2006
Belle le feste...
e dopo
Bisogna riprendere lo stile del credente nel quotidiano. Dobbiamo portare Gesù che è nato, nella nostra vita. Dobbiamo far capire a chi ci sta vicino che crediamo davvero in Lui, che non raccontiamo frottole quando andiamo a Messa, facciamo la comunione, diamo la pace ai nostri vicini di banco. Dobbiamo far capire che è tutto vero e che da lì parte tutta la nostra esistenza.
Il criticone di sempre, quello che dice sempre ciò che pensa e non si ferma di fronte a nessuno, mi viene vicino e mi sussurra: “Don, ma si rende conto che queste sono tutte belle parole! Quando uno si trova di fronte a un bell’affare che gli farà guadagnare milioni di euro, non va tanto per il sottile, non bada all’ingiustizia che potrebbe compiere, o a chi potrebbe mandare in rovina... mette da parte Gesù Cristo e pensa per sé e basta!”. La domenica successiva sarà in chiesa a ringraziare per la fortuna che ha avuto e continuerà a fare così. “Bisogna cogliere l’occasione, bisogna farsi furbi: solo i furbi vivono bene e sono felici e si disinteressano di tutte le remore che vengono dalla fede, dal Natale e da tutte quelle storie lì...”. Se la pensiamo così vuol dire proprio che il presepio che abbiamo costruito nelle nostre case è solo esteriorità, che non abbiamo fatto spazio nel nostro cuore a Cristo.
È una sfida grandissima, che richiama la partecipazione di tutto noi stessi per poter gridare al mondo che la storia cambia solo se facciamo spazio al Dio della storia e della vita e non al nostro egoismo e non ci mettiamo noi al centro della storia.
Il mese di gennaio è il mese della scoperta che Dio cammina con noi ed è la preparazione della festa di S. Giovanni Bosco a cui abbiamo dedicato il nostro oratorio, luogo di formazione e di crescita, inizio della Comunità, occasione di grande travaglio e di grandi progetti e di tante passioni, di gente che si impegna e che suda per dare futuro alla nostra comunità.
Preghiamo il Signore che ci illumini, doni forza a tutte le famiglie, a tutti gli adulti che si buttino nel grande sforzo di approfondimento della fede e di scelta cristiana per dire ai giovani che vale la pena donarsi e amarsi in Gesù Cristo e spendersi per il Vangelo.
Auguri
Grazie per tutti quelli che si impegnano nel mondo dell’educazione.
Angelo prete
Il criticone di sempre, quello che dice sempre ciò che pensa e non si ferma di fronte a nessuno, mi viene vicino e mi sussurra: “Don, ma si rende conto che queste sono tutte belle parole! Quando uno si trova di fronte a un bell’affare che gli farà guadagnare milioni di euro, non va tanto per il sottile, non bada all’ingiustizia che potrebbe compiere, o a chi potrebbe mandare in rovina... mette da parte Gesù Cristo e pensa per sé e basta!”. La domenica successiva sarà in chiesa a ringraziare per la fortuna che ha avuto e continuerà a fare così. “Bisogna cogliere l’occasione, bisogna farsi furbi: solo i furbi vivono bene e sono felici e si disinteressano di tutte le remore che vengono dalla fede, dal Natale e da tutte quelle storie lì...”. Se la pensiamo così vuol dire proprio che il presepio che abbiamo costruito nelle nostre case è solo esteriorità, che non abbiamo fatto spazio nel nostro cuore a Cristo.
È una sfida grandissima, che richiama la partecipazione di tutto noi stessi per poter gridare al mondo che la storia cambia solo se facciamo spazio al Dio della storia e della vita e non al nostro egoismo e non ci mettiamo noi al centro della storia.
Il mese di gennaio è il mese della scoperta che Dio cammina con noi ed è la preparazione della festa di S. Giovanni Bosco a cui abbiamo dedicato il nostro oratorio, luogo di formazione e di crescita, inizio della Comunità, occasione di grande travaglio e di grandi progetti e di tante passioni, di gente che si impegna e che suda per dare futuro alla nostra comunità.
Preghiamo il Signore che ci illumini, doni forza a tutte le famiglie, a tutti gli adulti che si buttino nel grande sforzo di approfondimento della fede e di scelta cristiana per dire ai giovani che vale la pena donarsi e amarsi in Gesù Cristo e spendersi per il Vangelo.
Auguri
Grazie per tutti quelli che si impegnano nel mondo dell’educazione.
Angelo prete
Febbraio:
tempo dell’ordinario impegno di vivere da credenti
La festa di S. Giovanni Bosco ci ha accomunato nel luogo privilegiato dell’educazione nella nostra parrocchia che è l’Oratorio, occasione e opportunità grande, ricchezza incalcolabile di volti e di gesti di accoglienza e di servizio... Catechesi ragazzi, adolescenti e adulti si vive settimanalmente lì, incontri di approfondimento per i genitori che scelgono di mettersi intelligentemente accanto ai loro figli da umili cercatori della verità e della gioia del credere, catechisti che si appassionano all’incontro con Cristo per portare tutti a Lui. Questo è l’oratorio! E poi divertimento, accoglienza, tempo libero vissuto nel rispetto di Dio e delle persone, gioco e sport sano in cui il corpo si sviluppa tenendo conto dell’ essere fatto a immagine e somiglianza di Dio.
È proprio così il nostro oratorio? E la nostra Comunità vive intensamente il grande impegno educativo?
Se ci riflettiamo con attenzione il tempo che stiamo vivendo è il tempo centrale dell’anno, è l’occasione di far fruttare ciò che si è approfondito vivendo il Natale: l’incarnazione di Dio e di esprimere in modo chiaro ciò che si è vissuto.
Le varie iniziative educative ci condurranno come ogni anno al Carnevale e immediatamente dopo alla Quaresima. E quali sono i frutti che abbiamo messo in cascina?
Come va la ricerca che il nostro Vescovo ci ha proposto per il Sinodo? Quali sono le risposte che stanno emergendo?
Se devo essere sincero il lavoro per il Sinodo ha coinvolto nella nostra comunità i gruppi tradizionali (Catechisti, Azione Cattolica, Centro Missionario e uno sparuto gruppo di persone che si ritrovano esemplarmente ogni quindici giorni per riflettere e tentare di rispondere ai questionari) e mi chiedo: “Forse abbiamo sbagliato qualcosa e non siamo riusciti a coinvolgere un maggior numero di persone, oppure le persone non si lasciano più coinvolgere in questi impegni? Possibile che la Parola di Dio che ci chiama con tanta chiarezza, possibile dico che non ci si scuota di più e non ci si metta più gente a disposizione?
Amici miei, che vi accontentate del pregare ogni tanto, dell’andare a messa quando avete voglia, del partecipare proprio quando non se ne può fare a meno, perché non vi mettete un po’ in ascolto di quanto il Signore vi invita a compiere e a mettervi a disposizione della Comunità.
Che questo tempo “ordinario” diventi, per noi tempo di straordinaria ricerca di valore e di senso.
Auguri
Angelo prete
È proprio così il nostro oratorio? E la nostra Comunità vive intensamente il grande impegno educativo?
Se ci riflettiamo con attenzione il tempo che stiamo vivendo è il tempo centrale dell’anno, è l’occasione di far fruttare ciò che si è approfondito vivendo il Natale: l’incarnazione di Dio e di esprimere in modo chiaro ciò che si è vissuto.
Le varie iniziative educative ci condurranno come ogni anno al Carnevale e immediatamente dopo alla Quaresima. E quali sono i frutti che abbiamo messo in cascina?
Come va la ricerca che il nostro Vescovo ci ha proposto per il Sinodo? Quali sono le risposte che stanno emergendo?
Se devo essere sincero il lavoro per il Sinodo ha coinvolto nella nostra comunità i gruppi tradizionali (Catechisti, Azione Cattolica, Centro Missionario e uno sparuto gruppo di persone che si ritrovano esemplarmente ogni quindici giorni per riflettere e tentare di rispondere ai questionari) e mi chiedo: “Forse abbiamo sbagliato qualcosa e non siamo riusciti a coinvolgere un maggior numero di persone, oppure le persone non si lasciano più coinvolgere in questi impegni? Possibile che la Parola di Dio che ci chiama con tanta chiarezza, possibile dico che non ci si scuota di più e non ci si metta più gente a disposizione?
Amici miei, che vi accontentate del pregare ogni tanto, dell’andare a messa quando avete voglia, del partecipare proprio quando non se ne può fare a meno, perché non vi mettete un po’ in ascolto di quanto il Signore vi invita a compiere e a mettervi a disposizione della Comunità.
Che questo tempo “ordinario” diventi, per noi tempo di straordinaria ricerca di valore e di senso.
Auguri
Angelo prete
Marzo, Quaresima:
tempo di grazia
Carissimi Zognesi, abbiamo sempre più il senso della fuga del tempo, del trovarci sempre un po’ spiazzati, distanti, lasciati indietro... ed è già tempo di quaresima. Nel titolo vi ho sottolineato che è il tempo della grazia: potreste essere tentati di dirmi che tutto è dono, tutto è grazia (anche il carnevale, il gioire dello stare insieme, del vivere comunitariamente l’amore di Dio) e avete ragione. S. Paolo ce lo dice con chiarezza: “Tutto è grazia”. In tutto quello che siamo si esprime la grazia del Signore, del suo amore, della sua presenza di salvezza.
Ma abbiamo anche bisogno che il
nostro vivere sia rivolto di nuovo verso il suo autore e verso un agire speciale del Dio della vita e della storia, che impariamo a strapparlo dal non senso, dal pericolo che corriamo continuamente di buttarlo, di non vivere e di non sentire questa presenza d’amore. E allora risuona nel nostro cuore: scegli, deciditi da che parte stare, smettila di stare con il piede in due scarpe, smettila di dire ti amo Signore e poi volgi il tuo cuore ad altro, ti attacchi alle cose e non riesci a deciderti. “Se il chicco di grano non muore rimane solo...” ci dirà Gesù in una domenica. Io sono quel chicco che deve morire alle proprie abitudini, al proprio tornaconto, al lasciar andare la vita senza prendere in mano le redini e senza spendersi e buttarsi in direzione di ciò che vale e conta davvero... Ecco perché è tempo di grazia!
Che cosa di deve fare? Trovare il tempo per Dio, decisamente, non accontentandoci dei momenti risicati che finora abbiamo dedicato alla preghiera: personalmente, in famiglia e nella comunità.
Prega tu persona, trova il tempo del silenzio per accorgerti chi sei e dove stai andando.
Prega tu famiglia nella gioia di essere uno accanto all’altro, appassionati l’uno dell’altro, l’uno del bene dell’altro. Mariti e mogli imparate a volervi bene pregando, a mettere l’altro al primo posto e qualche volta rinuncerete alle vostre passioni per lui e per lei, lascerete da parte anche la televisione, anche lo sport preferito per stare con la persona o le persone con cui avete scelto di condividere la vita. Utilizzate il libretto che è stato portato a casa dai vostri bimbi trovate il momento giusto per tutti (pranzo o cena...) - chi fosse sprovvisto se lo procuri in Chiesa o in sacrestia: siamo uniti anche in questo, famiglie e co- munità in cammino, insieme.
Prega tu Comunità: al mercoledì sera continuerà l’adorazione e in più vivremo le Via Crucis per le strade, il venerdì pomeriggio in chiesa.
Mi direte: ma tutto l’impegno è la preghiera?
NON SOLO!...
Da lì bisogna ripartire per costruire rapporti nuovi, più veri e per mettere al servizio degli altri il meglio di sé e allora potremo risorgere in Cristo.
Auguri e buona quaresima
Angelo prete
Ma abbiamo anche bisogno che il
nostro vivere sia rivolto di nuovo verso il suo autore e verso un agire speciale del Dio della vita e della storia, che impariamo a strapparlo dal non senso, dal pericolo che corriamo continuamente di buttarlo, di non vivere e di non sentire questa presenza d’amore. E allora risuona nel nostro cuore: scegli, deciditi da che parte stare, smettila di stare con il piede in due scarpe, smettila di dire ti amo Signore e poi volgi il tuo cuore ad altro, ti attacchi alle cose e non riesci a deciderti. “Se il chicco di grano non muore rimane solo...” ci dirà Gesù in una domenica. Io sono quel chicco che deve morire alle proprie abitudini, al proprio tornaconto, al lasciar andare la vita senza prendere in mano le redini e senza spendersi e buttarsi in direzione di ciò che vale e conta davvero... Ecco perché è tempo di grazia!
Che cosa di deve fare? Trovare il tempo per Dio, decisamente, non accontentandoci dei momenti risicati che finora abbiamo dedicato alla preghiera: personalmente, in famiglia e nella comunità.
Prega tu persona, trova il tempo del silenzio per accorgerti chi sei e dove stai andando.
Prega tu famiglia nella gioia di essere uno accanto all’altro, appassionati l’uno dell’altro, l’uno del bene dell’altro. Mariti e mogli imparate a volervi bene pregando, a mettere l’altro al primo posto e qualche volta rinuncerete alle vostre passioni per lui e per lei, lascerete da parte anche la televisione, anche lo sport preferito per stare con la persona o le persone con cui avete scelto di condividere la vita. Utilizzate il libretto che è stato portato a casa dai vostri bimbi trovate il momento giusto per tutti (pranzo o cena...) - chi fosse sprovvisto se lo procuri in Chiesa o in sacrestia: siamo uniti anche in questo, famiglie e co- munità in cammino, insieme.
Prega tu Comunità: al mercoledì sera continuerà l’adorazione e in più vivremo le Via Crucis per le strade, il venerdì pomeriggio in chiesa.
Mi direte: ma tutto l’impegno è la preghiera?
NON SOLO!...
Da lì bisogna ripartire per costruire rapporti nuovi, più veri e per mettere al servizio degli altri il meglio di sé e allora potremo risorgere in Cristo.
Auguri e buona quaresima
Angelo prete
Aprile - Dalla Quaresima alla Pasqua
La Comunità nasce dalla Pasqua
Se osserviamo l’impegno che la liturgia e la Chiesa tutta spende per condurci alla Pasqua ne comprendiamo l’importanza: tutto da qui comincia, dalla Pasqua. Ci prepariamo intensamente alla celebrazione del mistero centrale della nostra salvezza: Cristo, il Figlio unigenito del Padre che è venuto nel mondo, il Padre lo ha regalato, messo nelle mani dell’ uomo perché donasse all’uomo la possibilità di sentirsi e di essere realmente di nuovo Figlio di Dio, recuperasse quindi, la sua somiglianza perduta con il peccato con Dio e la sua armonia con se stesso e con il creato.
Quaresima, tempo benedetto, tempo di grazia, di misericordia e di perdono: tempo in cui recuperiamo il nostro senso di Dio e della nostra stessa vita. E tutto attraverso la croce di Cristo. Ecco il camminare insieme nelle via crucis tra le nostre case, in chiesa il pomeriggio del venerdì; ecco perché la Parola di Dio ha risuonato continuamente nella nostra vita e ci ha aiutato a ritrovare il centro del nostro esistere: Gesù Cristo da cui tutto comincia. “Cristo, nostra Pasqua, si è immolato” ci dice S. Paolo.
Da Lui l’uomo comincia a essere figlio di Dio, partecipe a pieno diritto della Famiglia di Dio che è la Chiesa.
Amici miei: come è andata la Quaresima?
Tutto quello che ho scritto finora è risuonato nel vostro cuore? O sto raccontando qualcosa per riempire il foglio e a voi non dice nulla perché non lo sentite come vostro e non vi siete impegnati a viverlo, ovvero la comunità di Zogno non si è lasciata coinvolgere dalla novità di Gesù Cristo? Ci siamo messi in cammino o siamo rimasti in ozio, tutti presi dal nostro lavoro, dallo sport o da altre cose?
E dove abbiamo posto allora Gesù Cristo? Dove sono i fratelli? Ci accorgiamo che ci sono persone che fatica- no accanto a noi? Che non si accorgno di essere vive perché non le aiutiamo? Dove è la nostra responsabilità di risorti?
Che cosa ha cambiato o cambierà la Pasqua nella nostra giornata?
Proviamo, fratelli, a fare un po’ mente locale, a renderci conto che la Pasqua non è un giorno, ma una vita regalata che va espressa nel quotidiano, sempre, ogni giorno. Proviamo a domandarci dove abbiamo posto la nostra gioia di essere figli di Dio, in una comunità che ci chiama a realizzare questo progetto insieme per il bene comune.
Forza amici miei che l’essere credenti ci obbliga a prendere il coraggio a due mani e a impegnarci a far riconoscere il Cristo risorto attraverso la nostra gioia e la nostra partecipazione alla vita della comunità. Forza amici miei. Cristo è risorto per tutti gli uomini. Anche per noi.
Buona Pasqua
Angelo prete
Quaresima, tempo benedetto, tempo di grazia, di misericordia e di perdono: tempo in cui recuperiamo il nostro senso di Dio e della nostra stessa vita. E tutto attraverso la croce di Cristo. Ecco il camminare insieme nelle via crucis tra le nostre case, in chiesa il pomeriggio del venerdì; ecco perché la Parola di Dio ha risuonato continuamente nella nostra vita e ci ha aiutato a ritrovare il centro del nostro esistere: Gesù Cristo da cui tutto comincia. “Cristo, nostra Pasqua, si è immolato” ci dice S. Paolo.
Da Lui l’uomo comincia a essere figlio di Dio, partecipe a pieno diritto della Famiglia di Dio che è la Chiesa.
Amici miei: come è andata la Quaresima?
Tutto quello che ho scritto finora è risuonato nel vostro cuore? O sto raccontando qualcosa per riempire il foglio e a voi non dice nulla perché non lo sentite come vostro e non vi siete impegnati a viverlo, ovvero la comunità di Zogno non si è lasciata coinvolgere dalla novità di Gesù Cristo? Ci siamo messi in cammino o siamo rimasti in ozio, tutti presi dal nostro lavoro, dallo sport o da altre cose?
E dove abbiamo posto allora Gesù Cristo? Dove sono i fratelli? Ci accorgiamo che ci sono persone che fatica- no accanto a noi? Che non si accorgno di essere vive perché non le aiutiamo? Dove è la nostra responsabilità di risorti?
Che cosa ha cambiato o cambierà la Pasqua nella nostra giornata?
Proviamo, fratelli, a fare un po’ mente locale, a renderci conto che la Pasqua non è un giorno, ma una vita regalata che va espressa nel quotidiano, sempre, ogni giorno. Proviamo a domandarci dove abbiamo posto la nostra gioia di essere figli di Dio, in una comunità che ci chiama a realizzare questo progetto insieme per il bene comune.
Forza amici miei che l’essere credenti ci obbliga a prendere il coraggio a due mani e a impegnarci a far riconoscere il Cristo risorto attraverso la nostra gioia e la nostra partecipazione alla vita della comunità. Forza amici miei. Cristo è risorto per tutti gli uomini. Anche per noi.
Buona Pasqua
Angelo prete
MAGGIO
Maria ci conduce al figlio
Vivere da risorti...
“Belle parole, ma in pratica, cosa significa? Si fa alla svelta a parlare di resurrezione, di vita nuova, di modo nuovo di vedere se stessi, la vita, gli altri... e dopo?”
Stiamo attenti a questo qualunquismo molto diffuso che poi, in pratica, ci fa lasciare le cose come stanno, ci fa perdere la speranza e non guardare mai con occhi nuovi al futuro...
Il mese di maggio ci mette di fronte la preghiere più semplice e ripetitiva della nostra storia, più facile, ma anche più vuota se non ci mettiamo il cuore (questo riguarda qualsiasi preghiera anche quella più sofisticata e piena di paroloni). Maria la Madre ci conduce a Gesù, e con il rosario, la preghiera di Maria, mette al centro Gesù.
Se osserviamo i misteri che siamo invitati a meditare recitando le Ave Maria, sono i misteri della vita di Gesù, dal suo annuncio fino alla sua morte e risurrezione, al dono dello Spirito e l’inizio della Chiesa. La Chiesa Madre ci aiuta a meditare la vita di Gesù, le sue opere per la nostra salvezza e a domandarci che cosa dicono alla nostra vita di oggi e che cosa ne abbiamo fatto per l’esistenza terrena: Maria è la prima dei redenti ed è la persona che risorge con Cristo, sta con Lui sempre.
Ecco essere dei risorti è imparare a mettere sempre al punto focale della nostra giornata Gesù Cristo i suoi esempi, le sue parole, i suoi gesti e tentare di imitarli, impegnarci a ripeterli.
Fondamentale è la carità: Maria ci ha donato il Figlio e ha donato al Figlio i figli, che siamo noi. Se vogliamo essere come Maria, e il mese di maggio ci aiuti in questo compito, dobbiamo imparare ad amare il Signore che vive nei fratelli, scoprirlo nel loro volto e farlo scoprire attraverso il nostro volto. Maggio sarà il mese dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana: i nostri bambini e ragazzi accolgano il perdono di Cristo, si nutrano di Lui, ricevano il dono dello Spirito Santo aiutati da Maria e da tutta la Comunità dei credenti. In preparazione alla Messa di Prima Comunione (14 maggio) vivremo anche le SS. Quarantore, tre giorni di adorazioni e incontro con il Cristo Eucaristia: ritroviamo la gioia di farci fare compagnia da Gesù, di stare con Lui e di imparare l’accoglienza.
Preghiamo perché il mese della preghiera a Maria aiuti tutte le comunità cristiane e, in modo particolare la nostra, a realizzare con forza il progetto di Dio per l’uomo: la vita nella gioia condivisa con tutti.
Auguri
Angelo prete
“Belle parole, ma in pratica, cosa significa? Si fa alla svelta a parlare di resurrezione, di vita nuova, di modo nuovo di vedere se stessi, la vita, gli altri... e dopo?”
Stiamo attenti a questo qualunquismo molto diffuso che poi, in pratica, ci fa lasciare le cose come stanno, ci fa perdere la speranza e non guardare mai con occhi nuovi al futuro...
Il mese di maggio ci mette di fronte la preghiere più semplice e ripetitiva della nostra storia, più facile, ma anche più vuota se non ci mettiamo il cuore (questo riguarda qualsiasi preghiera anche quella più sofisticata e piena di paroloni). Maria la Madre ci conduce a Gesù, e con il rosario, la preghiera di Maria, mette al centro Gesù.
Se osserviamo i misteri che siamo invitati a meditare recitando le Ave Maria, sono i misteri della vita di Gesù, dal suo annuncio fino alla sua morte e risurrezione, al dono dello Spirito e l’inizio della Chiesa. La Chiesa Madre ci aiuta a meditare la vita di Gesù, le sue opere per la nostra salvezza e a domandarci che cosa dicono alla nostra vita di oggi e che cosa ne abbiamo fatto per l’esistenza terrena: Maria è la prima dei redenti ed è la persona che risorge con Cristo, sta con Lui sempre.
Ecco essere dei risorti è imparare a mettere sempre al punto focale della nostra giornata Gesù Cristo i suoi esempi, le sue parole, i suoi gesti e tentare di imitarli, impegnarci a ripeterli.
Fondamentale è la carità: Maria ci ha donato il Figlio e ha donato al Figlio i figli, che siamo noi. Se vogliamo essere come Maria, e il mese di maggio ci aiuti in questo compito, dobbiamo imparare ad amare il Signore che vive nei fratelli, scoprirlo nel loro volto e farlo scoprire attraverso il nostro volto. Maggio sarà il mese dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana: i nostri bambini e ragazzi accolgano il perdono di Cristo, si nutrano di Lui, ricevano il dono dello Spirito Santo aiutati da Maria e da tutta la Comunità dei credenti. In preparazione alla Messa di Prima Comunione (14 maggio) vivremo anche le SS. Quarantore, tre giorni di adorazioni e incontro con il Cristo Eucaristia: ritroviamo la gioia di farci fare compagnia da Gesù, di stare con Lui e di imparare l’accoglienza.
Preghiamo perché il mese della preghiera a Maria aiuti tutte le comunità cristiane e, in modo particolare la nostra, a realizzare con forza il progetto di Dio per l’uomo: la vita nella gioia condivisa con tutti.
Auguri
Angelo prete
GIUGNO - Scuola
di comunione e collaborazione
Che bello finisce la scuola e le vacanze cominciano...
I ragazzi non smettono di stare insieme, anzi trovano chi gli organizza la giornata e gli incontri si susseguono (come nel mese di maggio) perché il C.R.E. sia bello il più possibile, appassionante e comunichi gioia, valori, senso di vivere, freschezza, intensità d’amore e perfezioni i doni ricevuti. Stare con i ragazzi è scuola di vita. Ti aiutano a guardare al futuro con la loro gioia e voglia di andare oltre, di gioire e divertirsi: ci fa sentire meno “vecchi”, ma giovani... dentro.
Che bello anche il cammino di Maggio: si vedeva l’oratorio pullulare di gente, tra i bambini per “La nostra festa siete voi”, la catechesi per la prima confessione, per la prima comunione, per la cresima... e i genitori per i loro ritiri, le confessioni in preparazione alle celebrazioni...
Tutto ci conduce a Lui. È Lui il centro del nostro camminare, del nostro vivere insieme...
Noi adulti abbiamo bisogno di lasciarci prendere la mano dai nostri ragazzi, di farci condurre a rivisitare seriamente il nostro inizio per ricominciare a gioire dell’incontro, del bene che si dona e dello stare sempre di nuovo, ancora più uniti in Cristo con i fratelli.
Da parecchio tempo ci si rende conto che la catechesi oltre ad essere rivolta ai bambini e ai ragazzi, come naturale aiuto per la loro crescita spirituale e umana, deve diventare bisogno e luogo di confronti e di approfondimento soprattutto per gli adulti, cominciando dai genitori che, interessandosi dei loro figli, sono aiutati a riprendere e rimettere a fuoco le convinzioni che hanno abbandonato per dedicarsi freneticamente alle cose. Questi (i genitori) quando ricevono gli inviti per i loro incontri si sentono un po’ trattati da scolaretti, mettono da parte il pensiero e trovano scuse per non parteciparvi, per fortuna una buona parte invece, fin dall’inizio, sentono il dovere di mettersi in cammino... in seguito anche gli altri trovano occasioni (magari al ritiro, o il giorno della celebrazione) per accorgersi che “È bello celebrare così!...”. “Ho partecipato alla Messa, è stata bella e poi non mi sono accorto che il tempo è passato così in fretta”...
Carissimi, se ci mettessimo seriamente in ricerca, scopriremmo che essere credenti riguarda la nostra intelligenza e il nostro cuore che ci riempie di valori e ci regala la gioia di donare.
Auguri
Angelo prete
I ragazzi non smettono di stare insieme, anzi trovano chi gli organizza la giornata e gli incontri si susseguono (come nel mese di maggio) perché il C.R.E. sia bello il più possibile, appassionante e comunichi gioia, valori, senso di vivere, freschezza, intensità d’amore e perfezioni i doni ricevuti. Stare con i ragazzi è scuola di vita. Ti aiutano a guardare al futuro con la loro gioia e voglia di andare oltre, di gioire e divertirsi: ci fa sentire meno “vecchi”, ma giovani... dentro.
Che bello anche il cammino di Maggio: si vedeva l’oratorio pullulare di gente, tra i bambini per “La nostra festa siete voi”, la catechesi per la prima confessione, per la prima comunione, per la cresima... e i genitori per i loro ritiri, le confessioni in preparazione alle celebrazioni...
Tutto ci conduce a Lui. È Lui il centro del nostro camminare, del nostro vivere insieme...
Noi adulti abbiamo bisogno di lasciarci prendere la mano dai nostri ragazzi, di farci condurre a rivisitare seriamente il nostro inizio per ricominciare a gioire dell’incontro, del bene che si dona e dello stare sempre di nuovo, ancora più uniti in Cristo con i fratelli.
Da parecchio tempo ci si rende conto che la catechesi oltre ad essere rivolta ai bambini e ai ragazzi, come naturale aiuto per la loro crescita spirituale e umana, deve diventare bisogno e luogo di confronti e di approfondimento soprattutto per gli adulti, cominciando dai genitori che, interessandosi dei loro figli, sono aiutati a riprendere e rimettere a fuoco le convinzioni che hanno abbandonato per dedicarsi freneticamente alle cose. Questi (i genitori) quando ricevono gli inviti per i loro incontri si sentono un po’ trattati da scolaretti, mettono da parte il pensiero e trovano scuse per non parteciparvi, per fortuna una buona parte invece, fin dall’inizio, sentono il dovere di mettersi in cammino... in seguito anche gli altri trovano occasioni (magari al ritiro, o il giorno della celebrazione) per accorgersi che “È bello celebrare così!...”. “Ho partecipato alla Messa, è stata bella e poi non mi sono accorto che il tempo è passato così in fretta”...
Carissimi, se ci mettessimo seriamente in ricerca, scopriremmo che essere credenti riguarda la nostra intelligenza e il nostro cuore che ci riempie di valori e ci regala la gioia di donare.
Auguri
Angelo prete
Costruire la comunità riguarda tutti e ci vuole l’apporto di tutti
Ai me tèp a l’oratore i vegnia töcc, i colaboràa tance, ... a S. Lorenz ghera ü pienù, ‘ndàa töcc a la processiù. Adess...”
“Ai miei tempi sì che si lavorava, che il C.R.E. durava tanto tempo e non si perdeva tempo in stupidaggini... Ai miei tempi sì che si andava a Messa e si partecipava... Ai miei tempi sì che si viveva la Parrocchia...”.
Temi ricorrenti sulla bocca di chi ha un po’ di età più di tanti altri e vede solo e sempre e tutto nero.
E di questi tempi? Non si vive la Chiesa? Non si fa festa per essere chiamati a partecipare della vita di Dio? Volgiamo lo sguardo al passato per imparare a vivere l’oggi con gli esempi per comunicare ciò che si crede. Il mese di luglio che cominciamo ci raduna con i ragazzi all’oratorio e con gli adulti che prepareranno la festa del nostro Patrono. È tempo di condivisione e di preparazione.
Che bello ritrovarsi a festeggiare il patrono della Comunità con la convinzione di aver trovato il proprio posto, di sentirsi a casa propria (quando si è in Chiesa, all’Oratorio, alla Casa di Riposo ecc...), di sentirsi responsabili per il buon andamento del vivere comune.
Quello che c’era a quei tempi, ci serve come esempio da non dimenticare, da recuperare se lo abbiamo perso o da arricchire se lo abbiamo lasciato assopire un po’. Non si deve formare nelle nostre comunità il senso del rifiuto di quello che il passato ci ha trasmesso, anzi va tenuto in gran considerazione, ma ci deve essere la stessa attenzione e disponibilità verso il nuovo che si prepara (se si prepara), insistendo, tutti, perché ci sia più amore, partecipazione, condivisione, vita comunitaria.
In un tempo così frazionato, in cui tantissimi si chiudono nel proprio guscio, pensano per sé nel più grande individualismo, ho incontrato in questi anni qui a Zogno, tanta gente disposta a dare tempo, passione, intelligenza e cuore per gli altri.
Non si riesce a costruire la comunità se si chiacchiera soltanto, se si fanno proposte soltanto (ben vengano le proposte, se poi chi propone è disposto a realizzarle), se ci si mette sulla difensiva o sulla critica. Costruire la Comunità riguarda tutti e ci vuole l’apporto volenteroso di tutti.
Così riusciremo a sentirci dire “ai me tèp” non con un sorriso di supponenza, ma con la gioia di accogliere ciò che c’è stato regalato dai nostri predecessori, che sia un esempio e uno strumento per migliorare sempre di più....
Auguri, amici miei, buona preparazione alla festa di S. Lorenzo: il nostro patrono ci aiuti ad essere insieme per scoprire il Signore e donarlo ai fratelli.
Angelo prete
“Ai miei tempi sì che si lavorava, che il C.R.E. durava tanto tempo e non si perdeva tempo in stupidaggini... Ai miei tempi sì che si andava a Messa e si partecipava... Ai miei tempi sì che si viveva la Parrocchia...”.
Temi ricorrenti sulla bocca di chi ha un po’ di età più di tanti altri e vede solo e sempre e tutto nero.
E di questi tempi? Non si vive la Chiesa? Non si fa festa per essere chiamati a partecipare della vita di Dio? Volgiamo lo sguardo al passato per imparare a vivere l’oggi con gli esempi per comunicare ciò che si crede. Il mese di luglio che cominciamo ci raduna con i ragazzi all’oratorio e con gli adulti che prepareranno la festa del nostro Patrono. È tempo di condivisione e di preparazione.
Che bello ritrovarsi a festeggiare il patrono della Comunità con la convinzione di aver trovato il proprio posto, di sentirsi a casa propria (quando si è in Chiesa, all’Oratorio, alla Casa di Riposo ecc...), di sentirsi responsabili per il buon andamento del vivere comune.
Quello che c’era a quei tempi, ci serve come esempio da non dimenticare, da recuperare se lo abbiamo perso o da arricchire se lo abbiamo lasciato assopire un po’. Non si deve formare nelle nostre comunità il senso del rifiuto di quello che il passato ci ha trasmesso, anzi va tenuto in gran considerazione, ma ci deve essere la stessa attenzione e disponibilità verso il nuovo che si prepara (se si prepara), insistendo, tutti, perché ci sia più amore, partecipazione, condivisione, vita comunitaria.
In un tempo così frazionato, in cui tantissimi si chiudono nel proprio guscio, pensano per sé nel più grande individualismo, ho incontrato in questi anni qui a Zogno, tanta gente disposta a dare tempo, passione, intelligenza e cuore per gli altri.
Non si riesce a costruire la comunità se si chiacchiera soltanto, se si fanno proposte soltanto (ben vengano le proposte, se poi chi propone è disposto a realizzarle), se ci si mette sulla difensiva o sulla critica. Costruire la Comunità riguarda tutti e ci vuole l’apporto volenteroso di tutti.
Così riusciremo a sentirci dire “ai me tèp” non con un sorriso di supponenza, ma con la gioia di accogliere ciò che c’è stato regalato dai nostri predecessori, che sia un esempio e uno strumento per migliorare sempre di più....
Auguri, amici miei, buona preparazione alla festa di S. Lorenzo: il nostro patrono ci aiuti ad essere insieme per scoprire il Signore e donarlo ai fratelli.
Angelo prete
S. LORENZO è per noi esempio di Servizio
Avere un patrono significa avere un punto di riferimento, un centro, un senso. Ci si accorge che la vita non è chiusa nei propri orizzonti personali, ma aperta, per essere vita piena, al bene comune. Ci si raccoglie, ci si raduna, e si intraprende il cammino per superare il difetto più grande della nostra comunità: l’individualismo.
C’è in ognuno di noi la tentazione di convincere tutti che il nostro interesse deve andare al primo posto, poi, se si può e si riesce, si fa qualcosa per gli altri.
S. Lorenzo è per tutti noi esempio di servizio.
Diacono vuol dire proprio questo servo della Parola, dei Fratelli e dell’ Eucaristia.
Anche noi su esempio del nostro Patrono dobbiamo essere servi e pensare al plurale, donarsi alla comunità, spendersi per gli altri.
Certo, tante volte si sente dire: “Ci sono i servizi sociali, ci pensino loro...”, “C’è la Caritas...”, “C’è il gruppo missionario...”, e si gioca spesso a trovare i responsabili del dono, del servizio e si demanda sempre a qualcun altro, ciò che, invece, è compito specifico di ogni singola persona. Insomma, per qualcuno, tocca sempre agli altri mettersi ad ascoltare, a capire e a risolvere...
“Noi abbiamo le nostre cose; il nostro tempo è tutto impegnato e non c’è spazio per fare qualcosa di bello e di grande per il Signore e per i fratelli”. L’insegnamento che la Festa di S. Lorenzo ci pone dinanzi è proprio l’invito pressante a farci carico gli uni degli altri e a smetterla di pensare solo a noi stessi.
S. Lorenzo ci da l’esempio di portare “Ciascuno il peso degli altri”, di comunicare con gesti d’amore “l’amore” misericordioso del Padre e l’impegno di Cristo per la salvezza di ogni uomo.
Dobbiamo essere attenti a trasmettere l’immagine di Gesù in modo che le persone vicine a noi capiscano che, se trovano persone disponibili, pronte all’aiuto, credono in un Dio ricco di misericordia, grande nell’amore; se invece si scontrano con gente chiusa, che pensa solo per sè la figura di Dio è deturpata, cancellata, resa diversa da quello che è.
Forza amici miei diamoci da fare ad assomigliare a S. Lorenzo nel servizio reciproco e nel dono a Dio e ai fratelli.
Auguri
Angelo prete
Auguri
Angelo prete
Un ottobre particolare
Che guazzabuglio nel mio cuore in questo periodo, tante, troppe cose da mettere a fuoco senza farle bruciare, senza sfocarle e perderle veramente di vista rischiando di non riuscire a dare loro il giusto significato. C’è il rischio di dire e di scrivere tante parole senza comunicare veramente quello che c’è nel cuore e soprattutto dimenticando il primo dovere che ogni persona ha nei confronti dell’altro che è quello della gratitudine. Si è grati a una persona solo quando ci si accorge che ci sfugge, che non avremo più l’occasione e l’opportunità di vivere la sua esperienza in modo continuativo, che rischieremo di vivere di ricordi. Il metodo migliore è quello di tenere aperto il cuore e di accorgerci che non siamo noi che costruiamo la realtà, l’oratorio, la chiesa, la famiglia, il gruppo di amici: ne facciamo parte e siamo invitati continuamente a farne parte in modo costruttivo.
Allora un grazie dal cuore per la passione, il cuore, le parole comunicate, la presenza, un grazie che ci accomuna all’Eucaristia che fa diventare sempre il nostro vivere un dirci e donarci Cristo da fratelli, anche in mezzo alla fatica dello stare insieme. È Lui il motore, la gioia, la festa. È Lui che ci aiuta ad andare al di là dei motivi di non comunione piena per ricevere la forza di aiutarci a celebrare ancora da fratelli.
Abbiamo bisogno tutti di recuperare il senso dell’esserci per... del mettersi a disposizione, dell’accogliere ciò che il cuore esprime senza mediazione e senza mezze misure: e il cuore di tutti in questi giorni si mette a fare ricerche di quanto si è ricevuto, di occhiate, sorrisi, strette di mano, abbracci, tutto segno del Cristo che sta qui con noi, che ci raduna e ci fa Chiesa.
È sempre l’essere comunità che deve rispecchiarsi nel nostro cammino nel salutare chi parte e accogliere chi arriva, senza soluzione di continuità e non bisogna accontentarsi della parola: occorre una stretta di mano, un mettersi accanto, un assicurare preghiera, attenzione, gesto di sostegno e di aiuto a tutti.
Solo se ci si nutre di Cristo, si è capaci di questo e se non si sta a vedere gli sbagli degli altri. Solo se si dà ragione della speranza nel camminare insieme si vede oltre e si aiutano i piccoli a valorizzare ciò che si vive. Siamo disponibili ora a quello che il Signore ci mette sul cammino e che è segno di grazia e di amore.
Grazie sentito e vivo, di cuore... don Paolo e benvenuto don Samuele
Angelo prete
Allora un grazie dal cuore per la passione, il cuore, le parole comunicate, la presenza, un grazie che ci accomuna all’Eucaristia che fa diventare sempre il nostro vivere un dirci e donarci Cristo da fratelli, anche in mezzo alla fatica dello stare insieme. È Lui il motore, la gioia, la festa. È Lui che ci aiuta ad andare al di là dei motivi di non comunione piena per ricevere la forza di aiutarci a celebrare ancora da fratelli.
Abbiamo bisogno tutti di recuperare il senso dell’esserci per... del mettersi a disposizione, dell’accogliere ciò che il cuore esprime senza mediazione e senza mezze misure: e il cuore di tutti in questi giorni si mette a fare ricerche di quanto si è ricevuto, di occhiate, sorrisi, strette di mano, abbracci, tutto segno del Cristo che sta qui con noi, che ci raduna e ci fa Chiesa.
È sempre l’essere comunità che deve rispecchiarsi nel nostro cammino nel salutare chi parte e accogliere chi arriva, senza soluzione di continuità e non bisogna accontentarsi della parola: occorre una stretta di mano, un mettersi accanto, un assicurare preghiera, attenzione, gesto di sostegno e di aiuto a tutti.
Solo se ci si nutre di Cristo, si è capaci di questo e se non si sta a vedere gli sbagli degli altri. Solo se si dà ragione della speranza nel camminare insieme si vede oltre e si aiutano i piccoli a valorizzare ciò che si vive. Siamo disponibili ora a quello che il Signore ci mette sul cammino e che è segno di grazia e di amore.
Grazie sentito e vivo, di cuore... don Paolo e benvenuto don Samuele
Angelo prete
Novembre: la Chiesa
si raccoglie medita e celebra
Adesso cosa si fa? Si riprende la solita storia fatta di incontri, lavoro, impegni quotidiani per tutti, semina di progetti e di realizzazioni. E la Chiesa?
L’Oratorio? Ci penseranno il don Angelo e il don Samuele e noi seguiremo, ascolteremo e, se avremo tempo e voglia, realizzeremo. La Chiesa, in questa visione, viene considerata quasi come proprietà dei preti e poi i laici fanno qualcosa, danno il loro contributo. Come se Dio avesse chiamato una categoria particolare di eletti e poi gli altri a far da corollario, da aggiunta, da comparse. La Chiesa siamo tutti noi battezzati, tutti sacerdoti, re e profeti lo diventiamo nel battesimo.
La Chiesa è il luogo e il tempo della salvezza per tutti gli uomini che credono e si impegnano ad accogliere il Regno di Dio, da vivere e da comunicare nella propria storia, nelle celebrazioni e nel lavoro, nella famiglia, nel gioco... nella vita insomma. La Chiesa è di tutti, uniti a Cristo capo e salvatore, e accomuna anche i fratelli che ci hanno preceduto nella fede e dormono il sonno della pace. Nella nostra messa ci sono tutti i vivi e i defunti che ci aiutano a vivere oggi, quello che loro hanno vissuto ai loro tempi. La Chiesa quindi non è una realtà al di fuori dal mio cuore e dalla mia esistenza, se accetto il mio battesimo, se dico di credere. È la visione conciliare della Chiesa popolo di Dio in cammino, in cui tutti sono responsabili dell’annuncio e della realizzazione del progetto di Dio.
E quelli che si trovano in difficoltà? Quelli che hanno dubbi? Quelli che hanno davanti esempi negativi come fanno a vivere la Chiesa? Il detto più utilizzato è infatti: “I è piö mpustur chi che va nCesa e alura l’è mei mia ndà! Maia Signor e chiga diaoi...”. Certo che se guardiamo gli esempi che abbiamo davanti rischiamo di non essere condotti dal Signore... E non ci domandiamo che esempio diamo noi? Se ci guardiamo bene dentro ci accorgiamo di essere tutti peccatori, bisognosi del perdono e della misericordia del Signore... per questo andiamo in Chiesa.
Siamo in cammino quindi ed è un cammino da compiere insieme perché nessuno ha la ricetta in tasca e tutti servono per aiutarci a vivere ciò che il Signore ci chiede: tutti siamo guidati e condotti e attirati da Cristo. Sta a noi metterci in cammino insieme... nessuno escluso.
Vivremo quindi la conclusione dell’anno liturgico e l’inizio del nuovo anno con il periodo dell’avvento che ci condurrà alla contemplazione dell’Incarnazione di Dio per ogni uomo. Auguri amici miei e mettiamoci in ascolto: la Parola ci aiuti ad essere nuove creature sempre.
Angelo prete
L’Oratorio? Ci penseranno il don Angelo e il don Samuele e noi seguiremo, ascolteremo e, se avremo tempo e voglia, realizzeremo. La Chiesa, in questa visione, viene considerata quasi come proprietà dei preti e poi i laici fanno qualcosa, danno il loro contributo. Come se Dio avesse chiamato una categoria particolare di eletti e poi gli altri a far da corollario, da aggiunta, da comparse. La Chiesa siamo tutti noi battezzati, tutti sacerdoti, re e profeti lo diventiamo nel battesimo.
La Chiesa è il luogo e il tempo della salvezza per tutti gli uomini che credono e si impegnano ad accogliere il Regno di Dio, da vivere e da comunicare nella propria storia, nelle celebrazioni e nel lavoro, nella famiglia, nel gioco... nella vita insomma. La Chiesa è di tutti, uniti a Cristo capo e salvatore, e accomuna anche i fratelli che ci hanno preceduto nella fede e dormono il sonno della pace. Nella nostra messa ci sono tutti i vivi e i defunti che ci aiutano a vivere oggi, quello che loro hanno vissuto ai loro tempi. La Chiesa quindi non è una realtà al di fuori dal mio cuore e dalla mia esistenza, se accetto il mio battesimo, se dico di credere. È la visione conciliare della Chiesa popolo di Dio in cammino, in cui tutti sono responsabili dell’annuncio e della realizzazione del progetto di Dio.
E quelli che si trovano in difficoltà? Quelli che hanno dubbi? Quelli che hanno davanti esempi negativi come fanno a vivere la Chiesa? Il detto più utilizzato è infatti: “I è piö mpustur chi che va nCesa e alura l’è mei mia ndà! Maia Signor e chiga diaoi...”. Certo che se guardiamo gli esempi che abbiamo davanti rischiamo di non essere condotti dal Signore... E non ci domandiamo che esempio diamo noi? Se ci guardiamo bene dentro ci accorgiamo di essere tutti peccatori, bisognosi del perdono e della misericordia del Signore... per questo andiamo in Chiesa.
Siamo in cammino quindi ed è un cammino da compiere insieme perché nessuno ha la ricetta in tasca e tutti servono per aiutarci a vivere ciò che il Signore ci chiede: tutti siamo guidati e condotti e attirati da Cristo. Sta a noi metterci in cammino insieme... nessuno escluso.
Vivremo quindi la conclusione dell’anno liturgico e l’inizio del nuovo anno con il periodo dell’avvento che ci condurrà alla contemplazione dell’Incarnazione di Dio per ogni uomo. Auguri amici miei e mettiamoci in ascolto: la Parola ci aiuti ad essere nuove creature sempre.
Angelo prete
Dicembre:
il mese dell’inizio e della fine... segno del nostro tempo..
Sembra che tutto cominci e che tutto finisca al più presto, che nessuno abbia voglia di mettersi in gioco e che tutti vogliano dire la loro (accontentandosi, forse, solo di dire)... sembra che tutto finisca e tutto... cominci...
sempre. Parole confuse, senza un significato preciso queste o tentativo di dire
la continuità dell’evoluzione, del rincorrersi delle cose, dei fatti e degli impegni? Che ci dice, fratelli e amici di Zogno, il Signore in questo tempo freddo che è tempo dell’attesa, ma anche della preparazione, tempo necessario perché
poi esploda la primavera e i frutti possano maturare. È il tempo della fatica del morire per nascere, del mettersi in gioco (i ragazzi, i genitori, i padri sinodali, i consiglieri del Consiglio pastorale...) tutti in faticosa disponibilità a morire a se stessi per vivere, risorgere, ricominciare, stare accanto a chi diventa grande e fa fatica a smettere i panni dell’adolescente per diventare adulto, capace di decisioni impegnative per il sempre.
Termina il corso dei fidanzati e le coppie che li hanno accompagnati si preoccupano di proporre un cammino che continui... sentiamo il dovere di non smettere mai di approfondire.
E Dio vuole venire ad abitare in questa nostra fatica di diventare grandi e vuol partecipare in modo pieno alla nostra fatica... si fa piccolo, indifeso, si mette nelle nostre mani...
Anche Lui sembra dirci che bisogna ricominciare, mettere da parte il vecchio e far diventare piccolo, ricominciante anche lui.
Quante volte in questo periodo ho pensato a chi ci ha lasciato e ci ha comunicato una gioia grandissima che noi riempiamo della nostra tristezza di sentirli lontani. Don Giuseppe abita e sorride dal cielo, Stefano colora il suo e il nostro cielo di giochi e di festa...
E noi? Sapremo rinascere? Sapremo metterci in cammino verso la grotta per incontrare Lui che ci fa guardare con occhi nuovi ogni persona per riprendere il dialogo con noi e con tutti e ricostruire il senso nuovo del vivere uno accanto all’altro.. per far ripartire il dialogo con il Padre e tra noi.
Grazie Signore che ti fidi anche di noi, ancora una volta vuoi rinascere per farci nuove creature.
Auguri amici di Zogno, facciamo tesoro del Natale di Cristo per comunicarlo sempre vivo a chi incontriamo.
Buon Natale e Felice Anno Nuovo!
Angelo prete
sempre. Parole confuse, senza un significato preciso queste o tentativo di dire
la continuità dell’evoluzione, del rincorrersi delle cose, dei fatti e degli impegni? Che ci dice, fratelli e amici di Zogno, il Signore in questo tempo freddo che è tempo dell’attesa, ma anche della preparazione, tempo necessario perché
poi esploda la primavera e i frutti possano maturare. È il tempo della fatica del morire per nascere, del mettersi in gioco (i ragazzi, i genitori, i padri sinodali, i consiglieri del Consiglio pastorale...) tutti in faticosa disponibilità a morire a se stessi per vivere, risorgere, ricominciare, stare accanto a chi diventa grande e fa fatica a smettere i panni dell’adolescente per diventare adulto, capace di decisioni impegnative per il sempre.
Termina il corso dei fidanzati e le coppie che li hanno accompagnati si preoccupano di proporre un cammino che continui... sentiamo il dovere di non smettere mai di approfondire.
E Dio vuole venire ad abitare in questa nostra fatica di diventare grandi e vuol partecipare in modo pieno alla nostra fatica... si fa piccolo, indifeso, si mette nelle nostre mani...
Anche Lui sembra dirci che bisogna ricominciare, mettere da parte il vecchio e far diventare piccolo, ricominciante anche lui.
Quante volte in questo periodo ho pensato a chi ci ha lasciato e ci ha comunicato una gioia grandissima che noi riempiamo della nostra tristezza di sentirli lontani. Don Giuseppe abita e sorride dal cielo, Stefano colora il suo e il nostro cielo di giochi e di festa...
E noi? Sapremo rinascere? Sapremo metterci in cammino verso la grotta per incontrare Lui che ci fa guardare con occhi nuovi ogni persona per riprendere il dialogo con noi e con tutti e ricostruire il senso nuovo del vivere uno accanto all’altro.. per far ripartire il dialogo con il Padre e tra noi.
Grazie Signore che ti fidi anche di noi, ancora una volta vuoi rinascere per farci nuove creature.
Auguri amici di Zogno, facciamo tesoro del Natale di Cristo per comunicarlo sempre vivo a chi incontriamo.
Buon Natale e Felice Anno Nuovo!
Angelo prete