1972
Lo dice il maestro Pedemonti
LE NUOVE CAMPANE DELLA PREPOSITURALE
Le campane nuove giunte a Zogno da Castelnuovo ne' Monti di Reggio Emilia il 20 novembre 1972 scorso, alle ore otto, sono state immediatamente installate sul campanile e dopo pochi giorni hanno cominciato a suonare. Hanno suonato a festa per la prima volta il 10 dicembre per celebrare solennemente il 50° di Sacerdozio del nostro concittadino Mons. Teodoro Dolci. Poi suoneranno ancora a festa per il Santo Natale imminente. Purtroppo hanno già suonato anche da morto troppe volte: per Antonio Valoti, per Caterina Pesenti, per Maria Brevi, per Caterina Zanchi, per Margherita Mirabolani. Il 2 gennaio prossimo suoneranno per il 3° anniversario della morte di Mons. Giuseppe Speranza, che ricorderemo con affetto e riconoscenza. Sempre parteciperanno alla gioia e al dolore di tutti. Per completare i restauri della chiesa e del campanile e per togliere il rischio che le rotte cadessero, le abbiamo sostituite. Le campane rotte non si possono naturalmente restaurare, anche se con l'andar del tempo, conoscendole, ci si affeziona, come a persone amiche, e dispiace sempre doversene disfare. Già Mons. Speranza aveva fatto sistemare il castello campanario in ferro capace per un concerto nuovo e leggermente più grosso. Si è colta perciò l'occasione propizia per cambiare anche la tonalità. Si è passati dal «Si bemolle», comunissimo in tutta la Diocesi, al «La maggiore grave» rarissimo e più festoso e solenne. Abbiamo un esempio simile nel concerto di S. Alessandro in Colonna, il più grave di tutta la città. Sono state perciò maggiorate di peso passando da 79 ql. circa a 95,428 ql. di bronzo. Mentre l'altro concerto possedeva il 18% soltanto di stagno, l'attuale ne possiede il 22%. Sono state cambiate anche le dediche; le abbiamo, meglio, riportate all'antico concerto dell'ante guerra. Le rispettive scritte, composte dal nostro concittadino Mons. Gaspare Cortinovis, latinista e poeta, sono risultate meravigliose e state incise a caratteri vistosi in latino e in italiano - le proprie raffigurazioni dei santi titolari in rilievo su ogni singola campana. Tecnicamente sono state realizzate in forma più allungata perché non disturbino da vicino e portino la voce più lontana. La spesa non risulta eccessiva, sia perché non si è dovuto cambiare il castello campanario; sia perché dalle vecchie campane abbiamo ricavato circa nove milioni e sia ancora perché la «Fonderia Cav. Paolo Capanni» (la medesima che ha rifuso il campanone di Rovereto, di ql. 128) ha gradito di poterci favorire per reclamizzare il concerto oltre che in tutta la nostra Diocesi anche alla stessa «Fiera Campionaria di Milano». Se deduciamo la maggiorazione di peso che è costata oltre tre milioni di spesa, la differenza rispetto alle altre è stata di L. 5.900.000 di cui tuttavia la percentuale più forte ha inciso per l'aggiunta del 4% di stagno (argento) mancante nelle precedenti. Si deve aggiungere ovviamente anche la spesa per la rimozione delle vecchie e per la installazione delle nuove. Se pensiamo che la spesa sostenuta per le campane è inferiore a quella occorsa per la sistemazione delle gronde dei tetti della chiesa e del campanile ricoperti in rame che nessuno vede e sente, bisogna concludere che si è cercato il massimo risparmio e si è ottenuto un lusinghiero rendimento.
Iscrizioni incise su ogni singola campana in ordine decrescente.
CAMPANA 8.a (circa kg. 3000 compreso il calo di fusione):
«Essendo Patrono di questa Parrocchia e del Comune S. Lorenzo Martire il popolo di Zogno progredisca in opere di bontà».
Divo Laurentio Martyre / Paroeciae ac Civitatis / Patrono / ad prospera quaeque / Zonienses succrescant.
Anno MCMLXXII / Curione J ulio Gabanelli / Rectore Hyacintho Rinaldi.
Vi è raffigurato in basso rilievo S. Lorenzo M. con la graticola.
CAMPANA 7.a:
«In onore della Croce di Cristo perché tenga lontano dal nostro paese i fulmini e le tempeste e nello stesso tempo a ricordo dei caduti per la patria».
In Sanctam Crucem Christi / uti / a finibus nostris nimbos repellat / simul ac / pro patriae peremptis.
Vi è scolpito il Santo Crocifisso.
CAMPANA 6.a:
«O S. Giuseppe, Sposo della Madre di Dio, proteggi coloro che stanno per morire affinché più soavemente riposino in Cristo».
Deiparae Sponse, sancte Joseph / in mortis agone periclitantes / tuere / quo beatius / in Christo quiescant.
Vi è scolpito' San Giuseppe, patrono della buona morte.
CAMPANA 5.a:
«O Vergine Maria, a noi che ti proclamiamo Madre della Chiesa, ottieni una fede viva nel Signore».
Te Ecclesiae Matrem profitentibus / summam Dei fidem / nobis assequere / Virgo Maria.
Vi è scolpita la Vergine Incoronata col Bambino.
CAMPANA 4.a:
«A S. Giovanni Battista Precursore del Signore perché con la sua intercessione renda veri seguaci di Cristo coloro che sono stati battezzati e a S. Alessandro Martire patrono della Chiesa di Bergamo nella più ferma speranza di poter imitare i suoi esempi».
Divo Joanni Baptistae / Praecursori Domini / qui / renatos ex aqua et Spiritu Sancto / suo numine / vere sects tores Christi / efficiat / atque / Sancto Alexandro Martyr; Ecclesiae Bergomensis / Patrono / certa spe / eius vestigia, persecuturos.
Vi sono incisi S. Giovanni Battista e S. Alessandro Martire.
CAMPANA 3.a:
«Ai Santi Sebastiano, Cipriano e Eurosia martiri, a ciascuno dei quali la pietà degli antenati dedicò un picco: tempio sul Monte per impetrarne la loro protezione».
Sebastiano, Cipriano ac Eurosiae Martiribus / quo singulis / patres pientissimi / ad obtinendum praesidium delubrum dedicavere.
Vi sono scolpiti S. Sebastiano, S. Cipriano e Santa Eurosia.
CAMPANA 2.a:
«I Santi Rocco e Antonio Abate proteggano il popolo di Dio che li invoca patroni affinché non sia oppresso da incendi, dalle malattie e da ogni altra calamità».
Sancti Rochus ac Antonius Abbas / populum Dei / eos implorantem sospites / adiuvent / ne / igne, morbis orna; busque calamitatibus / obruatur.
Vi sono scolpiti i Santi Rocco e Antonio Abate.
CAMPANA 1.a:
«A S. Bernardino da Siena perché più benevolmente dopo di aver allontanato ogni discordia, con la sua intercessione rechi pace alle famiglie e al mondo inquieto».
Divo Bernardino Senensi / quo benevolentius / desse; tione depulsa / suo praesidio / ad familias et orbem vasta tum pacem / perferat.
Vi è scolpito S. Bernardino da Siena.
Sulla campana che si fonderà per la Chiesetta degli Alpini è prevista la seguente scritta:
«Il suono di questa campana ci inviti a pregare per tutti i Caduti per la Patria».
Huius aeris tinnitus / ad precandum / pro cuntis Patriae peremptis / nos impellat.
Vi si potrà raffigurare un alpino con la Vergine degli Alpini, le Alpi e quanto si desidererà a piacere di tutti.
D. G. G.
Iscrizioni incise su ogni singola campana in ordine decrescente.
CAMPANA 8.a (circa kg. 3000 compreso il calo di fusione):
«Essendo Patrono di questa Parrocchia e del Comune S. Lorenzo Martire il popolo di Zogno progredisca in opere di bontà».
Divo Laurentio Martyre / Paroeciae ac Civitatis / Patrono / ad prospera quaeque / Zonienses succrescant.
Anno MCMLXXII / Curione J ulio Gabanelli / Rectore Hyacintho Rinaldi.
Vi è raffigurato in basso rilievo S. Lorenzo M. con la graticola.
CAMPANA 7.a:
«In onore della Croce di Cristo perché tenga lontano dal nostro paese i fulmini e le tempeste e nello stesso tempo a ricordo dei caduti per la patria».
In Sanctam Crucem Christi / uti / a finibus nostris nimbos repellat / simul ac / pro patriae peremptis.
Vi è scolpito il Santo Crocifisso.
CAMPANA 6.a:
«O S. Giuseppe, Sposo della Madre di Dio, proteggi coloro che stanno per morire affinché più soavemente riposino in Cristo».
Deiparae Sponse, sancte Joseph / in mortis agone periclitantes / tuere / quo beatius / in Christo quiescant.
Vi è scolpito' San Giuseppe, patrono della buona morte.
CAMPANA 5.a:
«O Vergine Maria, a noi che ti proclamiamo Madre della Chiesa, ottieni una fede viva nel Signore».
Te Ecclesiae Matrem profitentibus / summam Dei fidem / nobis assequere / Virgo Maria.
Vi è scolpita la Vergine Incoronata col Bambino.
CAMPANA 4.a:
«A S. Giovanni Battista Precursore del Signore perché con la sua intercessione renda veri seguaci di Cristo coloro che sono stati battezzati e a S. Alessandro Martire patrono della Chiesa di Bergamo nella più ferma speranza di poter imitare i suoi esempi».
Divo Joanni Baptistae / Praecursori Domini / qui / renatos ex aqua et Spiritu Sancto / suo numine / vere sects tores Christi / efficiat / atque / Sancto Alexandro Martyr; Ecclesiae Bergomensis / Patrono / certa spe / eius vestigia, persecuturos.
Vi sono incisi S. Giovanni Battista e S. Alessandro Martire.
CAMPANA 3.a:
«Ai Santi Sebastiano, Cipriano e Eurosia martiri, a ciascuno dei quali la pietà degli antenati dedicò un picco: tempio sul Monte per impetrarne la loro protezione».
Sebastiano, Cipriano ac Eurosiae Martiribus / quo singulis / patres pientissimi / ad obtinendum praesidium delubrum dedicavere.
Vi sono scolpiti S. Sebastiano, S. Cipriano e Santa Eurosia.
CAMPANA 2.a:
«I Santi Rocco e Antonio Abate proteggano il popolo di Dio che li invoca patroni affinché non sia oppresso da incendi, dalle malattie e da ogni altra calamità».
Sancti Rochus ac Antonius Abbas / populum Dei / eos implorantem sospites / adiuvent / ne / igne, morbis orna; busque calamitatibus / obruatur.
Vi sono scolpiti i Santi Rocco e Antonio Abate.
CAMPANA 1.a:
«A S. Bernardino da Siena perché più benevolmente dopo di aver allontanato ogni discordia, con la sua intercessione rechi pace alle famiglie e al mondo inquieto».
Divo Bernardino Senensi / quo benevolentius / desse; tione depulsa / suo praesidio / ad familias et orbem vasta tum pacem / perferat.
Vi è scolpito S. Bernardino da Siena.
Sulla campana che si fonderà per la Chiesetta degli Alpini è prevista la seguente scritta:
«Il suono di questa campana ci inviti a pregare per tutti i Caduti per la Patria».
Huius aeris tinnitus / ad precandum / pro cuntis Patriae peremptis / nos impellat.
Vi si potrà raffigurare un alpino con la Vergine degli Alpini, le Alpi e quanto si desidererà a piacere di tutti.
D. G. G.
IN OCCASIONE DELLA MESSA GIUBILARE
Tutta Zogno commossa ha festeggiato Mons. Dolci
Domenica 10 dicembre, nella chiesa prepositurale di S. Lorenzo dove ha ricevuto il Battesimo ed i primi Sacramenti, mons. Teodoro Dolci ha celebrato la sua Messa giubilare. È stato un avvenimento di quelli che nelle comunità valligiane, sia pure grandi come Zogno, non si dimenticano: una giornata, diciamolo pure, memorabile non solo per il decano del nostro « Capitolo» che ha festeggiato il cinquantesimo anniversario di sacerdozio e per i suoi parenti, ma anche per le autorità, per il numeroso clero presente e per la popolazione zognese tutta che ha voluto cordialmente partecipare alla di lui gioia in una commovente comunione di sentimenti testimoniando ancora una volta la sopravvivenza fra noi di quel prezioso patrimonio spirituale proprio della comunità antica che è custodito nelle nostre tradizioni che affondano le radici in un nobile passato. L'anniversario cade esattamente il 24 dicembre, ma per ovvie ragioni, i festeggiamenti sono stati anticipati. Per rendere omaggio a mons. Dolci, il vicario foraneo don Giulio Gabanelli ha voluto che le nuove campane venissero inaugurate in questa lieta circostanza legando così in un unico lieto ricordo due importanti avvenimenti della vita parrocchiale. In tale lieta circostanza i suona tori del concerto di S. Alessandro in Colonna si sono generosamente prestati per il suono d'allegrezza e a distesa dalle ore 8,30 alle 13. Sono rimasti entusiasti del «nostro concerto» e col loro suono hanno veramente entusiasmato tutta la popolazione. Le campane sono come il vino: diventano sempre più buone invecchiando! Naturalmente, come il vino, devono essere già buone in partenza perché possano diventare più buone ancora! Mons. Dolci alle 9,30 ha celebrato commosso la sua Messa giubilare in mezzo a noi rivivendo gli anni migliori del suo Sacerdozio trascorsi in Diocesi e gli anni della sua giovinezza trascorsi in parte anche a Zogno e nel servizio militare durante la grande penultima guerra mondiale in cui è rimasto ferito e decorato, e ha ricoperto il grado di capitano. Il Parroco di Bonate Sotto don Tarcisio Pezzotta, ex coadiutore del festeggiato a S. Tomaso de' Calvi, durante l'omelia ha detto a tutti noi con semplicità ma con efficace convinzione chi è Mons. Dolci. Ciò è stato sintetizzato anche dal Prevosto di Zogno durante il pranzo affermando: «La più grande disgrazia che mi è capitata venendo a Zogno è stata la morte di Mons. Speranza; la più grande fortuna è stata invece la venuta a Zogno di Mons. Dolci! Guai se Dio me lo togliesse! Mi farebbe uno scherzo imperdonabile».
Mons. Dolci ha detto che è felice di rivivere in mezzo a noi: gli siamo assai riconoscenti! La Corale S. Cecilia di Nembro ha prestato servizio sia al mattino per i canti liturgici durante la Messa giubilare, sia al pomeriggio esibendosi in una elevazione liturgica che ha suscitato ammirazione ed entusiasmo in tutti. Durante la S. Messa sono stati eseguiti numerosi brani liturgici. Ecco il programma: Bourgeois: «Siam qui raccolti ...», a 4 v.d.; G. Pedemonti: «Alleluja»; L. Perosi: «Ave Verum» per soli e coro; L. Perosi: «Sanctus e Benedictus» della Missa II Pontificalis, a 3 v.d.; L. Perosi: «O sacrum convivium», a 4 v.d.; Bach: «Loda il Signore» (corale), a 4 v.d. I festeggiamenti sono proseguiti nel pomeriggio con una elevazione musicale, che mons. Dolci ha apprezzato particolarmente. Nella Prepositurale di Zogno, come abbiamo detto la Corale «Santa Cecilia» di Nembro ha presentato un programma di musica sacra. Il coro, che si compone di sessanta persone (30 ragazze soprano-contralto istruite per la prima volta dal maestro del coro, 12 bassi e 18 tenori), è stato apprezzato, da quanti erano presenti.
Il programma era diviso in due parti e comprendeva: Preludio e fuga in do minore (solo organo) di Bach; L. Cervi: «Nemo gaudeat » a 3 v.d.; Adam de Antiquis: «Senza te, sacra Regina», a 4 v.d.; L. Perosi: «Stabat Mater» (brani), per soli e coro; L. Perosi: «Neve non tocca» (madrigale), a 4. v.d.; A. Castelli: «Ave Maria», a 4 v.d.; Toccata e fuga in re minore (solo organo) di Bach; L. Pesi. «Exaudi Domino», per soli e coro, canto natalizio 4-5 v.d.; «Ninna Nanna di Maria», canto natalizio dell’Austria a 4-5 v.d.; Haendel: «Alleluia» dall'Oratorio biblico «Il Messia», a 4 v.d.; Frank: «Panis Angelicus», per solo tenore e coro. Ha diretto il coro: Giulio Signori; all'organo: M.o prof. don Santo Donadoni; solisti: tenore Carrara L., baritono Perico G., soprano Signori L. e Carrara G. Il nostro concittadino prof. don Santo Donadoni ha collaudato il restauro dell'organo mettendone in forte risalto i grandi pregi. Si tratta di un'opera autentica e monumentale che fa onore alla comunità di Zogno.
MESSAGGIO DI UNA BAMBINA
Mentre mons. Dolci entrava nella chiesa prepositurale per celebrare la Messa solenne, una piccola bambina, a nome della collettività, gli ha indirizzato il seguente messaggio:
«Carissimo Monsignore.
Non sono più di moda lo so, i saluti fatti così, a nome di tutti, a un sacerdote, in un giorno di festa e di commozione, come quello del tuo 50° anniversario di Sacerdozio. Oggi il mondo è preso da mille interessi strani, da una corsa sfrenata a tutto ciò che sa di nuovo, e pensa più che altro a discorsi che servono a contestare; ma il cuore degli uomini è rimasto sempre lo stesso. Caro Monsignore, tu sei un uomo dal cuore grande e immensamente buono. Lo si capisce quando ci parli durante la Messa, quando ci saluti, lo hai dimostrato tornando tra noi, nel tuo paese, dopo che hai lasciato la Parrocchia dove hai tanto lavorato. Ti siamo grati per aver voluto rimanere con noi, e perché vuoi festeggiare proprio con noi questo giorno che è così caro. Tu sei commosso, ma anche noi lo siamo, perciò ascoltaci e credi! È come se fossimo stretti, attorno ad un parente che ha vissuto e vive per aiutarci a diventare migliori. Il mondo cambia è vero, ma al di sopra di ogni idea nuova, e di ogni innovazione c'è sempre l'esempio degli uomini veramente retti e buoni come sei tu. Rimani con noi, felice con noi, che vogliamo ricambiare a lungo il bene che ci fai imitandoti e volendoti bene».
CAPITANO CON MEDAGLIA AL VALORE
Caro don Teodoro,
confesso di non essere a mio agio a scrivere di te, allergico quale sei al panegiricismo della tua persona, che ti sei tirata dietro per tanti anni nelle situazioni più varie, con l’aria d'un ragazzone sbadato sempre prodigo di cordialità con tutti, mai stanco di camminare, progettare e fare, spesso dimentico del pranzo, o della cena, o del sonno, o del fazzoletto da naso, così da circondarti di un'episodica gioconda sfruttata spassionatamente dai confratelli. Ho qui sott'occhio l'elenco delle tappe del tuo cinquantesimo cammino sacerdotale; se le passasse in rassegna uno che non ti conosce ti giudicherebbe un irrequieto, mai contento del posto, un piantagrane con tutti, poiché il maledetto gusto di giudicare in peggio dalle apparenze non è poi tanto raro e non risparmia il Sacerdote . Che tu le abbia provate tutte, o quasi, è vero. Prima di arrivare al sacerdozio, nel dicembre del '22, eri passato attraverso la guerra che, se ben ricordo, ha decorato te, aitante ufficiale d'una ferita e d'una medaglia al valore. A guerra finita - me li ricordo bene quegli anni - furono molti i chierici dei corsi di teologia a non rientrare in Seminario: poveretti! troppe cose orrende avevano viste e sofferte. Tu dalla guerra sei tornato un po' acciaccato nel corpo, ma solido più che mai nello spirito per continuare la strada del Sacerdozio. L'esperienza della guerra aveva confermato in te la disponibilità all'obbedienza e al ministero sacerdotale da farti accettare tutto e andare qua e là come un giramondo che si trova bene ovunque e ovunque si dà da fare senza indugiare in mugognamenti e contestazioni. Prima a Roma per addottorarsi in Teologia, poi Vicerettore all'Istituto Dante Alighieri e, successivamente, coadiutore in Borgo S. Caterina, insegnante in Seminario e nel contempo coadiutore a Petosino, poi a S. Martino di Borgo Canale, poi a S. Tomaso de' Calvi dove hai posto la tenda di parroco, succedendo a Don Bettinelli, e dove hai fatto crescere il seme gettato della novella Parrocchia provvedendola di Chiesa, di Asilo; di terreno per l'Oratorio e la casa del Coadiutore e, per non smentirti mai, dimenticando la casa per te e gli anni ti andavano sù; e così ti sei buscato malanni ai quali l'ospedale mette una pezza, ma non rifà il vestito a nuovo. Da onesto operaio della vigna del Signore hai pensato di non poterlo più guadagnare il soldo giornaliero, per la stanchezza che avevi indosso e ti impigriva le gambe e ti rattristava il cuore. Perciò, da bravo ufficiale, hai fatto al colonnello le consegne della Parrocchia schierata coi nuovi palazzi e le opere parrocchiali e i parrocchiani centuplicati, e hai chiesto d'essere collocato a riposo, senza vanterie né rivendicazioni; e forse anche convinto d'essere stato un servo inutile, come suggerisce il Vangelo. Se così è, ringrazia Dio che ha custodito in te il Suo Spirito per proporti a esempio da cui imparare.
MONS. MARCO FARINA
CHI È MONS. DOLCI
Poiché Zogno festeggia Mons. Teodoro Dolci, in occasione del cinquantesimo anniversario di Messa, molti, soprattutto le generazioni giovani si chiederanno: «Ma chi è Mons. Dolci?». Si potrebbe rispondere semplicemente: è un sacerdote nato a Zogno 76 anni fa; un prete che non desidera elogi. Ma è doveroso fare uno strappo al suo riserbo e porre in luce la sua figura sacerdotale. La sua attività ha una fisionomia caratteristica, e la sua vita è stata impegnata contemporaneamente tra le esigenze pastorali verso il gregge affidato e le necessità della Diocesi. Chiamato in età ancor giovanile all'insegnamento in Seminario, ha portato tutto il suo entusiasmo in materie notoriamente ostiche, come la matematica e la fisica. Dotato d'una passione e competenza nella cultura artistica (e le sue brevi vacanze e le stesse gite parrocchiali erano per Lui occasione per gustare e far gustare le bellezze architettoniche e figurative dell'arte), passò all'insegnamento di questa disciplina ai chierici e fece e fa parte tuttora della Commissione d'arte sacra diocesana, ave profuse i tesori del suo gusto ad intere generazioni di sacerdoti. Ma questa attività, già impegnativa, è stata solo al margine della sua vita sacerdotale. Le forze migliori Mons. Teodoro le ha spese nella vita pastorale. Dopo il rodaggio iniziale nella Vicinia di S. Martino, in Città Alta, vien trasferito nel rione di S. Tomaso de' Calvi, ave l'anziano sacerdote addetto, D. Bettinelli, stava preparando il piano per la costituzione di una nuova Parrocchia. Nel 1940 nasceva la Parrocchia di S. Tomaso Apostolo e Don Dolci ne fu il primo Parroco. Cosa significhi creare' una nuova Parrocchia in una periferia di città, in un momento drammatico come quello (si stava entrando in 'guerra) e dove il problema non era di creare una comunità in famiglie nuove che venivano a stabilizzarsi, ma famiglie che bisognava dirottare dal percorso tradizionale verso S. Alessandro, la loro vecchia Parrocchia, forse pochi riescono a capire. Senza sussidi, ma confidando nella comprensione di una popolazione non ancora amalgamata, c'era tutto da fare. Ed eccolo affrontare con coraggio le strutture più importanti: rendere la Chiesa, non ancora terminata, in condizione di efficenza. La strutturazione del nuovo presbiterio con l'altare, particolarmente ammirato per l'originalità, i pergami, i portali, gli altari laterali, le sacristie, il campanile con il concerto di campane, il magnifico organo, sono le opere maturate e realizzate dal solerte Prevosto. Erano stati gli anni difficili della guerra e dell'immediato dopoguerra. Ma nuove esigenze premevano (soprattutto da parte della gioventù) e fecero decidere D. Dolci ad un atto coraggioso: l'acquisto di una vasta area per la costruzione della scuola materna e dell' oratorio. Gli ottanta e più milioni dovevano turbare i sonni. Anche la scuola materna è stata una sua realizzazione: un edificio nobile, funzionale, degno della città. Non è da pensare che queste opere molteplici, che da sole possono fiaccare una persona, siano nate a tavolino e affidate ad altri per la costruzione. D. Teodoro tutte queste opere le ha pensate, disegnate, studiate, sofferte e vissute metro per metro (anzi il metro non è mai mancato dalle sue tasche). Ma accanto a queste opere occorre ricordare l'azione del pastore. L'ansia di creare una Comunità è stato il movente della sua azione. La sua povertà è stata ammirevole. La casa parrocchiale nella quale ha voluto vivere tanti anni è un rudere, ma anche una eccitante testimonianza. La sua carità ha abbracciato tutti. Nei dolorosi anni della guerra Egli ha provato due volte il carcere (una quaresima intera) per un gesto di carità verso un prigioniero di guerra. Le forze umane soggiacciono alla dura legge dell'usura e Mons. Dolci, quando fu conscio che problemi nuovi scaturiti dai tempi nuovi e dalle profonde innovazioni strutturali della sua Parrocchia in violenta espansione non potevano essere affrontati con energie logorate dal lavoro indefesso, prendeva la coraggiosa (e dolorosa) decisione di lasciare a forze più fresche la continuazione della sua opera. Ed eccolo di nuovo a Zogno, che ha visto i suoi natali; 'ancora tra la sua gente, vicino alla figura di Mons. Speranza con il quale ha condiviso un' amicizia fraterna.
don TARCISIO PEZZOTTA
Mons. Dolci ha detto che è felice di rivivere in mezzo a noi: gli siamo assai riconoscenti! La Corale S. Cecilia di Nembro ha prestato servizio sia al mattino per i canti liturgici durante la Messa giubilare, sia al pomeriggio esibendosi in una elevazione liturgica che ha suscitato ammirazione ed entusiasmo in tutti. Durante la S. Messa sono stati eseguiti numerosi brani liturgici. Ecco il programma: Bourgeois: «Siam qui raccolti ...», a 4 v.d.; G. Pedemonti: «Alleluja»; L. Perosi: «Ave Verum» per soli e coro; L. Perosi: «Sanctus e Benedictus» della Missa II Pontificalis, a 3 v.d.; L. Perosi: «O sacrum convivium», a 4 v.d.; Bach: «Loda il Signore» (corale), a 4 v.d. I festeggiamenti sono proseguiti nel pomeriggio con una elevazione musicale, che mons. Dolci ha apprezzato particolarmente. Nella Prepositurale di Zogno, come abbiamo detto la Corale «Santa Cecilia» di Nembro ha presentato un programma di musica sacra. Il coro, che si compone di sessanta persone (30 ragazze soprano-contralto istruite per la prima volta dal maestro del coro, 12 bassi e 18 tenori), è stato apprezzato, da quanti erano presenti.
Il programma era diviso in due parti e comprendeva: Preludio e fuga in do minore (solo organo) di Bach; L. Cervi: «Nemo gaudeat » a 3 v.d.; Adam de Antiquis: «Senza te, sacra Regina», a 4 v.d.; L. Perosi: «Stabat Mater» (brani), per soli e coro; L. Perosi: «Neve non tocca» (madrigale), a 4. v.d.; A. Castelli: «Ave Maria», a 4 v.d.; Toccata e fuga in re minore (solo organo) di Bach; L. Pesi. «Exaudi Domino», per soli e coro, canto natalizio 4-5 v.d.; «Ninna Nanna di Maria», canto natalizio dell’Austria a 4-5 v.d.; Haendel: «Alleluia» dall'Oratorio biblico «Il Messia», a 4 v.d.; Frank: «Panis Angelicus», per solo tenore e coro. Ha diretto il coro: Giulio Signori; all'organo: M.o prof. don Santo Donadoni; solisti: tenore Carrara L., baritono Perico G., soprano Signori L. e Carrara G. Il nostro concittadino prof. don Santo Donadoni ha collaudato il restauro dell'organo mettendone in forte risalto i grandi pregi. Si tratta di un'opera autentica e monumentale che fa onore alla comunità di Zogno.
MESSAGGIO DI UNA BAMBINA
Mentre mons. Dolci entrava nella chiesa prepositurale per celebrare la Messa solenne, una piccola bambina, a nome della collettività, gli ha indirizzato il seguente messaggio:
«Carissimo Monsignore.
Non sono più di moda lo so, i saluti fatti così, a nome di tutti, a un sacerdote, in un giorno di festa e di commozione, come quello del tuo 50° anniversario di Sacerdozio. Oggi il mondo è preso da mille interessi strani, da una corsa sfrenata a tutto ciò che sa di nuovo, e pensa più che altro a discorsi che servono a contestare; ma il cuore degli uomini è rimasto sempre lo stesso. Caro Monsignore, tu sei un uomo dal cuore grande e immensamente buono. Lo si capisce quando ci parli durante la Messa, quando ci saluti, lo hai dimostrato tornando tra noi, nel tuo paese, dopo che hai lasciato la Parrocchia dove hai tanto lavorato. Ti siamo grati per aver voluto rimanere con noi, e perché vuoi festeggiare proprio con noi questo giorno che è così caro. Tu sei commosso, ma anche noi lo siamo, perciò ascoltaci e credi! È come se fossimo stretti, attorno ad un parente che ha vissuto e vive per aiutarci a diventare migliori. Il mondo cambia è vero, ma al di sopra di ogni idea nuova, e di ogni innovazione c'è sempre l'esempio degli uomini veramente retti e buoni come sei tu. Rimani con noi, felice con noi, che vogliamo ricambiare a lungo il bene che ci fai imitandoti e volendoti bene».
CAPITANO CON MEDAGLIA AL VALORE
Caro don Teodoro,
confesso di non essere a mio agio a scrivere di te, allergico quale sei al panegiricismo della tua persona, che ti sei tirata dietro per tanti anni nelle situazioni più varie, con l’aria d'un ragazzone sbadato sempre prodigo di cordialità con tutti, mai stanco di camminare, progettare e fare, spesso dimentico del pranzo, o della cena, o del sonno, o del fazzoletto da naso, così da circondarti di un'episodica gioconda sfruttata spassionatamente dai confratelli. Ho qui sott'occhio l'elenco delle tappe del tuo cinquantesimo cammino sacerdotale; se le passasse in rassegna uno che non ti conosce ti giudicherebbe un irrequieto, mai contento del posto, un piantagrane con tutti, poiché il maledetto gusto di giudicare in peggio dalle apparenze non è poi tanto raro e non risparmia il Sacerdote . Che tu le abbia provate tutte, o quasi, è vero. Prima di arrivare al sacerdozio, nel dicembre del '22, eri passato attraverso la guerra che, se ben ricordo, ha decorato te, aitante ufficiale d'una ferita e d'una medaglia al valore. A guerra finita - me li ricordo bene quegli anni - furono molti i chierici dei corsi di teologia a non rientrare in Seminario: poveretti! troppe cose orrende avevano viste e sofferte. Tu dalla guerra sei tornato un po' acciaccato nel corpo, ma solido più che mai nello spirito per continuare la strada del Sacerdozio. L'esperienza della guerra aveva confermato in te la disponibilità all'obbedienza e al ministero sacerdotale da farti accettare tutto e andare qua e là come un giramondo che si trova bene ovunque e ovunque si dà da fare senza indugiare in mugognamenti e contestazioni. Prima a Roma per addottorarsi in Teologia, poi Vicerettore all'Istituto Dante Alighieri e, successivamente, coadiutore in Borgo S. Caterina, insegnante in Seminario e nel contempo coadiutore a Petosino, poi a S. Martino di Borgo Canale, poi a S. Tomaso de' Calvi dove hai posto la tenda di parroco, succedendo a Don Bettinelli, e dove hai fatto crescere il seme gettato della novella Parrocchia provvedendola di Chiesa, di Asilo; di terreno per l'Oratorio e la casa del Coadiutore e, per non smentirti mai, dimenticando la casa per te e gli anni ti andavano sù; e così ti sei buscato malanni ai quali l'ospedale mette una pezza, ma non rifà il vestito a nuovo. Da onesto operaio della vigna del Signore hai pensato di non poterlo più guadagnare il soldo giornaliero, per la stanchezza che avevi indosso e ti impigriva le gambe e ti rattristava il cuore. Perciò, da bravo ufficiale, hai fatto al colonnello le consegne della Parrocchia schierata coi nuovi palazzi e le opere parrocchiali e i parrocchiani centuplicati, e hai chiesto d'essere collocato a riposo, senza vanterie né rivendicazioni; e forse anche convinto d'essere stato un servo inutile, come suggerisce il Vangelo. Se così è, ringrazia Dio che ha custodito in te il Suo Spirito per proporti a esempio da cui imparare.
MONS. MARCO FARINA
CHI È MONS. DOLCI
Poiché Zogno festeggia Mons. Teodoro Dolci, in occasione del cinquantesimo anniversario di Messa, molti, soprattutto le generazioni giovani si chiederanno: «Ma chi è Mons. Dolci?». Si potrebbe rispondere semplicemente: è un sacerdote nato a Zogno 76 anni fa; un prete che non desidera elogi. Ma è doveroso fare uno strappo al suo riserbo e porre in luce la sua figura sacerdotale. La sua attività ha una fisionomia caratteristica, e la sua vita è stata impegnata contemporaneamente tra le esigenze pastorali verso il gregge affidato e le necessità della Diocesi. Chiamato in età ancor giovanile all'insegnamento in Seminario, ha portato tutto il suo entusiasmo in materie notoriamente ostiche, come la matematica e la fisica. Dotato d'una passione e competenza nella cultura artistica (e le sue brevi vacanze e le stesse gite parrocchiali erano per Lui occasione per gustare e far gustare le bellezze architettoniche e figurative dell'arte), passò all'insegnamento di questa disciplina ai chierici e fece e fa parte tuttora della Commissione d'arte sacra diocesana, ave profuse i tesori del suo gusto ad intere generazioni di sacerdoti. Ma questa attività, già impegnativa, è stata solo al margine della sua vita sacerdotale. Le forze migliori Mons. Teodoro le ha spese nella vita pastorale. Dopo il rodaggio iniziale nella Vicinia di S. Martino, in Città Alta, vien trasferito nel rione di S. Tomaso de' Calvi, ave l'anziano sacerdote addetto, D. Bettinelli, stava preparando il piano per la costituzione di una nuova Parrocchia. Nel 1940 nasceva la Parrocchia di S. Tomaso Apostolo e Don Dolci ne fu il primo Parroco. Cosa significhi creare' una nuova Parrocchia in una periferia di città, in un momento drammatico come quello (si stava entrando in 'guerra) e dove il problema non era di creare una comunità in famiglie nuove che venivano a stabilizzarsi, ma famiglie che bisognava dirottare dal percorso tradizionale verso S. Alessandro, la loro vecchia Parrocchia, forse pochi riescono a capire. Senza sussidi, ma confidando nella comprensione di una popolazione non ancora amalgamata, c'era tutto da fare. Ed eccolo affrontare con coraggio le strutture più importanti: rendere la Chiesa, non ancora terminata, in condizione di efficenza. La strutturazione del nuovo presbiterio con l'altare, particolarmente ammirato per l'originalità, i pergami, i portali, gli altari laterali, le sacristie, il campanile con il concerto di campane, il magnifico organo, sono le opere maturate e realizzate dal solerte Prevosto. Erano stati gli anni difficili della guerra e dell'immediato dopoguerra. Ma nuove esigenze premevano (soprattutto da parte della gioventù) e fecero decidere D. Dolci ad un atto coraggioso: l'acquisto di una vasta area per la costruzione della scuola materna e dell' oratorio. Gli ottanta e più milioni dovevano turbare i sonni. Anche la scuola materna è stata una sua realizzazione: un edificio nobile, funzionale, degno della città. Non è da pensare che queste opere molteplici, che da sole possono fiaccare una persona, siano nate a tavolino e affidate ad altri per la costruzione. D. Teodoro tutte queste opere le ha pensate, disegnate, studiate, sofferte e vissute metro per metro (anzi il metro non è mai mancato dalle sue tasche). Ma accanto a queste opere occorre ricordare l'azione del pastore. L'ansia di creare una Comunità è stato il movente della sua azione. La sua povertà è stata ammirevole. La casa parrocchiale nella quale ha voluto vivere tanti anni è un rudere, ma anche una eccitante testimonianza. La sua carità ha abbracciato tutti. Nei dolorosi anni della guerra Egli ha provato due volte il carcere (una quaresima intera) per un gesto di carità verso un prigioniero di guerra. Le forze umane soggiacciono alla dura legge dell'usura e Mons. Dolci, quando fu conscio che problemi nuovi scaturiti dai tempi nuovi e dalle profonde innovazioni strutturali della sua Parrocchia in violenta espansione non potevano essere affrontati con energie logorate dal lavoro indefesso, prendeva la coraggiosa (e dolorosa) decisione di lasciare a forze più fresche la continuazione della sua opera. Ed eccolo di nuovo a Zogno, che ha visto i suoi natali; 'ancora tra la sua gente, vicino alla figura di Mons. Speranza con il quale ha condiviso un' amicizia fraterna.
don TARCISIO PEZZOTTA