2014
I RAGAZZI DI 3ª MEDIA DI POSCANTE, AMBRIA, GRUMELLO E ZOGNO
Raccontano assisi
ALCUNI PENSIERI DEI RAGAZZI DI 3ª MEDIA
Letti durante la s. messa a conclusione del pellegrinaggio
Ti ringrazio Signore per questi tre giorni passati con gli amici, non mi aspettavo fossero così ricchi di doni. Questi giorni mi hanno permesso di vivere intensamente con Te. Io a Te credo, anche perché Tu mi hai voluta, scelta e chiamata sulla terra. C’è sempre un perché per tutto. Ho passato momenti fantastici qui, ho scoperto il vero senso delle parole felicità e amicizia. Ho conosciuto persone nuove e posti nuovi per pregare e stare insieme. Ho visto il don e le catechiste in corpi da ragazzi della nostra età, ho visto i loro volti sorridere e divertirsi davvero. Questa vacanza mi ha spinto a cambiare, a non sottovalutarti perché se ce ne andiamo da Te potremmo pentirci di quello che facciamo ma sono convinta che Tu ci accoglierai ancora a braccia aperte. Mi impegno a riconoscere i segni della tua presenza nella mia vita e soprattutto quelli più semplici. Qui ho compreso che l’occasione per incontrarti è nella preghiera della sera, l’unico e vero momento di intimità fra me e Te. Io sono convinto di credere in te, Signore. Gesù, in questo momento non sei tu che occupi il posto più importante perché lo occupa la mia famiglia. Sono convinto di avere delle virtù che mi hai messo nelle mani, una di queste è la simpatia che mi aiuta a stare con i miei compagni e l’abilità sportiva che ho. Riconosco la tua presenza, o Dio, perché hai fatto della cose belle nella mia vita e incomincio ora a riconoscerle. Ti voglio chiedere Signore di occuparti sempre di me anche se adesso ho un vuoto dentro; ma come hai fatto con altre persone so che Tu lo puoi riempire e per questo ti chiedo la virtù della speranza. Ho detto di sì per Assisi perché sapevo che è un luogo di preghiera e ti ho re-incontrato grazie a S. Francesco e il don. Come impegno mi sento nel cuore di dare parole di speranza agli anziani che incontro, con la gioia che io provo nella vita non finirò di ringraziarti per questi giorni. Signore, durante questo viaggio, il nostro don Samuele ci ha parlato dei tuoi “semi”, ovvero di tutte le virtù da coltivare e proteggere affinché possano dare i loro frutti e renderci delle persone veramente ricche di Spirito. Riconosco di possedere alcuni di questi semi ma sento che manca qualcosa, qualcosa come il perdono, che spesso è così difficile da concedere; qualcosa come la fede in Gesù Cristo che assomiglia così tanto alla piccola fiamma di una candela esposta alle intemperie e sul punto di spegnersi; qualcosa come le tante altre virtù che ci hai donato ma che è spesso così difficile far fruttare. Ti chiedo Signore, durante il nostro cammino di fede di aiutarmi ad accogliere, proteggere e coltivare questi semi “avvizziti” in modo da renderli frutti pieni e succosi così come piena diventerà la nostra vita se arricchita di tutto ciò. Io credo in te, Signore, perché sono stata battezzata nel tuo nome e ho ricevuto lo Spirito Santo. In questo periodo della mia vita Tu occupi un posto importante e ti ringrazio per quello che mi dai. Io non prego sempre ma lo faccio soprattutto quando sono in difficoltà o nel bisogno. La domenica vado comunque a messa. Io so riconoscere i doni che tu o Dio ci dai, persino tutti i sentimenti che proviamo sono un tuo dono. Io vorrei riuscire a prendere esempio da te, Gesù, ma non è facile. Vorrei riuscire ad imitarti, a seguirti per diventare una persona sempre più buona. I semi che ti chiederei di mettere nelle mie mani sono quelli della speranza, per poter iniziare a credere in modo più deciso e quello della forza, per poter raggiungere il mio obiettivo. Non riesco ad immaginare la vita senza Dio, senza le virtù che Lui ci dona perché non potrebbe esister un mondo in cui l’uno odia l’altro. Ho deciso di venire ad Assisi per condividere del tempo con i miei amici, per pregare con loro. I frutti di questo viaggio sono sicuramente la fraternità, perché ho imparato sempre più a stare con gli altri e l’umiltà come i frati di S. Francesco. L’impegno che ho deciso di prendere è quello di pregare di più e tutti i giorni. Grazie Gesù per tutto. Io credo in te, o Dio, però mi rendo conto che esisti per me solo quando vado a messa o al catechismo. Penso di saper riconoscere i doni che mi hai dato e soprattutto quello della vita. Vorrei imitarti Gesù, vorrei anche seguirti perché credo che Tu mi possa rendere felice e vorrei anche conoscerti meglio. La mia vita senza Dio me la immagino noiosa perché alla fine è Dio che dà un senso alle cose. Sono venuta ad Assisi per divertirmi con i miei amici e visitare la città. Vorrei impegnarmi ad essere più aperta verso gli altri e a dare di più durante le attività.
Letti durante la s. messa a conclusione del pellegrinaggio
Ti ringrazio Signore per questi tre giorni passati con gli amici, non mi aspettavo fossero così ricchi di doni. Questi giorni mi hanno permesso di vivere intensamente con Te. Io a Te credo, anche perché Tu mi hai voluta, scelta e chiamata sulla terra. C’è sempre un perché per tutto. Ho passato momenti fantastici qui, ho scoperto il vero senso delle parole felicità e amicizia. Ho conosciuto persone nuove e posti nuovi per pregare e stare insieme. Ho visto il don e le catechiste in corpi da ragazzi della nostra età, ho visto i loro volti sorridere e divertirsi davvero. Questa vacanza mi ha spinto a cambiare, a non sottovalutarti perché se ce ne andiamo da Te potremmo pentirci di quello che facciamo ma sono convinta che Tu ci accoglierai ancora a braccia aperte. Mi impegno a riconoscere i segni della tua presenza nella mia vita e soprattutto quelli più semplici. Qui ho compreso che l’occasione per incontrarti è nella preghiera della sera, l’unico e vero momento di intimità fra me e Te. Io sono convinto di credere in te, Signore. Gesù, in questo momento non sei tu che occupi il posto più importante perché lo occupa la mia famiglia. Sono convinto di avere delle virtù che mi hai messo nelle mani, una di queste è la simpatia che mi aiuta a stare con i miei compagni e l’abilità sportiva che ho. Riconosco la tua presenza, o Dio, perché hai fatto della cose belle nella mia vita e incomincio ora a riconoscerle. Ti voglio chiedere Signore di occuparti sempre di me anche se adesso ho un vuoto dentro; ma come hai fatto con altre persone so che Tu lo puoi riempire e per questo ti chiedo la virtù della speranza. Ho detto di sì per Assisi perché sapevo che è un luogo di preghiera e ti ho re-incontrato grazie a S. Francesco e il don. Come impegno mi sento nel cuore di dare parole di speranza agli anziani che incontro, con la gioia che io provo nella vita non finirò di ringraziarti per questi giorni. Signore, durante questo viaggio, il nostro don Samuele ci ha parlato dei tuoi “semi”, ovvero di tutte le virtù da coltivare e proteggere affinché possano dare i loro frutti e renderci delle persone veramente ricche di Spirito. Riconosco di possedere alcuni di questi semi ma sento che manca qualcosa, qualcosa come il perdono, che spesso è così difficile da concedere; qualcosa come la fede in Gesù Cristo che assomiglia così tanto alla piccola fiamma di una candela esposta alle intemperie e sul punto di spegnersi; qualcosa come le tante altre virtù che ci hai donato ma che è spesso così difficile far fruttare. Ti chiedo Signore, durante il nostro cammino di fede di aiutarmi ad accogliere, proteggere e coltivare questi semi “avvizziti” in modo da renderli frutti pieni e succosi così come piena diventerà la nostra vita se arricchita di tutto ciò. Io credo in te, Signore, perché sono stata battezzata nel tuo nome e ho ricevuto lo Spirito Santo. In questo periodo della mia vita Tu occupi un posto importante e ti ringrazio per quello che mi dai. Io non prego sempre ma lo faccio soprattutto quando sono in difficoltà o nel bisogno. La domenica vado comunque a messa. Io so riconoscere i doni che tu o Dio ci dai, persino tutti i sentimenti che proviamo sono un tuo dono. Io vorrei riuscire a prendere esempio da te, Gesù, ma non è facile. Vorrei riuscire ad imitarti, a seguirti per diventare una persona sempre più buona. I semi che ti chiederei di mettere nelle mie mani sono quelli della speranza, per poter iniziare a credere in modo più deciso e quello della forza, per poter raggiungere il mio obiettivo. Non riesco ad immaginare la vita senza Dio, senza le virtù che Lui ci dona perché non potrebbe esister un mondo in cui l’uno odia l’altro. Ho deciso di venire ad Assisi per condividere del tempo con i miei amici, per pregare con loro. I frutti di questo viaggio sono sicuramente la fraternità, perché ho imparato sempre più a stare con gli altri e l’umiltà come i frati di S. Francesco. L’impegno che ho deciso di prendere è quello di pregare di più e tutti i giorni. Grazie Gesù per tutto. Io credo in te, o Dio, però mi rendo conto che esisti per me solo quando vado a messa o al catechismo. Penso di saper riconoscere i doni che mi hai dato e soprattutto quello della vita. Vorrei imitarti Gesù, vorrei anche seguirti perché credo che Tu mi possa rendere felice e vorrei anche conoscerti meglio. La mia vita senza Dio me la immagino noiosa perché alla fine è Dio che dà un senso alle cose. Sono venuta ad Assisi per divertirmi con i miei amici e visitare la città. Vorrei impegnarmi ad essere più aperta verso gli altri e a dare di più durante le attività.
ALCUNI ADOLESCENTI, INSIEME AI CATECHISTI
Hanno accompagnato i ragazzi di 3ª media
Dal 2 al 4 gennaio sono partito con i ragazzi di 3ª media, per accompagnarli nel viaggio spirituale/religioso ad Assisi. Questa uscita è stata molto interessante e costruttiva, infatti sono riuscito a conoscere bene i ragazzi e mi sono divertito con loro. Insieme a me c’erano anche altri cinque Ado, con i quali ho collaborato per gestire i ragazzi. Il momento più bello, per me, è stato quando abbiamo visitato la tomba di San Francesco, dove i ragazzi hanno aperto il loro cuore a San Francesco. Per concludere vorrei ringraziare Don Samu che si è impegnato ad organizzare questa vacanza.
Mattia Carnevale
L’esperienza vissuta quest’anno ad Assisi sarà sicuramente una tra le più indimenticabili di sempre. Soprattutto grazie al nostro don Samu che riesce a fondere in combinazione perfetta divertimento e preghiera, apparentemente incompatibili. Tre giorni intensi ma nello stesso tempo pervasi da risate e divertimento anche grazie agli altri animatori. Ripercorrere questa tappa mi ha fatto ricordare tutta la terza media. Spero di essere stato un buon animatore. Grazie mille!
Matteo Prando
Hanno accompagnato i ragazzi di 3ª media
Dal 2 al 4 gennaio sono partito con i ragazzi di 3ª media, per accompagnarli nel viaggio spirituale/religioso ad Assisi. Questa uscita è stata molto interessante e costruttiva, infatti sono riuscito a conoscere bene i ragazzi e mi sono divertito con loro. Insieme a me c’erano anche altri cinque Ado, con i quali ho collaborato per gestire i ragazzi. Il momento più bello, per me, è stato quando abbiamo visitato la tomba di San Francesco, dove i ragazzi hanno aperto il loro cuore a San Francesco. Per concludere vorrei ringraziare Don Samu che si è impegnato ad organizzare questa vacanza.
Mattia Carnevale
L’esperienza vissuta quest’anno ad Assisi sarà sicuramente una tra le più indimenticabili di sempre. Soprattutto grazie al nostro don Samu che riesce a fondere in combinazione perfetta divertimento e preghiera, apparentemente incompatibili. Tre giorni intensi ma nello stesso tempo pervasi da risate e divertimento anche grazie agli altri animatori. Ripercorrere questa tappa mi ha fatto ricordare tutta la terza media. Spero di essere stato un buon animatore. Grazie mille!
Matteo Prando
PRESENTAZIONE DEI RAGAZZI
di 3ª media
ORATORIO SAN GIOVANNI BOSCO
CARNEVALE ZOGNESE 2014
Cre2mila14 - PIANOTERRA
Stiamo lavorando per voi ragazzi, bambini!!! per ora eccovi le date per iscrivervi ditelo ai vostri genitori!!!
GIORNO DATA ORARIO SABATO 24.05 16.00-18.30 MERCOLEDÌ 28.05 VENERDÌ 30.05 MERCOLEDÌ 04.06 SABATO 07.06 MARTEDÌ 27.05 20.30-21.30 GIOVEDÌ 05.06 GIOVEDÌ 29.05 10.00-12.00 MARTEDÌ 03.06 LUNEDÌ 09.06 Corso obbligatorio animatori lunedì 5 - 12 - 19 e 26 maggio dalle 17.45 alle 19.00 in oratorio. Iscrizioni per fare l’animatore lunedì 14 aprile dalle 17.45 alle 21.00 e sabato 26 aprile dalle 20.30 alle 22.30. don Samuele Novali e animatori |
APPUNTAMENTI ESTIVI in Oratorio
VIA CRUCIS
Seconda Media
Valerio faceva le prove di una parte nella recita della scuola. Ci teneva tantissimo a parteciparvi, ma la mamma temeva che non sarebbe stato scelto. Il giorno in cui si annunciavano le parti, andò a prenderlo dopo la scuola. Valerio le corse incontro, con gli occhi che gli brillavano per l’emozione! “Indovina, mamma!”urlò. E poi disse quelle parole che rimangono per tutti una lezione: “sono stato scelto per applaudire!” Nella creazione di Dio non ci sono scarti.
Questo aneddoto di Bruno Ferrero ci sembra perfetto per introdurre quelli che sono stati i momenti di preparazione della Via Crucis, animata quest’anno dai nostri ragazzi di 2ª media. È proprio con questo spirito di attenzione completa alla partecipazione di tutti, che abbiamo imbastito la sacra rappresentazione: a parte due ragazzi che non hanno potuto partecipare alle prove e al venerdì della celebrazione, tutti hanno avuto un ruolo. Chi come attore nelle diverse scene delle stazioni, chi come lettore di vangeli e di preghiere, chi recando un semplice lumino ai gradini dell’altare, chi cantando la bella canzone di Maria al Figlio morto, chi anche solo in fotografia sullo schermo. Inoltre, per il primo anno, anche alcuni dei loro genitori hanno avuto la bella responsabilità di leggere alcune testimonianze improntate sulle figure di quanti, attualmente, nella nostra comunità, vivono sulla propria pelle situazioni di disagio, di emarginazione sociale e, all’opposto, di presa di coscienza della preziosità del dono di sé... Il risultato di questo momento di preghiera comunitaria che vuole essere la Via Crucis, è frutto del nostro cammino di catechismo: durante l’anno, incontrando alcune associazioni di volontariato sul territorio zognese (gruppo Missioni Rilima, Aido, Non solo Sogni, Volontari Casa di Riposo mons. Speranza) i ragazzi hanno preso coscienza delle molteplici fatiche e difficoltà che tante categorie di persone vivono quotidianamente: e della generosa partecipazione di coloro che invece offrono tempo e impegno per alleviarle almeno in parte, i volontari appunto. Per ciascun incontro, oltre che documentati con opuscoli, video e testimonianze, hanno avuto la fortuna di partecipare personalmente, sentire e vedere, quello che le associazioni in concreto offrono: come si muovono, a chi sono rivolte, quali problematiche cercano di affrontare e in parte sollevare. Sempre con la finalità ultima di mettersi gratuitamente al servizio, con dedizione e impegno, nella gioia del dare che è sempre più grande di quella del ricevere. Tornando alla nostra Via Crucis del 4 aprile scorso, ai suoi bei momenti di preparazione, viene da pensare a questo: davvero il Signore, nella forza e nella delicatezza del suo innamoramento per l’uomo, trova sempre fantasiose maniere di venirci incontro, di sostenerci e di ricompensare le nostre fatiche. A ciascuno di noi, nei modi e nei tempi più consoni e segreti, viene detta la frase ristoratrice, viene fatta la carezza più tenera, arriva la stretta di mano e l’abbraccio più caldo... per farci capire che non siamo mai soli, che Lui è lì a portare la croce con noi. E davvero Dio ci tocca quando siamo pieni di gioia e di amore; o in un giorno di lacrime; o nel sorriso e negli sguardi commossi della tua comunità; o quando nel deserto del sempre uguale ci imbattiamo nell’inaudito... nello stupore benedetto dei ragazzi che ci sono affidati, che alla fine ci ascoltano! Eccome! Che alla fine dimostrano che non sono vuoti e disattenti come sembra, che consegnano il cellulare (e quindi con esso tutto il mondo del virtuale e dell’effimero) perché desiderano essere lì, con te, con il cuore e il pensiero libero e attento solo a ciò che gli hai chiesto di fare e di dire, solo per Gesù. Un Gesù che per loro, per essere capito da loro, si deve manifestare e vivere nella quotidianità, non nello straordinario ma nel feriale, nel carnale. Da qui poi, più che giustificata la preoccupazione di correre presto a casa a dormire, a preparare la cartella per il mattino dopo... “ci vediamo mercoledì! Ok, ciao, buonanotte! “ Smontati e riposti velocemente gli allestimenti e gli abiti di scena, nel nostro ritorno a casa ci siamo fatte delle domande: come dovremmo essere capaci di intendere il nostro “fare catechismo”, perché ogni volta ci possa essere l’armonia e l’intesa silenziosa di questa sera? Semplicemente come uno “stare con... “ “Anche Gesù quando scelse i dodici li chiamò a sé perche stessero con lui (Mc. 3,14) Gesù non sceglie eroi, profeti, guaritori, esorcisti, oratori, messaggeri. Sceglie i dodici perché stiano con lui. Poi saranno inviati. Ma sceglie per prima cosa dei compagni di vita, non della gente che faccia delle cose per lui, ma con cui “fare casa”. Il primo obiettivo di Gesù non è la conversione ma la compagnia degli uomini, la comunione. E forse il Regno comincia con il rendere più affettuosa la vita. Tutti noi facciamo l’esperienza dello splendore di questo “stare con...”: con la persona amata, con l’amico, con il compagno. Stare con le persone amate è esperienza sufficiente a riscattare i nostri giorni dalle amarezze; fare strada con l’amico e il compagno è sufficiente a riscattare tanti nostri passi perduti. Stare con è esperienza sufficiente a redimere certe nostre giornate vuote o inquiete; stare con le persone alle quali vuoi bene è la prima guarigione della vita, terapia di base dell’esistenza; stare con è uscire dalla condanna della solitudine nemica. L’anima isolata si ammala e l’uomo ammalato e isolato muore. Amare riamati basta a riempire la vita, anzi, molte vite. Stare con è uscire dal regno del dover fare e della competizione per entrare nel regno della gratuità. Creare e riproporre sempre il fascino della comunione è l’obiettivo primario della storia sacra. (...) Stare con, e dopo, certamente, verrà la capacità di agire e di farlo con lo stile di colui con cui hai “fatto casa”. Dio ci benedice, ponendoci accanto persone di luce, persone buone, e talvolta -per i più forti tra noi- ci benedice ponendoci accanto persone che hanno bisogno, un enorme bisogno di noi. (Ermes Ronchi) Sosteneteci, cara comunità, in questo nostro “stare con”... perché tante volte per noi è anche fatica, amarezza, senso di inadeguatezza. Anche se comunque il desiderio di fare bene e di arrivare al cuore di tutti è il motore che muove sempre i nostri pensieri, le nostre azioni, le offerte di tempo ed energie che ci dedichiamo gli uni gli altri. Mancano forse piccoli perdoni, piccoli sorrisi, piccole tensioni da coprire e piccole parole da frenare, piccoli gesti di affetto. Forse ci manca poco, se lo vogliamo.
Fulvia con
Katia, Mariangela e Vanna
Questo aneddoto di Bruno Ferrero ci sembra perfetto per introdurre quelli che sono stati i momenti di preparazione della Via Crucis, animata quest’anno dai nostri ragazzi di 2ª media. È proprio con questo spirito di attenzione completa alla partecipazione di tutti, che abbiamo imbastito la sacra rappresentazione: a parte due ragazzi che non hanno potuto partecipare alle prove e al venerdì della celebrazione, tutti hanno avuto un ruolo. Chi come attore nelle diverse scene delle stazioni, chi come lettore di vangeli e di preghiere, chi recando un semplice lumino ai gradini dell’altare, chi cantando la bella canzone di Maria al Figlio morto, chi anche solo in fotografia sullo schermo. Inoltre, per il primo anno, anche alcuni dei loro genitori hanno avuto la bella responsabilità di leggere alcune testimonianze improntate sulle figure di quanti, attualmente, nella nostra comunità, vivono sulla propria pelle situazioni di disagio, di emarginazione sociale e, all’opposto, di presa di coscienza della preziosità del dono di sé... Il risultato di questo momento di preghiera comunitaria che vuole essere la Via Crucis, è frutto del nostro cammino di catechismo: durante l’anno, incontrando alcune associazioni di volontariato sul territorio zognese (gruppo Missioni Rilima, Aido, Non solo Sogni, Volontari Casa di Riposo mons. Speranza) i ragazzi hanno preso coscienza delle molteplici fatiche e difficoltà che tante categorie di persone vivono quotidianamente: e della generosa partecipazione di coloro che invece offrono tempo e impegno per alleviarle almeno in parte, i volontari appunto. Per ciascun incontro, oltre che documentati con opuscoli, video e testimonianze, hanno avuto la fortuna di partecipare personalmente, sentire e vedere, quello che le associazioni in concreto offrono: come si muovono, a chi sono rivolte, quali problematiche cercano di affrontare e in parte sollevare. Sempre con la finalità ultima di mettersi gratuitamente al servizio, con dedizione e impegno, nella gioia del dare che è sempre più grande di quella del ricevere. Tornando alla nostra Via Crucis del 4 aprile scorso, ai suoi bei momenti di preparazione, viene da pensare a questo: davvero il Signore, nella forza e nella delicatezza del suo innamoramento per l’uomo, trova sempre fantasiose maniere di venirci incontro, di sostenerci e di ricompensare le nostre fatiche. A ciascuno di noi, nei modi e nei tempi più consoni e segreti, viene detta la frase ristoratrice, viene fatta la carezza più tenera, arriva la stretta di mano e l’abbraccio più caldo... per farci capire che non siamo mai soli, che Lui è lì a portare la croce con noi. E davvero Dio ci tocca quando siamo pieni di gioia e di amore; o in un giorno di lacrime; o nel sorriso e negli sguardi commossi della tua comunità; o quando nel deserto del sempre uguale ci imbattiamo nell’inaudito... nello stupore benedetto dei ragazzi che ci sono affidati, che alla fine ci ascoltano! Eccome! Che alla fine dimostrano che non sono vuoti e disattenti come sembra, che consegnano il cellulare (e quindi con esso tutto il mondo del virtuale e dell’effimero) perché desiderano essere lì, con te, con il cuore e il pensiero libero e attento solo a ciò che gli hai chiesto di fare e di dire, solo per Gesù. Un Gesù che per loro, per essere capito da loro, si deve manifestare e vivere nella quotidianità, non nello straordinario ma nel feriale, nel carnale. Da qui poi, più che giustificata la preoccupazione di correre presto a casa a dormire, a preparare la cartella per il mattino dopo... “ci vediamo mercoledì! Ok, ciao, buonanotte! “ Smontati e riposti velocemente gli allestimenti e gli abiti di scena, nel nostro ritorno a casa ci siamo fatte delle domande: come dovremmo essere capaci di intendere il nostro “fare catechismo”, perché ogni volta ci possa essere l’armonia e l’intesa silenziosa di questa sera? Semplicemente come uno “stare con... “ “Anche Gesù quando scelse i dodici li chiamò a sé perche stessero con lui (Mc. 3,14) Gesù non sceglie eroi, profeti, guaritori, esorcisti, oratori, messaggeri. Sceglie i dodici perché stiano con lui. Poi saranno inviati. Ma sceglie per prima cosa dei compagni di vita, non della gente che faccia delle cose per lui, ma con cui “fare casa”. Il primo obiettivo di Gesù non è la conversione ma la compagnia degli uomini, la comunione. E forse il Regno comincia con il rendere più affettuosa la vita. Tutti noi facciamo l’esperienza dello splendore di questo “stare con...”: con la persona amata, con l’amico, con il compagno. Stare con le persone amate è esperienza sufficiente a riscattare i nostri giorni dalle amarezze; fare strada con l’amico e il compagno è sufficiente a riscattare tanti nostri passi perduti. Stare con è esperienza sufficiente a redimere certe nostre giornate vuote o inquiete; stare con le persone alle quali vuoi bene è la prima guarigione della vita, terapia di base dell’esistenza; stare con è uscire dalla condanna della solitudine nemica. L’anima isolata si ammala e l’uomo ammalato e isolato muore. Amare riamati basta a riempire la vita, anzi, molte vite. Stare con è uscire dal regno del dover fare e della competizione per entrare nel regno della gratuità. Creare e riproporre sempre il fascino della comunione è l’obiettivo primario della storia sacra. (...) Stare con, e dopo, certamente, verrà la capacità di agire e di farlo con lo stile di colui con cui hai “fatto casa”. Dio ci benedice, ponendoci accanto persone di luce, persone buone, e talvolta -per i più forti tra noi- ci benedice ponendoci accanto persone che hanno bisogno, un enorme bisogno di noi. (Ermes Ronchi) Sosteneteci, cara comunità, in questo nostro “stare con”... perché tante volte per noi è anche fatica, amarezza, senso di inadeguatezza. Anche se comunque il desiderio di fare bene e di arrivare al cuore di tutti è il motore che muove sempre i nostri pensieri, le nostre azioni, le offerte di tempo ed energie che ci dedichiamo gli uni gli altri. Mancano forse piccoli perdoni, piccoli sorrisi, piccole tensioni da coprire e piccole parole da frenare, piccoli gesti di affetto. Forse ci manca poco, se lo vogliamo.
Fulvia con
Katia, Mariangela e Vanna
BENVENUTI AL CRE ASILO
Dopo la Parola nel 2012 e il corpo nel 2013, “l’Abitare” è il tema scelto per l’estate 2014. Perché ogni parola, così come ogni corpo, se vuole essere veramente segno indelebile nel tempo, ha bisogno di prendere dimora nell’esistenza degli uomini. Il tema dell’abitare, come ci suggerisce il bisogno irrinunciabile di stare con i ragazzi, così ci invita ad aprire la porta per andare incontro all’altro: nessuno su questa terra deve sentirsi straniero ma destinatario di una cura attenta e amorevole. Come la vita degli uomini non può prescindere dal parlare e dal porre gesti, così non può fare a meno di ‘trovare casa’, di ‘fare casa’ su questa terra in cui Dio ci ha collocato.
Dopo avervi presentato il tema del CRE ci sembra giusto dare spazio alle animatrici dei bambini più piccoli, quelli dell’asilo. L’esperienza vissuta al CRE asilo quest’anno è stata molto significativa. Avendola già sperimentata lo scorso anno, sono riuscita ad ambientarmi subito e ad interagire meglio sia con i bambini sia con le altre animatrici. Ritengo che queste settimane e mi abbiano aiutato innanzitutto a capire meglio le esigenze dei più piccoli; partendo dalle cose minime, che talvolta si tendono a sottovalutare, fino ad arrivar ai bisogni comuni. Inoltre mi ha fatto capire che, soprattutto con i bambini di quest’età, la responsabilità è maggiore e quindi bisogna avere un occhio in più per loro. In qualsiasi situazione, come ad esempio in piscina o semplicemente nello svolgimento dei lavoretti. Se avrò ancora l’occasione spero di ripetere questa esperienza che è stata a mio parere molto gratificante e formativa. Paola Questa nostra prima esperienza al CRE come animatrici ci ha fatto crescere e ci ha reso più responsabili. Con i bimbi dell’asilo, rispetto a quelli delle elementari, ci vuole più attenzione, dato che i bambini sono meno indipendenti e sono molti di più; ma ci siamo divertite ed è bello che poi i bambini iniziano a volerti bene e ti dimostrano il loro affetto con un abbraccio, o semplicemente cercandoti perché vogliono giocare con te. Con alcune animatrici abbiamo avuto un po’ di difficoltà nella suddivisione dei compiti, ma alla fine tutto questo è stato un incoraggiamento per fare il meglio sia per noi animatrici sia per i bambini. Grazie. Alice e Roberta Un grazie di cuore a tutte le persone che hanno reso possibile questi momenti di condivisione e allegria. Edy |
C.R.E. 2mila14 - 16 giugno – 11 luglio
“PIANOTERRA” – Be Home
“Be home” è la scritta stampata sulla maglietta di noi animatori ed anche il motto di questo Cre. “Come mai proprio be home?” - mi sono chiesta. Tradotto dall’inglese significa “essere a casa”, inteso proprio come sentirsi a casa. Una particolarità della lingua inglese, che mi piace parecchio, è che alcune parole si possono declinare con più significati: ecco che qui possiamo tradurre sia home che house, ma home viene inteso come un posto in cui ci si sente al sicuro, fra amici, protetti. Non un immobile o quattro mura dove si mangia e ci si corica la notte, ma molto di più: un ambiente accogliente, caldo, che ti fa stare bene e in pace con te stesso e con tutti, un luogo in cui ti diverti e ti rilassi, e soprattutto dove ci sono le persone che più ami, dove c’è la tua famiglia! L’Oratorio di Zogno, da anni è la nostra casa e la nostra seconda famiglia, che accoglie tanti bambini e ragazzi pieni di gioia e di voglia di giocare!!?!? Don Samu e la sua squadra di animatori sono sempre pronti per affrontare ogni evenienza... Il Cre di quest’anno, PIANOTERRA, ha cercato di trasmettere a tutti un grande senso di fraternità e comunità, inteso come grande famiglia, grazie alla collaborazione con gli oratori e gli animatori di Ambria e di Endenna; un Cre ben organizzato (anche se il tempo purtroppo non è stato dei migliori!) a partire dai balletti introduttivi di ogni inizio pomeriggio, ai giochi a rotazione per gruppi di ragazzi e bambini, al coperto e all’aperto di laboratori, alla festa a sorpresa per il 44° anno di sacerdozio di don Angelo, alle merende golose e alla visione di film e cartoni animati quando proprio la pioggia non dava tregua! Insomma, un mix grandioso con gli amici della Romania per farci sentire parte di qualcosa di veramente grande: una famiglia che accoglie, accompagna, educa, fa crescere anche quando rimprovera; consiglia. Insomma, non dimentichiamoci, che aprire le nostre porte agli altri, alla comunità, significa aprirle al Signore, che ogni giorno bussa al nostro cuore per “essere a casa”!
Alessia M. |
TOSCANA 2mila14
San Francesco d’Assisi, davanti al Crocefisso sente la voce di Gesù che gli dice: “Francesco, và e ripara la mia casa”. E il giovane Francesco risponde con prontezza e generosità a questa chiamata del Signore: riparare la sua casa. Ma quale casa? piano piano, si rende conto che non si tratta di fare il muratore e riparare un edificio fatto di pietre, ma di dare il suo contributo per la vita della Chiesa, amandola e lavorando perché in essa si riflettesse sempre più il Volto di Cristo. Durante la settimana in Toscana abbiamo affrontato questo tema, ovvero, l’invito a riparare la Chiesa di Gesù; ma per farlo, occorre partire da me e da te! Tutti gli ottanta adolescenti si sono impegnati durante l’Adorazione Eucaristica a scrivere una riflessione: ecco alcuni pensieri.
La Chiesa siamo noi, siamo io e te. La Chiesa è formata da tutti noi e dipende da ognuno di noi se fa una bella o brutta figura; questa grande famiglia chiama continuamente a sé nuovi figli, siamo noi che dobbiamo cercare di coinvolgere più persone possibili. Fare ciò non sempre è facile e molte volte perché non ne abbiamo voglia, ma quando capita di riuscire a fare entrare un nuovo membro in questa bellissima famiglia chiamata Chiesa ti senti molto orgoglioso e felice perché hai la possibilità di condividere dei bellissimi momenti come questa Toscana. Tuttavia, la maggior parte delle volte ci tiriamo indietro e diciamo: “tanto lo farà qualcun altro”, “tanto lui non vuole seguirmi” scaricando sempre le colpe sugli altri e nascondendo che in realtà siamo noi quelli fragili e magari timidi. Queste caratteristiche dicono chi siamo, ma certe fragilità distruggono i bei momenti che potremmo passare con questa famiglia. In questa Toscana ho capito l’importanza di questa famiglia composta da tanti fratelli e sorelle che ti aiutano e di un Padre che non trascura nessuno e non ci fa mancare nulla. Sono veramente felice di far parte di questa famiglia. Grazie don. Innanzitutto vorrei ringraziare il Signore per questa settimana fantastica in Toscana. È il primo anno che vengo qui e mi sono divertito molto. Il ringraziamento non va solamente per i momenti di svago con gli amici e animatori ma anche, e forse soprattutto, per i momenti di preghiera che grazie al don mi hanno avvicinato di più a Dio fino ad entrare in dialogo con lui. Quando ho letto la storia del santo del mio gruppo mi sono veramente sorpreso: ho “conosciuto”, se così si può dire, una persona legata molto al bene degli altri, una persona che mette da parte i propri bisogni e aiuta il prossimo senza sbuffare, tornando al discorso del don di stamattina. La vita di don Andrea Santoro mi fa capire che bisognerebbe aprirsi agli altri, aiutare gli altri, servire gli altri lasciando perdere le superficialità che la vita ci presenta davanti. Grazie anche a questa settimana ho capito che è più facile criticare e riconoscere le fragilità e le debolezze altrui piuttosto che riconoscere le proprie. Da parte mia riconosco di avere troppo orgoglio, spesso non lo metto da parte, aspetto che siano gli altri a fare il primo passo, a chiedere scusa... nel futuro, quando starò con i miei amici, cercherò di essere una persona più umile chiedendo scusa quando serve. È molto difficile per me trovare una sola figura di Dio, io vedo Dio come qualcosa di assoluto, quindi “disciolto” nella realtà ma anche e soprattutto presente nella vita di tutti i giorni. In alcuni momenti, soprattutto in quelli di preghiera, forse un po’ stupidamente, vedi Dio come un amico con cui confidarsi. Quando parliamo dei poveri emerge un’altra mia debolezza: da parte mia c’è molta voglia di mettermi in gioco, di fare qualcosa per migliorare le cose, però, quando sono in gruppo con i miei amici, vedo i poveri in modo diverso e li sottovaluto, a partire dal barbone che trovo per strada... Anche in questo spero con l’aiuto del Signore di migliorare, perché ho davvero bisogno di mettermi in gioco per qualcuno e qualcosa di importante. Quando nella domanda mi trovo scritto che i personaggi che ho conosciuto non sono superman o superwoman, mi girano un po’ le scatole; si, certo, non hanno superpoteri o doti soprannaturali, ma hai visto tu uomini o donne con più umiltà? O con più capacità di aiutare gli altri e mettersi in gioco? O con più altruismo? Beh, io no di certo. Stimo davvero queste persone e penso che hanno risposto alla chiamata di Dio perché hanno capito veramente il senso della vita, hanno capito che ognuno nel suo piccolo, ma che alla fine è molto grande, può fare la differenza; la parabola del seme di senapa penso calzi a pennello, una cosa piccola può diventare grande ma sempre con voglia e determinazione. Se posso volevo anche esprimere un pensiero su quello che madre Teresa di Calcutta ha detto: il mio pensiero e motto di tutti i giorni è “se vuoi, puoi”. È difficile sì, ma le soddisfazioni che hai quando sai di aver fatto qualcosa di giusto e magari con tanta fatica, sono enormi. Io credo in Dio, molto. Però l’atteggiamento della Chiesa non mi piace più di tanto in certe occasioni perché, parliamoci chiaro, il ruolo che ha è importante e tutto quello che vuoi ma in certe occasioni se ne approfittano, la fanno sempre “franca”... ma forse questo è un argomento in cui è meglio non entrare. GRAZIE DON! Anche se è difficile a volte bisogna ammettere di avere dille fragilità che nascono soprattutto dallo stare con gli altri e confrontarsi con essi. Io, a seconda di quali fragilità si parla, mi lascio aiutare e ammetto di averle, prima di tutto perché se le si riconosce si può migliorare, poi perché tutti le abbiamo ed è inutile nasconderle. Io prego un Dio simile a me, che non è il Dio della chiesa ricca che si basa sull’esibizionismo ma il Dio che è venuto in mezzo a noi: ha vissuto, ha sorriso, ha sofferto ed è morto come noi ma soprattutto per noi. È proprio questo che lo rende grande: il fatto che non è caduto nel peccato ed è sempre presente per tutti, si è sacrificato per noi. È, quindi, un Dio di tutti, un Dio che ama tutti e dà la possibilità a tutti di amarlo. Io credo di essere costantemente a contatto con i poveri, ma purtroppo non sono mai in grado di aiutarli, anche perché i veri poveri, quelli che intendo io, sono le persone non economicamente in difficoltà, ma poveri nello spirito. Quelle che fanno fatica ad affidarsi a Dio, quelle che non sanno riconoscere il sottile confine che porta una persona dall’essere solare e simpatica a irrispettosa e fuori luogo... partendo a volte anche da me!! Io, sinceramente, non riesco a capirli (i santi) e soprattutto non ne sarei in grado, posso solo immaginarlo. Credo che alla base di tutto ci sia l’amore per Dio e una totale fiducia in lui cosicché sono stati in grado di avere coraggio, mollare tutto e affidarsi nella maniera più assoluta a Lui. Tante volte io faccio fatica a credere in Dio, quando vedo la superficialità e l’apparire della Chiesa, ma poi mi rendo conto che in ogni cosa c’è il negativo ma anche il positivo. Vedo per esempio il don e tutti i missionari o più semplicemente l’esempio dei santi sopraindicati e capisco che la vera Chiesa è questa, il vero donarsi a Dio è questo, non è l’incenso o le statue. Vorrei ringraziare Gesù per questa settimana, credo sia stata la vacanza più bella di tutta la mia vita. Ho conosciuto persona fantastiche a cui mi sono subito affezionata, vorrei donarle a Te, alla tua pace e al tuo amore perché se lo meritano. Infine vorrei ringraziare il don per l’amico più speciale che ogni giorno ci fa conoscere e amare, cioè Gesù. Grazie a Dio per la fortuna che ho. |
UN PLUTONE OROBICO CONQUISTA SICILIA
Buongiorno lettori, in questo numero la consueta rubrica d’attualità si presta a raccontare l’esperienza di un’allegra brigata di giovani zognesi che ha investito le proprie vacanze estive in un progetto attuale e socialmente importante: un’intensa settimana di volontariato per l’associazione Libera, fondata nel 1995 da Don Ciotti, che opera sull’intero territorio nazionale, facendo formazione nella lotta antimafia e operando per il reinserimento a fini sociali dei beni confiscati alle mafie. Nel goliardico gruppo c’era pure il sottoscritto, quindi avrete un narratore interno e assolutamente attendibile sui fatti. Il nostro progetto parte mesi fa, nel tentativo di proporre ai ragazzi di quarta superiore una vacanza diversa e costruttiva, che potesse valorizzare ulteriormente il percorso finora svolto nel gruppo adolescenti, legato al servizio e al volontariato. Fin da subito i ragazzi sono stati coinvolti in una democratica votazione e così a suon di mail, telefonate e prenotazioni ecco che il progetto diventa realtà: direzione campo di volontariato di Marina di Cinisi, provincia di Palermo, gestito dalla cooperativa Liberamente, all’interno del progetto Estate Liberi, che nei mesi estivi vede coinvolti migliaia di volontari sul territorio nazionale per la bonifica, la manutenzione e la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. È tutto pronto, siamo 16 entusiasti volontari, che scalpitano per lasciare la propria traccia e il proprio contributo in territorio siculo: si parte lunedì 18 agosto, in aereo, mezzo inedito per alcuni, ma prova decisamente superata da tutta la comitiva. Neanche il tempo di scendere dall’aereo e facciamo amicizia con l’autista Giuseppe che, facendo quasi una gincana tra le disordinate cataste di rifiuti a bordo strada, ci consegna alla nostra destinazione. Ormai ci siamo, accompagnati dal fracasso delle valigie, c’inoltriamo nella campagna alla ricerca di quello che d’ora in avanti chiameremo Campo. Il nostro Campo appunto è ciò che rimane dopo 15 anni di incuria di un residence familiare confiscato a Vittorio Piazza, noto imprenditore toscano, colletto bianco a cui nel 1993 vennero confiscati beni per 2000miliardi di lire per associazione mafiosa. Cinque villette attempate, qualche ettaro di terra, da qualche anno gestiti dalla cooperativa Liberamente, il “residence” ospita frotte di volontari nel tentativo di creare un villaggio di turismo etico, per fasce deboli (chi fosse interessato può trovare qualche info sul sito www.liberamente-coop.it/ciuri.asp e www.edisonstart.it/ idee/fiori-di-campo-percorsi-di-turismoetico). Ci accomodiamo nei nostri “appartamenti”, camerate da 8, dotate di materassi e di due bagni senza acqua potabile ovviamente. Verremo infatti “imparati” che l’acqua potabile qui è un bene assoluto e nell’intero campo un solo rubinetto ci disseterà: il resto dell’acqua è salmastra, docce, rigorosamente esterne, comprese. Tutti ai posti di combattimento: per la prima volta facciamo la conoscenza coi soci della cooperativa, nonché responsabili del campo, con la simpaticissima e brillante Mimma (o Minna nella variante bergamasca), con lo spavaldo tuttologo Luis e con i nostri 46 compagni d’avventura provenienti da Lecco, Cesena, Modena e Milano. In totale siamo 62 e si vede, gli spazi sono ridotti ma siamo convinti che ci adatteremo, forse. Il sapore della loganghina che la cuoca Silvia c’impiatta per cena, ci fa sentire quasi a casa: da qui in avanti c’inoltreremo invece in un bizzarro e rivisitato menù siciliano. E fu sera e fu mattina secondo giorno. Si comincia con la sveglia mattutina, colazione di routine e via; la divisione in gruppi mischia le carte in tavola, ci porta ad occuparci di una serie di faccende, fianco a fianco coi nostri nume rosi e sconosciuti compagni di merende. Durante l’intera settimana ci alterneremo su più fronti, con l’obiettivo di lasciare anche il nostro segno: già si nota che in diversi hanno messo mano a parecchi piccoli e grandi progetti, siamo in un cantiere aperto, ognuno deve fare la sua parte. Impariamo subito ad aguzzare l’ingegno: realizziamo muri a secco, per impedire al simpatico vicino di penetrare nel nostro territorio e procurarsi la legna abusivamente; recuperiamo bancali di legno, per montare comodissimi divani e arredi interni; spazziamo e ripuliamo dormitori, bagni e la spiaggia antistante; cuciniamo per ore per quasi 70 bocche da sfamare; inventiamo fosse biologiche e compost naturali per sbarazzarci dei rifiuti meno gentili; insomma ci improvvisiamo in un sacco di mansioni, realizzando persino, da buona tradizione siciliana, vere e proprie opere ingegneristiche sul ciglio della strada con la nostra spazzatura. Ci scuserete se siamo così netti, ma la realtà, piaccia o non piaccia è proprio questa. Intanto i lavori procedono, ma la truppa ha fame e i rifornimenti non incontrano il gusto dei più. Gli Scout di Cesena sanno adattarsi bene, ma scopriremo poi a scapito nostro le loro lacune; il grottesco gruppo lecchese ci sfugge, spesso non riusciamo a creare il contatto giusto, a volte ci lasciano un po’ spiazzati; invece le due famigliole di Modena e Milano sono esempi da seguire, si giocano su qualsiasi fronte, si dividono per poi ritrovarsi e ci supportano sempre e comunque. La giornata è così scandita: ore 7 sveglia e colazione, ore 8.30 ritrovo di gruppo, “risveglio muscolare” e inizio delle attività, ore 13.30 finalmente si mangia, poi siesta sulle gettonatissime amache o in spiaggia, ore 17 formazione e discussione con personaggi simbolo della lotta antimafia, ore 20.30 purtroppo si rimangia, ore 22 dobbiamo rifocillarci, vamos in pizzeria, ore 24 tutti a nanna, ma magari non proprio tutti. Resta sottinteso che ogni giornata è costellata da rosari e messe più o meno a misura d’uomo, ovviamente capitanati dal nostro Don Samu, perché la fede fortifica l’uomo anche e soprattutto nelle difficoltà. E fu sera e fu mattina, terzo giorno: Palermo by train. Animiamo la stazione del treno davanti a numerose facce attonite e sbigottite: perdonateci ma stiamo facendo gruppo. Il nostro corteo di 62 magliette gialle sfila davanti all’albero commemorativo di Falcone fino a raggiungere la bottega di Libera, lasciandosi ingolosire da arancini, pizzette, ciambelle che ci fanno tornare il sorriso. Per l’occasione facciamo tappa per un risotto senegalese, ma il programma c’incalza: altra formazione, altra messa, uno striminzito giro turistico e via di corsa a prendere il treno di ritorno. Palermo: toccata e fuga. Rientriamo nei ranghi, torniamo alla routine, c’è chi si azzarda ad andare in campagna: sveglia alle 5.30 per scoprire la produzione biologica della cooperativa. Per una mattinata, a turno, diventiamo abili agricoltori di pomodori, uva, fichi d’india, limoni e ogni ben di Dio che tenta di crescere nella riarsa piana di Partinico. Puntualmente ci ciberemo dei nostri raccolti: i pomodori diventeranno una vellutata passata e ce li ritroveremo in tutte le salse a colazione, pranzo e cena, i limoni saranno la base di una rinfrescante limonata e i più fortunati assaggeranno la locale crema di limoncello, poi insalata e mais, nostri insostituibili compagni d’avventura. I giorni passano, la fame aumenta, le amicizie crescono. Manco il tempo di ambientarci e la nostra avventura volge quasi al termine. Il venerdì scorre via liscio, lasciando posto al sabato, momento culmine del nostro percorso antimafioso: dopo aver conosciuto Giovanni Impastato, i familiari di Boris Giuliano, Amico Dolci e dopo aver ascoltato le gesta e i sacrifici dei vari Falcone, Borsellino, Chinnici e tanti altri martiri più o meno noti, è il momento di andare sui luoghi di Peppino Impastato, di conoscerne a fondo la storia, di visitare la casa dove tutto è iniziato e il casolare, il binario dove tutto è finito. Piano piano le voci si attenuano, la curiosità lascia spazio ad un’umile ed esterrefatta presa di coscienza. Il quadro si chiude, tanti volti, tanti luoghi, tutti altrettanto significativi: Cinisi, Capaci, Palermo sono solo alcune delle tappe di un lungo e doloroso calvario. Noi le ripercorriamo oggi con occhi giovani e inesperti, quasi a voler imparare qualcosa, quasi a voler portarci a casa la netta sensazione che la vecchia mafia, chiara e lampante, sta lasciando il posto ad una nuova, fitta trama mafiosa, subdola e incolore. Mille pensieri ci frullano vorticosi nella testa, mille nomi, fotogrammi, parole: individualmente ricomponiamo un personalissimo mosaico che porteremo con noi, in Lombardia, ormai la seconda regione italiana per infiltrazioni mafiose. I nostri giovani occhi si aprono su questo nuovo, inquietante panorama. Quasi per contraddire il clima di riflessione che si è venuto a creare, è giunto il momento di festeggiare, il Campo viene “smontato” ufficialmente, ci aspettano due giorni di relax, ma soprattutto ci aspetta la festa conclusiva del campo: un grande falò, carne alla griglia cucinata su una splendente rete da materasso, e tante prelibatezze che nei giorni precedenti avevamo sognato e quasi dimenticato. Woooow! È il momento dei canti e dei balli, è il giovane coronamento di un’intensa settimana di lavoro e di formazione: davvero emozionante riunirsi di fronte al fuoco con piatti pieni e facce sorridenti. Ma PatapimPatapum capita l’imprevisto. Abbiamo un ferito di “guerra”, c’è chi propone di proseguire la festa per smorzare la preoccupazione, chi invece sale in cattedra e ci snocciola lezioni di vita: ecco il paradosso di alcuni, gran bravi nell’adattarsi, ma in evidente difficoltà nell’integrarsi. Con la coda tra le gambe, i sorrisi spenti, ci riuniamo in cerchio, facciamo il nostro “punto della strada”, e quasi senza accorgercene siamo diventati, noi 16 muli zognesi, un gruppo coeso, capace di risolvere problemi di coesistenza e di superarli, di vivere la difficoltà ma di andare oltre, di puntare sempre e comunque alla condivisione con gli altri. Bravi ragazzi, mi avete stupito, siamo affiatati e volenterosi di vivere le nostre esperienze, anche quando altri la pensano diversamente: spero che anche questo sarà un bagaglio utile per il nostro futuro, che sicuramente supera i limiti di dimensioni e di peso Ryanair, ma è estremamente prezioso. Siamo davvero agli sgoccioli, la domenica è cristianamente il giorno del riposo e allora rassettiamo il più grosso e via in spiaggia a raccontarci trascorsi di vita tra sbigottiti siciliani, alternando lunghe e rilassanti nuotate per rinvigorirci. Una messa conclusiva sugli scogli ci fa apprezzare ancora di più l’orizzonte sconfinato, l’aria marina e le note delle chitarre allietano l’atmosfera. I 62 in qualche modo si ricompattano e via, gambe sotto al tavolo, è tempo di godersi una pizza in compagnia. Dopo il lauto banchetto, eccoci all’ultimo rientro notturno al Campo, tra montagne di monnezza, auto con abbaglianti spiegati e attentati di uova fresche.
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Ultima notte sotto le stelle, ultimi bisbigli, ultimi attimi sulle amache, diventate una sorta di Mecca per insonni e tiratarde. Nella notte abbracciamo gli amici scout di Cesena, al mattino è il turno degli amici di Milano e Modena, che rivedremo presto in terra orobica, ed infine ci accomiatiamo dagli amici di Premana, con i quali, col passare dei giorni, siamo entrati in sintonia. Perché li salutiamo? Perché loro se ne vanno, mentre noi abbiamo davanti ancora un’intera giornata di sole, spiaggia, mare e prelibatezze culinarie. La giornata vola e così anche noi facciamo i bagagli, lasciando i nostri appartamenti al prossimo gruppone di volontari. Ci immedesimiamo in loro, una settimana intensa li aspetta, nel frattempo abbracciamo i responsabili del campo: abbiamo fatto fatica ad ingranare, ma siamo stati fianco a fianco per una settimana e così, quasi ci dispiace fuggire via col fiammante pulmino dell’autista Giuseppe. Se non fosse che come un fulmine a ciel sereno una loganghina torna a far capolino sui piatti dei nostri successori: meglio serbare il segreto sulla provenienza della salsiccia e raggiungere quanto prima l’aeroporto. Ma si sa che da buoni bergamaschi non ci risparmiamo mai, e così tra il ritardo del volo, lo smarrimento improvviso di una carta d’identità, saluti strappalacrime, persino il tentativo di coronare un amore platonico a distanza, ecco che animiamo pure l’attesa in aeroporto. Atterriamo sul suolo natio di notte, riprendiamo subito e malamente i contatti col freddo e la pioggia, ci abbracciamo come a ringraziarci l’un l’altro per il contributo dato alla spedizione: un contributo di sorrisi, battute, amicizie, pacche sulla spalla, supporto fisico e psicologico, insomma ognuno di noi ci ha messo del suo per fare di questa esperienza un momento particolare ma unico. È tempo di tornare a fatica alla nostra quotidianità ma non perdiamoci di vista e anzi, cominciamo a progettare la prossima avventura. Niente di personal, ma siete stati tutti fantastici picciotti!!!
Riki P.s. Agli inizi di settembre abbiamo ricevuto gli amici di Modena e Milano: è bello vedere lo stupore nei loro occhi visitando la nostra terra! Gran bella giornata in compagnia al Pizzo Cerro, ammirando poi il fascino rurale di Catremerio e il casalingo Museo di San Lorenzo. È poi ancora tempo di saluti, ma dato che siamo allergici agli addii, proponiamo un arrivederci alla prima occasione utile! |
A ZOGNO, CITY CAMP INGLESE
Un pezzo di Inghilterra è arrivato anche a Zogno: in Oratorio l’English City Camp. L’iniziativa ha coinvolto 60 bambini delle nostre comunità, dando la possibilità di trascorrere una settimana come se partecipassero a una vacanza studio in Inghilterra. Infatti i City Camps, offrono ai giovani un’efficace «English full-immersion» poiché attività didattiche e ricreative sono animate da tutor anglofoni, stimolando gli studenti a esprimersi in inglese. L’Oratorio è un’agenzia educativa che, “in primis”, si contraddistingue per la sua proposta spirituale ma ritengo che debba essere un luogo capace di formare e informare su tutti i fronti: sociale, caritativo, mediatico e culturale. Ecco il motivo di questa scelta, che il prossimo anno prenderà ancora casa a Zogno. Alla prossima!
don Samuele Novali
don Samuele Novali
PROGETTO SPAZIO COMPITI
È per i nostri bambini, per dare loro un’occasione bella e preziosa di abitare il nostro oratorio non solo per l’ora di catechismo ma anche per fare i compiti, per giocare insieme, per crescere insieme... e non solo!! Credo molto in questo progetto già proposto lo scorso anno scolastico e durante il CRE: educa i ragazzi a responsabilizzarsi, a collaborare, a mettersi in gioco... chiede agli adolescenti, alle insegnanti e alle mamme impegnate, la pazienza, la capacità di ascoltare, correggere, educare; senza dimenticare che i bambini vogliono da noi grandi prima di tutto la nostra coerenza in quanto educatori. Lo Spazio Compiti non vuole “supplire” alla figura del genitore, ma è in aiuto al genitore occupato tutto il giorno sul lavoro (e lo è anche per chi non è impegnato nel lavoro); è insomma, una proposta formativa, creativa ed educativa dal sapore comunitario che dice quanto ci sta a cuore la singola persona, in questo caso i nostri bambini. Lo Spazio Compiti non vuole “sminuire” l’impegno per il catechismo che rimane senz’altro un appuntamento edificante e fecondo per tutti e che chiede puntualità, impegno, ascolto, confronto, preghiera... e che fa CRESCERE nell’animo spirituale e umano. Lo Spazio Compiti resta il lunedì e il giovedì pomeriggio con la possibilità del pranzo. I moduli di iscrizione saranno consegnati a scuola e l’inizio dello Spazio Compiti è lunedì 6 ottobre.
don Samuele Novali
don Samuele Novali
STAVANO INSIEME
“Stavano insieme...” è la frase che collega le proposte diocesane di Avvento-Natale alla lettera pastorale del vescovo: “Donne e uomini capaci di Eucaristia”. In questo anno pastorale il Vescovo ci invita a meditare il brano degli Atti degli Apostoli (2,42-47) che descrive la vita della comunità primitiva per rileggere la nostra attuale esperienza di Chiesa. L’immagine che la interpreta è quella della casa. La casa è il luogo in cui la comunione dei fratelli è possibile, nelle case dei cristiani si celebrano le prime eucaristie, prima ancora che vengano costruite le chiese, la casa è il luogo in cui i primi cristiani raccontavano ciò che avevano visto o ascoltato dagli apostoli riguardo Gesù. La casa come primo luogo per la catechesi e l’annuncio evangelico. Dunque l’immagine ricorrente che permette di fare sintesi delle tante proposte è quella della casa e dell’abitare: UNA CASA PER ASPETTARE; UNA CASA PER CAMBIARE VITA; UNA CASA PER DARE TESTIMONIANZA; UNA CASA PER ACCOGLIERE, UNA CASA PER GESÙ CHE VIENE, UNA CASA PER APRIRSI AL MONDO. In questo Avvento, cosa proporre ai ragazzi per aiutarli a preparare il loro cuore ad accogliere Gesù? Fedele alla proposta diocesana, ho immaginato la casa dei primi cristiani come luogo del racconto dei fatti legati alla vita di Gesù, da qui l’intuizione di impostare il cammino di Avvento sul tema: I PRIMI CRISTIANI STAVANO INSIEME NELLE CASE PER RACCONTARE, ASCOLTARE, RICORDARE, CONDIVIDERE LA PAROLA DI DIO CHE SI È FATTA CARNE. Le motivazioni: molto spesso pensiamo che la Parola di Dio sia difficile anche per noi, sacerdoti, catechisti, per certi aspetti è vero... e allora, come raccontare la parola di vita del Signore ai ragazzi? Solamente passeggiando nel giardino di questa Parola, vivendola e celebrandola con la frequentazione quotidiana. Con l’aiuto dello Spirito Santo, in semplicità e umiltà e sostenuti anche dai vari sussidi formativi, in questo Avvento possiamo condurre i ragazzi alla scoperta della bellezza della scrittura biblica. Si apriranno così all’intelligenza e alla capacità di leggere dentro quelle parole e di trovare in esse luce e forza per vivere attenti e accoglienti verso Dio e verso tutti. “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv1,14). Parola di Dio ed Eucarestia, ascoltare e vivere il Vangelo per celebrare e vivere insieme, in comunione, il grande mistero dell’Amore. L’obiettivo: TI RACCONTO PERCHÉ TU RICORDI! Aiutiamo i ragazzi a fare in modo che il brano di vangelo domenicale di ogni settimana dell’avvento debba essere conosciuto da loro: le sue immagini, le sue parole, lo svolgersi del racconto... tutto del testo, deve rivestirli, quasi si sentano “immersi” nel testo. La finalità: è quella di riuscire a sviluppare in loro la memoria biblica per poter dare senso alle situazioni che stanno vivendo o che vivranno, sviluppare in loro il desiderio di raccontare, di condividere ciò che hanno ascoltato, con la testa e con il cuore, con le persone a loro care. Il metodo che proponiamo per leggere il testo evangelico coi ragazzi è quello dei quattro colori. QUATTRO COLORI PER: RICONOSCERE, CAPIRE, PREGARE, VIVERE, RICORDARE e RACCONTARE. La preghiera e gli impegni settimanali che emergeranno dai ragazzi dovranno essere riconosciuti nella loro bellezza e spontaneità. Ogni incontro di catechesi settimanale sarà preceduto da un momento di preghiera comunitaria e di adorazione eucaristica. Il gesto di carità, frutto del loro impegno, sarà devoluto a sostegno del progetto della Caritas per l’emergenza Filippine. Per gli adolescenti, invece, il cammino si articolerà tra: “full immersion” nel Vangelo, momenti di preghiera e un laboratorio cinematografico sulle tematiche dei temi scelti per l’Avvento. Il linguaggio e le immagini cinematografiche possono essere ausili validi per interiorizzare in modo più profondo le riflessioni che emergeranno nel percorso. Nella speranza che don Davide Rota possa accogliere l’invito che gli ho fatto per poter raggiungere gli adolescenti e parlare loro dell’Eucarestia, che tutti i ragazzi sappiano accogliere l’Avvento come un tempo di grazia, auguro a tutti un buon cammino.
don Samuele Novali
don Samuele Novali
FARE MENSA (Come dire “Ti voglio bene”)
Vita Comune Ado 27-30 dicembre 2mila14
“A casa mia quanta fatica prendere posto e stare a tavola, scambiare quattro parole con papà e mamma, ascoltare i loro consigli, confrontarmi... condividere insieme le gioie, le fatiche i dolori, raccontare e raccontarsi; ...mi viene già male a pensare quando io dovrò apparecchiare la tavola: che non voglia!”. Carissimi, se ci pensiamo bene, succede così anche con la tavola eucaristica: è già tutto pronto, dobbiamo solo sederci, benedire, spezzare e condividere il Pane... ma chissà perché non prendo posto? Forse dobbiamo domandarci chi o che cosa ci impedisce di avvicinarci a questa tavola sapendo bene che non basta sentire il buon profumo della cucina e che occorre mangiare e gustare insieme il cibo preparato...; perché tutto questo? Alla luce di questi brevi spunti, ho pensato che per riscoprire la bellezza di stare a tavola con Gesù, dobbiamo riconoscere la bellezza della mensa di casa, cioè cosa vuol dire prendersi il tempo per preparare il cibo e apparecchiare la tavola e soprattutto cosa significa “FARE FESTA INSIEME”. SAPER PRENDERE POSTO A TAVOLA: PERCHÉ È COSÌ IMPORTANTE TUTTO QUESTO? Dopo la lettura del testo che segue, i ragazzi sono stati coinvolti in un laboratorio liturgico sul pane (impastando e modellando una piccola pagnottina a forma di pesce) e sui prefazi eucaristici della messa (estraendo da essi le parole che più toccavano il loro interesse, riportandole, poi, sulla tovaglia della mensa): tutto questo con il fine di far capire loro quanto l’Eucarestia domenicale sia importante, essenziale e “nutriente”, come la mensa di casa. Di seguito alcuni spezzoni sui quali abbiamo riflettuto: La tavola possiede o, meglio, possedeva un grande magistero: oggi purtroppo per molti il cibo è diventato un carburante e la tavola una mensola su cui posare ciò che si consuma. Si mangia qualsiasi cosa, a qualsiasi ora,in qualsiasi modo, accanto e non «insieme» a chiunque e, possibilmente, in fretta. Invece per me la tavola è stata sempre, e lo è tuttora, il luogo privilegiato per imparare, per ascoltare, per umanizzarmi. Non è stato forse cosi fin dall’inizio della vicenda umana? [...] Gli animali mangiano cibo crudo, senza prepararlo, ognuno per sé, ma noi uomini abbiamo inventato il mangiare insieme, la tavola, polo verso cui convergiamo ogni giorno. Ma cosa fa di un tavolo una «tavola»? Innanzi tutto il fatto di incontrarsi guardandosi in faccia, comunicando con il volto la gioia, la fatica, la sofferenza, la speranza che ciascuno porta dentro di se e desidera condividere. Sì, pranzare o cenare insieme non è mai anonimo: qualcosa dell’istante dell’evento si inscrive profondamente in noi e certi momenti pur effimeri assumono un profumo di eternità. Anche per questo nella tradizione cristiana antica prima di mangiare si diceva una preghiera, si pronunciava una benedizione [...]. Questa tradizione serve all’uomo per dire grazie al Signore, per prendere consapevolezza di quello che sta davanti a noi sulla tavola e quindi respingere la tentazione di divorare quanto sta nel piatto. [...] Né posso dimenticare i comandamenti che venivano insegnati a noi piccoli e che dovevamo imparare a memoria come un decalogo laico, umano, che ci avrebbe assicurato salute e gioia: «Mangiare solo se si ha fame; mangiare quel che piace e che non fa male; mangiare con calma, non come le oche; alzarsi da tavola con un po’ di fame; a tavola cercare di stare allegri»... Sapienza straordinaria, che però confesso di non aver assimilato interamente e che quindi mi suscita un certo senso di colpa nel rievocarla. [...] Davvero la cucina e la tavola sono l’epifania dei rapporti e della comunione. Del resto, il cibo è come la sessualità: o è parlato oppure è aggressività, consumismo; o è contemplato e ordinato oppure è animalesco; o è esercizio in cui si tiene conto degli altri oppure è cosificato e svilito; o è trasfigurato in modo estatico oppure è condannato alla monotonia e alla banalità. Il cibo cucinato e condiviso - il pasto – è allora luogo di comunione, di incontro e di amicizia: se infatti mangiare significa conservare e incrementare la vita, preparare da mangiare per un altro significa testimoniargli il nostro desiderio che egli viva e condividere la mensa, testimonia la volontà di unire la propria vita a quella del commensale. Si, perché nella preparazione, nella condivisione e nell’assunzione del cibo si celebra il mistero della vita e chi ne è cosciente sa scorgere nel cibo approntato sulla tavola il culmine di una serie di atti di amore compiuti da parte di chi il cibo lo ha cucinato e offerto come dono all’amico. Far da mangiare per una persona amata, prepararle un pranzo o una cena è il modo più concreto e semplice per dirgli «ti amo, perciò voglio che tu viva e viva bene, nella gioia!» (dal libro di Enzo Bianchi, Il pane di ieri) I ragazzi hanno lavorato per due ore e mezza, hanno preparato il pane e apparecchiato la tavola; hanno consegnato i frutti della loro meditazione durante l’adorazione eucaristica notturna e le loro profonde riflessioni mi hanno permesso di capire che hanno colto l’annuncio! speriamo che ora diventi una pratica di vita. Gesù, ogni giorno, si offre per noi, ci prepara la tavola, semplicemente perché ci vuole bene!! Che cosa aspettiamo a prendere posto?
don Samuele Novali
don Samuele Novali