ “Azione Cattolica”. Di noi piccolini si prendevano cura la “Clarina” (al secolo Clara Marconi che teneva negozio di mercerie e cartoleria nel quattrocentesco Palazzo Marconi ancor oggi ben conservato ed uno degli “edifici nobili” del centro storico zognese in Piazza Garibaldi) e la Rina Berlendis. Ci portavano all’oratorio per il catechismo ed era lì che, quando c’erano le processioni, ci mettevano la fascia, una sorta di stola come quella dei diaconi, con la quale sfilavamo per le vie del paese davanti al trono del Santo Patrono San Lorenzo, della Madonna o del Corpus Domini. Lì abbiamo vissuto i nostri primi passi “sociali” si insomma, abbiamo fatto la prima “socializzazione” che è stata importantissima nella formazione di generazioni di zognesi. C’era l’Oratorio femminile giù sotto, adiacente al convento di clausura, un ambiente assolutamente impenetrabile gestito dalle suore cappellone, e c’era quello maschile con il campo di bocce e quello di calcio a forma di trapezio (alla faccia della forma e delle misure regolamentari) sul quale giocava la Vampa ed ancora il cineteatro, di cui era direttore il “don Carlo”, don Carlo Manenti che concluse la sua vita pastorale arciprete di Casnigo. Don Carlo da mezzogiorno alle tre si concedeva una pennichella per riprendersi il sonno che gli facevano regolarmente perdere i “grandi” ogni sera perché lasciavano l’oratorio a tardissima ora. Quelle tre ore erano off limits per noi ragazzi ciciaroni, non dovevamo disturbare con i nostri schiamazzi e sul riposo di don Carlo vegliava inflessibile la Pasquina. Inutile chiederle il pallone per tirargli quattro calci. Ma ci si andava quantomai volentieri all’oratorio perché si sapeva di trovarci sempre qualcuno con cui giocare, tirando magari per lungo quando si doveva entrare in aula per il catechismo e sbuffanti perché a nostro avviso la lezione si faceva troppo lunga... Siamo cresciuti lì, molto bene, facendo qualcosa di buono e combinando anche parecchie marachelle che non erano però cattive. Ricordate ad esempio, cari coetanei, come accoglievamo le ragazze? Loro arrivavano dall’asilo all’oratorio passando per il “ghet” o per lo scalone e noi dal sagrato a bombardarle da sopra di palle di neve nella stagione invernale, ovviamente. E buon per loro che intervenivano a disperderci il don Carlo o il don Paolo che abitava nella casa in cima alla scalinata! Oppure sempre d’inverno ci si appostava sul pendio sottostante il cimitero e giù palle di neve a quelli che stavano ammassati fuori dal cancello dell’oratorio. Non fallivi un colpo! E le “slisade” giù per il “riù” come dimenticarle? Ol Gioanì Barilì, si insomma il sagrista magari un po’ scorbutico ma noi eravamo proprio discoli, buttava cenere sulla “slisaröla” per evitare che qualche anziano si rompesse una gamba sul ghiaccio e noi dietro a ripulire ed a buttare nuova acqua... E nella Settimana Santa? Si cominciava la Domenica delle Palme dando l’assalto al Gioanì che stava in cima alla scaletta della Chiesina a distribuire i rami di ulivo benedetto che usava poi come “strope” per respingere i nostri assalti... Poi arrivava il Venerdì Santo e sotto coi “grì” e le “grine”, fuori tempo ovviamente, facendo arrabbiare i sacerdoti perché si disturbava la funzione ed il solito Gioanì al quale si mandavano i più ingenui con degli “stropei” per “legare le campane” e lui si arrabbiava ed erano guai per i poverini... E poi la distribuzione dell’acqua santa il Sabato Santo, e ricordo che due ragazze avvicinatesi troppo al mastello vennero prese per le gambe da due più discoli di altri e finirono...benedette a dismisura. Anno dopo anno crescemmo anche noi un po’ in timore di Dio, forse non troppo in sapienza, comunque sempre felici di poter frequentare “l’oratòre” dove imparammo a stare insieme, a divertirci insieme, a fare qualcosa di buono insieme. Di un qualcosa di particolare mi sentii protagonista con altri amici. Eravamo sul finire degli anni ’40 e l’inizio gli anni ’50 e presso l’oratorio nacque il Centro Turistico Giovanile, il CTG come lo chiamavamo tout court, che fu un primo approccio oratoriano al turismo giovanile. Ne fu subito primo ed per lungo tempo responsabile il Gino Salvi che è stato sicuramente una delle “anime” del nostro oratorio. Organizzavamo gite-trasporto con i pullman della Ditta Marconi di Ambria in montagna e sugli sci in concorrenza sempre vincente su un club bianco “laico” che era nato in paese-e Zambla con Madonna delle Nevi e l’arco alpino orobico brembano era tra le mete fisse delle escursioni, ma anche l’alta Valle Seriana, e si ebbe pure l’incoscienza di organizzare una “due giorni” a Madonna di Campiglio con pernottamento all’Hotel Carlo Magno, roba da matti per un gruppo di ragazzotti, ma tutto andò chissà come mai per il meglio. E nel corso di quelle gite nacquero le prime simpatie, tanti piccoli “primi amori” che divennero grandi e sfociarono poi in felici matrimoni che durano tuttora. Ricordate che si sgambava da Oltre il Colle a Zambla e ritorno (i pullman condotti dal Giovanni Salvi o da Virginio Brissoni nostri soci, i gloriosi “FIAT 26” della Ditta Marconi fermavano a Oltre il Colle e fummo noi del CTG a portarne per la prima volta uno fino a Zambla per cui cominciò il servizio pubblico anche per quella località oltrelcollese). Faticaccia dice qualcuno? Ma vuoi mettere? Avevi cinque chilometri, tanto dista Zambla da Oltre il Colle, da scarpinare al buio e le ragazze avevano paura di scivolare per cui ti si aggrappavano al braccio oppure eri tu che le sostenevi... si insomma la faccenda andava bene a tutti e due e... pensateci un po’ voi a che cosa avete fatto e che certamente vi è rimasto nella memoria. Le sgridate di don Carlo, poi quando veniva a sapere che su a Zambla avevamo ballato per cui per qualche tempo ci guardava in cagnesco... E per concludere voglio ricordare la Capanna di Natale in Piazza. Non s’era mai fatto nulla del genere a Zogno e l’idea nacque proprio in ambito CTG. Facemmo tutto di nascosto per far trovare la sorpresa a coloro che sarebbero usciti dalla messa di mezzanotte. Progettammo e costruimmo tutto in famiglia, lavorando in segreto nel sottopalco del cinema, e tra coloro che collaborarono nell’impresa coordinata sempre dal Gino ricordo il compianto pittore professor Edoardo Volonterio, artista di vaglia che non volle mai barattare la sua opera artistica con vile denaro e che si fece coinvolgere nella nostra pazza idea. Io ed il Gino ed altri facemmo parecchi viaggi ad Ambria alla Segheria Giupponi per rifornirci di “codeghe” o scorze di abete da utilizzare per la costruzione delle pareti della capanna. Il professor Volonterio si incaricò della realizzazione delle teste della Vergine e di San Giuseppe infilate poi su un telaio in legno rivestito con abiti confezionati dalla Marisa Locatelli, dalla Mariolina Volonterio e da altre ragazze. Il trasporto delle codeghe cui parteciparono altri ragazzi oltre al sottoscritto ed al Gino, il Gian Mario Colombo, i fratelli Volonterio, il Vito Ghisalberti ed altri che non ricordo e mi scuso delle omissioni, ma che volete, invecchiando si perde la memoria. Per il trasporto ci si servì del triciclo, un cassone con attaccato un pezzo di bicicletta che la Natalina, zia del Gino Salvi, usava per portare la posta avanti ed indietro dalla stazione ferroviaria. Nel corso di un viaggio avvenne che il triciclo sbandò e le codeghe finirono in ferrovia. Per farla breve. Si riuscì a mantenere il silenzio. Nel corso della messa di mezzanotte portammo il tutto in Piazza Garibaldi, in fondo alla scalinata e montammo il presepe e ci fu gran meraviglia per i fedeli quando uscirono dalla chiesa. Ammirata per tutto il periodo delle feste natalizie, anche se nella capanna un sera si trovò un personaggio non proprio “presepiale”. Niente nomi perché c’è ancora: un nostro coetaneo ancor troppo giovane per concedersi un calicino di spumante che invece si concesse, pensò bene di fare un sonnellino accanto alla Sacra Famiglia. E nessuno gridò allo scandalo, anzi”. Poi noi per ovvi motivi di età lasciammo l’oratorio. Ma un pezzetto di cuore glielo abbiamo comunque lasciato e di tanto in tanto torno lassù per ricordare tutto solo la mia gioventù che ritrovo pur se l’oratorio è completamente diverso nella struttura da quello che frequentai io ragazzino ed adolescente. Però mi ci ritrovo comunque perché in quei luoghi continua ad aleggiare la presenza di San Giovanni Bosco, a mio avviso il più grande dei santi dei ragazzi.
Sergio Tiraboschi
RICORDI DI GIOVENTÙ
Zogno al tempo della costruzione dell’oratorio. Riceviamo dal sig. Clemente Ginami, conosciuto come Meme, (classe 1919) alcuni ricordi legati al periodo 1935-40, i primi anni di vita del nuovo oratorio. Lo ringraziamo per questa sua testimonianza e volentieri pubblichiamo la sua lettera.
Zogno nel 1935 era un paese tranquillo senza nessun avvenimento di grande importanza. Tre erano le persone che spiccavano davanti a tutti come ordine civile, militare e religioso. Il Podestà Carlo Trezzi, Il Maresciallo Ponti (burbero e autoritario) e il Parroco don Servalli. La povertà regnava in quasi tutte le case. Due sole auto e poche biciclette, e questo obbligava gli Zognesi a restarsene tranquilli in paese. Dato che le nostre case non erano troppo accoglienti, e senza riscaldamento, tutta la gioventù si riversava all’Albergo Italia (proprietario Francesco Pesenti) dove c’era il telefono, la SISAL (l’attuale sportoto) e si parlava delle imprese di Coppi e Bartali e della Nazionale di calcio che aveva vinto il suo primo Campionato del Mondo battendo in finale a Roma la Cecoslovacchia per 2-1 (1934). Restando in campo calcistico, nella stagione 1937-38 l’U.S.Z. vinse il più ambito trofeo diventando Campione della Lombardia. L’unico cinema era il “Sociale” situato in Piazza Italia e funzionante solo di domenica. Molti ragazzi, appena terminata la Vª elementare, dovevano andare a lavorare come il sottoscritto che a 11 anni incominciò a fare il “piccolo” nel negozio di barbiere gestito dalla famiglia Braghini, parenti del nostro concittadino Antonio Pesenti vincitore del Giro d’Italia nel 1932 e che indossò la Maglia Rosa nella tappa Lanciano-Foggia per poi portarla fino a Milano. L’oratorio era il nostro secondo diversivo. C’era una buona filodrammatica maschile che durante l’anno presentava diverse commedie (gli zognesi riempivano il teatro nel giorno della rappresentazione) e perciò quasi tutte le sere c’erano le prove. I nostri istruttori erano il curato Don Manenti e il capitano degli alpini Carissimi. Eravamo tutti dei dilettanti ma già “padroni” del palcoscenico. Voglio ricordarne qualcuno: Propersi Angelo, Pesenti Lorensì (Barilì), Vittorio Lazzaroni, Nino Pirulì, Bernardo Lazzaroni, Mario Colombo, Sonzogni Vito, Pesenti Matteo (Barba), Micheli Antonio. Mi scuso per quelli che ho dimenticato. Sembrava che il tempo non passasse mai e ne eravamo contenti. Poi d’improvviso nell’estate del 1940 suonò la “Diana” e Mussolini disse al mondo che l’Italia aveva dichiarato guerra alla Francia e all’Inghilterra. E così la gioventù zognese si è sparsa nel marasma della guerra. Chi perse la vita in Russia, chi a Cassino, chi in Sicilia. Altri poi partirono per l’America o andarono a lavorare all’estero. Questi sono i miei ricordi negli ultimi 5 anni (1935-1940) della mia permanenza a Zogno. Cari saluti a tutti gli Zognesi.
Clemente Ginami (Meme)
Sergio Tiraboschi
RICORDI DI GIOVENTÙ
Zogno al tempo della costruzione dell’oratorio. Riceviamo dal sig. Clemente Ginami, conosciuto come Meme, (classe 1919) alcuni ricordi legati al periodo 1935-40, i primi anni di vita del nuovo oratorio. Lo ringraziamo per questa sua testimonianza e volentieri pubblichiamo la sua lettera.
Zogno nel 1935 era un paese tranquillo senza nessun avvenimento di grande importanza. Tre erano le persone che spiccavano davanti a tutti come ordine civile, militare e religioso. Il Podestà Carlo Trezzi, Il Maresciallo Ponti (burbero e autoritario) e il Parroco don Servalli. La povertà regnava in quasi tutte le case. Due sole auto e poche biciclette, e questo obbligava gli Zognesi a restarsene tranquilli in paese. Dato che le nostre case non erano troppo accoglienti, e senza riscaldamento, tutta la gioventù si riversava all’Albergo Italia (proprietario Francesco Pesenti) dove c’era il telefono, la SISAL (l’attuale sportoto) e si parlava delle imprese di Coppi e Bartali e della Nazionale di calcio che aveva vinto il suo primo Campionato del Mondo battendo in finale a Roma la Cecoslovacchia per 2-1 (1934). Restando in campo calcistico, nella stagione 1937-38 l’U.S.Z. vinse il più ambito trofeo diventando Campione della Lombardia. L’unico cinema era il “Sociale” situato in Piazza Italia e funzionante solo di domenica. Molti ragazzi, appena terminata la Vª elementare, dovevano andare a lavorare come il sottoscritto che a 11 anni incominciò a fare il “piccolo” nel negozio di barbiere gestito dalla famiglia Braghini, parenti del nostro concittadino Antonio Pesenti vincitore del Giro d’Italia nel 1932 e che indossò la Maglia Rosa nella tappa Lanciano-Foggia per poi portarla fino a Milano. L’oratorio era il nostro secondo diversivo. C’era una buona filodrammatica maschile che durante l’anno presentava diverse commedie (gli zognesi riempivano il teatro nel giorno della rappresentazione) e perciò quasi tutte le sere c’erano le prove. I nostri istruttori erano il curato Don Manenti e il capitano degli alpini Carissimi. Eravamo tutti dei dilettanti ma già “padroni” del palcoscenico. Voglio ricordarne qualcuno: Propersi Angelo, Pesenti Lorensì (Barilì), Vittorio Lazzaroni, Nino Pirulì, Bernardo Lazzaroni, Mario Colombo, Sonzogni Vito, Pesenti Matteo (Barba), Micheli Antonio. Mi scuso per quelli che ho dimenticato. Sembrava che il tempo non passasse mai e ne eravamo contenti. Poi d’improvviso nell’estate del 1940 suonò la “Diana” e Mussolini disse al mondo che l’Italia aveva dichiarato guerra alla Francia e all’Inghilterra. E così la gioventù zognese si è sparsa nel marasma della guerra. Chi perse la vita in Russia, chi a Cassino, chi in Sicilia. Altri poi partirono per l’America o andarono a lavorare all’estero. Questi sono i miei ricordi negli ultimi 5 anni (1935-1940) della mia permanenza a Zogno. Cari saluti a tutti gli Zognesi.
Clemente Ginami (Meme)
RICORDI
I “CIAREGHECC” DELL’ORATORIO DI CINQUANT’ANNI FA (1955)
Tanto per parlare ancora una volta del tempo passato del nostro oratorio, e poi basta. Dei “ciareghecc” nel caso, sì, i chierichetti o piccoli chierici che ci sono ancora a servire messa, ma non so se le cose vanno ora come sessant’anni fa, e magari vanno molto meglio. Torniamo nei ricordi dei primi anni del nostro Oratorio. Chiaramente, ed è di certo ancora così, la fucina o il centro di formazione di questi coadiutori liturgici (pare quasi impossibile che non abbiano ancora cambiato la loro definizione come si è fatto con gli “scuastrade” che si chiamano ora operatori ecologici e con i “bidei” che si chiamano ausiliari scolastici, forse perché non svolgono più, ambedue le categorie, le funzioni di un tempo...), dicevamo che il chierichetto si formava in Oratorio, ed eravamo in tanti e qualcuno è diventato poi prete ed addirittura monsignore come il “Ratì”, al secolo mons. Giuseppe Ferrari, che per vivacità te lo raccomando, e non a caso era chiamato Ratì perché non stava mai fermo e pure lui sapeva far arrabbiare il don Carlo, forse meno il don Paolo con il quale meno si aveva a che fare se non si era nel coro parrocchiale, ed il Gioanì sagrestà. Anch’io sono stato chierichetto per alcuni anni, fin verso i dodici anni, e condivido ricordi con i miei coetanei che vissero questa esperienza tutto sommato molto bella tanto che ce la ricordiamo ancora. E via coi ricordi! Noi dovevamo presentarci in sacrestia almeno un quarto d’ora prima dell’inizio della messa, ma non sempre eri in orario ed arrivando trafelato ti dovevi sentire i rimbrotti prima del sagrestano e quindi del celebrante di turno che dovevi aiutare ad indossare i sacri paramenti. E guai a sbagliare a porgerli: il camice, il cordone, e prima, l’altro paramento bianco che andava sopra il camice e poi la stola e via di seguito e certamente ho sbagliato nella citazione cronologica. Poi via in processione sull’altare e stare bene attenti nel servizio liturgico se no erano rimproveri proprio “coram populo”, davanti a tutta l’assemblea dei fedeli. Qualche problema te lo creava il turibolo: magari per disattenzione si spegneva la brace perché non la tenevi ben mossa, oppure provavi a far girare in tondo il contenitore della brace e ti sfuggiva via e poi erano guai a raccogliere cenere, brace ed incenso ed a pulire prima che arrivasse il sagrestano ed essere a tempo giusto sull’altare. E durante la messa attenzione a versare dalle ampolline al calice la quantità giusta di acqua e vino che variavano peraltro da sacerdote a sacerdote per cui non ti sapevi mai regolare, (ed erano occhiatacce!) per il santo sacrificio. A proposito di vino e di particole. Si diceva, credevamo noi che avevamo circa dieci anni, che il vino della messa fosse particolarmente buono “perché fatto proprio tutto di uva se no non si poteva consacrare” (dicevano i grandi) forse malignando un po’ sul buon gusto o la schizzinosità dei preti (e noi chierichetti quando ci incaricavano di riempire le ampolline, di nascosto assaggiavamo un piccolo sorso di quel nettare che non era poi così buono, oppure si beveva direttamente dall’ampollina e si faceva diventare vino l’acqua - alla fin fine si trattava di una riproposizione del miracolo di Gesù alle nozze di Canaan - che diventava ancor più cattivo per il povero celebrante. E tutti si chiedeva il privilegio di andare dalle suore di clausura a far rifornimento di particole. Sì, perché: primo ti davano un po’ di “stretai” che erano una leccornia a quei tempi; secondo, perché se non ti davano gli “stretai”, nel breve tragitto tra il monastero e la sacrestia della chiesa affondavi più volte le mani nel barattolone scuro e facevi più volte la ... comunione e non era poi peccato perché le “ostie” non erano ancora consacrate. Peccati? Sì, peccatucci infantili che il buon Dio sicuramente notava e sorrideva sotto la barba bianca, perdonandoli senza remora alcuna... Ed il mese di maggio quando si andava alla funzione serale del rosario? Era una buona opportunità per ogni ragazzino per uscire di casa la sera. Ma si indugiava parecchio sul sagrato e dintorni ed ecco che arrivavano don Carlo e don Paolo a darci la caccia dietro la chiesa e su per la scalinata del cimitero dove si era tentato inutilmente di nascondersi. Restiamo sempre nel mondo dei “ciareghecc” con un paio di funzioni tutte particolari di cui gli stessi erano protagonisti. Parlo prima della visita per l’eucarestia agli ammalati gravi ai quali magari veniva impartita pure l’estrema unzione. Ricordo che si lasciava la chiesa dopo la messa prima, e d’inverno c’era ancora buio e si andava in piccola processione sommessamente salmodiante un qualcosa di un po’ macabro, se si vuole, fino alla casa dell’ammalato. Il più robusto di noi portava un piccolo baldacchino reggendolo come meglio poteva sopra la testa del sacerdote che portava una piccola teca con l’ostia consacrata, gli altri invece portavano delle lanterne. Noi si rimaneva fuori dalla camera in attesa della conclusione della funzione. La situazione aveva qualcosa di profondamente triste. Tutt’altra situazione per le rogazioni (ma si fanno ancora?) in primavera. Sempre di prima mattina, ma il sole era già alto nel cielo, si andava sul monte, fino ad Ambria, verso Piazza Martina e c’era allegria nella funzione. Il sacerdote benediva la natura dopo le invocazioni di rito “a fulgure tempestate, libera nos Domine...” è latino maccheronico ovviamente, quello delle nostre nonne che non avevano studiato Cicerone ed a cerimonia conclusa, sul monte, i sacerdoti erano omaggiati della colazione in qualche casa. A noi che stavamo fuori in attesa, davano qualche biscotto che era graditissimo. Poi, mentre aspettavamo che loro avessero consumato, veniva voglia di giocare alle spade. Sissignori, a quei tempi andavano i film di cappa e spada ed all’oratorio si facevano le battaglie con gli archi e le frecce e le spade che erano poi dei bastoncini. Perciò, sotto nei duelli, nel caso con le candele che inevitabilmente si spezzavano ed erano poi guai seri con il Gioanì sagrestà che per fortuna nostra era claudicante e non riusciva ad inseguirci alla giusta velocità di noi ragazzini, più svelti di un camoscio. L’unico modo di salvarsi dalle sue ire stava nell’attendere di essere fuori della sua vista, lasciare i mozziconi di candela sul bancone della sacrestia e via a gambe levate. L’ultima della serie che avrebbe peraltro una ben più ampia casistica. Capitava ai Vespri domenicali quando mancava l’energia elettrica e si dovevano alimentare d’aria le canne dell’organo con il mantice da far girare a mano. Succedeva che la predica era lunga e per far passare il tempo ci si metteva a giocare e ci dimenticavamo del mantice e qualcuno doveva venire a chiamarci perché l’organo restava muto. Giocavamo a biglie solitamente, oppure facevamo una visita sulla cima del campanile nella grande cella dove sta il “castello” con le campane. Una volta la combinammo davvero grossa, e per un bel po’ di tempo fummo costretti a star lontano dalla chiesa. Capitò infatti che qualcuno propose di tirar su nel campanile le corde delle campane. Poi andammo al mantice e ci dimenticammo delle corde, cosicché quando il sacrestano ed alcuni altri uomini entrarono nello sgabuzzino posto in fondo al campanile per suonare la benedizione, non le trovò più. Riuscimmo a metterci in salvo, però per più giorni evitammo di incontrare il Gioanì. E non vado oltre in questi ricordi di gioventù.
Sergio Tiraboschi
Sergio Tiraboschi