2010
Comunità che cosa è?
Quale posto occupo io? E tu?
Carissimi amici trascorso il Natale rivolgiamo decisamente l’attenzione alla comunità definita dal nostro vescovo “Famiglia”. Vi voglio comunicare in questo Natale la fatica che si fa a Zogno a costituire e consolidare un gruppo che lavori per il bene comune: sto parlando del Consiglio Pastorale Parrocchiale.
Il consiglio pastorale, per chi non sa cosa è, è costituito dai rappresentanti di tutte le associazioni parrocchiali e ha come motivo di ritrovo il dialogo sull’andamento della Parrocchia e le scelte per raggiungere lo scopo principale della comunità: l’annuncio del regno di Dio.
Mi sono accorto da un po’ di tempo che c’è una disaffezione a Zogno per questo consiglio e si finisce per ritrovarsi perché “bisogna andarci”, come se fosse un obbligo. Nell’ultimo incontro, si è deciso, su mia proposta, di invitare domenica 24 gennaio 2010 nel pomeriggio tutti coloro che si sentono parte viva della comunità parrocchiale perché lavorano in gruppi che hanno riferimento o all’oratorio o alla casa di riposo o alla Chiesa parrocchiale, per discutere e trovare la soluzione (speriamo) a questo problema.
Cosa conta la comunità per me?
Vado in chiesa se me la sento... ho altro da pensare.
Vado all’oratorio se trovo realizzati i miei ideali, quello che piace a me, altrimenti ce ne sono di posti dove divertirsi, veder le partite, giocare insieme!
Volontariato? Perché?... Chi me lo fa fare?... Aiutare le persone anziane? Imboccare, portarle a fare un giro, fare compagnia?...
Macché, macché! “Go mia tép, gna oia”!
Sono tutti ragionamenti che dicono il non senso, che mostrano il non saper di comunità. Noi adulti dobbiamo prendere in mano la situazione e trovare la soluzione, cercare le risposte, fare proposte valide e serie. E per fare questo bisogna ritrovarsi e dialogare, scoprire quali sono i punti, le idee di fondo per poter dire: “Questa è un’iniziativa sicuramente parrocchiale, qui ci si impegna a comunicare il Vangelo, qui Gesù Cristo lo si cerca davvero e si aiuta chi c’è a trovarlo!”.
Questo per me conta tantissimo, per essere veramente una comunità viva.
Il nostro impegno, se veramente ci crediamo, è quello di aiutare a costruire una comunità di credenti. Dobbiamo mettere al primo posto questo ideale.
Proviamo a trovare il tempo per radunarci e lavoriamo insieme per amore di Colui che viene nel mondo per noi. Un grazie particolare va a tutti coloro che già operano nella comunità di S. Lorenzo. Non stancatevi mai e cercate con me di coinvolgere altre persone che possono dare il loro contributo.
Buon lavoro
Angelo prete
Il consiglio pastorale, per chi non sa cosa è, è costituito dai rappresentanti di tutte le associazioni parrocchiali e ha come motivo di ritrovo il dialogo sull’andamento della Parrocchia e le scelte per raggiungere lo scopo principale della comunità: l’annuncio del regno di Dio.
Mi sono accorto da un po’ di tempo che c’è una disaffezione a Zogno per questo consiglio e si finisce per ritrovarsi perché “bisogna andarci”, come se fosse un obbligo. Nell’ultimo incontro, si è deciso, su mia proposta, di invitare domenica 24 gennaio 2010 nel pomeriggio tutti coloro che si sentono parte viva della comunità parrocchiale perché lavorano in gruppi che hanno riferimento o all’oratorio o alla casa di riposo o alla Chiesa parrocchiale, per discutere e trovare la soluzione (speriamo) a questo problema.
Cosa conta la comunità per me?
Vado in chiesa se me la sento... ho altro da pensare.
Vado all’oratorio se trovo realizzati i miei ideali, quello che piace a me, altrimenti ce ne sono di posti dove divertirsi, veder le partite, giocare insieme!
Volontariato? Perché?... Chi me lo fa fare?... Aiutare le persone anziane? Imboccare, portarle a fare un giro, fare compagnia?...
Macché, macché! “Go mia tép, gna oia”!
Sono tutti ragionamenti che dicono il non senso, che mostrano il non saper di comunità. Noi adulti dobbiamo prendere in mano la situazione e trovare la soluzione, cercare le risposte, fare proposte valide e serie. E per fare questo bisogna ritrovarsi e dialogare, scoprire quali sono i punti, le idee di fondo per poter dire: “Questa è un’iniziativa sicuramente parrocchiale, qui ci si impegna a comunicare il Vangelo, qui Gesù Cristo lo si cerca davvero e si aiuta chi c’è a trovarlo!”.
Questo per me conta tantissimo, per essere veramente una comunità viva.
Il nostro impegno, se veramente ci crediamo, è quello di aiutare a costruire una comunità di credenti. Dobbiamo mettere al primo posto questo ideale.
Proviamo a trovare il tempo per radunarci e lavoriamo insieme per amore di Colui che viene nel mondo per noi. Un grazie particolare va a tutti coloro che già operano nella comunità di S. Lorenzo. Non stancatevi mai e cercate con me di coinvolgere altre persone che possono dare il loro contributo.
Buon lavoro
Angelo prete
Impariamo a riconoscerci...
Impegnati a realizzare lo stesso progetto
Carissimi Zognesi,
vivere insieme, da credenti, appassionandoci della Parola e del Pane di vita, riconoscendo l’impegno a comunicare ciò che unisce e Colui che salva. Questo il mi- stero della Chiesa. Cinquantun anni fa Giovanni XXIII diceva queste parole alla festa della Conversione di S. Paolo 25.1.1959: «Venerabili Fratelli e Diletti Figli Nostri! Pronunciamo innanzi a voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo Diocesano per l’Urbe, e di un Concilio Ecumenico per la Chiesa universale.
Per la giornata odierna basta questa comunicazione fatta a tutto insieme il Sacro Collegio qui radunato, riservandoCi di trasmetterla agli altri Signori Cardinali tornati alle varie sedi episcopali loro affidate, sparse nel mondo intero.
Gradiremo da parte di ciascuno dei presenti e dei lontani una parola intima e confidente che Ci assicuri circa le disposizioni dei singoli e Ci offra amabilmente tutti quei suggerimenti circa la attuazione di questo triplice disegno».
Dopo tre mesi di pontificato annuncia tremando il compito che si è prefisso per gli anni che il Signore gli donerà e quasi tutti quegli anni li trascorrerà a preparare e riuscirà ad aprire l’evento più importante per noi chiesa del secolo scorso: Il Concilio Ecumenico Vaticano II. Noi Chiesa abbiamo ricevuto il lavoro di tanta gente guidata dallo Spirito, ci siamo appassionati e abbiamo bisogno di riprendere la nostra passione per la Chiesa sentendola e vivendola come nostra.
Siamo più i cristiani del fare che dell’essere, più attenti alle cose che non al Signore. Abbiamo bisogno di riprendere il centro e di viverlo insieme non escludendo, ma accogliendo, amando i nostri impegni come segno dell’annuncio che ci è richiesto come battezzati perché il Signore viva in noi e attraverso noi nei fratelli.
Il Papa allora chiedeva una parola intima e confidente e tutti i suggerimenti circa l’attua- zione. E in quel periodo per tre anni arrivarono a Roma tutti i suggerimenti per celebrare nel modo migliore il Concilio.
La Chiesa è condivisione, partecipazione, responsabilità condivisa.
Proviamo a rifletterci e a pregarci un po’ tutti insieme.
Viviamo il carnevale e prepariamoci poi a vivere la quaresima.
Il nostro vescovo Francesco, introducendo il libretto della preghiera per le famiglie, ci scrive: «Suono il campanello della vostra casa per chiedervi ospitalità. Mi piacerebbe condividere un po’ di tempo di questa quaresima, con voi, ogni giorno. Ascoltare insieme la Parola di Dio, lasciarla entrare nel cuore e incamminarci in una semplice riflessione, di quelle che fanno parte del quotidiano...
Per questo preghiamo insieme. Insieme è davvero un dono grande, ci fa sentire famiglia, e a me, permette di esservi amico e mi aiuta ad essere vescovo».
Proviamo a trovare il tempo di far risuonare la Parola di Dio e di pregare insieme tra noi e con il vescovo e con tutti i credenti così ci prepareremo alla Pasqua.
Vi rivolgo un invito pressante: partecipate agli esercizi di inizio quaresima: il 17 il 18 e il 19 febbraio alle ore 20.30 perché impariamo a riconoscerci imbarcati sulla stessa realtà e impegnati a realizzare lo stesso progetto.
Angelo prete
vivere insieme, da credenti, appassionandoci della Parola e del Pane di vita, riconoscendo l’impegno a comunicare ciò che unisce e Colui che salva. Questo il mi- stero della Chiesa. Cinquantun anni fa Giovanni XXIII diceva queste parole alla festa della Conversione di S. Paolo 25.1.1959: «Venerabili Fratelli e Diletti Figli Nostri! Pronunciamo innanzi a voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo Diocesano per l’Urbe, e di un Concilio Ecumenico per la Chiesa universale.
Per la giornata odierna basta questa comunicazione fatta a tutto insieme il Sacro Collegio qui radunato, riservandoCi di trasmetterla agli altri Signori Cardinali tornati alle varie sedi episcopali loro affidate, sparse nel mondo intero.
Gradiremo da parte di ciascuno dei presenti e dei lontani una parola intima e confidente che Ci assicuri circa le disposizioni dei singoli e Ci offra amabilmente tutti quei suggerimenti circa la attuazione di questo triplice disegno».
Dopo tre mesi di pontificato annuncia tremando il compito che si è prefisso per gli anni che il Signore gli donerà e quasi tutti quegli anni li trascorrerà a preparare e riuscirà ad aprire l’evento più importante per noi chiesa del secolo scorso: Il Concilio Ecumenico Vaticano II. Noi Chiesa abbiamo ricevuto il lavoro di tanta gente guidata dallo Spirito, ci siamo appassionati e abbiamo bisogno di riprendere la nostra passione per la Chiesa sentendola e vivendola come nostra.
Siamo più i cristiani del fare che dell’essere, più attenti alle cose che non al Signore. Abbiamo bisogno di riprendere il centro e di viverlo insieme non escludendo, ma accogliendo, amando i nostri impegni come segno dell’annuncio che ci è richiesto come battezzati perché il Signore viva in noi e attraverso noi nei fratelli.
Il Papa allora chiedeva una parola intima e confidente e tutti i suggerimenti circa l’attua- zione. E in quel periodo per tre anni arrivarono a Roma tutti i suggerimenti per celebrare nel modo migliore il Concilio.
La Chiesa è condivisione, partecipazione, responsabilità condivisa.
Proviamo a rifletterci e a pregarci un po’ tutti insieme.
Viviamo il carnevale e prepariamoci poi a vivere la quaresima.
Il nostro vescovo Francesco, introducendo il libretto della preghiera per le famiglie, ci scrive: «Suono il campanello della vostra casa per chiedervi ospitalità. Mi piacerebbe condividere un po’ di tempo di questa quaresima, con voi, ogni giorno. Ascoltare insieme la Parola di Dio, lasciarla entrare nel cuore e incamminarci in una semplice riflessione, di quelle che fanno parte del quotidiano...
Per questo preghiamo insieme. Insieme è davvero un dono grande, ci fa sentire famiglia, e a me, permette di esservi amico e mi aiuta ad essere vescovo».
Proviamo a trovare il tempo di far risuonare la Parola di Dio e di pregare insieme tra noi e con il vescovo e con tutti i credenti così ci prepareremo alla Pasqua.
Vi rivolgo un invito pressante: partecipate agli esercizi di inizio quaresima: il 17 il 18 e il 19 febbraio alle ore 20.30 perché impariamo a riconoscerci imbarcati sulla stessa realtà e impegnati a realizzare lo stesso progetto.
Angelo prete
“Essere Chiesa a Zogno”
Carissimi Zognesi,
questa quaresima l’abbiamo iniziata con una predicazione speciale: don Luciano, parroco di Stabello, per tre sere ci ha aiutato a riflettere sul tema della comunità. Voglio rendere partecipi di quello che ci ha detto tutte quelle persone che non erano
presenti. Il tema svolto è stato “essere Chiesa a Zogno”.
Il primo incontro è iniziato con: “Occorre saper sviluppare un forte senso di appartenenza alla comunità in cui viviamo. Non si può essere cristiani da soli.
In questo ambito oggi mi pare che assistiamo a un fenomeno per certi versi curioso. Spesso nelle nostre comunità non mancano persone, volontari, che portano avanti le varie iniziative: feste, giornate, lavori e via dicendo. È una buona cosa e ci fa onore. Ma altrettanto spes- so questa dimensione diciamo “del fare” non è supportata dalla dimensione del pensare, del cercare insieme, del discernere per capire quale sia davvero la volontà di Dio”...
Se queste due realtà non camminano insieme rischiamo di “fare la giustizia per essere am- mirati dagli uomini” come ci ha detto il vangelo del Mercoledì delle Ceneri.
In secondo luogo rischiamo di essere una comunità a due facce: una che pensa e l’altra che esegue.
Don Luciano chiude la prima serata con due provocazioni:
1. Quale è la mia Pasqua que- st’anno? Quale passaggio il Signore vuole che io compia nella mia vita?
2. La comunità di Zogno da quale tomba è chiamata ad uscire?
La seconda sera la riflessione ci ha condotto alla celebrazione Eucaristica.
“Da come una comunità celebra l’Eucaristia capiamo che comunità è, come funziona”. Ha poi fatto l’esempio di una celebrazione in cui fa tutto il prete e un’altra in cui tutti sono responsabilizzati. Si è parlato di partecipazione actuosa che non significa solo attiva, ma anche responsabile. Tale partecipazione include non solo la celebrazione dei sacramenti ma anche lo stile di vita ecclesiale che si vuole portare avanti. Per questo motivo è importante per noi capire che il nostro fare è intimamente legato al nostro essere e la comunità che ne deriva è l’immagine molto precisa della coscienza che abbiamo della nostra dignità battesimale. Dire amen al Corpo di Cristo è dire amen alla Chiesa che è il Corpo di Cristo formato dai fratelli e dalle sorelle che vivono in quel momento con il sacerdote la celebrazione.
La terza sera don Luciano ci presenta le tre caratteristiche che, secondo lui, sono necessarie per rilanciare l’esperienza della comunità parrocchiale. Bisogna insistere tutti sul formarsi uno spirito di Chiesa.
1 - Comunità carismatica che si fonda sullo Spirito. Ognuno è impegnato a scoprire il dono che lo Spirito gli ha fatto per metterlo a disposizione di tutti.
2 - Una comunità che mette al primo posto lo scambio della Parola (quella di Dio che diventa la nostra). D’altra parte ogni comunità è essenzialmente narrante, testimone dell’opera di Dio.
3 - Una comunità cosciente del nome di Colui attorno al quale si raduna. Deve essere una
comunità che prega, che trova il tempo per celebrare e portare nella vita la celebrazione. Da ultimo don Luciano ha lanciato la provocazione delle Comunità di base: piccoli gruppi che si raccolgono, pregano e testimoniano la gioia di credere.
Proviamo a riflettere su quanto ci è stato comunicato e mettiamoci la nostra riflessione. Viviamo questa quaresima non con le solite cose, ma con la gioia di comunicare la fede con le opere.
Buon impegno a tutti
Angelo prete
questa quaresima l’abbiamo iniziata con una predicazione speciale: don Luciano, parroco di Stabello, per tre sere ci ha aiutato a riflettere sul tema della comunità. Voglio rendere partecipi di quello che ci ha detto tutte quelle persone che non erano
presenti. Il tema svolto è stato “essere Chiesa a Zogno”.
Il primo incontro è iniziato con: “Occorre saper sviluppare un forte senso di appartenenza alla comunità in cui viviamo. Non si può essere cristiani da soli.
In questo ambito oggi mi pare che assistiamo a un fenomeno per certi versi curioso. Spesso nelle nostre comunità non mancano persone, volontari, che portano avanti le varie iniziative: feste, giornate, lavori e via dicendo. È una buona cosa e ci fa onore. Ma altrettanto spes- so questa dimensione diciamo “del fare” non è supportata dalla dimensione del pensare, del cercare insieme, del discernere per capire quale sia davvero la volontà di Dio”...
Se queste due realtà non camminano insieme rischiamo di “fare la giustizia per essere am- mirati dagli uomini” come ci ha detto il vangelo del Mercoledì delle Ceneri.
In secondo luogo rischiamo di essere una comunità a due facce: una che pensa e l’altra che esegue.
Don Luciano chiude la prima serata con due provocazioni:
1. Quale è la mia Pasqua que- st’anno? Quale passaggio il Signore vuole che io compia nella mia vita?
2. La comunità di Zogno da quale tomba è chiamata ad uscire?
La seconda sera la riflessione ci ha condotto alla celebrazione Eucaristica.
“Da come una comunità celebra l’Eucaristia capiamo che comunità è, come funziona”. Ha poi fatto l’esempio di una celebrazione in cui fa tutto il prete e un’altra in cui tutti sono responsabilizzati. Si è parlato di partecipazione actuosa che non significa solo attiva, ma anche responsabile. Tale partecipazione include non solo la celebrazione dei sacramenti ma anche lo stile di vita ecclesiale che si vuole portare avanti. Per questo motivo è importante per noi capire che il nostro fare è intimamente legato al nostro essere e la comunità che ne deriva è l’immagine molto precisa della coscienza che abbiamo della nostra dignità battesimale. Dire amen al Corpo di Cristo è dire amen alla Chiesa che è il Corpo di Cristo formato dai fratelli e dalle sorelle che vivono in quel momento con il sacerdote la celebrazione.
La terza sera don Luciano ci presenta le tre caratteristiche che, secondo lui, sono necessarie per rilanciare l’esperienza della comunità parrocchiale. Bisogna insistere tutti sul formarsi uno spirito di Chiesa.
1 - Comunità carismatica che si fonda sullo Spirito. Ognuno è impegnato a scoprire il dono che lo Spirito gli ha fatto per metterlo a disposizione di tutti.
2 - Una comunità che mette al primo posto lo scambio della Parola (quella di Dio che diventa la nostra). D’altra parte ogni comunità è essenzialmente narrante, testimone dell’opera di Dio.
3 - Una comunità cosciente del nome di Colui attorno al quale si raduna. Deve essere una
comunità che prega, che trova il tempo per celebrare e portare nella vita la celebrazione. Da ultimo don Luciano ha lanciato la provocazione delle Comunità di base: piccoli gruppi che si raccolgono, pregano e testimoniano la gioia di credere.
Proviamo a riflettere su quanto ci è stato comunicato e mettiamoci la nostra riflessione. Viviamo questa quaresima non con le solite cose, ma con la gioia di comunicare la fede con le opere.
Buon impegno a tutti
Angelo prete
Pasqua: gioia di vivere insieme
Quando si vive intensamente la quaresima si giunge alla Festa più solenne e importante dell’anno liturgico con un bagaglio di esperienza, di passione, di ammonimento, di approfondimento che ci si accorge e si incamera la gioia di Dio per la salvezza donata a tutti. Quando si vive intensamente...
Ci siamo immersi in questo tempo con l’invito a controllare nel profondo il nostro essere comunità in cammino, abbiamo camminato insieme guidati dall’uomo barcollante sotto il peso della croce; barcollante, ma intenzionato a portare a termine il suo compito, gioioso nel dirci la salvezza e l’amore.
In quel volto sfigurato, siamo coscienti si intravede il volto trasfigurato di Dio: è il Dio che si dona e vuole la salvezza di ognuno di noi, di tutti gli uomini che aprono il loro cuore ad accogliere il Signore.
In copertina vediamo il Cristo vittorioso che spezza la porta dell’inferno per richiamare in vita tutti coloro che hanno preparato la sua venuta e che sono ora con il Signore.
La risurrezione che contempliamo in questo tempo Pasquale ci aiuti a riconoscerci sempre dei salvati, tirati fuori dal nostro peccato e portati in braccio dal buon Pastore che ha dato la vita per noi.
Pasqua ci coinvolge con il suo sapore nuovo, ci dice la novità, la gioia del riprendere e la festa del vivere insieme, del comunicare con chi ha dato la vita e ci chiama a nutrirci di Lui per nutrire i fratelli con la sua stessa vita.
Auguri amici miei.
Il Signore risorto ci aiuti a vivere la comunità e a mettere a disposizione di tutti i doni che abbiamo ricevuto.
Angelo prete
Ci siamo immersi in questo tempo con l’invito a controllare nel profondo il nostro essere comunità in cammino, abbiamo camminato insieme guidati dall’uomo barcollante sotto il peso della croce; barcollante, ma intenzionato a portare a termine il suo compito, gioioso nel dirci la salvezza e l’amore.
In quel volto sfigurato, siamo coscienti si intravede il volto trasfigurato di Dio: è il Dio che si dona e vuole la salvezza di ognuno di noi, di tutti gli uomini che aprono il loro cuore ad accogliere il Signore.
In copertina vediamo il Cristo vittorioso che spezza la porta dell’inferno per richiamare in vita tutti coloro che hanno preparato la sua venuta e che sono ora con il Signore.
La risurrezione che contempliamo in questo tempo Pasquale ci aiuti a riconoscerci sempre dei salvati, tirati fuori dal nostro peccato e portati in braccio dal buon Pastore che ha dato la vita per noi.
Pasqua ci coinvolge con il suo sapore nuovo, ci dice la novità, la gioia del riprendere e la festa del vivere insieme, del comunicare con chi ha dato la vita e ci chiama a nutrirci di Lui per nutrire i fratelli con la sua stessa vita.
Auguri amici miei.
Il Signore risorto ci aiuti a vivere la comunità e a mettere a disposizione di tutti i doni che abbiamo ricevuto.
Angelo prete
Tempo della presa di coscienza
Carissimi,
la Pasqua ci ha regalato l’annuncio più sconvolgente e più rischioso e gioioso della storia dell’umanità: il Dio che si è fatto uomo, che ha preso su di sé l’umanità con le sue debolezze e tragicità, ha vinto la morte e ci ha comunicato-donato la sua stessa vita, ci ha fatti suoi figli e fratelli, nuovi fin nel profondo del nostro essere. E noi che siamo impastati di terra e di morte facciamo fatica ad accogliere tutto ciò che ci parla di vita, di gioia, di dono e di servizio. Il tempo Pasquale è il tempo gioioso per eccellenza, ma anche il tempo della presa di coscienza della grande responsabilità che il Signore ci ha lasciato: se Lui è risorto, chi crede in Lui deve imparare a vivere da risorto, che significa morire al male, per vivere da Dio. Capiamo allora la grandezza dei SACRAMENTI che in questo mese tanti bambini e ragazzi riceveranno.
Sono l’aiuto alla nostra fragilità per vivere da figli e da fratelli. Dio continua a darci una mano per vivere di Lui e come Lui.
Ma... li sappiamo vivere noi adulti e aiutiamo i nostri ragazzi a viverli da credenti buttando via tutto quanto è superfluo e nelle nostre abitudini è diventato più importante del sacramento stesso?
Se la cosa più importante diventa il vestito bello, i regali, le fotografie, il pranzo e tutto il resto... tutto quello che si è costruito insieme, cade letteralmente. Non abbiamo capito nulla!! Ma se ci poniamo la domanda: “Qual è il miglior modo per accompagnare i nostri bambini/ragazzi?” è già un bel passo avanti e, penso che, chi ha partecipato agli incontri del lunedì e ai ritiri, possa aver avuto un ulteriore aiuto.
Qualcuno potrebbe essere tentato di dire o di pensare che il parroco scrivendo questo è ripetitivo. Tutti gli anni lo dice, ormai, è fuori dalla tradizione o dal comune sentire. Rispondo che è così, non mi stancherò di scrivere e di ripetermi e vi invito tutti a pensare all’essenziale, cioè a portare i vostri figli al centro, cioè a Gesù Cristo! È questo che conta. Tutto il resto anche se non c’è non cambia nulla.
Facciamo in modo che la Pasqua, il dono di Cristo, entri nel nostro stile di vita. Al- lora si vivremo i sacramenti, le liturgie, i riti nel migliore dei modi.
Auguri
Angelo prete
la Pasqua ci ha regalato l’annuncio più sconvolgente e più rischioso e gioioso della storia dell’umanità: il Dio che si è fatto uomo, che ha preso su di sé l’umanità con le sue debolezze e tragicità, ha vinto la morte e ci ha comunicato-donato la sua stessa vita, ci ha fatti suoi figli e fratelli, nuovi fin nel profondo del nostro essere. E noi che siamo impastati di terra e di morte facciamo fatica ad accogliere tutto ciò che ci parla di vita, di gioia, di dono e di servizio. Il tempo Pasquale è il tempo gioioso per eccellenza, ma anche il tempo della presa di coscienza della grande responsabilità che il Signore ci ha lasciato: se Lui è risorto, chi crede in Lui deve imparare a vivere da risorto, che significa morire al male, per vivere da Dio. Capiamo allora la grandezza dei SACRAMENTI che in questo mese tanti bambini e ragazzi riceveranno.
Sono l’aiuto alla nostra fragilità per vivere da figli e da fratelli. Dio continua a darci una mano per vivere di Lui e come Lui.
Ma... li sappiamo vivere noi adulti e aiutiamo i nostri ragazzi a viverli da credenti buttando via tutto quanto è superfluo e nelle nostre abitudini è diventato più importante del sacramento stesso?
Se la cosa più importante diventa il vestito bello, i regali, le fotografie, il pranzo e tutto il resto... tutto quello che si è costruito insieme, cade letteralmente. Non abbiamo capito nulla!! Ma se ci poniamo la domanda: “Qual è il miglior modo per accompagnare i nostri bambini/ragazzi?” è già un bel passo avanti e, penso che, chi ha partecipato agli incontri del lunedì e ai ritiri, possa aver avuto un ulteriore aiuto.
Qualcuno potrebbe essere tentato di dire o di pensare che il parroco scrivendo questo è ripetitivo. Tutti gli anni lo dice, ormai, è fuori dalla tradizione o dal comune sentire. Rispondo che è così, non mi stancherò di scrivere e di ripetermi e vi invito tutti a pensare all’essenziale, cioè a portare i vostri figli al centro, cioè a Gesù Cristo! È questo che conta. Tutto il resto anche se non c’è non cambia nulla.
Facciamo in modo che la Pasqua, il dono di Cristo, entri nel nostro stile di vita. Al- lora si vivremo i sacramenti, le liturgie, i riti nel migliore dei modi.
Auguri
Angelo prete
Il CRE, un’occasione magnifica per stare insieme
Carissimi amici,
terminato il mese di maggio siamo immediatamente proiettati sul periodo dei frutti, tempo in cui si vede se quello che si è seminato, nella catechesi e nella liturgia, porta frutto in termini di comunione, condivisione e servizio reciproco.
Maria, la Madre di Gesù, ci ha aiutato ad avvicinarci a Lui, abbiamo vissuto il dono dei sacramenti della riconciliazione, dell’Eucaristia, della cresima e la professione di fede e ci siamo sentiti pienamente coinvolti, chiamati a testimoniare, giorno dopo giorno, il Signore incontrato nel perdono, nel pane e nello Spirito Santo.
In questo tempo si devono vedere i frutti di gioia e di partecipazione, di impegno e di generosità nelle famiglie, nella comunità, nell’oratorio.
Comprendiamo, infatti, che non si è mai finito di imparare e di crescere, che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio e tutto ci può condurre alla fede e alla gioia. Non è quindi il tempo di rilassarsi o di mollare gli impegni. Ci sarà più tempo libero per i ragazzi e gli adolescenti? Siano aiutati a donarlo e a renderlo segno della presenza di Lui, a vivere insieme nel modo migliore, a regalare a chi ne ha bisogno un po’ del loro tempo e delle loro energie.
C’è il CRE alle porte.
È un’occasione magnifica per stare insieme, lavorare insieme, pregare insieme, servire insieme, giocare e divertirsi insieme per costruire la comunità. Già da adesso un grazie sentito a chi si mette al servizio, a chi dona energie e tempo per stare con i ragazzi. Possono essere, e auguro che lo siano, il tempo dello sperimentare i doni ricevuti durante l’anno, il tempo dei frutti di gioia e di letizia per tutta la comunità, non soltanto per chi sta all’oratorio.
Tutto questo ci condurrà vicinissimi alla festa del nostro Patrono, S. Lorenzo.
Che le nostre famiglie ne traggano profitti di bontà e di gioia.
Buon lavoro a tutti.
Angelo prete
terminato il mese di maggio siamo immediatamente proiettati sul periodo dei frutti, tempo in cui si vede se quello che si è seminato, nella catechesi e nella liturgia, porta frutto in termini di comunione, condivisione e servizio reciproco.
Maria, la Madre di Gesù, ci ha aiutato ad avvicinarci a Lui, abbiamo vissuto il dono dei sacramenti della riconciliazione, dell’Eucaristia, della cresima e la professione di fede e ci siamo sentiti pienamente coinvolti, chiamati a testimoniare, giorno dopo giorno, il Signore incontrato nel perdono, nel pane e nello Spirito Santo.
In questo tempo si devono vedere i frutti di gioia e di partecipazione, di impegno e di generosità nelle famiglie, nella comunità, nell’oratorio.
Comprendiamo, infatti, che non si è mai finito di imparare e di crescere, che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio e tutto ci può condurre alla fede e alla gioia. Non è quindi il tempo di rilassarsi o di mollare gli impegni. Ci sarà più tempo libero per i ragazzi e gli adolescenti? Siano aiutati a donarlo e a renderlo segno della presenza di Lui, a vivere insieme nel modo migliore, a regalare a chi ne ha bisogno un po’ del loro tempo e delle loro energie.
C’è il CRE alle porte.
È un’occasione magnifica per stare insieme, lavorare insieme, pregare insieme, servire insieme, giocare e divertirsi insieme per costruire la comunità. Già da adesso un grazie sentito a chi si mette al servizio, a chi dona energie e tempo per stare con i ragazzi. Possono essere, e auguro che lo siano, il tempo dello sperimentare i doni ricevuti durante l’anno, il tempo dei frutti di gioia e di letizia per tutta la comunità, non soltanto per chi sta all’oratorio.
Tutto questo ci condurrà vicinissimi alla festa del nostro Patrono, S. Lorenzo.
Che le nostre famiglie ne traggano profitti di bontà e di gioia.
Buon lavoro a tutti.
Angelo prete
Il senso del servizio
Carissimi amici,
i ragazzi ci accompagnano e ci aiutano a scoprire il senso e noi dobbiamo lasciarci condurre mettendoci in ascolto, riuscendo a far risaltare il meglio dello stare con, del lavorare insieme, del sostenersi vicendevole...
Non vi sembrino parole di circostanza vuote di vita e di persone... Iniziando così il mio dialogo con voi ho davanti agli occhi il nostro oratorio, gli adolescenti che si mettono in gioco, che riescono a smettere di pensare a se stessi, che vogliono metterci la propria parte anche se i loro modelli non sono proprio così capaci di servizio... So che per loro è una grande fatica, ma permette di raggiungere un grande traguardo... E gli adulti, le mamme che lavorano sono accanto e si mettono in aiuto...
Proviamo tutti amici miei a riscoprire il senso del servizio.
Ma chi è che serve oggi, chi ha voglia di spendere il suo tempo per gli altri? Vedere i bambini che si divertono e pensare alla loro vita e al loro futuro perché sia migliore del presente ci impegna tutti quanti e non solo nel fare catechesi. Sono convinto che il tempo del C.R.E. è il tempo del raccolto, ma diventa l’occasione per preparare il terreno per il futuro, se vissuto coltivando le relazioni, mettendo al centro le persone, riconoscendo le qualità di ognuno.
C’è un grosso rischio però: che diventi anche luogo dell’«imboscamento», del poter fare i propri comodi facendo lavorare gli altri e mettendosi comunque in luce con le parole...
Ci si arrabbia, anche, soprattutto quando si vedono le opportunità non sfruttate, le occasioni di bene perdute e non valorizzate, i difetti che vincono sulle positività. Quello che conta è imparare a pensare agli altri più che a se stessi.
Il mese di luglio si apre per noi di Zogno con la festa della Madonna della Rasga in via P. Ruggeri, detta Madonna dei disperati: vogliamo affidare a Lei il grande impegno educativo per tutti noi, adulti e ragazzi e adolescenti, Preti e Suore... tutti insieme. Questo mese poi continua con la festa della Madonna del Carmine e poi la Madonna di Tre Fontane, tre feste della Madonna che ci aprono e ci avvicinano alla festa del nostro Patrono S. Lorenzo, esempio splendido di servizio... Proviamo tutti a lasciarci accompagnare da Maria e ci sentiremo in cammino sempre più insieme, mai soli e mai abbandonati anche nella crisi di questo periodo...
Quello che conta è che nessuno si senta escluso dall’impegno...
E che la gioia di tutti ci accompagni sempre.
Auguri
Angelo prete
i ragazzi ci accompagnano e ci aiutano a scoprire il senso e noi dobbiamo lasciarci condurre mettendoci in ascolto, riuscendo a far risaltare il meglio dello stare con, del lavorare insieme, del sostenersi vicendevole...
Non vi sembrino parole di circostanza vuote di vita e di persone... Iniziando così il mio dialogo con voi ho davanti agli occhi il nostro oratorio, gli adolescenti che si mettono in gioco, che riescono a smettere di pensare a se stessi, che vogliono metterci la propria parte anche se i loro modelli non sono proprio così capaci di servizio... So che per loro è una grande fatica, ma permette di raggiungere un grande traguardo... E gli adulti, le mamme che lavorano sono accanto e si mettono in aiuto...
Proviamo tutti amici miei a riscoprire il senso del servizio.
Ma chi è che serve oggi, chi ha voglia di spendere il suo tempo per gli altri? Vedere i bambini che si divertono e pensare alla loro vita e al loro futuro perché sia migliore del presente ci impegna tutti quanti e non solo nel fare catechesi. Sono convinto che il tempo del C.R.E. è il tempo del raccolto, ma diventa l’occasione per preparare il terreno per il futuro, se vissuto coltivando le relazioni, mettendo al centro le persone, riconoscendo le qualità di ognuno.
C’è un grosso rischio però: che diventi anche luogo dell’«imboscamento», del poter fare i propri comodi facendo lavorare gli altri e mettendosi comunque in luce con le parole...
Ci si arrabbia, anche, soprattutto quando si vedono le opportunità non sfruttate, le occasioni di bene perdute e non valorizzate, i difetti che vincono sulle positività. Quello che conta è imparare a pensare agli altri più che a se stessi.
Il mese di luglio si apre per noi di Zogno con la festa della Madonna della Rasga in via P. Ruggeri, detta Madonna dei disperati: vogliamo affidare a Lei il grande impegno educativo per tutti noi, adulti e ragazzi e adolescenti, Preti e Suore... tutti insieme. Questo mese poi continua con la festa della Madonna del Carmine e poi la Madonna di Tre Fontane, tre feste della Madonna che ci aprono e ci avvicinano alla festa del nostro Patrono S. Lorenzo, esempio splendido di servizio... Proviamo tutti a lasciarci accompagnare da Maria e ci sentiremo in cammino sempre più insieme, mai soli e mai abbandonati anche nella crisi di questo periodo...
Quello che conta è che nessuno si senta escluso dall’impegno...
E che la gioia di tutti ci accompagni sempre.
Auguri
Angelo prete
Riconoscersi in San Lorenzo
Carissimi Zognesi,
siamo già arrivati a contemplare le grandi cose che Dio ha compiuto in S. Lorenzo nostro patrono per ringraziare e cercare di imitare.
La prima cosa che ci serve è riconoscersi in lui, sapere i collegamenti che ci legano a questo diacono della Chiesa di Roma che sceglie i poveri, il servizio dei poveri invece di quello che insegna il mondo sempre che è: “Pensa a te stesso”; “riempi prima la tua pancia, poi se ne avanza dai i resti, le briciole agli altri...”; “Non vale la pena amare, pensa prima a farti amare”, ecc...
Che cosa viviamo noi di Zogno?
L’esempio di S. Lorenzo o quello che dicono e fanno tutti?
Riconoscerci in Lui significa ritenerlo un modello praticabile, vivibile anche oggi. Averlo come patrono significa ritenerlo il non plus ultra, la persona più grande, più degna di onore e di imitazione di tutta la cittadinanza.
Siamo convinti di questo? Questo insegniamo ai nostri ragazzi, ai giovani, agli adolescenti?
La seconda cosa importante è essere convinti che, con l’aiuto del Signore, è possibile seguirne le orme, imitarlo, anche oggi. Notate amici miei quell’“anche oggi”... mi è uscito dalla penna, dal computer perché oggi parlare di mo- delli da imitare quelli proposti dal nostro mondo sono di tutt’altro tipo e non riguardano valori come il dono, il servizio, l’amore al prossimo, riconoscersi fi- gli di Dio e quindi mettere Dio al primo posto nelle proprie scelte quotidiane. Ma noi di Zogno, che pensiamo di conoscere bene il nostro patrono, abbiamo impostato in questo modo la nostra educazione dei ragazzi e delle giovani generazioni, oppure ci stiamo anche noi adulti, adeguando allo stile che va per la maggiore e la preoccupazione del patrono, di seguirlo e di imitarlo, non ci sfiora nemmeno?
Facciamo festa, andremo a messa, in processione accompagnati da S.Lorenzo e ci lasceremo coinvolgere dal suo stile di risposta alla chiamata del Signore? O ci accontenteremo di far finta?
Mi accorgo che sono domande toste... ma bisogna essere chiari altrimenti rischiamo di far finta anche di essere comunità di credenti, di essere chiesa e ce ne ricordiamo solo quando ne sentiamo il bisogno...
S. Lorenzo ci chiama e ci aspetta... sta a noi scegliere se seguirlo o accontentarci di salutarlo.
Auguri
Buon San Lorenzo a tutti
Angelo prete
siamo già arrivati a contemplare le grandi cose che Dio ha compiuto in S. Lorenzo nostro patrono per ringraziare e cercare di imitare.
La prima cosa che ci serve è riconoscersi in lui, sapere i collegamenti che ci legano a questo diacono della Chiesa di Roma che sceglie i poveri, il servizio dei poveri invece di quello che insegna il mondo sempre che è: “Pensa a te stesso”; “riempi prima la tua pancia, poi se ne avanza dai i resti, le briciole agli altri...”; “Non vale la pena amare, pensa prima a farti amare”, ecc...
Che cosa viviamo noi di Zogno?
L’esempio di S. Lorenzo o quello che dicono e fanno tutti?
Riconoscerci in Lui significa ritenerlo un modello praticabile, vivibile anche oggi. Averlo come patrono significa ritenerlo il non plus ultra, la persona più grande, più degna di onore e di imitazione di tutta la cittadinanza.
Siamo convinti di questo? Questo insegniamo ai nostri ragazzi, ai giovani, agli adolescenti?
La seconda cosa importante è essere convinti che, con l’aiuto del Signore, è possibile seguirne le orme, imitarlo, anche oggi. Notate amici miei quell’“anche oggi”... mi è uscito dalla penna, dal computer perché oggi parlare di mo- delli da imitare quelli proposti dal nostro mondo sono di tutt’altro tipo e non riguardano valori come il dono, il servizio, l’amore al prossimo, riconoscersi fi- gli di Dio e quindi mettere Dio al primo posto nelle proprie scelte quotidiane. Ma noi di Zogno, che pensiamo di conoscere bene il nostro patrono, abbiamo impostato in questo modo la nostra educazione dei ragazzi e delle giovani generazioni, oppure ci stiamo anche noi adulti, adeguando allo stile che va per la maggiore e la preoccupazione del patrono, di seguirlo e di imitarlo, non ci sfiora nemmeno?
Facciamo festa, andremo a messa, in processione accompagnati da S.Lorenzo e ci lasceremo coinvolgere dal suo stile di risposta alla chiamata del Signore? O ci accontenteremo di far finta?
Mi accorgo che sono domande toste... ma bisogna essere chiari altrimenti rischiamo di far finta anche di essere comunità di credenti, di essere chiesa e ce ne ricordiamo solo quando ne sentiamo il bisogno...
S. Lorenzo ci chiama e ci aspetta... sta a noi scegliere se seguirlo o accontentarci di salutarlo.
Auguri
Buon San Lorenzo a tutti
Angelo prete
“E beata colei
che ha creduto...”
Carissimi Zognesi,
diamoci una mossa, affrettiamoci a vivere il tempo della comunità, impegnamoci a trovare spazio per Lui nei fratelli. Qual è il pericolo più difficile da superare nell’amore e nella vita di comunità? L’abitudine, la convinzione di essere già a posto, di aver fatto tutto quello che era necessario per arrivare dove si è, oltre il quale non c’è più nulla di nuovo... Guai a fermarsi, guai a dire: “Non tocca a me... Non ci sto... Non ho nulla da ricevere, né da dare... Mi chiudo nel mio guscio, faccio lo stretto indispensabile, tanto ci sono sempre gli altri che lavorano, fanno, brigano ecc...”.
Occorre reinventarsi, rimettere testa e fantasia e puntare in alto per non correre il rischio di tirare a campare.
In questo nuovo anno pastorale il Vescovo ha presentato all’assemblea diocesana il programma pastorale illuminato dall’icona biblica della visita di Maria ad Elisabetta e dalle parole: “E beata colei che ha creduto...”.
Maria quindi non solo ci invita a camminare, ma ci anticipa: cammina davanti a noi. È come se volesse dirci: “Seguitemi, io ho già percorso la strada dell’accoglienza, dell’attenzione ai piccoli, della fede in Colui che ci chiama, coinvolgendoci nella sua stessa vita”.
La festa della Madonna del rosario diventa quindi la porta d’ingresso del nuovo anno senza dimenticare che non si smette mai di essere credenti, che non si va mai in ferie come cristiani!
Chiedo al Signore una benedizione particolare per tutti i catechisti, gli educatori scout, gli animatori Ado, che si mettono a servizio della comunità spendendo tanto del loro tempo e delle loro qualità per far conoscere e far vivere tra noi Gesù Cristo. Per questo ringrazio tutti quanti per il servizio prezioso che svolgono. Inoltre, invito tutti i genitori a impegnarsi nel cammino di crescita dei loro figli, crescita che deve essere armonica. (Vi ricordo che i primi catechisti siete voi genitori). Stiamo vicini ai figli non solo quando hanno i compiti della scuola (molto importante), ma interessiamoci del loro cammino spirituale, dei dubbi, delle ricerche e dare risposte credibili e approfondite sui temi più importanti della vita.
Riprendere il cammino vuol dire avere fiducia delle guide e delle indicazioni di percorso, vuol dire sentirsi comunità unita, gente che crede e opera guidata da Cristo con l’esempio sempre impresso nel cuore del patrono S. Lorenzo e di Maria madre di Cristo e della Chiesa.
Auguri
Angelo prete
diamoci una mossa, affrettiamoci a vivere il tempo della comunità, impegnamoci a trovare spazio per Lui nei fratelli. Qual è il pericolo più difficile da superare nell’amore e nella vita di comunità? L’abitudine, la convinzione di essere già a posto, di aver fatto tutto quello che era necessario per arrivare dove si è, oltre il quale non c’è più nulla di nuovo... Guai a fermarsi, guai a dire: “Non tocca a me... Non ci sto... Non ho nulla da ricevere, né da dare... Mi chiudo nel mio guscio, faccio lo stretto indispensabile, tanto ci sono sempre gli altri che lavorano, fanno, brigano ecc...”.
Occorre reinventarsi, rimettere testa e fantasia e puntare in alto per non correre il rischio di tirare a campare.
In questo nuovo anno pastorale il Vescovo ha presentato all’assemblea diocesana il programma pastorale illuminato dall’icona biblica della visita di Maria ad Elisabetta e dalle parole: “E beata colei che ha creduto...”.
Maria quindi non solo ci invita a camminare, ma ci anticipa: cammina davanti a noi. È come se volesse dirci: “Seguitemi, io ho già percorso la strada dell’accoglienza, dell’attenzione ai piccoli, della fede in Colui che ci chiama, coinvolgendoci nella sua stessa vita”.
La festa della Madonna del rosario diventa quindi la porta d’ingresso del nuovo anno senza dimenticare che non si smette mai di essere credenti, che non si va mai in ferie come cristiani!
Chiedo al Signore una benedizione particolare per tutti i catechisti, gli educatori scout, gli animatori Ado, che si mettono a servizio della comunità spendendo tanto del loro tempo e delle loro qualità per far conoscere e far vivere tra noi Gesù Cristo. Per questo ringrazio tutti quanti per il servizio prezioso che svolgono. Inoltre, invito tutti i genitori a impegnarsi nel cammino di crescita dei loro figli, crescita che deve essere armonica. (Vi ricordo che i primi catechisti siete voi genitori). Stiamo vicini ai figli non solo quando hanno i compiti della scuola (molto importante), ma interessiamoci del loro cammino spirituale, dei dubbi, delle ricerche e dare risposte credibili e approfondite sui temi più importanti della vita.
Riprendere il cammino vuol dire avere fiducia delle guide e delle indicazioni di percorso, vuol dire sentirsi comunità unita, gente che crede e opera guidata da Cristo con l’esempio sempre impresso nel cuore del patrono S. Lorenzo e di Maria madre di Cristo e della Chiesa.
Auguri
Angelo prete
Carissimi Zognesi
I temi dominanti della liturgia del mese di ottobre sono stati la fede e la preghiera: se credo in Dio lo prego, se lo prego gli chiedo di aumentare la mia fede.
Maria del Rosario ci ha aiutato a vivere la preghiera senza stancarsi mai.
Ma dobbiamo chiederci: “Dio, non sa già quello che mi serve? Perché glielo devo ricordare, e con insistenza?”. Se lo conosce già, a chi serve la preghiera?
Non vi sembrino domande fuori luogo. Secondo me, sono domande che ci danno l’opportunità di comprendere che la preghiera non serve a Dio, ma a noi. Aiuta noi a sapere chi è Dio, che il nostro Dio è sempre in ascolto, ci vuole bene, si mette sempre a disposizione di tutti coloro che lo pregano con fede. Ecco, perché, vivendo le solennità di Tutti i Santi e la Commemorazione dei defunti ci permettiamo di insistere sul bisogno di pregare. Impariamo ad esse- re fiduciosi nella misericordia di Dio, accogliamo la comunione che Lui ci re- gala e sentiamoci perfettamente uniti con chi ci ha preceduto nella fede e che ora sta con Lui.
Il metterci in cammino con i nostri fratelli defunti ci ricorda il valore del vive- re, dell’amare, del donare e del servire sempre, e tutti.
Il mese di novembre poi ci condurrà velocemente verso la fine dell’anno liturgico e l’inizio dell’Avvento.
Abbiamo poco più di un mese per prepararci, per essere pronti alla venuta del Salvatore. Cerchiamo, insieme, di trovare tempo e voglia, soprattutto, per LUI: per questo vi invito a partecipare agli incontri che si terranno in Chiesa Parrocchiale, alle ore 20.45, il 1°, il 15 e il 22 (a Romacolo) di dicembre sul tema: “Dio che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi” tenute da don Marcello Crotti.
Inoltre, non smettiamo di vivere la Messa domenicale, anzi cerchiamo di programmare le nostre domeniche per celebrare l’eucaristia sempre nutrendoci di Cristo imparando lo stile dei credenti.
Auguri
Angelo prete
Maria del Rosario ci ha aiutato a vivere la preghiera senza stancarsi mai.
Ma dobbiamo chiederci: “Dio, non sa già quello che mi serve? Perché glielo devo ricordare, e con insistenza?”. Se lo conosce già, a chi serve la preghiera?
Non vi sembrino domande fuori luogo. Secondo me, sono domande che ci danno l’opportunità di comprendere che la preghiera non serve a Dio, ma a noi. Aiuta noi a sapere chi è Dio, che il nostro Dio è sempre in ascolto, ci vuole bene, si mette sempre a disposizione di tutti coloro che lo pregano con fede. Ecco, perché, vivendo le solennità di Tutti i Santi e la Commemorazione dei defunti ci permettiamo di insistere sul bisogno di pregare. Impariamo ad esse- re fiduciosi nella misericordia di Dio, accogliamo la comunione che Lui ci re- gala e sentiamoci perfettamente uniti con chi ci ha preceduto nella fede e che ora sta con Lui.
Il metterci in cammino con i nostri fratelli defunti ci ricorda il valore del vive- re, dell’amare, del donare e del servire sempre, e tutti.
Il mese di novembre poi ci condurrà velocemente verso la fine dell’anno liturgico e l’inizio dell’Avvento.
Abbiamo poco più di un mese per prepararci, per essere pronti alla venuta del Salvatore. Cerchiamo, insieme, di trovare tempo e voglia, soprattutto, per LUI: per questo vi invito a partecipare agli incontri che si terranno in Chiesa Parrocchiale, alle ore 20.45, il 1°, il 15 e il 22 (a Romacolo) di dicembre sul tema: “Dio che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi” tenute da don Marcello Crotti.
Inoltre, non smettiamo di vivere la Messa domenicale, anzi cerchiamo di programmare le nostre domeniche per celebrare l’eucaristia sempre nutrendoci di Cristo imparando lo stile dei credenti.
Auguri
Angelo prete
La luce vera
È Natale. È il Natale del Signore! È la festa della luce, ma della luce vera, la luce divina che irrompe nel nostro mondo per rischiararlo dalle tenebre, dal buio che lo avvolgono. È Cristo la luce di Dio nel mondo. È la sua parola che illumina ogni uomo.
Ma attenti però, perché in questo mondo, in questa società del benessere e del molto avere, c’è il rischio di oscurare questa Luce e di puntare lo sguardo su luci ben diverse, magari più appariscenti e brillanti, ma che non hanno nulla a che vedere con Colui che nasce per donarci il senso e la gioia dell’incontro con il Padre. Bisogna lasciarci illuminare da Lui e non perdere quel senso di pace e di bellezza che ci dona gratuitamente. Il Natale è la festa della speranza, è la festa della gioia. La luce è venuta per illuminare ogni uomo. Per ognuno può esserci speranza e vita. Il Cristo è nato per noi, per noi egli è vissuto e per noi egli è morto, per noi è risuscitato. Il suo mistero è il no- stro, la sua luce la nostra luce, la sua obbedienza il nostro morire. E la salvezza germoglia sulla terra, perché essa nasce da luce. «Nessuno possiede Dio in modo tale da non doverlo più attendere. Eppure non può attendere Dio chi non sapesse che Dio ha già atteso lungamente lui», dice il teologo Bonhoeffer. E allora bisogna essere pronti, svegli e attenti al suo passaggio, al suo vivere, al suo dirci “amatevi l’un l’altro”, come fratelli!! Con il Suo passare in mezzo a noi conferma che il mondo è dato all’uomo come segno tangibile dell’alleanza di Dio. È nato... Corriamo alla grotta. Egli giace nella mangiatoia. È il figlio di Dio e di Maria. Egli è nato. È nato per noi. “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa, una luce rifulse...” Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. È il Natale del Signore ed il nostro! Auguri a tutti voi! Angelo prete |