1980
VISITA DEL VESCOVO AL VICARIATO N° 25, ZOGNO-BREMBILLA
17/2/1980: CRONACA
Sono due i momenti in cui si è svolta la visita del vescovo di Bergamo, Mons. Giulio Oggioni al nuovo Vicariato «Brembilla-Zogno» eretto il 27 maggio 1979, solennità dell'Ascensione di N. Signore, in seguito alla ristrutturazione della diocesi in 28 vicariati locali di cui 3 urbani e 25 suburbani che vengono a sostituire le vecchie vicarie foranee e le recenti zone:
MOMENTO DI PREGHIERA ALLE ORE 15
Il Vescovo celebra la santa Messa nella prepositurale alla presenza dei rappresentanti delle parrocchie del vicariato, non tutte rappresentate. All'Omelia spiega la natura e le finalità del Vicariato Locale. Non è una maxi-parrocchia e non una minidiocesi, ma un organismo intermedio tra la diocesi e le parrocchie in sostituzione delle vicarie foranee e delle zone di cui le prime di carattere amministrativo e le seconde di carattere pastorale ma in urto tra loro. Il nuovo vicario locale può essere scelto fra qualsiasi parroco che opera nel vi cariato e viene eletto per la durata di un quinquennio, rinnovabile e amovibile a piacere del vescovo. Attualmente è il parroco di Zogno. Il vicario d'accordo col vescovo sceglie il proprio segretario in aiuto. Il vicario presiede e guida un duplice consiglio:
- il Consiglio Presbiterale Vicariale che raduna in sè tutti i sacerdoti che operano nell'ambito della pastorale vicariale a guida delle parrocchie;
- il Consiglio Pastorale Vicariale che raduna tutti i rappresentanti delle singole parrocchie sia laici che religiosi e sacerdoti animatori nei vari campi della pastorale vicariale.
Scopo del vicariato: è destinato a togliere l'isolamento delle parrocchie, piccole o grosse, tra loro e nei confronti della diocesi, per promuovere una pastorale d'insieme e di comunione. È come un saliscendi che fa scendere le richieste diocesane nelle parrocchie e fa salire le richieste delle parrocchie nella diocesi facendo leva sulla collaborazione di tutti e sulla comunione, senza imposizioni, ma con la forza suadente e travolgente della testimonianza («Siamo i testimoni di pace e di perdono»).
MOMENTO DI STUDIO ALLE ORE 16,30
Il Vescovo incontra il Consiglio Pastorale Vicariale presso una sala dell'Oratorio di Zogno.
Dopo un saluto del Vicario locale al Vescovo in cui si afferma la necessità di porre da vanti al vescovo la situazione reale del vicariato perchè se ne renda conto quale vero responsabile di cui noi siamo soltanto dei collaboratori in forza di una sua scelta, e dopo la presentazione del consiglio da parte del segretario e della attività svolta in quattro precedenti incontri, sono intervenuti vari consiglieri (Angelo Curnis, Mario Zanchi, Luigi Magoni, Lina Calzavacca, M. Luisa Zambelli, Domenico Pellegrinelli, Innocente Zanchi, Dante Pacchiana, don Mansueto, don Giancarlo, Giusy Carminati, ecc.) rimarcando soprattutto il problema della catechesi, dei giovani, delle piccole parrocchie. Il Vescovo conclude gli interventi offrendo delle chiarificazioni a modo di indirizzo e di esortazione di cui diamo qualche spunto. I problemi di chiesa vanno risolti col dono della chiesa che Gesù ci ha fatto.
Giovanni Paolo II° fa nascere la chiesa con Gesù che nasce nella chiesa. I pro blemi del vicariato sono molteplici (giovani, adulti, operai, famiglia, emarginati, ecc.) ma è difficile trattarli come problemi di massa ... La cultura cristiana sta diventando cultura di minoranza - occorre prenderne atto - mentre ad esempio la cultura permissiva è assai più vasta perchè coinvolge ormai tutte le masse. La catechesi (si noti il triplice tipo di catechesi dell'Esortazione' apostolica «Catechesi Tradendae» di Giovanni Paolo II°) non va ridotta a sistema totalizzante ed esclusivo ... perché anche la liturgia è catechizzante, si veda in proposito l'importanza dell'Omelia, e anche l'opera caritativa che incarna il messaggio di Cristo ... La catechesi a volte si confonde col problema dell'educazione. Gli adolescenti entrano naturalmente in un periodo di cristi sconvolgente; hanno bisogno di essere aiutati e compresi e soprattutto prevenuti anche con l'aiuto dei sacramenti come ad esempio con la cresima che non dà la fede adulta ma la grazia per conseguirla. Dopo la cresima è bene promuovere la professione di fede adolescenziale. Poi si deve attendere con pazienza che la matura età dia i suoi frutti. Con la catechesi non si deve lavorare solo a livello di famiglia ma anche di parrocchia che raduna le famiglie nella comunione e nella visione più aperta di chiesa e più completa. La prima comunione celebra l'ingresso ufficiale dei ragazzi nella parrocchia che dalla loro chiesa domestica, la famiglia, sono promossi a una vita comunitaria di fede più vasta. Non tocca a noi giudicare la fede ma dobbiamo promuoverla. L'incontro col Vescovo ci ha colti ancora agli inizi della vita del vicariato che raduna in sè svariati comportamenti che rivelano differenti situazioni da rammorbidire con pazienza e con pieno rispetto delle caratteristiche delle singole comunità parrocchiali per fonderle insieme con lo scopo di fare scaturire più vivacemente e più validamente la nuova realtà pastorale di un vicariato struttura sinora pensata ancora troppo poco dall'alto e ben poco o per nulla dal basso.
In data 18/2/1980 il Vescovo ha inviato il seguente messaggio.
«Caro don Giulio, grazie per la bella accoglienza di ieri in occasione della mia visita per l'incontro con il Consiglio Pastorale Vicariale.
Sul lavoro iniziato con tanto impegno ed entusiasmo invoco la benedizione del Signore, implorandola anche per quanti vi operano con dedizione e assiduità».
+ Giulio Oggioni
Si nota da questo scritto che il Vescovo è rimasto più soddisfatto di noi dell'incontro molto improvvisato ma spontaneo. Lo ringraziamo di cuore.
DON GIULIO GABANELLI
MOMENTO DI PREGHIERA ALLE ORE 15
Il Vescovo celebra la santa Messa nella prepositurale alla presenza dei rappresentanti delle parrocchie del vicariato, non tutte rappresentate. All'Omelia spiega la natura e le finalità del Vicariato Locale. Non è una maxi-parrocchia e non una minidiocesi, ma un organismo intermedio tra la diocesi e le parrocchie in sostituzione delle vicarie foranee e delle zone di cui le prime di carattere amministrativo e le seconde di carattere pastorale ma in urto tra loro. Il nuovo vicario locale può essere scelto fra qualsiasi parroco che opera nel vi cariato e viene eletto per la durata di un quinquennio, rinnovabile e amovibile a piacere del vescovo. Attualmente è il parroco di Zogno. Il vicario d'accordo col vescovo sceglie il proprio segretario in aiuto. Il vicario presiede e guida un duplice consiglio:
- il Consiglio Presbiterale Vicariale che raduna in sè tutti i sacerdoti che operano nell'ambito della pastorale vicariale a guida delle parrocchie;
- il Consiglio Pastorale Vicariale che raduna tutti i rappresentanti delle singole parrocchie sia laici che religiosi e sacerdoti animatori nei vari campi della pastorale vicariale.
Scopo del vicariato: è destinato a togliere l'isolamento delle parrocchie, piccole o grosse, tra loro e nei confronti della diocesi, per promuovere una pastorale d'insieme e di comunione. È come un saliscendi che fa scendere le richieste diocesane nelle parrocchie e fa salire le richieste delle parrocchie nella diocesi facendo leva sulla collaborazione di tutti e sulla comunione, senza imposizioni, ma con la forza suadente e travolgente della testimonianza («Siamo i testimoni di pace e di perdono»).
MOMENTO DI STUDIO ALLE ORE 16,30
Il Vescovo incontra il Consiglio Pastorale Vicariale presso una sala dell'Oratorio di Zogno.
Dopo un saluto del Vicario locale al Vescovo in cui si afferma la necessità di porre da vanti al vescovo la situazione reale del vicariato perchè se ne renda conto quale vero responsabile di cui noi siamo soltanto dei collaboratori in forza di una sua scelta, e dopo la presentazione del consiglio da parte del segretario e della attività svolta in quattro precedenti incontri, sono intervenuti vari consiglieri (Angelo Curnis, Mario Zanchi, Luigi Magoni, Lina Calzavacca, M. Luisa Zambelli, Domenico Pellegrinelli, Innocente Zanchi, Dante Pacchiana, don Mansueto, don Giancarlo, Giusy Carminati, ecc.) rimarcando soprattutto il problema della catechesi, dei giovani, delle piccole parrocchie. Il Vescovo conclude gli interventi offrendo delle chiarificazioni a modo di indirizzo e di esortazione di cui diamo qualche spunto. I problemi di chiesa vanno risolti col dono della chiesa che Gesù ci ha fatto.
Giovanni Paolo II° fa nascere la chiesa con Gesù che nasce nella chiesa. I pro blemi del vicariato sono molteplici (giovani, adulti, operai, famiglia, emarginati, ecc.) ma è difficile trattarli come problemi di massa ... La cultura cristiana sta diventando cultura di minoranza - occorre prenderne atto - mentre ad esempio la cultura permissiva è assai più vasta perchè coinvolge ormai tutte le masse. La catechesi (si noti il triplice tipo di catechesi dell'Esortazione' apostolica «Catechesi Tradendae» di Giovanni Paolo II°) non va ridotta a sistema totalizzante ed esclusivo ... perché anche la liturgia è catechizzante, si veda in proposito l'importanza dell'Omelia, e anche l'opera caritativa che incarna il messaggio di Cristo ... La catechesi a volte si confonde col problema dell'educazione. Gli adolescenti entrano naturalmente in un periodo di cristi sconvolgente; hanno bisogno di essere aiutati e compresi e soprattutto prevenuti anche con l'aiuto dei sacramenti come ad esempio con la cresima che non dà la fede adulta ma la grazia per conseguirla. Dopo la cresima è bene promuovere la professione di fede adolescenziale. Poi si deve attendere con pazienza che la matura età dia i suoi frutti. Con la catechesi non si deve lavorare solo a livello di famiglia ma anche di parrocchia che raduna le famiglie nella comunione e nella visione più aperta di chiesa e più completa. La prima comunione celebra l'ingresso ufficiale dei ragazzi nella parrocchia che dalla loro chiesa domestica, la famiglia, sono promossi a una vita comunitaria di fede più vasta. Non tocca a noi giudicare la fede ma dobbiamo promuoverla. L'incontro col Vescovo ci ha colti ancora agli inizi della vita del vicariato che raduna in sè svariati comportamenti che rivelano differenti situazioni da rammorbidire con pazienza e con pieno rispetto delle caratteristiche delle singole comunità parrocchiali per fonderle insieme con lo scopo di fare scaturire più vivacemente e più validamente la nuova realtà pastorale di un vicariato struttura sinora pensata ancora troppo poco dall'alto e ben poco o per nulla dal basso.
In data 18/2/1980 il Vescovo ha inviato il seguente messaggio.
«Caro don Giulio, grazie per la bella accoglienza di ieri in occasione della mia visita per l'incontro con il Consiglio Pastorale Vicariale.
Sul lavoro iniziato con tanto impegno ed entusiasmo invoco la benedizione del Signore, implorandola anche per quanti vi operano con dedizione e assiduità».
+ Giulio Oggioni
Si nota da questo scritto che il Vescovo è rimasto più soddisfatto di noi dell'incontro molto improvvisato ma spontaneo. Lo ringraziamo di cuore.
DON GIULIO GABANELLI
25° DI DON ETTORE VITALI
Don Ettore Vitali - nostro Coadiutore Parrocchiale da 16 anni - ha celebrato il suo 25° di sacerdozio il 4/6/1980. Noi l'abbiamo festeggiato il giorno 8/6/ 1980 in coincidenza con la solenne chiusura delle Ste Quarantore e con la Prima Comunione Generale dei nostri bambini nella solennità del Corpus Domini. È stata una celebrazione assai sentita anche se contenuta rigorosamente nei limiti imposti dalla semplicità del festeggiato schivo di ogni esteriorità e di qualsiasi manifestazione di stima e di riconoscenza nei suoi confronti. Noi comunque gli siamo tanto riconoscenti e gli vogliamo tanto bene ugualmente da sinceri amici e ammiriamo la sua spiccata personalità così sfrondata e scarna ma per questo non meno espressiva e valida sia come uomo che come sacerdote. È nato a Endenna il 27/10/1924 da genitori autenticamente cristiani. Dopo la scuola dell'obbligo cominciò subito a lavorare. Fu infatti alle dipendenze di terzi come operaio ingaggiato a elevare tralicci per linee elettriche sui monti di Zogno. A soli 18 anni fu arruolato nell'artiglieria e inviato a Casale Monferrato. Siamo nel 1943, tempo di guerra. Dopo alcuni mesi di servizio militare si eclissò come altri rifugiandosi nei partigiani per sfuggire così ai gravi pericoli del momento. Terminata la guerra dovette riprendere il servizio militare, rimasto incompleto, tra gli alpini. Ben a ragione è stato scelto attualmente quale cappellano del Gruppo Alpini di Zogno. Nel frattempo maturò la vocazione sacerdotale e, terminato il militare, entrò nel Seminario diocesano. Ricuperato in breve tempo gli anni perduti del ginnasio, potè frequentare regolarmente il liceo e la teologia dal 1947 al 1955. A 31 anni di età fu consacrato sacerdote nella Cattedrale di Bergamo con gli altri suoi compagni di studio, il 4/6/1955. Celebrò la sua Prima Messa a Endenna; ottenne di poterla celebrare nella camera da letto di suo padre che giaceva gravemente ammalato. Destinato Coadiutore parrocchiale a Pagliarolo di Cornalba vi rimase sino al 1958, anno in cui venne promosso Parroco di Miragolo S. Marco. Da Miragolo scenderà a Zogno in qualità di Coadiutore parrocchiale nel 1964 dopo avere rinunciato alla Parrocchia per motivi di salute. Rimane tuttora fra noi carico di meriti per il bene fatto e che sta facendo e che, noi speriamo, possa fare per molti anni ancora con sempre maggiore soddisfazione. Di don Ettore si possono dire tante cose interessanti ma col rischio tuttavia d'innervosirlo. Chiudiamo pertanto questi pochi cenni manifestando gli tutta la nostra riconoscenza e stima con l'augurio che con noi ci stia tanto a lungo e sempre molto volentieri.
D.G. |
LA PROPOSTA DEL PIANO PASTORALE 1980-1981
del nostro Vescovo s'intitola «Evangelizzazione per una famiglia cristiana». Ci coglie in un momento di profonda crisi della famiglia stessa in cui è precipitata per un complesso di cause svariate tra cui l'illimitata permissività in ogni campo e la mancanza completa di rimedi efficaci che denota un vuoto spaventoso di valori umani e cristiani che s'annida sotto la parvenza di una inculturazione fittizia senza costrutto voluta a modo di vernice che si altera a ogni impatto con la realtà provocatoria della nostra vita quotidiana. Si corre oggi il rischio di rimanere senza famiglia. Vorrei si cogliesse questa proposta del Vescovo da tutta la nostra comunità parrocchiale come spunto per formulare concretamente il nostro impegno a favore della catechesi permanente per gli adulti da cui far scaturire un modello di famiglia aggiornato ai nostri tempi nella visione dei principi conciliari e della loro applicazione. Faremo insieme pertanto la lettura della proposta pastorale che è soprattutto un documento sulla famiglia:
- con l'intento di darle un volto, una fisionomia, quella delle nostre famiglie che costituiscono la nostra realtà parrocchiale; - con l'intento di comunicarle un calore, quello tipico della razza bergamasca che ha sempre delle imprevedibili e inesauribili risorse celate sotto una parvente indifferenza e custodite dalla nostra scorza dura:
- con l'intento di tradurla nel nostro linguaggio scarno ma incisivo e denso di significato e di vita;
- con l'intento d'incrociare l'esperienza della nostra famiglia con la dottrina ufficiale della gerarchia per un reciproco arricchimento;
- con l'intento di restituire alla nostra cultura il più schietto riconoscimento dovutole al fine di valorizzarla agli effetti della fede.
Ogni famiglia, che sia famiglia, è una realtà irripetibile a cui si deve il più incondizionato rispetto. La famiglia non va innanzitutto condizionata nel suo formarsi, mentre i condizionamenti sono molti anche di carattere economico oltre che morale. Va sempre aiutata compresa riscoperta aggiornata secondo tutti i valori umani e cristiani.
Il programma d'abbozzare, da ritoccare, da maturare insieme attraverso un discorso impegnato di catechesi è assai grande ma non deve scoraggiarci se vogliamo metterei tutti insieme finalmente di buona volontà e se crediamo che la grazia di Dio è sempre efficace per tutti coloro che si impegnano seriamente nel bene.
DON GIULIO
- con l'intento di darle un volto, una fisionomia, quella delle nostre famiglie che costituiscono la nostra realtà parrocchiale; - con l'intento di comunicarle un calore, quello tipico della razza bergamasca che ha sempre delle imprevedibili e inesauribili risorse celate sotto una parvente indifferenza e custodite dalla nostra scorza dura:
- con l'intento di tradurla nel nostro linguaggio scarno ma incisivo e denso di significato e di vita;
- con l'intento d'incrociare l'esperienza della nostra famiglia con la dottrina ufficiale della gerarchia per un reciproco arricchimento;
- con l'intento di restituire alla nostra cultura il più schietto riconoscimento dovutole al fine di valorizzarla agli effetti della fede.
Ogni famiglia, che sia famiglia, è una realtà irripetibile a cui si deve il più incondizionato rispetto. La famiglia non va innanzitutto condizionata nel suo formarsi, mentre i condizionamenti sono molti anche di carattere economico oltre che morale. Va sempre aiutata compresa riscoperta aggiornata secondo tutti i valori umani e cristiani.
Il programma d'abbozzare, da ritoccare, da maturare insieme attraverso un discorso impegnato di catechesi è assai grande ma non deve scoraggiarci se vogliamo metterei tutti insieme finalmente di buona volontà e se crediamo che la grazia di Dio è sempre efficace per tutti coloro che si impegnano seriamente nel bene.
DON GIULIO
BUON NATALE A TUTTI
Natale è la scadenza del patto o dell'alleanza che Dio ha stretto con gli uomini facendosi egli stesso uomo. Natale è una scadenza anche per l'uomo che lo impegna a manifestare la propria fedeltà a Dio, accettando con riconoscenza e con gioia il dono di un Dio che si fa uomo nella pelle di tutti gli uomini affinchè si riconoscano fratelli. Fare Natale pertanto significa volere bene a Dio che ci ama sempre e voler bene ai fratelli tutti, anche a quelli che non ci amano. L'augurio di Buon Natale si concretizzi quindi nel fatto che nessuno rifiuti di amare Dio che ci ama sempre e di amare i fratelli anche a costo di non essere amati! Buon Natale!
Vostro Aff.mo DON GIULIO GABANELLI
Vostro Aff.mo DON GIULIO GABANELLI
NOTIZIE DI CRONACA PARROCCHIALE
Dal 15/9/1980, sono stati ripresi gli incontri del lunedì per tutti i catechisti che anche in quest'anno sono circa una sessantina.
Il 16/8/1980, è adunato per la 1a volta presso il Ricovero il Consiglio Presbiterale Vicariale in cui si è deciso di privilegiare a tutto spiano la catechesi come impegno principale del Vicariato per l'anno pastorale corrente cercando tuttavia di dare particolare rilievo al problema della famiglia.
Il 23/9/1980, si è, per la 1a volta, adunato il Consiglio Pastorale Vicariale con la partecipazione di numerosi sacerdoti, religiose e catechisti per programmare insieme la Scuola Permanente di Catechesi Vicariale per Catechisti. Furono presenti un ottantina di persone.
Il 5/10/1980, abbiamo celebrato la Festa del Rosario animata dalla predicazione di don Giuseppe Ferrari appena tornato dalla Bolivia a riportare a noi il fervore cristiano dei nostri vecchi che abbiamo smarrito. C'è stata devota frequenza anche alla processione del pomeriggio.
Il 12/10/1980, la Giornata della Catechesi ha coinvolto tutta la popolazione alla quale è stato illustrato il programma per l'anno in corso e il metodo che, oltre l'adozione dei Catechismi della CEI, comporta in sintesi: un cammino di fede, con piccoli gruppi, a livello di famiglia per i ragazzi delle elementari e a livello di Oratorio per le medie e oltre. L'incontro di preghiera pomeridiano inserito nella celebrazione del battesimo a quattro neonati è stato frequentatissimo e assai vissuto da tutti i partecipanti.
Dal I° al 9 novembre, Ottavario dei Morti predicato dal Padre Giovanni Passionista di Peghera col suo solito zelo che ben conosciamo da tempo. È stato assai frequentato. Alle ore 11 del I°, Solennità di tutti i Santi, ha concelebrato fra noi il Vescovo Boliviano della Missione di don Giuseppe: Mons. Terrazas, Ausiliare di La Paz. Ha tenuto anche un discorso in lingua spagnola tradotto all'istante da un interprete.
D.G.
Il 16/8/1980, è adunato per la 1a volta presso il Ricovero il Consiglio Presbiterale Vicariale in cui si è deciso di privilegiare a tutto spiano la catechesi come impegno principale del Vicariato per l'anno pastorale corrente cercando tuttavia di dare particolare rilievo al problema della famiglia.
Il 23/9/1980, si è, per la 1a volta, adunato il Consiglio Pastorale Vicariale con la partecipazione di numerosi sacerdoti, religiose e catechisti per programmare insieme la Scuola Permanente di Catechesi Vicariale per Catechisti. Furono presenti un ottantina di persone.
Il 5/10/1980, abbiamo celebrato la Festa del Rosario animata dalla predicazione di don Giuseppe Ferrari appena tornato dalla Bolivia a riportare a noi il fervore cristiano dei nostri vecchi che abbiamo smarrito. C'è stata devota frequenza anche alla processione del pomeriggio.
Il 12/10/1980, la Giornata della Catechesi ha coinvolto tutta la popolazione alla quale è stato illustrato il programma per l'anno in corso e il metodo che, oltre l'adozione dei Catechismi della CEI, comporta in sintesi: un cammino di fede, con piccoli gruppi, a livello di famiglia per i ragazzi delle elementari e a livello di Oratorio per le medie e oltre. L'incontro di preghiera pomeridiano inserito nella celebrazione del battesimo a quattro neonati è stato frequentatissimo e assai vissuto da tutti i partecipanti.
Dal I° al 9 novembre, Ottavario dei Morti predicato dal Padre Giovanni Passionista di Peghera col suo solito zelo che ben conosciamo da tempo. È stato assai frequentato. Alle ore 11 del I°, Solennità di tutti i Santi, ha concelebrato fra noi il Vescovo Boliviano della Missione di don Giuseppe: Mons. Terrazas, Ausiliare di La Paz. Ha tenuto anche un discorso in lingua spagnola tradotto all'istante da un interprete.
D.G.