1978
Il Vescovo di Bergamo è fra noi per la prima volta
SALUTO AL VESCOVO AL SUO INGRESSO NELLA PARROCCHIALE
PER LA CONCELEBRAZIONE DELLE ORE 15,30 DEL 29/1/1978.
MANIFESTIAMO:
La nostra gioia
d'incontrarlo, di conoscerlo, di ascoltarlo e di volergli bene. «Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!». La nostra gioia è fondata nella persona e nel messaggio di Gesù Cristo che il Vescovo rende a noi visibili con la sua presenza.
La nostra riconoscenza
perchè è venuto in mezzo a noi con un messaggio di salvezza quale Capo della Chiesa Locale distributore della grazia che ci giustifica e ci libera dal peccato facendoci partecipare nello Spirito alla Vita divina al presente e alimentando in noi la speranza di risurrezione e di Vita eterna per il futuro dopo la morte.
La nostra promessa
di rimanere in comunione con Lui attraverso l'impegno della nostra vita interiore di grazia e la testimonianza schietta e coerente delle buone opere che scaturiscono dalla fede vissuta nell'unità e nell'obbedienza col Vescovo.
Il nostro vivo desiderio
che abbia a mantenersi in costante dialogo con noi permettendoci nel limite possibile di poter verificare direttamente con Lui la nostra fede e il nostro modo di essere parte viva della Chiesa di Cristo.
D. Gabanelli
La nostra gioia
d'incontrarlo, di conoscerlo, di ascoltarlo e di volergli bene. «Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!». La nostra gioia è fondata nella persona e nel messaggio di Gesù Cristo che il Vescovo rende a noi visibili con la sua presenza.
La nostra riconoscenza
perchè è venuto in mezzo a noi con un messaggio di salvezza quale Capo della Chiesa Locale distributore della grazia che ci giustifica e ci libera dal peccato facendoci partecipare nello Spirito alla Vita divina al presente e alimentando in noi la speranza di risurrezione e di Vita eterna per il futuro dopo la morte.
La nostra promessa
di rimanere in comunione con Lui attraverso l'impegno della nostra vita interiore di grazia e la testimonianza schietta e coerente delle buone opere che scaturiscono dalla fede vissuta nell'unità e nell'obbedienza col Vescovo.
Il nostro vivo desiderio
che abbia a mantenersi in costante dialogo con noi permettendoci nel limite possibile di poter verificare direttamente con Lui la nostra fede e il nostro modo di essere parte viva della Chiesa di Cristo.
D. Gabanelli
Sua Ecc. Mons. Giulio Oggioni, dopo essersi incontrato il 24/1/1978 col clero della Va Zona Pastorale:
Media Val Brembana, Valserina e Taleggio, il 29/1/1978 si è incontrato con le Religiose nel Convento di Romacolo dalle ore 8,30 alle 10,30 e con i laici impegnati nella pastorale della Zona Va presso il salone del Ricovero di Zogno dalle ore 10,30 alle 12.
Ha ascoltato diverse relazioni sulla situazione particolare della nostra valle. Di Zogno sono intervenuti:
Il Sig. Tarcisio Carrara sul problema dell'Azione Cattolica che esiste languente in 13 parrocchie soltanto delle 56 e ha auspicato un maggiore interessamento da parte dei sacerdoti;
Il Sig. Giovanni Locatelli sull'attività del Gruppo Famiglie C.L. in cui si fanno proposte concrete di vita cristiana e tutti si impegnano a darne una viva testimonianza in ogni campo dove ci si trova ad operare;
la Sig.na Rosanna Portas a proposito della catechesi così come è organizzata a Zogno da oltre sei anni con 60 gruppi circa coinvolgendo al primo posto la famiglia in collaborazione coi sacerdoti, religiose e catechisti e cercando di personalizzare sempre più l'incontro di catechesi come momento fondamentale della nostra vita parrocchiale;
Il Sig. Angelo Propersi in merito al T.O.F. (Terz'Ordine Francescano) affermando che raggruppa una cinquantina di persone anziane che, sia pure fedelissime ai loro impegni di aggregate, abbisognano tuttavia di un rinnovamento con l'immissione di nuove leve giovani per poter affrontare programmi più impegnativi e aggiornati;
Il Sig. Giovanni Sonzogni sul mondo del lavoro in cui il cristiano deve entrare da persona formata per trasfondervi i valori che fuori di esso ha ricevuto e cerca di vivere poichè il lavoro del nostro tempo è alienante e col suo ciclo produttivo finisce per rendere l'operaio materialista ed egli stesso un ingranaggio di produzione;
Il Sig. Fabio Locatelli sul problema dei giovani del nostro tempo che non hanno gusto per la vita non avendone ancora scoperto il senso e che al di là della loro collocazione in associazioni necessitano di un confronto con una chiara proposta di vita cristiana e con una concreta e coerente esperienza di comunione ecclesiale;
la Sig.na Giusi Carminati, a titolo personale, per chiedere al Vescovo perché mai la visita pastorale in corso viene portata avanti con incontri separati di sacerdoti, religiose e laici.
Ci sono stati altri interventi da parte di rappresentanti di varie parrocchie. Interessante l'intervento del Sig. Angelo Cortesi di Ubiale. A nome del consiglio pastorale parr.le ha esortato il Vescovo a stare a contatto coi sacerdoti e ad ascoltare la gente interessata prima di prendere provvedimenti importanti sobillato soltanto dai suoi gregari di curia.
Il Vescovo dopo avere ascoltato con viva attenzione ha ringraziato esprimendo ammirazione per gli interventi assai ben preparati e promettendo di tenerli nella massima considerazione. Si sperava in una sua visita agli anziani del Ricovero, ma avendo fatto troppo tardi si é riservato di effettuarla in seguito. Nel pomeriggio, sempre del 29/1, alle ore 15,30, il Vescovo è stato ricevuto solennemente in Parrocchia al suono festoso delle campane, con l'intervento della nostra Banda Musicale e col concorso di molta gente rappresentante di alcune parrocchie della Va Zona Pastorale. Nella prepositurale il Vescovo ha ricevuto il saluto rivoltogli a nome di tutti da parte del parroco e ha presieduto la Santa Messa Concelebrata rivolgendo al Vangelo un lungo discorso ai convenuti sul tema «La Comunione tra le Persone della S.ma Trinità col Vescovo e coi fedeli». La Preghiera dei Fedeli è stata affidata ai rappresentanti dei diversi settori della pastorale. L'Offertorio è stato solenne: abbiamo offerto i prodotti locali frutto del lavoro artigianale e del lavoro industriale in crisi per cui si è pregato e per cui il Vescovo ha speso parole di sincera comprensione e di speranza. AI termine della Concelebrazione il Vescovo ha ringraziato commosso per la calorosa partecipazione e paziente attenzione al suo lungo discorso; ha riscontrato in noi una profonda devozione per il Vescovo di cui sono stati un segno evidente oltre il senso del saluto rivoltogli all'inizio della Messa, la presenza del Corpo Bandistico, l'esecuzione della Scuola di Canto e l'affollamento della Chiesa; si è soffermato sulla presenza dei Seminaristi all'altare esortando a favorire le vocazioni e il Seminario per cui egli fa il tifo come noi facciamo per l'Atalanta. Impartita la benedizione solenne ai presenti e per tutti i problemi della nostra comunità parrocchiale e zonale, si è poi intrattenuto a lungo coi fedeli in affabile conversazione interessandosi dei piccoli e degli adulti, degli ammalati e dei disagiati, dei lavoratori e delle famiglie; ha ricordato in particolare don Giuseppe Ferrari, nostro missionario in Bolivia, e il suo papà Luigi recentemente tornato a Dio dopo tanta sofferenza a ui aveva fatto prevenire uno scritto con la sua benedizione durante la malattia. Ha concluso la sua giornata in mezzo a noi facendo visita alla «Mostra dei Presepi» allestita nella Chiesa della Confraternita accanto alla Parrocchiale della quale ha manifestato il suo compiacimento e l'augurio che abbia a rinnovarsi ogni anno con sempre maggiore interessamento di tutti. È sceso poi immediatamente nel Convento di Clausura dove è stato osannato dalle Suore alle quali ha espresso tutta la sua più viva ammirazione e sincera riconoscenza. Passando dalla Chiesa del Monastero ha preso atto della ristrutturazione recentemente effettuata ed è ripartito soddisfatto. Ora attendiamo con ansia che scaturisca da questo importante incontro col Vescovo un risultato lusinghiero come frutto di rinnovato impegno della Chiesa di Bergamo.
d.g.
Media Val Brembana, Valserina e Taleggio, il 29/1/1978 si è incontrato con le Religiose nel Convento di Romacolo dalle ore 8,30 alle 10,30 e con i laici impegnati nella pastorale della Zona Va presso il salone del Ricovero di Zogno dalle ore 10,30 alle 12.
Ha ascoltato diverse relazioni sulla situazione particolare della nostra valle. Di Zogno sono intervenuti:
Il Sig. Tarcisio Carrara sul problema dell'Azione Cattolica che esiste languente in 13 parrocchie soltanto delle 56 e ha auspicato un maggiore interessamento da parte dei sacerdoti;
Il Sig. Giovanni Locatelli sull'attività del Gruppo Famiglie C.L. in cui si fanno proposte concrete di vita cristiana e tutti si impegnano a darne una viva testimonianza in ogni campo dove ci si trova ad operare;
la Sig.na Rosanna Portas a proposito della catechesi così come è organizzata a Zogno da oltre sei anni con 60 gruppi circa coinvolgendo al primo posto la famiglia in collaborazione coi sacerdoti, religiose e catechisti e cercando di personalizzare sempre più l'incontro di catechesi come momento fondamentale della nostra vita parrocchiale;
Il Sig. Angelo Propersi in merito al T.O.F. (Terz'Ordine Francescano) affermando che raggruppa una cinquantina di persone anziane che, sia pure fedelissime ai loro impegni di aggregate, abbisognano tuttavia di un rinnovamento con l'immissione di nuove leve giovani per poter affrontare programmi più impegnativi e aggiornati;
Il Sig. Giovanni Sonzogni sul mondo del lavoro in cui il cristiano deve entrare da persona formata per trasfondervi i valori che fuori di esso ha ricevuto e cerca di vivere poichè il lavoro del nostro tempo è alienante e col suo ciclo produttivo finisce per rendere l'operaio materialista ed egli stesso un ingranaggio di produzione;
Il Sig. Fabio Locatelli sul problema dei giovani del nostro tempo che non hanno gusto per la vita non avendone ancora scoperto il senso e che al di là della loro collocazione in associazioni necessitano di un confronto con una chiara proposta di vita cristiana e con una concreta e coerente esperienza di comunione ecclesiale;
la Sig.na Giusi Carminati, a titolo personale, per chiedere al Vescovo perché mai la visita pastorale in corso viene portata avanti con incontri separati di sacerdoti, religiose e laici.
Ci sono stati altri interventi da parte di rappresentanti di varie parrocchie. Interessante l'intervento del Sig. Angelo Cortesi di Ubiale. A nome del consiglio pastorale parr.le ha esortato il Vescovo a stare a contatto coi sacerdoti e ad ascoltare la gente interessata prima di prendere provvedimenti importanti sobillato soltanto dai suoi gregari di curia.
Il Vescovo dopo avere ascoltato con viva attenzione ha ringraziato esprimendo ammirazione per gli interventi assai ben preparati e promettendo di tenerli nella massima considerazione. Si sperava in una sua visita agli anziani del Ricovero, ma avendo fatto troppo tardi si é riservato di effettuarla in seguito. Nel pomeriggio, sempre del 29/1, alle ore 15,30, il Vescovo è stato ricevuto solennemente in Parrocchia al suono festoso delle campane, con l'intervento della nostra Banda Musicale e col concorso di molta gente rappresentante di alcune parrocchie della Va Zona Pastorale. Nella prepositurale il Vescovo ha ricevuto il saluto rivoltogli a nome di tutti da parte del parroco e ha presieduto la Santa Messa Concelebrata rivolgendo al Vangelo un lungo discorso ai convenuti sul tema «La Comunione tra le Persone della S.ma Trinità col Vescovo e coi fedeli». La Preghiera dei Fedeli è stata affidata ai rappresentanti dei diversi settori della pastorale. L'Offertorio è stato solenne: abbiamo offerto i prodotti locali frutto del lavoro artigianale e del lavoro industriale in crisi per cui si è pregato e per cui il Vescovo ha speso parole di sincera comprensione e di speranza. AI termine della Concelebrazione il Vescovo ha ringraziato commosso per la calorosa partecipazione e paziente attenzione al suo lungo discorso; ha riscontrato in noi una profonda devozione per il Vescovo di cui sono stati un segno evidente oltre il senso del saluto rivoltogli all'inizio della Messa, la presenza del Corpo Bandistico, l'esecuzione della Scuola di Canto e l'affollamento della Chiesa; si è soffermato sulla presenza dei Seminaristi all'altare esortando a favorire le vocazioni e il Seminario per cui egli fa il tifo come noi facciamo per l'Atalanta. Impartita la benedizione solenne ai presenti e per tutti i problemi della nostra comunità parrocchiale e zonale, si è poi intrattenuto a lungo coi fedeli in affabile conversazione interessandosi dei piccoli e degli adulti, degli ammalati e dei disagiati, dei lavoratori e delle famiglie; ha ricordato in particolare don Giuseppe Ferrari, nostro missionario in Bolivia, e il suo papà Luigi recentemente tornato a Dio dopo tanta sofferenza a ui aveva fatto prevenire uno scritto con la sua benedizione durante la malattia. Ha concluso la sua giornata in mezzo a noi facendo visita alla «Mostra dei Presepi» allestita nella Chiesa della Confraternita accanto alla Parrocchiale della quale ha manifestato il suo compiacimento e l'augurio che abbia a rinnovarsi ogni anno con sempre maggiore interessamento di tutti. È sceso poi immediatamente nel Convento di Clausura dove è stato osannato dalle Suore alle quali ha espresso tutta la sua più viva ammirazione e sincera riconoscenza. Passando dalla Chiesa del Monastero ha preso atto della ristrutturazione recentemente effettuata ed è ripartito soddisfatto. Ora attendiamo con ansia che scaturisca da questo importante incontro col Vescovo un risultato lusinghiero come frutto di rinnovato impegno della Chiesa di Bergamo.
d.g.
IL VESCOVO RINGRAZIA PER L'ACCOGLIENZA:
Il problema del giovani
Colgo volentieri la critica che i giovani muovono a «Zogno Notizie» perché dedica troppo poco spazio ai loro problemi. Ecco pertanto un primo tentativo di discorso sui giovani tenuto da chi giovane non é più ed è ben convinto che in ciò va data l'assoluta precedenza ai giovani stessi se non si vuole correre il rischio di pestare l'acqua nel mortaio. Questo discorso venga ritenuto soltanto come una premessa per rompere il ghiaccio e per far sapere ai giovani che cosa pensa di essi la chiesa. Anche se i giovani rifiutano la chiesa, la chiesa non può rifiutare i giovani perché le appartengono, in prima fila, come comunità o popolo di Dio che non può essere fatta esclusivamente di bambini e di vecchi. La chiesa deve pertanto rispettare il posto dei giovani accettandoli come sono perché qualora vogliano essere presenti abbiano a sentirsi di casa con le proprie responsabilità e diritti decisionali. Noi i giovani a volte non li prendiamo seriamente in considerazione perché sappiamo che i giovani di oggi non sono più i giovani di domani. Le generazioni dei nostri tempi invecchiano infatti alla svelta e a brevissima distanza cambiano voleri e desideri. Sappiamo che la loro contestazione ha le gambe corte perché é dovuta all'età propria di chi non ha esperienza e di chi non trova sempre spazio disponibile per la propria crescita e cerca quindi di farselo a spintoni come se fosse un invasore. Il proverbio stigmatizza questo particolare comportamento affermando che «L'uomo nasce incendiario e muore pompiere»! Il giovane deve comunque lottare se vuole farsi il suo posto nella vita, talora purtroppo a scapito di altri che vengono sopraffatti e costretti magari ad abbandonare l'impresa, di lottare insieme per arrivare insieme alla meta. I responsabili devono dare spazio ai giovani per la loro crescita in una visione comunitaria senza schemi prefabbricati affinché il mondo comporti le loro realizzazioni originali di rinnovamento senza discriminazioni. Troppi giovani invecchiano precocemente senza maturare e si annidano volentieri in un buco rassegnandosi ad accettare ciò che la vita riserva loro in forza delle decisioni altrui. Così il mondo dei giovani rischia di essere da una parte il fronte degli incendiari e dall'altra la fossa dei rassegnati con incredibile impoverimento della società medesima. Questa società si è ormai rassegnata a subire i danni materiali che recano i contestatori così come in una famiglia i genitori non fanno più tragedie per i vetri che i loro bambini troppo vivaci infrangono Ma i danni morali di una mancata promozione chi li potrà mai rimediare soprattutto là dove lo sfruttamento dei giovani permette soltanto di considerare la rendita favolosa in soldi come ad esempio nel campo della droga, della malavita, del consumismo. Qui i giovani vengono divisi sfruttati e annientati. È l'antica politica del «Divide et impera» che ritorna a galla sotto una fisionomia nuova. La Chiesa vuole il rispetto pieno dei giovani e come tali devono essere considerati e promossi con grande fiducia e amore. I giovani anzi devono farsi guida e luce nel rinnovamento della chiesa santa di Dio. Il V° Sinodo dei Vescovi che si é svolto a Roma nell'ottobre 1977 sulla catechesi nel nostro tempo ha preso atto di questa particolare situazione e l'ha manifestata con vigoroso accento nel messaggio conclusivo del Sinodo medesimo indirizzato al popolo di Dio. Nella prima parte di detto messaggio si afferma infatti esplicitamente: «Fra tanti conflitti ideologici e i contrasti di sistemi si fa strada una nuova ricerca di Dio ... e nello stesso tempo si intravvede un nuovo senso dei valori umani specie circa la dignità della persona.
Emerge nelle nuove generazioni una maggiore coscenza di sé. Esse hanno un significato di enorme importanza per il genere umano ... per la speranza di futuro che necessariamente esprimono.
In questi generazioni riecheggiano con particolare vigore le tendenze che permeano la nostra società. Esse manifestano in modo violento le fratture culturali che sono frutto delle trasformazioni sociali.
Spesso i giovani pagano per gli errori e le deficienze degli adulti. Più spesso ancora sono vittime dei raggiri di false guide che approfittano della loro generosità e della loro apertura di animo.
Ogni opera educativa deve prendere l'avvio dalle aspirazioni dei giovani alla creatività, alla giustizia, alla libertà e alla verità, come pure dal loro desiderio di corresponsabilità nella vita ecclesiale e civile e dalla loro propensione all'amore di Dio e del prossimo. La catechesi é infatti l'azione ecclesiale per questo mondo e soprattutto per le generazioni che crescono e tende a far si che la vita di Cristo trasformi e porti a compimento la vita dei giovani».
Quì i vescovi di tutto il mondo parlano dei giovani e dimostrano di avere preso posizione chiara in difesa della insostituibilità di essi e della loro ricchezza e capacità di rinnovamento per il mondo e per la chiesa. Forse i giovani ancora non sanno di questo e di altri consimili riconoscimenti della chiesa a loro riguardo. Per quanto il documento sia già stato presentato anche sul nostro notiziario a suo tempo é tuttavia sempre tanto importante ritornarci sopra lo stesso e in modo specifico per quanto concerne particolarmente i nostri giovani di Zogno per chiamarli in causa direttamente nella chiesa di S. Lorenzo che condivide appieno il pensiero espresso dal messaggio de vescovi e intende dare ad esso piena divulgazione e realizzazione. Pertanto é necessario che anche i giovani si esprimano in prima persona e dimostrino il loro vivo impegno pratico che non permette loro di chiudersi oltre in un atteggiamento di esclusiva critica o di rifiuto o di indifferenza. In parrocchia è stata già diffusa ed é a disposizione di quanti la desiderano la scheda dell'impegno cristiano che permette a tutti e soprattutto ai giovani di scegliersi un posto di responsabilità diretta nell'ambito della vita parrocchiale per promuovere in essa senza bisogno di deleghe quanto è nel loro animo e desiderio di realizzare. Nella speranza che il discorso continui, con stima e affetto, saluto.
Don Giulio
Emerge nelle nuove generazioni una maggiore coscenza di sé. Esse hanno un significato di enorme importanza per il genere umano ... per la speranza di futuro che necessariamente esprimono.
In questi generazioni riecheggiano con particolare vigore le tendenze che permeano la nostra società. Esse manifestano in modo violento le fratture culturali che sono frutto delle trasformazioni sociali.
Spesso i giovani pagano per gli errori e le deficienze degli adulti. Più spesso ancora sono vittime dei raggiri di false guide che approfittano della loro generosità e della loro apertura di animo.
Ogni opera educativa deve prendere l'avvio dalle aspirazioni dei giovani alla creatività, alla giustizia, alla libertà e alla verità, come pure dal loro desiderio di corresponsabilità nella vita ecclesiale e civile e dalla loro propensione all'amore di Dio e del prossimo. La catechesi é infatti l'azione ecclesiale per questo mondo e soprattutto per le generazioni che crescono e tende a far si che la vita di Cristo trasformi e porti a compimento la vita dei giovani».
Quì i vescovi di tutto il mondo parlano dei giovani e dimostrano di avere preso posizione chiara in difesa della insostituibilità di essi e della loro ricchezza e capacità di rinnovamento per il mondo e per la chiesa. Forse i giovani ancora non sanno di questo e di altri consimili riconoscimenti della chiesa a loro riguardo. Per quanto il documento sia già stato presentato anche sul nostro notiziario a suo tempo é tuttavia sempre tanto importante ritornarci sopra lo stesso e in modo specifico per quanto concerne particolarmente i nostri giovani di Zogno per chiamarli in causa direttamente nella chiesa di S. Lorenzo che condivide appieno il pensiero espresso dal messaggio de vescovi e intende dare ad esso piena divulgazione e realizzazione. Pertanto é necessario che anche i giovani si esprimano in prima persona e dimostrino il loro vivo impegno pratico che non permette loro di chiudersi oltre in un atteggiamento di esclusiva critica o di rifiuto o di indifferenza. In parrocchia è stata già diffusa ed é a disposizione di quanti la desiderano la scheda dell'impegno cristiano che permette a tutti e soprattutto ai giovani di scegliersi un posto di responsabilità diretta nell'ambito della vita parrocchiale per promuovere in essa senza bisogno di deleghe quanto è nel loro animo e desiderio di realizzare. Nella speranza che il discorso continui, con stima e affetto, saluto.
Don Giulio
CRONACA E AVVISI PARROCCHIALI:
LA QUARESIMA 1978
In quest'anno abbiamo vissuto intensamente la Quaresima soprattutto con la celebrazione della «vìa Crucis» in Parrocchia e al Carmine commentata ogni venerdì sera a turno dai catechisti, dai genitori, dai giovani e dai ragazzi delle medie e delle elementari.
SETTIMANA SANTA:
Nella Domenica delle Palme: benedizione solenne degli olivi con processione dal campo sportivo dell'Oratorio alla Parrocchiale in coincidenza con la Messa delle ore 9,30; alle ore 15 «grande festa del perdono»: i ragazzi della 4a elementare si sono accostati al «Sacramento del Perdono» accompagnati dai catechisti e dai genitori oltre che da molti fedeli che hanno gremito la chiesa. È da sei anni che celebriamo così solennemente le prime sante confessioni dopo un anno intero di preparazione che coinvolge tutta la parrocchia nella conversione e che trova nella quaresima. il suo momento culminante anche come preparazione alla Pasqua. Tutti i partecipanti hanno vissuto insieme un incontro di vera gioia.
PASQUA 1978:
Molta frequenza ai sacri riti del Triduo, ma non troppa! Durante la «Veglia Pasquale» abbiamo ammesso al Santo Battesimo sei neonati. La Pasqua è stata veramente solenne sia per la frequenza alla Eucarestia e sia per il canto eseguito con impegno da parte del coro. C'è bisogno tuttavia di una maggior partecipazione da parte dei fedeli alla preghiera e al canto perchè non corrano il rischio di rimanere sempre soltanto spettatori mentre devono essere attori nell'azione liturgica.
INCONTRI PASQUALI:
Per la benedizione pasquale si rinnovano i soliti incontri nelle singole frazioni della parrocchia in cui si celebra la S.ta Messa e si imparte solennemente la benedizione alle famiglie. Segue poi la visita agli infermi e a quanti lo desiderano da parte del sacerdote.
COL «TEMPO PASQUALE», come nello scorso anno, vengono ammessi a gruppi i bambini alla «Prima Comunione» scaglionati nelle varie domeniche di aprilemaggio. Domenica 27 maggio, solennità del Corpus Domini, a chiusura anche delle «Sante Quarant'ore» celebreremo tutti insieme la Messa della loro «Prima Comunione» generale alle ore 9,30 e parteciperemo tutti alla processione pomeridiana col «S.mo Sacramento» alle ore 15,30.
SANTE CRESIME:
I cresimandi, alunni della seconda media, hanno già presentato da tempo la loro domanda personale di ammissione alla S. Cresima; hanno partecipato a diversi incontri coi catechisti e coi genitori; alla vigilia delle Palme hanno insieme celebrato la confessione pasquale; stanno tuttora intensificando la loro preparazione che dura dall'inizio dell'anno scolastico. Il 21 maggio, alle ore 18, Mons. Clemente Gaddi Arcivescovo sarà in mezzo a noi con viva soddisfazione di tutti per la solenne amministrazione delle S.te Cresime. In questa circostanza vediamo di verificare e di rinnovare insieme il nostro impegno cristiano.
In quest'anno abbiamo vissuto intensamente la Quaresima soprattutto con la celebrazione della «vìa Crucis» in Parrocchia e al Carmine commentata ogni venerdì sera a turno dai catechisti, dai genitori, dai giovani e dai ragazzi delle medie e delle elementari.
SETTIMANA SANTA:
Nella Domenica delle Palme: benedizione solenne degli olivi con processione dal campo sportivo dell'Oratorio alla Parrocchiale in coincidenza con la Messa delle ore 9,30; alle ore 15 «grande festa del perdono»: i ragazzi della 4a elementare si sono accostati al «Sacramento del Perdono» accompagnati dai catechisti e dai genitori oltre che da molti fedeli che hanno gremito la chiesa. È da sei anni che celebriamo così solennemente le prime sante confessioni dopo un anno intero di preparazione che coinvolge tutta la parrocchia nella conversione e che trova nella quaresima. il suo momento culminante anche come preparazione alla Pasqua. Tutti i partecipanti hanno vissuto insieme un incontro di vera gioia.
PASQUA 1978:
Molta frequenza ai sacri riti del Triduo, ma non troppa! Durante la «Veglia Pasquale» abbiamo ammesso al Santo Battesimo sei neonati. La Pasqua è stata veramente solenne sia per la frequenza alla Eucarestia e sia per il canto eseguito con impegno da parte del coro. C'è bisogno tuttavia di una maggior partecipazione da parte dei fedeli alla preghiera e al canto perchè non corrano il rischio di rimanere sempre soltanto spettatori mentre devono essere attori nell'azione liturgica.
INCONTRI PASQUALI:
Per la benedizione pasquale si rinnovano i soliti incontri nelle singole frazioni della parrocchia in cui si celebra la S.ta Messa e si imparte solennemente la benedizione alle famiglie. Segue poi la visita agli infermi e a quanti lo desiderano da parte del sacerdote.
COL «TEMPO PASQUALE», come nello scorso anno, vengono ammessi a gruppi i bambini alla «Prima Comunione» scaglionati nelle varie domeniche di aprilemaggio. Domenica 27 maggio, solennità del Corpus Domini, a chiusura anche delle «Sante Quarant'ore» celebreremo tutti insieme la Messa della loro «Prima Comunione» generale alle ore 9,30 e parteciperemo tutti alla processione pomeridiana col «S.mo Sacramento» alle ore 15,30.
SANTE CRESIME:
I cresimandi, alunni della seconda media, hanno già presentato da tempo la loro domanda personale di ammissione alla S. Cresima; hanno partecipato a diversi incontri coi catechisti e coi genitori; alla vigilia delle Palme hanno insieme celebrato la confessione pasquale; stanno tuttora intensificando la loro preparazione che dura dall'inizio dell'anno scolastico. Il 21 maggio, alle ore 18, Mons. Clemente Gaddi Arcivescovo sarà in mezzo a noi con viva soddisfazione di tutti per la solenne amministrazione delle S.te Cresime. In questa circostanza vediamo di verificare e di rinnovare insieme il nostro impegno cristiano.
Ancora sul
problema dei giovani
Il problema dei giovani in questi tempi assume imponenza e caratteristiche veramente nuove, mai conosciute sinora. Per quanto i giovani abbiano sempre fatto problema per la differenza di comportamento o di mentalità rispetto agli adulti, più conservatori, rimanevano tuttavia inseriti nell'insieme della comunità come elemento innovatore a condividere sostanzialmente gli stessi principi e man mano il tempo maturava si sentivano pronti a occupare i posti lasciati liberi dagli adulti stessi sostituendovisi nel ciclo naturale degli avvicendamenti. Oggi il problema giovani é diventato una vera questione sociale senz'altro la più scottante che abbiamo. I giovani infatti si sono separati dagli adulti per unirsi tra di loro al punto da costituire una nuova classe che si organizza come movimento spontaneo e autonomo con scopi e mire proprie sempre più incomprensibili e problematici. I movimenti giovanili ci sono sempre stati negli spazi tuttavia che la società concedeva loro ma come espressione particolare dell'unica realtà in cui i giovani erano chiamati a inserirsi attraverso tempi di iniziazione e di promozione. I giovani di oggi all'opposto non sembrano più impegnati a lottare per andare a occupare il posto degli adulti o per farsi strada nella vita con la conquista di una posizione considerata come normale carriera. Anche il pezzo di carta spesso non interessa che nel quadro della loro impostazione politica di sovvertimento di un ordine ritenuto causa dei nostri mali presenti e pertanto da buttare all'aria quanto prima nella maniera più radicale.
Ecco alcune considerazioni che ci aiutano forse a capire le cause di questa situazione allarmante.
LA SCUOLA COME È ORGANIZZATA OGGI
produce due effetti almeno deleteri:
1. un popolo giovane di disoccupati. Chi vuole fare qualcosa deve rassegnarsi ad accettare sotto-occupazioni, come spazzino, lavapiatti, fattorino, rappresentante, ecc., con il diploma di tecnico o con la laurea d'ingegnere in tasca.
2. Un popolo di adulti infantili. «Ogni cosa a suo tempo, dice il proverbio! La scuola ritarda eccessivamente l'ingresso dei giovani nel mondo degli adulti costringendoli a vivere segregati per lunghi anni insieme e a prolungare pertanto la loro adolescenza con tutte le conseguenze nefaste.
LA SCIENZA E LA TECNICA
non hanno come fine principale l'uomo e la sua autentica promozione, ma la speculazione più incredibile di cui i giovani si rendono conto ben presto. La guerra, l'inquinamento, la droga, i campi di sterminio in cui si sono trasformati i paesi più ricchi di miniere e più sottosviluppati del mondo, come la Bolivia, tanto per citare un esempio a noi familiare, ci devono preoccupare assai di più delle quattro bombe che purtroppo possono buttare in giro i brigatisti di qualsiasi colore!
LA FAMIGLIA
1. ha perduto la casa ed é stata costretta a incasellarsi prigioniera nei grandi condomini tipo alveari che rinchiudono cozzaglie di persone sradicate dalle loro comunità naturali d'origine e dalla loro cultura millenaria. Si riducono così aggressivi e indifferenti nei confronti dei loro compagni di sventura come i polli di Renzo che non potendo fare altro si arrangiavano a beccarsi tra di loro. Molto meglio quando i contadini difendevano con la falce il filo d'erba!
2. ha perduto il capo naturale e l'esempio paterno e materno da imitare.
I genitori infatti, in questo nuovo contesto di vita, anche se carichi di senno e di esperienza, rimangono pressocchè analfabeti per i figli saputelli perché studiano o dispongono di un diploma e di una laurea in tasca. I genitori si trovano così esautorati in ogni campo:
- loro religiosi e i figli magari atei o non praticanti;
- loro tradizionalisti e i figli sovversivi e rivoluzionari;
- loro risparmiatori e sopraffatti dai sacrifici e dal lavoro e i figli sfaccendati e sciuponi.
3. ha perduto I suoi meravigliosi richiami come servizio amoroso alla vita.
La permissività più assurda e la legalizzazione persino di atti contro la vita hanno rotto gli argini della morale già da tempo lasciando libero il campo a ogni genere di esperienza. I giovani possono quindi invecchiare senza pensare seriamente alla famiglia e rifuggono talora dal rischio di procreare un figlio che esige comunque sempre una famiglia sicura.
LA RELIGIONE
I giovani perlopiù la rifiutano come potere, come autoritarismo, come dogmaticismo, come sacramentalismo, come mediazione tra noi e Dio, come condizionamento o limitazione del proprio libero arbitrio. C'é spesso il rifiuto di tutto ciò che non va direttamente all'uomo in una visione puramente orizzontale di degradante appiattimento del soprannaturale e del divino. Se Dio non scaturisce dall'uomo è uno sfruttatore d'abbattersi perché si sovrappone all'uomo come peso ingombrante. Si avverte la presenza di una religione materialista che si incentra sull'uomo in maniera totalizzante: parte dell'uomo e si ferma all'uomo a cui offre tutte le risposte di cui ha bisogno, mentre la nostra religione è totalizzante sul Cristo che ci ha condivisi anche nelle conseguenze del peccato per ricuperarci in sé come nuove creature nella realtà divina trascendentale. Chi potrà mutare questa allarmante situazione? Gli adulti, senz'altro, no! Non dispongono infatti né del tempo né della capacità! «Ogni cosa a suo tempo», abbiamo già detto! Non potranno pertanto essere che i giovani capaci di salvare se stessi! Siamo in un tempo doloroso ma di profonda aratura indispensabile per la nuova semina destinata a un meraviglioso raccolto. Gli adulti sappiano guardare sempre con fiducia all'avvenire e riconoscano i propri torti senza recriminazioni e senza piagnistei disposti a sacrificare generosamente tutto ciò che ancora può dipendere da loro per la buona riuscita dell'impresa di cui oggi devono prendere piena responsabilità i giovani stessi. I giovani sappiano che anche a loro spetta una sola fetta del potere che investe tutta la comunità e nel mentre ricercano l'uomo come fratello lo sappiano riscoprire integralmente anche come figlio di Dio.
Don Giulio
Ecco alcune considerazioni che ci aiutano forse a capire le cause di questa situazione allarmante.
LA SCUOLA COME È ORGANIZZATA OGGI
produce due effetti almeno deleteri:
1. un popolo giovane di disoccupati. Chi vuole fare qualcosa deve rassegnarsi ad accettare sotto-occupazioni, come spazzino, lavapiatti, fattorino, rappresentante, ecc., con il diploma di tecnico o con la laurea d'ingegnere in tasca.
2. Un popolo di adulti infantili. «Ogni cosa a suo tempo, dice il proverbio! La scuola ritarda eccessivamente l'ingresso dei giovani nel mondo degli adulti costringendoli a vivere segregati per lunghi anni insieme e a prolungare pertanto la loro adolescenza con tutte le conseguenze nefaste.
LA SCIENZA E LA TECNICA
non hanno come fine principale l'uomo e la sua autentica promozione, ma la speculazione più incredibile di cui i giovani si rendono conto ben presto. La guerra, l'inquinamento, la droga, i campi di sterminio in cui si sono trasformati i paesi più ricchi di miniere e più sottosviluppati del mondo, come la Bolivia, tanto per citare un esempio a noi familiare, ci devono preoccupare assai di più delle quattro bombe che purtroppo possono buttare in giro i brigatisti di qualsiasi colore!
LA FAMIGLIA
1. ha perduto la casa ed é stata costretta a incasellarsi prigioniera nei grandi condomini tipo alveari che rinchiudono cozzaglie di persone sradicate dalle loro comunità naturali d'origine e dalla loro cultura millenaria. Si riducono così aggressivi e indifferenti nei confronti dei loro compagni di sventura come i polli di Renzo che non potendo fare altro si arrangiavano a beccarsi tra di loro. Molto meglio quando i contadini difendevano con la falce il filo d'erba!
2. ha perduto il capo naturale e l'esempio paterno e materno da imitare.
I genitori infatti, in questo nuovo contesto di vita, anche se carichi di senno e di esperienza, rimangono pressocchè analfabeti per i figli saputelli perché studiano o dispongono di un diploma e di una laurea in tasca. I genitori si trovano così esautorati in ogni campo:
- loro religiosi e i figli magari atei o non praticanti;
- loro tradizionalisti e i figli sovversivi e rivoluzionari;
- loro risparmiatori e sopraffatti dai sacrifici e dal lavoro e i figli sfaccendati e sciuponi.
3. ha perduto I suoi meravigliosi richiami come servizio amoroso alla vita.
La permissività più assurda e la legalizzazione persino di atti contro la vita hanno rotto gli argini della morale già da tempo lasciando libero il campo a ogni genere di esperienza. I giovani possono quindi invecchiare senza pensare seriamente alla famiglia e rifuggono talora dal rischio di procreare un figlio che esige comunque sempre una famiglia sicura.
LA RELIGIONE
I giovani perlopiù la rifiutano come potere, come autoritarismo, come dogmaticismo, come sacramentalismo, come mediazione tra noi e Dio, come condizionamento o limitazione del proprio libero arbitrio. C'é spesso il rifiuto di tutto ciò che non va direttamente all'uomo in una visione puramente orizzontale di degradante appiattimento del soprannaturale e del divino. Se Dio non scaturisce dall'uomo è uno sfruttatore d'abbattersi perché si sovrappone all'uomo come peso ingombrante. Si avverte la presenza di una religione materialista che si incentra sull'uomo in maniera totalizzante: parte dell'uomo e si ferma all'uomo a cui offre tutte le risposte di cui ha bisogno, mentre la nostra religione è totalizzante sul Cristo che ci ha condivisi anche nelle conseguenze del peccato per ricuperarci in sé come nuove creature nella realtà divina trascendentale. Chi potrà mutare questa allarmante situazione? Gli adulti, senz'altro, no! Non dispongono infatti né del tempo né della capacità! «Ogni cosa a suo tempo», abbiamo già detto! Non potranno pertanto essere che i giovani capaci di salvare se stessi! Siamo in un tempo doloroso ma di profonda aratura indispensabile per la nuova semina destinata a un meraviglioso raccolto. Gli adulti sappiano guardare sempre con fiducia all'avvenire e riconoscano i propri torti senza recriminazioni e senza piagnistei disposti a sacrificare generosamente tutto ciò che ancora può dipendere da loro per la buona riuscita dell'impresa di cui oggi devono prendere piena responsabilità i giovani stessi. I giovani sappiano che anche a loro spetta una sola fetta del potere che investe tutta la comunità e nel mentre ricercano l'uomo come fratello lo sappiano riscoprire integralmente anche come figlio di Dio.
Don Giulio
S. LORENZO MARTIRE
Patrono della nostra chiesa di Zogno torna ogni anno per la verifica della nostra fede cristiana col suo esempio. I temi che predominano questo solenne incontro sono soprattutto tre.
I temi che predominano questo solenne incontro sono soprattutto tre.
La sua casta giovinezza. Tutti si è giovani a un certo punto della vita; ma in quale maniera, con quali ideali e impegno pratico? È proprio dei giovani porsi in atteggiamento critico di fronte alla chiesa. In questo caso bisogna riconoscere che c'è ancora sensibilità al problema della fede perchè l'indifferenza sarebbe peggiore. Ma bisogna tuttavia che anche i giovani s'accorgano finalmente che non può esistere nessuna chiesa autentica tranne quella incarnata sotto la propria pelle e che ciascuno deve farsi giudice severo di questa sua chiesa per purificarla e per renderla sempre più viva in Cristo e quindi capace di promuovere la salvezza per sè e per i fratelli. La sua carità operosa. La fede esige la testimonianza delle opere, s'incarna cioè nella nostra vita per promuovervi dentro il «Regno di Dio» affidato a tutti gli uomini di buona volontà operatori di pace tra gli umili, i poveri, i peccatori, i tribolati, i perseguitati, ecc. «Invece di maledire il buio, accendi un fiammifero!» (prov. cinese). Il nostro deve essere un atteggiamento incessante di autentica carità che ci porta a essere luce nelle tenebre, conforto nella tristezza, speranza nella disperazione, vita nella morte, promozione dovunque. Le nostre sono a volte scelte senza dimensione di fede e spesso mortificanti per la stessa natura umana che suscitano un rifiuto per colpa nostra nei confronti della chiesa. Il suo amore eroico. L'eroismo è la prova più grande dell'amore autentico che ci rende capaci di dare la vita stessa per le persone amate. È la testimonianza, oltre che delle opere buone, del sangue medesimo di chi trova se stesso nel fratello da salvare e di chi ritrova la propria vita in Dio dopo averla sacrificata per suo amore. Ci sono due maniere di porre questa testimonianza: quella del martirio e quella della perseveranza; cioè: quella di versare il sangue una volta per sempre e quella di versare il sangue stilla per stilla nell'arco di tutta la propria vita per professare con essa la propria fede. Se la prima testimonianza non è richiesta che in caso straordinario per la salvezza, la seconda è richiesta a tutti i cristiani senza eccezione. Il nostro Santo Patrono non ritorni a noi in vano con queste sue caratteristiche cristiane se vogliamo continuare a qualificarci come «Chiesa di S. Lorenzo». d.g. |
IL PAPA PAOLO VI°
È morto a Castelgandolfo il 6/8/ 1978 alle ore 21,40 dopo 15 anni di pontificato. Ha combattuto la sua buona battaglia conservando la fede. Merita pertanto in premio la corona della gloria eterna che Dio giusto giudice conferisce a tutti i suoi eletti. Dobbiamo ammirarne la grandezza e la santità. Ringraziamo Dio di avercelo dato e supplichiamo lo di darci un successore ugualmente santo per reggere la sua chiesa.
d.g. |
Papa Giovanni Paolo I°
È il Papa che di sorpresa è venuto e di sorpresa se ne è andato! È il Papa del sorriso e della semplicità al quale sono bastati trentatrè giorni di pontificato per farsi amare da tutto il mondo (dal 26/8 al 29/9). Ci ha lasciato un insegnamento incancellabile di estrema attualità evangelica: «Se non diventerete come i fanciulli, non entrerete nel Regno dei Cieli!» Tutto il mondo ha dimostrato di gradire assai la Chiesa di Papa Giovanni Paolo l° destinata ai poveri e agli umili, così come Cristo l'ha voluta! Giovanni Paolo I°, era nato a Forno di Canale d'Agordo di Belluno 66 anni fa da una famiglia di operai emigranti e ha sempre portato con s'è l'incantesimo naturale e religioso della sua terra che non ha rinnegato neppure diventando Papa. Non si è in altre parole snaturato per potersi definire sacerdote, vescovo e papa! Noi gli abbiamo voluto un grande bene perchè ci ha fatto rivivere la gioia dei tempi di Papa Giovanni XXIII°. Purtroppo la sua vita è stata troppo breve. Ci è stato donato dal Conclave più breve della storia. In questo abbiamo avvertito la grande unità della Chiesa e l'opera prodigiosa dello Spirito Santo. Il grande lutto per la morte di Papa Paolo VI° (6/8/1978) si rinnova ora per la morte di questo nostro Papa Giovanni Paolo l° in maniera più acerba perchè inattesa ma ci lascia tuttavia nella grande fiducia di un domani migliore per la chiesa e il mondo perchè si è spalancata una finestra, la famosa finestra di Papa Giovanni, che ha già immesso e immetterà aria nuova e fresca nella Chiesa santa di Dio. Con questi sentimenti preghiamo e attendiamo con fiducia adorando la volontà divina di Chi non ci priva mai di una gioia se non per darcene una più grande e duratura!
d.g. |
Papa Giovanni Paolo II°
Il nuovo Papa, Cardinale Arcivescovo di Cracovia in Polonia, Carlo Wojtyla, d'anni 58, prende il nome di Giovanni Paolo II° per un chiaro riferimento a Papa Luciani e al pontificato dei predecessori Giovanni XXIlI° e Paolo VI°. Ci voleva proprio un Papa giovane, colto, straniero, polacco e devoto della Madonna. Il Signore ci ha benedetti. È stato eletto dopo circa tre giorni di conclave, il 16/10/ 1978 alle ore 18,17. La Polonia è il paese più cattolico del mondo anche se oltre Cortina è uno dei più tormentati a causa della fede. Si merita proprio un Papa.
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PIANO PASTORALE 1978-1979
Il nostro Vescovo Mons. Giulio Oggioni ha fatto dono del suo piano pastorale alla diocesi di Bergamo per l'anno corrente «Comunità e Catechesi». È un trattato di straordinaria importanza ed è veramente ponderoso soprattutto sotto l'aspetto dottrinale dei principi attinti dai documenti conciliari e pontifici, in particolare dalla «Lumen Gentium» (Costituzione Dogmatica Conciliare «La Chiesa») e dalla «Evangeli i Nuntiandi» (Enciclica impareggiabile di Papa Paolo VI° sulla evangelizzazione). Questi documenti noi li abbiamo già presi in considerazione commentandoli nella dottrina pomeridiana domenicale e nei vari gruppi di catechesi. Ma ora il Vescovo col suo piano pastorale ci ha fatto rinascere il desiderio di riprendere in mano questi documenti per rileggerli più attentamente cercando di tradurne in pratica i principi e di applicarli alle necessità della nostra parrocchia. Ci siamo infatti già messi all'opera riaprendo il discorso di catechesi del lunedì sera per tutti i catechisti e presentando il piano pastorale alla popolazione nella domenica 24/9, rimandando per una esposizione più dettagliata alla dottrina domenicale del pomeriggio. Il Vescovo vuole che tutti, sacerdoti e fedeli, abbiano ad attuare nella loro globalità le iniziative pastorali capaci di condurci tutti alla piena realizzazione della salvezza facendo convergere gli sforzi del passato e l'impegno del presente per una autentica crescita futura. Noi cercheremo di fare del nostro meglio.
d.g.
d.g.
NOTIZIE IN BREVE
Già dal 25/6/78 è venuto ad abitare fra noi, in Foppa, don Tommaso Vitali, parroco emerito di Riva di Solto, che dopo cinquant'anni intensi di apostolato sacerdotale si è ritirato a vita privata per raggiunti limiti di età. È nato a Endenna il 4/5/1903; è stato consacrato sacerdote il 26/6/1928; fu coadiutore parrocchiale a Madone dal 1928 al 1931 e quindi a Fiorano dal 1931 al 1937; dal 1937 al 1978, per ben quarantun'anni, fu parroco di Riva di Solto. Riconoscenti che abbia scelto di venire ad abitare fra noi gli esprimiamo il migliore augurio di una lunga e ottima permanenza.
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PROCESSIONE DI SAN LORENZO 10/8/1978
Per la solenne circostanza della festa patronale di S. Lorenzo M., 10/8/78, è tornato in mezzo a noi come predicatore straordinario Mons. Antonio Giuliani, parroco emerito di Gandino, che visse a Zogno le sue prime esperienze pastorali in qualità di coadiutore parrocchiale del Parroco don Giovanni Servalli dal 1929 al 1932. È stato veramente un incontro carico di ricordi e di gioia. Quest'anno, dopo tanti anni, la processione di S. Lorenzo si è svolta seguendo l'antico percorso di Via delle Monache, Via Cesare Battisti, Via Vittorio Emanuele, Piazza Italia e Via Cardinale A. Furietti. Questo percorso è stato adottato provvisoriamente in attesa che l'Amministrazione Comunale restauri lo «Scalone» su cui transitavano di solito le processioni. Hanno portato la Statua del Santo Patrono i Signori: Pietro e Lorenzo Mazzoleni, Tarcisio Salvi, Rocco Sonzogni, Carmelo Fustinoni, Alessio Ceroni e Alberto Ghisalberti.
L'Augurio Natalizio
che ci scambiamo di cuore con tanta simpatia ci impegni tutti a un maggiore interessamento al problema della fede e della carità per poter maturare in noi scelte di vita più umana e più cristiana nel pieno rispetto della giustizia e della fratellanza. Solo Cristo può liberare e salvare l'uomo! Così Papa Wojtyla nel suo primo messaggio al mondo. Non possiamo fare centro su Dio se tutto non viene incentrato anche sull'uomo che trova il suo archetipo in Cristo Dio fatto uomo! Infatti Dio non lo vede nessuno. Per vedere Dio bisogna guardare in faccia all'uomo di cui Dio stesso ha assunto la pelle e il colore! La nostra è la religione di un Dio che si fa uomo per diventare nostro fratello affinchè noi l'abbiamo a riconoscere fratello tra i fratelli e l'abbiamo ad amare smisuratamente nei fratelli. Solo se noi sull'esempio di Cristo Gesù e con la sua opera sappiamo diventare veramente fratelli tra di noi sulla terra, potremo diventare realmente anche figli di Dio per il Cielo! Auguri a tutti indistintamente e con sincero affetto.
don Giulio
don Giulio
DON UGO DALBUONO
Tutta la comunità parrocchiale di Zogno ha trepidato per la grave malattia di don Ugo e ha vissuto con fede in preghiera i lunghi otto giorni di agonia che hanno preceduto il suo pio transito da questa valle di lacrime alla pace eterna del cielo avvenuto il 3/ 11/1978 proprio mentre si stava celebrando in parrocchia l'ottavario dei morti. La sua salma, ricomposta nella chiesa della confraternita accanto alla parrocchiale, è stata visitata da una folla numerosa e soprattutto dai bambini ai quali don Ugo era legato da viva amicizia.
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Il 6/11/1978 si sono svolti i funerali risultati un vero trionfo. Sono accorsi numerosi da Laxolo, dove fu parroco per ben 24 anni; da Grignano, dove ha voluto essere sepolto; Gazzaniga, da Viadanica e da altri paesi dove ha svolto il suo apostolato sacerdotale e si è fatto ammirare per la sua pietà e per la sua cultura. Anche da Edolo, suo paese natale, sono giunti parenti e sacerdoti amici. Mons. Arturo Bellini ha presieduto la concelebrazione e ha rivolto ai fedeli convenuti uno stupendo elogio funebre mettendone in risalto la singolare personalità come sacerdote colto, pio e povero ma ricco di una straordinaria carica umana con cui ha saputo coltivare l'apostolato della amicizia sua peculiare opera feconda di tanto bene capace di compensare largamente tante altre opere che un sacerdote può compiere nella sua vita pastorale e a cui don Ugo non si sentiva attratto. Con don Ugo Dalbuono è scomparsa una delle figure più caratteristiche del clero bergamasco. (Papalina in testa, ombrello e tabacchiera in mano). È nato a Edolo nel 1906; fu ordinato sacerdote a Bergamo nel 1932, dove completò gli studi teologici, proveniente dal Seminario di Brescia; fu Coadiutore parrocchiale a Gazzaniga dal 1932 al 1935, a Viadanica dal 1935 al 1943 e a Grignano dal 1943 al 1946; fu poi Parroco a Laxolo dal 1946 al 1969 e chiuse la sua vita sacerdotale a Zogno dove fu per circa 9 anni Cappellano delle Suore Terziarie Francescane di Clausura. Don Ugo ebbe da Dio il dono di una intelligenza non comune che gli permise di affrontare gli studi con successo e di farsi una distinta cultura teologica e profana. Coltivò l'apostolato dell'amicizia con tutti ma in modo particolare coi bambini dei quali ricordava il nome a memoria e li attirava a sè condividendone a meraviglia la semplicità e il candore. La finestra della sua abitazione in Via delle Monache sembrava un nido di rondini nel pieno fervore della primavera perchè i bambini passando si aggrappavano al balcone per scambiare vivacemente con don Ugo che si affacciava sorridente la loro simpatia. Si mostrò sensibilissimo anche al problema del dolore e della povertà. Curò infatti con particolare tenerezza gli ammalati, si prodigò per i poveri riducendosi in fin di vita senza nessun risparmio. Fu di salute cagionevole per cui dovette lasciare le cure pastorali della sua parrocchia di Laxolo a soli 63 anni e si ritirò a Zogno preparandosi santamente alla morte che attese serenamente nella preghiera e nella sofferenza. La sua casa fu sempre meta di tante innumerevoli persone che cercavano nelle sue benedizioni e nelle sue preghiere salute e conforto. Lo ricordiamo tutti con tanta simpatia e rimpianto.
d.g. |