2014
Proviamo a prendere in mano la Parola del Signore e ci incontreremo sempre con il sorriso di Dio
Carissimi,
dove andiamo? Proviamo a prendere in mano la Parola del Signore che ci accompagna ogni giorno, lasciamo scorrere i nostri pensieri unendoli alla Sua presenza e ci incontreremo sempre, ogni giorno, con il sorriso di Dio.
Qualcuno mi potrebbe frenare nel mio dire ricordandomi i tanti mali che ci affliggono, le tante persone in grosse difficoltà economiche e dirmi: “Dov’è Dio? Cosa fa per sollevare chi è caduto? Cosa mette sul cammino di chi è in così grave difficoltà?”.
Dio ci dice che ci siamo noi, ci dobbiamo essere noi come segno del suo agire positivo nei confronti dei fratelli. Il problema è che noi latitiamo. Non ci siamo. Il tempo ordinario che abbiamo cominciato ci introduce nelle scelte che Gesù compie all’inizio della sua vita di annunciatore dell’amore del Padre: chiama i dodici (si fida sempre più di noi... che grande responsabilità... che grande gioia essere considerati figli di Dio e fratelli di Cristo!), libera dal male tanti ammalati, aiuta tutti a comprendere chi sono e dove dirigere il loro cammino.
E noi ci lasciamo aiutare nelle scelte di tutti i giorni? Lo conosciamo il Signore, ne sentiamo parlare in continuazione, ma troppo spesso rimaniamo arroccati sulle nostre convinzioni e sulla ricerca dello star bene senza troppi problemi e troppe decisioni impegnative. Abbiamo paura ad impegnarci davvero ad essere credenti. Se permettiamo al Signore di guidarci, noi viviamo da credenti. E saremo sempre più positivi e propositivi, cioè proporremo lo stile di vita del credente, di chi si fida davvero del Signore e non si accontenta di parole, ma vive e comunica l’amore del Signore.
In questi ultimi mesi sono cambiate parecchie cose nello stile della nostre comunità... don Marco e don Giacomo sono diventati di casa tra noi arricchendoci della loro spiritualità e della gioia del dono. Anche alle comunità di Ambria e di Spino, oltre che a Grumello, abbiamo cominciato a regalare il nostro tempo e ci hanno aiutato ad aprire il nostro cuore e a domandarci che comunità siamo e se ci siamo resi conto che tra il parlare di Unità Pastorale e il tentare di cominciare a viverla c’è un abisso. Per me è una gioia incontrare tante persone nuove e scoprire l’impegno, la generosità che esiste nelle piccole comunità...
Ho scritto Unità Pastorale, ma ho esagerato perché quello che stiamo vivendo è in embrione un tentativo di collaborare e di aiutarci vicendevolmente a vivere insieme tra parrocchie. C’è in tanti la paura di essere accorpati, di non avere più identità propria, di essere derubati della propria unicità: guai a noi se pensiamo e viviamo così. Lontano da noi l’idea di unificare, ma ben venga lo spirito del servizio e del dono reciproco e l’im- pegno a mettersi a disposizione senza chiudersi e arroccarsi sentendosi i più bravi e gli unici depositari dell’essere chiesa oggi.
C’è da pregare tanto e per tutti e tutte le comunità del vicariato.
Chiediamo al Signore di renderci pronti a collaborare con il suo Spirito per il bene co- mune.
Auguri
Angelo prete
dove andiamo? Proviamo a prendere in mano la Parola del Signore che ci accompagna ogni giorno, lasciamo scorrere i nostri pensieri unendoli alla Sua presenza e ci incontreremo sempre, ogni giorno, con il sorriso di Dio.
Qualcuno mi potrebbe frenare nel mio dire ricordandomi i tanti mali che ci affliggono, le tante persone in grosse difficoltà economiche e dirmi: “Dov’è Dio? Cosa fa per sollevare chi è caduto? Cosa mette sul cammino di chi è in così grave difficoltà?”.
Dio ci dice che ci siamo noi, ci dobbiamo essere noi come segno del suo agire positivo nei confronti dei fratelli. Il problema è che noi latitiamo. Non ci siamo. Il tempo ordinario che abbiamo cominciato ci introduce nelle scelte che Gesù compie all’inizio della sua vita di annunciatore dell’amore del Padre: chiama i dodici (si fida sempre più di noi... che grande responsabilità... che grande gioia essere considerati figli di Dio e fratelli di Cristo!), libera dal male tanti ammalati, aiuta tutti a comprendere chi sono e dove dirigere il loro cammino.
E noi ci lasciamo aiutare nelle scelte di tutti i giorni? Lo conosciamo il Signore, ne sentiamo parlare in continuazione, ma troppo spesso rimaniamo arroccati sulle nostre convinzioni e sulla ricerca dello star bene senza troppi problemi e troppe decisioni impegnative. Abbiamo paura ad impegnarci davvero ad essere credenti. Se permettiamo al Signore di guidarci, noi viviamo da credenti. E saremo sempre più positivi e propositivi, cioè proporremo lo stile di vita del credente, di chi si fida davvero del Signore e non si accontenta di parole, ma vive e comunica l’amore del Signore.
In questi ultimi mesi sono cambiate parecchie cose nello stile della nostre comunità... don Marco e don Giacomo sono diventati di casa tra noi arricchendoci della loro spiritualità e della gioia del dono. Anche alle comunità di Ambria e di Spino, oltre che a Grumello, abbiamo cominciato a regalare il nostro tempo e ci hanno aiutato ad aprire il nostro cuore e a domandarci che comunità siamo e se ci siamo resi conto che tra il parlare di Unità Pastorale e il tentare di cominciare a viverla c’è un abisso. Per me è una gioia incontrare tante persone nuove e scoprire l’impegno, la generosità che esiste nelle piccole comunità...
Ho scritto Unità Pastorale, ma ho esagerato perché quello che stiamo vivendo è in embrione un tentativo di collaborare e di aiutarci vicendevolmente a vivere insieme tra parrocchie. C’è in tanti la paura di essere accorpati, di non avere più identità propria, di essere derubati della propria unicità: guai a noi se pensiamo e viviamo così. Lontano da noi l’idea di unificare, ma ben venga lo spirito del servizio e del dono reciproco e l’im- pegno a mettersi a disposizione senza chiudersi e arroccarsi sentendosi i più bravi e gli unici depositari dell’essere chiesa oggi.
C’è da pregare tanto e per tutti e tutte le comunità del vicariato.
Chiediamo al Signore di renderci pronti a collaborare con il suo Spirito per il bene co- mune.
Auguri
Angelo prete
Ci sentiamo tutti chiamati a partecipare a questa salvezza donata
Carissimi parrocchiani siamo immersi nel clima e nello stile della quaresima, animati dalla Parola, dalla preghiera, dalla celebrazione delle via crucis in Chiesa e per le strade per capire la scelta di Gesù di offrire se stesso come “vittima di espiazione per i nostri peccati, giusto per
gli ingiusti”...
Ci sentiamo tutti chiamati a partecipare a questa salvezza donata, comprata a caro prezzo, “a prezzo del suo sangue”... tutto questo perché ogni uomo, in Cristo, abbia la vita di Dio, faccia spazio a Lui nella sua esistenza e si lasci salvare. Di fronte alla domanda del popolo d’Israele che camminando nel deserto e rimasto a corto di acqua: “Ma il Signore è in mezzo a noi sì o no?”, siamo tentati anche noi, nel marasma di questo tempo, nelle difficoltà della nostra esistenza, di chiederci: “Ma, in fin dei conti, c’è poi il Signore? Dove abita? Quando si fa vedere per rafforzare la nostra fede?”. Perché ci sono tante sofferenze? Perché tante incomprensioni, odi, defezioni? Perché non si riesce a vedere la sua opera di salvezza presente nelle nostre comunità?
Dove è il Signore?
Rischiamo di lasciarci prendere dallo sconforto, se non ci colleghiamo spesso a Lui, se non ci nutriamo di Lui, se non lo cerchiamo ogni giorno, ogni momento del giorno! Vivere la Pasqua sarà per noi partecipare alla sua vittoria sulla morte e sapere che ci riguarda, che ci coinvolge, ci interessa... Accompagneremo allora con maggior vigore e impegno i nostri ragazzi ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia... faremo festa agli amici della Cresima, diremo grazie con le coppie di sposi, le famiglie, per il dono del sacramento del matrimonio, ci accorgeremo sempre di più che Lui è con noi.
“Il Signore c’è sempre e si fa trovare da coloro che lo cercano”.
Non stanchiamoci di cercarlo. Lo ritroveremo presente nelle nostre giornate e sarà molto più semplice comunicare alle giovani generazioni le nostre convinzioni ponendo la base di una società più vera e più giusta per tutti.
Buona Pasqua e Auguri a tutti
Angelo prete
gli ingiusti”...
Ci sentiamo tutti chiamati a partecipare a questa salvezza donata, comprata a caro prezzo, “a prezzo del suo sangue”... tutto questo perché ogni uomo, in Cristo, abbia la vita di Dio, faccia spazio a Lui nella sua esistenza e si lasci salvare. Di fronte alla domanda del popolo d’Israele che camminando nel deserto e rimasto a corto di acqua: “Ma il Signore è in mezzo a noi sì o no?”, siamo tentati anche noi, nel marasma di questo tempo, nelle difficoltà della nostra esistenza, di chiederci: “Ma, in fin dei conti, c’è poi il Signore? Dove abita? Quando si fa vedere per rafforzare la nostra fede?”. Perché ci sono tante sofferenze? Perché tante incomprensioni, odi, defezioni? Perché non si riesce a vedere la sua opera di salvezza presente nelle nostre comunità?
Dove è il Signore?
Rischiamo di lasciarci prendere dallo sconforto, se non ci colleghiamo spesso a Lui, se non ci nutriamo di Lui, se non lo cerchiamo ogni giorno, ogni momento del giorno! Vivere la Pasqua sarà per noi partecipare alla sua vittoria sulla morte e sapere che ci riguarda, che ci coinvolge, ci interessa... Accompagneremo allora con maggior vigore e impegno i nostri ragazzi ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia... faremo festa agli amici della Cresima, diremo grazie con le coppie di sposi, le famiglie, per il dono del sacramento del matrimonio, ci accorgeremo sempre di più che Lui è con noi.
“Il Signore c’è sempre e si fa trovare da coloro che lo cercano”.
Non stanchiamoci di cercarlo. Lo ritroveremo presente nelle nostre giornate e sarà molto più semplice comunicare alle giovani generazioni le nostre convinzioni ponendo la base di una società più vera e più giusta per tutti.
Buona Pasqua e Auguri a tutti
Angelo prete
Impariamo a pregare come Maria
Carissimi amici di Zogno,
rivolgiamo l’attenzione alle feste di questo mese di giugno: Ascensione, Pentecoste, SS. Trinità, Corpus Domini e ci facciamo accompagnare ancora da Maria: è lei che ci aiuta a cogliere il vero senso del nostro vivere da credenti e della nostra ricerca: Gesù è il centro del nostro fare comunità. Come abbiamo vissuto il mese appena trascorso? Abbiamo imparato a pregare con Maria e come Maria? Vi metto qui un fatto avvenuto davvero e che il senso del pregare e del mettersi nelle mani del Signore. Ezio Franceschini, grande scalatore, si trovava al rifugio Payer, a 3000 metri, e voleva salire da solo sulla cima dell’Ortles, a quasi 4000 metri. Partì alle quattro del mattino con sacco e piccozza, e con la paletta per tagliare i gradini nel ghiaccio. Lo spettacolo era grandioso: pareti di ghiaccio e abissi, esili creste su spaccature enormi. Su quel bianco lucente e splendido, Ezio Franceschini, anima mistica, guardava e godeva, pensava e pregava, e saliva. Tutto quel bianco lo faceva pensare alla Madonna, di cui era devotissimo. E di tanto in tanto si fermava e scriveva sul ghiaccio, nei punti più difficili, AVE MARIA con la punta della piccozza. Saliva leggero e felice. Gli pareva di avere per compagno l’Arcangelo Gabriele, che per primo pronunciò quel saluto: AVE MARIA.
Arrivò sulla cima, il cielo era splendido, il freddo intenso. Rimase un’ora a spaziare con lo sguardo su quel mondo meraviglioso: centinaia di cime bianche, laghi azzurri, valli di abeti. S’inebriava di neve e di sole. A mezzogiorno era già di ritorno a Solda nell’albergo. Un mese dopo, a vacanze finite, ricevette a Milano una lettera che veniva da Linz, in Austria. Gli scriveva uno sconosciuto, e gli raccontava che essendo un appassionato alpinista, il giorno dopo che c’era salito lui, si accingeva a scalare l’Ortles, anch’egli da solo. Durante la salita notò quelle AVE MARIA scolpite con la piccozza, e non essendo credente sor- rideva di quella ingenuità. Giunto sulla vetta e guardando in giù, verso Solda, vide dei nuvoloni neri che non promettevano nulla di buono.
Preoccupato, raccolse il sacco e si precipitò nella discesa. Poco dopo la bufera lo investì con violenza inaudita. Lo circondò di nero e di vento, non permettendogli di vedere ad un metro di distanza. Accecato dal nevischio, privo di direzione, s’appoggiò alla parete di ghiaccio, disperato. Quand’ecco che sotto la sua mano apparvero quelle lettere: AVE MARIA. Le riconobbe e urlò di gioia: era nella direzione giusta! Quella certezza gli dette un coraggio eccezionale. La bufera non cessava, urlava come se avesse voluto strapparlo dalla roccia. E ancora una volta, proprio vicino alla morte, tastò quelle parole: AVE MARIA. Pianse. E poco dopo era al rifugio Payer, confortato dal custode e da due guide che preoccupati gli erano andati incontro. Seppe da loro chi il giorno prima aveva tracciato quelle parole. E “quanto a me, professore, da quel giorno ho fatto voto di dire un’Ave Maria ogni sera, per tutta la vita”. Dopo aver celebrato i sacramenti dell’iniziazione cristiana proviamo a metterci in cammino... proviamo a vivere la processione del Corpus Domini con il desiderio di nutrirsi del Signore. Chi è Gesù per noi? Abbiamo fame di Lui? E come funzionerà quest’anno il C.R.E? Quanti ragazzi e adolescenti ed educatori saranno coinvolti in questo momento così importante! Proviamo tutti a metterci a disposizione, forse quest’anno più degli altri anni, c’è un bisogno enorme di attenzione da parte di tutti, di disponibilità e di gioco di squadra per educare al meglio i nostri ragazzi.
Auguri
Angelo prete
rivolgiamo l’attenzione alle feste di questo mese di giugno: Ascensione, Pentecoste, SS. Trinità, Corpus Domini e ci facciamo accompagnare ancora da Maria: è lei che ci aiuta a cogliere il vero senso del nostro vivere da credenti e della nostra ricerca: Gesù è il centro del nostro fare comunità. Come abbiamo vissuto il mese appena trascorso? Abbiamo imparato a pregare con Maria e come Maria? Vi metto qui un fatto avvenuto davvero e che il senso del pregare e del mettersi nelle mani del Signore. Ezio Franceschini, grande scalatore, si trovava al rifugio Payer, a 3000 metri, e voleva salire da solo sulla cima dell’Ortles, a quasi 4000 metri. Partì alle quattro del mattino con sacco e piccozza, e con la paletta per tagliare i gradini nel ghiaccio. Lo spettacolo era grandioso: pareti di ghiaccio e abissi, esili creste su spaccature enormi. Su quel bianco lucente e splendido, Ezio Franceschini, anima mistica, guardava e godeva, pensava e pregava, e saliva. Tutto quel bianco lo faceva pensare alla Madonna, di cui era devotissimo. E di tanto in tanto si fermava e scriveva sul ghiaccio, nei punti più difficili, AVE MARIA con la punta della piccozza. Saliva leggero e felice. Gli pareva di avere per compagno l’Arcangelo Gabriele, che per primo pronunciò quel saluto: AVE MARIA.
Arrivò sulla cima, il cielo era splendido, il freddo intenso. Rimase un’ora a spaziare con lo sguardo su quel mondo meraviglioso: centinaia di cime bianche, laghi azzurri, valli di abeti. S’inebriava di neve e di sole. A mezzogiorno era già di ritorno a Solda nell’albergo. Un mese dopo, a vacanze finite, ricevette a Milano una lettera che veniva da Linz, in Austria. Gli scriveva uno sconosciuto, e gli raccontava che essendo un appassionato alpinista, il giorno dopo che c’era salito lui, si accingeva a scalare l’Ortles, anch’egli da solo. Durante la salita notò quelle AVE MARIA scolpite con la piccozza, e non essendo credente sor- rideva di quella ingenuità. Giunto sulla vetta e guardando in giù, verso Solda, vide dei nuvoloni neri che non promettevano nulla di buono.
Preoccupato, raccolse il sacco e si precipitò nella discesa. Poco dopo la bufera lo investì con violenza inaudita. Lo circondò di nero e di vento, non permettendogli di vedere ad un metro di distanza. Accecato dal nevischio, privo di direzione, s’appoggiò alla parete di ghiaccio, disperato. Quand’ecco che sotto la sua mano apparvero quelle lettere: AVE MARIA. Le riconobbe e urlò di gioia: era nella direzione giusta! Quella certezza gli dette un coraggio eccezionale. La bufera non cessava, urlava come se avesse voluto strapparlo dalla roccia. E ancora una volta, proprio vicino alla morte, tastò quelle parole: AVE MARIA. Pianse. E poco dopo era al rifugio Payer, confortato dal custode e da due guide che preoccupati gli erano andati incontro. Seppe da loro chi il giorno prima aveva tracciato quelle parole. E “quanto a me, professore, da quel giorno ho fatto voto di dire un’Ave Maria ogni sera, per tutta la vita”. Dopo aver celebrato i sacramenti dell’iniziazione cristiana proviamo a metterci in cammino... proviamo a vivere la processione del Corpus Domini con il desiderio di nutrirsi del Signore. Chi è Gesù per noi? Abbiamo fame di Lui? E come funzionerà quest’anno il C.R.E? Quanti ragazzi e adolescenti ed educatori saranno coinvolti in questo momento così importante! Proviamo tutti a metterci a disposizione, forse quest’anno più degli altri anni, c’è un bisogno enorme di attenzione da parte di tutti, di disponibilità e di gioco di squadra per educare al meglio i nostri ragazzi.
Auguri
Angelo prete
San Lorenzo, guida ed esempio per la nostra comunità parrocchiale
Carissimi amici di Zogno,
la festa del patrono ci mette di fronte la persona scelta dai nostri antenati per guidarci al Signore, per presentarci a Lui quando arriviamo in Paradiso, per essere l’esempio da seguire in questa vita. Questo è il patrono di una comunità parrocchiale: colui che ci guida, ci dona l’esempio, ci accompagna, ci scuote dal nostro torpore e dalla malavoglia, ci ricorda chi siamo e dove stiamo andando.
Qual è lo stile di San Lorenzo che ci rimane nel cuore?
È un diacono: quindi ha scelto lo stile del servizio. Gesù ha detto: “Io non sono venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita in riscatto per tutti!”. Ecco, San Lorenzo ha preso questa linea di condotta e l’ha realizzata. Aveva il compito di predicare il Vangelo e di distribuire i beni della Chiesa di Roma ai poveri e questo ha realizzato. E noi, in questi tempi così difficili, come prendiamo il nostro servizio nelle nostre fami- glie e nella comunità parrocchiale? È un servizio o è un farsi padroni? È un mettersi a disposizione o è un comandare pensando solo a se stessi? Sono molti i servizi di cui ha bisogno la nostra comunità: come li vediamo, come ci rimbocchiamo le maniche e ci adattiamo a fare quello che serve per il bene comune? Negli ultimi due anni si sono aggiunti anche altri patroni, ci siamo arricchiti di esempi: da Maria Assunta di Grumello a Sant’Antonio di Padova di Ambria a Sant’Alessandro di Spino... Come abbiamo vissuto questa novità? Ci sono tra noi sacerdoti diversi che ci aiutano con la loro spiritualità e la loro predicazione, ci danno una mano ad approfondire il tema della comunità allargata, dell’essere insieme a lodare e benedire il Signore, insieme nella catechesi, insieme al Cre per crescere davvero nella conoscenza del Signore e nella risposta comune alla sua chiamata. Abbiamo bisogno che San Lorenzo ci aiuti a mettere alla base della nostra ricerca la fede nel Cristo, a voler spendere ogni giorno i doni che il Signore ci mette nelle mani per tutti, a riconoscerci chiamati a realizzare tutti insieme il progetto del Signore.
“Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati”.
Auguri
Angelo prete
la festa del patrono ci mette di fronte la persona scelta dai nostri antenati per guidarci al Signore, per presentarci a Lui quando arriviamo in Paradiso, per essere l’esempio da seguire in questa vita. Questo è il patrono di una comunità parrocchiale: colui che ci guida, ci dona l’esempio, ci accompagna, ci scuote dal nostro torpore e dalla malavoglia, ci ricorda chi siamo e dove stiamo andando.
Qual è lo stile di San Lorenzo che ci rimane nel cuore?
È un diacono: quindi ha scelto lo stile del servizio. Gesù ha detto: “Io non sono venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita in riscatto per tutti!”. Ecco, San Lorenzo ha preso questa linea di condotta e l’ha realizzata. Aveva il compito di predicare il Vangelo e di distribuire i beni della Chiesa di Roma ai poveri e questo ha realizzato. E noi, in questi tempi così difficili, come prendiamo il nostro servizio nelle nostre fami- glie e nella comunità parrocchiale? È un servizio o è un farsi padroni? È un mettersi a disposizione o è un comandare pensando solo a se stessi? Sono molti i servizi di cui ha bisogno la nostra comunità: come li vediamo, come ci rimbocchiamo le maniche e ci adattiamo a fare quello che serve per il bene comune? Negli ultimi due anni si sono aggiunti anche altri patroni, ci siamo arricchiti di esempi: da Maria Assunta di Grumello a Sant’Antonio di Padova di Ambria a Sant’Alessandro di Spino... Come abbiamo vissuto questa novità? Ci sono tra noi sacerdoti diversi che ci aiutano con la loro spiritualità e la loro predicazione, ci danno una mano ad approfondire il tema della comunità allargata, dell’essere insieme a lodare e benedire il Signore, insieme nella catechesi, insieme al Cre per crescere davvero nella conoscenza del Signore e nella risposta comune alla sua chiamata. Abbiamo bisogno che San Lorenzo ci aiuti a mettere alla base della nostra ricerca la fede nel Cristo, a voler spendere ogni giorno i doni che il Signore ci mette nelle mani per tutti, a riconoscerci chiamati a realizzare tutti insieme il progetto del Signore.
“Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati”.
Auguri
Angelo prete
Occorre appassionarsi a Cristo e alla sua Chiesa per portare frutto
Carissimi amici!
Abbiamo appena sentito Paolo proclamare che la sua vita è Cristo e morire è un guadagno, ci siamo accorti che essere chiesa è una grazia e che il nostro impegno è conseguenza della grazia del Signore... La prima parola che mi sgorga dal cuore all’inizio di questo nuovo anno pastorale è: passione. Occorre appassionarsi a Cristo e alla sua Chiesa per portare frutto e perché il nostro frutto sia duraturo come quello dei nostri padri. Essere Chiesa è un dono, una missione, una risposta all’iniziativa gratuita e sempre nuova di Dio. La Chiesa non ce la siamo inventata noi, ma l’abbiamo ricevuta in dono ed è una grande responsabilità di cui dobbiamo rispondere!
Che cosa ne abbiamo fatto dei doni del Signore? Dove li abbiamo utilizzati?
Ci siamo resi conto delle tante risorse che Gesù ci mette nelle mani, proprio le nostre mani, e come le utilizziamo? Accanto alla parola passione mi salta al cuore la linea giusta da condividere che è le- gata alla collaborazione: la passione che Gesù ci regala raggiunge grandi traguardi solo se è messa insieme a quella di tutti: solo se si collabora: in parrocchia, tra le parrocchie nel vicariato; tra i vicariati nella Diocesi; nella Chiesa universale. Gesù si mette nelle nostre mani perché lo regaliamo attraverso la nostra passione per Lui e per i fratelli. E solo se la collaborazione diventa condivisione e l’Eucarestia è il luogo privilegiato del nutrimento della nostra fede diventiamo sempre più pienamente partecipi della gioia di Dio per l’uomo, per ogni persona. Quella passione allora che ci ha aperto il cuore che è passione per Dio, diventa necessariamente passione per i fratelli nel produrre frutti di buone opere ogni giorno. I passaggi quindi tra parrocchie diventano facili, tra le parrocchie e il vicariato possibili, verso la diocesi ci si rivolge con facilità per sentirci sempre più Chiesa del mondo intero. Uomini e donne appassionati di Vangelo e di Eucarestia e di fratelli.
Buon anno pastorale
Angelo prete
Abbiamo appena sentito Paolo proclamare che la sua vita è Cristo e morire è un guadagno, ci siamo accorti che essere chiesa è una grazia e che il nostro impegno è conseguenza della grazia del Signore... La prima parola che mi sgorga dal cuore all’inizio di questo nuovo anno pastorale è: passione. Occorre appassionarsi a Cristo e alla sua Chiesa per portare frutto e perché il nostro frutto sia duraturo come quello dei nostri padri. Essere Chiesa è un dono, una missione, una risposta all’iniziativa gratuita e sempre nuova di Dio. La Chiesa non ce la siamo inventata noi, ma l’abbiamo ricevuta in dono ed è una grande responsabilità di cui dobbiamo rispondere!
Che cosa ne abbiamo fatto dei doni del Signore? Dove li abbiamo utilizzati?
Ci siamo resi conto delle tante risorse che Gesù ci mette nelle mani, proprio le nostre mani, e come le utilizziamo? Accanto alla parola passione mi salta al cuore la linea giusta da condividere che è le- gata alla collaborazione: la passione che Gesù ci regala raggiunge grandi traguardi solo se è messa insieme a quella di tutti: solo se si collabora: in parrocchia, tra le parrocchie nel vicariato; tra i vicariati nella Diocesi; nella Chiesa universale. Gesù si mette nelle nostre mani perché lo regaliamo attraverso la nostra passione per Lui e per i fratelli. E solo se la collaborazione diventa condivisione e l’Eucarestia è il luogo privilegiato del nutrimento della nostra fede diventiamo sempre più pienamente partecipi della gioia di Dio per l’uomo, per ogni persona. Quella passione allora che ci ha aperto il cuore che è passione per Dio, diventa necessariamente passione per i fratelli nel produrre frutti di buone opere ogni giorno. I passaggi quindi tra parrocchie diventano facili, tra le parrocchie e il vicariato possibili, verso la diocesi ci si rivolge con facilità per sentirci sempre più Chiesa del mondo intero. Uomini e donne appassionati di Vangelo e di Eucarestia e di fratelli.
Buon anno pastorale
Angelo prete
Dio sceglie di farsi come noi perché impariamo ad essere come Lui
Carissimi, siamo all’inizio del nuovo anno liturgico e ci apprestiamo a celebrare la scelta di Dio di farsi come noi perché noi impariamo ad essere come Lui. Proseguiamo, aiutati dallo Spirito, la revisione e l’approfondimento della nostra scelta di fede aiutati dalla lettera del nostro vescovo: Donne e uomini capaci di Eucaristia!
Siamo capaci perché siamo battezzati, ma spesso dimentichiamo il Battesimo, la gioia di essere Figli di Dio e di essere come Dio; viviamo come se Dio lo avessimo inventato noi e ci abituiamo quindi a fare a meno, a vivere senza, a badare soprattutto a quello che ci appare più importante e più accattivante, quello che ci piace. Dio, invece, viene a ricordarci ancora una volta il suo progetto, a rimettercelo nelle mani, a invitarci a non buttare quello che conta, dando valore al superficiale per una vita senza senso e senza ideali. Siamo spinti ad aprire gli occhi alla Luce non permettendo a quello che brilla (lucine, regali ecc.) di bruciarci gli occhi; la Parola risuona nelle nostre assemblee per invitarci a lodare e ringraziare il Signore perché ci viene incontro di nuovo con la gioia del Bimbo che nasce e dà calore alla nostra esistenza. Che scelta fa il Signore per noi! Meditiamo il bene e il dono che riceviamo nell’incontro con Lui e domandiamoci che cosa rimane di Lui nell’incontrare i fratelli, nello scegliere di vivere accanto, insieme, nel fare famiglia e comunità ecclesiale.
Domandiamoci: cosa portiamo a casa nostra dalle assemblee a cui partecipiamo? Quanto Cristo fa parte del nostro dire e del nostro fare? Quanto bene regaliamo dopo esserci accorti dell’immenso dono che Lui ci fa ogni giorno? Pensiamo a chi sta accanto e vicino a Gesù in quel primo Natale e come noi lo vogliamo vivere e come noi siamo vicini a Gesù portandolo ai fratelli nell’esperienza quotidiana?
Che bello essere credenti!
Che gioia sentirci chiamati a realizzare la sua presenza per chi ci incontra! Abbiamo il coraggio di uscire dal nostro torpore e di vivere con gioia la comunità da credenti.
Buon Natale a tutti.
Angelo prete
Siamo capaci perché siamo battezzati, ma spesso dimentichiamo il Battesimo, la gioia di essere Figli di Dio e di essere come Dio; viviamo come se Dio lo avessimo inventato noi e ci abituiamo quindi a fare a meno, a vivere senza, a badare soprattutto a quello che ci appare più importante e più accattivante, quello che ci piace. Dio, invece, viene a ricordarci ancora una volta il suo progetto, a rimettercelo nelle mani, a invitarci a non buttare quello che conta, dando valore al superficiale per una vita senza senso e senza ideali. Siamo spinti ad aprire gli occhi alla Luce non permettendo a quello che brilla (lucine, regali ecc.) di bruciarci gli occhi; la Parola risuona nelle nostre assemblee per invitarci a lodare e ringraziare il Signore perché ci viene incontro di nuovo con la gioia del Bimbo che nasce e dà calore alla nostra esistenza. Che scelta fa il Signore per noi! Meditiamo il bene e il dono che riceviamo nell’incontro con Lui e domandiamoci che cosa rimane di Lui nell’incontrare i fratelli, nello scegliere di vivere accanto, insieme, nel fare famiglia e comunità ecclesiale.
Domandiamoci: cosa portiamo a casa nostra dalle assemblee a cui partecipiamo? Quanto Cristo fa parte del nostro dire e del nostro fare? Quanto bene regaliamo dopo esserci accorti dell’immenso dono che Lui ci fa ogni giorno? Pensiamo a chi sta accanto e vicino a Gesù in quel primo Natale e come noi lo vogliamo vivere e come noi siamo vicini a Gesù portandolo ai fratelli nell’esperienza quotidiana?
Che bello essere credenti!
Che gioia sentirci chiamati a realizzare la sua presenza per chi ci incontra! Abbiamo il coraggio di uscire dal nostro torpore e di vivere con gioia la comunità da credenti.
Buon Natale a tutti.
Angelo prete