2009
Natale: che storia...
A novembre ci è stato detto di recuperare il silenzio... perché il mistero della morte ci coinvolge, ci impaurisce, ci fa riflettere.
E il mistero del nascere? Come si può comprenderlo?
Proviamo, amici miei, a recuperare ancora una volta, uso il termine recuperare, e sottolineo bisogna riprendersi in mano, il senso di quello che celebriamo e tentiamo di vivere stando attenti che il tempo passa comunque, che a Natale, magari, andremo anche a messa di Mezzanotte sfoggiando l’ultimo regalo, il vestito bello e mettendoci in ascolto, partecipando anche con un pensiero, una preghiera, un canto...
E dopo?
Natale è la festa più bella e più impegnativa per Dio e per noi che vogliamo comprendere.
Un Dio che ha capito che gli uomini non vogliono capire il suo amore trasmesso da altri uomini, ha capito che deve venire Lui di persona a dirci chi è, come ci ama e cosa siamo per Lui.
Vuole nascere, vivere, crescere, provare dolore e morire per amore.
Natale è Dio che ci incanta con il suo avvicinarsi ad ognuno, il suo accettare tutti, il suo dare valore e significato ad ogni vita, ad ogni persona dicendo a tutti “Sono qui per te”.
E noi?
Cosa ne abbiamo fatto del Natale? In questo periodo di grandi preoccupazioni per il futuro proviamo ad aprire gli occhi, a scoprire i bisogni di tante famiglie, per aiutarci vicendevolmente, per andare incontro ai bisogni, per accogliere l’amore di Dio e ridonarlo.
Natale è pace che Dio dona ad ogni persona, perché è Lui la pace, è Lui il dono del- la vita nuova.
Proviamo a credergli, a metterci in cammino, in ascolto: solo così ci apriremo alla grande lezione del Natale di Nostro Signore e non ci accontenteremo delle bricio- le, del corollario, di ciò che ci sta attorno e non ci conduce al centro, a Lui, a Gesù che è venuto per noi.
Buon Anno nel Signore a tutti.
Angelo prete
E il mistero del nascere? Come si può comprenderlo?
Proviamo, amici miei, a recuperare ancora una volta, uso il termine recuperare, e sottolineo bisogna riprendersi in mano, il senso di quello che celebriamo e tentiamo di vivere stando attenti che il tempo passa comunque, che a Natale, magari, andremo anche a messa di Mezzanotte sfoggiando l’ultimo regalo, il vestito bello e mettendoci in ascolto, partecipando anche con un pensiero, una preghiera, un canto...
E dopo?
Natale è la festa più bella e più impegnativa per Dio e per noi che vogliamo comprendere.
Un Dio che ha capito che gli uomini non vogliono capire il suo amore trasmesso da altri uomini, ha capito che deve venire Lui di persona a dirci chi è, come ci ama e cosa siamo per Lui.
Vuole nascere, vivere, crescere, provare dolore e morire per amore.
Natale è Dio che ci incanta con il suo avvicinarsi ad ognuno, il suo accettare tutti, il suo dare valore e significato ad ogni vita, ad ogni persona dicendo a tutti “Sono qui per te”.
E noi?
Cosa ne abbiamo fatto del Natale? In questo periodo di grandi preoccupazioni per il futuro proviamo ad aprire gli occhi, a scoprire i bisogni di tante famiglie, per aiutarci vicendevolmente, per andare incontro ai bisogni, per accogliere l’amore di Dio e ridonarlo.
Natale è pace che Dio dona ad ogni persona, perché è Lui la pace, è Lui il dono del- la vita nuova.
Proviamo a credergli, a metterci in cammino, in ascolto: solo così ci apriremo alla grande lezione del Natale di Nostro Signore e non ci accontenteremo delle bricio- le, del corollario, di ciò che ci sta attorno e non ci conduce al centro, a Lui, a Gesù che è venuto per noi.
Buon Anno nel Signore a tutti.
Angelo prete
Dove stiamo andando sempre di corsa?
Siamo già a febbraio il mese del tempo ordinario, del carnevale, del passaggio alla quaresima, dell’impegno verso la pasqua e i sacramenti che formano la Chiesa: il tempo stringe. Gli impegni aumentano e ci si ritrova a chiederci
dove stiamo andando sempre di corsa.
Addirittura corriamo il rischio di convincerci che quello che conta è “fare” senza chiederci dove siamo arrivati, quali risultati abbiamo ottenuto, cosa abbiamo imparato e insegnato, cosa è rimasto nella vita.
Noi sacerdoti siamo obbligati a domandarci se le nostre catechesi, i raduni, le vite comuni, i viaggi, l’andare sempre, le messe, le preghiere, i dialoghi e i silenzi, le arrabbiature e i perdoni conducono al Signore o allontanano da Lui.
È questo il punto nodale, il centro, il motivo per cui ci dobbiamo sempre confrontare, è per questo che si raduna il consiglio pastorale parrocchiale, vicariale, il consiglio presbiterale vicariale, diocesano, per questo ci sta il vescovo, il parroco e il curato e il credente. È perfettamente inutile continuare a mettere in cantiere cose da fare senza poi dirci se ci hanno condotto a vivere una vita più decente, più in comunione con Lui e tra di noi. Per questo costruiamo gli oratori, le chiese e li teniamo bene, li ristrutturiamo... per questo fatichiamo a trovarci sempre...
Impariamo a mettere al centro sempre Lui, allora riconosceremo che le osservazioni, i richiami servono, ci vogliono, sono obbligati per il bene, per la ripresa, per ritrovare l’incontro con Lui e tra di noi.
Facciamo tesoro sempre delle occasioni propizie per approfondire: vorrei invitare i genitori, gli educatori, i catechisti a fare sempre esame approfondito del bene realizzato e ricevuto dai nostri ragazzi, adolescenti e giovani.
Alla fine di questo mese inizierà la quaresima, arriverà in ogni casa il libretto della preghiera: facciamo tesoro dei doni e delle occasioni: tutto concorra al bene.
Auguri a tutti
Angelo prete
dove stiamo andando sempre di corsa.
Addirittura corriamo il rischio di convincerci che quello che conta è “fare” senza chiederci dove siamo arrivati, quali risultati abbiamo ottenuto, cosa abbiamo imparato e insegnato, cosa è rimasto nella vita.
Noi sacerdoti siamo obbligati a domandarci se le nostre catechesi, i raduni, le vite comuni, i viaggi, l’andare sempre, le messe, le preghiere, i dialoghi e i silenzi, le arrabbiature e i perdoni conducono al Signore o allontanano da Lui.
È questo il punto nodale, il centro, il motivo per cui ci dobbiamo sempre confrontare, è per questo che si raduna il consiglio pastorale parrocchiale, vicariale, il consiglio presbiterale vicariale, diocesano, per questo ci sta il vescovo, il parroco e il curato e il credente. È perfettamente inutile continuare a mettere in cantiere cose da fare senza poi dirci se ci hanno condotto a vivere una vita più decente, più in comunione con Lui e tra di noi. Per questo costruiamo gli oratori, le chiese e li teniamo bene, li ristrutturiamo... per questo fatichiamo a trovarci sempre...
Impariamo a mettere al centro sempre Lui, allora riconosceremo che le osservazioni, i richiami servono, ci vogliono, sono obbligati per il bene, per la ripresa, per ritrovare l’incontro con Lui e tra di noi.
Facciamo tesoro sempre delle occasioni propizie per approfondire: vorrei invitare i genitori, gli educatori, i catechisti a fare sempre esame approfondito del bene realizzato e ricevuto dai nostri ragazzi, adolescenti e giovani.
Alla fine di questo mese inizierà la quaresima, arriverà in ogni casa il libretto della preghiera: facciamo tesoro dei doni e delle occasioni: tutto concorra al bene.
Auguri a tutti
Angelo prete
Quaresima 2009
Rieccoci!!! Deposte le maschere ci viene proposto un tempo “forte”, intenso, per verificare l’orientamento, per aggiustare la rotta, per riscoprire il volto di Gesù sposo dell’umanità.
Il tempo di deserto in preparazione alla Pasqua nasce da una considerazione banale che tutti viviamo: in questo tempo di caos, di confusione, è difficile, molto difficile, dare spazio a sé e a Dio, difficile restare discepoli, difficile restare uomini; con tutta la buona volontà che possiamo mettere, la vita ci travolge, ci passa addosso...
Che fare allora? Come fermarsi a riflettere, per non correre il rischio dei signori citati nella prima lettura della prima domenica di quaresima che non si accorgevano, mangiavano, bevevano e non si accorsero del diluvio che li inghiottì tutti?
Deserto, solo deserto. Ecco quello di cui il mondo di oggi ha urgentemente bisogno: deserto, silenzio per ascoltarci, per riscoprire la calma, per andare all’essenziale. C’è gente tra noi che ha così paura di trovare la risposta che non la cerca, che non si fida della Parola del Signore perché non la conosce o la conosce in modo sbagliato o non trova il tempo per soffermarsi, per riflettere, per rientrare in se stessa.
Abbiamo bisogno di percepire la fame: di Parola, di senso, di autenticità. Il digiuno, il mettere da parte tante cose che ci allontanano da noi stessi e dai va- lori ci riconduce al centro, al cuore della nostra risposta. Bisogna ritrovare il coraggio di scegliere il bene, il vero bene.
La seconda strada è la preghiera: che sia soprattutto ascolto, più che richiesta. Ascoltiamo ciò che il Signore sempre ci dice.
La terza proposta è l’elemosina, il dono, il servizio, il mettersi a disposizione di chi è vicino e soffre, manca di amore, di attenzione, di gioia, anche per colpa nostra...
È il tempo forte per eccellenza: impegniamoci a viverlo con intensità, non lasciamo passare il tempo, ma mettiamoci il meglio di noi...
È stato distribuito in tutte le famiglie il libretto della preghiera: serviamocene con costanza. Ci avvicineremo al grande mistero della Morte e Risurrezione di Gesù comprendendo le scelte di Dio per la nostra salvezza.
Buona quaresima
Angelo prete
Il tempo di deserto in preparazione alla Pasqua nasce da una considerazione banale che tutti viviamo: in questo tempo di caos, di confusione, è difficile, molto difficile, dare spazio a sé e a Dio, difficile restare discepoli, difficile restare uomini; con tutta la buona volontà che possiamo mettere, la vita ci travolge, ci passa addosso...
Che fare allora? Come fermarsi a riflettere, per non correre il rischio dei signori citati nella prima lettura della prima domenica di quaresima che non si accorgevano, mangiavano, bevevano e non si accorsero del diluvio che li inghiottì tutti?
Deserto, solo deserto. Ecco quello di cui il mondo di oggi ha urgentemente bisogno: deserto, silenzio per ascoltarci, per riscoprire la calma, per andare all’essenziale. C’è gente tra noi che ha così paura di trovare la risposta che non la cerca, che non si fida della Parola del Signore perché non la conosce o la conosce in modo sbagliato o non trova il tempo per soffermarsi, per riflettere, per rientrare in se stessa.
Abbiamo bisogno di percepire la fame: di Parola, di senso, di autenticità. Il digiuno, il mettere da parte tante cose che ci allontanano da noi stessi e dai va- lori ci riconduce al centro, al cuore della nostra risposta. Bisogna ritrovare il coraggio di scegliere il bene, il vero bene.
La seconda strada è la preghiera: che sia soprattutto ascolto, più che richiesta. Ascoltiamo ciò che il Signore sempre ci dice.
La terza proposta è l’elemosina, il dono, il servizio, il mettersi a disposizione di chi è vicino e soffre, manca di amore, di attenzione, di gioia, anche per colpa nostra...
È il tempo forte per eccellenza: impegniamoci a viverlo con intensità, non lasciamo passare il tempo, ma mettiamoci il meglio di noi...
È stato distribuito in tutte le famiglie il libretto della preghiera: serviamocene con costanza. Ci avvicineremo al grande mistero della Morte e Risurrezione di Gesù comprendendo le scelte di Dio per la nostra salvezza.
Buona quaresima
Angelo prete
Non è qui!
“Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso, non è qui!”
Celebriamo il più straordinario mancato appuntamento della storia, accogliamo la più sconcertante notizia del vangelo, affondiamo le radici (e il cuore) nell’Assoluto di Dio.
Nella Pasqua è tutto cambiato. Alcune donne delle nostre sono tornate affannate: andate ad imbalsamare Gesù, ultimo segno di rispetto verso il Maestro, non lo hanno trovato, è scomparso.
Gesù è risorto, amici, semplicemente. Non rianimato, né tantomeno reincarnato, no, è proprio risuscitato. Egli è vivo presente qui e ora, mentre stai leggendo queste parole mentre tu ed io, ancora, ascoltiamo la notizia sconcertante di uno che era morto e che ora è vivo e presente.
E questo qualcuno è Dio stesso, spazzato via dall’arroganza degli uomini, vittorioso (senza far troppo rumore) su ogni morte, su ogni sconfitta.
La gioia dilaga, la fine diventa un inizio, la luce comincia a farci capire, a riscaldare il cuore.
E questa notizia è arrivata fino a noi oggi, ci ha fatto radunare insieme alle comunità, ci riempie la vita.
Se Gesù è risorto allora significa che non è stato solo un grande uomo, allora significa che davvero egli era ciò che diceva di essere, significa che egli è presente insieme a noi, con noi. Pasqua, amici, Pasqua. Su quella tomba vuota, su quella pietra che non è riuscita a bloccare la presenza di Dio si fonda la nostra intera speranza, la speranza di milioni di uomini che lungo la storia hanno creduto al vangelo.
Ma non è evidente la resurrezione, anzi si resta spiazzati nel leggere i vangeli.
Ambiguità, paura e dubbio contraddistinguono i racconti della Pasqua.
Marco - addirittura - che abbiamo letto durante la veglia pasquale notte conclude bruscamente il suo vangelo raccontando la paura delle donne di ritorno dal sepolcro.
Non è facile credere, né evidente. Evidente la crocifissione, evidente il sangue e la testimonianza, evidente e sconcertante l’urlo di sofferenza ma la resurrezione no, è tutt’altro affare, è questione di fede, non di evidenza. I racconti della resurrezione e delle apparizioni del risorto entrano nella dimensione della discrezione e della conversione, della serenità e della pace, ma anche dello sconcerto degli apostoli e della loro (e nostra) fatica a risorgere.
La paura delle donne e il loro silenzio assomiglia troppo al mio e quello delle nostre stanche comuni- tà cristiane, che preferiscono venerare un crocifisso che annunciare un vivente. La paura di non esse- re creduti o derisi blocca loro e noi. Loro, donne in un mondo di maschi, persone inadatte ad annunciare una notizia così importante. Noi, fragili, incoerenti, incapaci. Eppure scelti dal Nazareno per es- sere suoi testimoni là dove viviamo, con le parole con cui lo Spirito ci riempie il cuore e la bocca. Non cercate il crocifisso
Fatichiamo a credere alla resurrezione, a emozionarci per questa notizia.
Forse perché è difficile condividere la gioia di qualcun altro. Sentiamo solidale il crocifisso, ci identifichiamo, ognuno di noi ha vissuto o vive un’esperienza di dolore, di sconfitta.
Abbiamo maturato una grande devozione al dolore di Dio, e giustamente.
Ma troppo spesso siamo fermi a quel dolore, come i discepoli di Emmaus, quasi compiaciuti della dimensione del patire. Conosco troppi cristiani fermi al venerdì santo, accampati sotto la croce, troppo legati al proprio dolore per accorgersi che Gesù è risorto.
No, amici, è tempo di abbandonare il dolore, di non amarlo, di redimerlo.
La gioia cristiana è una tristezza superata, la gioia cristiana è guardare delle bende e vedere il corpo trasfigurato che avvolgevano, vedere una tomba vuota e capire che sì, davvero il Signore è risorto. Avremo ora cinquanta giorni (e la vita) per convertirci alla Pasqua, per abbandonare il dolore, nostro e di Dio. Avremo cinquanta giorni per ridirci che dopo la croce, ogni croce, ci aspetta la speranza della vita nuova in Cristo. Se davvero siamo risorti con Cristo, cerchiamo le cose di lassù, viviamo da risorti!
Buona Pasqua, cercatori di Dio.
Auguri amici buona Pasqua a tutti
Angelo prete
Celebriamo il più straordinario mancato appuntamento della storia, accogliamo la più sconcertante notizia del vangelo, affondiamo le radici (e il cuore) nell’Assoluto di Dio.
Nella Pasqua è tutto cambiato. Alcune donne delle nostre sono tornate affannate: andate ad imbalsamare Gesù, ultimo segno di rispetto verso il Maestro, non lo hanno trovato, è scomparso.
Gesù è risorto, amici, semplicemente. Non rianimato, né tantomeno reincarnato, no, è proprio risuscitato. Egli è vivo presente qui e ora, mentre stai leggendo queste parole mentre tu ed io, ancora, ascoltiamo la notizia sconcertante di uno che era morto e che ora è vivo e presente.
E questo qualcuno è Dio stesso, spazzato via dall’arroganza degli uomini, vittorioso (senza far troppo rumore) su ogni morte, su ogni sconfitta.
La gioia dilaga, la fine diventa un inizio, la luce comincia a farci capire, a riscaldare il cuore.
E questa notizia è arrivata fino a noi oggi, ci ha fatto radunare insieme alle comunità, ci riempie la vita.
Se Gesù è risorto allora significa che non è stato solo un grande uomo, allora significa che davvero egli era ciò che diceva di essere, significa che egli è presente insieme a noi, con noi. Pasqua, amici, Pasqua. Su quella tomba vuota, su quella pietra che non è riuscita a bloccare la presenza di Dio si fonda la nostra intera speranza, la speranza di milioni di uomini che lungo la storia hanno creduto al vangelo.
Ma non è evidente la resurrezione, anzi si resta spiazzati nel leggere i vangeli.
Ambiguità, paura e dubbio contraddistinguono i racconti della Pasqua.
Marco - addirittura - che abbiamo letto durante la veglia pasquale notte conclude bruscamente il suo vangelo raccontando la paura delle donne di ritorno dal sepolcro.
Non è facile credere, né evidente. Evidente la crocifissione, evidente il sangue e la testimonianza, evidente e sconcertante l’urlo di sofferenza ma la resurrezione no, è tutt’altro affare, è questione di fede, non di evidenza. I racconti della resurrezione e delle apparizioni del risorto entrano nella dimensione della discrezione e della conversione, della serenità e della pace, ma anche dello sconcerto degli apostoli e della loro (e nostra) fatica a risorgere.
La paura delle donne e il loro silenzio assomiglia troppo al mio e quello delle nostre stanche comuni- tà cristiane, che preferiscono venerare un crocifisso che annunciare un vivente. La paura di non esse- re creduti o derisi blocca loro e noi. Loro, donne in un mondo di maschi, persone inadatte ad annunciare una notizia così importante. Noi, fragili, incoerenti, incapaci. Eppure scelti dal Nazareno per es- sere suoi testimoni là dove viviamo, con le parole con cui lo Spirito ci riempie il cuore e la bocca. Non cercate il crocifisso
Fatichiamo a credere alla resurrezione, a emozionarci per questa notizia.
Forse perché è difficile condividere la gioia di qualcun altro. Sentiamo solidale il crocifisso, ci identifichiamo, ognuno di noi ha vissuto o vive un’esperienza di dolore, di sconfitta.
Abbiamo maturato una grande devozione al dolore di Dio, e giustamente.
Ma troppo spesso siamo fermi a quel dolore, come i discepoli di Emmaus, quasi compiaciuti della dimensione del patire. Conosco troppi cristiani fermi al venerdì santo, accampati sotto la croce, troppo legati al proprio dolore per accorgersi che Gesù è risorto.
No, amici, è tempo di abbandonare il dolore, di non amarlo, di redimerlo.
La gioia cristiana è una tristezza superata, la gioia cristiana è guardare delle bende e vedere il corpo trasfigurato che avvolgevano, vedere una tomba vuota e capire che sì, davvero il Signore è risorto. Avremo ora cinquanta giorni (e la vita) per convertirci alla Pasqua, per abbandonare il dolore, nostro e di Dio. Avremo cinquanta giorni per ridirci che dopo la croce, ogni croce, ci aspetta la speranza della vita nuova in Cristo. Se davvero siamo risorti con Cristo, cerchiamo le cose di lassù, viviamo da risorti!
Buona Pasqua, cercatori di Dio.
Auguri amici buona Pasqua a tutti
Angelo prete
I Sacramenti segno della Pasqua vissuta
Carissimi,
il mese di maggio ci regala la mamma di Gesù, ci aiuta a capire che la Pasqua non è una festa da vivere e mettersi alle spalle, ma è da vivere sempre, con vari atteggiamenti a cominciare dal turbamento di fronte alla morte e al dono umanamente incomprensibile ed esagerato di Gesù, per passare poi allo stupore e alla meraviglia di fronte al sepolcro vuoto e alla paura di fronte al Cristo che appare, mostra le mani e il fianco con i segni dei chiodi e della lancia, paura per la memoria della fuga e della paura di fronte alla croce... la Pasqua diventa poi incontro, toccare con mano, fare esperienza di Gesù che ci parla, ci raduna, ci invia, si regala a tutti.
Ecco l’occasione unica e ricca di senso della celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana. Viviamo in questo mese il dono dell’Eucaristia; per la prima volta i ragazzi di terza elementare riceveranno Gesù, come gli apostoli nell’ultima Cena. Questa grande festa è da vivere insieme con loro, con le famiglie, con tutta la comunità. Siamo in cammino con l’impegno di aver sempre più desiderio di Lui per imparare a vivere come Lui nel dono e nel servizio.
Con la Cresima i ragazzi di prima media diventeranno adulti nella fede: che storia! che impegno!
È lo Spirito che cambia il modo di rapportarsi con il Signore da parte degli apostoli; è lo Spirito che dona forza, coraggio, generosità. Non si chiudono più nel cenacolo vanno incontro a tutti, sentono il dovere di annunciare a tutti Colui che è la loro vita, Colui che ha dato la vita e regala continuamente se stesso perché siamo Chiesa viva.
Noi comunità di oggi dobbiamo sentirci responsabili di questa realtà perché la Pasqua vissuta comunichi a tutti la gioia dell’incontro, dell’esperienza, del bene ricevuto.
In questo mese mariano, nelle tante contrade della nostra comunità, si celebrerà la S. Messa sarà occasione di incontro. Insieme pregheremo Maria perché ci aiuti a vivere da risorti nelle nostre case.
Al termine della S. Messa benediremo e consegneremo ad ogni famiglia l’acqua benedetta.
Qui sotto trovate i luoghi e le date. Vi aspettiamo!!
Auguri
Angelo prete
il mese di maggio ci regala la mamma di Gesù, ci aiuta a capire che la Pasqua non è una festa da vivere e mettersi alle spalle, ma è da vivere sempre, con vari atteggiamenti a cominciare dal turbamento di fronte alla morte e al dono umanamente incomprensibile ed esagerato di Gesù, per passare poi allo stupore e alla meraviglia di fronte al sepolcro vuoto e alla paura di fronte al Cristo che appare, mostra le mani e il fianco con i segni dei chiodi e della lancia, paura per la memoria della fuga e della paura di fronte alla croce... la Pasqua diventa poi incontro, toccare con mano, fare esperienza di Gesù che ci parla, ci raduna, ci invia, si regala a tutti.
Ecco l’occasione unica e ricca di senso della celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana. Viviamo in questo mese il dono dell’Eucaristia; per la prima volta i ragazzi di terza elementare riceveranno Gesù, come gli apostoli nell’ultima Cena. Questa grande festa è da vivere insieme con loro, con le famiglie, con tutta la comunità. Siamo in cammino con l’impegno di aver sempre più desiderio di Lui per imparare a vivere come Lui nel dono e nel servizio.
Con la Cresima i ragazzi di prima media diventeranno adulti nella fede: che storia! che impegno!
È lo Spirito che cambia il modo di rapportarsi con il Signore da parte degli apostoli; è lo Spirito che dona forza, coraggio, generosità. Non si chiudono più nel cenacolo vanno incontro a tutti, sentono il dovere di annunciare a tutti Colui che è la loro vita, Colui che ha dato la vita e regala continuamente se stesso perché siamo Chiesa viva.
Noi comunità di oggi dobbiamo sentirci responsabili di questa realtà perché la Pasqua vissuta comunichi a tutti la gioia dell’incontro, dell’esperienza, del bene ricevuto.
In questo mese mariano, nelle tante contrade della nostra comunità, si celebrerà la S. Messa sarà occasione di incontro. Insieme pregheremo Maria perché ci aiuti a vivere da risorti nelle nostre case.
Al termine della S. Messa benediremo e consegneremo ad ogni famiglia l’acqua benedetta.
Qui sotto trovate i luoghi e le date. Vi aspettiamo!!
Auguri
Angelo prete
Giugno è il mese dei frutti...
Quanto lavoro, fatica, passione e preparazione; quanto zappare e vangare e togliere sassi e spine, per preparare il terreno all’incontro dei bambini, dei ragazzi ai sacramenti e dei loro genitori coinvolti, preoccupati impegnati, attenti. Che gioia il celebrare per chi ci ha messo tempo, attenzione, preghiera e amore.
Tutto ci ha ricondotto a Lui, Gesù: è Lui che si dona e ci invia, Lui è contento di perdonarci sempre, di donarsi continuamente alla nostra fame e sete di verità e di gioia, sempre capace di chiamare a raccolta, di aiutare a prendere in mano la propria vita per seguirlo, stare con Lui, abitare in Lui e Lui in noi.
Festa di Prima Confessione, di Prima Comunione e di Cresima ci hanno segnato nel cuore: non cancelliamo le orme di chi ci è stato vicino, mettiamoci sempre il cuore per ringraziare e lodare.
La professione di Fede per i ragazzi di terza media sta all’inizio di questo me- se, è occasione per prendere in mano la propria vita, per impegnarsi seria- mente a vivere di Lui da giovani...
E poi il CRE.
In quelle quattro settimane si vede se si è lavorato bene, insieme durante tutto l’anno, qui emergono nuove forze, si esprimono grandi impegni e tanta festa, qui si impara a stare insieme rispettandoci vicendevolmente, buttando nel ce- stino l’idea, (purtroppo esiste anche nella nostra comunità e nel nostro oratorio) che ci sono quelli che faticano, preparano, spendono tempo ed energie e quelli che appaiono e fanno lavorare gli altri, quelli che buttano per aria e quelli che mettono a posto... Occorre che tutti ci sentiamo pienamente responsabili e mettiamo a disposizione il meglio di noi senza pretendere di apparire, ma impegnandoci sempre a far emergere LUI sempre.
Questo ci insegna la disponibilità di Gesù di fronte alle nostre lotte e al nostro faticare continuamente. Ci renda gioiosi ogni giorno del bene che riusciamo a regalare a tutti i fratelli che incontriamo: sapremo così donare gioia, sempre.
Auguri a tutti!!
Buone vacanze.
Angelo prete
Tutto ci ha ricondotto a Lui, Gesù: è Lui che si dona e ci invia, Lui è contento di perdonarci sempre, di donarsi continuamente alla nostra fame e sete di verità e di gioia, sempre capace di chiamare a raccolta, di aiutare a prendere in mano la propria vita per seguirlo, stare con Lui, abitare in Lui e Lui in noi.
Festa di Prima Confessione, di Prima Comunione e di Cresima ci hanno segnato nel cuore: non cancelliamo le orme di chi ci è stato vicino, mettiamoci sempre il cuore per ringraziare e lodare.
La professione di Fede per i ragazzi di terza media sta all’inizio di questo me- se, è occasione per prendere in mano la propria vita, per impegnarsi seria- mente a vivere di Lui da giovani...
E poi il CRE.
In quelle quattro settimane si vede se si è lavorato bene, insieme durante tutto l’anno, qui emergono nuove forze, si esprimono grandi impegni e tanta festa, qui si impara a stare insieme rispettandoci vicendevolmente, buttando nel ce- stino l’idea, (purtroppo esiste anche nella nostra comunità e nel nostro oratorio) che ci sono quelli che faticano, preparano, spendono tempo ed energie e quelli che appaiono e fanno lavorare gli altri, quelli che buttano per aria e quelli che mettono a posto... Occorre che tutti ci sentiamo pienamente responsabili e mettiamo a disposizione il meglio di noi senza pretendere di apparire, ma impegnandoci sempre a far emergere LUI sempre.
Questo ci insegna la disponibilità di Gesù di fronte alle nostre lotte e al nostro faticare continuamente. Ci renda gioiosi ogni giorno del bene che riusciamo a regalare a tutti i fratelli che incontriamo: sapremo così donare gioia, sempre.
Auguri a tutti!!
Buone vacanze.
Angelo prete
Signore dove sei? ...
Volgi a noi il tuo sguardo...
NASINSÙ è il tema del Cre che si sta vivendo in questo periodo: a luglio i ragazzi di terza media hanno terminato le loro fatiche scolastiche, i giovani della maturità sono nel bello degli esami e i più giovani sono stati accompagnati in un cammino di vita comune in oratorio, di gioco, di lavoro, di scoperta del bel-vivere-insieme...
Nella liturgia stiamo vivendo il tempo ordinario e per noi della parrocchia di S. Lorenzo si susseguono tre feste dedicate a Maria la Madre di Gesù: quella della Madonna del Sacro Cuore di Gesù nella chiesetta sita in località Rasga, quella del Carmine o del monte Carmelo in via Locatelli e quella della Ma- donna della Neve a Trefontane; tre feste di Maria che ci aiutano a volgere la nostra attenzione al centro della Comunità che è Cristo e ci preparano a festeggiare il nostro Patrono S. Lorenzo.
Dobbiamo riuscire ad immergere il nostro vivere quotidiano, il divertimento, l’impegno del lavoro nel senso di fede che ci viene regalato continuamente dalla liturgia senza correre il pericolo di vivere tante messe, tante celebrazioni, tante preghiere, senza metterci il cuore, la passione e la vita. Dobbiamo imparare ad accorgerci che Lui c’è nel quotidiano, non c’è bisogno di tante moine per averlo con noi, non ha bisogno di inviti particolari, Lui ci sta volentieri.
Ma noi ci stiamo volentieri con Lui?
Sappiamo fidarci e affidarci e condurre i giovani, i ragazzi alla gioia dell’incontro con il Signore?
Bisogna accorgersi di Lui e far scoprire, a chi ci incontra, che per noi Lui è la nostra vita, la nostra gioia, il motivo dello stare insieme...
Per questo bisogna trovarsi, lavorare insieme, spendere tempo, fatica, passio- ne perché il nostro vivere sia alimentato, ravvivato dal suo esserci per noi.
Prepariamoci allora a vivere intensamente la festa del Patrono: fare festa per- ché Dio è nostro Padre e noi siamo battezzati: questo è il motivo del far festa, niente altro.
Auguri
Angelo prete
Nella liturgia stiamo vivendo il tempo ordinario e per noi della parrocchia di S. Lorenzo si susseguono tre feste dedicate a Maria la Madre di Gesù: quella della Madonna del Sacro Cuore di Gesù nella chiesetta sita in località Rasga, quella del Carmine o del monte Carmelo in via Locatelli e quella della Ma- donna della Neve a Trefontane; tre feste di Maria che ci aiutano a volgere la nostra attenzione al centro della Comunità che è Cristo e ci preparano a festeggiare il nostro Patrono S. Lorenzo.
Dobbiamo riuscire ad immergere il nostro vivere quotidiano, il divertimento, l’impegno del lavoro nel senso di fede che ci viene regalato continuamente dalla liturgia senza correre il pericolo di vivere tante messe, tante celebrazioni, tante preghiere, senza metterci il cuore, la passione e la vita. Dobbiamo imparare ad accorgerci che Lui c’è nel quotidiano, non c’è bisogno di tante moine per averlo con noi, non ha bisogno di inviti particolari, Lui ci sta volentieri.
Ma noi ci stiamo volentieri con Lui?
Sappiamo fidarci e affidarci e condurre i giovani, i ragazzi alla gioia dell’incontro con il Signore?
Bisogna accorgersi di Lui e far scoprire, a chi ci incontra, che per noi Lui è la nostra vita, la nostra gioia, il motivo dello stare insieme...
Per questo bisogna trovarsi, lavorare insieme, spendere tempo, fatica, passio- ne perché il nostro vivere sia alimentato, ravvivato dal suo esserci per noi.
Prepariamoci allora a vivere intensamente la festa del Patrono: fare festa per- ché Dio è nostro Padre e noi siamo battezzati: questo è il motivo del far festa, niente altro.
Auguri
Angelo prete
Lo conosciamo noi il nostro patrono?
Lorenzo ci dà ancora una volta l’opportunità di raccoglierci, di chiederci se lo abbiamo imitato, almeno in qualche modo, per qualche tempo, o ci abbiamo messo tutta la nostra buona volontà per tentare di avvicinarci al suo stile di risposta alla chiamata del Signore.
Nella gioia del radunarsi di tante persone a far festa, a sedersi a tavola, per salutarsi, raccontarsi, festeggiare c’è un segno del radunarsi eucaristico, del partecipare alla vita stessa del Signore Gesù a cui il nostro patrono vuol condurre tutti noi.
Ma che cosa ha fatto di così grande il nostro patrono per essere dipinto nella gloria del Signore?
Ha servito il Signore nei fratelli.
Ha donato la sua vita per i poveri.
Ha speso le sue giornate nell’annuncio della Parola.
Sì certo, questo è il compito del diacono nella Chiesa... Da ultimo ha ritenuto la sua vita meno importante della sua missione e l’ha donata totalmente.
Ecco, se noi zognesi conosciamo bene il nostro patrono, dobbiamo distinguerci in queste cose: nel servizio disinteressato verso i più poveri, i più deboli, nel proclamare con chiarezza e con la vita la Parola del Signore e nel ritenere la nostra vita tutta dedita all’annuncio.
È così oggi? I nostri sacerdoti, i catechisti, i genitori vivono questo stile e i nostri ragazzi e giovani sono permeati da questa sensibilità?
Oppure siamo tutti così presi dalle tante cose da fare che non ci preoccupiamo di come annunciano, di chi annunciano e non ci accorgiamo di quello che viene recepito nei nostri discorsi, negli spettacoli, nei C.R.E., nelle catechesi, nelle vite comuni e in tutto il grande impegno dell’anno catechistico!
Facciamo festa, domandando a Lui di aiutarci a guardare nel profondo del nostro vivere per scoprire le grandi cose annunciate e gli errori che ci hanno accompagnati per evitarli e vivere meglio la Comunità di S. Lorenzo.
Auguri a tutti,
perché la festa sia di tutti
Angelo prete
Nella gioia del radunarsi di tante persone a far festa, a sedersi a tavola, per salutarsi, raccontarsi, festeggiare c’è un segno del radunarsi eucaristico, del partecipare alla vita stessa del Signore Gesù a cui il nostro patrono vuol condurre tutti noi.
Ma che cosa ha fatto di così grande il nostro patrono per essere dipinto nella gloria del Signore?
Ha servito il Signore nei fratelli.
Ha donato la sua vita per i poveri.
Ha speso le sue giornate nell’annuncio della Parola.
Sì certo, questo è il compito del diacono nella Chiesa... Da ultimo ha ritenuto la sua vita meno importante della sua missione e l’ha donata totalmente.
Ecco, se noi zognesi conosciamo bene il nostro patrono, dobbiamo distinguerci in queste cose: nel servizio disinteressato verso i più poveri, i più deboli, nel proclamare con chiarezza e con la vita la Parola del Signore e nel ritenere la nostra vita tutta dedita all’annuncio.
È così oggi? I nostri sacerdoti, i catechisti, i genitori vivono questo stile e i nostri ragazzi e giovani sono permeati da questa sensibilità?
Oppure siamo tutti così presi dalle tante cose da fare che non ci preoccupiamo di come annunciano, di chi annunciano e non ci accorgiamo di quello che viene recepito nei nostri discorsi, negli spettacoli, nei C.R.E., nelle catechesi, nelle vite comuni e in tutto il grande impegno dell’anno catechistico!
Facciamo festa, domandando a Lui di aiutarci a guardare nel profondo del nostro vivere per scoprire le grandi cose annunciate e gli errori che ci hanno accompagnati per evitarli e vivere meglio la Comunità di S. Lorenzo.
Auguri a tutti,
perché la festa sia di tutti
Angelo prete
Una famiglia che cresce,
un anno nuovo comincia
Carissimi Zognesi,
come ogni anno all’avvicinarsi dell’inizio dell’anno pastorale ci si raduna, si programma, si cerca di riempire i vuoti, di avere persone valide nei ruoli di annuncio e di testimonianza.
Poi ci si affida al Signore e si parte.
Pure quest’anno ci sono queste prospettive, ci si ritrova a chiedere a Dio forza e luce per essere all’altezza del compito. Parroco, curato, catechisti, animatori, genitori, adolescenti, ragazzi, tutti insieme per raggiungere lo scopo: imparare lo stile di Cristo, incontrarlo e fare esperienza viva di comunità.
Il nostro vescovo Francesco ha scritto una bellissima lettera alle famiglie, a voi: si intitola “A Casa nella Chiesa”. Parla appunto della Chiesa come una casa. Cito un pensiero: “Una casa non solo per me; una casa che non è fortezza; una casa dalle molte e diverse stanze, dalle molte e diverse possibilità di stare e di incontrarsi. Una casa che è diventata grande come il mondo, anche se non esaurisce il mondo; una casa che posso avvertire nella sua immensità quando mi incontro con persone tanto differenti e lontane, ma con la stessa fede in Cristo e che percepisco nella concretezza della mia parrocchia e della mia diocesi. Una casa in cui chi è piccolo, debole, insignificante, disprezzato, peccatore, può sentirsi a casa, perché coloro che la abitano sono discepoli di Gesù”.
Faccio miei questi pensieri e invito tutti a entrare in questa casa e ad esserne partecipi: i ragazzi con il catechismo e le proposte che l’oratorio dona, i genitori e i catechisti con gli incontri di approfondimento comunitari e vicariali, senza dimentica- re l’adorazione settimanale per tutti!
Vi aspetto in chiesa ogni venerdì sera.
Proviamo a sentirci tutti come una grande famiglia unita, allora troveremo le giuste risposte alle domande ricorrenti che la società oggi ci mette davanti.
Il mese di ottobre è il mese missionario e inizia con la festa della Madonna del Rosario. Preghiamo che ci aiuti a condividere le scelte, ad essere all’altezza del compito che il Signore ci mette nelle mani e che il Santo curato d’Ars ci protegga nel nuovo cammino pastorale.
Mons. Lino Belotti, alla festa di S. Lorenzo ha richiamato e invitato calorosamente la comunità a pregare per le vocazioni sacerdotali. Cerchiamo di mettere a fuoco la vocazione di ognuno di noi, solo così riusciremo a dare un senso al dono del sacerdozio per la comunità che è la nostra casa.
Buon tornati a casa e
Buon Anno Pastorale a tutti.
Angelo prete
come ogni anno all’avvicinarsi dell’inizio dell’anno pastorale ci si raduna, si programma, si cerca di riempire i vuoti, di avere persone valide nei ruoli di annuncio e di testimonianza.
Poi ci si affida al Signore e si parte.
Pure quest’anno ci sono queste prospettive, ci si ritrova a chiedere a Dio forza e luce per essere all’altezza del compito. Parroco, curato, catechisti, animatori, genitori, adolescenti, ragazzi, tutti insieme per raggiungere lo scopo: imparare lo stile di Cristo, incontrarlo e fare esperienza viva di comunità.
Il nostro vescovo Francesco ha scritto una bellissima lettera alle famiglie, a voi: si intitola “A Casa nella Chiesa”. Parla appunto della Chiesa come una casa. Cito un pensiero: “Una casa non solo per me; una casa che non è fortezza; una casa dalle molte e diverse stanze, dalle molte e diverse possibilità di stare e di incontrarsi. Una casa che è diventata grande come il mondo, anche se non esaurisce il mondo; una casa che posso avvertire nella sua immensità quando mi incontro con persone tanto differenti e lontane, ma con la stessa fede in Cristo e che percepisco nella concretezza della mia parrocchia e della mia diocesi. Una casa in cui chi è piccolo, debole, insignificante, disprezzato, peccatore, può sentirsi a casa, perché coloro che la abitano sono discepoli di Gesù”.
Faccio miei questi pensieri e invito tutti a entrare in questa casa e ad esserne partecipi: i ragazzi con il catechismo e le proposte che l’oratorio dona, i genitori e i catechisti con gli incontri di approfondimento comunitari e vicariali, senza dimentica- re l’adorazione settimanale per tutti!
Vi aspetto in chiesa ogni venerdì sera.
Proviamo a sentirci tutti come una grande famiglia unita, allora troveremo le giuste risposte alle domande ricorrenti che la società oggi ci mette davanti.
Il mese di ottobre è il mese missionario e inizia con la festa della Madonna del Rosario. Preghiamo che ci aiuti a condividere le scelte, ad essere all’altezza del compito che il Signore ci mette nelle mani e che il Santo curato d’Ars ci protegga nel nuovo cammino pastorale.
Mons. Lino Belotti, alla festa di S. Lorenzo ha richiamato e invitato calorosamente la comunità a pregare per le vocazioni sacerdotali. Cerchiamo di mettere a fuoco la vocazione di ognuno di noi, solo così riusciremo a dare un senso al dono del sacerdozio per la comunità che è la nostra casa.
Buon tornati a casa e
Buon Anno Pastorale a tutti.
Angelo prete
Credere e vivere la gioia dell’incontro con la parola
Quel che conta è vivere... e invece ci accontentiamo del sembrare, dell’apparire. Quel che conta è donare... ma come è più bello ricevere!
Quello che conta è spendersi... ma stare a guardare chi fa qualcosa per gli altri è più comodo! Quanta fatica scoprire che la PAROLA è l’ESSENZIALE, che non basta proclamarla, annunciarla, farla conoscere, ma che bisogna VIVERLA.
Quando riscopro gli errori compiuti capisco quanto occorre a tutti stringerci a Colui che ci guida e credere che tutto viene da LUI, che è il Signore che ci chiama continuamente a stare con LUI perché vuole stare con NOI.
Il nostro vescovo ci ha ricordato che dobbiamo imparare a considerarci di casa in chiesa, che non dobbiamo considerare l’essere fedeli come un fatto fuori dalla nostra vita, come se fosse un’aggiunta di cui si può fare tranquillamente a meno: la chiesa è la nostra famiglia in cui ci sentiamo di casa, accolti, amati, riconosciuti.
Viviamo dopo il mese missionario, il mese che inizia con la festa dei Santi... e la commemorazione dei nostri cari defunti.
La festa di Tutti i Santi, è una giornata di gioia, di speranza, di fede. Una delle giornate più intelligenti, più raffinate che la liturgia ci propone; è la festa di tutta l’umanità, dell’umanità che ha sperato, che ha sofferto, che ha cercato la giustizia, dell’umanità che sembrava per- dente e invece è vittoriosa. È la festa di Tutti i Santi, non solo di quelli segnati sul calendario, ma anche di quelli che sono passati sulla terra in punta di piedi, senza che nessuno si accorgesse di loro, ma che nel silenzio del loro cuore hanno dato una bella testimonianza di amore a Dio e ai fratelli, forse parenti nostri, amici, forse nostro padre, nostra madre, umili creature, che ci hanno fatto del bene senza che noi neppure ci accorgessimo.
... Nella festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci dice che i santi sono uomini e donne comuni, una moltitudine composta di discepoli di ogni tempo che hanno cercato di ascoltare il Vangelo e di metterlo in pratica. Sono questi i santi che salvano la terra. C’è sempre bisogno di loro. È in virtù dei santi che sono sulla terra, che noi continuiamo a vivere, che la terra continua a non essere distrutta, nonostante il tanto male che c’è nel mondo. Ed è in virtù dei santi di ieri, dei santi che sono già salvati e che intercedono per noi: “una moltitudine immensa che nessuno può contare, di ogni nazione, popolo e lingua”.
... Nella festa di Tutti i Santi, noi celebriamo la gioia di essere anche noi chiamati alla santità, perché ci è stato detto che abbiamo un cuore che batte come figli di Dio. Ci pensiamo? E San Giovanni che ce lo ricorda: “Carissimi vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo veramente... ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è”.
Ma quale è la strada della santità? Gesù ce l’ha indicata con l’annuncio delle beatitudini che sono la sintesi del Vangelo, lo specchio di fronte al quale ogni discepolo di Cristo deve confrontarsi. È il portale d’ingresso del Discorso della Montagna, la “carta costituzionale del cristianesimo”. Ogni regno ha le proprie leggi. Le beatitudini sono la legge del Regno di Dio. Chi le osserva entra nella felicità del Regno. Questo dobbiamo capire. Dio ha posto nel nostro cuore la vocazione alla felicità, come ultimo segno della nostra somiglianza con Lui. Dio è il Sommo bene, il Beato per eccellenza. Per essere figli di Dio bisogna essere felici. Preghiamo i nostri cari defunti che ci aiutino a comprendere e a vivere ciò che Dio ci regala.
Auguri
Angelo prete
Quello che conta è spendersi... ma stare a guardare chi fa qualcosa per gli altri è più comodo! Quanta fatica scoprire che la PAROLA è l’ESSENZIALE, che non basta proclamarla, annunciarla, farla conoscere, ma che bisogna VIVERLA.
Quando riscopro gli errori compiuti capisco quanto occorre a tutti stringerci a Colui che ci guida e credere che tutto viene da LUI, che è il Signore che ci chiama continuamente a stare con LUI perché vuole stare con NOI.
Il nostro vescovo ci ha ricordato che dobbiamo imparare a considerarci di casa in chiesa, che non dobbiamo considerare l’essere fedeli come un fatto fuori dalla nostra vita, come se fosse un’aggiunta di cui si può fare tranquillamente a meno: la chiesa è la nostra famiglia in cui ci sentiamo di casa, accolti, amati, riconosciuti.
Viviamo dopo il mese missionario, il mese che inizia con la festa dei Santi... e la commemorazione dei nostri cari defunti.
La festa di Tutti i Santi, è una giornata di gioia, di speranza, di fede. Una delle giornate più intelligenti, più raffinate che la liturgia ci propone; è la festa di tutta l’umanità, dell’umanità che ha sperato, che ha sofferto, che ha cercato la giustizia, dell’umanità che sembrava per- dente e invece è vittoriosa. È la festa di Tutti i Santi, non solo di quelli segnati sul calendario, ma anche di quelli che sono passati sulla terra in punta di piedi, senza che nessuno si accorgesse di loro, ma che nel silenzio del loro cuore hanno dato una bella testimonianza di amore a Dio e ai fratelli, forse parenti nostri, amici, forse nostro padre, nostra madre, umili creature, che ci hanno fatto del bene senza che noi neppure ci accorgessimo.
... Nella festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci dice che i santi sono uomini e donne comuni, una moltitudine composta di discepoli di ogni tempo che hanno cercato di ascoltare il Vangelo e di metterlo in pratica. Sono questi i santi che salvano la terra. C’è sempre bisogno di loro. È in virtù dei santi che sono sulla terra, che noi continuiamo a vivere, che la terra continua a non essere distrutta, nonostante il tanto male che c’è nel mondo. Ed è in virtù dei santi di ieri, dei santi che sono già salvati e che intercedono per noi: “una moltitudine immensa che nessuno può contare, di ogni nazione, popolo e lingua”.
... Nella festa di Tutti i Santi, noi celebriamo la gioia di essere anche noi chiamati alla santità, perché ci è stato detto che abbiamo un cuore che batte come figli di Dio. Ci pensiamo? E San Giovanni che ce lo ricorda: “Carissimi vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo veramente... ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è”.
Ma quale è la strada della santità? Gesù ce l’ha indicata con l’annuncio delle beatitudini che sono la sintesi del Vangelo, lo specchio di fronte al quale ogni discepolo di Cristo deve confrontarsi. È il portale d’ingresso del Discorso della Montagna, la “carta costituzionale del cristianesimo”. Ogni regno ha le proprie leggi. Le beatitudini sono la legge del Regno di Dio. Chi le osserva entra nella felicità del Regno. Questo dobbiamo capire. Dio ha posto nel nostro cuore la vocazione alla felicità, come ultimo segno della nostra somiglianza con Lui. Dio è il Sommo bene, il Beato per eccellenza. Per essere figli di Dio bisogna essere felici. Preghiamo i nostri cari defunti che ci aiutino a comprendere e a vivere ciò che Dio ci regala.
Auguri
Angelo prete
Verso il Natale, verso la luce,
verso la comprensione di noi stessi...
Carissimi,
avete osservato bene la copertina di questo numero del nostro Zogno Notizie? Avete compreso perché l’abbiamo scelta? Ho intravisto questo piccolo quadro nella casa della moglie dell’autore Giacomo Gervasoni di Zogno e mi ha subito ispirato indicandomi delle riflessioni che vi comunico e che, secondo me, servono anche a voi per avvicinarvi nel modo giusto al prossimo Natale di Gesù.
Prima di tutto è stata scelta perché è opera di uno di noi, viene dalla nostra storia, si inserisce nel contesto del nostro vivere e cercare. In secondo luogo, notate bene come è la composizione: la natività è ben definita, colorata, nella pienezza della luce e della gioia. È come se il pittore volesse dirci che Dio termina sempre le sue opere, non lascia nulla a metà, completa sempre i suoi progetti e nel modo migliore. Maria e Giuseppe sono ben definiti e colorati: pronti a dire: “È il Figlio di Dio, è qui per noi, per stare con noi, per aiutarci ad illuminare come Lui la nostra vita”.
Sulla sinistra del quadro invece ci sono persone non ancora colorate. Sono solo degli schizzi.
Nel vedere queste due figure solo abbozzate ho creduto di comprendere che Giacomo Gervasoni ci volesse comunicare che si vive spesso senza sapere chi siamo, dove andiamo. Bisogna volgersi a Lui, a Gesù per ricevere tutto, colore, senso, valore, anima, vita, gioia, amore...
“Facciamoci illuminare da Lui! È Lui la luce”!
Ma noi la riceviamo solo se vogliamo, se andiamo come quei due che sono lì, che di- cono di voler accostarsi, di volersi far illuminare da quella stessa luce, da quello stesso colore.
Come possiamo avvicinarci nel modo giusto al Figlio di Dio che nasce?
L’avvento che viviamo sia il luogo, il tempo della scoperta, dell’apertura al Signore che viene e ci aiuti a vivere l’incontro con Lui e tra noi nell’amore.
Auguri
Buon avvento: il prossimo Natale ci trovi vigilanti a vivere nella gioia.
Angelo prete
avete osservato bene la copertina di questo numero del nostro Zogno Notizie? Avete compreso perché l’abbiamo scelta? Ho intravisto questo piccolo quadro nella casa della moglie dell’autore Giacomo Gervasoni di Zogno e mi ha subito ispirato indicandomi delle riflessioni che vi comunico e che, secondo me, servono anche a voi per avvicinarvi nel modo giusto al prossimo Natale di Gesù.
Prima di tutto è stata scelta perché è opera di uno di noi, viene dalla nostra storia, si inserisce nel contesto del nostro vivere e cercare. In secondo luogo, notate bene come è la composizione: la natività è ben definita, colorata, nella pienezza della luce e della gioia. È come se il pittore volesse dirci che Dio termina sempre le sue opere, non lascia nulla a metà, completa sempre i suoi progetti e nel modo migliore. Maria e Giuseppe sono ben definiti e colorati: pronti a dire: “È il Figlio di Dio, è qui per noi, per stare con noi, per aiutarci ad illuminare come Lui la nostra vita”.
Sulla sinistra del quadro invece ci sono persone non ancora colorate. Sono solo degli schizzi.
Nel vedere queste due figure solo abbozzate ho creduto di comprendere che Giacomo Gervasoni ci volesse comunicare che si vive spesso senza sapere chi siamo, dove andiamo. Bisogna volgersi a Lui, a Gesù per ricevere tutto, colore, senso, valore, anima, vita, gioia, amore...
“Facciamoci illuminare da Lui! È Lui la luce”!
Ma noi la riceviamo solo se vogliamo, se andiamo come quei due che sono lì, che di- cono di voler accostarsi, di volersi far illuminare da quella stessa luce, da quello stesso colore.
Come possiamo avvicinarci nel modo giusto al Figlio di Dio che nasce?
L’avvento che viviamo sia il luogo, il tempo della scoperta, dell’apertura al Signore che viene e ci aiuti a vivere l’incontro con Lui e tra noi nell’amore.
Auguri
Buon avvento: il prossimo Natale ci trovi vigilanti a vivere nella gioia.
Angelo prete