2017
ASSISI….. 2-3-4 gennaio 2017
Allegria, gioia, stupore, fatica, preghiera e tanto altro condiviso minuto dopo minuto per tre giorni con i ragazzi di terza media, in relazione armoniosa nonostante le nostre diversità e ruoli.
Possiamo dire che l’intuizione che Don Samuele ha avuto anni fa di portare i ragazzi nei luoghi dove S. Francesco ha vissuto, prima in scaltrezza, poi in povertà, fratellanza e santità, lascia e ha lasciato il segno.
TESTA e CUORE: le parole spesso ripetute dal Don, hanno accompagnato e motivato i ragazzi nella loro preghiera personale e a volte molto intima perché, nelle varie tappe, è stato chiesto loro di riflettere e
rispondere alle domande scritte sul libricino personale che ognuno portava con sé. Ci sono stati anche momenti di profondo silenzio e pace, che speriamo rimangano bagaglio prezioso per la loro vita, a conferma del fatto che, come ha detto frate Daniele dell’eremo di Monteluco- Spoleto “ Ogni tanto bisogna mettersi in disparte e nel silenzio ascoltare ciò che Dio ha da dirci.”
Per cui contente anche noi di questi giorni di grazia, vogliamo ringraziare di cuore il Don, perfetta guida spirituale e cuore pulsante del viaggio. Grazie ai nostri accompagnatori ADO sperando, che pur essendo poco più grandi dei ragazzi, abbiano saputo cogliere da questa esperienza l’importanza del ruolo loro affidato.
Grazie a Mauro, Fabrizio e Mariella che hanno osservato e vigilato insieme a noi con molta discrezione.
Grazie anche a voi cari genitori che avete regalato ai vostri ragazzi un’esperienza che porteranno nel cuore a lungo. E per ultimo, ma non di certo per importanza, un grazie a quelle persone che ci hanno accompagnate col pensiero e con la preghiera.
Agnese e Franca
E ORA SPAZIO AI PROTAGONISTI!!!!!
Nei giorni 2-3-4 gennaio, noi ragazzi di terza media, accompagnati dal nostro grande don Samu, dai nostri catechisti e alcuni animatori, siamo partiti per Assisi per conoscere sempre più la strada della povertà che ha accompagnato S. Francesco nella sua vita. E’ stata un’esperienza faticosa e intensa, ma che mi ha aiutato a capire che seguire le orme di povertà e umiltà di S.Francesco è la strada migliore per arrivare alla santità.
Inoltre mi ha convinto a continuare il mio cammino di catechesi anche dopo la professione di fede per poter alimentare sempre più la mia fede in Dio.
NICOLA CORTINOVIS
Andare ad Assisi è stata un’esperienza bellissima sia per tutto quello che abbiamo visto, che per quello che ci ha fatto capire. A me ha lasciato un segno nel cuore: Gesù c’è e mi ama. Lui vuole essere mio amico a tutti i costi e per me ha dato la sua vita. Lui è vero amico, la persona su cui posso sempre contare perché lui c’è sempre .…. È un messaggio veramente bello. Abbiamo sentito anche le testimonianze di alcuni frati francescani i quali ci hanno spiegato che dobbiamo vedere Gesù come un amico. E’ un’esperienza che consiglio a tutti veramente con il cuore.
AGNESE RINALDI
I giorni trascorsi ad Assisi sono stati una bella esperienza perché condivisa con i miei migliori amici. Il luogo che mi è piaciuto di più e stato l’eremo di Monteluco, dove S. Francesco trascorse importanti momenti di spiritualità. E’ un posto che infonde tranquillità e pace, semplice ma di rara bellezza, immerso in un bosco “sacro” in cima alla collina e con vista mozzafiato sulla valle di Spoleto. In questo luogo, durante la riflessione con il Don e i miei compagni, ho potuto sentire la vicinanza di Dio e l’importanza di avere una famiglia amorevole e veri amici!
CAPELLI LEONARDO
Assisi mi è piaciuta moltissimo, abbiamo visitato l’eremo dove vivono ancora i frati e dove ha vissuto anche S. Francesco. Le porte delle loro cellette erano piccolissime e si passava a malapena. Fin lassù siamo saliti e scesi a piedi. Abbiamo visitato la Basilica di Santa Chiara, la tomba di S. Francesco e la Basilica superiore con tanti affreschi molto belli che parlano della vita del Santo ….. E’ stata un’esperienza indimenticabile forse perché è la prima volta che sono via da solo da casa e perché ero con i miei amici.
BOLIS FEDERICO
L’esperienza che ho fatto ad Assisi mi è piaciuta molto e mi ha fatto riflettere sul senso della preghiera e sull’essere cristiano. Penso che tutte le esperienze che abbiamo fatto (giochi, visite e momenti di riflessione), rimarranno un segno quasi indelebile della mia vita e che la accompagneranno sempre.
LICINI FRANCESCO
Dalla mia esperienza ad Assisi ho aperto un nuovo cammino spirituale, ci siamo avvicinati maggiormente a Dio e alla nostra fede. Oltre a essere stata una gita divertente è stata anche istruttiva e sicuramente indimenticabile. Insieme ai nostri amici ci siamo divertiti e abbiamo condiviso un pezzo di tempo che rimarrà nella nostra vita. Inoltre devo ringraziare il Don e i catechisti per aver permesso tutto ciò.
ZANCHI SARA
Questa esperienza ad Assisi è stata un insieme di emozioni che mi hanno aiutato a credere di più in me stesso. Sono stati tre giorni intensi accompagnati da tante risate e divertimento. Grazie agli animatori e al Don per averci accompagnato in questo cammino di fede.
NICOLA CARMINATI
Andare ad Assisi mi è piaciuto molto, è stata un’esperienza che mi ha cambiata e mi ha fatto capire diverse cose: Dio sempre e comunque è con noi e ci protegge. Ho capito anche che con Dio si può parlare in ogni momento. Siamo andati a visitare molte chiese ma quella che ho preferito è stata la Basilica di S. Francesco perché è maestosa e all’interno ci sono molti dipinti e mosaici che raccontano la storia del santo... E’ stata un’esperienza formativa ed educativa che spero di rifare in futuro.
MARTA CAVAGNA
Questa per me è stata una bella esperienza, mi sono divertito molto e mi ha aiutato anche nel mio cammino spirituale, a rafforzare la mia fede e a fissare una regola di vita fondamentale per il mio futuro.
LEONARDO SONZOGNI
Assisi è stata un’esperienza che sicuramente non dimenticherò. Ho imparato cosa significa avere il Signore nel cuore. Mi è piaciuta molto la chiesa di S. Damiano immersa in un fantastico paesaggio, qui il crocefisso ha parlato a S. Francesco. Questi giorni hanno rafforzato il mio cammino spirituale che mi porterà alla professione di fede con la consapevolezza di voler seguire il Signore. Ringrazio tutti per questi giorni che auguro di poter fare a tutti gli adolescenti.
BELOTTI ALYSIA
L'uscita d'Assisi mi è piaciuta molto perché sono stato con i miei amici e il Don. Il posto che mi è piaciuto di più è stato l'Eremo perché mi sono isolato da tutte le distrazioni e, nel profondo del mio cuore, mentre pregavo mi sono immedesimato in San Francesco.
GIOVANNI SONZOGNI
Possiamo dire che l’intuizione che Don Samuele ha avuto anni fa di portare i ragazzi nei luoghi dove S. Francesco ha vissuto, prima in scaltrezza, poi in povertà, fratellanza e santità, lascia e ha lasciato il segno.
TESTA e CUORE: le parole spesso ripetute dal Don, hanno accompagnato e motivato i ragazzi nella loro preghiera personale e a volte molto intima perché, nelle varie tappe, è stato chiesto loro di riflettere e
rispondere alle domande scritte sul libricino personale che ognuno portava con sé. Ci sono stati anche momenti di profondo silenzio e pace, che speriamo rimangano bagaglio prezioso per la loro vita, a conferma del fatto che, come ha detto frate Daniele dell’eremo di Monteluco- Spoleto “ Ogni tanto bisogna mettersi in disparte e nel silenzio ascoltare ciò che Dio ha da dirci.”
Per cui contente anche noi di questi giorni di grazia, vogliamo ringraziare di cuore il Don, perfetta guida spirituale e cuore pulsante del viaggio. Grazie ai nostri accompagnatori ADO sperando, che pur essendo poco più grandi dei ragazzi, abbiano saputo cogliere da questa esperienza l’importanza del ruolo loro affidato.
Grazie a Mauro, Fabrizio e Mariella che hanno osservato e vigilato insieme a noi con molta discrezione.
Grazie anche a voi cari genitori che avete regalato ai vostri ragazzi un’esperienza che porteranno nel cuore a lungo. E per ultimo, ma non di certo per importanza, un grazie a quelle persone che ci hanno accompagnate col pensiero e con la preghiera.
Agnese e Franca
E ORA SPAZIO AI PROTAGONISTI!!!!!
Nei giorni 2-3-4 gennaio, noi ragazzi di terza media, accompagnati dal nostro grande don Samu, dai nostri catechisti e alcuni animatori, siamo partiti per Assisi per conoscere sempre più la strada della povertà che ha accompagnato S. Francesco nella sua vita. E’ stata un’esperienza faticosa e intensa, ma che mi ha aiutato a capire che seguire le orme di povertà e umiltà di S.Francesco è la strada migliore per arrivare alla santità.
Inoltre mi ha convinto a continuare il mio cammino di catechesi anche dopo la professione di fede per poter alimentare sempre più la mia fede in Dio.
NICOLA CORTINOVIS
Andare ad Assisi è stata un’esperienza bellissima sia per tutto quello che abbiamo visto, che per quello che ci ha fatto capire. A me ha lasciato un segno nel cuore: Gesù c’è e mi ama. Lui vuole essere mio amico a tutti i costi e per me ha dato la sua vita. Lui è vero amico, la persona su cui posso sempre contare perché lui c’è sempre .…. È un messaggio veramente bello. Abbiamo sentito anche le testimonianze di alcuni frati francescani i quali ci hanno spiegato che dobbiamo vedere Gesù come un amico. E’ un’esperienza che consiglio a tutti veramente con il cuore.
AGNESE RINALDI
I giorni trascorsi ad Assisi sono stati una bella esperienza perché condivisa con i miei migliori amici. Il luogo che mi è piaciuto di più e stato l’eremo di Monteluco, dove S. Francesco trascorse importanti momenti di spiritualità. E’ un posto che infonde tranquillità e pace, semplice ma di rara bellezza, immerso in un bosco “sacro” in cima alla collina e con vista mozzafiato sulla valle di Spoleto. In questo luogo, durante la riflessione con il Don e i miei compagni, ho potuto sentire la vicinanza di Dio e l’importanza di avere una famiglia amorevole e veri amici!
CAPELLI LEONARDO
Assisi mi è piaciuta moltissimo, abbiamo visitato l’eremo dove vivono ancora i frati e dove ha vissuto anche S. Francesco. Le porte delle loro cellette erano piccolissime e si passava a malapena. Fin lassù siamo saliti e scesi a piedi. Abbiamo visitato la Basilica di Santa Chiara, la tomba di S. Francesco e la Basilica superiore con tanti affreschi molto belli che parlano della vita del Santo ….. E’ stata un’esperienza indimenticabile forse perché è la prima volta che sono via da solo da casa e perché ero con i miei amici.
BOLIS FEDERICO
L’esperienza che ho fatto ad Assisi mi è piaciuta molto e mi ha fatto riflettere sul senso della preghiera e sull’essere cristiano. Penso che tutte le esperienze che abbiamo fatto (giochi, visite e momenti di riflessione), rimarranno un segno quasi indelebile della mia vita e che la accompagneranno sempre.
LICINI FRANCESCO
Dalla mia esperienza ad Assisi ho aperto un nuovo cammino spirituale, ci siamo avvicinati maggiormente a Dio e alla nostra fede. Oltre a essere stata una gita divertente è stata anche istruttiva e sicuramente indimenticabile. Insieme ai nostri amici ci siamo divertiti e abbiamo condiviso un pezzo di tempo che rimarrà nella nostra vita. Inoltre devo ringraziare il Don e i catechisti per aver permesso tutto ciò.
ZANCHI SARA
Questa esperienza ad Assisi è stata un insieme di emozioni che mi hanno aiutato a credere di più in me stesso. Sono stati tre giorni intensi accompagnati da tante risate e divertimento. Grazie agli animatori e al Don per averci accompagnato in questo cammino di fede.
NICOLA CARMINATI
Andare ad Assisi mi è piaciuto molto, è stata un’esperienza che mi ha cambiata e mi ha fatto capire diverse cose: Dio sempre e comunque è con noi e ci protegge. Ho capito anche che con Dio si può parlare in ogni momento. Siamo andati a visitare molte chiese ma quella che ho preferito è stata la Basilica di S. Francesco perché è maestosa e all’interno ci sono molti dipinti e mosaici che raccontano la storia del santo... E’ stata un’esperienza formativa ed educativa che spero di rifare in futuro.
MARTA CAVAGNA
Questa per me è stata una bella esperienza, mi sono divertito molto e mi ha aiutato anche nel mio cammino spirituale, a rafforzare la mia fede e a fissare una regola di vita fondamentale per il mio futuro.
LEONARDO SONZOGNI
Assisi è stata un’esperienza che sicuramente non dimenticherò. Ho imparato cosa significa avere il Signore nel cuore. Mi è piaciuta molto la chiesa di S. Damiano immersa in un fantastico paesaggio, qui il crocefisso ha parlato a S. Francesco. Questi giorni hanno rafforzato il mio cammino spirituale che mi porterà alla professione di fede con la consapevolezza di voler seguire il Signore. Ringrazio tutti per questi giorni che auguro di poter fare a tutti gli adolescenti.
BELOTTI ALYSIA
L'uscita d'Assisi mi è piaciuta molto perché sono stato con i miei amici e il Don. Il posto che mi è piaciuto di più è stato l'Eremo perché mi sono isolato da tutte le distrazioni e, nel profondo del mio cuore, mentre pregavo mi sono immedesimato in San Francesco.
GIOVANNI SONZOGNI
PERU’ gemellato con il MALAWI
LA SCUOLA SUPERIORE DI MAGOMERO
Il gruppo giovani dell’Oratorio quest’anno continua ad aiutare il Perù (Lima) con la costruzione di prefab- bricati in legno destinati alle famiglie bisognose, grazie alle offerte raccolte dalla generosità delle nostre co- munità e della nostra Diocesi. Questa estate in agosto raggiungeremo la missione. Sempre insieme ai Padri Monfortani, ora raccogliamo offerte per finanziare una scuola in Malawi che accoglierà ben 600 studenti.
Magomero è un centro che raccoglie diversi villaggi sparsi in un raggio di 10 km con circa 25.000 abitanti a 30 km da Zomba, la terza città più importante del Malawi, tra il distretto di Zomba e quello di Chiradzulo. Al centro della vasta area sorge la missione fondata dai missionari monfortani francesi e olandesi negli anni ’40: la chiesa, le sale parrocchiali, un piccolo ospedale rurale guidato dalla comunità di suore locali, la scuola dell’infanzia per i bimbi dai tre ai cinque anni, la scuola primaria che ospita nelle otto classi più di 2600 bambini e la scuola superiore.
COMMUNITY DAY SECONDARY SCHOOL
La scuola superiore di Magomero è sorta come ‘Community Day School’, che in Malawi significa quella scuola che raccoglie gli studenti che hanno superato gli esami della scuola primaria, ma non sono stati scelti per accedere all’unica scuola superiore prevista dal governo in ogni regione dove trovano spazio ogni anno solo 50 fortunati. Generalmente raccoglie tutti gli studenti che non possono permettersi di frequentare le scuole private e che comunque vorrebbero continuare gli studi dopo la scuola primaria. È gestita dal comitato dei genitori scelti ogni due anni per voto e dal gruppo dei docenti. I pochi fondi a disposizione sono quelli delle tasse scolastiche e quelli messi a disposizione dal ministero dell’istruzione che bastano solo per coprire i salari degli insegnanti, l’acquisto del materiale scolastico strettamente necessario e qualche libro per la biblioteca.
Fino a qualche anno fa i giovani che frequentavano le lezioni erano circa 150 distribuiti nelle quattro classi divise nei due blocchi. Al centro, tra le aule, due piccoli edifici di 30 metri quadrati: l’ufficio del preside che funziona anche come aula professori e ripostiglio e a lato la libreria della scuola, dove i ragazzi studiano e consultano gli unici libri di testo disponibili.
GLI ULTIMI ANNI DOPO IL 2010
Negli anni dopo il 2010 il numero degli studenti è notevolmente aumentato. L’accesso agli studi è stato favorito dall’abbassamento delle tasse scolastiche e dal maggior numero di studenti provenienti dalla scuola primaria. Ora le quattro aule avrebbero dovuto ospitare circa 600 studenti, ma sono troppo piccole. Per ovviare all’inconveniente il signor McDonald Kadewere, giunto nel 2011 a dirigere la scuola, ha pensato bene di dividere in due il gruppo degli studenti e la giornata della scuola. Il primo gruppo frequenta le lezioni dalle 7,30 del mattino fino all’una del pomeriggio e il secondo gruppo inizia alle 13,30 fino alle 17,30. Ma il maggior numero di studenti ha anche reso indispensabile l’arruolamento di nuovi insegnanti che il sistema scolastico del Malawi prevede trovino vicino alla scuola dove insegnano una casetta dove abitare.
Grazie alla capacità di coinvolgimento del preside, del comitato dei genitori e allo sforzo dei capi villaggio locali dal 2012 al 2016 si sono costruite ben sette casette per lo staff degli insegnanti. Un lavoro incredibile che ha visto i diversi villaggi collaborare nel preparare mattoni, fornire il legname per il tetto, trasportare la sabbia e l’acqua durante i lavori. Si è fatta poi una sottoscrizione e si sono raccolti i fondi necessari per la copertura delle case e l’acquisto del cemento. Tutte le costruzioni sono state completate con il lavoro e la generosità delle comunità presenti sul territorio. Sempre nel 2013 tre villaggi più vicini al centro si sono impegnati a impastare 100.000 mattoni che sarebbero dovuti servire per la costruzione di un nuovo blocco di due aule, di un nuovo ufficio per il preside (liberando così il vecchio ufficio per uso sala professori) e di una nuova biblioteca con spazi più ampi per gli scaffali dei libri e i tavoli per lo studio.
Purtroppo l’anno 2015 ha visto la maggior parte dei raccolti rovinati dalle piogge torrenziali che hanno causato alluvioni in diverse aree del Malawi tra cui quella di Magomero e nel 2016 per l’effetto del niño la siccità di fatto ha privato del raccolto tutto il paese. I mattoni per i nuovi blocchi si stavano rovinando e anche la tenacia dimostrata dalle comunità locali negli anni precedenti stava scemando e lo scoraggiamento aumentava. A questo è venuto a sommarsi l’inflazione crescente nel paese che ha fatto lievitare il costo dei materiali di costruzione e reso l’impresa pressoché impossibile. Solo il costo di un sacco di cemento ora vale metà del salario mensile di un bracciante!
UN SOGNO CHE PRENDE FORMA
Il preside della scuola, il presidente del comitato genitori e i rappresentanti dei capi villaggio della zona si sono presentati in cerca di aiuto. E così è iniziato il sogno che ci ha coinvolti tutti. Si è indagato tra le ditte di costruzioni locali chi poteva completare un lavoro così impegnativo e si è incaricato una commissione che preparasse la lista dei materiali necessari alla costruzione e i relativi costi.
Si è deciso di dividere il lavoro in tre fasi separate:
1 FASE - La costruzione del primo blocco con due nuove aule e l’ufficio del preside
2 FASE - La costruzione del secondo blocco per la biblioteca e un’altra aula
3 FASE - La ristrutturazione della sala professori e del laboratorio di chimica nella vecchia libreria
COSTI PREVISTI
Malawi Kwacha
Euro
PRIMA FASE
9,500.000
11,875.000
SECONDA FASE
9,800.000
12,250.000
TERZA FASE
2,000.000
2,500.000
TOTALE
21,300.000
26,625.000
Si è formato un gruppo di garanti che vigileranno sulla qualità del lavoro nelle diverse fasi di avanzamento:
- Mr. McDonal Kadewere, preside della scuola
- Mrs R.G. Kabade presidente del comitato dei genitori
- Mr. Joseph Chinangwa vicepresidente comitato dei genitori
- Mr. David Makhiringa segretario del comitato genitori
Alla Sig.ra Zahra Ismael, direttrice dell’Ospedale di Pirimiti e rappresentante dell’Associazione ‘Amici del Malawi Onlus’ (della Diocesi di Perugia), si è chiesto di provvedere agli acquisti dei materiali, facilitare i pagamenti e tenere i contatti tra la ditta di costruzioni, il comitato genitori, il corpo docenti e Missioni Monfortane Onlus e altri donatori.
Il 29 settembre 2016 si sono iniziati i lavori della prima fase che si prevede termineranno alla fine di marzo 2017. A Marzo 2017 inizierà la seconda fase che si concluderà verso Luglio e durante le vacanze estive si prevede di concludere la terza e ultima fase dell’intero progetto. Con l’inizio del nuovo anno scolastico a settembre 2017 è prevista l’inaugurazione ufficiale della nuova scuola ristrutturata.
P. Vincenzo Troletti
(Monfortano)
Magomero è un centro che raccoglie diversi villaggi sparsi in un raggio di 10 km con circa 25.000 abitanti a 30 km da Zomba, la terza città più importante del Malawi, tra il distretto di Zomba e quello di Chiradzulo. Al centro della vasta area sorge la missione fondata dai missionari monfortani francesi e olandesi negli anni ’40: la chiesa, le sale parrocchiali, un piccolo ospedale rurale guidato dalla comunità di suore locali, la scuola dell’infanzia per i bimbi dai tre ai cinque anni, la scuola primaria che ospita nelle otto classi più di 2600 bambini e la scuola superiore.
COMMUNITY DAY SECONDARY SCHOOL
La scuola superiore di Magomero è sorta come ‘Community Day School’, che in Malawi significa quella scuola che raccoglie gli studenti che hanno superato gli esami della scuola primaria, ma non sono stati scelti per accedere all’unica scuola superiore prevista dal governo in ogni regione dove trovano spazio ogni anno solo 50 fortunati. Generalmente raccoglie tutti gli studenti che non possono permettersi di frequentare le scuole private e che comunque vorrebbero continuare gli studi dopo la scuola primaria. È gestita dal comitato dei genitori scelti ogni due anni per voto e dal gruppo dei docenti. I pochi fondi a disposizione sono quelli delle tasse scolastiche e quelli messi a disposizione dal ministero dell’istruzione che bastano solo per coprire i salari degli insegnanti, l’acquisto del materiale scolastico strettamente necessario e qualche libro per la biblioteca.
Fino a qualche anno fa i giovani che frequentavano le lezioni erano circa 150 distribuiti nelle quattro classi divise nei due blocchi. Al centro, tra le aule, due piccoli edifici di 30 metri quadrati: l’ufficio del preside che funziona anche come aula professori e ripostiglio e a lato la libreria della scuola, dove i ragazzi studiano e consultano gli unici libri di testo disponibili.
GLI ULTIMI ANNI DOPO IL 2010
Negli anni dopo il 2010 il numero degli studenti è notevolmente aumentato. L’accesso agli studi è stato favorito dall’abbassamento delle tasse scolastiche e dal maggior numero di studenti provenienti dalla scuola primaria. Ora le quattro aule avrebbero dovuto ospitare circa 600 studenti, ma sono troppo piccole. Per ovviare all’inconveniente il signor McDonald Kadewere, giunto nel 2011 a dirigere la scuola, ha pensato bene di dividere in due il gruppo degli studenti e la giornata della scuola. Il primo gruppo frequenta le lezioni dalle 7,30 del mattino fino all’una del pomeriggio e il secondo gruppo inizia alle 13,30 fino alle 17,30. Ma il maggior numero di studenti ha anche reso indispensabile l’arruolamento di nuovi insegnanti che il sistema scolastico del Malawi prevede trovino vicino alla scuola dove insegnano una casetta dove abitare.
Grazie alla capacità di coinvolgimento del preside, del comitato dei genitori e allo sforzo dei capi villaggio locali dal 2012 al 2016 si sono costruite ben sette casette per lo staff degli insegnanti. Un lavoro incredibile che ha visto i diversi villaggi collaborare nel preparare mattoni, fornire il legname per il tetto, trasportare la sabbia e l’acqua durante i lavori. Si è fatta poi una sottoscrizione e si sono raccolti i fondi necessari per la copertura delle case e l’acquisto del cemento. Tutte le costruzioni sono state completate con il lavoro e la generosità delle comunità presenti sul territorio. Sempre nel 2013 tre villaggi più vicini al centro si sono impegnati a impastare 100.000 mattoni che sarebbero dovuti servire per la costruzione di un nuovo blocco di due aule, di un nuovo ufficio per il preside (liberando così il vecchio ufficio per uso sala professori) e di una nuova biblioteca con spazi più ampi per gli scaffali dei libri e i tavoli per lo studio.
Purtroppo l’anno 2015 ha visto la maggior parte dei raccolti rovinati dalle piogge torrenziali che hanno causato alluvioni in diverse aree del Malawi tra cui quella di Magomero e nel 2016 per l’effetto del niño la siccità di fatto ha privato del raccolto tutto il paese. I mattoni per i nuovi blocchi si stavano rovinando e anche la tenacia dimostrata dalle comunità locali negli anni precedenti stava scemando e lo scoraggiamento aumentava. A questo è venuto a sommarsi l’inflazione crescente nel paese che ha fatto lievitare il costo dei materiali di costruzione e reso l’impresa pressoché impossibile. Solo il costo di un sacco di cemento ora vale metà del salario mensile di un bracciante!
UN SOGNO CHE PRENDE FORMA
Il preside della scuola, il presidente del comitato genitori e i rappresentanti dei capi villaggio della zona si sono presentati in cerca di aiuto. E così è iniziato il sogno che ci ha coinvolti tutti. Si è indagato tra le ditte di costruzioni locali chi poteva completare un lavoro così impegnativo e si è incaricato una commissione che preparasse la lista dei materiali necessari alla costruzione e i relativi costi.
Si è deciso di dividere il lavoro in tre fasi separate:
1 FASE - La costruzione del primo blocco con due nuove aule e l’ufficio del preside
2 FASE - La costruzione del secondo blocco per la biblioteca e un’altra aula
3 FASE - La ristrutturazione della sala professori e del laboratorio di chimica nella vecchia libreria
COSTI PREVISTI
Malawi Kwacha
Euro
PRIMA FASE
9,500.000
11,875.000
SECONDA FASE
9,800.000
12,250.000
TERZA FASE
2,000.000
2,500.000
TOTALE
21,300.000
26,625.000
Si è formato un gruppo di garanti che vigileranno sulla qualità del lavoro nelle diverse fasi di avanzamento:
- Mr. McDonal Kadewere, preside della scuola
- Mrs R.G. Kabade presidente del comitato dei genitori
- Mr. Joseph Chinangwa vicepresidente comitato dei genitori
- Mr. David Makhiringa segretario del comitato genitori
Alla Sig.ra Zahra Ismael, direttrice dell’Ospedale di Pirimiti e rappresentante dell’Associazione ‘Amici del Malawi Onlus’ (della Diocesi di Perugia), si è chiesto di provvedere agli acquisti dei materiali, facilitare i pagamenti e tenere i contatti tra la ditta di costruzioni, il comitato genitori, il corpo docenti e Missioni Monfortane Onlus e altri donatori.
Il 29 settembre 2016 si sono iniziati i lavori della prima fase che si prevede termineranno alla fine di marzo 2017. A Marzo 2017 inizierà la seconda fase che si concluderà verso Luglio e durante le vacanze estive si prevede di concludere la terza e ultima fase dell’intero progetto. Con l’inizio del nuovo anno scolastico a settembre 2017 è prevista l’inaugurazione ufficiale della nuova scuola ristrutturata.
P. Vincenzo Troletti
(Monfortano)
SETTIMANA DI SAN GIOVANNI BOSCO
STORIE DI VITA SORPRENDENTI
Durante un incontro del gruppo eldorADO, i ragazzi hanno avuto modo di conoscere Giordano Tomasoni, un uomo con una grande storia da raccontare. Il suo viaggio potrebbe essere quello di qualsiasi altra persona, che si è ritrovata a vivere un periodo di difficoltà e debolezza e non è riuscita a superarlo. Oggi la sua disabilità è frutto di una malattia, chiamata depressione e il messaggio che vuole comunicare è quello di rimettersi in gioco e di ricominciare, è un messaggio di speranza rivolto a tutti coloro che si trovano ad affrontare dei problemi nella vita quotidiana e non sanno come uscirne. Tutte le storie per essere piacevoli devono avere un lieto fine, come Cappuccetto Rosso o Biancaneve, ma la sua storia un finale così poteva non averlo. Sono tre le cose che per Giordano non vanno mai sprecate: le parole, il tempo e le occasioni. Queste non tornano indietro, è perciò importante farne buon uso. Da piccoli non si ha che voglia di crescere ma crescendo invece si fa l’errore di voler tornare indietro; in realtà è guardare alle prospettive future che permette di vivere con la gioia nel cuore, per tutto quello che di bello negli anni può ancora accadere. “Non devono essere le debolezze a fermarci ma anzi dobbiamo imparare chi siamo da esse”. Quello che ha colpito Tomasoni è stato un male dell’anima a cui si è aggiunta la fatica di non riuscire a parlarne e di chiedere aiuto, ed è per questo motivo che esorta i giovani a non sventolare solo pregi e sorrisi ma a parlare delle proprie difficoltà, riuscire a confidarsi con amici o parenti, senza aver paura di quello che le persone possono pensare, dare ancora un valore ai rapporti umani. Imparare a spogliarsi delle proprie sicurezze e mostrare le proprie fragilità è una virtù, non un difetto. Se c’è una certezza nella vita è quella di sbagliare, ma è proprio attraverso gli sbagli che si impara a crescere. Dopo aver analizzato la società odierna che prende la strada dell’avere, Giordano Tomasoni cerca di volgere gli occhi dei giovani verso la strada dell’essere, e afferma “impariamo a volerci bene e non dimentichiamo di essere felici”.
Roberta Tiraboschi
Durante un incontro del gruppo eldorADO, i ragazzi hanno avuto modo di conoscere Giordano Tomasoni, un uomo con una grande storia da raccontare. Il suo viaggio potrebbe essere quello di qualsiasi altra persona, che si è ritrovata a vivere un periodo di difficoltà e debolezza e non è riuscita a superarlo. Oggi la sua disabilità è frutto di una malattia, chiamata depressione e il messaggio che vuole comunicare è quello di rimettersi in gioco e di ricominciare, è un messaggio di speranza rivolto a tutti coloro che si trovano ad affrontare dei problemi nella vita quotidiana e non sanno come uscirne. Tutte le storie per essere piacevoli devono avere un lieto fine, come Cappuccetto Rosso o Biancaneve, ma la sua storia un finale così poteva non averlo. Sono tre le cose che per Giordano non vanno mai sprecate: le parole, il tempo e le occasioni. Queste non tornano indietro, è perciò importante farne buon uso. Da piccoli non si ha che voglia di crescere ma crescendo invece si fa l’errore di voler tornare indietro; in realtà è guardare alle prospettive future che permette di vivere con la gioia nel cuore, per tutto quello che di bello negli anni può ancora accadere. “Non devono essere le debolezze a fermarci ma anzi dobbiamo imparare chi siamo da esse”. Quello che ha colpito Tomasoni è stato un male dell’anima a cui si è aggiunta la fatica di non riuscire a parlarne e di chiedere aiuto, ed è per questo motivo che esorta i giovani a non sventolare solo pregi e sorrisi ma a parlare delle proprie difficoltà, riuscire a confidarsi con amici o parenti, senza aver paura di quello che le persone possono pensare, dare ancora un valore ai rapporti umani. Imparare a spogliarsi delle proprie sicurezze e mostrare le proprie fragilità è una virtù, non un difetto. Se c’è una certezza nella vita è quella di sbagliare, ma è proprio attraverso gli sbagli che si impara a crescere. Dopo aver analizzato la società odierna che prende la strada dell’avere, Giordano Tomasoni cerca di volgere gli occhi dei giovani verso la strada dell’essere, e afferma “impariamo a volerci bene e non dimentichiamo di essere felici”.
Roberta Tiraboschi
DRAMMATURGIA
Cure palliative, il termine deriva da “palliare”, ovvero coprire. Nell’antica Grecia e nell’antica Roma il pallio era il telo di lana che si poggiava su una spalla e si drappeggiava intorno al corpo, sopra la tunica. Da qua deriva l’azione di prendersi cura dell’ammalato, propria di chi è volontario per l’Associazione Cure Palliative Onlus di Borgo Palazzo. La drammaturgia, che si è tenuta presso il cinema “Trieste” il 3 febbraio, voleva sensibilizzare gli spettatori riguardo temi delicati come la morte e la sofferenza, che prima o poi accompagnano la vita di chiunque. Questi argomenti sono stati trattati in chiave diversa dal solito, ovvero attraverso uno spettacolo teatrale che mettesse in luce l’operato dell’associazione. “Cosa è realmente una cura palliativa?” È stata questa la domanda che ha introdotto la serata, a cui il volontario Castigliano Licini ha dato una risposta molto precisa, “è il prendersi cura dell’ ammalato inguaribile e in fase avanzata, nella sua totalità di essere umano”. Sono molteplici i bisogni che caratterizzano un malato terminale come quelli fisici e psicologici, e per ognuno di questi vi è un esperto in materia che si preoccupa del benessere del paziente. Per quanto riguarda i bisogni sociali, spesso l’ospite ha bisogno di una figura amica e famigliare come quella di un parente, che sappia semplicemente ascoltare; la drammatizzazione insegna a dare spazio ed importanza non tanto alle parole quanto più ai piccoli gesti, come un tocco, uno sguardo, una carezza, perché spesso è quello che nasce dalle piccole cose ad assumere un grande valore. Ed è questo il piccolo grande compito dei volontari Hospice: nella parola o nel completo silenzio, l’importante è esserci. Un grazie va dato a tutte le persone che collaborano giorno per giorno, per permettere ad ogni paziente di vivere degnamente ogni attimo della sua vita. Roberta Tiraboschi |
LA S. MESSA IN MEMORIA DI SAN GIOVANNI BOSCO
Durante la messa che si é tenuta in onore della settimana di Don Bosco aperta a tutti i ragazzi, le famiglie, gli operatori pastorali e le società sportive, Don Samuele ha rimarcato la necessità di collaborare con i giovani della comunità, nella speranza di mantenere un oratorio fresco di iniziative e di pensare a nuove idee. Don Giovanni Bosco ha speso tutta la sua vita stando a contatto con i giovani, è stato capace di andare lungo le strade della Torino di allora per cercare di risollevare i destini di tutte quelle persone segnate dall’alcool e dalla droga, i delinquenti, i ladri, i malviventi. Si è preso cura di queste persone che spesso vengono allontanate piuttosto che aiutate, per loro è stato un padre ed è diventato un vero e proprio maestro di vita. Sotto il suo esempio, l’obbiettivo è quello di creare una comunità dalle porte aperte, dove ogni persona è chiamata a raccogliere quei giovani che si perdono nella loro interiorità e nelle loro case. Tutte queste distrazioni che il papa definisce “periferie” diventano prigioni, e quello che spaventa di più è vedere le nostre case trasformate in “periferie”. L’invito è quindi quello di far riscoprire valori come la carità, la condivisione e la fratellanza, che piano piano stanno scomparendo sotto strati di indifferenza e disinteresse a cui la società globalizzata ha portato. A volte si rivela più semplice starsene con le mani in mano, senza scomodarsi né mettersi in gioco e prendersi cura di chi è più fragile e bisognoso. Papa Francesco ha indetto un nuovo Sinodo per il prossimo anno, chiamato “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, per esortare la pastorale giovanile (20-30 anni) a non aver paura di confrontarsi con gli altri e con diverse iniziative. Nella lettera che ha scritto ai giovani, chiede di ritrovare il gusto della ricerca, di porsi continue domande a cui vanno date delle risposte, invita ad ascoltare il grido che nasce nei “giovani cuori”. Nell’omelia, Don Samuele conclude dicendo che sono due le cose che non possono mancare in questo viaggio: lo Spirito Santo e la comunità, poiché anche adulti e famiglie sono parte di questo grande cantiere in continuo sviluppo. Roberta Tiraboschi |
Carnevale zognese 2017
Domenica 26 Febbraio una bellissima giornata di sole ha fatto da cornice alla Sfilata di Carnevale. Ben presto l’area mercato di è riempita di Carri, Gruppi e tantissime mascherine colorate che lungo il tragitto hanno riempito le vie di Zogno. Il percorso era quello classico e tradizionale: partenza alle 14,30 dall’ Area Mercato, Ponte Vecchio, Via Romacolo, Ponte Nuovo, Viale Martiri della Libertà, Piazza Italia e conclusione all’ Oratorio di Zogno. Ad attendere il plotone Carnevalesco una grande festa con musica assordante, frittelle, thè, vin brulè, zucchero filato, bibite oltre ad una pioggia di coriandoli e stelle filanti.
Al termine un’ apposita Giuria ha stilato una classifica per individuare i migliori Carri e Gruppi che hanno ricevuto premi messi in palio dal Comune di Zogno e dall’ Associazione Commercianti “Punto Amico”.
Per i Carri Allegorici hanno vinto “Gli Insaziabili dell’West (Zogno) seguiti dall’Osteria dei Lavoratori di Stabello e dagli “Infiascatori di Sorisole”.
Per i Gruppi Mascherati ha vinto “Dopo la pioggia viene il Sereno ed esce l’arcobaleno” (Ambria/Spino), seguiti da “CanniBand” (Zogno) e dal “Manuale della raccolta differenziata” (dell’Oratorio di Zogno).
La festa è proseguita con Musica ed Animazione organizzata dall’ Oratorio di Zogno.
Lunedì 27 Febbraio c’è stato il Carnevale dedicato alla Scuola Media con una Giornata sulle nevi di Foppolo seguito in serata dal Carnevale Mascherado con Pizzata per Adolescenti e Serata Analcolica con DJ Scalve e DJ Mirko presso l’ Oratorio di Zogno.
Martedì 28 Febbraio Carnevale per ragazzi/e delle Elementari con Animazione, Truccabimbi e giochi presso la Palestra Oratorio Zogno. Al termine merenda per tutti.
Diego Donadoni
Al termine un’ apposita Giuria ha stilato una classifica per individuare i migliori Carri e Gruppi che hanno ricevuto premi messi in palio dal Comune di Zogno e dall’ Associazione Commercianti “Punto Amico”.
Per i Carri Allegorici hanno vinto “Gli Insaziabili dell’West (Zogno) seguiti dall’Osteria dei Lavoratori di Stabello e dagli “Infiascatori di Sorisole”.
Per i Gruppi Mascherati ha vinto “Dopo la pioggia viene il Sereno ed esce l’arcobaleno” (Ambria/Spino), seguiti da “CanniBand” (Zogno) e dal “Manuale della raccolta differenziata” (dell’Oratorio di Zogno).
La festa è proseguita con Musica ed Animazione organizzata dall’ Oratorio di Zogno.
Lunedì 27 Febbraio c’è stato il Carnevale dedicato alla Scuola Media con una Giornata sulle nevi di Foppolo seguito in serata dal Carnevale Mascherado con Pizzata per Adolescenti e Serata Analcolica con DJ Scalve e DJ Mirko presso l’ Oratorio di Zogno.
Martedì 28 Febbraio Carnevale per ragazzi/e delle Elementari con Animazione, Truccabimbi e giochi presso la Palestra Oratorio Zogno. Al termine merenda per tutti.
Diego Donadoni
C. R. E. 2mila17
Toscana: 3ªmedia 1ª e 2ª superiore
17 – 22 luglio
Trentino: 3ª e 4ª superiore
24 – 29 luglio
NON TRASFORMATE IL PERÙ, LASCIATEVI TRASFORMARE… IN BENE!
Il 13 di Agosto siamo partiti in 11: destinazione Perù. Un piccolo e variegato gruppo di bergamaschi. Un gruppo strampalato e bizzarro. Un “gruppo perfetto”, come l’ho ironicamente definito, un poco sgangherato e capriccioso. Perfetto, nel senso che rappresentava simbolicamente il bene e il male che ognuno di noi porta, riflesso della nostra umanità. La nostra convivenza comunitaria e molto prossima ha fatto emergere il meglio e il peggio di ognuno. Il guardare e toccare con mano la povertà, quella vera, ha suscitato in me movimenti positivi e, nello stesso tempo, ho preso consapevolezza del fatto che, ognuno di noi, ricco o povero che sia, è portatore di pezzi di miseria umana. In Perù mi sono misurata con la mia personale miseria, le mie personali durezze, le mie personali presunzioni. Mi sono misurata anche con le mie ricchezze, i miei talenti, le mie qualità. Che cosa mi ha dato questa esperienza?
Innanzitutto la gioia dei bambini e il loro bisogno di appartenenza e consolazione. Poi la profonda consapevolezza di quanto, per noi ricchi, sia difficile vivere in modo austero e sobrio; di quanto sia difficile, per noi ricchi, saper rinunciare al culto del corpo, al culto del cibo, all’egoismo; di quanto, per noi ricchi, sia rispettosamente utile parlare con discrezione della povertà. Evidente è la nostra incapacità alla rinuncia e al sacrificio. Sacrificio inteso nel senso di “fare sacro”, nella gioia, ogni gesto che compiamo. Più di ogni cosa ho capito che, ricchi o poveri che siamo, abbiamo tutti un immenso bisogno di misericordia. Cosa ha significato per me questa esperienza missionaria in Perù? “Non trasformate il Perù, lasciatevi trasformare… in bene!” Questo è stato l’augurio che don Alessandro Assolari ci ha inviato. Su questa frase si è meditato in un intenso momento di preghiera. Quale parte di noi ha bisogno di con-versione, di cambiare rotta per una vita più vera e libera? Questa frase ha suscitato in me molte domande: Cosa può darci un’esperienza missionaria? Quali corde profonde del nostro animo riesce a toccare la povertà delle periferie umane? Povertà materiale e povertà umana e morale, quale dignità? Povertà e miseria umana si richiamano a vicenda? Si, i poveri sono sacramento di Cristo e affinché nel mondo ci sarà anche un solo un povero non ci sarà giustizia! Ma io e la mia miseria? Dice Gesù: “I poveri infatti, li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete” (Mc 14,7-8). Ma quando? I poveri puzzano! I poveri sono scomodi. Mi sento inadeguata a parlare dei poveri. Nessuna parola e nessuna immagine può essere eloquente al punto di dire la povertà. Mi chiedo se sia davvero così efficace fotografare la povertà, raccontare la nostra immagine di povertà per sensibilizzare i cuori a donare i nostri spiccioli? La povertà è un luogo sacro! Ma io? Leonilde |
L’Equipe Educativa dell’Oratorio
della Pastorale giovanile
Un modo per dare vita all’unità nella Parrocchia di Zogno, inserendo anche altri paesi, un tutt’uno fra frazioni e centro, è stato uno degli eventi più significativi ed importanti per Zogno, l’Unità Pastorale. Istituita il 5 novembre dal vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, che ha celebrato questa unione nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo. Il progetto coinvolge le parrocchie di Zogno, Grumello, Ambria-Spino e nei prossimi anni, a discrezione del vescovo, verranno anche annesse Poscante, Stabello, Endenna, Somendenna e Miragolo. Sono due i motivi che hanno portato il Vescovo a desiderare anche per le nostre parrocchie, l’istituzione dell’Unità Pastorale: in primo luogo nasce dall’esigenza di riorganizzare il territorio diocesano a fronte della netta diminuzione, negli ultimi anni, dei sacerdoti, in secondo luogo per coinvolgere sempre di più i laici e responsabilizzarli nel ruolo che possono avere all’interno di una comunità. Il cantiere che ha dato vita a questo progetto è durato ben tre anni, all’interno dei quali si sono proposte attività culturali, spirituali e formative che potessero aiutare le diverse parrocchie a incontrarsi e camminare insieme.
Sabato 18 novembre alla S. Messa delle ore 18.00, è stata istituita l’Équipe Educativa, guidata dal curato don Samuele, accompagnato dai 9 laici comprendenti adulti, giovani e giovanissimi. L’équipe si preoccupa di proporre iniziative e formazioni nell’ambito sociale, educativo, caritativo, missionario e catechistico.
Questa collaborazione, partita un anno fa, permetterà lungo il tempo, di continuare a stendere progetti e iniziative, nonché le linee progettuali dell’oratorio. Un membro dell’equipe educativa, entra a tutti gli effetti, a far parte dell’Équipe Pastorale, per sottolineare l’importanza del dialogo e del confronto sulle proposte che verranno fatte sia agli adulti che ai giovani.
Importante sarà il prossimo passo, ovvero, l’introduzione di una figura professionale (l’educatore) nella pastorale giovanile, come ha suggerito l’Ufficio dell’età evolutiva (Curia di Bergamo) alle 15 équipe educative già operative in diocesi con o senza curato.
Come équipe non si ha nessuna pretesa di dare delle regole da seguire, di stabilire norme, ma semplicemente di capire le esigenze, i disagi e i bisogni delle nuove generazioni. L’unione pervenuta con l’unità pastorale, ha comportato l’inizio di un nuovo cammino insieme, creare un’unità non è cosa facile, ma certamente è un occasione bella per fare comunità. Il Vescovo ricorda che dentro l’Unità pastorale ogni parrocchia mantiene la sua identità, rispettando le tradizioni e nel contempo conformandola ad un valore più grande, dato dall’insieme delle parti. “Tutto questo darà dei veri frutti dal momento che tutti gareggeremo nello stimarci a vicenda, come ricorda S. Paolo, rispettando la storia di ogni comunità, di ogni parrocchia, in uno spirito di condivisione, carità e fraternità e sempre aperti alla novità come opportunità per crescere” commenta Don Samuele. I giovani sono il futuro e le attese di una comunità.
Roberta Tiraboschi
Sabato 18 novembre alla S. Messa delle ore 18.00, è stata istituita l’Équipe Educativa, guidata dal curato don Samuele, accompagnato dai 9 laici comprendenti adulti, giovani e giovanissimi. L’équipe si preoccupa di proporre iniziative e formazioni nell’ambito sociale, educativo, caritativo, missionario e catechistico.
Questa collaborazione, partita un anno fa, permetterà lungo il tempo, di continuare a stendere progetti e iniziative, nonché le linee progettuali dell’oratorio. Un membro dell’equipe educativa, entra a tutti gli effetti, a far parte dell’Équipe Pastorale, per sottolineare l’importanza del dialogo e del confronto sulle proposte che verranno fatte sia agli adulti che ai giovani.
Importante sarà il prossimo passo, ovvero, l’introduzione di una figura professionale (l’educatore) nella pastorale giovanile, come ha suggerito l’Ufficio dell’età evolutiva (Curia di Bergamo) alle 15 équipe educative già operative in diocesi con o senza curato.
Come équipe non si ha nessuna pretesa di dare delle regole da seguire, di stabilire norme, ma semplicemente di capire le esigenze, i disagi e i bisogni delle nuove generazioni. L’unione pervenuta con l’unità pastorale, ha comportato l’inizio di un nuovo cammino insieme, creare un’unità non è cosa facile, ma certamente è un occasione bella per fare comunità. Il Vescovo ricorda che dentro l’Unità pastorale ogni parrocchia mantiene la sua identità, rispettando le tradizioni e nel contempo conformandola ad un valore più grande, dato dall’insieme delle parti. “Tutto questo darà dei veri frutti dal momento che tutti gareggeremo nello stimarci a vicenda, come ricorda S. Paolo, rispettando la storia di ogni comunità, di ogni parrocchia, in uno spirito di condivisione, carità e fraternità e sempre aperti alla novità come opportunità per crescere” commenta Don Samuele. I giovani sono il futuro e le attese di una comunità.
Roberta Tiraboschi
APPUNTAMENTI della domenica sera...
10 dicembre
I GIOVANI DI OGGI?!... Don Davide Rota Direttore Patronato San Vincenzo (BG)
14 gennaio 2018
Shoah IL SILENZIO DI DIO... IL SILENZIO DELLA CHIESA Prof. David Rota Docente di Filosofia e storia
18 febbraio
L’ARTE NELLA FEDE Prof. Giovanni Gusmini, Responsabile della Pastorale Universitaria
18 marzo
L’UNICA REGOLA DEL VIAGGIO È NON TORNARE COME SEI PARTITO Don Flavio Bruletti Assistente diocesano dei giovani di Azione Cattolica
8 aprile
DIO DOV’ERI?
Dio regista invisibile della storia
Prof. Claudio Avogadri
Docente di Teologia
20 maggio
LA VITA É QUALCOSA DI STUPEFACENTE, PERCHÉ SPRECARLA Gilberto Giudici Educatore - Cooperativa Il Piccolo Principe
INCONTRO GIOVANI ORE 20.30 ORATORIO saletta blu - ZOGNO
I GIOVANI DI OGGI?!... Don Davide Rota Direttore Patronato San Vincenzo (BG)
14 gennaio 2018
Shoah IL SILENZIO DI DIO... IL SILENZIO DELLA CHIESA Prof. David Rota Docente di Filosofia e storia
18 febbraio
L’ARTE NELLA FEDE Prof. Giovanni Gusmini, Responsabile della Pastorale Universitaria
18 marzo
L’UNICA REGOLA DEL VIAGGIO È NON TORNARE COME SEI PARTITO Don Flavio Bruletti Assistente diocesano dei giovani di Azione Cattolica
8 aprile
DIO DOV’ERI?
Dio regista invisibile della storia
Prof. Claudio Avogadri
Docente di Teologia
20 maggio
LA VITA É QUALCOSA DI STUPEFACENTE, PERCHÉ SPRECARLA Gilberto Giudici Educatore - Cooperativa Il Piccolo Principe
INCONTRO GIOVANI ORE 20.30 ORATORIO saletta blu - ZOGNO
Giornata Missionaria Mondiale - 22 ottobre
Durante l’Eucarestia domenicale, i ragazzi di prima superiore hanno celebrato la “DIACONIA”, ovvero, la promessa davanti al Signore e all’assemblea dell’impegno di un servizio di carità nella comunità in cui vivono. Sono stati sostenuti dalla presenza di alcuni giovani delle nostre comunità che hanno fatto esperienze missionarie nel mondo (Perù, Malawi, India…)
“Se vuoi conoscere bene una persona, siediti alla sua tavola e vedi come mangia.” È stata la provocazione per comprendere come il servizio sia un atto da compiere con discrezione e umiltà. Il sedersi a tavola con una persona ci fa capire le sue abitudini, i suoi effettivi bisogni, la sua ricchezza o la sua povertà.
I ragazzi prima dell’offertorio hanno preparato la tavola eucaristica con la tovaglia, i ceri, i fiori. Preparare la tavola, stare a tavola, abitarla, è un’arte ma è innanzitutto il quotidiano volto contro volto dell’amato/a, del fratello/sorella, dell’amico/a, dell’altro/a che mangiando con me vive un’azione di comunione straordinaria. Si vive dello stesso cibo, ci si nutre nutrendo le relazioni. La condivisione del cibo è inerente alla nostra condizione di essere tutti ospiti sulla terra, ricchi o poveri. Per queste ragioni i ragazzi hanno portato all’offertorio semplici ma vitali elementi quali: l’acqua, il frumento, il riso e le patate accompagnati da queste parole: “Il cibo che noi ti offriamo, o Padre, è frutto della tua immensa bontà per noi e il suo uso, né troppo né troppo poco è elemento vitale e riguarda l’equilibrio delle singole persone e dell’umanità intera. Trasformalo per noi in cibo di comunione e condivisione per celebrare degnamente il banchetto cosmico al quale Tu aneli”.
Dopo la messa c’è stato un momento conviviale con i ragazzi, i loro genitori ed i giovani missionari che poco dopo hanno presentato in saletta blu le loro esperienze missionarie. Speriamo che sia stata per i ragazzi una testimonianza concreta della bellezza del “servizio”.
Concretamente i ragazzi di prima superiore hanno prestato il loro servizio nella preparazione dei sacchetti di riso, di mandorle e dei cesti che verranno messi in vendita prima di Natale per raccogliere offerte destinate ai vari progetti missionari.
Quest’anno abbiamo consegnato in Perù e in Africa tramite i Padri Monfortani e grazie alla vostra generosità:
€. 10.700,00 in Perù (periferia di Lima);
€. 2.000,00 in Africa (Malawi – Magomero)
Cena solidale (domenica 29 ottobre) per il pavimento della Chiesa di S. ,Martiono, località Mollen, missiomne Magomero €. 2.200,00
I giovani dell’Unità Pastorale di Zogno
“Se vuoi conoscere bene una persona, siediti alla sua tavola e vedi come mangia.” È stata la provocazione per comprendere come il servizio sia un atto da compiere con discrezione e umiltà. Il sedersi a tavola con una persona ci fa capire le sue abitudini, i suoi effettivi bisogni, la sua ricchezza o la sua povertà.
I ragazzi prima dell’offertorio hanno preparato la tavola eucaristica con la tovaglia, i ceri, i fiori. Preparare la tavola, stare a tavola, abitarla, è un’arte ma è innanzitutto il quotidiano volto contro volto dell’amato/a, del fratello/sorella, dell’amico/a, dell’altro/a che mangiando con me vive un’azione di comunione straordinaria. Si vive dello stesso cibo, ci si nutre nutrendo le relazioni. La condivisione del cibo è inerente alla nostra condizione di essere tutti ospiti sulla terra, ricchi o poveri. Per queste ragioni i ragazzi hanno portato all’offertorio semplici ma vitali elementi quali: l’acqua, il frumento, il riso e le patate accompagnati da queste parole: “Il cibo che noi ti offriamo, o Padre, è frutto della tua immensa bontà per noi e il suo uso, né troppo né troppo poco è elemento vitale e riguarda l’equilibrio delle singole persone e dell’umanità intera. Trasformalo per noi in cibo di comunione e condivisione per celebrare degnamente il banchetto cosmico al quale Tu aneli”.
Dopo la messa c’è stato un momento conviviale con i ragazzi, i loro genitori ed i giovani missionari che poco dopo hanno presentato in saletta blu le loro esperienze missionarie. Speriamo che sia stata per i ragazzi una testimonianza concreta della bellezza del “servizio”.
Concretamente i ragazzi di prima superiore hanno prestato il loro servizio nella preparazione dei sacchetti di riso, di mandorle e dei cesti che verranno messi in vendita prima di Natale per raccogliere offerte destinate ai vari progetti missionari.
Quest’anno abbiamo consegnato in Perù e in Africa tramite i Padri Monfortani e grazie alla vostra generosità:
€. 10.700,00 in Perù (periferia di Lima);
€. 2.000,00 in Africa (Malawi – Magomero)
Cena solidale (domenica 29 ottobre) per il pavimento della Chiesa di S. ,Martiono, località Mollen, missiomne Magomero €. 2.200,00
I giovani dell’Unità Pastorale di Zogno